Un sogno, l’ovest americano

..un viaggio che per decine di motivi non dimenticherò mai, questo è stato IL VIAGGIO. L’America come l’abbiamo sempre sognata ed tutto vero quello che ci fanno vedere nei film, nei cartoni animati e nei giornalini di topolino. Questi sono gli Stati Uniti, un popolo fantastico, così diverso da noi e forse proprio per questo unico! Ancora...
Scritto da: Barby76
un sogno, l'ovest americano
Partenza il: 07/08/2007
Ritorno il: 27/08/2007
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
..Un viaggio che per decine di motivi non dimenticherò mai, questo è stato IL VIAGGIO. L’America come l’abbiamo sempre sognata ed tutto vero quello che ci fanno vedere nei film, nei cartoni animati e nei giornalini di topolino. Questi sono gli Stati Uniti, un popolo fantastico, così diverso da noi e forse proprio per questo unico! Ancora oggi sento grande nostalgia, un po’ di magone mi prende a leggere di chi ci deve ancora andare e che sta programmando il suo viaggio..Ci tornerei domani e credo che non mi stancherei mai di ripercorrere quelle infinite strade..

Mi sono un po’ dilungata nel racconto, ma credo ne valga la pena..

GIORNO 07/08/07 ore 5:00 SVEGLIA!! Ore 7:30, arrivo in aeroporto Milano Malpensa.

Cerchiamo subito il check e scopriamo che è dislocato rispetto a tutti gli altri. Superiamo il primo controllo passaporti e ci accodiamo in attesa del successivo, che comprende la distribuzione della modulistica da compilare.

Imbarchiamo le valige, che ci consigliano di chiudere fino a Philadelphia e riaprile una volta rientratene in possesso prima di reimbarcarle per Los Angeles.

Tempo di gustare l’ultimo caffè degno di nome e si parte! Aereo del dopoguerra, ma non importa, basta che rimanga su! 9:45 decolliamo. Dopo 9h30” di volo atterriamo a Philadelphia (13:00 ora locale).

Qui inizia la vera odissea dei controlli. I doganieri non sono particolarmente simpatici e disponibili..Anzi!! Dopo essere stati sottoposti a prelievo impronte e foto digitali passiamo la prima parte dei controlli, sentendoci decisamente.. Immigrati!! Nemmeno il tempo di passare oltre per recarci al recupero dei bagagli che Fabrizio viene prelevato da un agente e portato via, probabilmente per un controllo campione..(che culo!) Lo perdiamo di vista e un po’ sbigottiti procediamo. Reimbarchiamo il bagaglio con destinazione Los Angeles. Altri controlli.. Togliere le scarpe ecc ecc..

Il tempo non è molto, ci dirigiamo così, senza troppa calma, verso il tanto agoniato gate 9! Lo troviamo quasi subito ma soprattutto troviamo anche Fabri, che ci conferma la nostra teoria, raccontandoci d’aver subìto una specie di terzo grado! Decolliamo alle 14:30 (ora locale) e arriviamo a Los Angeles alle 17:30 (ora locale) Per fortuna arrivano con noi tutte le valige!! Incredibile!! Ci avviamo alla Hertz e recuperiamo la macchina prenotata dall’Italia. In realtà ci danno un Volvo anziché una Jeep ma non importa, le caratteristiche a livello di motore e accessori sono le stesse. Con l’aiuto del navigatore arriviamo all’Hotel Biltmore prenotato dall’Italia. Assolutamente stupendo! Spendiamo circa 10 $ di mance tra facchini e parcheggiatori. Dura ricordarsene tutte le volte, non è nelle nostre abitudini. Finalmente, distrutti, dopo 26 ore di mancato dormire, andiamo a letto!! GIORNO 08/08/07 LOS ANGELES (California) Il nostro orologio biologico ci sveglia alle 3:00 del mattino. Cerchiamo di dormire ancora un po’ ma alle 5:00 io e Fabri ci svegliamo nuovamente e decidiamo di uscire. L’appuntamento con i miei è per le 8:30. Ci gustiamo l’anteprima di una Los Angeles all’alba, facendo la nostra prima colazione statunitense a base di muffin e litro di caffè! Siamo nella downtown e rimaniamo a bocca aperta di fronte all’immensità e imponenza dei grattacieli illuminati dalle prime luci rossastre della mattina e dalle strade a senso unico a 6 corsie che iniziano pian piano a accogliere banchieri, dirigenti e impiegati in giacca e cravatta, muniti di caffè in bicchierone di carta, pronti ad iniziare la loro giornata di lavoro. Diamo uno sguardo ai parcheggi a pagamento, ma concludiamo che conviene lasciarla in hotel alla modica cifra di 32$ al giorno.

Ci presentiamo puntuali all’appuntamento e ci avviamo alla (per noi) seconda colazione! I distributori a moneta di giornali, i cartelloni stradali, le auto giganti (Hummer, Jeep, Pick Up) e le persone di razze diverse che incrociamo , ci fanno sentire davvero in America.. Perfino l’aria sembra diversa e ci sembra un sogno!!Pianifichiamo il programma della giornata, metrò, destinazione Universal Studios! Arriviamo e prendiamo una navetta che ci porta fino all’ingresso. Scegliamo il biglietto base, 62$! Il tutto è un po’ sullo stile di un grande parco divertimenti, ma ambientato tra film ed effetti speciali. Tra le varie attrazioni, anche la possibilità di assistere a repliche di scene di celebri film all’interno dei vari studi. Molto divertente quello di Waterworld! La giornata si conclude intorno alle 18:00. Sentiamo decisamente il fuso orario, ma racimoliamo le forze per dedicare una mezz’ora ad una pseudo cena a base di insalata, avendo già esordito a pranzo con sandwich e chips! GIORNO 09/08/07 LOS ANGELES (BEVERLY HILLS, SANTA MONICA, VENICE) (California) Sveglia ore 7:30 Decisamente più riposati andiamo a gustare muffin e una specie di caffè allo Starbucks collaudato il giorno prima. Ne incontreremo tantissimi durante il viaggio, la catena infatti, ha lo stesso successo del McDonalds! Possiamo definirla un’oasi per il nostro palato, in un paese dove il bacon a colazione, ne è il principale e immancabile ingrediente.

Metrò, direzione Hollywood Vine! Percorriamo a piedi la Hollywood Walk of Fame, famosa per le sue quasi 2000 stelle di ottone incastonate sul marciapiede, ognuna ad immortalare nomi di personaggi famosi d’oggi e d’epoca.

Gironzoliamo all’interno dell’ Hollywood & Highland, un centro commerciale gigantesco all’aperto. Sfarzosissimo, sviluppato su più piani, offre la possibilità di ammirare e fotografare la famosissima scritta Hollywoodiana sulla collina.

Proseguiamo sulla strada principale e arriviamo davanti al Grauman’s Chinese Theatre. La piazzetta di fronte vanta un pavè decisamente unico, fatto di impronte di mani e piedi di attori e cantanti! A completare l’atmosfera, personaggi in costume a ricordare Guerre stellari, Flash e Elvis! Continuiamo la nostra passeggiata fermandoci al Kodak Theatre, dove si svolge la nota Notte degli Oscar. E’ quasi mezzogiorno, ci fermiamo quindi a mangiare in una burrascheria messicana! Il nostro stomaco accetta ancora molto volentieri ogni sorta di pasticcio e ne approfittiamo..

Torniamo verso il metrò, con tappa in un negozio Harley, dove i miei si comprano le prime magliette. (prime di una lunga serie..) Arrivati nella downtown cerchiamo un negozio per far rifornimento di frutta per la cena. Due pasti tipici al giorno sarebbero davvero troppi! Dobbiamo depurarci! Nel quartiere spagnolo troviamo un mercato coperto che non ha nulla da invidiare a quelli di Marachesh. Spesso mi sono chiesta come potessero esistere situazioni così assurde in un paese evoluto come gli Stati Uniti. In Italia un negozio fac-simile non sopravvivrebbe un solo giorno! I diversi quartieri sembrano gestirsi in base ad usi e costumi di provenienza del paese che rappresentano. Ma questo l’abbiamo notato anche a San Francisco. Il tutto è pittoresco e affascinante!! Compriamo pesche, banane ecc ed è in questa occasione che divertiti, assistiamo al pagamento di un limone con carta di credito! D’altronde.. Siamo in America!!! Prendiamo la macchina e iniziamo il percorso stabilito la sera prima: Beverly Hills: che dire.. Sfarzosissima, verdissima, ricchissima! Piena di ville che si susseguono una dopo l’altra fra fantastiche colline. Tra le proteste e dissensi di mia madre, sorvoliamo sulla passeggiata in Rodeo Drive, in quanto uscire dall’ingorgo in cui siamo coinvolti e cercare un parcheggio è pura utopia! Santa Monica: Classica cittadina di mare. Una breve passeggiata nella via centrale, sembrava un po’ viale Ceccarini a Riccione. Uno stop da McDonald’s per lo spuntino delle 16:00 e ripartiamo.

Venice: raggiungiamo la spiaggia e ci godiamo per la prima volta nella nostra vita la vista dell’oceano! Sembra di essere in un film di Baywatch! Ancora una breve passeggiata sul lungo mare, dove troviamo le famose palestre all’aria aperta e immagini a ricordo di J. Morrison. Intorno alle 18:00 torniamo in hotel. Siamo veramente distrutti, mangiamo la frutta acquistata la mattina è alle 21:00 andiamo a dormire!! L’indomani la sveglia sarebbe stata all’alba, destinazione Williams. Da Los Angeles avremmo percorso 452 Miglia (700Km)!! GIORNO 10/09/07 VIAGGIO VERSO WILLIAMS (Arizona) SVEGLIA ore 6:30 Ci incontriamo verso le 7:00, ma tra saldare i conti per il parcheggio, colazione ecc. Riusciamo a partire alle 9:30! Tardissimo!! Prendiamo una sorta di autostrada e ci accorgiamo che sono molto diverse dalle nostre. A parte il fatto che sono gratuite, proprio per questo decisamente più spartane, non esistono autogrill, né reti che le delimitano. A mano a mano che ci allontaniamo da Los Angeles la strada diventa sempre più una specie di provinciale, dove non incontriamo paesi periferici come in Italia, ma sterminate distese di campi, con case alla spicciolata, rigorosamente in legno e senza recinzioni. Dopo circa tre ore ci ritroviamo immersi in quell’ affascinante nulla che ci accompagnerà per quasi tutto il nostro viaggio negli USA. Le uscite, se così si possono chiamare, sono numerate e talvolta portano ad agglomerati fatti da 2-3 case che tutto si possono chiamare tranne che paesi, altre volte semplicemente ad una strada sterrata, senza né capo né coda..Proprio su una di queste, all’altezza di Barton(che non abbiamo nemmeno visto, ci sarà stata una sola casa!) ci fermiamo per una tanto agoniata sosta per mia madre, che non trovando nel raggio di km e km qualcosa che potesse assomigliare vagamente ad un bagno, decide di accontentarsi dell’aria aperta, gratificando gli occhi di un’autista di passaggio che si complimenta con una strombazzata di clacson!! (che vergogna). Non ci stanchiamo di spalancare gli occhi di fronte a questi camion spettacolari, luccicanti di cromature, colorati come dipinti, sempre visti solamente nei film.

La nostra seconda tappa è a Kingman, determinata dalla segnalazione di un Mc Donald’s, in un’area fatta solo di 3-4 fast food. Il nostro entusiasmo all’idea del vero hamburger con patatine non ha limiti e come se non mangiassimo da giorni, ci gustiamo con gran soddisfazione il primo pasto on the road! La particolarità di questi locali è che le bevande si pagano una volta sola, danno un bicchierone di cartone che ci può riempire tutte le volte che si vuole! Bella sta cosa! Percorriamo la famosa route 66, passando da Hackberry e Peachsprings, sentendoci finalmente davvero in America..

Incontriamo un benzinaio, ci fermiamo. Le pompe di benzina sudice, il negozietto, con l’insegna luminosa tremolante e un campanello a segnalare chi entra/esce, che vende dall’aspirina.. Alle sigarette.. Cibo e persino la carbonella (??). Bellissimo.. Ci attrezziamo, seguendo i consigli di chi aveva già fatto questo viaggio, di box di polistirolo da riempire con sacchetti di ghiaccio. Si riveleranno indispensabili, proprio perché non incontrando bar o simili, avere acqua fresca e cibo disponibile nell’immediato, è tornato utile in un milione di occasioni! Tra l’altro il ghiaccio si trova anche nei negozietti più piccoli ed essenziali. Fa molto caldo.. Quasi 45°! Godiamo nel pagare un pieno di benzina, 0,60cent/litro!! Per questo non esistono i diesel, persino i camion usano la verde! A Seligman riprendiamo una specie di super strada che ci porta a Williams.

Arriviamo intorno alle 18:00, dove con la “fortuna del principiante” riusciamo a trovare subito un motel con due camere disponibili. Il nome è “the western motel”, pulito con aria condizionata. Come nei film, su un piano solo con il parcheggio di fronte alla porta della camera! Spendiamo 55$ a camera comprese le tasse. Il paese, come quasi tutti del resto, si sviluppa sulla strada principale ed è davvero caratteristico. E’ a tema Route 66, con negozi e localini che si ispirano alla storia della celebre strada in un primo tempo abbandonata e poi rivalorizzata dagli abitanti. Scegliamo per la cena un locale consigliato dalla nostra “Bibbia” Routard, il Cruiser’s Cafè 66, una steakhouse il cui nome è tutto un programma! Mille gingilli appesi ai muri, cartelli stradali e fotografie d’epoca a rappresentare la Old Route 66. Facciamo una vera e propria scorpacciata di carne alla griglia, servita con immancabili patatine, pannocchie, fagioli e diverse salse! Abbiamo mangiato da Dio, spendendo in tutto 48$!! A quel punto del viaggio non avevamo ancora capito il discorso mance nei ristoranti, infatti ci è poi sorto il dubbio che in quel caso specifico non avessimo lasciato nulla, nonostante l’avessimo proposto alla cassa.. Va beh.. Ancora un giretto nel paese e andiamo a dormire. Domani ci aspetta niente meno che.. Il Gran Kenyon!! Abbiamo qualche problema con i cellulari.. Non hanno campo..

GIORNO 11/08/07 GRAN KENYON e VIAGGIO VERSO PAGE (Arizona) SVEGLIA ore 7:30 Riusciamo a partire anticipando tutto di mezz’ora perché nessuno è riuscito a dormire. Abbiamo comprato la frutta e una cassa d’acqua. Ci siamo accorti che un box non è sufficiente, ne compriamo un altro con 3$! Siccome i sacchetti del ghiaccio sono abbastanza grandi, per distribuirli meglio nei box, abbiamo rotto il ghiaccio e diviso in sacchetti più piccoli.

Il tratto da Williams al Gran Kenyon è verdissimo, sembra la Toscana! Percorriamo circa 60 Miglia passando per Kaibab, la foresta nazionale. Raggiungiamo l’ingresso e dopo aver atteso qualche minuto arriva il nostro turno. Senza nemmeno dover scendere dall’auto, il ranger dentro una sorta di casello in legno, ci consegna la tessera richiesta da 80$ che ci consentirà di accedere a tutti i parchi. (conviene assolutamente, in quattro, dopo il 5°parco ce la siamo già ampiamente pagata!).Riusciamo anche ad avere la cartina in italiano! Noi siamo entrati da South Rim arrivando da Williams. Lasciamo la macchina nel primo parcheggio che troviamo. Non si vede ancora nulla.. Ma dov’è il Gran Kenyon?? Percorriamo il sentiero e iniziamo a scorgere un ampio spazio dritto davanti a noi. Arriviamo sull’orlo di questa balconata naturale, il Gran Kenyon si presenta con una immensità e imponenza che toglie letteralmente il fiato. Nonostante turisti ce ne siano molti, è il silenzio a regnare e guardando questo immenso cratere colorato con tonalità diverse di rosso, con il suo Colorado River che scorre calmo, proviamo una sensazione di pace e tranquillità. Di tutti i parchi che abbiamo poi avuto modo di visitare, questo è decisamente quello più “turisticizzato”. Intorno al Gran Kenyon l’uomo ha provveduto a costruire un vero e proprio mondo, per i visitatori. Inizialmente si poteva percorrere in auto una fetta della parte sud (nel nostro caso), ma poi, causa l’aumento del turismo e delle auto, si sono resi conto che l’inquinamento aumentava e quindi, giustamente, hanno sostituito l’ingresso delle macchine con tre linee di navette gratuite. La linea rossa, che percorrendo le molteplici stradine, ferma nei vari view point, per permettere ai turisti che scelgono di non farsela a piedi, di fermarsi per fotografare le viste più belle per il tempo che si desidera e le linee blu e verde, di servizio ai vari ristoranti, motel e altre strutture del villaggio.

Il percorso si può fare anche a piedi, ma è lungo 21Km! Noi ci siamo accontentati di percorerne solamente 4, da dove abbiamo lasciato l’auto alla partenza della linea rossa. Per i più coraggiosi, o forse per chi ha più tempo, ci sono mille modi per godersi lo spettacolo. Consiglio vivamente la Routard per i dettagli.

Percorriamo con la navetta quasi tutto il tratto, scendendo a Pima Point. Spettacolo, di qui si vede molto bene il fiume Colorado. Il programma era di fare altre due tappe al ritorno, con un pezzettino a piedi, ma purtroppo il clima non ci aiuta. Un minacciosissimo temporale si avvicina e di li a poco inizia a piovere. Sconsigliano vivamente di frequentare i bordi del kenyon in quelle condizioni, in quanto i fulmini vengono attirati da quei punti.

Peccato, la nostra gita si conclude prima del tempo, anche se ci troviamo nel parco da ormai più di 6 ore! Usciamo con la solita fame nera! W il McDonald’s!! Ripartiamo e ci dirigiamo verso Page.

La strada che inevitabilmente costeggia il Gran Kenyon è davvero uno spettacolo, offre punti d’osservazine migliori di quelli proposti dalla linea rossa del Monument Village! Consiglio vivamente di fermarsi spesso in corrispondenza delle segnalazioni stradali “view point”, ma attenzione.. Non ci sono transenne di protezione, quindi è bene evitare di camminare bellamente naso in aria ad osservare uccelli rari californiani perché potrebbe essere pericoloso! Si potrebbe facilmente fare la fine di Willy Coyote! (per rimanere in tema) Passiamo da Cameron, prima riserva Navajo! Qui il paesaggio è decisamente cambiato. Addio a piante e foreste per lasciare spazio ad un deserto di dune di roccia, che, sarà perché sono già le 18:00, sono a dire poco stupende!! Dal Gran Kenyon Village a Page percorriamo circa 240 Km! Per tutto questo tratto non incontriamo benzinai, in compenso, non facciamo un km senza incrociare bande di harleysti muniti di pance, barba, giubbotti di pelle, bandane e rigorosamente senza casco! Qui ci sono le vere Harley, quelle lucide, quelle che ti chiedi come sia possibile che anche con il fango e la pioggia riescono a non sporcarsi! Questo è il loro habitat naturale!! Sembra costruito solo per loro!! A 27 Km da Page, arrivando da Cameron, c’è la deviazione per l’ingresso nord (North Rim) del Gran Kenyon, per chi eventualmente facesse il giro al contrario.

Finalmente a Page! Ore 19:30 e…Da non credere…Tutto completo! Scopriamo, nostro malgrado, il significato della scritta luminosa “NO VACANCY” posta all’ingresso dei motel.

E’ l’ 11 Agosto..Ci informano che da una settimana sono finite le scuole e quindi gli americani si recano a flotte nell’unica area di villeggiatura esistente a “portata di macchina”…PAGE!! Dopo quasi mezz’ora di tentativi inutili prendiamo la drastica decisione di abbandonare il paese ed andare a cercare qualcosa a Kanab (a quasi 130Km di distanza)!!! Non abbiamo scelta..

Partiamo, anche se solo a me e mia madre la cosa sembra preoccupare..Dopo circa una trentina di Km però, da Page direz. Kanab, troviamo letteralmente un motel in mezzo al deserto! Miraggio!! Per fortuna hanno una camera doppia (2 letti matrimoniali) ad 80$! La prendiamo al volo! Il posto è carino, forse troppa moquette, in stile cow boy con tanto di stivali e selle appese ai muri della camera! Non è munito d’aria condizionata e anche se i cuscini sembrano sassi ci accontentiamo.. Ceniamo in camera con la frutta rimasta nel frigo portatile,poiché anche se sono solo le 21:00, non ci sono altre alternative nel raggio di miglia!!Alla fine dormiamo, beh insomma.. Abbastanza bene… GIORNO 12/08/07 PAGE (LAKE POWELL) e VIAGGIO VERSO MONUMENT VALLEY (Arizona) SVEGLIA ore 6:15 La luce ci conferma che abbiamo davvero dormito nel nulla! Un paesaggio lunare spettacolare! Torniamo verso Page con destinazione Lake Powell.

Alle 8:00 siamo già davanti all’ufficio turistico del parco ma purtroppo, la gita in barca di 2h e mezza che vogliamo fare, non è disponibile in termini di posti fino alle ore 14:00. Non volendo tardare troppo l’arrivo a Mexican Heat, decidiamo di abbandonare..

Ci renderemo conto solo a metà viaggio di aver calcolato male i tempi. In realtà avremmo avuto tutta la giornata disponibile; sul lago ci saremmo dovuti fermare due giorni, non uno!! Ce lo troveremo d’avanzo verso la metà della vacanza..

Ripieghiamo quindi sul giro all’Antelope Kenyon, gestito dai Navajo. Arriviamo presto e non troviamo troppe code. Paghiamo 6$ per l’ingresso e altri 20$ per il trasporto con le jeep fino all’ingresso del kenyon. Aspettiamo il nostro turno sotto una tettoia in legno, costruita senza troppe pretese in mezzo a rocce e sabbia. Lì, conosciamo alcuni italiani con cui scambiamo informazioni di viaggio. Dopo poco, ci caricano sui pick up e l’atmosfera è decisamente divertente. Come pazzi scatenati gli indiani guidano queste jeep fiondandole a tutta velocità nel deserto, alzando un polverone incredibile e ballonzolando i turisti da una parte all’altra! Ovviamente un sacco di risate e sabbia ovunque!! Ci lasciano in compagnia in un giovane navajo davanti all’Upper Antelpe Canyon. Già l’ingresso è uno spettacolo.. Il contrasto della roccia rossa con il cielo blu della giornata ha regalato fotografie incredibili.. Dopo una serie di “cosa fare e cosa non fare” (in inglese), ci addentriamo con la guida. Non capiamo gran che delle varie spiegazioni, ci limitiamo a godere dei colori blu, viola, rosso e arancio cambiare continuamente, muovendosi tra le pareti; la luce del sole che dall’alto filtra all’interno, dipinge in modo diverso, a seconda delle ore, le pareti del kenyon già naturalmente rossastre. Percorriamo la strada obbligata fino all’uscita sul lato opposto, con la guida che continuamente si sbraccia a mostrare le rocce simulare templi e animali..

La nostra gita dura un’oretta, dopodiché ci riportano alla base. Dopo aver recuperato il cappellino Harley di mio padre, volato via durante la corsa fuoripista in jeep nel rientro, ci dirigiamo nuovamente verso il lago. Dall’altro ammiriamo il Glen Kenyon, che grazie alla costruzione della diga, è stato colmato d’acqua, dando così vita al Lake Powell.

E’ mezzogiorno, decidiamo quindi di partecipare alla visita guidata della diga. E’ gratuita! Mangiamo prima un po’ di frutta e puntuali alle 13:30, con un gruppetto di persone, scendiamo all’interno di questa gigantesca struttura. La visita dura più del previsto, così, verso le 15:30 si conclude. Interessante comunque, se si ha tempo, vale la pena visitarla.

Ripartiamo con destinazione Monument Valley! Le intenzioni sono quelle di cercare alloggio tra Mexican Heat e Kayenta. Quest’ultimo è abbastanza desolante come paesino (anche se io e mia madre ci saremmo accontentate, pur di non ripetere l’esperienza del giorno prima..) La guida consiglia la prenotazione a Mexican Heat..Mah, in alternativa c’è Bluff a poca distanza, potremmo al massimo ripiegare li..Speriamo..

Ad un certo punto davanti a noi.. La lunghissima strada grigia tra la terra rossa si imbatte ai piedi di uno dei parchi più belli (secondo noi) di tutti quelli visti.. Ecco la Monumet, che da lontano sembra un dipinto.. Emozionati da quello che ci aspetta il giorno dopo continuiamo il nostro percorso, il parco lo visiteremo domani! Non resistiamo comunque alla tentazione di fermarci di tanto in tanto a scattare l’inizio di una lunghissima serie di fotografie, che con la luce del tramonto continueranno a farci sognare ad occhi aperti tutte le volte che avremo occasioni di guardarle.

Arriviamo a Bluff credendo di entrare in una cittadina e invece.. Letteralmente 4 case!! Ovviamente l’incubo NO VACANCY non ci abbandona e come una replica della sera prima, io e mia mamma iniziamo a blaterale le nostre rimostranze e preoccupazioni, nonostante mio papà e Fabri continuino a mantenere la calma e la pace di chi sa che in fondo..Dopo un centinaio di km, sicuramente un motel libero lo si troverà sicuramente! Con la convinzione che questa volta la notte l’avremmo passata in macchina continuiamo la nostra ricerca finchè, durante l’ennesimo tentativo in una sorta di ristorante/affittacamere sperduto, due ragazzi italiani ci consigliano un motel a Blanding, già Utah. CI dicono che dovremmo avere buone probabilità di trovarlo VACANCY e quindi, con un po’ più di speranza (ma non troppa) seguiamo il consiglio. Sono solo le 19 ma sembra molto molto più tardi. Questa sensazione l’abbiamo provata spesso, forse per il tramonto anticipato, forse perché alle 21:30 ogni sorta di locale chiude e le luci si spengono.. La vita giornaliera, in generale, inizia e finisce prima rispetto alle nostre abitudini.

Giunti a Blanding ci guardiamo subito intorno.. Un Motel 8 Vacancy! Non ci piace la catena, infatti non ci fermiamo, ma il fatto di vederlo libero è già di ottimo auspicio! Sulla destra troviamo il “Prospector Motor Lodge”, e ci fermiamo. Libero!! Con tasse verrebbe 49$ ma Fabri riesce ad ottenere uno sconto e riusciamo a pagare 44$!Prendiamo due camere singole. Il posto è molto carino, tutto in legno dentro e fuori ma soprattutto pulito! Purtroppo solo una gravissima mancanza.. L’aria condizionata!! Solo un gigantesco ventilatore.. Meglio di niente! Non scarichiamo nemmeno la macchina, non c’è molto tempo, dobbiamo trovare un posto per mangiare prima che chiuda tutto! Il proprietario del motel ha provveduto a ricordarci che nello Utah il fuso cambia di 1 h avanti rispetto agli altri. Dalle 19:30 ci ritroviamo alle 20:30 ovvero.. Tardissimo!! Quasi tutto quel poco che troviamo è chiuso, confidiamo in un Mc…Lo troviamo!!!E così..Vai di doppio cheeseburgher e chips!! Iniziamo a non poterne più in effetti.. Torniamo e dopo pochissimo andiamo a dormire. Domani sveglia all’alba, dobbiamo ripercorrere a ritroso un centinaio di km per arrivare alla Monument! I telefoni sono giorni ormai che non prendono più la linea.. Siamo costretti a rimanere lontani da tutti! Queste si che sono vacanze!!! GIORNO 13/08/07 LA MONUMENT VALLEY e VIAGGIO VERSO MOAB (Arizona/Utah) ORE 6:30 Si riparte! Dopo un’oretta scarsa di viaggio e una colazione a Mexican Heat a base di..Litro di caffè e basta, entriamo alla Monument Valley! Paghiamo 5$ in quanto il parco è di proprietà navajo e la tessera parchi qui non vale. Ci forniscono di cartina e decidiamo di percorrere le 18Miglia con la nostra Volvo. La strada non è stata asfaltata come nella maggior parte dei posti, ma lasciata al naturale, sterrata.

Al nostro passaggio, polveroni di terra rossa e ocra si alzano dando davvero un senso di.. Come dire… Cow boy! A rafforzare la sensazione forte scegliamo un cd di musica country che ci accompagna per tutto il resto della gita! Sembra proprio di vivere un film western e quando arriviamo al punto 4, il John Ford’s Point, siamo davvero all’apice dell’emozione! Posto su una vallata più alta rispetto alle altre intono, il John Ford’s Point è davvero uno degli scenari più belli mai visti! Un indiano a cavallo, in camicia rossa e cappello, passeggia tranquillo nella vallata, fermandosi sulla punta estrema di una roccia, lasciandosi sullo sfondo una serie di incredibili picchi di roccia rossa, regalandoci davvero un quadro mozzafiato! Quanti film sono stati girati in questo posto fantastico, in questo straordinario fenomeno naturale! La valle è popolatissima di navajo, che vivono di prodotti artigianali venduti su banchetti allestiti un po’ spartanamente negli angolini dei punti più belli. Non danno fastidio, anzi, fanno parte ormai di questo splendido dipinto.

Continuiamo a riempirci gli occhi per circa 3 ore, scattando davvero mille fotografie.. Siamo nel West e questo è davvero un momento che cerchiamo di far nostro, di godercelo fino in fondo, imprimendo nella mente tutte le sensazioni, una ad una .. Per non dimenticarlo mai..

Verso le 11:30 ripartiamo, già con un po’ di nostalgia nel cuore, girandoci spesso indietro a guardare quel tempio fantastico alle nostre spalle, che pian piano si allontana..

Durante il tragitto verso Moab incontriamo moltissimi accampamenti indiani; vivono come i loro antenati di agricoltura e per abitazioni, semplicissimi hogan costruiti in legno e argilla. Che popolo strano, come siano riusciti a mantenere le loro tradizioni, le loro credenze salde, come riescano a fare a meno della tecnologia, accontentandosi semplicemente della luce (spesso nemmeno elettrica). Questa è la loro terra, incontaminata, e proprio per questo, pare non faccia nemmeno parte del nostro pianeta..

Tappa nuovamente a Blanding, rimpinguiamo i nostri frigoriferi e ci fermiamo lungo la strada principale del paese per consumare panini e frutta. Scopriamo ciò che il buio e la fame della sera prima avevano offuscato; un paesino bellissimo, classico del west americano, con casette indipendenti, bandierina americana alla porta e giardini all’ inglese.

Riprendiamo il viaggio, siamo di nuovo nel nulla. Ad accompagnarci una vista fantastica all’orizzonte; due temporali giganteschi, l’uno a km e km di distanza dall’altro eppure visibili ai nostri occhi contemporaneamente. Percorriamo circa 152 miglia e arriviamo a destinazione verso le 18:00. Troviamo senza troppi problemi un motel carinissimo con solo otto camere, il Kokopelli Lodge, che ci costa 60 $ a camera con tasse! I proprietari sono gentili ed ospitali e questo è già un buon motivo per tenerlo in considerazione.

Riusciamo dopo una breve doccia a rubare l’oretta giusta per un meritato riposo. Ci informiamo su dove andare a mangiare e pare riscuota un gran successo il “Moab Brewery”, un locale in stile spaghetti western, decorato con canoe, tende e biciclette appese al soffitto. La sala è molto grande quindi risulta un ambiente forse un po’ freddo e poco caratteristico. Ci portano un menù chilometrico che consultiamo con attenzione, per poi alla fine ordinare senza sapere cosa metteremo sotto i denti! (come al solito). Io inciampo in una specie di pastasciutta scotta con condimento poco identificato, a mia mamma un patata bollita che ha il coraggio di decantare come ottima, mio padre un’insalata e Fabri una sorta di tacos piccantissima! Torniamo verso il nostro caro Kokopelli Lodge, distrutti! GIORNO 14/08/07 DA ARCHES NATIONAL PARK verso Escalante (UTAH) ORE 7:30 7:30 ma che per noi sono le 06:30!! Partiamo comunque puntuali e arriviamo in questo piccolo parco di “soli” 305 Km2. Dopo esserci forniti di indispensabile cartina pianifichiamo le cose di nostro interesse e iniziamo il tour in auto. In questo parco si contano più di 2000 archi, il paesaggio che si presenta ai nostri occhi è ricco di roccioni sospesi, pinnacoli fiabeschi e formazioni rossastre fantastiche. Iniziamo a scattare le nostre solite mille foto, partendo dal Balanced Rock, una roccia gigante in equilibrio perfetto che pare basti un soffio per farla cadere! I percorsi da intraprendere a piedi sono molto lunghi, per il Delicate Arch sono 3 miglia andata e ritorno mentre per recarsi a Double O Arch sono 4 miglia e oltretutto pare, secondo la guida, sia anche un percorso impegnativo. Scegliamo comunque di percorrere gli 800 m per raggiungere l’upper View Point del Delicate Arche. Fa molto molto caldo e i 120 scalini in salita sembrano non finire mai. Da li, ancora 1,5 miglia per vederlo bene ma siamo davvero a pezzi, oltretutto Fabri ha deciso di mettersi un paio di sandali (??)che non gli permettono nemmeno di pensare di poter iniziare un percorso del genere! Ci godiamo però la vista di Parade of Elephants, una schiera di enormi rocce rosse scolpite dall’erosione, delle North e South Windows, due ponti di pietra monumentali e il Double Arch. Questa parte del parco è l’ideale se non si ha moltissimo tempo e si prediligono passeggiate brevi.

Verso l’uscita ancora la possibilità di percorrere 8 miglia verso Devil’s Garden, che dev’essere davvero spettacolare! Ma come si fa? Bisognerebbe dedicare due giorni a parco per riuscire a vedere tutto!! Noi purtroppo non abbiamo tutto questo tempo a disposizione quindi usciamo, per affrontare il lungo viaggio verso il Bryce Kenyon! Ci fermiamo a mangiare in un’area di sosta sperduta a Green Rever, incontrando successivamente Caineville, un paese così piccolo che appena realizzi di esserci entrato è già finito!Entriamo ad Hanksville, notiamo un distributore di benzina e un paio di vecchi motel dopodiché.. Il nulla!Percorriamo così circa 237 miglia per arrivare ad Escalante e durante il lungo viaggio incontriamo almeno quattro tipi di paesaggi diversi; da zone desertiche a paesaggi lunari, da vallate di soli arbusti a foreste. Durante il passaggio da Thousand Lake Mountain (3500mt) incrociamo un temporale spaventoso, la strada che corre tra la foresta si ricopre di grandine così fitta da sembrare neve, il vento scuote le cime degli alberi da film dell’orrore e i fulmini si riescono a percepire così vicini da far venire la pelle d’oca! Inseriamo le 4 ruote motrici e, divertiti tutto sommato dalla situazione, proseguiamo il nostro viaggio. Non ci sono molti benzinai.. Anzi, non ne abbiamo più incontrati da Hanksville! Scegliendo questa strada risparmiamo circa un centinaio di Km! Finalmente raggiungiamo Escalante! Il paese è davvero poco caratteristico, i motel sono come sempre dislocati sulla strada principale ed è difficile trovare qualcosa di davvero bellino. Dopo essere imbattuti in un paio di proprietari assolutamente singolari scegliamo il Prospector Inn, un motel grande quanto anonimo ma pulito e ragionevolmente economico, spendiamo infatti 81$ per una doppia. Non c’è molta vita, anche se sono solo le 18:00, a parte qualche saltuario rombo di Harley che non manca mai. Ci rechiamo presso l’unico negozio/ristorante aperto. Spesso è difficile riuscire a definire determinati locali. A differenza nostra, esistono un negozi che sono anche ristorante, bar o motel. Ci sediamo nel piccolo terrazzo e prendiamo atto che la specialità del locale (ma soprattutto l’unica cosa disponibile) è niente meno che ..LA PIZZA alla modica cifra di 17$!!!! Io mi rifiuto e convinco la cameriera un po’ incredula a portarmi una semplicissima insalata, Fabri e i miei invece si lanciano nell’impresa, scegliendo tra ben tre opzioni! Arriva una specie d’impasto rotondo, spesso e gommoso, con pomodoro e pollo sopra.. Va beh, mangiamo, paghiamo il salasso (81$ con bevande) e andiamo a dormire! GIORNO 15/08/07 BRYCE CANYON NATIONAL PARK (UTAH) ORE 7:00 Dopo aver caricato la macchina cerchiamo di fare colazione.. Che ridere.. Non c’è davvero niente!!! Incredibile!! Entriamo in una specie di saloon con dentro quattro cowboy al tavolo. Chiamare “la vetrina delle brioches” l’angolo dedicato alla colazione è vero insulto, quindi diciamo che vicino al bancone in legno scuro troviamo dei ripiani di vetro assolutamente vuoti che probabilmente non hanno mai avuto l’onore di conoscere l’esistenza delle brioches! Il locale è buio e al muro c’è un cartello che ci lascia senza parole..”Vietato usare armi in questo locale”!!! (?!ò?!”) Recuperiamo i quattro caffè e usciamo. Quasi di fronte un piccolo market che ci permette di gustare 4 merendine burrose e marmellatose confezionate. Meglio di niente! Ripartiamo verso il Bryce! Percorriamo 32 miglia e incontriamo un sacco di motel, specie a Tropic, un paese stile texano molto molto caratteristico. Vale la pena fermarsi!! Dopo altre 43 miglia giungiamo all’ingresso del parco.

Dopo aver recuperato l’indispensabile cartina, parcheggiamo l’auto in prossimità del primo dei punti vista consigliati battezzato Rainbow Point. In realtà non si tratta di un canyon vero e proprio, ma di un altopiano calcareo su cui sorgono colonne rocciose tipo camini, con colori sorprendenti che vanno dall’arancione al rosso intenso. Il Bryce Point regala forse lo scorcio più bello, quello che permette di godere della vista dell’anfiteatro, davvero mozzafiato! La fortuna in fatto di tempo atmosferico ci abbandona nuovamente con l’arrivo di un gigantesco temporale. Fortunatamente però siamo riusciti a visitare buona parte del parco, quindi riprendiamo la nostra camminata verso l’auto alla volta dello Zion.

E’ quasi mezzogiorno e dopo circa 60 miglia entriamo nel parco. Decidiamo di percorrere la lunga strada in bitume di colore rosso, che permette di attraversarlo solamente, non di visitarlo. Per soffermarsi nei vari punti è necessario utilizzare gli autobus.

Percorrendo il lato est, attraversiamo paesaggi di rocce erose con incredibili striature, ammirando il canyon dal basso verso l’alto.

Dopo circa una mezz’ora di auto arriviamo a Springdale, una cittadina davvero caratteristica, che se si ha la fortuna di raggiungere la mattina presto potrebbe essere una buona base d’appoggio per la notte.

Continuiamo il nostro viaggio questa volta verso Las Vegas, l’intenzione è quella di fermarsi a dormire a Betty, ma forse è troppo lontano..Vedremo..

Dopo 120 miglia di deserto decidiamo di lasciare la superstrada per fare benzina in un paesino chiamato San George . Paesino..Beh, se due case e un benzinaio sono sufficienti a dare il nome ad una località, si..Un paesino! Scenari così è difficile vederne, un benzinaio che vende qualunque cosa e una toilette senza porte e finestre. I miei hanno il coraggio di prendere un caffè, io ho il coraggio di andare in bagno. Speranzosi di esserne usciti incolumi, senza strane malattie, riprendiamo l’auto e dopo altre 15 miglia ci fermiamo a Mesquite, sotto segnalazione di mia madre, che di sfuggita ha visto un cartello pubblicitario che indicava un motel; sono già le 19:00 e dopo questo paese c’è il nulla fino al Las Vegas. L’aria che si respira è l’anteprima del più grande parco giochi americano. Luci e insegne brillano a promuovere immagini di slot e tavoli da gioco! Il caldo è quasi insopportabile, 110°F!!Scegliamo il motel Oasis, forse non troppo caratteristico ma..38$ a coppia in camere gigantesche!! Ci consegnano dei volantini per mangiare con diverse possibilità di usufruire di sconti. Scegliamo il buffet! Paghiamo 23$ in quattro e ceniamo finalmente da Dio!! Diversi tipi di carne, tanta verdura, dolci e frutta! Non ci sembra vero, dopo quindici giorni di hamburger e cesar salad!! Divoriamo di tutto, come reduci da giorni di digiuno! Dopo cena ci spostiamo all’interno del casinò dell’albergo; un complesso rock ci intrattiene fino alle 23:00 dopodichè, cediamo e andiamo a dormire.

GIORNO 16/08/07 LAS VEGAS (NEVADA) ORE 09:00 Si continua a morire di caldo! Facciamo colazione al solito Starbucks e ripartiamo! Dopo 110 Miglia siamo già a Las Vegas! I nostri occhi si riempiono nel guardare quello spettacolo! Siamo a Las Vegas!!!! Percorriamo lo Strip, la famosa via che attraversa la città e ci dirigiamo senza difficoltà all’Alladin, il nostro hotel. Dopo aver svolto le pratiche d’ingresso e abbandonato i bagagli in camera, iniziamo un vero e proprio tour all’interno del nostro hotel. Restiamo letteralmente a bocca aperta quando entriamo nel Desert Passage, una fantastica galleria di quasi 46000 m2 che, sotto un cielo azzurro trompe l’oeil, gira attorno al casinò per parecchie centinaia di metri. L’atmosfera è quella dell’africa del nord, riprodotta con straordinaria precisione. Nella piazza del Suk si affacciano centinaia di boutique e ristorantini. Meraviglioso.. Per non parlare delle camere, giganti e senza mai dimenticare il loro tema! La nostra permanenza in questa città megalomane e folle si svolge tutta visitando gli hotel/casinò, che sono l’attrazione per eccellenza! Il Paris, con la sua tour eiffel, l’arco di trionfo e le Champs Elysées, è il primo hotel a lasciarci senza fiato. Continuiamo con il Caesar’s Palace, con le sue statue e fontane, il Venetian che incredibile ma vero, riproduce la nostra amata Venezia in modo così fedele da non riuscire a credere ai propri occhi! Lo spettacolo delle fontane al Bellagio , l’eruzione vulcanica a Treasure Island, la salita sulla Torre Stratosphere, dove a 350 mt di altezza hanno pensato bene di costruirci le attrazioni più folli mai viste: l’high roller, un impianto di montagne russe che finiscono la loro corsa fuori dalla piattaforma, o il Big Shot, che in un nano-secondo ti spedisce attraverso una colonna alta 50 mt ad una velocità di 70 Km/h verso le stelle! Fabri che era arrivato li con tutte le buone intenzioni di provare le brezza, getta la spugna e, come tutti noi, si limita ad osservare quei pazzi furiosi mettere a dura prova cuore, vertigini e claustrofobia!! Ci godiamo comunque (io un po’ meno per le vertigini) lo spettacolo di Las Vegas di notte che, a quell’altezza sembra quasi finta, uno sfarfallio di luci impossibile da descrivere! Il caldo è davvero allucinante, fortuna che tutti i parcheggi degli hotel sono gratuiti, quindi ci permettiamo di girare ogni casinò in macchina, patendo relativamente l’afa! Ogni hotel/casinò è dotato di buffet stratosferici che costano pochissimo!! Passiamo due giorni a mangiare come fogne.. All’interno del New York-New York, fatto da una dozzina dei più famosi grattacieli di Manhattan, mio padre trova finalmente tra i quartieri di Broadway, Chinatown e Little Italy, il giubbotto Harley dei suoi sogni! Davanti all’hotel, l’imponente ponte di Brooklyn e la statua della libertà, tutto intorno all’esterno (ma per un pezzetto, tra in negozi e i ristoranti, anche all’interno) il Manhattan Express, una montagna russa che arriva a 107 Km/h!! E cosa dire del Luxor, una riproduzione fedele della piramide di Giza dove all’interno sorgono più di 4000 camere disposte sui quattro lati, accompagnata esternamente dall’immancabile sfinge e obelisco, anche loro in dimensioni reali..E poi l’interno..Ma dove siamo?? In Egitto o in America???? E così via tutti gli altri hotel, con i milioni di luci scintillanti, con i suoni continui delle slot, le monetine che cadono, la gente impazzita ed incallita di fronte a tavoli e monitor!Ognuno di loro più spettacolare dell’altro, riescono a lasciarci continuamente senza parole e senza fiato, perché anche se preparati dai racconti e dalle letture delle varie guide, mai ci saremmo aspettati una cosa simile! GIORNO 18/08/07 DEATH VALLEY (California) ORE 07:00 Percorrendo la US 95, ci dirigiamo verso la Death Valley, facendo una tappa benzina ad Amargosa Valley. Ci accorgiamo di essere già in pieno deserto, intorno a noi nient’altro che sterminati campi incolti e secchi, con qua e là qualche arbusto arido. Finalmente compare in lontananza una piccola area, una casetta rosa che fa da ristorante/benzinaio..Scendiamo dalla macchina e la sensazione è quella di entrare in un forno. Un cartello tremolante indica a destra l’aera 51! Che forza!! Facciamo il pieno con la solita trentina di dollari e torniamo in macchina a respirare. Ripartiamo, mi giro indietro e la piccola casa rosa scompare in un po’ di foschia data dal vento che alza la sabbia.. Altro cartello : “alien territori” ma daiiiiii ma dove siamo finiti???????Aiutoooooo!! Dopo circa 4 miglia, superata Betty, ci fermiamo a Rhyolite che fa parte del lungo elenco di città fantasma abbandonate dai ricercatori d’oro a fine ‘800. Qualcosa di surreale, le case in legno abbandonate, una vecchia stazione ferroviaria e delle sculture di fantasmi create da un certo Szukalsky. Scattiamo le foto di rito e finalmente ci addentriamo nella Death Valley. A differenza degli altri parchi non incontriamo il consueto gabbiotto con il ranger. Un cartello indica il parco e subito dopo la strada si divide in due. Scegliamo quella di sinistra ma scopriremo che la scelta sarebbe stata irrilevante. Arriviamo al visitor centre dove recuperiamo le mappe e i commenti in italiano. Raggiungiamo così Zabriskie Point, scendiamo nuovamente dalla macchina e il caldo nuovamente ci assale! E’ ancora sopportabile però, addirittura durante la visita da Dante’s View, la temperatura scende a 97°F! Da li si riescono a vedere dune rocciose misto a sabbia e in fondo l’incredibile lago salato. Uno spettacolo! Torniamo a Fornace Creek, dove c’è il visitor centre, per deviare a Badwater (il lago salato). In quel punto esatto un cartello indica che ci troviamo ad 84mt sotto il livello del mare. Passeggiamo sul lago salato ad una temperatura di 122°F! La pelle sembra cuocere, addirittura gli occhi non riescono a sostenere senza occhiali il bianco raggiante del lago che con il calore trema in lontananza.. Dopo 5” sento che non reggo più e risalgo in macchina. Incrocio una giapu con un golfino..(!?!?!) sono pazzi!!!!!!! Dopo poco mi raggiungono gli altri e ripartiamo. La tappa successiva, sulla route 190 verso Scotty’s Castle è Sand Dunes e lì, il deserto non si presenta più con blocchi rocciosi ma con vera e propria sabbia. Lasciamo la macchina sul ciglio della strada e percorriamo a piedi un centinaio di metri verso una duna. Il vento caldo secca la gola e gli occhi, la pelle continua a bruciare e sembra respirando, di inalare fuoco. L’aria nei polmoni è bollente e si fa fatica a proseguire! Riusciamo comunque a scattare le indispensabili foto, ma ci affrettiamo a tornare sulla nostra isola felice! Durante il percorso incontriamo distributori d’acqua per i radiatori delle auto. Forse oggi con le macchine che abbiamo è più difficile che capiti di rimanere a secco, però è rassicurante pensare di avere una soluzione estrema come quella! Immaginarsi in panne senza condizionatore significherebbe lasciarci le penne!!! Riprendiamo il nostro viaggio e arriviamo a Lone Pine dopo aver percorso 400 Km. Decidiamo di avvicinarci ancora un po’ alla destinazione successiva, il parco dello Yosemite e percorrendo ancora 80 Km ci fermiamo a Bishop, scegliendo per la notte il Tree Motel, consigliato da Routard e venduto come pulito e carino. Ci fidiamo e non sbagliamo, con tasse spendiamo 61$ per una doppia! Per la cena ci spostiamo a Whiskey Creek in un ristorantino davvero ottimo! Spendendo con tasse e mancia 90$, ceniamo in quattro gustando specialità di carne! Come di consuetudine ci riuniamo per pianificare la giornata successiva ed ecco il giorno d’avanzo nel programma! Siamo in anticipo con i tempi e quindi anziché visitare Bodie in mattinata e lo Yosemite nel pomeriggio, ci dirigeremo verso Bridgport, cercheremo un motel, visiteremo la mattina Bodie e il pomeriggio sul lago Tahoe! Il successivo, lo dedicheremo allo Yosemite.

GIORNO 19/08/07 BODIE, CARSON CITY E VIRGINIA (California) ORE 07:00 Partiamo come al solito molto presto, destinazione Bodie, la città fantasma! Di qui ci sono circa 150 km. Non abbiamo ancora bevuto il nostro litro e mezzo di caffè; la guida consiglia una panetteria, pare famosa in tutta la California che, con una piccola sosta a Mammoth Lakes, ci da la possibilità di fare colazione sentendoci a casa per un momento.. Come rinunciare?!?!? In effetti, da Schat’s, le brioches sono davvero come le nostre! Che goduria, una carrellata di croissant farciti in mille modi diversi, difficile la scelta! Spendiamo in quattro solo 20$, l’espresso lo vendono da 1.50$ e tutto sommato è puro buono! (sarà l’astinenza?) Proseguiamo..

Qui inizia a fare freddo, siamo passati dai 50° nella valle della morte ieri, a 10°C oggi!! Riesumiamo i giubbotti di jeans fin’ora archiviati in valigia..

Percorriamo ancora 40 miglia circa e arriviamo alla famosa città di Bodie, luogo in cui fu scoperta per caso nel 1860, una pepita d’oro gigantesca da un ricercatore d’oro, il quale diede poi il nome alla città. Bodie sorse nel nulla e rimase abitata fino al 1940; E’ impressionante come sia restato tutto intatto nel tempo, le case in legno, il saloon, la banca, la casa dei pompieri, quella delle pompe funebri, il piccolo cimitero e tutto quello che è importante in ogni città che si rispetti. A 2500 m di altitudine l’aria è fresca e noi passeggiamo su queste strade sterrate in silenzio, non c’è molta gente ed è quindi ancora più facile immaginare di tornare indietro nel tempo, quando i cavalli galoppando alzavano la polvere e le porte dei saloon sbattevano all’ingresso di cow boy di passaggio. Affacciandoci alle piccole finestre sporche intravediamo immagini come pietrificate nel tempo. C’è ancora tutto, tranne gli abitanti. Percorriamo la strada sterrata che ci riporta verso Carson City e Bridgeport, ora ad ormai soli 30 miglia dal parco dello Yosemite. Troviamo durante il percorso il Virginia Creek, un motel davvero caratteristico, fatto in legno che sa tanto di rifugio di montagna. Spendiamo per una doppia 89$, lasciamo il bagaglio ed essendo appena mezzogiorno, ci rimettiamo in viaggio e incontriamo lungo il percorso, il piccolo Topaz Lake, con spiagge sabbiose davvero carinissime e decisamente poco popolate.

Arrivati a Carson City ci mettiamo in cerca dall’immagine di John Wayne, visibile da lontano attraverso i vetri di una villetta. Sembra quasi un fantasma..

Un po’ delusi ci fermiamo in un chiosco per un caffè e lì, il simpatico e un po’ singolare proprietario ci consiglia la visita a Virgin City, distante circa 23Km percorrendo la Route 50, la strada più solitaria degli Stati Uniti! Siamo in vena di cambi di programma quindi ci avviamo, per la gioia di mio padre che in un primo momento l’aveva inserita nel programma ma poi eliminata perché fuori mano. Ci fermeremo al ritorno al Lago Tahoe, tanto sono già le 16:00, di gite in barca non se ne parla e la semplice visita di un’oretta può bastare.

Virginia City è stata una città mineraria della febbre dell’oro, fondata nella metà del 1800. Parcheggiamo la macchina e percepiamo la stessa sensazione avuta a Bodie, con la differenza che qui gli abitanti ci sono eccome! Lungo la tipica strada del Far West passeggiamo tra i saloon con all’interno band country e bandiere americane appese al soffitto, tra gli edifici in mattoni e legno e soffermandoci all’interno di negozietti molto molto west, pieni di cappelli, giubbotti e stivali cow boy! A completare il quadretto, personaggi in costume passeggiano, ben felici di fermarsi di tanto in tanto con noi turisti per scattare fotografie e girare filmini! Da questo fantastico paesino, la Route 50 prosegue, per trasformarsi nella famosa strada solitaria! Noi ne percorriamo qualche miglio, ma per sentirsi davvero perduti, bisognerebbe continuare per ancora qualche miglio e noi dobbiamo ancora “fare un salto” sul lago Tahoe, quindi ci avviamo sulla strada del ritorno. Dopo 35 miglia, sul Lago Tahoe ci accontentiamo di fare un paio di foto, godendoci l’inizio del tramonto. Ci rendiamo conto che per rientrare al Motel Virgin abbiamo la bellezza di quasi 160 Km da fare!! Aiuto!! Ci siamo fatti trasportare da consigli e cartine stradali, allontanandoci decisamente troppo! Sono le 19.30 e questa volta il problema non è il motel, ma la cena!! Qui alle 21 chiudono tutti i battenti e il rischio è di andare a letto a stomaco vuoto! La zona in cui siamo è abbastanza turistica e quindi decidiamo di imboccare la NV-207, strada che conduce a Sacramento e che collegandosi alla NV 88, ci porterà a “casa”, sperando nel frattempo di trovare qualcosa da mangiare..

Dopo essere finiti in mezzo ai campi e percorso strade sterrate , riusciamo a riprendere il controllo del nostro precario orientamento e imboccare la direzione giusta! Nonostante siano già le 21.30 troviamo una specie di birreria che riesce a farci ancora 4 insalate!! Una conquista!! GIORNO 20/08/07 YOSEMITE (California) ORE 07:30 Partenza destinazione parco dello Yosemite!! Saliamo in macchina e la temperatura è di 45°F! (7°C) Un freddo allucinante!! Arrivati da Lee Vining, entrata ad est del parco, recuperiamo le solite mappe dai ranger e ci fermiamo al primo bar del parco per un caffè. CI rendiamo quasi immediatamente conto della grandezza immensa del posto, distese verdi a perdita d’occhio e laghi pulitissimi in cui si specchiano le montagne.

Scegliamo la nostra prima tappa, Toulumne Grove. Una passeggiata di un miglio, accompagnati da scoiattolini e cerbiatti, ci porta al grosso albero con un passaggio decisamente poco naturale, scavato nel bel mezzo del tronco.

Continuiamo a camminare nei sottoboschi, respirando a pieni polmoni i profumi forti di aghi di pino, accompagnati dal cinguettio di uccelli e la sensazione costante d’essere osservati attraverso i furbi occhietti dei centinaia di minuscoli animaletti, proprietari del parco. La camminata ci ha fatto venire fame; tutta la zona è attrezzata per i pic-nic e noi, prima di intraprendere un nuovo giro, addobbiamo un tavolino in legno per il pranzo. Dopo aver dato da mangiare ad un reggimento di scoiattoli (anche se non si potrebbe), e dopo aver percorso 1h di viaggio alla ricerca di Wapema Falls (vicino al Lake Eleamon) senza trovarla, ci dirigiamo nel cuore del parco, verso la Yosemite Valley. L’obiettivo dell’esperta macchina fotografica di mia madre si sofferma su EL CAPITAN, una parete alta 900mt, la falesia più conosciuta dai free climbers di tutto il mondo! Quasi di fronte, Bridalveil Falls, il cui nome ne rende davvero giustizia! Una cascata così leggera da essere trasportata dal vento, richiamando il movimento della seta.

Ci spostiamo e andiamo a percorrere il sentiero che porta alle Yosemite Falls, le cascate più alte del parco. Bellissimo il posto ma.. Peccato non ci sia acqua!! Ma nooo, delusione!! Nemmeno una goccia!! Fotografiamo comunque la parete a secco e sempre attorniati da migliaia di scoiattolini torniamo verso l’auto. Sono già le 17.30, ma decidiamo di andare ancora a visitare il Grizzly Gigante, situato a sud del parco. Parcheggiamo e dopo circa 2 km a piedi compare di fronte a noi una sequoia vecchia ben 2700 anni! Fantastica! Ancora foto..

Sono le 19.15 e dobbiamo cercarci ancora un motel per la notte.

Verso le 21:00 troviamo il Black Hawk Lodge a 12 miglia da Oakhurst, sulla strada per Fresno. L’unico motel con bagno in camera senza porta e alla reception, ragazzina di 13 anni a convalidare carte di credito!! Incredibile! Beh, per lo meno andiamo a mangiare in una steakhouse dove la carne è davvero ottima a costo bassissimo! Notiamo comunque che da dopo la Death Valley, i prezzi dei locali sono lievitati in modo rilevante; siamo tornati in California, sarà per quello!? GIORNO 21/08/07 SEQUOIA NATIONAL PARK (California) ORE 07:30 Percorriamo al CA41/Yosemite Fwy, la temperatura è decisamente diversa, 75°F e il paesaggio cambia drasticamente; i campi sono coltivati di grano, frutta e uva ed a essere sinceri, nonostante qui sia bellissimo, sento nostalgia ricordando le terre intorno al kenyon, alla monument valley e alla sabbia rossa dell’Arizona. So che anche gli altri, come me, provano la stessa emozione, ma non ci diciamo nulla e proseguiamo dritti verso il Sequoia National Park. Dopo circa 100 miglia incontriamo il gabbiotto con il ranger, mostriamo per l’ultima volta la nostra fedele tessera ed entriamo.

Caschiamo molto molto male sulla colazione, queste uova proprio non ci vanno giù e così ci riempiamo lo stomaco con delle brioches decongelate e litro di caffè! Iniziamo il percorso attraverso alla Giant Forest ed è incredibile la sua immensità, con sequoie alte a perdita d’occhio! Il General Sherman è la prima sequoia gigante del parco alla quale prestiamo particolare attenzione. Il Generale ha ben 2700 e se li porta benissimo! Dopo aver percorso un miglio a piedi, riprendiamo la nostra auto fino al General Grant, altro vecchio patriarca ben conservato accessibile attraverso un percorso che risulta ancora meno impegnativo del primo.

Sono quasi le 15 e durante una breve pausa pranzo, un’immancabile gruppetto di italiani ci consiglia la visita di un outlet vicino a Visaglia, che vende pezzi firmati a prezzi stracciati. Beh, un diversivo in effetti ci potrebbe anche stare, quindi, dopo aver percorso altre 60 miglia nel parco arriviamo a Tulare e troviamo il famoso outlet. Niente di entusiasmante, li abbiamo anche noi con capi decisamente migliori, quindi dopo un breve giro ci dirigiamo verso Cambria. Sono le 18.00 e dopo poche miglia troviamo il motel Travel Haven and Hanford. DI primo acchito non sembra male. Mentre mio padre e Fabri vanno a chiedere la disponibilità io e mia mamma notiamo nel parcheggio un furgoncino blu senza un vetro e ci limitiamo a scambiarci un’occhiata. La conferma del postaccio viene dopo, quando gli altri tornano e ci descrivono il proprietario del motel, arabo con relativa musica patriottica a tutto volume! Dall’interno della camera guardiamo nel grande piazzale e le facce degli ospiti non sono per niente affidabili. Siamo finiti in un quartiere malfamatissimo!! Spendiamo solo 49$ ma per la prima volta ci facciamo qualche scrupolo ad utilizzare gli asciugamani, facciamo le prove per la corretta chiusura delle porte e le cose importanti, quali i giubbotti di pelle Harley, vengono attentamente custoditi in camera sotto il materasso! Ceniamo in un Burgher King, che alle otto di sera si presenta completamente vuoto!! Andiamo a dormire e dopo essere stati svegliati per sbaglio da un paio di portoricani prima al telefono e poi bussando alla porta, finalmente ci addormentiamo! GIORNO 22/08/07 CAMBRIA (California) ORE 07:30 Riusciamo a fuggire dal motel in orario, pronti ad affrontare i 185 Km che ci separano da Cambria. Scegliamo il Bluebird motel, bianco e blu, bellissimo con il proprietario disponibile e simpatico! Ne avevamo bisogno!! Questa volta spendiamo un po’ di più, 95$ a camera, ma si tratta dell’ultima notte in motel e dopo l’esperienza del giorno prima ci sembra più che giusto concederci l’occasione! Dopo esserci sistemati usciamo quasi subito e ci dirigiamo verso il mare. Parcheggiata la macchina ci avviamo verso una specie di scogliera erbosa. In basso, la sabbia e l’oceano! Non è una bella giornata, c’è tanta foschia e un sole pallido, non fa caldo e c’è vento. Il silenzio però, rotto solo dal rumore dei gabbiani e del mare, ci proiettano quasi nel finale di uno di quei film malinconici strappalacrime..Un po’ in effetti mi sento così, sarà l’atmosfera o sarà che siamo ormai quasi alla fine del nostro lungo viaggio..

Riprendiamo la macchina e facciamo ancora una puntatina nel luogo in cui pare ci siano branchi di leoni marini. Per fortuna lì c’è il sole!! Il tempo cambia da km a km! Anche qui scattiamo mille foto, loro non sembrano infastiditi dalla gente che dall’alto li osserva, anzi!! Dormono tranquillamente spaparanzati al sole! Passeggiamo ancora un po’ e rientrando in paese pranziamo in un locale cowboy a sandwich e patatine. Prima di goderci un’oretta di meritato riposo, camminiamo ancora un po’ in paese. Cambria è il paese degli artisti, infatti è pieno di negozi e mostre dedicati a quadri e sculture.

Verso le 16.30 prendiamo la macchina e usciamo. La guida citava un negozio indiano, ideale per completare gli acquisti lasciati in sospeso! La nebbia inizia a scendere e a farsi fitta. Ancora una pausa in motel e poi cena.

Come al solito dobbiamo un po’ forzare il nostro stomaco che alle 20.00 non ha ancora molta voglia di lavorare. Qui però alle 21.30 finiscono di servire e quindi ci sediamo al tavolo di un ristorantino sul mare, il Moonstone Beach! Abbastanza elegante, con luci soft propone piatti di carne e pesce. Scegliamo la carne, dividendoci le pietanze perché per noi sempre troppo abbondanti. Purtroppo non troviamo molta cortesia questa volta, peccato. Oltretutto non è la prima volta che, compresa nel conto, ci ritroviamo la famosa “tip”. Un po’ ci infastidisce questa cosa, in fondo la mancia dovrebbe essere a discrezione del cliente, ma dopo quasi un mese ci abbiamo fatto più o meno l’abitudine. Paghiamo 113$ e torniamo al motel per pianificare la giornata di domani. Esaminando la cartina di San Francisco scopriamo che il nostro hotel è proprio nella down town! Che bella notizia!! GIORNO 23/08/07 MONTEREY – SAN FRANCISCO (California) ORE 08:00 Il motel oltre ad essere davvero bello e pulito dà la possibilità di fare colazione nell’apposito salottino con tanto di camino acceso! Ci rimpinziamo allora di plum cake fatto in casa, caffè, latte e ripartiamo! Una buona colazione apprezzatissima ma soprattutto gratuita!!! Imbocchiamo la BIG SUR (CA-1), famosa per i suoi scorci mozzafiato ma che purtroppo non vediamo, grazie alla costante nebbia che ci perseguita! Dopo circa una sessantina di km incontriamo un paio di case, incredibile!! Non c’è anima viva nel raggio di km e km!! Consiglio vivamente (per chi arriva da Cambria) di non iniziare a percorrere questa strada senza il serbatoio pieno, perché il primo benzinaio lo incontriamo praticamente alla fine e vende benzina a 4,6$ al gallone!! Un furto in confronto ai nostri soliti 2.9$/gallone! Ancora 160 km e arriviamo a Monterey. Lasciamo la macchina vicino alla spiaggia in un parcheggio multipiano molto economico. La nostra meta è il famoso Fischerman’s Wharf, zona piena di negozietti che vendono gift e mini ristoranti di pesce che preparano piatti da asporto! I miei con 7$ prendono una vaschetta di calamari fritti cucinati sul momento che si sciolgono in bocca!! Ci spostiamo sul molo di fronte per fotografare meglio un numero assurdo di foche! Ma che casino fanno?!?!?!? Verso l’una ripartiamo alla volta di San Francisco!! Dopo 121 miglia facciamo ingresso a San Francisco, cantando la famosa canzone di Scott Mckenzie!! Prima ancora di cercare l’hotel ci fermiamo in un grande piazzale con vista su niente meno che Alcatraz e in lontananza il Golden Gate!!! Non ci crediamo nemmeno, siamo a San Francisco!!!! Vista e stravista nei film, con le sue strade ripide che ora riusciamo a toccare!! Non resistiamo alla tentazione, recuperiamo la macchina e percorriamo il Golden Gate avanti e indietro! Il vento è fortissimo, fa un freddo incredibile! Via a giubbotti e keeway! Bellissimo e imponente, sembra davvero sospeso nell’aria! Ci fermiamo poco perché il vento e il freddo sono davvero insopportabili.

Con l’aiuto del navigatore raggiungiamo l’hotel in Market Street, dopo aver attraversato una giungla di traffico senza precedenti! Ci cambiamo e senza troppa fame usciamo alla ricerca di un locale. Sono le 20.30 e quello che vediamo non è proprio uno spettacolo..Le facce che ci circondano non promettono nulla di buono. Barboni, senzatetto e gente evidentemente un po’ fuori di testa iniziano con lo scurirsi della giornata a comparire, o meglio, iniziano ad aumentare, perché scopriamo poi che San Francisco pullula di questi personaggi!! Ci fermiamo in un B. King, abbiamo quasi paura! Ingurgitiamo a fatica una Cesar’s Salad e scappiamo via! GIORNO 24/08/07 SAN FRANCISCO (California) ORE 08:00 Colazione da Sturbucks e via a fare l’abbonamento dei 3 gg, il Muni passport! Ci costa solo 18$ a testa e ci permette di prendere qualunque mezzo! Scartiamo momentaneamente l’idea delle Cable car, viste le code ai capolinea, ma poi, proseguendo a piedi, ne incontriamo una vuota! Ci fondiamo subito a sedere, senza sapere quasi dove fosse diretta. Iniziamo così il fantastico viaggio sui Sali/scendi della città divertendoci come se fossimo stati sulle giostre! Ma che pendenze!! Impressionanti!! Alla vista di Chinatown decidiamo di scendere. Attraversiamo il quartiere a piedi facendo diversi “stop” per gli acquisti. Il quartiere è pittoresco da morire, sono riusciti a portare un pezzo di Cina in America!! Lampade appese sulle strade, pagode, negozietti di abbigliamento e accessori come in mercati, negozi di pesce quasi a cielo aperto con relativi “profumi” ci accompagnano lungo tutto il tragitto. Fantastico! Iniziamo la nostra discesa a piedi attraverso le colline, fino al Pier 39. Il 39° molo di San Francisco è dedicato ai mille localini, ristoranti e negozietti. Prenotiamo quasi subito per la cena e ci perdiamo in foto e acquisti per quasi due ore. Il nostro pranzo si riduce a pesce d’asporto con patatine che per fortuna riusciamo a gustare sotto il sole, ma senza il caldo.

La tappa successiva è in un altro negozio Harley per poi prendere il tram F (la linea storica) che ci riporta all’hotel.

Fabri e mio padre, dopo 7 ore di camminata, decidono di concedersi un riposino mentre io e mia mamma dedichiamo un paio d’ore a Bloomingdale, dove naturalmente ci limitiamo solo a guardare..

Torniamo a prepararci per la cena, riprendiamo la linea F, tra l’altro tram italiano donato al comune di S.F. Dal comune di Milano negli anni ’50, con la cartellonistica originale “NON SPUTARE”, “TENERSI AI SOSTEGNI” ecc ecc.. Bellissimo..

Mangiamo benissimo, tutto a base di pesce, oltre a capire finalmente il funzionamento della TIP! Rientriamo in hotel, siamo a pezzi! GIORNO 25/08/07 SAN FRANCISCO (California) ORE 08:00 Dopo la solita colazione ci dirigiamo verso il Pier 1, dove tutti i sabati allestiscono un gigantesco mercato caratteristico in quanto colmo di banchi di meravigliosa frutta biologica. Passeggiando, i commercianti regalano assaggini di tutti i tipi e noi, nonostante ancora il gusto di caffè in bocca, non rifiutiamo nulla!! Riusciamo a spendere 14$ per 4 pesche e 4 albicocche per il pranzo! Il mercato si estende anche all’interno del Pier, dove si vende un po’ di tutto ma quasi al 90% alimentare. Torniamo alla linea F e l’attesa ci viene alleggerita da uno spettacolare batterista nero che dà spettacolo con pentole, tegami e decine di altri ammennicoli, riuscendo a suonare così bene da lasciare a bocca aperta! Questi sono i tanti artisti di strada, ma quanti ce ne sono..

Scendiamo dal tram all’altezza di Union Square, il centro commerciale della città. La piazza è bellissima e la zona è ricca di negozi di firma. Un giro d’obbligo è quello alla Levis, che raggiungiamo con la cable car “Powell Hide”. Pranziamo con la frutta comprata la mattina, recuperiamo l’auto abbandonata in hotel e ci dirigiamo alla volta della strada più tortuosa d’America, la Lombard Street!!! Non ci serve il navigatore, siamo degli esperti ormai! La percorriamo in macchina (guido io!) seguendo le numerose auto in coda. La sua pendenza è davvero impressionante la pendenza, sembra di dover ribaltare da un momento all’altro!! Parcheggiamo a fine percorso e si fa difficoltà perfino a chiudere le portiere della auto con queste pendenze! Ci avviamo verso Mason Street per abbandonare la compagna del nostro lungo viaggio..I primi segnali della fine della nostra avventura, addio alla nostra auto, con i suoi frigoriferi ormai inutili di polistirolo..

Ceniamo nuovamente al Pier 39 in un ristorante italiano, che di italiano per fortuna ha ben poco. Un giretto ancora per smaltire e riprendiamo la nostra linea F, stanchi morti e ormai abituati ai centinaia di senzatetto accampati per le strade. Devo dire comunque che la città è davvero attrezzata egregiamente per i molteplici disabili che popolano San Francisco, che tra i reduci del Vietnam e della droga sono davvero molti! Nessuna difficoltà per il Sali/scendi dai pullman per esempio, studiati con un sistema automatico davvero intelligente, che permette alle carrozzine l’autonomia di movimento! Non certo come da noi..

GIORNO 26/08/07 SAN FRANCISCO (California) ORE 08:00 Colazione all’Embarcadero! Ottima!! Destinazione Presidio.

Tra filobus e cable car arriviamo senza problemi al Temple Emanu-Ei. Di li, ci spariamo ben 3Km e mezzo a piedi attraverso l’immenso parco pieno di gente praticante ogni genere di sport! Dal jogging (gettonatissimo con cane a seguito), alla bici e addirittura al Thai Chi! Arriviamo finalmente al Golden Gate e anche se la giornata è ancora fredda e nebbiosa, dopo la clamorosa scarpinata iniziamo ad adattarci alla temperatura. Ne percorriamo metà, impressionati dall’altezza, dalla lunghezza e dalla sua imponenza! Dopo una breve pausa caffè nel chioschetto vicino ripartiamo. Altri 3km e mezzo per arrivare al nostro filobus, con destinazione St.Mary’s Catredale. Una cattedrale made in Italy! Questa volta a piedi ci dirigiamo verso il Civic Centre per andare a vedere la City Hall ( il municipio). Rimesso a nuovo dopo il terremoto, si presenta come un gigantesco edificio con tanto di cupole stile San Pietro. Un tempio rivisto con l’aiuto di avanzatissime tecnologie sul fronte sisma, con fondamenta che non toccano il suolo ma che poggiano su giganteschi dischi di metallo e gomma. Ci fa sorridere il fatto che sia visto come uno degli edifici più antichi, avendo nemmeno 100 anni!! Torniamo verso l’hotel passando da United Nations Plasa, dove sulle colonne sono riportati i nomi della nazioni membro ONU, con tanto di date. Compriamo ancora della frutta in un mercato pieno di homless, ma non importa, la laveremo..

Essendo l’ultimo giorno utile, girovaghiamo alla ricerca degli ultimi pensierini, concludendo la giornata con la cena al Pier 39 in compagnia di un tramonto spettacolare.

GIORNO 2708/07 SAN FRANCISCO (California) ORE 10.00 Ci concediamo un’ora in più di sonno, in previsione del lungo viaggio. Prepariamo la valigia e la lasciamo in custodia all’hotel. Alle 17.10 la navetta passerà a prenderci.

Abbiamo ancora tempo e decidiamo di sfruttarlo andando in Mission Distric a visitare la costruzione più vecchia di S.F. Mission Dolores (1791). Grazie ad un signore incontrato sul tram, che spontaneamente ci ha fornito utili informazioni, troviamo subito la zona! Come sono gentili qui, addirittura assistiamo alla scena dell’autista che scende dal tram per dare informazioni per ripartire tranquillamente senza ombra di proteste da parte dei passeggeri!! Per visitare la chiesetta chiedono 5$, la cosa non ci va molto a genio e quindi decidiamo di godercela dall’esterno. Sempre con tram e pullman andiamo al Pier 45 per visitare l’USS PAMPANITO, un sommergibile dell’epoca della II guerra mondiale, sopravvissuto a Pearl Harbor. Ci troviamo circondati da siluri, cuccette, sale macchine e cabine ufficiali originali! Addirittura giornali dell’epoca con annunci di battaglie, spettacolare!! Una bellissima esperienza per soli 9$ a testa. Usciamo e andiamo a mangiare fish and chips!! Ancora una breve passeggiata e rientriamo..

22.30 Partenza da S.Francisco 06.30 (ora locale) arrivo a Pitzburg 11.30 partenza da Pitzburg per Philadelphia perdiamo il senso del tempo..Due giorni per il rientro in Italia!!



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