West USA 2

Diario di viaggio e consigli utili
Scritto da: simmy_78
west usa 2
Partenza il: 30/07/2011
Ritorno il: 26/08/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 3000 €
Un viaggio organizzato da noi, prenotando a fine gennaio il volo, l’auto a noleggio e tutti i motel tramite internet. Cercando informazioni in internet, sulle guide turistiche Routard, Rough Guide e Lonely Planet e pianificando giornalmente il viaggio mesi prima.

ITINERARIO: in 28 giorni, dal 30 luglio al 26 agosto 2011, abbiamo girato gran parte dei parchi del West Usa, noleggiando l’auto a Los Angeles, passando da San Francisco e Las Vegas e facendo una lunga deviazione per raggiungere il parco di Yellowstone. In totale abbiamo toccato 9 Stati e percorso più di 10.000 Km. I maggiori parchi visitati sono stati: Sequoia NP, Yosemite NP, Mono Lake, Death Valley, Zion NP, Scenic Byway 12, 24, 163 e 191, Capitol Reef, Canyonlands NP, Horsehoes Bend, Arches NP, Yellowsone NP, Grand Teton NP, Mesa Verde, Canyon de Chelly, Muley Point, Goodseneck NP, Monument Valley, Upper&Lower Antilope Canyon, Dead Horse Point, Hoover e Glen Dam, The Wave, Grand Canyon South Rim, Route 66, Sunset Volcano.

Il 90% di questi parchi sono compresi nell’ANNUAL PASS che si acquista all’entrata del primo parco. Costa 80 dollari ed ha validità un anno per una macchina e tre persone a bordo. Noi abbiamo trovato in internet un pass ancora valido che ci è stato spedito per posta da Antonella da Genova contattata tramite il sito di Turisti per Caso. L’entrata nei parchi non compresi nella tessera (pochissimi), o perché trattasi di parchi gestiti da indiani, oppure perché non facenti parte dei Parchi Nazionali, costano comunque poco: meno di 10 dollari a testa. (A parte Antilope Canyon, che ha un costo più elevato, ma ne vale assolutamente la pena, e The Wave che è un discorso a parte che verrà affrontato in seguito.)

VOLO: è la variabile che influisce maggiormente il costo finale del viaggio. Prenotato su Tui.it a fine gennaio, spendendo 960,00 Euro a testa. Abbiamo volato con Alitalia da Milano a Londra e con Virgin Atlantic da Londra a Los Angeles. Purtroppo non siamo riusciti a fare il check-in online 24 ore prima della partenza, probabilmente perché si trattava di due compagnie differenti. Di conseguenza non abbiamo potuto scegliere i posti ed all’andata siamo finiti proprio a fianco dei bagni. Impossibile dormire. I bagagli sono volati direttamente a Los Angeles, mentre noi abbiamo dovuto rifare il check-in a Londra, cambiando terminal. La perfetta organizzazione londinese non si smentisce mai ed in pochissimo tempo abbiamo fatto tutto. L’aereo Alitalia era molto spazioso anche se il cibo a bordo era scarso. Mentre quello della Virgin aveva sedili molto stretti ed il cibo era decente. Nessun problema coi bagagli. Abbiamo volato per un totale di 13 ore. Il fuso orario varia dalle 8 alle 9 ore, dipende dallo Stato americano dove ci si trova. In California sono 9 ore, un bel jet-lag da recuperare!

AUTO: abbiamo prenotato l’auto tramite il nostro sito di fiducia: enoleggioauto.it. Nel momento in cui si fa il preventivo in internet si viene contattati telefonicamente da loro per decidere insieme optional, assicurazioni e tariffe. Dopo varie telefonate e mail di contrattazioni siamo riusciti ad avere un’auto categoria compact (diciamo la categoria successiva all’economy) per 26 giorni con ritiro e consegna all’aeroporto di Los Angeles. Il costo è stato di Euro 760,00. L’auto utilizzata, che abbiamo potuto scegliere tra 4 o 5 di vetture, è stata una Ford Focus blu elettrico. Abbiamo preferito avere il lettore mp3 sacrificando il cruise control. Ci siamo assicurati per il minimo indispensabile rifiutando ogni optional offertoci sia telefonicamente, che al ritiro dell’auto (con un po’ di fatica). L’unica nota negativa è il pagamento di un pieno alla compagnia e la riconsegna a serbatoio vuoto.

Nota positiva, invece, il cambio di gomme logore a tre quarti di viaggio. E’ bastata una semplice telefonata dal gommista di Page alla Dollar per la sostituzione a costo zero per noi.

BENZINA: nonostante l’auto di grossa cilindrata, la spesa per la benzina è stata contenuta. Il prezzo al gallone è poco più di 3 $ e mezzo ed è molto minore rispetto a quello che paghiamo noi in Italia. Abbiamo percorso più di 10.000 Km con 500 Euro. Diciamo che, dividendo per tre la cifra, abbiamo speso pochissimo!

Attenzione ai limiti di velocità. Negli States sono bassi (max 75 mph sulle highway) ma tutti li rispettano. Non azzardatevi a comportarvi come in Italia, altrimenti sono guai!

MOTEL: abbiamo deciso di prenotare tutti i motel da casa, prima della partenza, per evitare perdite di tempo e non rischiare di dormire in auto causa “no vacancy”. Molto utili si sono rilevate le recensioni di tripadvisor.it. La scelta si è rivelata azzeccata dato che tutti i motel hanno soddisfatto le nostre aspettative ed in alcuni casi ci hanno anche riservato piacevoli sorprese (colazioni che pensavamo non incluse o piscine con idromassaggio). Il pagamento è sempre avvenuto all’arrivo al motel con carta di credito (a parte un paio di casi dove hanno addebitato in anticipo il costo). Tutti i motel danno la possibilità di disdire entro il giorno prima in caso si cambi itinerario. Noi abbiamo sempre avvisato il giorno precedente tramite mail che saremmo arrivati in tarda serata, anche se, comunque, la stanza la tengono nonostante si attivi tardi. I motel scelti avevano tutti due queen beds (a parte Redondo Beach dove c’era un queen ed un king!), il bagno in camera, le salviette, il bollitore elettrico, la connessione wifi (sempre gratuita a parte i Motel 6), la tv (mai accesa) e il condizionatore (nota negativa: spesso e volentieri i condizionatori sono rumorosi) e in gran parte dei casi: frigo, freezer e phon. Gran parte dei motel danno la possibilità di prendere il ghiaccio alla loro macchina gratuitamente ed alcuni hanno anche un locale con lavatrici ed asciugatrici a prezzi modici. Le colazioni incluse sono state nella maggior parte dei casi abbondanti (sempre succhi di frutta, pane tostato, burro, marmellata e bevande calde ed in alcuni casi waffel, muffin, frutta, yogurt…)

Tutto questo spendendo in media meno di 20,00 euro a testa a stanza a notte. Ottimo.

ASSICURAZIONE MEDICA: come è risaputo se ti succede qualcosa negli States ed hai bisogno di un medico sono guai, anzi sono soldi! Quindi abbiamo deciso di stipulare un’assicurazione medica. Girando in rete abbiamo scelto un’assicurazione americana, la Medex Assist per circa 40,00 Euro a testa che ci ha coperti per tutto il periodo del viaggio. La più economica possibile trovata.

CARTE DI CREDITO: è impossibile fare un viaggio negli States senza carta di credito. Prima cosa perché non è possibile noleggiare un’auto senza che loro abbiano la garanzia di un numero di carta. E’ accettata dappertutto e la Mastercard, quella utilizzata da noi, non ha mai dato problemi. Per sicurezza abbiamo prelevato 1.400,00 dollari alle Poste (sono loro che, alla faccia delle banche, fanno il cambio più favorevole e applicano commissioni basse) prima della partenza, ma ne abbiamo avanzati una parte, dato che quasi sempre pagavamo con la carta senza spese aggiuntive.

MANCE: nella maggior parte dei ristoranti, diner, o fast food, chiamateli come volete, si dovrebbe lasciare una mancia almeno del 10%. E, considerando che il coperto è sempre gratis ed i prezzi sono sempre onesti e contenuti a fronte di porzioni molto abbondanti (per il nostro standard), la si da sempre con piacere. Rarissimamente è già compresa nel conto, ma fate attenzione, prima di darla due volte!

CIBO: nota dolente, almeno per noi italiani abituati a mangiare bene. Gli hamburger si trovano dappertutto. Ma scordatevi gli hamburger di McDonald’s che è la catena più scadente negli States. Gli hamburger sono sempre giganti, la carne di ottima qualità e il contorno è sempre compreso. Per una spesa di 6/7 euro. La bibita piccola non esiste, lì si parte dalla media, ma la maggior parte delle volte ti portano la nostra grande. Bevande gasate a volontà e c’è quasi ovunque il “refill”, cioè paghi la prima poi puoi riempire il bicchiere quante volte ti pare. L’acqua (del rubinetto) la portano sempre gratis e ghiacciata. Ghiaccio ovunque, ditegli di non metterlo, che le bevande sono già fredde. Presto ci si stanca degli hamburger e non è che ci sia poi così molta scelta… Sì, le insalate sono ottime e abbondanti. Le pizze sono buone; l’impasto è ottimo e alto e noi abbiamo imparato a farcele fare senza sugo quando abbiamo capito che ci mettevano il pepe… Buone le catene Domino’s e Pizza Hut. Poi ci sono i panini di Subway: con pochi dollari si può scegliere un megapanino con la farcitura che si preferisce. C’è qualche zuppa, del cibo messicano, le famose T-bone e nulla di più. Noi non ci siamo azzardati a mangiare la pasta. Il nostro diner preferito è senza ombra di dubbio Denny’s, sia per la colazione che per pranzo o cena: servizio impeccabile, porzioni giganti, cibo ottimo. Wendy’s fa hamburger decenti, quindi in mancanza di Denny’s… I nostri famigliari Burger King e McDonal’d li abbiamo evitati sapendo che non c’è confronto con gli altri prima citati. Burgher King comunque meglio di Mc. Molto buoni anche i diners locali.

Non abbiamo quasi mai comprato bottiglie d’acqua. Dato che l’acqua dei rubinetti dei motel è potabile, riempivamo le bottigliette la sera prima, le lasciavamo in frigo e per il giorno successivo eravamo a posto. Portare sempre grandi riserve di acqua se visitate i parchi degli States d’estate. Il caldo è micidiale. Spesso acquistavamo bottigliette di Gatorade venduti a prezzi modici in qualunque stazione di servizio.

Immancabile l’acquisto del frigo di polistirolo da riempire di ghiaccio e tenere in auto. Noi abbiamo preso quello di Walmark a 3,00 dollari che ha retto fin (quasi) alla fine.

CLIMA: come sempre il mese di Agosto è il periodo peggiore per viaggiare, prima cosa per i costi che lievitano, seconda cosa perché fa sempre troppo caldo. Tuttavia non potendo scegliere…

Il clima degli Stati Uniti Occidentali è abbastanza vario, essendo immensi. Sulla costa il clima è californiano, quindi paradisiaco, diciamo con una temperatura media di 25 gradi. Ad eccezione della zona di san Francisco dove, in mancanza di sole, fa abbastanza freddo anche d’estate. Verso l’interno il caldo si fa sempre più insopportabile. Il caldo è secco e le temperature possono arrivare fino a 40° C o anche di più nella Death Valley. La maggior parte dei parchi tuttavia si trova ad altitudini abbastanza elevate (dai 1000 ai 2000 mt) quindi il caldo è mitigato dall’altezza e le temperature sono sopportabili. Le precipitazioni variano da anno ad anno. Nel 2009 abbiamo trovato solo un giorno di pioggia in un mese. Nel 2011 spesso e volentieri abbiamo assistito a temporali pomeridiani, che il più delle volte ci giravano intorno senza farci arrivare una goccia d’acqua. Pericolosi i flash floods causati dai temporali. Informarsi sul meteo prima di imbattersi in slot canyon. A Yellowstone, anche se più a Nord, non fa molto più freddo delle altre zone, come ci saremmo aspettati.

In generale, ad agosto è abbastanza una felpa un po’ pesante ed un kway ed abbigliamento estivo.

BUDGET: tutti i nostri preventivi di spesa sono stati rispettati, senza alcun imprevisto che avrebbe fatto lievitare i costi. Abbiamo speso all’incirca 2.600,00 Euro a testa.

CONTATTI: per qualunque info contattateci pure a questa mail: simmy_78@hotmail.com

CONCLUSIONI: Un gran bel viaggio. Completo. Emozionante. Abbiamo visto spettacoli naturali indescrivibili che ogni racconto o foto potrebbero solo sminuire. Difficile rendere l’idea, è necessario andarci per capirne e goderne la bellezza!

Diario di viaggio:

Sabato 30 luglio 2011

Sveglia ore 4.15. Ci rechiamo a Linate. Per fortuna arriviamo con un po’ di anticipo perché la coda al check-in è esagerata. Voliamo con l’Alitalia fino a Londra. Atterriamo al T4 e con una comoda navetta ci spostiamo al T3. Ci tocca rifare nuovamente il check-in, senza però dover ritirare i bagagli, il tutto senza problemi, dato che abbiamo 3 ore di attesa prima del volo della Virgin Atlantic che ci porterà a Los Angeles in 11 ore. Sul volo abbiamo mangiato decentemente, ma i posti erano alquanto stretti e vicino ai bagni, per immensa soddisfazione di Simona (oooh) che non è riuscita a dormire.

Nessun problema alla dogana statunitense a parte Simona che ha questionato, per il suo inglese maccheronico, con l’impiegato durante l’ “interrogatorio” mentre le prendevano, come di routine, le impronte digitali. Tutto ok per l’ESTA, l’autorizzazione per entrare negli States, richiesta via internet qualche mese prima al costo di 14 $ a testa.

Prediamo il bus navetta dell’agenzia di noleggio auto (Dollar) dove l’impiegata voleva farci pagare una cifra più elevata come assicurazione, ma Simona ha avuto il suo secondo litigio della giornata ed è riuscita a pagare solo un pieno (45 dollari) già comunque concordato, per un totale di 760 Euro. Ci fanno scegliere tra 4 o 5 auto, della categoria Compact, quella che preferiamo. Dopo un’attenta valutazione optiamo per una Ford Focus blu elettrico con lettore mp3, per la soddisfazione di Sabrina, e senza cruise control, purtroppo per Davide.

Dopo due ore circa di strada, ed il primo bel tramonto, arriviamo a Buttonwillow, tappa intermedia prima di raggiungere San Francisco. Alloggiamo al Super 8 sull’Interstate. Ceniamo con hamburger da Denny’s (il primo di una lunga serie) spendendo circa 8/9 dollari a testa. Andiamo a letto distrutti a causa del jet-lag.

SUPER 8 – BUTTONWILLOW

Domenica 31 luglio 2011

Sveglia alle ore 5.30 (non ci pesa per via del jet-lag). Colazione compresa nei 15 Euro circa del costo del motel. Ci prepariamo degli squisiti waffel. Partiamo per la tanto ambita San Francisco e lungo la strada vediamo il primo (di una lunga serie) arcobaleno e avvistiamo una fattoria con più di 1 km di mucche! Le manie di grandezza statunitensi iniziano a farsi vedere! Arriviamo a San Francisco, dopo circa 5 ore di viaggio, intorno a mezzogiorno. Tempo da lupi. Il cielo è completamente coperto di nuvole basse e c’è un vento gelido. Aveva ragione Mark Twain: “Il mio peggior inverno è stata l’estate di San Francisco”. Visitiamo il Golden Gate immerso tra le nubi, il Fisherman Warf con le otarie e i negozietti turistici (per la gioia di Sabrina). C’è in giro molta gente, forse perché è domenica (o forse perché qui è zona superturistica?)

Poi attraversiamo il ponte in auto e raggiungiamo una collinetta da cui è possibile fotografare il Golden Gate circondato dalle nubi. Si pagano 6 dollari ad auto solo per il rientro in città. Pranziamo da Subway (per la gioia di Simona che ha già la nausea) spendendo pochissimo. Facciamo un giro in auto nella zona centrale della città dove vi sono palazzi e grattacieli, e successivamente visitiamo il bellissimo quartiere di Castro (quello di Harvey Milk ;). Stanchi e assonnati raggiungiamo, con un po’ di fatica (perché Simona aveva la mappa ma si è dimenticata di guardarla…), il Days Inn di San Bruno (zona aeroporto). Confortevole e pulito, potrebbe essere paragonato ad un nostro albergo a 4 stelle con la differenza che questo costa circa 15 Euro a testa.

DAYS INN – SAN BRUNO

Lunedì 1 agosto 2011

Sveglia alle ore 7. La colazione è inclusa. Buona e abbondante. Dato che il tempo nuvoloso non ci da tregua ci dirigiamo alla sede della Apple a Cupertino dove, allo Store, acquistiamo magliette (che si trovano solo qui) e penne ricordo (le uniche cose alla nostra portata di portafoglio!). Siamo passati anche alle sedi di Facebook a Palo Alto e della Google a Mountain View (giusto per curiosità e per scattare qualche foto). Qui il tempo è migliorato ed è decisamente californiano (era ora!). Tornando a SF, dove troviamo finalmente il sole, pranziamo a Fisherman Warf con pesce fritto (nulla di che, le patatine erano inzuppate nell’aglio…) e saliamo sulla Coit Tower ad ammirare il panorama della città (peccato per i vetri alle finestre che impediscono la visuale perfetta). Saliamo a piedi sul Golden Gate Bridge fino al primo pilone. Scendiamo di corsa, per paura di farci scappare il tramonto, e raggiungiamo Marshall Beach. La spiaggia si raggiunge da un sentiero ben tenuto di sassi e scalini di circa una ventina di minuti che parte dalla base del ponte. Rimaniamo lì fino al tramonto passeggiando sulla spiaggia. Per tornare all’auto prendiamo un altro sentiero (abusivo) che ci permette di accorciare di non poco la strada. Peccato che ci tocca passare sotto ad un cancello chiuso da un catenaccio, e meno male che nessuno ci ha notati.

DAYS INN – SAN BRUNO

Martedì 2 agosto 2011

La mattina facciamo un giro sul Cable Car al costo di 6 dollari a testa (caro). Arriviamo alla zona dei grattacieli e, passando dal grattacielo più famoso, quello a forma di piramide allungata, torniamo al pier a piedi passando dal quartiere italiano, mangiando una (anzi due) buonissime fette di pizza a 3 dollari l’una.

Nel pomeriggio inizia l’on the road, in viaggio verso Sequoia NP. Arriviamo dopo il tramonto allo Squaw Valley Motel, non lontano dall’entrata del Kings Canyon, zona Nord di Sequoia. Un bello scarafaggio ha fatto intimorire la Sabri che a tutti i costi ha voluto spostassimo i letti, invano, perché quello chissà dove si era ficcato…

SQUAW VALLEY MOTEL – SQUAW VALLEY

Mercoledì 3 agosto 2011

Ci alziamo come sempre di buon mattino (forse troppo presto, la luce era ancora troppo bassa per le foto) per andare a visitare il Sequoia NP dove rimaniamo impressionati dalle dimensioni di queste piante. Le sequoie più grandi possono essere circondate da 30 persone che si tengono per mano. Percorriamo diversi sentieri tra le sequoie, sempre a bocca aperta e a testa all’insù. Percorrendo un sentiero incontriamo due ragazze che ci consigliano di proseguire per quel sentiero per raggiungere un luogo dove dicono di aver avvistato mamma orsa con orsetti al seguito che mangiano fiori. Seguiamo il prezioso consiglio ed avvistiamo, prima un cervo seduto sotto un albero, poi, in lontananza, un orsetto che cammina tranquillo nell’erba alta. Non ci avviciniamo troppo per precauzione (e per paura che nei dintorni ci sia mamma orsa).

Uscendo in auto dal parco ne vediamo un altro sul bordo della strada, ma non riusciamo a fotografarlo, perché fugge subito nella boscaglia.

Raggiungiamo il motel che si trova a Visalia, dopo Three Rivers, all’uscita Sud del parco e ceniamo con frutta presa da Davide ad un 7/11 vicino al motel.

ECONO LODGE SEQUOIA AREA – VISALIA

Giovedì 4 agosto 2011

Oggi visita a Yosemite NP. Qui possiamo godere di un altro spettacolo naturale. Un’immensa valle glaciale scavata nella montagna con boschi di pini, molti dei quali bruciati a causa degli incendi, e cascate come le Bridaveil Fall (velo della sposa). Decidiamo di percorrere il breve sentiero che porta ai piedi di questa cascata. Sembra di stare sotto ad un enorme vaporizzatore (la macchina fotografica non è che ne sia così entusiasta…). Vediamo più da lontano le Yosemite Falls. Due grossi monoliti delimitano la valle: El Captain e l’Half Dome che, volendo, si può scalare (di certo non da noi…). Questo parco si trova a più di 2000 metri, infatti la temperatura non è caldissima.

Usciamo da Yosemite ed arriviamo a Mono Lake. Proseguiamo verso Bodie: un villaggio abbandonato ad inizio ‘900. Vi sono case in legno, auto scassate, vecchi negozi, la scuola, la fabbrica per l’estrazione e la lavorazione dell’oro. Peccato che arriviamo alle 17.30 e Bodie chiude alle 18 (vanno a letto con le galine ‘sti americani). Sarebbe stato bello rimanerci di più e giralo con maggiore calma. Spendiamo 7 dollari a testa.

Al tramonto passeggiamo sulle rive di Mono Lake, chiamato così perché il terreno è pieno di moschini che gli indiani del posto chiamavano ‘mono’. Dal lago spuntano delle formazioni rocciose di tufo. Al tramonto il paesaggio è molto suggestivo. Percorriamo circa 30 km di strada e raggiungiamo il Motel 6 a Mammoth Lake, nota località sciistica americana. Essendo già quasi tutto chiuso perché è tardi (per gli americani, che dopo le 22 vanno a nanna…) ceniamo, in mancanza di altro, da McDonald’s, prima e ultima volta.

MOTEL 6 – MAMMOTH LAKE

Venerdì 5 agosto 2011

Sulla strada prima di raggiungere la Death Valley ci fermiamo per la colazione in una casetta in legno tipicamente americana, a gestione famigliare, dove con 10 dollari a testa mangiamo: uova strapazzate (scrambled), pane tostato con burro e marmellata, patate al forno, frutta fresca e succo d’arancia.

Entriamo nella Death Valley dal lato Ovest dove ci sono le dune di sabbia ed il caldo inizia a farsi sentire. Visitiamo poi i diversi punti di osservazione fino ad arrivare a Furnace Creek, tra cui Devil’s Garden: il campo da golf del diavolo. Si tratta di una pianura formata da aguzze formazioni ricoperte di sale. Proseguiamo verso Badwater. Siamo ad 86 mt sotto al livello del mare. Il caldo è secco e soffocante. Arriviamo a 116°F, 46° C. E’ come se ci fosse un phon gigante che soffia aria calda. Si tratta di un lago salato riarso. E’ rimasta solo un’immensa spianata di sale di un bianco abbagliante su cui si può camminare per quanto uno ce la possa fare (noi a mala pena). E’ d’obbligo avere con sé molta acqua. Successivamente passiamo da Artist Drive, un percorso in auto a senso unico in cui è possibile ammirare conformazioni rocciose grandiose e dai diversi colori. Sembra di essere in un paesaggio surreale.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo l’Atomic Inn a Beatty ad una quarantina di km da Furnace Creek. Mangiamo in un saloon hamburger deliziosi e torta fatta in casa. Qui ci sono veri cow-boys. In camera ci beviamo una Bud in lattina gigante (che serate emozionanti!! 😉

ATOMIC INN – BEATTY

Sabato 6 agosto 2011

Ci alziamo alle 6, un orario in cui ancora il caldo non da fastidio, per raggiungere Zabriskie Point, da cui è possibile ammirare conformazioni rocciose particolari. Proseguiamo verso Dante’s View da dove è possibile godere di un panorama mozzafiato su Badwater, su tutta la Death Valley e sulle montagne circostanti. Qui, a detta di Simo, c’è pieno di “bauscia”. Lei fa credere ad un figaccione milanese di aven noleggiato una Camaro rossa fiammante fingendo di aprirla col telecomando della nostra Ford Focus. Lui commenta dicendo “Bella macchina che avete preso, deve avere un bel motore!!” E lei sogghignando: “Sì, sì, ci puoi giurare!” Poi sentiamo dei tipi che commentano: “Vabbò, la Dedvallei l’emo vista, annamo va’!” “Annamo armeno a fornacecrick!”

Dopo aver salutato il nostro amico Dino, ci aspetta la patria di Elvis: Vivaaaaaa Laaas Vegas!!!

Denominata Sin City, città del peccato, è espressione delle manie di grandezza americane. A Las Vegas c’è tutto ed il contrario di tutto, si può decidere di spendere pochissimo (come noi) o un capitale e svenarsi. E’ un parco dei divertimenti più che una vera e propria città. Si può salire in gondola, sulla Tour Eiffel, sulle montagne russe che passano tra i grattacieli che fanno da albergo per i turisti. Ogni hotel della Strip è a tema ed ha il proprio casinò dove si può entrare liberamente. Noi abbiamo perso i pochi dollari giocati. Alloggiamo al Summer Bay Resort, un mini appartamento con ogni comfort, perfino lavatrice ed asciugatrice. Il balcone si affaccia su una delle piscine con vasca idromassaggio. La temperatura a LV è bollente, ma basta entrare negli alberghi o nei casinò per rinfrescarsi (ed ammalarsi) con l’aria condizionata tenuta a palla.

Lo spettacolo migliore è dato dalle fontane del Bellagio che partono ogni mezzora circa e danzano a ritmo di musica (e che danze, e che musica!). Bellissimo lo spettacolo notturno con le fontane illuminate.

Attenzione quando si programma il viaggio: non andate a Las Vegas il fine settimana. I prezzi di tutti i motel raddoppiano!! Noi ce ne siamo accorti troppo tardi, anche se alla fine abbiamo speso comunque poco. Certo abbiamo dovuto rinunciare ad un hotel sulla Strip, ma forse è stato meglio così. Il Summer Bay (che comunque è a 10 minuti dal centro) è stato il migliore della nostra vacanza!

SUMMER BAY RESORT – LAS VEGAS

Domenica 7 agosto 2011

Ultimo giro a Las Vegas, ultima giocata (ultima perdita), ultima vista alle fontane del Bellagio e (non ultima) colazione da Denny’s. Verso Boulder dove c’è la Hoover Dam, diga che ha fermato il Colorado prima di entrare nel Grand Canyon, formando il Lake Mead, che fornisce energia a Las Vegas e a gran parte degli stati del West. Fa un caldo terribile. Non entriamo, perché pensiamo che il costo del biglietto non valga la visita, facciamo solo un giro veloce all’esterno, sopra la diga. Raggiungiamo il Days Inn a Hurricane, prima di Zion. Facciamo il bagno in una piscinetta con idromassaggio, in compagnia di numerosi moschini, prima di cenare da Wendy’s.

DAYS INN – HURRICANE

Lunedì 8 agosto 2011

Visitiamo Zion. Alte pareti rocciose che vanno dal bianco al rosso, nel mezzo delle quali è possibile percorrere dei sentieri. Noi scegliamo i più semplici e corti (sfaticati!). Il primo costeggia il Virgin River, il secondo porta alle Emerald Pools. Ci fermiamo alle Lowers Pools (sfaticati2) dove incontriamo piccole cascate d’acqua e grandi farfalle che planano in un ambiente paradisiaco. Il terzo sentiero che percorriamo arriva ad una parete rocciosa da cui scende l’acqua. Dormiamo allo Zion Park Motel con la piscina riscaldata, con scivolo e con vista panoramica sulle rocce rosse di Zion. Anche la bella stanza ha una grande finestra con vista su Zion. Cena vicino al motel con pizza.

ZION PARK MOTEL – SPRINGDALE

Martedì 9 agosto 2011

Visita al Bryce Canyon. Spettacolari pinnacoli di rocce dai diversi colori, dal rosso all’arancio, al giallo al bianco, trai quali è possibile percorrere diversi sentieri. Noi scegliamo il Navajo Loop trail, lungo all’incirca 2 km. Appena arrivati è chiuso per lavori di pulizia, ma dopo poco, fortunatamente, viene aperto il passaggio. Si passa tra i pinnacoli, all’inizio scendendo tra le rocce, poi risalendo per una salita abbastanza ripida. Successivamente ci godiamo lo spettacolo dai diversi punti panoramici del bordo del Canyon che si raggiungono in auto.

Dormiamo al Bryce Canyon Inn di Tropic e ceniamo alla pizzeria del Motel.

BRYCE CANYON INN – TROPIC

Mercoledì 10 agosto 2011

Percorriamo la Route 12, una delle più famose Scenic Byway degli States. Visitiamo il Kodakrome Basin, un piccolo canyon all’interno di rocce rosse. Percorriamo in auto la parte iniziale del Burr Trail che arriva fino a Page, di cui l’ultimo tratto è solo per 4×4. Si tratta di un canyon con rocce altissime dalle diverse tonalità del rosso. Mentre lo precorriamo vediamo un piccolo slot canyon ed entriamo a piedi. Sarà largo massimo cinque metri, ma alto almeno un centinaio. Qui è davvero favoloso, con le rocce e la sabbia di diverse tonalità di rosa e rosso. Pranziamo a Torrey, con hamburger, in un locale buono ed economico. Torneremo anche per la cena dove assisteremo ad una tipica cena di americani con hamburger e gelato, mangiati contemporaneamente! Successivamente arriviamo al Capitol Reef, barriera di rocce rosse davvero spettacolare. Passiamo anche da Fruita, anche se i campi dove è possibile raccogliere frutta di stagione, sono già chiusi (sempre perché gli americani vanno a letto con le galline, perché sono solo le 17.30…). Bel tramonto al Capitol Reef. La nostra prenotazione è al Rim Rock Motel di Torrey, bello e con vista sul Capitol Reef.

RIM ROCK MOTEL – TORREY

Giovedì 11 agosto 2011

La colazione nel motel è scarsa. Dopo essere ripassati da Fruita, ma in questo periodo ci sono solo mele, continuiamo sulla Us 12 e imbocchiamo anche la Us 24 fino a Goblin Valley. Camminiamo tra i simpatici gnomi di roccia di colore rosso scuro alti da 1 a 4 metri. Il caldo è insopportabile e di ombra nemmeno a sognarci.

Lo stesso giorno visitiamo il Dead Horse Point, solcato dal Green River. Raggiungiamo Canyonlands, la zona di Island In the Sky con punti panoramici molto belli, Grand View Overlook, dove è possibile vedere il Green River e il Colorado che si congiungono e Green River Overlook. Un breve sentiero ci permette di raggiungere un arco. Noiosa presenza di italiani…

Lasciamo l’auto sul bordo della strada e ci godiamo un tramonto spettacolare in un punto scelto da noi fuori dai percorsi consentiti (tanto i Rangers sono già a letto!).

Arriviamo a Moab e ci sistemiamo all’Adventure Inn dove staremo 2 notti.

ADVENTURE INN – MOAB

Venerdì 12 agosto 2011

Colazione da Denny’s, perché quella del motel è scarsa (solo muffin e bevanda). Grand slam, 4 cose a scelta tra: uova strapazzate, english muffin, pankakes, 2 toast, hash brown, frutta fresca per 5.99 dollari. Gli smoothies sono ottimi!!

Giornata dedicata a Arches NP. Parco suggestivo con diverse formazioni rocciose che vanno dal marrone al rosso in base al momento della giornata, e favolosi archi. Il Landscape Arch, il cui nome è stato confuso con quello del Delicate Arch, che vedremo al tramonto, si raggiunge con un breve sentiero abbastanza pianeggiante. Il caldo è soffocante e da molto fastidio. Il Sand Arch si raggiunge attraverso un piccolo slot canyon. La Balanced Rock è circondata anch’essa da un breve sentiero che permette di ammirare la sua precarietà. Il Double Arch, molto grande, dove è possibile sdraiarsi sulle rocce sottostati per godersi la sua maestosità. Sensazione meravigliosa. Breve visita al North Window Arch. Decidiamo di aspettare il tramonto per affrontare il duro sentiero in salita di circa 2 km e mezzo che conduce al Delicate Arch. La fatica è dovuta soprattutto al caldo che oggi non ci ha dato tregua, ma è ricompensata dallo spettacolo meraviglioso che si apre ai nostri occhi dopo l’ultimo tratto di sentiero abbastanza pauroso. Andare sotto l’arco ci sembra molto pericoloso, quindi ammiriamo il panorama da una certa distanza, ma comunque spettacolare.

Una delle cose che colpiscono maggiormente sono le dimensioni grandiose di questi archi ed il lavoro della natura per crearli.

Ceniamo da Denny’s. Sabrina prende dei nachos bei piccanti e cheescake affogata, letteralmente, nel succo di fragole, con anche pezzi di fragole… Una botta di vita, praticamente.

ADVENTURE INN – MOAB

Sabato 13 agosto 2011

Viaggiamo tutto il giorno per raggiungere West Yellowstone. Dopo Salt Lake City deviamo dalla highway e prendiamo la scenografica Scenic Byway 191. Sembra di essere in Canada. In effetti ci stiamo spostando verso Nord. In serata arriviamo all’Alpine Motel, dove staremo anche domani. Facciamo un giro in paese e compriamo dei souvenirs (per la gioia di Sabrina e di Davide che finalmente trova un coltello per Luca). Ceniamo con hamburger (tanto per cambiare…) in un locale gestito da ucraini di fianco al motel.

ALPINE MOTEL – WEST YELLOWSTONE

Domenica 14 agosto 2011

Yellowstone è davvero spaziale. Ma visto nulla del genere! Danno 20% di possibilità di pioggia, ma per fortuna la giornata è spettacolare. Così possiamo godere al meglio i colori di questo incredibile parco. Il parco è diviso in 3 grandi zone. Quella dei Geyser denominata Upper Geyser Basin, quella di Mammoth Hot Spring e quella del Canyon dove passa lo Yellowstone River che si riversa nel lago.

Il primo giorno lo dedichiamo alla zona dell’ Upper Geyser Basin, ai geyser ed alle pozze d’acqua colorate. I geyser sparano acqua e vapore a diverse altezze ed a orari più o meno (molto meno che più) precisi. Assistiamo all’esplosione dell’Old Faithfull chiamato così perché erutta regolarmente (fedelmente) ogni 50 minuti con uno scarto di 10 minuti. L’eruzione non è molto elevata: 20-30 metri. Visitiamo una zona con diverse piscine di acqua sulfurea in un paesaggio surreale con colori particolari: il verde, il blu, l’azzurro e il celeste dell’acqua contrastano con il bianco, il rosso, il verde, il giallo e l’arancione del terreno circostante. Vi sono anche pozze di fango che ribolle: le Fountain Paintpot. Dopo aver percorso un breve sentiero che parte da Fairy Falls, saliamo su una collinetta (cioè, Simo e Davide salgono sulla collinetta, perché Sabry è una fifona). In effetti il terreno è scosceso con tronchi di alberi caduti che rendono ancora più difficile la salita. Non è per nulla semplice raggiungere un punto da dove si abbia la vista libera sulla bellissima Grand Prismatic Springs senza davanti alberi, ma ce la facciamo. Panorama fantastico!! Dopo di che scendiamo sulle passerelle al di sopra di questa “piscina” circondate da vapore e colori spettacolari. Intorno ci sono anche altre pozze d’acqua colorate tutte da fotografare.

Torniamo nella zona dell’Old Faithfull e fortunatamente, ed inaspettatamente, assistiamo all’eruzione del Beehve Geyser che non è prevedibile e raggiunge i 60 metri di altezza. Davvero spettacolare il getto che ci fa pure una bella doccia (la macchina fotografica non ne è molto entusiasta). All’improvviso qualcuno grida “raimbow”, ci giriamo e rimaniamo meravigliati da un bellissimo arcobaleno. Raggiungiamo il Grand Geyser che ha uno scarto di più o meno 2 ore. Sono le 18 ed è prevista l’eruzione entro le 20. Decidiamo di proseguire fino alla Morning Glory Pool. Sulla via del ritorno ci fermiamo al Riverside Geyser che si trova sulla sponda del fiume. Assistiamo all’eruzione, che non raggiunge altezze molto elevate, ma che dura circa 20 minuti ed è accompagnato da continui arcobaleni. Torniamo al Grand Geyser scoprendo che ha già eruttato. Concludiamo la giornata con un tramonto favoloso. Il cielo è praticamente rosa scuro ed arancio. Ceniamo nello stesso locale del giorno prima, ma questa volta non rimaniamo particolarmente soddisfatti.

ALPINE MOTEL – WEST YELLOWSTONE

Lunedì 15 agosto 2011

Oggi non siamo fortunati come ieri poiché è nuvoloso (il primo girono di nuvole dopo 17 giorni…) Visitiamo la seconda zona di geyser e pozze, quella intorno a Norris. Niente di che in confronto a quanto visto ieri, sarà che senza sole tutto è più piatto ed i colori non rendono.

Andiamo a Mammoth Hot Spring, la zona delle vasche di travertino. Interessanti i punti di Pallette Spring e Canary Spring, meno bella Minerva Terrace, perché oramai asciutta. Nel tardo pomeriggio visitiamo il Canyon, in fondo al quale c’è il fiume Yellowstone chiamato così perché costeggiato da pareti di roccia di colore giallo. Vediamo la bella Tower Falls, le Lower e le Upper Falls da diversi punti di osservazione. Un sentiero porta nel punto in cui le Upper Falls si gettano nel fiume. La potenza dell’acqua è uno spettacolo indescrivibile.

Impieghiamo parecchio tempo per uscire dal parco, dato che qui il limite di velocità non supera le 45 miglia orarie. Costeggiamo lo Yellowstone Lake ed il Gran Teton e alle 10 passate siamo a Jackson Hole. Ceniamo da Domino’s con pizza troppo piccante per i gusti di Simo e Sabri (impareremo da questa esperienza a non farci mettere il sugo le prossime volte che prenderemo pizza!)

MOTEL 6 – JACKSON HOLE

Martedì 16 agosto 2011

Oggi ci godiamo il paesaggio del Grand Teton. Ci fermiamo a scattare delle foto in un campo dove vi sono casolari in legno in cui vivevano i mormoni. Sullo sfondo le vette dei Tetons. Facciamo un giro sulle sponde Jenny Lakes.

Prima di affrontare il lungo tragitto per arrivare a Green River ci fermiamo in un negozio di abbigliamento da cowboy-girl. Arriviamo a destinazione all’alba delle 23 dopo una sola sosta pranzo al Wrangler’s cafè, un locale tipico incontrato lungo la strada, a Pinedale.

Dormiamo al Robber’s Roost Motel.

ROBBER’S ROOST MOTEL – GREEN RIVER

Mercoledì 17 agosto 2011

Partiamo per Mesa Verde, ma ci fermiamo a Moab da Denny’s per la colazione. Arriviamo al parco dopo circa 4 ore di strada. L’ultimo tratto è una strada di montagna con tornanti. Ci dirigiamo al visitor center dove prenotiamo la prima visita guidata disponibile per Cliff Palace, un villaggio costruito nella roccia dagli abitanti del luogo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. La visita è alle 15.30. Nel frattempo andiamo in auto ai diversi punti di osservazione del panorama. I siti principali sono 2 e si possono visitare solo accompagnati da un ranger. Il costo del biglietto è di 3 dollari. Balcony House non lo possiamo visitare perché, per raggiungerlo, vi sono scale sulle rocce che guardano nel vuoto ed è impraticabile per chi, come noi, soffre di vertigini. Il percorso di Cliff Palace si rivela invece piuttosto semplice. Temendo per quello che ci poteva aspettare, ci siamo informati alla cassa all’acquisto dei biglietti e la disponibilissima ranger ci ha mostrato delle foto del percorso. Gli scalini non guardano nel vuoto, sono riparati dalle rocce, tranne gli ultimi tre o quattro della risalita, ma basta non voltarsi. Il simpatico ranger indiano si presenta puntuale all’appuntamento. Iniziamo il percorso e ci parla della vita degli abitanti del luogo e l’uso della kiva, stanza abituale. Il nostro gruppo è composto da circa 50 persone. Finito il tour andiamo a Durango, un paese dove ci sono vecchi treni a vapore ed un museo ad essi dedicato, purtroppo già chiuso al nostro arrivo. Si tratta di una cittadina turistica con molti negozi e ragazzi vestiti da cow-boy che mettono in scena sparatorie come nei film western. Nella piazza principale c’è una piccola festa con bancarelle e musica. Cena da Denny’s e notte al Super 8 di Cortez. Questa era l’unica notte con motel non prenotato da casa, perché era nostra intenzione dormire in un hogan allo Spider Rock Campground all’interno del Canyon de Chelly. Purtroppo ieri ci siamo accorti che arrivare fino a Chelly, dopo aver viaggiato un giorno intero per scendere da Yellowstone, era davvero una mazzata, quindi abbiamo deciso di rinunciarvi, prenotare una stanza a Cortez, evitare un mucchio di km di strada quel giorno e riposarci.

SUPER 8 – CORTEZ

Giovedì 18 agosto 2011

Colazione al Super 8 buona e abbondante. Facciamo una deviazione verso Shiprock, una roccia in mezzo al deserto che si vede da km di distanza, prima di visitare il superturistico Four Corners, punto dove si incontrano 4 stati: Colorado, New Mexico, Utah e Arizona. Proseguiamo verso il Canyon di Chelly. Il tour con guida per scendere nel Canyon dura diverse ore, che noi purtroppo non abbiamo a disposizione e anche il caldo ed i temporali all’orizzonte non sono molto incoraggianti. Ci accontentiamo degli overlooks ai bordi del canyon, comunque impressionanti. A detta di Simona e Davide questo canyon è quasi più bello del Grand Canyon. Forse hanno esagerato, ma effettivamente il paesaggio è stupendo. Un piccolo gioiello. Non ci pentiamo della lunga deviazione per arrivare fin qui, ne è valsa la pena. Ci dirigiamo verso il San Juan Inn a Mexican Hat e raggiungiamo, tramite la famosa Us 128 Scenic Byway, la Monument Valley per il tramonto. Purtroppo i temporali che ci hanno inseguito per tutto il giorno sono minacciosi anche qui e le nubi coprono il sole non permettendoci di vedere la Monument colorata di rosso fuoco. Vediamo anche una tempesta di sabbia rossa che per poco non ci travolge. Cena al ristorante del motel, perché qui non c’è molta scelta.

SAN JUAN INN – MEXICAN HAT

Venerdì 19 agosto 2011

La mattina saliamo a Muley Point da cui si gode di un bellissimo panorama sul territorio circostante, fino alla Monument. Ci si arriva passando da una strada sterrata con tornanti, la famosa Moki Dugway, che è meno peggio di quello che ci aspettavamo. Peccato non avere il tempo per percorrere la sterrata Valley of the God che, a detta delle guide, è una mini Monument Valley. Scendendo ci fermiamo a Goodsenek, bel punto panoramico in cui si vedono le anse del Colorado. Torniamo a Mexican Hat passando dalla roccia a forma di cappello messicano che da il nome al luogo. Oggi il sole ci tiene compagnia e possiamo entrare sereni in auto nella Monument Valley. Si gira per una strada sabbiosa, ma fattibile con qualsiasi auto. Ci fermiamo a tutti gli overlook. Fantastici, sembra di essere in un film western. Teniamo per tutto il tempo la colonna sonora di Morricone. Al John Ford Point facciamo la solita foto di rito a cavallo dando una mancia di 5 dollari all’indiano.

All’uscita ci fermiamo a comprare dei souvenirs alle bancarelle indiane.

Dopo circa due ore di strada arriviamo a Page al Rodeway Inn. Dato che le lenzuola sono sporche, e sembra non sano state cambiate, ce ne facciamo portare di pulite. Alla reception non fanno storie, probabilmente si sono confusi e pensavano che ci fossero gli stessi ospiti del giorno precedente. Cena da Denny’s, ormai siamo abbonati.

RODEWAY INN – PAGE

Sabato 20 agosto 2011

Appena alzati andiamo all’Upper Antelope Canyon in territorio Navajo a prenotare i biglietti per la visita delle 11.

Nell’attesa visitiamo l’Horseshoes Bend. Qui, le acque del Colorado scorrono formando un bellissimo canyon a forma di ferro di cavallo. Ci si arriva dopo aver percorso un sentiero nella sabbia di circa 15 minuti. Faticoso il ritorno sotto il sole cocente. La vista è da rocce sporgenti senza protezioni e fa abbastanza paura per chi soffre di vertigini.

Ci presentiamo alle 11 per il nostro appuntamento per la visita all’Upper Antelope Canyon. Paghiamo 6 dollari a testa per l’ingresso, 25 dollari per l’Upper e 20 per il Lower.

Nell’Upper ci si arriva con la jeep guidata da indiani pazzi scatenati che devono attraversare circa 2 miglia di strada sabbiosa. Nel canyon è meglio andarci intorno a mezzogiorno, poiché vi è la luce migliore, dato che i raggi del sole penetrano perpendicolarmente attraverso le fessure. Si creano dei giochi di luci e ombre meravigliosi. E’ obbligatorio fare la visita con la guida che ci mostra delle figure formate dalle rocce, indicandoci i punti migliori per scattare foto. Purtroppo all’interno non c’è molta luce anche perché ad un certo punto purtroppo il cielo si annuvola. Siamo un po’ preoccupati, dato che ci rendiamo conto di essere in uno slot canyon e abbiamo letto molte note sul pericolo di flash floods. Tuttavia la guida non sembra per nulla preoccupata e non ci mette nessuna premura per raggiungere l’uscita, quindi procediamo con tranquillità. All’uscita pioviggina anche se all’arrivo al parcheggio ha già smesso. Pranziamo da Subway mentre attendiamo il pit-stop. Ci siamo fortunatamente accorti che le gomme dietro dell’auto sono completamente lisce. Il gommista di Page non fa problemi, chiama la Dollar e ci cambia le gomme senza nessun addebito a nostro carico. Nel pomeriggio, essendosi rasserenato, visitiamo come da programma il Lower Antelope Canyon. Alla biglietteria ci dicono che se si ha il cavalletto (due persone soltanto) possono fare il giro da soli restando nel canyon due ore, altrimenti il tour è guidato. Noi pensiamo un po’ al da farsi e quando ci decidiamo per il tour normale, questo è già partito e ci dicono di raggiungere il resto del gruppo. Con noi c’è una famiglia di catalani e ce la prendiamo decisamente comoda facendo il meraviglioso giro da soli e rimanendo nel canyon comunque quasi due ore. Qui filtra molta più luce e le foto rimangono meglio. I colori ed il paesaggio sono migliori dell’Upper ed il fatto che siamo soli ci fa apprezzare maggiormente il luogo. La troppa gente dell’Upper, maggiormente pubblicizzato nelle guide e nelle agenzie turistiche di Page, è insopportabile. Nel Lower si scende attraverso degli scalini più o meno ripidi, ma fattibili senza problemi essendo circondati dalle rocce. Il canyon è disposto su diversi livelli ed abbastanza lungo. Davvero un luogo magico. Alla fine dello slot ci sono delle scale per la risalita ed un breve sentiero esterno ci riporta al parcheggio. Dato che si è riannuvolato andiamo da Walmarkt. All’uscita ci sono ancora delle nuvole, ma il sole che penetra ci regala un tramonto meraviglioso. Cena da Denny’s.

RODEWAY INN – PAGE

Domenica 21 agosto 2011

E’ arrivato il giorno tanto atteso di The Wave! Partiamo presto per non dover affrontare sotto un sole cocente il sentiero che ci porterà a destinazione. Dopo circa un’ora di strada in auto, delle quali le ultime 8 miglia sono di sterrato, arriviamo al parcheggio. Cominciamo a percorrere il sentiero seguendo le indicazioni di alcuni diari di viaggio trovati in internet e di quelle inviate a casa dagli organizzatori della lotteria. Sì, avete capito bene, siamo qui perché quattro mesi fa abbiamo vinto una lotteria organizzata da quei pazzi di americani per limitare la visita a 20 persone al giorno. Siamo carichi di acqua e di cibo. All’andata il sentiero è per di più in salta, anche se non molto ripida. Si passa da un letto asciutto di fiume a rocce che si alternano con un sentiero pianeggiante, ma è la duna di sabbia finale da superare che è micidiale. Durante il tragitto, il paesaggio non è noioso e si presenta subito molto suggestivo. Dopo quasi due ore di cammino arriviamo. Ciò che si presenta davanti ai nostri occhi è qualcosa di magico e difficilmente descrivibile a parole: pareti di roccia che grazie all’erosione del vento, dell’acqua e della sabbia hanno formato diversi livelli come dei piccoli gradini con strisce di diversi colori che vanno dal giallo, al rosa, all’arancio, al bordeaux e al rosso dando l’impressione di essere delle onde di roccia. Favoloso! Camminando su queste rocce capiamo perché fanno accedere a questo sito solamente 20 persone al giorno. Sono delicate e possono sgretolarsi facilmente. Ci spostiamo verso The Second Wave, luogo altrettanto suggestivo. A mezzogiorno i colori sono stupendi e il sole per fortuna non ci abbandona. Trovare un posto all’ombra è faticoso, ma riusciamo comunque a scovare dei piccoli spazi in cui riposare e rifocillarci. Conosciamo due marchigiani simpatici, Claudia e Sandro che ci tengono compagnia anche al ritorno, col loro gps che ci evita di guardare ogni momento le istruzioni sulla mappa. Il sentiero ci sembra un po’ più faticoso per colpa della stanchezza e del caldo, dato che sono circa le 2 del pomeriggio. Per nostra fortuna arrivano delle nuvole a coprire il sole implacabile. I due ragazzi ci dicono di aver vinto la lotteria il giorno prima alla Paria Station. 10 persone vincono tramite internet e 10 in loco. Se dovesse piovere sarebbe impossibile raggiungere il luogo perché c’è possibilità di flash floods che potrebbero riempire dei torrenti che bisogna superare in auto. Ma gli organizzatori danno la possibilità di andarci eventualmente il giorno successivo, in caso di maltempo. Al ritorno ci riposiamo nella camera del motel, facciamo un bagno in piscina ed andiamo a vedere il tramonto in uno dei punto di osservazione del Lake Powell. Cena da Denny’s.

RODEWAY INN – PAGE

Lunedì 22 agosto 2011

Prima cosa da fare oggi: andare al supermarket per risolvere il problema della freccia acquistata dagli indiani che è troppo lunga e non ci sta in valigia. Un tubo di cartone risolve il guaio. Visita guidata alla Glen Dam, la diga di Page, per 5 dollari a testa. Una ragazza che ci fa da guida ci spiega com’è stata costruita e come funziona. Grazie alla diga riescono a controllare il flusso d’acqua del Colorado che confluisce poi nel Grand Canyon e produce elettricità per milioni di persone che vivono negli stati visitati nel corso del nostro viaggio. La città di Page è nata appunto negli anni cinquanta insieme alla costruzione della diga e questa ha permesso la formazione del Lake Powell. Prima dell’inondazione infatti qui c’era un enorme canyon. Mangiamo da Pizza Hut, buona ma chiesta senza sugo, perché piccante. Dopo circa due ore di strada raggiungiamo il Grand Canyon, South Rim. Ci godiamo il tramonto a Desert View. Il Grand Canyon è talmente grande che è impossibile averne una visuale completa. E’ lungo circa 446 Km e la larghezza va da 1 Km e mezzo a 27 Km ed è formato da una serie di rocce frastagliate e montagne sotto le quali passa il Colorado. La profondità massima raggiunge i 1859 metri. Dopo un’ora e mezza d’auto arriviamo a Williams sulla Route 66, cittadina che rimanda ad un tempo passato. Cena in un diner nel quale ci fanno entrare per un pelo perché stanno per chiudere. Andiamo da Denny’s a festeggiare il compleanno di Sabrina con due ottime fette di torta e dormiamo al Rancho Motel, carino.

RANCHO MOTEL – WILLIAMS

Martedì 23 agosto 2011

Colazione in una bakery con the, brioches e muffin. Poi di nuovo Grand Canyon South Rim. Giro in auto dei diversi punti di osservazione. Tutti spettacolari. Alcuni possono essere raggiunti solo con lo shuttle. Purtroppo diventa nuvoloso ed in alcuni momenti pioviggina. La visuale è quella che è.

Non perdiamo l’appuntamento del ranger che parla dei condor che vivono qui. Purtroppo non ne vediamo.

Torniamo al Williams e facciamo un giro per la cittadina. Cena da Denny’s.

RANCHO MOTEL – WILLIAMS

Mercoledì 24 agosto 2011

Colazione nella bakery del giorno precedente. Facciamo un ultimo giro per la via principale, la Route 66, di Williams. Poi decidiamo di andare a Sedona. Bello il paesaggio con rocce rosse e boscaglia, ma il paese è completamente turistico. Decidiamo di andarcene ed raggiungiamo verso Flagstaff dove pranziamo da Pizza Hut. Proseguiamo fino a raggiungere il Sunset Crater Volcano estinto da diversi secoli. Il paesaggio è abbastanza surreale con colori che vanno dal nero della lava, al rosso e al verde della vegetazione, fino al blu del cielo. Usiamo il pass per accedervi e percorriamo il Lava trail, un facile loop di un km e mezzo.

Dopo due ore di strada raggiungiamo Seligman, sempre sulla Route 66. Il tempo qui sembra essersi fermato e tutto è lasciato andare. Purtroppo è quasi già tutto chiuso e sono appena passate le 18… Ceniamo in uno dei pochi ristoranti aperti in cui grazie al motel abbiamo un 10% di sconto. Alle 21 il locale chiude. Tutto tace. Magnifica stellata, si vede perfino la Via Lattea.

SUPAI MOTEL – SELIGMAN

Giovedì 25 agosto 2011

Sveglia molto presto. Los Angeles ci aspetta. Visitiamo Oatman, un paese fantasma, anche se, in realtà, non è totalmente disabitato. Ci vivono ancora 150 persone e alcune vecchie case sono state sostituite da negozi di souvenir, qualche ristorante e un hotel. Qui una volta c’era una miniera ed i discendenti degli asinelli che vi lavoravano girano liberi per il paese. In seguito raggiungiamo il Bagdad Cafè, scenario dell’omonimo film. Luogo sperduto nel deserto sulla Route 66. Un locale carino, particolare, ma con tipi molto trasandati. Avremmo voluto pranzare qui, ma ci rinunciamo vista la scarsa igiene e vorremmo evitare fare il viaggio di ritorno nel bagno dell’aereo… Questo luogo ispira un forte senso di solitudine ed abbandono.

Pranziamo da Frankie’s Diner sulla strada verso LA, buono. Continuiamo a viaggiare sulla I40 in direzione LA ed arriviamo a Venice Beach intorno alle 18. Facciamo un giro per curiosare tra la fauna del luogo. Palestrati, artisti di strada, ragazzi con gli skate, giocatori di pallacanestro, bancarelle, negozi di souvenir e di tattoo… Dopo aver ammirato il tramonto qui andiamo al molo di Santa Monica con il suo luna park. Poi raggiungiamo il Motel di Redondo Beach, molto carino.

REDONDO INN & SUITES – REDONDO BEACH

Venerdì 26 agosto 2011

Visita la molo di Redondo Beach, niente di che. Ultima colazione da Denny’s e poi ancora a Venice per farci tatuare. La sera precedente avevamo chiesto dei prezzi a due negozi e ci avevano chiesto entrambi 50 dollari per un tatto e 80 per due tattoo. Guardando in internet scopriamo che ci sono delle buone recensioni per un altro negozio, l’House of Inn, così decidiamo di andare lì. Ma ci chiedono 120 dollari per due tattoo e i tipi ci ispirano anche poco, così torniamo da quelli del giorno prima. Nel primo negozio ci chiedono 120 dollari, ma nel secondo, fortunatamente, il ragazzo mantiene la parola data il giorno precedente e quindi paghiamo 80 dollari per due tatuaggi bellissimi.

Andiamo a vedere il Walt Disney Opera House nel centro di Los Angeles nella zona dei grattacieli. Purtroppo, tornando all’auto, troviamo un’amara sorpresa, una multa di 88 dollari per aver parcheggiato in una zona in cui la sosta era vietata dopo le 16. Noi, in buona fede, avevamo capito che la sosta a pagamento fosse fino alle 16. Siamo stati fregati per 10 minuti.

Consegnamo l’auto alla Dollar e con l’autobus della compagnia raggiungiamo l’aeroporto con largo anticipo. Veloce check-in e cena da Burger King. Volo per Londra con la Virgin di 10 ore circa. Tutto tranquillo, a parte qualche perturbazione di troppo. Dopo 3 ore check-in a Londra e ritorno a Milano senza nessun ritardo. Home sweet home, arrivedorci America!

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