A wild honey moon!di Southwest USA

Giusto per fugare subito i dubbi...se state girando su questo sito, perchè avete una vaga idea di fare una prossima vacanza negli States, ma avete paura che potrebbe essere una grande delusione (c' è poca storia, è in fin dei conti il regno degli hamburger, delle grandi catene, di MTV ecc...), chiariamo subito una cosa: gli States, almeno...
Scritto da: Magobedo
a wild honey moon!di southwest usa
Partenza il: 22/07/2006
Ritorno il: 26/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Giusto per fugare subito i dubbi…Se state girando su questo sito, perchè avete una vaga idea di fare una prossima vacanza negli States, ma avete paura che potrebbe essere una grande delusione (c’ è poca storia, è in fin dei conti il regno degli hamburger, delle grandi catene, di MTV ecc…), chiariamo subito una cosa: gli States, almeno questa parte che ho visto e che andrò a descrivere (il South West), sono semplicemente meravigliosi ed un “fly and drive” da quelle parti si può rivelare un’ esperienza indimenticabile! Partito anch’io con qualche pregiudizio, e con quel pizzico di antiamericanismo che mi porto appresso da sempre, devo ammettere che alla fine questi paesaggi mozzafiato e questa gente così genuina e gentile mi hanno conquistato.

Il discorso è…È molto strano…Da sempre mi sono chiesto come fosse possibile che dagli States arrivassero cose tanto belle ed importanti per la mia vita (il rock, certi film, certi romanzi) e nello stesso tempo altre così odiose (certe trasmissioni orrende e, beh: certi film, certi romanzi…).

Ebbene, l’ emozione sta proprio nell’ andare laggiù e scoprire che l’ America “innocente e selvaggia”, quella di Bob Dylan, dei Pearl Jam, di Tarantino, di Scorsese, di Kerouac, esiste in buona parte ancora, e che, soprattutto, attraverso un viaggio on the road di 35 giorni e di quasi 10.000 Km si fa sentire molto di più che quella commerciale ed “antipatica” che arriva spesso da noi.

Partiti, infatti, per questo viaggio con l’idea di andare alla ricerca di un’ America “peduta”, pensavamo che la ricerca ci sarebbe costata km e km, e tutto questo senza forse nemmeno raggiungere il nostro scopo …E invece? Beh, non c’ è stato alcun bisogno di cercarla, questa America, perchè è stata lei ad investirci appena lasciata S. Francisco: subito lunghe striscie d’ asfalto nel niente, ma un niente che in realtà erano: immense pianure vergini, vasti secchissimi deserti, canyons imponenti, foreste verdissime piene di scoiattoli dall’ odore intenso di resine e pini…E poi, ogni tanto (e spesso a ore di auto l’uno dall’ altro) piccoli centri abitati composti da: un barbiere, un meccanico, due taverne con tavoli da biliardo, tre motel, un market…(tipo: avete presente il vecchio telefilm “Hazzard”? Ecco.).

In tutto questo abbiamo visitato anche diverse città: San Francisco, appunto, Tucson, San Diego, Los Angeles…Eppure torni e ti chiedi…Ma dov’ è l’ America dei grattacieli, dei grandi business, ecc…Ecc…La stessa Los Angeles è gigantesca e piatta e, in realtà, la zona dei grattacieli è molto piccola rispetto alla vastità della città (rigurado al resto: poche case superano i due piani d’ altezza…).

In più…In Messico, come in Giamaica, ricordo che letteralmente rabbrividii di fronte a cose come Cancun o Montego Bay: riserve turistiche in stile “Gringo” fatte di albergoni, cemento, e finzione imperante e scocciante…Ebbene, per assurdo (ok, Las vegas a parte) non ho visto nulla di simile sulle coste Californiane, ma anche qui ho invece visto paesini molto gradevoli e discreti e finamai Santa Monica o Venice Beach (che sono i due quartieri sul mare di Los Angeles) sono molto tranquilli e vivibili, in realtà…

Certo, direte, ma le catene che vendono hamburger, tacos, sandwich, ecc? Vero, ce ne sono tante, ma spesso il loro ruolo (Mc Donalds incluso) è relegato a quello che qui in Italia hanno i nostri autogrill, e non è che nelle città se ne avverta più che tanto la presenza…Per dire, si avverte di più la presenza del McDonalds a Milano che non a San Francisco o a San Diego!!!! Pazzesco! Un viaggio che un po’ spiazza, insomma, vista l ‘immagine di “antipatica superpotenza” che si ha degli Staes da qui…Certo, rimarrà vero che il governo americano ha una politica estera che definire discutibile è, secondo me, ancora poco, però…Beh, diciamo che ora ho anche l’ idea che se si parla di ciò che si vede laggiù semplicemente passeggiando per le strade, l’ America, pur con evidenti difetti e problemi che ci sono, e che magari dirò più avanti (ma ogni nazione ha i suoi, no?), è incredibilmente genuina ed affascinante…Come la sua gente: educata, disponibile, curiosa di avere un dialogo con i turisti e, sempre, quasi esageratamente gentile.

…E comunque, per farla breve: se vi piace l ‘idea di percorrere in auto una lunga striscia d’ asfalto fra territori selvaggi e l’ autoradio che trasmette classici del rock e del country tutto il giorno, sappiate che vi troverete a trascorrere così un 60% della vacanza (8 stazioni su dieci trasmettono solo questa musica e non mi è mai capitato di sentire così tante volte Kashmir dei Led Zeppelin alla radio!) Beh, ma veniamo agli appunti di viaggio, nella speranza che possano essere utili a che si ritroverà a fare lo stesso giro. SAN FRANCISCO Arriviamo a San Francisco verso l’ una del pomeriggio dopo più di 12 ore di viaggio fra volo e scalo a Londra.

All’ uscita dall’ aeroporto troviamo dei comodissimi bus shuttle che per una cifra irrisoria raggiungono ci lasciano esattamente davanti alla porta dell’ albergo.

L’ hotel che l’ agenzia ci ha bloccato dall’ Italia, il Renoir, è economicissimo: 100 euro in tutto per 3 notti…Sfortunatamente però, pur trovandosi su Market Street, che è una delle arterie principali della città, e pur trovandosi a pochi passi da Union Square e dal Civic Center (avevo chiesto che fosse in questa posizione “strategica”, commettendo però uno sbaglio) la prima impressione sulla sistemazione non è delle migliori.

Niente da eccepire sull’ albergo, ma scopriamo che la zona che si trova in questo punto della città è infatti una delle peggiori: pullula di barboni e strani tizi poco raccomandabili, dalla mattina alla sera…

La mia richiesta di cercare un posto fra Union Square e Civic Center, si rivela insomma, come già detto, non del tutto azzeccata, anche perchè sia l’ uno che l’ altro, sono buoni giusto per una fotografia e niente più…Vi consiglio infatti di cercare una sistemazione in altri quartieri, in particolare nella zona di North Beach, che è molto viva la sera e vicina a molti punti d’ interesse (si tratta poi del quartiere italiano della città).

Ad ogni modo, comunque, col passare dei giorni il nostro caro Hotel Renoir l’abbiamo anche rivalutato e quindi, se volete spendere veramente poco, a conti fatti mi sentirei anche di consigliarvelo…A quell’ altezza Market Street non sarà tanto bella, vero, ma resta una via molto grande e trafficata fino a tardi, vero è anche che alla fine questi “Street People” più che lanciarti un ‘ occhiata distratta non fanno e che, alla fine, pur se con un po’ di disagio (giustificato fino ad un certo punto), siamo sempre tornati a piedi la sera senza fastidi.

Tornando però al viaggio.

Nonostante tutte le ore di volo ci sentiamo incredibilmente pieni di energia e di voglia di tuffarci subito alla scoperta della città.

Troviamo tra l ‘altro un tempo splendido (che ci accompagnerà per tutta la nostra permanenza a S. Francisco): cielo limpido e blu intenso, sole splendente, caldo, e una leggera brezza quasi primaverile…

E quindi: via lungo Market Street! San Francisco è splendida da girare a piedi, passando dal quartiere latino (giganteschi negozi di gingilli orientali), a quello italiano (molta vita, bar e ristorantini alla moda, la fioritissima e bizzarra Lombard Street, Coit Tower, e la mitica City Light Books di Ferlingetti, luogo fondamentale per i padri della beat generation), giù giù fino ai moli del Fisherman’s Wharf, con le sue bancarelle e ristoranti di pesce, dove (è la prima sera di luna di miele) ci concediamo una buonissima cena in uno dei ristoranti più chic (Alioto’s: splendida vista sul porticciolo ed il personale che sembra uscito dal Padrino Parte II…Non mangiamo male, ma veniamo chiaramente spennati…E va bè…Ci stava).

Il giorno dopo, appena svegli, torniamo a Fisherman’s Wharf (questa volta prendendo una delle celeberrime funicolari della città (giro grazioso, su e giù, giù e su, ma un po’ caro: 5 euro a testa, mi pare)) e affittiamo delle biciclette con l’ intenzione di attraversare con queste il Golden Gate. Una coppia di italiani si unisce a noi nell’ avventura.

E’ un giro che consiglio vivamente. La pista ciclabile che conduce al ponte è molto gradevole e l’attraversamento dello stesso offre un bellissimo panorama della baia. Giunti al di là dal ponte poi, magia: la città scompare e, voitlà: solo colline brulle e piccoli paesini sul mare.

Da segnalare il primo di questi paesini: Sausalito, che è molto grazioso(non perdetevi il quartiere delle spartane, ma bellissime, case galleggianti, qualche km fuori dal centro…), mentre da sconsigliare è la pedalata fino a Tiburon, da cui abbiamo preso il traghetto per tornare a San Francisco…Tornare da Sausalito, va benissimo…Arrivare a Tiburon è infatti un po’ una mazzata e non tutto il paesaggio lungo il percorso è bellissimo, giusto i primi km, in cui si aggira una bella laguna immersa nel verde.

Contenti della “scampagnata”, a sera gironzoliamo di nuovo tra Fisherman (visitiamo anche l’ acquario della città, ma niente di che), Chinatown e North Beach (avrete capito che questi quartieri sono molto raccolti e rappresentano la zona più turistica del centro), passeggiamo tra i pochi, ma sontuosi, grattacieli del Financial District, ci rifugiamo in un locale dove un ottimo gruppo country ci dedica “I walk the line” di Cash, e arriviamo stremati al nostro caro Renoir.

Il giorno successivo partiamo alla scoperta dei quartieri che ancora non abbiamo visitato, che sono in una zona totalmente diversa della città, molto meno battuta dai turisti.

Il primo è High Ashbury, il quartiere che fu il fulcro culturale del movimento hippie del ’68, che proprio da S. Francisco prese piede. Qui potrete osservare coffee shops (sic!,ma non ho ben capito che cosa offrono di preciso), negozi stravaganti, casette vittoriane colorate e molto caratteristiche, alcune delle comuni più famose della Summer of Love (quella dei Grateful Dead, la casa di Jimi Hendrix, quella di Janis Joplin…).

High Ashbury arriva a Golden Gate Park, che, attenzione, non c’entra niente con la zona dove c’ è l’ omonimo ponte. E’ un parco gigantesco (il Central Park di San Francisco, in pratica), dove vi sono diversi musei ed un bellissimo giardino giapponese.

Da qui prendiamo un bus cittadino e scendiamo a Mission, il quartiere latino. Un vero e proprio tuffo nel Sud America!!! Dicono che di sera sia pericoloso…Boh, nel primo pomeriggio era solo molto allegro! Da vedere assolutamente sono gli splendidi murales nascosti in un vicolo dalle parti della 24th street, se non sbaglio…

Solito gironzolare serale tra i moli del Fisherman e ci prepariamo a lasciare la città il giorno dopo, alla volta di Yosemite, naturalmente, ma non prima di una puntatina nella Wine Country, a nord della città.

WINE COUNTRY (SONOMA) Così, il giorno dopo, ripassiamo di nuovo il Golden Gate, questa volta in auto, e ci dirigiamo verso Sonoma, per assaggiare il forte vino della California! …Ed eccoci finalmente on the road! Ci ritroviamo quasi subito su una lunga striscia d’ asfalto che si divincola tra dolci colline brulle ricoperte di vigneti verdi, sulla quale, ogni tanto, si incontra qualche decadente baretto di legno.

Il cielo della California è, come sempre, blu intenso, e ci accompagna km dopo km.

Sonoma, immersa fra queste colline, è quieta e molto caratteristica, si sviluppa tutta attorno ad una grande piazza quadrata. Assaggiamo un vinello bianco molto sincero, ci aggiriamo per un mercatino colmo di prodotti tipici, assaggiamo dei formaggini locali molto gustosi, e pranziamo con il miglor hamburger di tutta la vacanza! Prima di partire per Yosemite abbiamo però voglia di toglierci un ultimo sfizio da queste parti: recarci a Santa Rosa per vedere il museo dedicato a Charles Shultz, “Sparky”, il creatore dei mitici Peanuts, che, a Santa Rosa, ha passato gran parte della sua esistenza.

Non è una deviazione lunghissima, però la consiglio solo ad appassionati. Il museo è un omaggio sentito al grande fumettista e più bello di così forse non potrebbe essere, ma il problema è che…Beh, è difficile fare un museo su dei fumetti…Più che tapezzare i muri con strisce del passato…Bella però una parete enorme su cui figurano, giganteschi, Lucy e Charlie Brown, composta da migliaia di piccole vignette.

Va bè, fatto anche questo, siamo pronti ad avviarci verso Yosemite.

YOSEMITE Arriviamo nella minuscola Mariposa (carina) sul far del tramonto, ci sgranchiamo un po’ le gambe e voliamo verso Oakhurst, dove abbiamo l’ albergo prenotato per la prima notte (Shilo Inn, bello, ma caro: 100 euro a notte, però con sauna, piscina, bagno turco, ecc…). Giungiamo lì verso le otto di sera (lo dico per segnalare che partendo il mattino è dunque possibile: lasciare San Francisco, farsi un giro nella Wine Country e arrivare a Yosemite in giornata, senza darsi a ritmi da giapponesi).

Primo consiglio su Yosemite: dormite nel parco!!! Le due cittadine più “vicine” sono appunto, Mariposa e Oakhurst (decisamente più carina la prima, mentre la seconda è solo un insieme di hotel e motel), ma sono davvero vicine per modo di dire. Fra eventuale traffico di camper e tornanti, ci si mette quasi un’ora e mezzo per raggiungere l’ ingresso del parco, il quale è a quasi mezz’ ora dal Visitor Center e dai primi punti d’ interesse. E poi, al di là di questo, dormire nel parco è più bello, fare campeggio, ancora di più! Infatti altro consiglio prezioso è, in generale: portatevi una tenda! Può esservi indispensabile (vi dirò più avanti!) in alcune occasioni, e in alcuni parchi può essere semplicemente più bello e divertente, oltre che infinitamente più economico! I lodge sono sempre carissimi! Ultimo consiglio: fate, al primo parco nel quale arrivate, il National Park Pass (50 dollari, dà l’accesso a tutti i parchi nazionali americani) se volete vederne altri: risparmierete parecchio! Lo Yosemite National Park si divide in due parti distinte: la Yosemite Valley, che è quella più turistica, e la parte che si sviluppa lungo la strada che conduce al Tioga Pass.

Tutte le strutture ricettive all’ interno della Yosemite Valley vanno prenotate via internet mesi prima, l’unico posto nel quale può essere molto probabile trovare posto, se si ha una tenda, è il Camp 4, immerso nella pineta della Valley e vicinissimo al Visior Center, che non accetta prenotazioni ed è il posto ideale per il viaggiatore zaino in spalla. Noi ci siamo accampati proprio qui per i tre giorni successivi. Ogni piazzolla per tenda (come tutti i camping negli States) è dotata di tavolo con panche e barbecue.

Il Camp 4 non è recitato, quindi gli orsi ci passeggiano tranquillamente nella notte profonda, quando non c’è più gente in giro ed i fuochi di falò e barbeque, insieme alle chiacchere, si spengono. Tutto il cibo va infatti lasciato in cassettoni di ferro (ogni tenda ne ha una) per impedire che questi animali, innoqui nella norma, combinino disastri per due salamine (abbiamo visto un’ auto con la portiera divelta nella notte per questa ragione).

Di Yosemite che dire…La Valley è bellissima, verdissima, piena di scoiattoli, profumi intensi di bosco e delimitata a destra e a sinistra da due imponenti pareti di roccia. Piacevoli le passeggiate alle due cascate e mozzafiato la vista da Glacier Point e da latri “vista point” disseminati sulla strada asfaltata principale.

La parte fuori dalla Valley, quella che porta appunto al Tioga Pass, non è da meno ed offre un paesaggio molto diverso (laghetti “alpini”, vegetazione che a tratti si fa più rada) ed altre bellissime passeggiate. (Carina quella che porta al Dog Lake, con bagnetto finale!).

Anche qui troviamo giornate soleggiate e calde, altro che felpino! A Yosemite stiamo 4 giorni in tutto, all’interno dei quali un errore strategico ci porta a fare una specie follia.

SEQUOIA NATIONAL PARK Un duplice errore di valutazione ci porta ad andare a visitare il Sequoia Nationa Park da Yosemite, con ritorno a Yosemite in giornata. L’errore è appunto duplice: da un lato è una mazzata, perchè i due parchi sono molto più lontani di quanto sembri sulla cartina stradale, dall’ altro è un peccato stare a Sequoia solo un giorno: la Giant Forest è strepitosa e deve offrire tante magnifiche passeggiate, noi abbiamo fatto solo le più importanti. Perciò quello che consiglio è: da S. Francisco andare a Sequoia, da qui raggiungere Yosemite, da qui, attraverso il Tioga Pass, raggiungere la Death Valley.

Maravigliosa la Giant Forest! Questi alberi giganteschi che spuntano all’ improvviso in mezzo al bosco riportano immediatamente alla mente i Barbarberi del Signore degli Anelli di Tolkien, e viene da chiedersi se lo scrittore non abbia tratto proprio da qui l’ ispirazione per queste creature. Sintesi: ricordo quel giorno a Sequoia come una bellissima giornata e, quel posto, come la foresta più affascinante che abbia mai visto in vita mia. Luogo incantato.

MONO LAKE E BODIE Levate le tende dalla Yosemite Valley, ci avviamo lungo la strada che porta al Tioga Pass, fermandoci qua e là sul percorso, e concedendoci anche una bellissima passaggiata mattutina (della quale ho già detto prima), usciamo infine dal parco proprio dal Tioga Pass, e ci muoviamo in direzione Death Valley.

Sulla strada veniamo sorpresi da un bellissimo lago dai colori molto suggestivi (il Mono Lake) e decidiamo di fare una piccola deviazione per andare a vedere Bodie (deviazione raccomandatissima!), un’ antica città del west famosa per la violenza che si respirava nelle sue strade nell’ epoca della corsa all’ oro, diventata poi una ghost town (dopo la chiusura della classica miniera), ed oggi salvaguardata giustamente come patrimonio storico nazionale. La visita è bellissima. Le vecchie casette, la chiesa, la prigione, la stazione dei pompieri, quella della benzina, il saloon: tutto lasciato e protetto così come il tempo ce lo ha consegnato…La polvere, il pavimento che scricchiola, i mobili rimasti mangiati dalle tarme…Il tutto posizionato in una piccola valletta circondata da brulle colline avvolte dal silenzio, che creano un’ atmosfera molto suggestiva e quasi magica.

Ripartiti da Bodie raggiungiamo a sera Lone Pine, ottimo luogo dove pernottare per partire il giorno dopo alla scoperta della Death Valley. Attenzione però: Lone Pine è colma di piccoli e grandi motel per tutti i gusti, ma troviamo il tutto esurito ovunque, tranne in un orrendo motel dove chiedono…150 euro per una notte!!!!! (Nota generale: negli States funziona così: anche per gli alberghi vale la regola secondo la quale il prezzo per una notte segue la domanda e l ‘offerta in quel preciso momento. Perciò, se arrivate in un posto dove c’ è il tutto esurito ovunque e rimane solo una stanza libera in un motel orrendo, beh…Pagherete appunto 150 dollari anche per dormire lì, occhio!).

Ci salva ancora la nostra tendina…15 dollari e dormiamo in bel campeggio con bagni pulitissimi e piscina.

DEATH VALLEY La mattina seguente ci alziamo di buon ora per affrontare la Death Valley. L’idea è quella di attraversarla tutta in giornata (è un venerdì), fermandoci ad osservare i punti di maggiore interesse, per poi arrivare la sera a Las Vegas, dove passeremo il week end.

Già mentre ci si avvicina a questa valle surreale, tutto attorno comincia a diventare arido ed incandescente…Tanto che, ad un certo punto ci chiediamo: “ma ci siamo già dentro?”.

No, il meglio deve ancora venire. Poco dopo doppiamo infatti il cartello d’ ingresso: “Welcome to Death Valley National Park”.

La sensazione è assurda. Sembra di girarsene in macchina su un altro pianeta, niente a che vedere con la Terra che conosciamo! Enormi spazi desolati, un caldo capace in pochi minuti di disidratare un uomo…La prima cosa che vediamo è un cartello che indica Sand Dunes…Ed in effetti poco dopo vediamo alzarsi alla nostra sinistra dune di sabbia in stile deserto del Sahara!!! …Sul cammino poi si susseguono altri paesaggi surreali: il grande lago salato di Bad Water, Artist Drive, Zabriskie Point e la vista meravigliosa del Dante’s View…Posti indescrivibili dove, in effetti, la morte (e cioè il caldo, l’ aridità, il silenzio) sembra vincere su tutto…

Attraversiamo quest’enorme distesa di “nulla” ed arriviamo sul far del tramonto a Las Vegas, dove, di colpo, proprio in mezzo al nulla, stravaganti palazzi di vetro, si innalzano verso un cielo nel quale anche la più piccola nuvola si sarebbe sentita in imbarazzo a stare.

LAS VEGAS Che dire di Las Vegas…La finta Las Vegas, la commerciale Las Vegas, la viziosa Las Vegas, la sfarzosa Las vegas…Beh, difficile non definirla anche e soprattutto: bella. Bella, sì.

Sarà finta ok, ma alla fine, finta rispetto a che?…Dove esiste nel mondo un’ altra via come la Strip? Sarà una macchina mangisoldi per turisti, ok…Ma che macchina, cazzo! Di giorno tutto ciò che si può fare e farsi cuocere dal sole a bordo piscina, fra una birretta ed un margarita, ma lo spettacolo che investe gli occhi appena l’ oscurità scende è qualcosa di incredibile…Questi palazzi che si accendono di mille luci, lo sciamare della gente per le strade…E poi, dentro a questi palazzi: ricostruzioni di quartieri newyorkesi, parigini, italiani, parchi giochi, piscine in cui si muovono delfini, parchi giochi…

Bella.

Se volete risparmiare vi conviene arrivare durante la settimana quando i prezzi crollano e potrete dormire in un albergo di lusso a cifre ragionevolissime…Certo, vi perderete il piacere di vedere cos’ è Las vegas il sabato sera, spettacolo che vale!!! Dopo un week end, ammettiamolo, divertentissimo passato in questo posto fuori dal mondo (ebbene sì, anche questo) ci muoviamo verso lo Utah per rifiondarci nella natura più incontaminata. Prima tappa: lo Zion National Park.

ZION NATIONAL PARK Altro posto dove consiglio decisamente il campeggio (peraltro, 10 dollari a notte). Quello vicino al fiume è infatti in una posizione meravigliosa. Altrimenti si può pernottare a Springdale, che è un minuscolo paesino molto grazioso, immerso nel verde, proprio all’ inizio del parco, poco prima dell’ ingresso.

Zion è un parco molto raccolto, una verde e piacevole vallata, racchiusa anch’ essa come Yosemite fra due pareti rocciose. Solo che qui le pareti sono di un colore più arancione e come già detto gli spazi sono meno sconfinati.

Zion mi ha dato l’ idea di un parco dove è proprio piacevole stare. Nel senso che poi non è che abbia passeggiate strepitose o chissà chè (tranne quella che si avventura tra le insenature strettissime che il fiume ha scavato in fondo), ma la piccola valle è un luogo molto ameno e rilassante, e mangiare al fuoco di un barbeque al tramonto laggiù è molto suggestivo. La sera poi, un ranger diverte gli ospiti del camping con racconti e informazioni interessanti sugli animali che abitano quei boschi (coyote, scoiattoli sempre in grandi quantità, coguari…).

A Zion passiamo due giorni e mezzo molto sereni e distensivi, durante i quali conosciamo anche una simpatica famiglia californiana in giro con un furgone della Ford adattato a camper. Gente semplice e dalla gentilezza squisita, con due bambini biondissimi dall’ aria angelica. Gente che ancora dice la preghiera prima di mettersi a mangiare, prendendoci alla sprovvista (io avevo già il mio taco fra i denti!), proprio come nei vecchi film…Ceniamo con loro fra tacos ed hamburger e ci danno indirizzo e numero di telefono, per andarli a trovare quando saremo vicino a San Diego. Loro sono infatti della costa.

Presi gli indirizzi, ci salutiamo dopo una lunga e piacevole serata colma di chiacchere e ci prepariamo ad andarcene nel Bryce Canyon il giorno dopo.

BRYCE CANYON NATIONAL PARK Verrebbe da dire di Bryce che è semplicemente il parco più bello…Poi, però, viste le differenze enormi fra un parco e l’altro (i boschi di Yosemite, le Sequoie giganti del Sequoia, i paesaggi lunari della Death Valley, ecc…) resta anche vero che questa frase non avrebbe, in realtà, molto senso…Diciamo allora che Bryce Canyon è semplicemente imperdibile (nel senso: se proprio dovete rinunciare a qualcosa non rinunciate a questo!!!).

A differenza del Grand Canyon, la cui vastità è impossibile da abbracciare con un solo sguardo, il Bryce Canyon, grande ma raccolto, abbaglia subito gli occhi in un solo momento e in tutta la sua intera bellezza.

Questa distesa di rocce che sembrano enormi stalagmiti dai colori intensi, che vanno dall’ arancio al rossastro, dal giallo a striature di bianco…Favolosa! …E favolose anche le passeggiate che poermettono di discendere il Canyon da una parte e di risalirlo da un’ altra, tornando poi all’ auto con lo shuttle bus.

Diversi piccoli motel, ed un campeggio, si trovano appena fuori dal parco, mentre un lodge ed altri camping sono all’ interno.

Qui, una sera, ci facciamo convincere ad andare a vedere il rodeo del luogo.

Mamma mia! Uno degli spettacoli più sgangherati che abbia mai visto in vita mia (ma siamo davvero negli States???) …Consigliato solo perchè la sera nei dintorni non c’ è proprio nulla da fare e, perchè, se lo prenderete con lo spirito giusto, finirete piegati in due dal ridere, come è successo a noi (non che loro volessero essere comici, però…).

MOAB, ARCHES, CANYONLANDS Spostamento lunghissimo e molto stancante e, a sera, da Bryce arriviamo a Moab, paesino sperduto che ha la fortuna di trovarsi nel bel mezzo di altri due parchi (soprattutto il primo che vado a dire) molto belli: Arches e Canyonlands.

Anche Moab è però piena di gente ed i motel sparano cifre alte e spropositate rispetto al servizio…Ci salviamo ancora con la tenda e, questa volta, senza avere alcuna voglia di fare campeggio, però tra 150 dollari e 15 dollari a notte…Il camping è anche carino, ma è in pieno centro…Fatto che ha i suoi vantaggi (due passi la sera senza prendere l’ auto) ed i suoi svantaggi (non si è certo immersi negli splendidi paesaggi di Yosemite o Zion!) Moab è un piccolo paesino di montagna (ma fa caldissimo!) dove, la vicinanza dei parchi, nonchè del fiume Colorado, ha fatto sorgere qualche bel ristorantino e negozietto…Sembra sia anche apprezzatissimo dagli amanti della mountain bike, soprattutto giovani studenti, per le belle escursioni che offre.

Questo è anche il primo posto dove si avverte di essere ospiti di uno stato mormone (siamo ancora nello Utah!), nel senso che ci sono assurde leggi sugli alcolici per le quali dopo certe ore certi posti non servono più da bere, altri ti servono da bere solo se mangi qualcosa (sic!), altri, e sono i posti più caratteristici, cioè piccole taverne o club (che poi in realtà assomigliano alla taverna di Bò dei Simpson, loro stessi li definiscono “buchi del cesso”), ti chiedono sempre di pagare una tessera d’ iscrizione, previa visione del passaporto (sic!sic!sic!) Però l’atmosfera del posto resta comunque abbastanza gradevole.

Venendo ai parchi.

Arches è un’ altra meraviglia. Il tempo ha scavato imponenti archi di roccia nella pietra che disseminati su un territorio aspro e arido creano un’atmosfera molto suggestiva, quasi mistica…Altra meta da non lascirsi scappare assolutamente!!! Canyonlands è molto bello, ma…È immenso e davvero difficile da gestire…Si dice che è una sintesi di tutti gli altri parchi (ci sono infatti: archi di pietra, canyon, composti rocciosi stile Monument Valley) e ciò è anche vero…Però è proprio enorme e non si sa bene da dove cominciare a visitarlo…In più le passeggiate non sono poi così belle. Ripeto: è un posto bello, ma una volta che si è dentro uno si chiede anche…”forte! ed ora?” MESA VERDE Non consiglierei a nessuno di perdersi lo spettacolo di Arches, ma certo che Moab e quel parco sono davvero lontano da tutto e da tutti, e costringono a spostamenti lunghissimi per rimettersi in carreggiata. Così dopo ore ed ore di strada arriviamo a metà del pomeriggio a visitare il parco di Mesa Verde, nel Colorado, dove si possono ammirare i bellissimi resti delle città di pietra dell’ antica tribù degli Anasazi, costruite a strapiombo sopra una valle, in giganteschi incavi formatisi nella notte dei tempi sulla parete rocciosa.

Le città sono molto ben conservate e la visita, nonostante i tanti turisti americani, si rivela interessante e paicevole, anche per la bella idea di permettere l’accesso ad alcune di queste città solo su visita guidata a gruppi di 20 persone circa (almeno una di queste è davvero da fare!).

DURANGO …E se arrivate fino a Mesa Verde e avete tempo, fermatevi assolutamente a Durango e fatevi rapire dalla sua rilassante atmosfera country! “Ci passerete 3 giorni senza nemmeno accorgervene”, diceva la guida ed in effetti a Durango ci si passa per caso e si va via a malincuore…

Immersa nel verde delle montagne circostanti, con la sua via principale dal sapore antico, i suoi vecchi saloon ancora funzionanti, i suoi locali, il fischio del treno d’epoca che và ancora a carbone, che torna dalla vecchia Silverton, questa cittadina trova davvero il giusto equilibrio tra rilassatezza e divertimento. Forse sentire parlare di treni a carbone e saloon può far pensare ad una cosa finta per tursti…La verità è che Durango è senz’ altro turistica, ma non finta.

Resta anzi sicuramente il posto in cui abbiamo avvertito di più la presenza della cultura cowboy.

Ci è anche capitato di ritrovarci in un posto, in mezzo ad un boschetto (il “Chutwagon D”) dove siamo stati coinvolti in una vera e propria sagra country, dove la maggior parte degli ospiti era sopra i 60, molti ancora vestiti nello stile classico del vecchio west, si mangiava carne alla ranchera, e si finiva ascoltando country fino a tardi con i mitici “Riders in the Sky”! Anche qui, come in tutte le altre tappe di cui non ho detto nulla in proposito, abbiamo dormito in un classico motel americano, di quelli che si vedono nei film con tutte le porticine e la piscinetta centrale…Quasi sempre, poi, in parte alla piscina c’è sempre una vasca idromassaggio con acqua calda che loro chiamano SPA.

CANYON DE CHELLY Da Durango ci muoviamo verso il Canyon De Chelly, in piena riserva indiana. Purtroppo lo abbandoniamo quasi subito, perchè una serie di sfortunati eventi, non ultimo due navajo che ci tamponano due volte, lo stesso giorno, a distanza di un’ ora, ci fa capire che evidentemente la riserva ci porta un po’ iella! Perciò facciamo solo una breve passeggiata e scappiamo dalla riserva alla volta della Monument Valley…In realtà il parco non sembrava nemmeno male…Però, come già detto, l’ ho visto troppo poco per dare giudizi seri in merito.

MONUMENT VALLEY Arriviamo alla Monument Valley al tramonto e lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi ci riconcialia un po’ con la giornata ed anche con i Navajo…Purtroppo le sventure della giornata non sono ancora finite, perchè anche qui non si trova un posto per la notte…Esasperati, in questo paesino appena fuori dalla valle chiamato Mexican Hut, piantiamo la tenda nel parcheggio di una pizzeria (sic), che reca il cartello sulla porta: “Se non avete trovato nulla e vi serve un posto per dormire accampatevi qua, pagherete domani”. Così facciamo. L’ indomani non paghiamo nemmeno, perchè il proprietario ci dice che quel giorno i bagni sono rotti (finirà questa sfiga imperante???) e quindi “tutto gratis”.

Dopo che mia moglie si ritrova una tarantola a pochi centimetri dal piede destro, torniamo a visitare la valle nella luce della mattina.

Beh…La Monumet Valley credo la conosciate…Il paesaggio è meraviglioso!!! Epico, non dirò altro.

Nel primo pomeriggio partiamo alla volta di Flagstaff.

FLAGSTAFF Flagstaff è una buona meta per una visita al Grand Canyon con ritorno in giornata, anche se non è poi così vicina al parco. E’ però una cittadina molto gradevole, perchè veramente molto viva la sera, con diversi locali dove si può ascoltare ottima musica dal vivo e molti giovani studenti in giro. Tra l’altro, sorge sulla mitica route 66, la madre di tutte le strde, come la chiamano negli states. Durante il giorno (e la notte) giganteschi (ma veramente giganteschi!!!) treni merci la attraversano fischiando e, se all’ inizio danno quasi fastidio, alla fine finiscono per diventare familiari e parte integrante delle caratteristiche del posto.

SEDONA A pochi km a sud si trova Sedona, che andiamo a visitare in giornata, nel nostro primo giorno di permanenza a Flagstaff…Dopo tanti parchi, di affrontare subito il Grand Canyon non ne avevamo proprio voglia…Più che altro: non ne avevamo le forze! Sedona è un bel paesino in una piccola vallata immerso nel verde…È diventato negli ultimi anni uno dei punti di ritrovo dei fanatici della new age, in quanto si dice che nei dintorni ci siano dei “vortex”, ossia punti strategici nei quali attraverso la meditazione si possa raggiungere una specie di stato di grazia spirituale.

Non so se sia vero, perchè quel giorno il cielo era un po’ nuvoloso e siccome questi vortex stanno spesso su picchi rocciosi volevamo evitare di raggiungere l’ estasi venendo colpiti da un fulmine! In compenso abbiamo passato una piacevole giornata, anche se bisogna ammettere che Sedona è un po’ una trappola per turisti, nonostante il paesaggio non sia niente male. Vicino al centro hanno anche ricostrito un villaggio stile “vecchio messico” pieno di negozietti…Consigliato quindi solo se volete provare i vortex o farvi una tranquilla giornata di shopping…

GRAND CANYON Il giorno dopo andiamo a visitare il Grand Canyon.

Allora, indicazioni sul Grand Canyon: la superficie che copre è così vasta che è difficile percepirne appieno l’ imponenza, nel senso che non esiste un “vista point” dal quale è possibile averne una visione completa. Dev’ essere un’ esperienza bellissima sorvolarlo con l’ elicottero o l’ aereoplano, ma costa veramente tanto (170 dollari a testa circa).

Altra esperienza veramente bella dev’essere discendere nel Canyon e risalire, ma a quel punto non dovreste pernottare a Flagstaff, perchè farlo in giornata è impossibile.

Altrimenti potete farvi la bellissima passeggiata che costeggia tutto il ciglio del Canyon arrivando a toccare tutti i meravigliosi vista point del parco (esiste anche uno shuttle bus che ferma ad ognumo di questi punti comunque, se non volete scarpinare, però “conquistarsi” i vista pints è più bello, no?).

Sul Grand Canyon non perderò altre parole…È facile immaginare che spettacolo sia per gli occhi questo imponente fenomeno della natura.

Gigante.

TUCSON Ci rimettiamo in moto il giorno dopo da Flagstaff per raggiungere Tuson, giù, giù, fino a sfiorare il confine col Messico.

Tucson non è proprio una bella città: soffocata dal sole di giorno e priva di un solo edificio che sia degno di nota.

E allora? …E allora bisogna andarci assolutamente se si ha tempo.

Perche? Allora…Primo, perchè questa città è ad oggi considerata uno dei poli culturali più interessanti degli stati uniti.

La comunità di studenti universitari che popola la 4th avenue ha reso questa via qualcosa di speciale…È da qui che hanno cominciato i Calexico ed è da qui che questa nuova musica tex-mex sta facendo sì che un numero sempre maggiore di case discografiche mandi qualcuno quaggiù a cercare talenti.

La 4th avenue s’ è popolata così di negozi stravaganti e soprattutto locali che fanno a gara ogni sera per proporre il gruppo più valido. Qui vi può capitare di sentire alcuni gruppi il cui disco ha avuto le 4 stellette sulla celebre rivista musicale Mojo, per dire…

Consiglio, a tal proposito di pernottare nel caratteristico Hotel Congress, che ha un club al piano terra che di sera si popola appunto di studenti, proponendo serate di musica dal vivo e altro ogni sera (70 euro a notte).

Quindi, ecco il primo motivo per fermarsi a Tucson: la musica.

E durante il giorno? Beh, ci sono altri due splendidi motivi per fermarsi qui: la vicinanza dello splendido Saguaro National Park e delle due cittadine di Besbee e Tombstone.

SAGUARO NATIONAL PARK Vi è mai capitato di girare in macchina tra verdi colline e accorgervi che sono verdi perchè ricoperti semplicemente da piante grasse? Vi è mai capitato di vedere cactus alti come pali della luce? Vi è mai capitato di passeggiare per una foresta di cactus saguari? No? Bene, tutto questo è il Saguaro National Park, di cui consiglio anche di visitare il bellissimo museo del saguaro. Passerete una giornata indimenticabile.

BEESBE E TOMBSTONE Due piccoli paesi dell’ epoca del vecchi west che stanno cercando di non scomparire cercando di buttarla su un po’ di turismo storico.

A Beesbe, si può passeggiare tra vecchi palazzi dell’ Ottocento (l’ antica posta, la prigione, la birreria) ed andare a visitare con un vecchio minatore la vecchia miniera oramai chiusa.

A Tombstone (arrivate però al tramonto, quando si spopola di turisti), potete passeggiare nella strada principale del vecchio villaggio west dove ci fu la mitica sfida all’ OK Corral.

E se pensate che anche queste cittadini siano trappole per turisti, beh…Sappiate che no…Non lo sono. Sono solo davvero due paesini “duri a morire” che per evitare di fare la fine di Besbee stanno cercando una via di fuga in un un po’ di turismo…Tutto qua.

Le visite si rivelano quindi belle ed interessanti.

SAN DIEGO Passate tre belle giornate fra Tucson e dintorni ci avviamo verso San Diego, ma non volendo appiopparci uno spostamento mazzata, ci fermiamo una notte a Yuma, della quale non parlo nemmeno, perchè vale solo se siete obbligati a pernottarci una notte. Non c’è niente! Niente!!! Solo una quantità incredibile di casette e un centro commerciale. Tanto che uno si chiede: “ma che cazzo ci fanno qui questi?” San Diego è una bella città di mare, con graziosi qurtieri di villeggiatura lungo le spiagge nei quali scorrazzare in bici, prendere il sole e farsi un bagnetto (nota generale: l’ oceano è però molto freddo, ovunque!) Esiste poi il qurtiere di Gaslamp, in centro, che è pieno di bei locali e ristorantini. Ottimo per fare serata.

Saprete poi di Sea World, dello Zoo più grande del mondo, Legoland, ecc…Ecc…

HUNTINGTON BEACH Dopo tre belle giornate passate a San Diego fra spiaggie, Gaslamp e Zoo, seguiamo la costa e ci fermiamo ad Huntington Beach, detta anche Surf City, perchè mecca, appunto, dei surfisti californiani.

E’ una località di mare piccola e gradevole (ma attenzione, stanno per costruire un mega complesso residenziale nei paraggi) dove tira sempre un vento forte che a sera si fa anche pungente. Difficile fare un bagno da queste parti.

Ad ogni modo noi non siamo andati laggiù nè per il mare nè per il surf, ma per Disneyland!!! Il famoso parco si trova infatti ad un’ ora scarsa d’ auto da lì.

DYSNEYLAND Beh, Dysneyland vuol dire una divertentissima giornata, che altro dovrei scrivere? LOS ANGELES Un unico consiglio su L.A.: piazzatevi a Santa Monica, o Venice Beach (sono comunque vicinissime l’ una all’ altra), e fatevi due, tre, bei giorni di mare aspettando l’ aereo. Non preoccupatevi di essere in una grande città. Fare vita da spiaggia è bello anche a Los Angeles, queste due località sono carine e le spiage non sono per nulla affollate (almeno non nella penultima settimana d’ agosto quando siamo arrivati noi…) Il resto è impazzire nel traffico per scattare qualche foto a cose che meritano una foto, perchè viste in qualche film, non perchè belle in sè.

Purtroppo L.A. È una cosa troppo grande…Mi ha dato l’ idea di un posto dove: o ci sei nato, o ci fai un mese, o è inutile fare il turista dei tre giorni.

Bene. Spero di non avervi annoiato troppo se siete arrivati fin qui.

E, se avete qualcosa da chiedere…Beh, scrivete alla mia mail, si sa mai…

Have a good trip guys…On the road again! Ciao, Fabio.

(Altri interventi che ho lasciato sul sito “Turisti per caso”: “Jamaica, alone on the road!” e “Coast to coast Messico del Sud”)



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche