America del West

Alla scoperta dell'America del West! Ogni città visitata avrà una sua particolarità e caratteristica, ma saranno i parchi a darvi forti sensazioni! Alcuni panorami vi lasceranno senza fiato, rivivrete e vi sembrerà di essere i protagonisti indiscussi di scene da film western! Los Angeles, Phoenix/Scottsdale, Sedona, Grand Canyon, Monument...
Scritto da: Luna Lecci
america del west
Partenza il: 03/09/2009
Ritorno il: 14/09/2009
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Io e il mio boy alla scoperta dell’America del West. Un viaggio prenotato all’ultimo minuto che non avrebbe avuto un costo esagerato se avessimo comprato il volato con congruo anticipo per cui… Il primo consiglio è: se volete risparmiare acquistate preventivamente e separatamente il biglietto aereo dall’eventuale pacchetto. Da sapere che… le mance sono obbligatorie e aspettate, si lasciano sul tavolo o a volte le si trovano aggiunge al conto; i prezzi di frutta fresca, secca, verdura sono alla libra (che corrisponde a gr 0,453), ad ogni prezzo esposto vanno aggiunte spesso le tasse; i bagni si trovano ovunque, sono sempre forniti di carta igienica e decisamente decorosi; di sete non si soffrirà in quanto sia le bibite (in vendita dappertutto con distributori automatici persino in ogni piano degli hotel), sia le fontanelle d’acqua si trovano presso le strade principali e nei siti di interesse. Portate con voi un adattatore a due lamelle piatte! È stato difficile poter ricaricare cellulari, macchina fotografica e telecamera: gli hotel spesso non ne disponevano e il costo in America è venti volte superiore a quello italiano. Con il cambio euro/$ di questi tempi… l’America siamo noi! Ogni città ha una sua particolarità e caratteristica anche se non consiglio di stazionarci più di un paio di giorni… per quanto riguarda, invece, i parchi, vi assicuro forti sensazioni e alcuni panorami vi lasceranno senza fiato. Se vi va prendete una cartina e seguite il racconto del nostro itinerario ricco di informazioni e considerazioni apprese e fatte di giorno in giorno! Roma – Parigi – Los Angeles. Volo Alitalia Fiumicino – Charles de Gaulle (posti 7), un paio d’ore di sosta e si riparte per Los Angeles con la compagnia Air France (posti 41). Ogni poltrona ha un proprio televisore che proietta film di qualsiasi genere in più lingue, un telecomando per giocare, cuffie per ascoltare musica… Serviranno due sfiziosi pasti principali e durante il volo ci sarà un self service di gelati, tramezzini, snack salati e soft drinks. Dopo 12 ore scarse atterriamo a LAX e con lo shuttle gratuito raggiungiamo il semplicissimo hotel BEST WESTERN AIRPORT PLAZA INN dove nella stanza 1113 trascorreremo una notte. Non è nulla di che con una colazione (caffè americano e muffin) un po’ scarsa, per altre due notti, invece, dormiremo al più imponente AIRPORT HILTON, pulito, distante dal “centro” ma ben collegato. 1° settembre 2009. Los Angeles. Los Angeles ha 15 milioni di abitanti, 8 milioni di auto su mille km di strade che la percorrono, non un vero e proprio centro città, diversi quartieri enormi tra i quali la downtown ossia la zona business dove il grattacielo più alto ha 63 piani. È una metropoli formata da tante città unite, molto popolata nonostante non sia, a nostro avviso, così bella. Il motivo principale? Il clima che offre tutto l’anno una temperatura ottimale, non fa troppo caldo, non fa troppo freddo (ragion per cui Hollywood, con i suoi edifici legati al cinema, è nata qui, per dare la possibilità ai registi di girare in qualsiasi periodo); si trova a sole due ore di distanza da attività invernali, dal Messico e gli sport acquatici si praticano quasi tutto l’anno. Curiosi di vedere tutta la grande NIPPLE (mammella) nel più breve tempo possibile, pigri nel guidare – anche se noleggiare una macchina con satellitare è la soluzione più economica e veloce per farlo – ci affidiamo, per $ 115 a testa, al VIP TOURS. Alle 9,30 ci viene a prendere in Hotel un pulmino simpatico dove un americano ancor più brillante, ma che non riusciamo a comprendere bene, ci porta da una parte all’altra di LA. Il giro, se non si è in minimo 12 italiani, è in inglese e noi lo parliamo a livello scolastico! Muniti di una guida seguiamo il percorso e ci sbizzarriamo in foto durante le soste: al FISHERMAN’S VILLAGE, dove molti ristorantini affacciano sul mare nei pressi di MARINA DEL REY (il porticciolo per piccole barche con abitazioni residenziali), a VENICE BEACH una vera e propria palestra lungo Oceano, al FARMER’S MARKET & GROVE dove mangiamo, nonostante siano le 11,30. Eh sì, i nostri occhi ammirano gli invitanti punti di ristoro delle più differenti nazioni, il nostro olfatto è sottoposto a repentine sollecitazioni di cibi fritti, arrostiti, infornati… e il nostro gusto cede e si fa deliziare da una mega insalata di gamberi sgusciati tra le più disparate salse a scelta, servita in commestibile cialda croccante. Acquistiamo pure un po’ di frutta e nuovamente sul pullman direzione HOLLYWOOD dove mettiamo i nostri piedini sulla WALK OF FAME, la boulevard dove sono incastonate le 3.000 stelle, metà dedicata a personaggi famosi, una foto su quella dedicata a Michael Jackson che avrebbe compiuto 51 anni tre giorni fa, uno sguardo ai teatri presso i quali consegnano i famosi oscar: il MANN’S CHINESE THEATRE, dove confrontiamo le impronte degli attori con le nostre, il KODAK THEATRE e ci divertiamo a posare con i tanti intrattenitori in maschera (l’uomo ragno, Stanlio e Ollio, Marilyn Monroe…) e le statue di cera del MADAM THOUSSAUDS! Uno stop sulla collina dalla quale si immortala the HOLLYWOOD SIGN, la nota scritta, e infine, prima di tornare alle 19,30 in hotel, restiamo per quasi cinque ore agli UNIVERSAL STUDIOS entrando in un’area dalla dimensione realistica ma fiabesca e vivendo in un mondo di fiction. Con un giro gratuito su un trenino, calchiamo le scene dei film provando sulla nostra pelle gli effetti speciali (scontri di auto che si infiammano, belle giornate che si trasformano in alluvioni, ponti che al nostro passaggio cedono, attentati sotto la metropolitana…). Ci ritroviamo nelle location di importanti movie come “lo squalo”…, proviamo vari giochi tipo luna park (la Mummia, Jurassic Park…), vediamo cinema a 3D (Terminator 2), a 4D (Shrek)… il tutto mentre in alcune aree (è una vera e propria città) si registrano episodi, puntate, film… Noi abbiamo solo visto il set di “Desperate Housewives” perché ancora è la stagione vacanziera. Un’escursione che, tutto sommato, consiglio. Ceniamo da Taco Bell, una catena fast food messicana buona, economica ma un po’ pesante per lo stomaco… 2 settembre 2009. Los Angeles. Oggi si viaggia come gli abitanti del luogo: utilizzando i MEZZI PUBBLICI! Prendiamo il BIG BLU BUS n. 3 che passa proprio davanti l’Airport Hilton direzione Santa Monica. Tra la tanta indifferenza della gente, tra me e il mio boy inizia un susseguirsi di sguardi, occhiate per segnalarci delle situazioni curiose. Qualche esempio? · Un ciclista aspetta l’arrivo del bus e quando si apre la porta, prima di salire, appoggia la bici sulla parte esterna anteriore: praticamente davanti al cruscotto, vicino i tergicristalli, l’autista e tutti noi viaggiamo con tre e più bici parcheggiate! · A un ragazzo si rompe improvvisamente una ciabatta: la fissa dentro la cintola a mo’ di pistola e cammina tranquillamente con un piede scalzo! · Sale un bellissimo cane nero con un uomo completamente cieco al seguito: con un’autonomia da far spavento il cieco timbra il biglietto e si siede nei posti riservati ai disabili mentre il cane si accuccia quasi scomparendo ai suoi piedi. Quando il non vedente sente l’annuncio della fermata, la prenota, si alza e scende con il solo aiuto del fedele amico! Neanche un abile in Italia avrebbe una così totale indipendenza! · Una nonnina, che deambula con l’ausilio di un carrellino, molto lentamente sta raggiungendo la fermata. L’autista accosta il bus qualche metro prima, spinge un bottone e la pedana, per favorire la salita della vecchietta, si aziona alla perfezione allineandosi al marciapiede! Purtroppo ci ha stupito ciò che dovrebbe essere la normalità in qualsiasi città del mondo. Il sali e scendi dell’integratissima popolazione multirazziale (bianchi, neri, asiatici, latini…) che ci ospita è continuo così come quello di tante famiglie con tre o più figli al seguito! Tutti pagano il biglietto ($ 0,75 a tratta) che viene emesso sull’autobus dall’autista; le monete, per l’importo esatto, dovranno essere inserite in un’apposita macchinetta che vidima anche i biglietti già emessi. Si prende posto solo dopo un cenno del driver che, munito di microfono, spesso commenta il traffico, segnala ai turisti che glielo hanno chiesto il momento di scendere, rimprovera lo scorretto comportamento di qualcuno. Potrei raccontare tanti altri episodi che dimostrano quanto funzioni il servizio pubblico, ma lo scoprirete viaggiando. Dopo una quarantina di minuti ci “perdiamo” nelle PROMENADE, un intersecarsi perfetto di vie, alcune pedonali piene di negozi, bar, caffè, ristoranti di SANTA MONICA, quartiere famoso anche per i set di diverse serie televisive. Passeggiamo lungo il PIER (una passerella di legno molto larga che porta direttamente in mezzo all’Oceano) dove spicca la ruota panoramica, il lungomare dove la gente si sposta sulla ciclabile, sui rollerblade, fa jogging… mentre le onde vengono cavalcate da surfisti. Caratteristico il MERCATO di frutta e verdura dove facciamo una simpatica esperienza. Presso ogni banco vengono offerti degli assaggini di merce: i venditori sezionano pesche, uva, mele, cocomeri, meloni, prugne, pomodori… In continuazione, li infilzano con degli stuzzicadenti e con grandi sorrisi e una piacevole insistenza li offrono a chiunque passi. Inizialmente eravamo un po’ timidi e non avendo la certezza di comprare, non ci piaceva fare la figura dei mangiatori a scrocco… Ma dopo aver appurato che non eravamo assolutamente obbligati a spender soldi, anzi, era solo importante che esprimessimo la nostra preferenza, leggendo la soddisfazione negli occhi dei fruttivendoli… Beh, perdevamo qualsiasi inibizione e alla fine della promenade era come se avessimo mangiato, a testa, due pesche, due mele, due grappoloni d’uva, mezzo melone, un quarto di cocomero e pure tre pomodori! Non abbiamo resistito e ci siam divertiti ad acquistare – salutando affabilmente chi ci aveva raccontato di amare Raffaella Carrà, di avere un parente lontano italiano, di gustare la pasta… – più di 4 kg di frutta, anche gentilmente lavata, per $ 10 circa. Anche questa realtà, dalle nostre parti, è molto distante. Smaltiamo qualche zucchero con una passeggiata lungo Oceano Sur e poi decidiamo di prendere la METRO (praticamente il bus 543 visto che le linee sono su strada e non sotto terra) e per $ 1,25 a testa raggiungiamo, in una mezz’oretta, MALIBU’. Prima di buttarci sulla spiaggia facciamo un giro per il raffinato Market: ristoranti e negozi di abbigliamento molto chic che circondano un parco curatissimo per bambini. Percorriamo un tratto di spiaggia pubblica e sinceramente, oltre a tanti surfisti e a numerose famiglie – che hanno praticamente apparecchiato il cenone di Capodanno sotto l’ombrellone -, non vediamo nulla di particolare. Anzi, forse sì: le torrette dei bagnini, i famosi BAYWATCH, sono occupate da tipi non tanto BEI o perlomeno con una “BEA” panzetta! Optiamo per una passeggiata sul PIER dove numerosi pescatori hanno posizionato la loro canna da pesca su appositi ganci a distanza stabilita. Un po’ delusi torniamo a Santa Monica dove, nel frattempo, si è alzata una fittissima nebbia che offusca tutto l’orizzonte. Non è tardi e decidiamo di cambiare scenario percorrendo (bus 704) il mq più costoso al mondo: RODEO DRIVE, una sorta di Via dei Condotti a Roma amplificata dove macchine lussuosissime sono parcheggiate davanti a eleganti boutique che espongono merce dal costo inimmaginabile – i prezzi non sono segnalati -, aprono solo su appuntamento, sparano aria condizionata e dove i pochi acquirenti sono, oltre alle stars, bellissime ragazze, donne più mature passate prima da un chirurgo plastico, coppie di omosessuali…. Siamo nel quartiere di BEVERLY HILLS, le colline più esclusive della terra e non possiamo non andare a vedere la sfilata delle sfarzose abitazioni di tanti ricchi, famosi, VIP in genere, dagli stili più disparati che riflettono la stravaganza o l’eleganza di chi le ha progettate e dove il giardino più piccolo è una sorta di parco nazionale ricercatissimo. Non sappiamo dove guardare, ogni villa ha una particolarità e un parco macchine notevole, sistemi di allarme ad altissima tecnologia e ovviamente nessun citofono: chi abita qui (Cameron Diaz, Kylie Minogue, Keanu Reeves, Paris Hilton, Leonardo Di Caprio…) si conosce bene. Facciamo mille considerazioni tra le quali quella di essere, nonostante le esclamazioni “beati questi…”, fortunati ad abitare a Roma in una casetta piccola, ma confortevole! Ciao ricconi, godetevi il vostro lusso che noi dobbiamo rientrare: domani inizia il tour AMERICAN WONDERS! Ceniamo da Mc Donald’s presso il quale le bibite, come nella maggior parte dei fast food, è “a fontana” (ci si può riempire il bicchiere quante volte si vuole) e notiamo quanta gente obesa consuma, a tutte le ore del giorno e della notte, cibi gustosi ma grassi o comunque calorici come ci confermano i valori nutrizionali delle tante tabelle esposte accanto ai menu! 3 settembre 2009. Los Angeles – Phoenix/Scottsdale (644 km). Alle 7 conosciamo Max J. Van Praag, la nostra guida del WESTERN WONDERS (qui lo chiamano così): un quarantasettenne metà americano, metà olandese, che parla cinque lingue, vive a San Francisco e che ci mostrerà per 11 giorni le bellezze del West America. L’agenzia americana alla quale la Kuoni si appoggia a LA è la ALLIED-T-PROD. Max ci proporrà una serie di escursioni facoltative che, grazie al cambio, hanno un costo accettabile. Ne acquisteremo 4 su 13, qualcuna è quasi obbligatoria se non si vuol rimanere, per più di due ore, a guardare un punto panoramico; venderà per $ 10 una scheda telefonica che consentirà 45 minuti di conversazione; si raccomanderà la massima puntualità e quotidianamente la rotazione dei posti (questa mi è proprio nuova! Un sistema per accontentare un po’ tutti a posizionarsi in sedili più confortevoli di altri); un dvd a $ 20, un cd a $ 15, francobolli… Ehi, ehi, ehi! Ogni tratto di strada che percorreremo per raggiungere le varie mete ha una colona sonora a tema che ci cala ancor di più nel paesaggio straordinario che scorre. Ad ogni sosta e ripartenza, dopo una breve presentazione, spesso vedremo delle foto, dei dvd di immagini, ma tutto senza anticipare troppo. I nostri 36 compagni di bus (ma la maggior parte cambierà nel corso del viaggio) sono italiani, olandesi e tedeschi per cui le varie spiegazioni le sentiremo in queste tre lingue. Personalmente avrei preferito inglese, francese e spagnolo… Ma va bene così, l’importante è integrarsi. Hansen, l’autista, vive a Los Angeles da 30 anni ma è di Taiwan dove non ha più nessuno in quanto la sua famiglia, genitori compresi, si è trasferita con lui. Quest’ultimo metterà a nostra disposizione bottigliette d’acqua per $ 1 e si mostrerà il miglior driver mai incontrato. Mentre Max ci parla dell’America, che ospita più di 3.000 parchi nazionali, è formata da 48 stati più l’Alaska e le Haway… lasciamo Los Angeles passando per lo STAPLESS CENTRE, dove si tiene il GOLDEN GLOBE e dove si è svolta la cerimonia di addio a Michael Jackson. Percorriamo una larga strada e ci accorgiamo del tanto traffico nonostante le numerose corsie e la possibilità di fruire di una CORSIA PREFERENZIALE che… non è per noi che stiamo sul pullman, ma per tutti coloro che in macchina sono in più di uno (donne incinte comprese!) e, per chi le occupa erroneamente, $ 341 di multa! Oggi macineremo km 644, ma ogni due ore circa faremo una sosta. A metà mattinata ci fermeremo per una seconda colazione in un big market (HADLEY FRUIT ORCHARDS) dove, tra l’altro, c’è una vastissima scelta di frutta secca. Acquisteremo più di un kg di frutta tostata non salata per $ 15. I prodotti sono quasi tutti testabili… e noi assaggiamo volentieri un po’ di dolce, un po’ di salato… Pranzeremo in un ristorante tipico della catena Sizzler dove una cameriera verrà a ritirare lo scontrino di $ 11, lasciato visibilmente sul tavolo, per portare il piatto principale scelto (un mega sandwich con pollo grigliato). I soft drinks e gelati potranno esser presi più volte presso i dispenser e al buffet ci si servirà da soli quante volte si vorrà per riempire i piatti di frutta, verdura, insalatone… Insomma, come dicono qui “all you can eat” (tutto quello che puoi mangiare!). Dopo tre giorni a Los Angeles di burgerie personalmente sinonimo di porcherie che mi han riempito il viso di brufoli e chissà come mi hanno ridotto il fegato (lo stomaco lo sento già a pezzi) è proprio quello che ci vuole. Lasciamo LA la California (Sacramento ne è la capitale) in cui abitano 35 milioni di persone su 440.000 kmq di territorio, nata nel 1850 e dove un anno prima uno svizzero trovò un pezzo d’oro, motivo per cui viene pure chiamata l’Isola d’oro nel Pacifico con il suo fertilissimo territorio: il 50% dei prodotti agricoli, più di 300, proviene da qui! Attraversiamo il DESERTO DI MOJAVE abitato da tarantole, vedove nere (dopo essersi accoppiate uccidono il partner), serpenti a sonagli, scorpioni… E arriviamo in Arizona che in indiano significa “poca acqua” ma che, grazie allo scorrere del fiume Colorado, ha sia la capitale, PHOENIX (fenice), principale centro politico, economico e turistico che ospita i maggiori alberghi e ristoranti sia il sobborgo SCOTTSDALE verdeggianti al massimo (che contrasti!). Alloggeremo in quest’ultima località residenziale presso il MARRIOT AT MCDOWELL MOUNTAINS, un hotel di un’ospitalità unica dove le stanze (la nostra è la 162) hanno tutte un angolo cottura, un salottino con tv al plasma, una camera da letto enorme con altra tv al plasma e il bagno con doppi lavelli, doccia e vasca da bagno (quasi quasi mi trasferisco qui!). L’unica pecca per me insopportabile è l’aria condizionata senza la quale, però, in questa zona non si potrebbe sopravvivere: temperatura esterna alle 18,30: 42°C (in stanza max 18 °C)! Spesso le CASE in questo Stato sono costruite una accanto all’altra nonostante abbiano tanto spazio a disposizione intorno: km e km di deserto. Il motivo è farsi ombra e, visto il clima, non hanno mica un giardino da curare! Gli abitanti delle zone aride sono impiegati nell’allevamento di STRUZZI mentre quelli delle zone verdeggianti nel settore del turismo, nei numerosi hotel (dove si tengono spesso convegni), nei campi da golf, nei resort… Sparsi in questa oasi-angolo di Paradiso. La sera viviamo la prima escursione facoltativa: una cena, per $ 40 a persona – in Italia è regalata, qui è un po’ cara -, per gustare una bistecca squisita, dei fagioli, un’insalata, una patata al cartoccio, una fetta di strudel e una pallina di gelato, tutto accompagnato da vino o birra, nel selvaggio West con tanto di intrattenimento e musica live a tema. Il ristorante PILCHER è veramente curioso: sul soffitto sono state appese tutte le cravatte tagliate a coloro che hanno fatto il grave errore di indossarle per cenare in quel locale (ovviamente non ci crediamo); le pareti sono tappezzate da bigliettini da visita degli ospiti (a saperlo portavo quelli dell’Arredamenti Luna a Roma, la fabbrica di mobili della mia famiglia!) e di foto di personaggi famosi abbracciati al proprietario (noi riconosciamo solo Paul Newman) esposte in una bacheca. L’atmosfera è simpatica, il tizio che dal vivo strimpella musica country spiega (come se noi comprendessimo perfettamente) i motivi che esegue… Nota dolente: il clima! Lampi, fulmini e per concludere la pioggia ci costringono a trasferirci di corsa all’interno del locale. Per fortuna l’ottima carne eravamo riusciti a consumarla fuori, perché poi, niente più musica e atmosfera da film western! 4 settembre 2009. Scottsdale – Sedona – Grand Canyon (381km). Partiamo dall’hotel e dopo una mezz’oretta facciamo una fermata del cactus, oh, pardon, mi son espressa male, una sosta per ammirare da vicino il simbolo che caratterizza queste aree, il CACTUS SAGUARO, tra i più alti al mondo, che in italiano significa “vita nel deserto” dal momento in cui al suo interno uccelli, insetti e animaletti vari vivono scavando dei buchini. È una specie protetta che non può essere sradicata o spostata se non con il permesso e con l’ausilio di esperti. Raggiunge anche mt 15 di altezza, 250 anni di età e 8.000 kg di peso per la tanta acqua che trattiene. Dopo 75 anni vede spuntare il primo ramo e poi uno ogni 10 anni. È bellissimo camminare tra questa rappresentazione dell’Arizona che domina il territorio e ci guarda dall’alto! Arriviamo nella MESA=tavola-valle VERDE, un parco archeologico indiano dove visitiamo il sito precolombiano di MONTEZUMA CASTLE dove abitavano, in 20 case costruite in alcune grotte naturali, una quarantina di indiani della tribù dei SINAGUA improvvisamente e misteriosamente scomparsa nel 1400. Montezuma è il nome del re degli Atzechi che però, contrariamente a quanto si possa pensare, non risulta essere mai stato da queste parti. Le costruzioni non sono assolutamente simili a un castello, ma il nome suonava bene e da secoli il sito è chiamato così. Oggi gli INDIANI sono 2 milioni, il 50% vive in riserve, il resto fuori da esse nella parte ovest del fiume Mississipi. Dopo qualche km ricambia il paesaggio: attraversiamo un giardino desertico e ci ritroviamo attorniati dalle BELL ROCKS, le montagne rosse dalle sembianze di campane in mezzo alle quali sorge SEDONA, nata nel 1902 quando uno svizzero vi si stabilì con la moglie, la sig.ra Sedona. Le abitazioni, incastonate tra le rocce, hanno tutte uno stile ADOBI, hanno al massimo due piani e i colori della terra. Una cinquantina i film western girati in zona, di cui molti con John Wayne, James Stewart… L’amore di diversi attori per la location diede vita a una cittadina ancora oggi abitata prevalentemente da artisti, ma anche da molti sciamani che in questa terra trovano una sorgente di magia per curare il mondo in modo naturale. Tante sono le persone che visitano questi siti solo per meditare.. Persino Walt Disney prese spunto da questi panorami per realizzare alcuni cartoni animati di fantasia. Qui viviamo la prima emozione per la bellezza che la natura crea. Percorriamo l’Altopiano del Colorado attraversando l’Oak Creek Canyon sulla Route 40, la via parallela alla Route 66 famosissima perché la prima strada costruita in America per collegare Chicago a Los Angeles affinché gli americani potessero andare in vacanza, e ascoltando la canzone Get your kicks on route 66, un’esortazione a percorrerla per trovare qualcosa di eccitante… Dal ritmo veramente allegro. Raggiungiamo l’ultima attesissima meta: il GRAN CANYON, al quale riconosciamo la collocazione tra le sette meraviglie del mondo, un vero e proprio capolavoro scolpito nel corso di 10 milioni di anni dal fiume Colorado, che percorrendolo per quasi 500 km ne ha modellato le rocce composte da granito, calcio, ardesia, sabbia… Dando vita a un fenomeno naturale largo dai 2 ai 30 km, profondo anche 1600 mt e abitato da cervi, volpi, coyote, tacchini, puzzole, scoiattoli, aquile…! Pernottiamo nella stanza 180 del CANYON PLAZA RESORT (che attualmente, bassa stagione, costa $ 99 a stanza in formula B&B) dove ci offrono mele, acqua e limone. Vicino all’hotel possiamo vedere, per $ 13 a persona, il film IMAX proiettato all’interno della sede del National Geographic. Ceniamo presso un fast food asiatico e subito a nanna perché nei paraggi non c’è proprio nulla da fare! 5 settembre 2009. Grand Canyon – Monument Valley – Lake Powell – Kanab (612 km). Partenza ore 7 dopo una buona colazione durante la quale i camerieri, mentre servivano the e caffè caldi o ci accingevamo al buffet, gridavano: “la mancia sul tavolo!!!!”. Prima sosta dedicata a un’altra angolazione del Gran Canyon (SOUTH RIM) dalla quale si ammira lo scorrere del Colorado. Il panorama è stupendo ma il vento forte e i 12°C ci fanno abbreviare la sosta. Incredibile come il clima cambi repentinamente in questo grande continente… Ci voleva una valigia 4 stagioni! C’è una fitta vegetazione lungo il percorso e notiamo dei piccoli falò. Il motivo? Quando pioviccica (come oggi) gli addetti danno vita a dei FUOCHI CONTROLLATI per evitare che, quando ci sia troppo caldo, gli arbusti secchi vadano in fiamme devastando tutto. E’ un sistema per rendere il terreno ancor più fertile, operazione che non accade a Yellowstone in cui gli incendi vengono visti come un fenomeno della natura e non vanno contrastati. Solo una volta, dopo tre giorni di fiamme, intervennero per spegnerle. Usciamo dal Parco nazionale per entrare nella riserva NAVAJO di 60.000 km2 (vasta quanto la Valle d’Aosta) dove vivono 150.000 indiani (altri 150.000 fuori questo percorso). Vi abitano 2,5 indiani al km2 e non si vedono molte case perché è un popolo riservato, non ama molto il contatto con i turisti – nonostante siano una grande fonte di guadagno per l’acquisto dei prodotti artigianali quali monili d’argento, tappeti…- e quindi gran parte delle abitazioni è interna, distante dal ciglio della strada. La riserva non è di loro proprietà, ma concessa dal Governo per amministrarla; ricevono delle sovvenzioni perché molti uomini sono disoccupati, depressi e alcolizzati nonostante la vendita di bevande alcoliche sia vietata all’interno della riserva. La loro forza è la capacità di capire la natura, di interagire con essa, di usarla per curare le malattie. Vedono in ogni sua espressione, in ogni animale, pianta, roccia… Un simbolo, un significato. Chiamano il nonno Sole, la nonna Luna, la sorella Pioggia, il fratello Arcobaleno… La montagna, per esempio, significa Abbondanza e non la scalano mai fino in cima per non mancarle di rispetto. Il COCOPELLI – un uomo mezzo animale con un flauto – simboleggia la poesia, la musica, uno spirito guida. Chi impugna un bastone con ai lati delle piume è colui che parla e che non va mai interrotto. Chi lo ascolta, a sua volta, deve impugnare l’oggetto per rispondere. Ciò sta a significare che l’ascolto, oltre alla parola, è molto importante! Il 50% di questo popolo non ha acqua, luce, gas, corrente in genere, ma è per propria scelta. Il Governo americano manda “camionette” in diverse zone per rifornirlo di tutto. A scuola i bimbi imparano l’inglese, ma la loro lingua d’origine continua a servire per comunicare senza essere capiti (non hanno una spiccata simpatia per gli americani!). La parola della donna ha molta più importanza di quella dell’uomo (la parola dell’anziana del gruppo è legge), ma l’uomo ha la massima autorità nel lavoro. Uno dei rituali navajo è quello di far stare i figli 17enni senza contatti col mondo esterno per 5 giorni, soli in mezzo al deserto affinché ricevano un’illuminazione su cosa fare nel prossimo futuro da maggiorenni; è un’usanza che sta prendendo piede anche tra gli americani che mandano i figli con poco cibo e senza alcun mezzo di comunicazione in luoghi solitari perché si rendano conto dell’american style troppo stressato e viziato. Max ci informa che questa esperienza è venduta anche come escursione che molti turisti fanno per ritrovare un po’ se stessi, il senso di esistere, consapevoli di esser monitorati a distanza dalle guide. Con una jeep guidata da un’indiana (gita facoltativa di $ 50 a testa – l’entrata è di $ 25 ad auto -) ci addentriamo nel cuore della MONUMENT VALLEY, formatasi in 70 milioni di anni, dove ammiriamo i famosi panorami da far west. I colori della valle vanno dal rosa, al rosso, al ruggine, al viola e i monoliti, i “camini” di arenaria, tufo, calcare, che raggiungono anche i mt 600 di altezza, ci emozionano molto. Con fantasia possiamo riconoscere sculture naturali quali tre ballerine, il simbolo del Totem, dei ponti, degli archi… E’ compreso il pranzo e gustiamo una delle specialità navajo: il pane fritto (una sorta di pizza) condito con fagioli molto speziati, cipolla, formaggio, pomodori, insalata e olive. Due biscottini al cioccolato, un caffè non diverso da quello bevuto finora e via… Anche perché questi indiani, tutti obesi, un po’ contrariati e quasi scocciati, sono poco socievoli e vogliosi di rispondere alle nostre curiosità. Sicuramente è un popolo che ha sofferto, ma noi… che c’entriamo? Ed io che immaginavo gente magra, sorridente, con lunghe trecce adornate da piume… mi ero addirittura pettinata a tema per l’occasione! Superiamo il DESERTO DIPINTO che, nonostante il tempo sia incerto, con i suoi colori pastello sembra un quadro interminabile che scorre dietro i finestrini illuminandoci. Giungiamo, dopo tre orette circa, nello UTAH dove spostiamo gli orologi un’ora avanti. In questo Stato le tasse commerciali e turistiche si pagano a peso: i camion o i pullman vengono pesati all’entrata e all’uscita (più pesiamo, più l’agenzia pagherà per il nostro passaggio). Ha un’estensione di 212.000 km2, 2 milioni di abitanti, il più gran numero di parchi, monumenti nazionali e grazie al turismo incassa circa $ 2 miliardi l’anno. Qui troviamo la residenza ufficiale della Chiesa MORMONE. I mormoni sparsi per il mondo sono 8 milioni e solo qui ne vive un quarto. Viene chiamato lo Stato dell’alveare in quanto i mormoni si paragonano alle api: amano le grandi famiglie, lavorano duro e hanno uno stile di vita sano. La procreazione è fondamentale per cui un uomo dovrebbe avere più mogli. Il fondatore, nell’800, ne aveva 27 e 53 figli! L’America non ha mai accettato la poligamia per cui all’epoca furono costretti a girovagare finché non trovarono questo territorio e decisero che sarebbe stato questo ad ospitarli ma, affinché fosse riconosciuto Stato, dovettero convertirsi alla monogamia. Lo Utah divenne nel 1996 lo Stato n. 45 con Salt Lake City capitale. Una curiosità: i mormoni fanno collezione di cognomi e tutti quelli che trovano li inseriscono in un sito: www.familyhistory.org con la speranza, un giorno, che tutta la popolazione si converta alla loro religione. Finora sono arrivati a segnalarne 2 miliardi. Tra una spiegazione e l’altra arriviamo a LAKE POWELL (dal nome di un esploratore dell’800), un lago artificiale creatosi per l’innalzamento di una omonima diga di mt 300 in mezzo al fiume Colorado. Ha un perimetro di km 3.000, è lungo km 300 e si è riempito nel corso di 17 anni, 1963-1980. Oggi vi è un’importantissima centrale idroelettrica ed è uno specchio d’acqua dove vi si può praticare rafting, pesca sportiva, può essere navigato con battelli. Mentre diversi del gruppo (tedeschi e olandesi) lo sorvolano con aerei da turismo (da 12 posti massimo, per un costo di $ 165 a persona), noi ci dirigiamo in un punto panoramicissimo della cittadina Page dove scaliamo rocce dalle mille sfumature e striature le quali si affacciano a strapiombo sul fiume che attraverseremo a piedi percorrendo un ponte di mt 312. Alle 19,30 arriviamo a KANAB dove all’HOTEL SHILO INNS troviamo prenotata la stanza 352 (in B&B $ 119 + tax a stanza). La cittadina non è un granché, nonostante qualche brochure ce la spacciasse come “la piccola Hollywood”, ma siamo stanchi e dopo una veloce cenetta in uno dei pochi ristoranti sulla via principale ce ne andiamo a nanna. 6 settembre 2009. Kanab – Bryce Canyon – Zion – Las Vegas (519km). Partiamo alle 7,45 e in una mezz’oretta, attraversando una verdeggiante zona, raggiungiamo il BRYCE CANYON, un fenomeno assolutamente da non perdere formatosi in 60 milioni di anni come conseguenza dell’effetto della pioggia, del gelo che dilata, sgretola… La roccia sabbiosa ricca di calcio e ferro dal colore rosso intenso. Siamo a 2500-2800 mt di altezza e tra ottobre e aprile nevica moltissimo. Cervi, puzzole, volpi, tassi, coyote, puma (il leone di montagna) sono alcuni degli animali che potremmo incontrare nel parco (noi vediamo solo tanti bambi e scoiattolini). Facciamo una passeggiata di un’oretta e la differenza di altitudine tra i 2800 e i 2600 si sente un po’, ma è un’esperienza che vivamente consiglio! Dal cuore della natura si vive lo spettacolo di colori e forme che questa è capace di creare: alberi verdissimi, tronchi secchi con radici intorcinate all’interno di rocce arancioni… La mattinata prosegue con la visita del PARCO DI ZION (entrata $25 ad auto) dove il panorama cambia e si mostra nuovamente incredibile. Maestosi altipiani noti come “le case di Dio” non sono altro che rocce scavate verticalmente, orizzontalmente, trasversalmente in milioni di anni dal fiume Virgin. La particolarità delle montagne sta nella punta completamente bianca che “cola” diventando giallina, rosa, rossa, viola… In mezzo a profondi canyon. Eccezionale la forza delle piante grasse e non che spuntano da sotto il granito dando vita a una vegetazione da 1/2 deserto: da bosco e da deserto contemporaneamente proprio in mezzo a strette gole con pareti a picco. Prima di arrivare in questo parco avremmo dovuto vedere delle vere e proprie stars: la mandria di bisonti che recitò nel film “Balla coi lupi” rendendo ricco il proprietario… Ma era andata a fare una lunga passeggiata… Lasciamo lo UTAH direzione NEVADA dove, nonostante non piova quasi mai e quindi ha un terreno prevalentemente desertico, vi risiedono ben 2 milioni di abitanti. Il motivo? E’ l’unico Stato dove non si pagano le tasse e dove vi sono redditizie “industrie”, minimo quattro, prima fra tutte quella del GIOCO. A LAS VEGAS e non solo, ovunque, anche al supermercato, è lecito giocare. I CASINO sono dappertutto, strutturati a mo’ di labirinti dove non vi sono finestre, è permesso fumare, sono vietati gli orologi e gli alcolici vengono serviti in diverse occasioni gratuitamente. La seconda industria è quella del MATRIMONIO: è facilissimo e velocissimo sposarsi. Vi sono cappelle ovunque e basta sostenere $ 54 a coppia, più $ 90 di mancia al prete e qualche spesa accessoria se si vuole la musica suonata da Elvis… e il “sì” è valido in tutto il mondo! La terza è quella del DIVORZIO, valido in qualunque paese ci si sia sposati e ottenibile in soli due giorni! La quarta industria riguarda la PROSTITUZIONE, vietata in America, ma permessa in questo Stato dove i bordelli “Chicken ranch” (fattorie di polli) sono poco distanti dal cuore della città e sempre aperti. Da qualche anno si trovano anche le fattorie di galli: bordelli per donne. I clienti più facoltosi vengono portati a “svagarsi” addirittura in elicottero! È dunque il paese della trasgressione dove tutto è permesso, ma dove problemi importantissimi quali la dipendenza dal gioco, dall’alcool (per proteggere chi si vuol suicidare dopo pesanti perdite, negli hotel le finestre non si possono aprire!)… non mancano. Nei fine settimana le strade per raggiungere Las Vegas sono intasate, tanti i clienti fissi che lavorano tutta la settimana per tentare la fortuna giocando tutto ciò che hanno guadagnato in due giorni. A loro è data una speciale tessera e più si gioca (e si perde) più si hanno privilegi: cena gratis, stanza migliore, compagnia per la notte… Molte anche le famiglie con bambini che raggiungono Las Vegas perché le slots sono il simbolo delle giostre, del luna park, per cui si troveranno tanti piccoli (non ammessi nelle sale) intrattenuti rumorosamente presso corridoi appositi… Un vero marasma! Alloggeremo presso il CIRCUS CIRCUS, il peggior hotel che ci potesse capitare: sporco, dispersivo, caotico, fuori mano o per lo meno non centralissimo. E’ però ben collegato con il bus che percorre tutta la boulevard e dal quale si può salire e scendere a piacimento pagando, per tutto il giorno, 7 $. Consiglio di prenderlo, di sedersi al piano superiore verso le 19 ed assistere ad una vera e propria trasformazione della città che svelerà il motivo del suo soprannome: città delle luci. Durante il giorno ritengo sia insignificante e anonima, ma di notte va vissuta almeno una volta (basta e avanza) nella vita! 7 settembre 2009. Las Vegas. Ore 8 partiamo per un’escursione facoltativa, $ 50 a persona, che ha come destinazione principale la Valle Della Morte (Death Valley). Appena fuori città, a pochissimi km da Las Vegas, notiamo agglomerati di case, costruite l’una vicina all’altra, residenze di chi lavora per il mondo del turismo. Con $ 250.000 se ne può acquistare una nuova con quattro stanze da letto. A un’ora di strada, invece, le case presso le cittadine costano solo $ 90.000 perché prefabbricate e costruite in due mezze metà traslocabili in qualsiasi momento! Superiamo il confine con il Nevada ed entriamo in California dove ci danno il benvenuto sia gli ALBERI DI JOSHUA, piante basse chiamate così dai mormoni perché sembrano fornire le indicazioni del profeta, sia le CREOTE che troviamo oltre usate dagli indiani come anticoagulante. La DEATH VALLEY dal 1933 è un Parco Nazionale. Il nome VALLE DELLA MORTE deriva da un episodio accaduto nel ’70 quando diversi ricercatori d’oro con carri, cavalli, famiglie al seguito, per cercare una scorciatoia si ritrovarono in questa zona, nel punto più basso della depressione della terra dove le temperature arrivano anche a 57°C (solo nel deserto del Sahara la temperatura record è stata di 58°C) e morirono quasi tutti. Qui piove solo 9 giorni l’anno e in quei giorni è meglio trovarsi altrove per le numerose frane dalle quali non ci si salva (l’anno scorso diverse persone persero la vita). Un anno si arrivò a contare 130 giorni consecutivi senza che la temperatura scendesse al di sotto dei 38°C. Le varie zone della valle hanno i nomi più spaventosi: passo dell’uomo morto, porta dell’inferno, sorgente velenosa, passo del suicida, campo da golf del diavolo… Scorpioni, tarantole, vedove nere e serpenti a sonagli abitano il territorio. Rilevante è il minerale BORAX (BORACE) chiamato l’oro bianco e usato per il sapone, la ceramica… Ma da qualche tempo la zona è protetta e non si può più estrarre. ZABRISKIE è il nome della persona più importante nell’industria del Borace ed è anche il nome del famoso film di Antonioni (Zabriskie point) dove una coppia fa l’amore sulle colline di questa valle. Ci siamo affacciati nell’area in cui hanno girato alcune scene e… Gli attori devono essere stati dei supereroi per resistere a quelle temperature! Oggi il termometro segna 46°C che poi si sono ridotti a 42°C e soffia un forte phon! I colori delle colline sono particolarissimi grazie alla presenza di zolfo, rame, ferro e si innalzano all’improvviso dopo distese di deserto. Sostiamo presso il BADWATER il punto più basso dell’emisfero occidentale: mt 86 sotto il livello del mare. Ci sono delle sorgenti di acqua calda e delle pozze che rimangono perennemente bagnate, senza prosciugarsi mai! Poco distanti sorgono addirittura due hotels, c’è vegetazione da oasi e molti americani durante gli inverni vengono a coccolarsi con le cure termali. Uno dei due alberghi rimane aperto anche d’estate e, caratteristica unica è che, pur volendo, non si avrà mai la possibilità di fare una doccia fredda: l’acqua esce mimino a 32°C. In mezzo alla Valle della morte a metà estate si organizza, con inizio alle ore 12, quando la temperatura in media segna già 45°C, perfino una maratona che dura un’intera giornata. Partecipa chi vuol dimostrare che non ci sono limiti fisici, ma ovviamente molti sono i punti di ristoro e di primo soccorso tra le telecamere di tutto il mondo! “Intorno” a noi vediamo le montagne che sono distanti minimo km 40: un curioso effetto ottico! Pranziamo presso il Furnace Creek dove visitiamo un piccolo museo dell’epoca e un post office. Nel rientrare a Las Vegas ci fermiamo presso un CHICKEN RANCH, un bordello, non altro che una stazione di benzina con un market color fucsia dove in una sala clienti e prostitute bevono qualcosa prima di ritirarsi in una stanza…. Siamo a circa 1 minuto di strada da una zona che ci interessa molto di più: l’AREA 51, quella segreta della NASA dove si sono verificati episodi inspiegabili… Disumani. Purtroppo possiamo solo fotografare l’uscita: Mercury’s e fare una ripresa da molto lontano pensando alle scene del film Independence day. L’escursione si conclude presso l’OUTLET a tre km da Las Vegas dove finalmente abbiamo un po’ di tempo per lo shopping, non di souvenirs, ma di NIKE: ne compriamo 6 paia per € 315,00! Rientriamo al CIRCUS CIRCUS che deve il suo nome a spettacoli circensi che si svolgono quotidianamente al suo interno e dopo una doccia rigenerante facciamo un ultimo sforzo per mischiarci e osservare il multietnico, spesso sbandato, originale, popolo di turisti che invade la strada principale. Ci divertiamo ad entrare e uscire dagli alberghi più sfarzosi (Treasure Island, Planet Hollywood, The Mirage, Luxor, New York New York, Parigi, Bellagio, Venezia, Caesar Palace…) che riproducono monumenti, città famose e presso i quali si può mangiare con la formula “all you can eat” a prezzi abbordabilissimi, assistere a spettacoli, musical, show, ballare davanti a fontane che zampillano a suon di musica…! Ad ogni passo veniamo riempiti da bigliettini pubblicizzanti avvenenti pornostar a nostra completa disposizione… C’è da dire che l’intrattenimento è più che sfrenato anche se le nottate più sfavillanti sono quelle del venerdì e dal sabato sera… le altre sere sono un po’ più sotto tono, il clima si ridimensiona e la città perde la caratteristica e il fascino che la contraddistingue. 8 settembre 2009. Las Vegas – Oakhurst/Mariposa (Area di Yosemite) (768 km). Partenza ore 9 e giornata destinata al trasferimento. Dopo un paio d’ore sostiamo a CALICO, una città fantasma: una di quelle in cui prima c’era una miniera, fu sfruttata, abbandonata e ora vive di vaghi ricordi… Nelle due ore successive il panorama cambia molto: siamo in California in un’area di quel 10% desertico in cui si effettuano esperimenti, si buttano rifiuti nucleari, vi sono basi militari (vediamo una AFB = air force base in lontananza) dove avvengono gli addestramenti. Il resto del terreno è molto fertile grazie all’acqua che scende dalle montagne della Sierra Nevada, la più grande catena montuosa a Ovest, la cui punta più alta è di 4.400 mt e dove in inverno si scia. Negli USA la cima più elevata si trova in Alaska ed è di mt 7.000. In questa parte del continente l’oro fu trovato a 100 km nord in una zona nota come Gold Country nella quale tra il 1849 e il 1880 vennero “svuotate” sia alcune miniere sia i fiumi dove l’oro era mischiato alla sabbia. SISTEMA SANITARIO. Su 300 milioni di americani solo la metà ha un’assicurazione ma, in ogni caso, ammalarsi è un vero problema. L’assicurazione costa in media $ 300 al mese, ma non si ha la garanzia di essere coperti al 100%. Se non la si possiede si viene ugualmente curati presso un ospedale ma probabilmente il conto perseguiterà il paziente in comode rate fino alla fine dei suoi giorni. A tal proposito vediamo un DVD: SiCKO (metà malato, metà pazzo) di Michael Moore, una sorta di documentario in cui varie persone raccontano le loro storie. Si conclude con l’affermazione che gli individui curati meglio sono i terroristi o comunque chi è rinchiuso in prigione. C’è un’assicurazione sociale. Ma spetta a chi ha un reddito così basso da dormire sotto i ponti! Sentiamo la storia di una bimba sorda alla quale l’assicurazione risarcisce solo una protesi (in fondo può udire anche solo da un orecchio, no?!), quella di un uomo ferito a una falange e con un’altra tagliata completamente (totale intervento: $ 72.000. Opta per ricucire quella ferita per $ 12.000). Spesso non si stipulano contratti con chi è troppo grasso o troppo magro. Una volta non hanno risarcito una donna vittima di un bruttissimo incidente stradale: era svenuta, il cellulare disintegrato e… Il motivo del non risarcimento fu che non aveva chiesto (magari facendo uno squillo con il cellulare?) preventivamente l’autorizzazione all’assicurazione per esser trasportata sull’ambulanza! Anche chi si ammala di cancro, spesso, per qualche clausola recondita, non viene risarcito! Seguiamo l’intervista di una ragazza alla quale le cure non erano state rimborsate perché quando stipulò il contratto non disse che aveva dei funghi alla pelle! Se si rimane in stato interessante e si hanno problemi durante la gravidanza… Economicamente conviene abortire (ma che orrore!)! Incredibile l’intervista alla centralinista di un’agenzia. Se gli eventuali contraenti hanno una serie di patologie che rientrano tra una interminabile lista in possesso dell’operatrice, non può proseguire la telefonata e, comunque, più ne riesce a rifiutare, più viene pagata! Durante l’intervista piange a dirotto perché costretta ad essere cruda e diretta con persone che soffrono, che hanno bisogno… E lei, una persona molto sensibile, per necessità svolge il proprio lavoro rigidamente! Probabilmente mentre scrivo questo mio diario di viaggio… le cose stanno cambiando: il Presidente Barack Obama ha in mente una riforma…! Durante il tragitto vediamo diversi TRENI: ci sono tantissimi collegamenti, ma sono poco usati; o si viaggia in macchina o in aereo. Le linee ferroviarie servono prevalentemente per il trasporto di merci che vengono anche trasferite con i TRUCKS: i famosi giganteschi autoarticolati che ci divertiamo a filmare, fotografare nel corso di una sosta presso una stazione di benzina a un’ora e mezza circa da Mariposa. Parliamo anche con un autista macedone che lavora in USA da sette anni e dice che è più facile guidare questo tipo di mezzi che un’auto in città e soprattutto… guadagna bene! Finalmente giungiamo a Mariposa e ceniamo da Pizza Factory che ha prezzi modici e una pizza strepitosa a pochi minuti dall’hotel BEST WESTERN YOSEMITE WAY STATION dove alloggeremo. 9 settembre 2009. Yosemite National Park – Oakhurst/Mariposa. Partenza ore 8,30, prima destinazione il PARCO NAZIONALE DELLO YOSEMITE, il secondo fondato negli Stati Uniti, di km2 3.080 con montagne di granito alte fino a 4.000 mt! YOSEMITE in indiano significa ORSO GRIZZLE, una specie di orso ormai estinto; si trovano al suo posto gli orsi neri (anche di color grigio) dal peso di 3-400 kg, che spesso si introducono nelle tende, negli appartamenti… Importante precauzione è quella di chiudere bene l’immondizia, non lasciare auto con all’interno cibo… Potremmo incontrare anche i puma (leoni di montagna), che vedono a distanza di 3-400 mt e che, a differenza, degli orsi, attaccano (il consiglio della guida è, nel qual caso, di non mostrare paura e soprattutto non correre: ma che ha letto Focus o visto uno spettacolo del comico romano Maurizio Battista?). Spesso in questo parco si verificano vere e proprie frane di granito (la montagna si muove!) che sovente bloccano strade anche per anni: per rimuoverle il lavoro è tanto, difficoltoso e non può esser fatto in tempi brevi. Passiamo, a tal proposito, su un provvisorio ponticello di ferro, per una frana caduta cinque anni fa. Stop per fotografare, nella Valle di Yosemite, IL CAPITANO, non Francesco Totti, ma uno dei famosi monoliti di granito alto un chilometro, il MEZZO DUOMO (Half dome) e la cascata BRIDAIL VEIL (il velo della sposa) che però, a causa del caldo estivo, è un po’ asciutta e quindi non molto imponente e impressionante. La vegetazione è fantastica con le sue 1.200 specie di piante, fiori e soprattutto alberi: pini, abeti, cedri, betulle… Purtroppo o per fortuna non siamo riusciti a vedere orsi e puma, ma abbiamo condiviso il pranzo con tanti chocorì, biancorì e bambi nel corso della lunga passeggiata lungo il fiume MERCED dove i bianchi muri di granito, i verdissimi alberi, le nuvole… Si specchiano limpidamente. Curioso è stato vedere come molti americani usino le aree attrezzate per fare dei pic-nic (portandosi dietro mezza casa!) e il gelido fiume per immergersi beati! E’ oggi la località naturale di maggior afflusso turistico in California e tanti sono i percorsi da poter fare oltre che a piedi, con la bici ($ 10 l’ora), con un pulmino aperto gratuito… Anche in questo parco si praticano i fuochi controllati. Seconda tappa MARIPOSA GROOVE, il bosco dove rimaniamo estasiati alla vista delle imponenti SEQUOIE, in particolare del GREEZLY GIANT, un albero di 2.700 anni (arrivano anche a 3.000), alto 86 mt (arrivano a più di 90), con una base di mt 9 di diametro (il più grande ne ha 10!). Il legno che li forma ha un acido che non permette all’albero, una volta sradicato, di disintegrarsi, di trasformarsi… Fu chiamato così perché un cacciatore di orsi ci si trovò davanti e non ne aveva mai visto uno così enorme. La passeggiata di circa un’ora, dopo aver preso un bus interno al parco, ci fa vivere in un mondo da fiaba… Dove ci sentiamo piccoli, quasi dei puffi, dei folletti, degli gnomi (beh, forse per me potrebbe sembrar normale visto che sono “alta” solo 1,60, ma la stessa sensazione ce l’hanno avuta tedeschi di quasi mt 2!). Rientrando ci fermiamo, purtroppo troppo poco tempo, presso il grandissimo supermarket di OAKHURST dove ci “perdiamo” tra gli infiniti scaffali di frutta secca di tutti i tipi, cereali per la colazione dai 1000 gusti… Di qualsiasi prodotto c’è una vastità di scelta da far girare la testa! Eh, se fossimo stati più vicini a casa e soprattutto se avessimo avuto le valigie meno piene saremmo usciti con un carrello così colmo da non poterlo spingere. Stasera per cena si replica da pizza Factory, magari cambiando il Topping: le pizze sono tutte margherite e, a scelta, si opta per un qualcosa in più al suo top! 10 settembre 2009. Oakhurst/Mariposa – San Francisco (268 km). Ci lasciamo la Sierra Nevada alle spalle e arriviamo a SAN FRANCISCO, la “città della Baia” naturale tra le più belle al mondo, una delle più particolari e interessanti sia per le sue bellezze architettoniche sia per la vivace vita culturale. Ci si avvicina sentendo i racconti della guida e guardando dei dvd di questa città che sorge su 43 colline (altro che i 7 colli di Roma!) e deve il suo nome a una piccola comunità di missionari devoti a San Francesco d’Assisi. Divenne una città americana nel 1846 e si sviluppò a seguito della corsa all’oro e alla maggior parte dei ricercatori che giungevano via terra e via mare. Importanti il porto per il commercio con diversi paesi e i moli, in particolare il PIER 39 che attrae molti turisti con i suoi 110 negozi, ristoranti… con le foche e i leoni marini che stazionano – grazie alla numerosa quantità di pesci e alle gelide acque del mare – nelle banchine. Motivo di crescita fu anche lo sfruttamento del legno, della pesca, della ferrovia e dei grandi nomi dell’industria elettronica. San Francisco ha 6 milioni di abitanti, ed è considerato il paese del vino: l’80% della produzione viene da qui; come Los Angeles è cosmopolita: ci convivono individui delle più differenti nazionalità, primi fra tutti messicani, asiatici e ovviamente americani bianchi e neri. L’inglese è la prima lingua e lo spagnolo la seconda in assoluto. Vi sono circa 6.000 ristoranti con cucine diverse e, a parte quella cinese, che occupa 16 isolati, non si hanno delle comunità, le differenti etnie abitano in tutte le zone. A Frisco si parlano ben 66 lingue! Le rispettive religioni convivono e ognuna ha un proprio luogo di culto. Imponente e vasta la CHINATOWN dove vive e lavora la più grande comunità cinese al mondo mentre la japonaise town è solo ricca di sushi bar e ristoranti a tema. Vi è poca criminalità e quindi si circola tranquillamente. Anche la qualità dei servizi è molto alta. Un curioso esempio: si acquistano un paio di scarpe o dei vestiti, si indossano, ma poi ci si accorge che non fanno al caso nostro. Anche dopo trenta giorni ci si può far rimborsare, l’importante è che si esca dal negozio sempre contenti. Non lo abbiamo appurato ma ce lo ha assicurato la guida (immagino in Italia che furbacchioni che saremmo!). C’è da dire, però, che è più cara rispetto alle altre città americane. Si lavora molto, ma si hanno meno regole per farlo; non si ha bisogno di una licenza se si vuol fare la guida turistica o aprire un’attività commerciale e i limiti di orario di apertura o chiusura dei negozi sono approssimativi. Lo stipendio medio di un’insegnante è di $ 65.000 annui, quello di un avvocato o di un medico di $ 250.000 mentre quello di chi ha una buona attività commerciale anche di $ 1-2 milioni. Chi non lavora non riceve alcun assegno di disoccupazione o aiuto finanziario. Nei locali la vendita dell’alcool è vietata ai minori di 21 anni e nei bar si entra se si ha minimo 20 anni. In questa città le persone sono molto felici anche rispetto a New York, sono rilassati, sorridenti, hanno una bella natura… non nevica mai e il clima mediterraneo è sempre mite. Noi abbiamo un po’ sfatato questa idilliaca descrizione della città da parte di Max già la prima sera quando, nel rientrare in hotel, abbiamo scoperto la San Francisco dei tantissimi senza tetto, barboni, matti, sbandati, alcolizzati… Che riempiono le strade, anche le vie centrali dalle 19-20 in poi. Sembrava di stare dentro il videoclip di Thriller e secondo me Jacko, per girarlo, si ispirò a questa città! Non è tutto oro quel che luccica! Per carità, è la più bella città che il tour abbia toccato ed interessantissimo è stato attraversare il caratteristico BAY BRIDGE, passare pure per CASTRO il quartiere omosessuale dove tante bandiere della pace sventolano dalle abitazioni (che prende il nome da un generale cubano e scelto anche per il significato del verbo)… Carino il quartiere HAIGHT, quello degli hippy, degli artisti, dei tatuatori… chi decide di farsi un pearcing… è sicuramente in zona! Bellissima la zona del GOLDEN GATE PARK, largo km 5 e lungo 1 dove in tanti praticano sport (bici, jogging, yoga), insieme alle famiglie organizzano pic-nic e godono dell’ossigeno “dato” dai tanti giardini botanici ricchi di alberi e piante (ce ne sono più di 6.000 specie di diversi paesi tra cui il caratteristico giardino del thé giapponese). Obbligatorio uno stop fotografico sulle TWIN PEAKS da dove si domina la città e il panorama è a 360°. Qui il livello di vita è alto, vi sono due università tra le più importanti al mondo e 12 sono i professori che hanno ricevuto un premio Nobel. Alloggeremo presso l’HOLIDAY INN CIVIC CENTER, pulito, abbastanza centrale, ma dove molto care sono la colazione e la tariffa per navigare su internet… Ceneremo presso il fast food CARLO’S JUNIOR che è quasi più famoso del Mc Donald’s e ha sandwiches niente male. 11 settembre 2009. San Francisco. Escursione facoltativa per $ 30 al famoso GOLDEN GATE BRIDGE. L’idea, inizialmente ritenuta folle, della realizzazione di questo ponte (uno dei più corti della baja, ma il più difficile da costruire) venne all’austriaco Josef Strass al quale la Banca d’America diede fiducia e finanziò, per $ 35 milioni, l’opera. Vediamo due torri di mt 231 slm, la sezione di uno dei cavi da mt 1 di diametro e non riusciamo ad immaginare i 128.000 km di cavi elettrici impiegati per effettuarlo. E’ lungo mt 1.280, largo 27, ha sei ampie corsie per le auto e una per noi pedoni, sospesi a 67 mt slm e per fortuna non c’è molto vento altrimenti avremmo potuto ondeggiare fino a mt 7! Necessitano lt 1.800 di pittura l’anno per verniciarne un lato e, una volta concluso, dopo due anni di lavoro, si passa all’altro! Curioso il fatto che, durante la passeggiata di 40 minuti per attraversarne un pezzetto, ad ogni 200 mt si trova un telefono in linea diretta (basta alzarne la cornetta) con uno psicologo. Il motivo? I tantissimi SUICIDI che si sono e si verificano; la telefonata è completamente gratuita e diverse volte ha salvato la vita! Ci fermiamo anche in un punto in cui il ponte passa sopra una fortezza del 700. Seconda tappa: SAUSALITO, una cittadina molto carina, tranquilla, proprio sulla baia e alle porte di San Francisco, caratteristica per le sue case galleggianti innalzate sull’acqua. Da questa località rientriamo in città con un battello che passa vicino ALCATRAZ (pellicano) famosissima per una tra le più sicure prigioni che non dava alcuna possibilità di salvezza agli eventuali evasi i quali, buttandosi in mare, sarebbero sicuramente morti. Oggi è divenuta un museo visitabile in circa tre ore. C’è da dire che questa escursione poteva esser fatta tranquillamente in totale libertà risparmiando molto e avendo maggior tempo da dedicare ai propri interessi. Con il biglietto del battello ($ 7 a persona) possiamo prendere, entro 90 minuti, qualsiasi mezzo pubblico. Decidiamo di passeggiare lungo l’EMBARCADERO, girovagare per la LEVI’S PLAZA, un graziosissimo e curatissimo giardino dove vi è la sede della famosa casa di jeans, di abbigliamento casual, di accessori… più un piccolo museo (per lo shopping bisogna andare vicino il Pier 49 o allo store di Union Square, più elegante ma più caro) e imbatterci in una rampa di minimo 300 ripide scale per giungere alla COIT TOWER. La scarpinata è molto impegnativa ma ricompensata dal fatto che si passa in un vero e proprio giardino botanico dove la gente, in graziosissime casette di legno e non, ci abita! Una domanda sorge spontanea: ma se ci si dimentica un ingrediente per cena… Cosa si fa? Ovvio: si digiuna! Salire sulla Torre, un vecchio faro con bellissimi murales, costa $ 5, ma a noi basta il panorama da cui già si gode da quell’altezza e poi abbiamo fame e vogliamo mangiare al FISHERMAN’S WHARF che raggiungeremo con un mezzo pubblico. Dopo il Pier 43, che prima era solo un porto per pescherecci, curiosiamo tra una serie di chioschi, bancarelle, ristoranti che cucinano e servono all’aperto, per tutti coloro che hanno voglia di consumare il proprio nutriente, gustoso e fugace pranzo, spuntino, cena… In piedi o seduti sulle panchine fronte mare, sui banconi degli stessi chioschi o in piccoli spazi. Proviamo la famosissima CRAB CHOWUDER una crema vellutata bollente di polpa di granchio con tanti pezzettini di pesce servita in una coppa o, meglio, all’interno di una pagnotta svuotata della mollica: non farsi mancare questa esperienza culinaria! Prendiamo in aggiunta una favolosa insalata di mare, una frittura di calamari e gamberi… E poi scappiamo altrimenti ci rimpinzeremmo troppo visto i prezzi accessibilissimi e la gola che non riesce ad opporsi alla vista! Con la linea F – un tram troppo simpatico, ma soprattutto curiose le autiste che commentano qualsiasi cosa vedano in maniera ironica ponendo, col microfono, domande alle migliaia di persone che affollano il mezzo – arriviamo da MACY’S (una sorta do gigantesca Rinascente) a UNION SQUARE dove i negozi sono aperti fino alle 21 (ma se si entra alle 20,55 si rimane finché si vuole) e ci diamo alle pazze compere: sia io che il mio ragazzo una giacca sportiva Calvin Klein per $ 120 totali, più due paia di jeans, uno Tommy Hilfiger per $ 60 e l’altro Ralph Lauren per $ 40! Se si possiede o si fa al momento una gratuita carta si avrà diritto a un 10% minimo di sconto e sarà come non pagare le tasse. Non ci va di cenare, ma passiamo da una farmacia-supermercato sempre aperta e con sede ovunque: WALGREEN e acquistiamo mille “schifezze” da gustare in stanza! 12 settembre 2009. San Francisco – Monterey/Carmel – Santa Maria (490 km). Partenza ore 8,00, attraversiamo la Silicon Valley dove risiedono l’università di Stanford e tutte le compagnie di elettronica, pc…, superiamo Castroville, la capitale dei 4000 carciofi raccolti a mano 4 volte l’anno, cittadina in cui Marilyn Monroe passò tutta la sua infanzia: nacque a Los Angeles, rimase orfana, fu cresciuta dalle famiglie di questa zona e vinse giovanissima il titolo di “Regina dei Carciofi”, debutto della sua breve carriera. Ci fermiamo dopo un paio d’ore a MONTEREY, prima capitale della California, una città di mare con i suoi 150.000 abitanti, la maggior parte dei quali anziana e pensionata, famosa sia per l’industria delle sardine – che oggi non si pescano più perché l’acqua è diventata troppo fredda – sia per il primo nobel a uno scrittore californiano JOHN STEINBECK. Imbocchiamo la famosa PACIFIC COST HIGHWAY, una delle meraviglie che offre la costa dell’Oceano Pacifico dove si erge, tra l’altro, il faro più vecchio del west. La 17 MILE DRIVE è una strada di proprietà privata – si paga un pedaggio per percorrerla – che attraversa 19 esclusivi campi da golf, zone stupende dove le star una volta, ora tanti ricconi, abitano. Ci son voluti 18 anni per realizzarla durante i quali la manodopera utilizzata è stata preferibilmente quella di tanti carcerati ed oggi mantenerla è costosissimo. In quest’area non piove quasi mai, le estati non sono particolarmente torride, gli inverni molto miti e la costante nebbia funge da stabilizzatore naturale. Nei mesi di novembre e dicembre si assiste al passaggio, dall’Alaska al Messico, delle balene, le quali effettuano il percorso inverso da marzo ad aprile. In mezzo all’Oceano spesso si innalzano all’“improvviso” dei monoliti vulcanici a dimostrazione che siamo in una terra che si scuote e si agita, in una terra… rock and roll! Stop fotografici al CIPRESSO SOLITARIO, noto per i suoi 250 anni trascorsi in solitudine su una roccia, al BIRD ROCK, dove HITCHCOCK girò il film UCCELLI (immortaliamo sia la famosa casa sia la roccia con i corvi), passiamo per il PEBBLE BEACH, la ricchissima area frequentata da facoltosi e soprattutto da golfisti tra i quali i Kennedy… In California il nome di molte città è di origine religiosa dal momento in cui sono state luoghi di missioni: San Francisco, Santa Maria, Santa Barbara, CARMEL. Presso quest’ultima località visitiamo una pittoresca chiesetta, aspettiamo l’uscita di una coppia di neosposi e ci divertiamo a guardare il servizio fotografico agli invitati, tanti giovani vestiti tutti uguali con accessori coordinati sia per donne sia per uomini… Nel 1986 il sindaco fu Clint Eastwood e abitò, ovviamente, in una di quelle lussuosissime meraviglie architettoniche sulla costa. Oggi ha delle leggi un po’ particolari (ricordano alcune ordinanze di sindaci in Italia): nessun cartello pubblicitario, nessun Mc Donald’s o Burger King, nessuna cassetta delle poste né numeri civici, divieto di indossare tacchi alti per il troppo rumore che potrebbero fare. Molti pranzano in un ristorante svizzero per $ 15 a testa, altri in un panificio dove il tipo di sandwich lo scegli tu così come tutti gli ingredienti (più si rimpinza più costa); noi preferiamo spolparci un intero pollo arrosto, un’insalatona scelta tra minimo venti, tanta frutta fresca, secca e un dolcino comprati in un grandissimo supermarket e che consumiamo in un’area pic-nic sotto un gazebo tutto per noi e messo a disposizione dei clienti! L’ultimo stop tecnico per un bisognino fisiologico lo facciamo presso il MADONNA INN (nulla a che fare con la famosa cantante!), un hotel-ristorante-punto di ristoro dove è sfizioso consumare, in una delle coloratissime sale, torte strepitose e presso la cui toilette i maschietti potranno fare “un goccio d’acqua” direttamente su una cascata. Alle 18 giungiamo presso l’HISTORIC SANTA MARIA INN, un hotel carino vicino NEVERLAND (che però non possiamo vedere) e dove hanno alloggiato gli avvocati di Michael Jackson durante il suo processo. E’ presto e ci dedichiamo allo shopping prima da Mecy’s e poi presso un supermercato enorme assimilabile alla nostra Metro. 13 settembre 2009. Santa Maria – Los Angeles (255 km). Nel rientrare verso Los Angeles ci fermiamo a SANTA BARBARA, considerata la perla della “Riviera Americana” con i suoi 100.000 abitanti, dove si respira uno stile di vita agiato, l’84% dei giorni è piena di sole, ha delle belle spiagge, un’architettura influenzata dalla cultura messicana, un palazzo di giustizia in State Street che dopo il terremoto del 1929 fu completamente ricostruito e oggi è veramente caratteristico. E’ domenica, facciamo una passeggiata lungo una bellissima via piena di negozi, ma la maggior parte dei quali è chiusa per cui ci limitiamo ad una breve sosta prima di rimetterci in viaggio. Giungiamo all’ora di pranzo a Los Angeles e per godere ancora un po’ del grande mix di razze e culture che la città offre ci facciamo un esteso giro utilizzando quasi tutte e cinque le colorate linee metropolitane come fanno circa 700.000 persone al giorno. Dall’Hilton Airport arriviamo a Hollywood, poi a Beverly Hills e a Santa Monica dove ci fermiamo per cena sulla 3th Promenade in un locale di cucina SHAWARMA dove il piatto te lo fai tu attingendo da mille pietanze e pagando al kg, anzi, alla libra e con $ 9 scarsi vien fuori una gustosa e abbondante cenetta. La strada pullula di artisti che si esibiscono tra le mille lucine che addobbano gli alberi del viale… Veramente una piacevole serata. 14- 15 settembre 2009. Los Angeles – Parigi – Roma. Sveglia libera ma non ci alziamo troppo tardi per sfruttare la mezza giornata a disposizione. Dall’Hilton Airport con un biglietto di € 3,00 a persona andata e ritorno, che compriamo direttamente su un caratteristico shuttle che passa ogni mezz’ora, raggiungiamo Manhattan Beach (ma la giornata è un po’ uggiosa) e decidiamo di scendere al MANHATTAN MALL: un centro commerciale molto carino – così come la piccola cittadina – dove spendiamo gli ultimi dollari gironzolando tra i tanti negozi di diverso genere: abbigliamento, casalinghi, farmacie, ristoranti…. Dista una ventina di minuti dall’albergo, trascorrono velocemente un paio d’ore e rientriamo non prima di aver chiacchierato con un driver di questi coloratissimi pulmini, un uomo cordiale e curioso che vuol sapere da dove veniamo, se ci è piaciuto il tour e qualche info sull’Italia. Alla fine tutti i discorsi, comunque, ricadono sul cibo: pasta e pizza fan da padroni e poi… il calcio! Navetta hotel-aeroporto, check in estenuante per i numerosissimi controlli (quello di togliersi, tra gli altri indumenti e accessori, anche le scarpe, è una grossa perdita di tempo!) e passeggiatina per il misero e caro duty free. Al check in ci informano che il volo (che partirà alle 15.30 per Parigi) non ha due posti vicini (uno sarà il 38 e l’altro diverse file più dietro). Uffa! Alla hostess chiediamo la cortesia di trovarcene due su una stessa fila e solo dopo un paio d’ore di volo io e il mio boy riusciamo a sederci attigui. Ovviamente nel cambio abbiamo peggiorato. Il menu è a scelta, ma quando arrivano a noi l’opzione riso, pollo, carote, piselli è terminata per cui o manzo, funghi, broccoli e patate o niente. Abbiamo fame e troviamo gustosa la pietanza calda. Tra i vari drinks al self service, qualche film e un po’ di lettura le quasi 11 ore di volo passano e alle 10,30 atterriamo a Parigi, un paio d’ore di scalo, cambio del terminal, coincidenza per Roma e finalmente abbracciamo i nostri cari alle 17, stanchi ma pieni di ricordi, racconti, foto e filmini! Buon viaggio, Luna Lecci


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