Croazia: agosto 2011

Tutto quello che siamo riusciti a fare in appena dieci giorni di viaggio: da Zara a Hvar ai laghi di Plitvice, passando per Split e Trogir.
Scritto da: BeaBea
croazia: agosto 2011
Partenza il: 08/08/2011
Ritorno il: 20/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Questo viaggio in Croazia è iniziato l’8 agosto 2011 ed è terminato il 20 agosto. Abbiamo viaggiato in due (io e il mio fidanzato), in macchina, per un totale di circa 1190 chilometri.

Innanzitutto una premessa: non siamo due viaggiatori che vanno alla ventura (io, in particolare, voglio avere tutto organizzato prima della partenza), ma questo giro mi ha fatto capire come in quelle zone è davvero possibile decidere di partire all’ultimo momento e in qualsiasi periodo dell’anno, perché si trova senza problemi alloggio in ogni zona. In Croazia chiunque affitta almeno una stanza di casa sua per i turisti: a ogni metro vedrete cartelli con scritto, oltre a “soba”, anche le traduzioni “rooms-camere-zimmer” e di sicuro ne troverete una libera.

Noi, comunque, abbiamo preferito avere la sicurezza dell’alloggio e abbiamo prenotato, per l’isola di Hvar, nostra meta principale, un appartamento su www.homelidays.com, e, pochi giorni prima di partire, una stanza in una pensione a Zara su www.booking.com.

La moneta croata è la kuna (attualmente un euro sono circa sette kuna), ma quasi tutti accettano pagamenti in euro.

Il nostro viaggio è iniziato la mattina dell’8 agosto (lunedì) da Gorizia, intorno alle nove e mezza. Abbiamo deciso di partire a inizio settimana per evitare di trovare code eccessive alla frontiera, e così è stato.

La prima meta è stata la città di Zara/Zadar, la capitale storica della Dalmazia.

Intorno alle tre del pomeriggio (dopo le soste, una coda per incidente all’uscita dall’autostrada e dopo aver sbagliato strada) siamo arrivati alla pensione dove abbiamo dormito una notte (Pansion Maria, Put Petrica 24, 23000 Zadar). L’accoglienza è stata ottima: i proprietari sono gentilissimi e parlano bene in italiano. Unica nota negativa è che la stanza era piccola e dava sulla strada e le pareti erano molto sottili, quindi c’è stato rumore per tutta la notte.

A Zara abbiamo passato il pomeriggio passeggiando per la città vecchia. I principali siti da visitare sono il Foro romano, su cui si affacciano le chiese di Sant’Anna e San Donato (un esempio illustre di architettura bizantina dalmata), la cattedrale di Sant’Anastasia (in stile romanico italiano) e la chiesa di San Grisogono. Ma è forse la passeggiata sul lungomare la parte della visita che mi è rimasta più nel cuore. Lì è stato aperto al pubblico nel 2005 un organo marino, formato da 35 canne disposte sotto la superficie dell’acqua, le cui bocche spuntano da uno scalone di pietra della banchina, e producono diverse melodie a seconda del movimento delle onde. Dello stesso architetto, Nikola Bašić, è il Saluto al Sole, opera che ripropone in scala, poco distante sul lungomare, il sistema solare, creato con diversi pannelli, alcuni di vetro e altri fotovoltaici, che, quando scende la sera, si accendono e creano dei giochi di luce.

A cena abbiamo mangiato al Kornat (Liburnska Obala 6, Zara 23000, tel. 385023254501), ristorante di cui avevo letto bene in quasi tutte le recensioni su internet. Abbiamo preso degli antipasti di pesce e due fritture miste. Le porzioni erano molto abbondanti ed era tutto abbastanza buono (tranne il vino), ma devo dire che abbiamo speso un po’ troppo, rispetto a degli altri posti dove siamo stati nei giorni successivi. L’atmosfera del ristorante è un po’ pretenziosa, e c’è anche un pianista che ha cantato per tutta la durata della cena brani degli italiani che piacciono all’estero, da Ramazzotti a Baglioni.

Il mattino dopo ci siamo alzati presto, abbiamo fatto colazione in veranda (fiore all’occhiello della pensione Maria) e siamo ripartiti alla volta dell’isola di Hvar. Ci abbiamo messo circa tre ore fino a Spalato/Split, dove abbiamo preso il traghetto per Stari Grad (la cittadina sull’isola dove abbiamo alloggiato). Il biglietto a persona costa 23,50 kune, per l’automobile sono 318 kune.

Spalato è una città molto incasinata e ci abbiamo messo quasi un’ora per attraversarla e arrivare al porto. Assicuratevi di arrivare almeno un’ora e mezza prima della partenza, se siete in macchina: le operazioni di imbarco sono molto lunghe. Noi siamo partiti con quello delle 14.30.

Il viaggio in traghetto (con la linea croata Jadrolinija: orari e prenotazioni su www.jadrolinija.hr) dura circa due ore e passa attraverso uno stretto molto bello tra l’isola di Šolta e quella di Brač. All’arrivo a Stari Grad la nostra padrona di casa è arrivata in ritardo all’appuntamento al porto, e quindi siamo arrivati in appartamento verso le cinque e mezza.

Per quanto riguarda l’alloggio (House Bego, Ivanje Gomile, Stari Grad), era un po’ troppo piccolo: in due abbiamo fatto fatica a sistemare le nostre cose. C’era un cucinino minuscolo, e l’unico tavolo era in terrazza. Per fortuna non ha piovuto! Altrimenti avremmo mangiato seduti sul letto. In compenso, la zona è molto tranquilla e silenziosa e la padrona di casa è stata molto disponibile, anche a darci dei consigli sui posti da visitare (principalmente nella zona ovest dell’isola).

In genere in tutta la Croazia si spende poco per mangiare, fare la spesa, bere nei bar. Di sicuro una vacanza lì costa molto meno che una in Italia (a parità di posti belli e facilmente raggiungibili). Una birra da mezzo litro, per esempio, costa circa tre euro. La prima cosa che ci ha consigliato la nostra padrona di casa è stata proprio quella di mangiare e bere a Stari Grad, perché è molto più conveniente di altre zone più turistiche. Non solo, ma è anche molto più piccola e tranquilla. Per noi è stata una fortuna trovare alloggio lì, non essendo degli amanti delle serate in discoteca.

L’insediamento iniziale della città di Stari Grad risale all’incirca al 300 avanti Cristo, quando fu fondata dai greci e da loro chiamata Pharos. È una cittadina davvero incantevole dove non consiglierei niente di diverso dal concedersi il lusso perdersi nei vicoli su cui si affacciano le bellissime case in pietra d’Istria. Sicuramente merita una visita la casa del poeta croato Pectar Hektorović, della quale è aperto al pubblico il bel giardino con il laghetto dei pesci.

A Stari Grad abbiamo sempre fatto la spesa nel piccolo centro commerciale che c’è vicino al porto, qualche volta abbiamo comprato la frutta nel mercato in centro e qualcosa nelle panetterie lungo il porticciolo. Mediamente una spesa completa, dal latte agli affettati alle bottiglie d’acqua, ci costava venticinque euro.

Abbiamo cenato fuori un paio di volte e sempre nello stesso posto, al quale ci siamo subito affezionati: Pharia (Vagonj 2, Stari Grad). Ci è piaciuto perché si trova in una piccola via un po’ defilata e ha un bel cortile interno ombreggiato da una grande bouganville. Normalmente le konoba croate della costa e delle isole hanno tutte lo stesso menu e, più o meno, gli stessi prezzi, quindi è difficile scegliere. Noi siamo stati fortunati perché il posto, oltre che molto bello, è anche più economico degli altri in città (una cena di pesce completa costa intorno ai 20 euro a testa) e si mangia molto bene. La prima sera io ho preso un’insalata di polpo, cipolle e patate e un trancio di tonno alla griglia. Il mio fidanzato ha preso un ottimo antipasto di cozze e i calamari alla griglia. Poi, una bottiglia di vino bianco e il dolce (due palačinke, le crêpe tipiche croate farcite con marmellata o cioccolata o, se proprio si vuole esagerare, miele e noci). La seconda volta abbiamo preso un’insalata di mare, calamari e scampi alla griglia e una bottiglia di vino bianco. Per degli ottimi cocktail in riva al mare c’è il bar Lampedusa.

A Stari Grad c’è una zona balneabile abbastanza carina. Bisogna naturalmente accontentarsi di stare stesi sui lastroni di cemento, ma è comodo soprattutto se non si ha voglia di prendere la macchina. Naturalmente sono assenti, come del resto quasi in tutta la regione, le spiagge sabbiose.

Nel nostro soggiorno sull’isola di Hvar abbiamo visitato le altre due mete più gettonate: la città di Jelsa e quella di Hvar. La prima, delimitata a est e a ovest da due delle vette più alte dell’isola (Hum e Sv. Nikola) è visitabile in un paio d’ore, con la sua piazza che dà sul porticciolo.

La città di Hvar è sicuramente più caotica e frequentata (ovunque vi giriate, sentirete parlare in italiano). Noi abbiamo visitato il convento francescano e la fortezza (Fortica Španjola) per arrivare alla quale c’è una lunga camminata da fare, ma ne vale davvero la pena, sia per la passeggiata in sé, con una vista spettacolare sul porto e le isole Spalmadori di fronte alla costa, che per il giro della fortezza, che costa 25 kuna. La piazza principale della città di Hvar, la più grande della Dalmazia, è stata completamente pavimentata nel 1780, quando una sezione della baia antistante fu appositamente riempita. Consiglio di fermarvi a dare un’occhiata alla galleria d’arte che si trova sulla destra della cattedrale di Santo Stefano. Lì sono esposte diverse opere di giovani artisti croati, che meritano di essere viste (o acquistate, se volete fare un investimento per il futuro). Da vedere c’è anche, volendo, il Teatro (che noi però abbiamo sbirciato solo dall’esterno, perché il costo del biglietto d’ingresso ci è sembrato eccessivo).

Lungo l’Arsenale incontrerete banchetti che vendono soprattutto di prodotti alla lavanda e al rosmarino (l’isola è conosciuta proprio per la produzione di queste due piante), ma una bancarella che ci ha colpito perché totalmente diversa dalle altre è stata quella di un ragazzo che costruisce da sé degli strumenti musicali di sua invenzione.

Per quanto riguarda le spiagge dell’isola, siamo stati un paio di volte a quella di Zarače (lungo la strada che da Stari Grad porta a Hvar, si gira a sinistra seguendo l’indicazione). Si scende in macchina con un po’ di difficoltà, perché la stradina è abbastanza brutta, ma in fondo si trova parcheggio e poi si può decidere se proseguire, a piedi, a destra o a sinistra. Da una parte si passa attraverso un piccolo complesso di case e si arriva a una spiaggia di ciottoli abbastanza frequentata (ci sono anche un paio di ristoranti). L’altra è un po’ più scomoda, ma altrettanto bella. L’unica pecca è che questa parte è all’ombra quasi tutto il giorno.

Un’altra spiaggia, che abbiamo fatto più fatica a trovare (ce l’ha subito consigliata la nostra padrona di casa) è poco prima, sempre arrivando da Stari Grad verso Hvar. Dovete stare attenti, uscendo dalla galleria (l’unica in questo tratto di strada), a trovare parcheggio sulla sinistra poco dopo (ci sono sempre altre macchine: tenete quelle come riferimento) e lì si scende a piedi da una stradina scoscesa per arrivare alla spiaggia di Dubovica. Anche questa è bellissima, ma molto frequentata dai turisti. C’è persino una signora che ha la casa che si affaccia sulla spiaggia, che ha comprato una macchina per fare il caffè espresso appositamente per gli italiani.

Anche a Jelsa ci sono dei posti molto belli dove fare il bagno: bisogna sempre scendere a compromessi e pensare di stendere gli asciugamani sui lastroni di cemento, ma il mare è talmente bello che si fa tranquillamente lo sforzo! Il giorno che l’abbiamo visitata abbiamo deciso, al ritorno, di svoltare all’indicazione della spiaggia di Vrboska. La strada ci ha portato, prima, a superare un campeggio per naturisti e, subito dopo, a trovare una spiaggia, meno bella delle altre, in una baia molto riparata e frequentatissima, dove abbiamo trovato posto a malapena. Un consiglio anche qui: parcheggiate lungo la strada, appena iniziate a vedere la colonna di macchine, perché altrimenti vi trovate direttamente all’ingresso di un parcheggio a pagamento (decisamente troppo caro).

Nella settimana in cui siamo stati a Hvar, ci siamo presi una giornata per visitare Spalato (andata e ritorno in traghetto, sempre dal porto di Stari Grad, questa volta senza macchina). Questa città dalmata è famosa perché l’imperatore Diocleziano ci fece costruire la sua residenza estiva: un complesso architettonico, costruito a imitazione del castrum (il tipico accampamento militare romano strutturato secondo le due strade perpendicolari cardo e decumano), che coincide con il centro storico della città. In tre/quattro ore, prendendovela con calma, visitate tutto il Palazzo, che è una delle cose più belle in assoluto da vedere nella zona. L’entrata principale è la cosiddetta Porta Aurea, a nord. Entrando da lì e scendendo verso sud, arriverete direttamente nel peristilio, da cui potete ammirare a est il mausoleo imperiale e la zona dell’impianto termale e a ovest il tempietto dedicato a Giove. Proseguendo sempre verso sud, superando il cosiddetto vestibolo, potete scendere (e fare il giro pagando circa dieci kuna di biglietto) negli ambienti sotterranei del Palazzo. Anche qui, il solito consiglio: girate senza una meta. Noi, facendo così, abbiamo scovato una chiesetta piccolissima, di pochi metri quadri (mi pare si chiamasse San Michele), che non è segnata nelle guide, ma che merita una visita.

Una volta terminata la nostra settimana sull’isola di Hvar, siamo ripartiti alla volta del Parco nazionale dei laghi di Plitvice. Lungo la strada, ci siamo fermati a Trogir/Traù (tappa che ci aveva consigliato di fare la nostra padrona di casa, a circa trenta chilometri da Spalato), una delle città veneziane più belle della Dalmazia, che si trova su due isole, collegate alla costa da diversi ponti. Lì troverete da vedere: la cattedrale di San Lorenzo, con il suo magnifico portale (dove, tra le altre cose, sono scolpite le prime raffigurazioni di Adamo ed Eva della Dalmazia), la Loggia pubblica, il Castello di Camerlengo (che si affaccia sul mare)… (e poi non mi ricordo). Il tutto in pochissimi chilometri quadrati: tanti da farla essere una piccola città-museo.

Siamo poi ripartiti e arrivati in circa tre ore di viaggio nel comune di Plitivce. Qui ci siamo fermati nel paesino di Korenica, a circa 15 chilometri dal Parco, per cercare una stanza, che abbiamo subito trovato e che ci è costata circa 18 euro a testa (abbiamo dormito lì due notti). La prima sera abbiamo cenato al bistro Marina (consigliatoci dai proprietari di casa), dove abbiamo mangiato dei piatti di carne, tra cui i ćevapčići (polpettine di carne speziate). Se fate un giro nella zona, è d’obbligo un passaggio in uno di questi ristoranti che sono rimasti tali e quali a quando questa era Yugoslavia.

Il giorno seguente ci siamo alzati presto per andare a visitare il Parco nazionale dei laghi di Plitvice, il cui orario di apertura è 08.00-19.00. Cercate di andarci appena apre, perché da metà mattina in poi iniziano ad arrivare orde di turisti e l’atmosfera fiabesca del posto si perde quasi del tutto.

In una superficie di quasi 30 mila ettari e a quote che vanno da di più di 1200 a 367 metri sul livello del mare, si estende questo incantevole parco, con sedici laghi (tra superiori e inferiori), cascate e boschi a cui si può accedere da due diverse entrate, una a nord e l’altra a sud. Il biglietto giornaliero costa 80 kuna a persona.

Per visitare il parco, i percorsi proposti sono diversi: ci può spostare con una specie di piccolo autobus, fare delle tratte in traghetto, oppure cercare di fare tutto il giro (circa 22 chilometri) a piedi (il percorso K). Noi abbiamo scelto quest’ultimo, impiegandoci circa sei ore. È stato molto stancante (soprattutto per me), ma sicuramente lo rifarei: abbiamo camminato completamente da soli per diversi chilometri in mezzo ai boschi e intorno ai laghi, ed è un’esperienza indimenticabile. Scarpe comode e acqua a volontà: direi che sono gli unici due consigli che posso darvi per godervi il giro senza soffrire troppo.

Alla fine della giornata siamo andati alla ricerca di un altro ristorante vicino al nostro appartamento. Abbiamo quindi fermato la macchina di fronte alla Guesthouse Fortuna (Bjelopolje 16, 53230 Korenica), dove abbiamo mangiato ancora carne alla griglia seduti n veranda del ristorante, pagando sempre intorno ai 15 euro a testa.

La mattina seguente siamo ripartiti per tornare in Italia. Essendo il primo sabato (20 agosto) di quello che ai telegiornali piace chiamare “l’esodo del rientro”, abbiamo trovato diversi chilometri di coda all’uscita dell’autostrada. Nella parte che abbiamo fatto in Slavonia ci siamo fermati a comprare miele e formaggio in uno dei banchetti che ci sono un po’ dappertutto.

A ricordarci che qui solo vent’anni fa si è combattuta una guerra a dir poco sanguinosa hanno contribuito i cartelli che indicano i campi ancora minati: zone di campagna a pochi metri da terreni in cui i contadini passano coi loro trattori. Per non parlare poi delle case crivellate di colpi di arma da fuoco (gli unici edifici che non sono ricoperti di fori di pallottole sono quelli ristrutturati da poco).

Il bilancio conclusivo di questa vacanza itinerante è più che positivo. Se non siete mai stati in Croazia, tutti (ma davvero tutti) i posti che abbiamo visto quest’estate valgono la pena di essere visitati. Su www.flickr.com/photos/apicinthelife/sets/72157627512444111 potete vedere qualche foto che ha fatto il mio ragazzo durante il viaggio.

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Una veduta di Jelsa



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