Usa On The Road

Usa on the Road
Scritto da: Riccardo74
usa on the road
Partenza il: 04/06/2004
Ritorno il: 28/06/2004
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Premetto che questa è stata una vacanza organizzata e pianificata in un mese o neanche dato che solo dopo aver acquistato il biglietto del volo online, avevamo la certezza di partire. Se pensate di fare una vera vacanza rilassante, allora smettete di leggere, perché questa è stata ‘Na Guera, una vacanza piena di emozioni, allo sbaraglio. Se invece decidete di continuare a leggere, alla fine anche se stanchi, e noi lo eravamo davvero, sarete ansiosi anche voi di intraprendere un viaggio del genere come successe, ed è successo a noi. In ogni caso prima di iniziare il racconto, che vi portera’ a fantasticare con la vostra mente, come abbiamo fatto noi prima di partire, vorrei darvi alcuni suggerimenti importanti prima di effettuare un viaggio simile e/o altro a lungo raggio. • Durata dal 04 al 28 Giugno (24 gg.) • Soldi spesi: Albergo $260, Parcheggi $49, Macchina Euro 344, Volo Euro 505, Benzina $200, Cibarie $245. In ogni caso compreso il resto per propri acquisti e cavolate varie, totale vacanza (auto+volo) in Eruo +/- = 2065.00 per 3 settimane!!!! • Il volo andata/ritorno con KLM da Milano a San Francisco via Amsterdam pagato Euro 505 per persona online. Quindi tenete sempre d’occhio le offerte via internet e siate flessibili con le date, e non è vero che prenotare il volo mesi prima significa risparmiare, noi per esempio lo abbiamo preso una settimana prima di partire. • La macchina affittatela dall’Italia, anche se sembra incredibile, a noi con HERTZ una Jeep Pajero Sport (SUV) per 3 settimane, con Kasko e tutte le assicurazioni possibili (LDW & LIS) tranne quella medica che avevamo fatto con Europassistance, e con kilometraggio illimitato ci è costata $1246,00 (Euro 1040 al cambio con carta di credito). Se siete socio mille miglia avrete il 10% in meno, inoltre ricordatevi che una settimana intera di noleggio costa meno che per 5/4 giorni, quindi è conveniente affittare l’auto a settimane. La stessa macchina all’aeroporto, facendo finta di non avere la prenotazione, altre compagnie la quotavano da $1400,00. Presa a SFO e lasciata a SFO, in ogni caso anche se la lasciate in un’altra citta’ della California non c’e’ nessun drop fee extra. Inoltre per la prenotazione non avete bisogno di dare la carta di credito, solo al momento del ritiro in aeroporto. Infatti ho fatto prenotazioni con Alamo, Avis (la piu’ cara) Europcar, ma la piu’ vantaggiosa era la HERTZ. • Fate l’assicurazione con Europassistance, per eventuale perdita bagaglio e assistenza medica, Euro 130,00 a persona, vedete anche con la VS banca di solito i prezzi sono vantaggiosi. • Fermatevi all’entrata di ogni Stato nei Visitors Center e fate razzia di mappe e mappine, trovate spesso anche numerosi coupon per sconti e agevolazioni varie. • Noi abbiamo dormito in macchina 12 notti, le restanti in albergo, quindi macchina comoda anche perche’ abbiamo girato 12 parchi e l’avere una jeep ci ha agevolato molto. • I motels fanno pagare in base alle persone, quindi se siete in 4 (l’ideale per ammortizzare le spese) presentatevi al check-in 3 e prendete una camera, il 4° si intrufola dopo, tanto la Reception di solito si trova dall’altro parte dell’albergo e poi nessuno lo notera’. E voi direte.. ma se noi ci presentiamo in 2 quindi si risparmia di piu’, sbagliato perché vi daranno sicuramente un solo letto matrimoniale!!! • Evitate di arrivare a Las Vegas tra il Venerdi’ e la Domenica i prezzi raddoppiano/triplicano. • Portatevi pochissima roba, jeans, calzoncini e magliette dato che poi sul posto farete acquisti vantaggiosissimi, e non avete bisogno degli abiti da sera. • Programmazione giro e punti da vedere, ebbene andate alla Feltrinelli e compratevi una mappa dell’America, appendetela al muro, marcate i punti cruciali e da lì iniziate. Per noi erano San Francisco, Los Angeles, San Diego, Las Vegas, Grand Canyon, Monument Valley, Death Valley, Yosemite Park, e Sequoia Park, da li abbiamo tracciato il tragitto cambiandolo a nostro piacimento per vedere in seguito anche altre attrattive e parchi. Insomma un grande Loop, come lo chiamano loro. In ogni caso continuate la lettura e poi tracciate da voi il tragitto sulla mappa • Kilometri percorsi 8800!!! Macchina ricevuta con Miglia 46 e ridata con oltre 5470, era bianca e ridata grigia!!!! • Non serve la patente internazionale non spendete soldi inutili. • Andate su www.maporama.com e vedete le distanze cosi vi farete un idea per i tempi. • Noi siccome lavoriamo per una compagnia alberghiera americana a livello mondiale, abbiamo prenotato dall’Italia gli alberghi a Los Angeles, San Diego e San Francisco, tutti 5 stelle lusso a poco prezzo, in ogni caso in altri posti abbiamo prenotato al momento dell’arrivo sul posto, dato che di Motel e Hotel a prezzi stracciati ce ne sono quanti ne volete, anche nelle citta’, inoltre evitate di prenotarli dall’Italia, dato che potreste cambiare itinerario a vostro piacimento secondo i posti che vi attraggono maggiormente, credetemi di Motel e Hotel ce ne sono a bizzeffe. • I Supermercati offrono Discountes a tutti color che posseggono una membership card, che noi naturalmente abbiamo fatto in ognuno, risparmiando anche molti dollari, mettete un’indirizzo a caso sul form, tanto chi se ne accorge. • I distributori vendono il ghiaccio ad $1 per pacco, noi abbiamo comprato una piccola box termico di polistirolo, $5, e con quella abbiamo rinfrescato le bibite e le cibarie per i sandwich. • Portatevi un sacco a pelo se decidete di dormire in macchina. Di noi l’ha fatto solo Corinna sigh! Sigh! si trova a Euro 12 da Decathlon, ed una volta arrotolato è piccolissimo da portarsi dietro. • La Benzina al nord costa di meno e vicino la Death Valley, quasi il doppio, quindi fate il pieno se riuscite prima, altrimenti lo fate lo stesso se non volete rimanerci. • Se andate ad Anaheim a vedere Disneyland, scegliete il Parco di Walt Disney e non il California Adventure che è deludente specie dopo aver visto gli Universal Studios. • Parcheggiare è facile, basta leggere i cartelli e non parcheggiare sulle strisce rosse dove ci sono gli estintori, in ogni caso non avrete problemi, a San Francisco non conviene avere la macchina, si può girare tutto a piedi. • San Diego è molto carina, invece non perdete tempo a visitare Los Angeles, 3 notti sono piu’che sufficienti. • Anch’io ho letto i commenti su www.cisonostato.it e www.turistipercaso.it • Shopping non vale la pena fermarsi a Barstow per l’Outlet c’e’ poco e niente meglio nei Premiun Outlet, che sono uno vicino a Las Vegas e un altro vicino San Francisco (Petaluma) vedete le location nel loro sito.

Il viaggio comincia….

Giugno 3. Ore 22.00

La sera iniziano i preparativi dei bagagli; Claudia e Corinna mi raggiungono a casa, sì signori miei eravamo in 3, io e 2 donne, ma evitate commenti del tipo (Che figo!! Che culo!!) dato che mi sono ammazzato per la maggior parte dell’organizzazione e della guida. In ogni caso non si riesce a dormire, il volo è alle 6:30 da MXP e quindi facciamo una doccia e gli ultimi controlli, per evitare dimenticanze e via.

Giugno 4. Ore 03.30

Il taxista, grande maleducato, che a quell’ora pensava di fare una corsa fino a Malpensa, invece si deve accontentare di portarci alla Stazione Centrale. Da li prendiamo l’autobus e arriviamo a Malpensa in perfetto orario, erano circa le 05.00. Facciamo il check-in e il volo per fortuna non porta ritardi. Atterriamo ad Amsterdam, tempo di fare un giro per i duty free, un caffe’ e parlare di quello che fare, finalmente ci imbarchiamo alla volta degli States. Durante il viaggio facciamo incetta di snacks che ci portano (e prendiamo da soli dato che eravamo stanchi di aspettare ed essere gli ultimi su 300 passeggeri) e vediamo con il nostro schermo personale grandi films.

Giugno 4 ore 14.00 San Francisco-Big Sur

Finalmente dopo 11 ore di volo atterriamo a SFO, tutti e tre felici per la nuova nostra avventura, la quale fa una prima pausa subito davanti alla marea di persone in coda per i controlli del passaporto per entrare, addirittura una persona sviene, con contorno di intervento all’americana. Dopo aver risposto alle solite domande, e compilato i moduli, in cui si dichiarava di essere turisti e che non avevamo portato nessuna cibaria, eccoci a prendere i nostri bagagli e dirigersi al piano superiore per ritirare la macchina.

Un grande bancone kilometrico in cui ci sono le varie agenzie di autonoleggio. Io mi faccio un giro di tutti e ho la conferma che è stato meglio prenotare la macchina dall’Italia con la Hertz. Mostriamo le nostri patenti, firmiamo documenti vari che ci autorizzano a guidare tutti e 3 la macchina (la California permette cio’ senza prezzo aggiuntivo sul noleggio), prendiamo un’altro caffè stile americano e via a ritirare la macchina parcheggio 42. Ci troviamo davanti una Jeep enorme, una Pajero Sport bianca (alla fine del viaggio di bianco avra’ solo la vernice interna, anzi manco quella) con kilometraggio di soli 47 miglia.

Esco dal parcheggio mettiamo le valigie dentro l’astronave, e via superiamo gli ultimi controlli, patente e contratto tutto in regola, chiedendo ultime informazioni su come prendere la Freeway 1 invece che l’Interstate 101 (dato che preferiamo farci il litorale californiano), e ci incamminiamo verso le nostre mete, sognando, con la musica dei Beach Boys che ci fa compagnia. Giusto il tempo di abituarmi al cambio automatico e il nostro viaggio ha inizio. Ci accorgiamo che macchine così grandi lo sono quasi tutte e che, anzi, la nostra rispetto alle altre sembra piccolissima. Ancora non ci possiamo credere stiamo sulla West Coast Californiana. Dopo svariati kilometri ci fermiamo a San Josè da Safeway a fare provviste e qui iniziano le comiche. Gli americani sono grossi, ma grossi, e i loro sacchetti di patatine grossi come bambini, i sacchetti gelato sembrano barattoli di vernice gigantesca, qui è tutto enorme, la Coca Cola con gusto di Limone, Lime, Vaniglia, Lampone (alla fine quella al Limone risultera’ la piu’ decente). Proviamo la loro carne secca, a parte quella pepata è mangiabile, ma sembra piu’ un cibo da Marines che sopravvivono nel deserto, che snack per bambini; in ogni caso facciamo una bella provvista $42 a testa carichiamo sulla macchina e via. Incredibile non abbiamo sonno ed inoltre sono solo le 18.00 ore locali, quindi continuiamo a guidare ed ammirare il paesaggio passando per Monterey, Carmel. Rispettando il limite di volocità anche grazie al “cruise control” della macchina, verso le 21.00 arriviamo in un Motel, chiediamo una stanza ma sparano $80 che ci appaiono eccessivi, in un altro $90, quindi arrivati alle 23.00 decidiamo di dormire in macchina, ci fermiamo nel parcheggio di un Motel nei pressi di Big Sur la prima sera, e assaggiamo la comodita’ della macchina.

Giugno 5 Ore 02.30 Big Sur – Santa Barbara – Malibù – Santa Monica – Los Angeles

Non riusciamo a dormire, il jet leg ci sta ancora tormentando e quindi l’unica cosa da fare è continuare a guidare e fare benzina dato che ci accorgiamo che la nostra macchina consuma un bel po’, per fortuna la benzina costa pochissimo. A San Simeon decidiamo di fare rifornimento, arriviamo ad un distributore, prendiamo il solito caffè, ciambelle pago $35 per il pieno ($2.39 per gallone), dato che si decide di pagare cash, bisogna farlo anticipatamente, alla fine ne basteranno di meno, ma basta rientrare dirlo e gentilmente l’uomo anziano con il solito cappellino da baseball ci dà il resto. Dimenticavo i distributori hanno tutto e di più, inoltre per fare benzina basta inserire la carta di credito.

Dopo di che ci rimettiamo in marcia verso Santa Barbara, mentre dietro Corinna e Claudia preparano i sandwich, nonostante sia notte fonda il nostro apparato fisiologico è ancora sottosopra e ci viene fame. Alle ore 07.00 arriviamo a Santa Barbara, deliziosa cittadina. Sembra una ghost town, tutto questo ci permettere di parcheggiare facilmente dopo un’ attenta lettura dei cartelli che a volte sembrano ti prendono per i fondelli dato che alcuni dicono “Vietato parcheggio dalle 8 alle 16” poi “dalle 00.00 lavaggio strade” e cosi’ via. Facciamo un giro del molo, ci fermiamo a prendere un muffin (enormi) e solito caffè americano. Inaspettatamente ci imbattiamo in una bella sorpresa “La Dog Parade”. Quel giorno tanti tipi di cani, vestiti in modo bizzarro per la via principale, gente ai bordo della strada a ridere, insomma per un paio d’ore pensiamo “ Ma sono scemi questi Americani “. Alla fine della Dog Parade, facciamo un giro della città e via a vedere i prezzi, di scarpe Puma alte che da noi costano Euro 110 da loro $49.90!!!. Alla fine ci sdraiamo su un prato, vedendo la gente che nel frattempo è uscita dalle case, per andare sui pattini, in bici, fare jogging con le carrozzine a 3 ruote, carrozzine che portano 3 neonati, ma fanno jogging lo stesso, con cuffie per la musica, anche alle 12 con un caldo torrido. Noi ammiriamo questo spettacolo mangiando il nostro sandwich con pollo e tacchino e provando a fare il nostro burrito, panino tipico messicano, non vi dico che alla fine spazzoliamo tutto, e che anzi ci scappa pure una pennichella.

Mentre Corinna dorme, e sara’ una sua consuetudine del viaggio, Claudia ed io facciamo un giro, cercando il famoso Bay Watch, e andando all’ufficio informazione per cercare delle docce, che purtroppo sono inagibili e quindi dovremmo attendere il nostro arrivo a Los Angeles, che nel frattempo avevo chiamato in albergo per avvertire del nostro arrivo anticipato, dato che era previsto per il 6, ma abbiamo guadagnato tempo con il jet leg (e non sarà l’unico tempo guadagnato anzi, anticiperemo i tempi in moltre altre occasioni). In un chiosco prendiamo la famosa Limonata (Lemonade) bella fresca e saporita in bicchieroni classici. Verso le 16.00 partiamo da Santa Barbara, io ho il naso rosso e braccia stile muratore il sole si fa sentire, con la radio ascoltiamo la musica del posto.

Avvicinandoci a Los Angeles, vediamo il traffico locale niente in confronto a quello italiano, tutti educati a rispettare le distanze e limiti, da lontano vediamo i grattacieli, pochi per dire la verità. Decidiamo di andare a dare un’occhiata a Malibù e Santa Monica. Malibù famosa per le ville di forme bizzarre e strane dei divi Hollywoodiani, che alla fine deludono le nostre aspettative, dato che a parte le mega ville, il contorno è una terra arida, da cui si vedono spiagge con mare che possiamo comparare senza dubbio a Ostia, così come la spiaggia di Santa Monica dove non ha niente a che vedere con la nostra Sardegna, ci dirigiamo verso il Bonaventura Hotel convinti di non aver visto niente di importante.

Arriviamo in albergo, facile da trovare, dato che le indicazioni di www.maporama.com sono correttissime. Un edificio composto da 3 torri di vetro con ascensori a vetro esterni, un casermone, ma siamo in America tutto è grande. Andiamo in garage, i bagagli ci vengono presi e dato un tagliando per la macchina, arriviamo nella Hall facciamo il check-in, la ragazza (pure lei grossicella) di origine messicana, con gentilezza in modo quasi robotico sbriga tutto in pochissimo. Quindi giriamo a vuoto per la Hall cercando la Torre gialla dove era la nostra stanza al 12 piano, e scopriamo che li, nella Hall avevano girato True & Lies con Arnold Schwarznegger, giusto siamo a Los Angeles no? Arriviamo in stanza 2 letti matrimoniali, che sono un invito.

Invece decidiamo di non perdere tempo. Dopo una doccia colossale dopo la quale il corpo si rigenera, ci vestiamo e decidiamo di andare ad esplorare L.A. Dopo aver attaversato quasi tutta L.A., una città che a parte i suoi miti e MUST da vedere non offre niente, arriviamo a Rodeo Drive a Beverly Hills, con i loro negozi, visitiamo il Regent Wilshire Hotel dove hanno girato Pretty Woman e poi ci dirigiamo sul Sunset Boulevard, premetto tutto in modo tranquillo senza difficoltà, una pacchia guidare. Parcheggiamo senza difficoltà, (qui e in tutta l’America la doppia fila non sanno proprio cosa sia…l’hanno vista solo in Italia!!), paghiamo le nostre ore al parchimetro, fate in modo di avere i Quarters, monete da 25 cents. E’ pieno di vita, e finalmente i miei occhi si lustrano, pensavo che il mito Bay Watch si vedesse solo nei film, e che le americane erano solo mammiferi, tipo balene. Anche se a essere sinceri con la stanchezza che avevo avrei fatto ben poco. In ogni caso fame e stanchezza ci assalgono. Quindi decidiamo di entrare in un locale, tipo Happy Days, subito ci accomodano LORO, mai prendere posto da soli ricordate, aspettate di essere accompagnati dal camerire/a di turno specie se trovate i cartelli PLEASE WAIT TO BE SEATED. Immediatamente ci portano 3 bicchieroni acqua ghiacciata che sanno di cloro, tipica usanza americana. Ma siccome siamo italiani e il menu non ci piace, ci alziamo e ce ne andiamo. Quindi per non sbagliare ci concediamo il solito Burrito in un locale spartano messicano. Altra passeggiata e via a prendere la macchina e tornare in albergo, dato che la stanchezza era ormai tale che avremmo dormito anche in strada. Neanche il tempo di spogliarci che il sonno ci assale.

Giugno 6 Ore 7.00 Los Angeles – Universal Studios – Walk of Fame – Bel Air.

Svegliati di buon mattino, doccia veloce e giù nella Hall a chiedere la direzione per gli Universal Studios, il Concierge neanche ci da tempo di finire la frase che ci porge un foglio con indicazioni a dir poco precise. Infatti arriviamo agli Studios all’ apertura, erano le 9 e credetemi, è stata una decisione più che giusta, dato che per vederlo tutto, e noi non ci siamo persi nessuno spettacolo, ci vuole del tempo, alle 12.00 era già pieno di gente. In ogni caso appena arrivati paghiamo i nostri $43.00, anche se il prezzo ufficiale era di $50.00, ma in albergo, (ma si possono trovare ovunque anche nei fast food) abbiamo trovato vari Discount Vouchers, che alla fine del viaggio risulteranno utili. Ci siamo diretti nel Coffee Shop della Starbucks, bibitone di caffè, Muffin gigante e via di corsa a prendere il trenino che ti porta a vedere gli Studios dove hanno girato e girano tutt’ ora i Films. Il commentatore sembra gentilissimo, ma con un sorriso plastificato, tipo protesi, che poi risulterà una tipicità di tutti coloro che lavorano nei parchi tematici, anche se alla fine sembrano idioti!!! Tornando al commentatore dobbiamo ringraziarlo di averci fatto perdere l’emozione di vedere lo Squalo da vicino, (dato che ci rimproverava sempre di stare seduti). Quindi se non lo volete perdere appena saliti cercate di siedetevi sulla destra e pronti con le macchine fotografiche. In ogni caso gli Studios sono qualcosa di magnifico, vedendo i trucchi usati nelle svariate scene, dagli incendi catastrofici alle inondazioni, ma guardali sti americani. Alla fine del giro salutiamo lo stupido, sorridente commentatore per iniziare a vedere i vari shows, iniziando con Terminator e finendo con Shrek. I piu’ belli risulteranno Terminator, Shrek, Jurassic Park, Firedraft, Waterworld mentre il piu’ deludente Van Helsing e Spiderman, in ogni caso vedeteli tutti se avete tempo ormai che ci siete, anzi vedete anche per noi The Mummy, che era in costruzione in quel momento.

Usciamo dal parco soddisfatti, anzi abbiamo l’opportunità di vedere la gente ammassata per la finale NBA dei Lakers, acquisto una maglietta Harley Davidson, con la scritta Hollywood/California. Vi avverto che i prezzi che vedete non sono compresi di IVA che pagherete alla cassa, quindi se costa $10.00 alla fine sara’ $12.00, e chiamateli stupidi sti americani.

Giugno 7 – Ore 08.00 Venice Beach – Marina del Rey

Anche questa mattina sveglia militaresca e via per la doccia. Arrivati nella Hall, il solito Concierge non ci fa finire la frase che ci da le solite indicazioni per Venice Beach. Facciamo il solito pit stop da Starbucks, con solito muffin gigantesco alla carota, e bibitone di caffè. Parcheggiamo ancora in modo spudoratamente di culo, dato che abbiamo trovato un parcheggio gratuito tra i tanti a pagamento che c’erano. Finalmente siamo a Venice Beach, comincio a fantasticare al fatto che qui i Doors si sono conosciuti e uniti, ed il tempo di aprire gli occhi che ci troviamo nel bel mezzo di un set, stanno girando un film. Chiedo gentilmente ad uno della Secutity di che film si tratta, e lui risponde “ Million Dollar baby” con Morgan Freeman e Clint Eastwood, faccio delle foto di rapina dato che lo vietavano e ci facciamo tutto il lungomare, (chi l`avrebbe mai immaginato che quel film era un film da premio Oscar??). Compriamo a poco un paio di cappelli da baseball, vediamo i canali ispirati alla nostra Venezia facciamo un paio di telefonate con le carte telefoniche internazionali a parenti e amici, facciamo un salto a Muscle Beach, i vari mercatini e alla fine ci accasciamo sulla spiaggia. L’acqua e’ troppo fredda e quindi rimandiamo il bagno ad un’altra volta. Decidiamo di andare a fare una scappatina a Marina del Rey, che alla fine risulterà un porto, ma niente di speciale, certe volte la realtà non è come quella letta nelle guide. Durante il tragitto di ritorno per curiosità ci fermiamo a vedere un negozio sportivo, che apparentemente a prima vista sembrava interessante, ma dopo un rapido tour decidiamo di aspettare essendo solo all’inizio, ed inoltre la merce non allettava per niente. Siamo attirati da un negozio che dalla scritta vende tutto ad $1. Entriamo e vediamo se c’e’ qualcosa che ci occorre, quindi si compra un apriscatole che alla fine useremo più come oggetto contundente, inoltre un signore incuriosito più che altro dal nostro parlare italiano, incomincia a fare domande, e se all’inizio il suo aiuto e suggerimenti erano simpatici, dopo circa 30 minuti stava diventando una palla al piede. Infatti suggeriva i prodotti che secondo lui, noi dovevamo comprare in quantità industriali, per il loro costo relativo. Spiegando che eravamo dei vacanzieri on the road e non potevamo comprare 100 scatole di zuppe solo per il loro prezzo economico. Forse uno che era rimasto scottato da Wall Street, chi lo sa. In ogni caso l’unica cosa che compriamo in dosi massiccie sono i boccioni dell’acqua Arrowhead, dato che ce ne serviva tanta e bevevamo come cammelli e sempre più convinti di aver scelto la macchina adatta…..aprivamo il bagagliaio e buttavano dentro, con tutto quello spazio. Tornati in albergo chiamo il W di San Diego per anticipare il nostro arrivo di un giorno.

Giugno 8 – Ore 06:00 Los Angeles – Anaheim (Walt Disney ) – San Diego

Questa volta la sveglia è ancora più traumatica, ormai ci abbiamo fatto il callo. Dopo l’ultima doccia rinfrescante, decidiamo di lasciare l’albergo e prima di dirigerci a San Diego, facciamo una tappa ad Anaheim dove andiamo a vedere Walt Disney!!!! Facciamo il check-out pagando una cavolata, in quel momento siamo stati contenti di essere dipendenti di una grande catena alberghiera, e carichiamo tutto in macchina, non manchiamo di salutare il mio collega Concierge che come al solito senza neanche dire A, ci da il solito foglietto di carta con tutte le direzioni per andare ad Anaheim. Nostro ultimo obbiettivo prima di lasciare L.A. e’ quello di fotografare la scritta Hollywood sulle colline (eh già strano ma vero non l’ avevamo ancora vista), infatti Claudia dal lato passeggero è pronta con le macchine fotografiche (tipo reporter), ma nessuna traccia, ma la sorte è dalla nostra parte, infatti la fortuna ha voluto che sbagliando strada riusciamo ad immortalare la scritta, fermando il traffico, dato che mi fermo in mezzo alla strada per dare il tempo di scattare le foto, le macchine dietro senza fare il solito teatro italiano attendono capendo la situazione (che bravi questi americani).

Dopo la solita sosta da Starbucks, dove Claudia finalmente decide di comprarsi la loro Mug (Tazzone) per il caffè, partiamo a tutto gas per Anaheim. Arriviamo e sembra di stare nel paese dei balocchi con alberghi dai nomi fantastici, la gente vestita da Topolino, Minnie etc. Parcheggiamo nel Disney Parking, che costa $10, cavolo come sono organizzati, prendiamo la navetta e ci dirigiamo al parco. Adesso viene il bello, di parchi ce ne sono 2, Il Walt Disney World il primo nato, e il California Adventure…che fare???? Chiediamo al signore alla cassa, che ci dice che per ragazzi come noi conviene California Adventure, e quindi ci fidiamo pagando come al solito $50.00 a testa e questa volta niente sconti. Entriamo dubbiosi, ed infatti, avremmmo dovuto fare di testa nostra e andare a vedere il vero parco di Walt Disney, prima pecca di una vacanza fai da te. In ogni caso non ci scoraggiamo e ne approfittiamo per vedere un po’ in giro, certo non sono gli Universal Studios, ma facciamo il nostro giro sul Tower Hotel dove incontriamo una mamma e figlia, sembrano le controfigure di Free Willy 1 & 2, per la loro larghezza, e ci raccontano che è la 7° volta che vengono al parco che sono eccitatissime e che hanno la membership card che gli permette di venire quando vogliono, io rimango a bocca aperta e come al solito cerco di vendergli anche il mio pass scherzando, facciamo un salto sulle Cascate e alla fine verso le 17:30 stufi di parchi divertimento, decidiamo di andarcene, passando per i souvernirs store, senza comprare niente.

Verso le 19.30 arriviamo San Diego, mi sta sorprendendo la mia facilità nel trovare i posti e soprattutto nel guidare negli USA, in ogni caso le strade sono larghe, e soprattutto le città uguali, a scacchiera, quindi facili da guidare ed inoltre sembra che il traffico qui non esista o almeno tutti guidatori modelli. L’albergo è bello, morderno tutta gente giovane, sarebbe bello lavorarci. Ci presentiamo e fanno notare che non hanno la nostra prenotazione, ma che non c’è nessun problema e ci danno una camera, in ogni caso già approcciando San Diego ci siamo sorpresi per la sua bellezza, cercheremo di confermare i commenti positivi durante i prossimi giorni. Solita doccia, Corinna come al solito chiama la Reception, per gli accappatoi mentre per le ciabattine chiedono $15 a testa, quindi non se ne fa niente. Chiediamo al Concierge che questa volta sembra piu’ smart e soprattutto PARLA!!! dove poter andare a mangiare qualcosa, dopo aver mangiato Burritos, eravamo nauseati dal cibo messicano, quindi ci dice di andare alla 4th & 5th Avenue, dove è pieno di posti. Prendiamo la macchina che come al solito avevo parcheggiato davanti l’albergo e in 5 minuti ci troviamo li, ed aveva ragione, 2 strade illuminate quasi a giorno, ma non come potrebbe essere Las Vegas o New York, in modo ragionevole, San Diego ci sta piacendo e soprendendo in senso positivo. Finiamo per entrare da Hooters, una catena di locali, dove ti servono hamburgers e cibi tipici americani, e la loro particolarità sono le cameriere con pantaloncini attillati, tette esplosive su pattini a rotelle che servono ai tavoli, posso dire che la presenza al femminile nel locale era quasi nulla a parte Claudia & Corinna, in ogni caso sbraniamo quello che ci portano e lasciamo come al solito la mancia che qui e’ un MUST, vivono con questo, di solito il 10% del conto, comunque a vostro giudizio.

Anche se stanchi morti facciamo il solito giro, ritorniamo in albergo facciamo un giro, e ammiriamo il loro bar “The Beach“, su di una terrazza al secondo piano con sabbia di mare ed un fuoco al centro, Corinna decide di rimanere mentre io e Claudia ci dirigiamo a dormire, stanchi morti.

Giugno 9 – Ore 9 San Diego

Oggi ci siamo svegliati non troppo presto predendocela comoda, decidiamo di andare al centro e di fare un Trolley Tour, (giro della città con un tram) al costo di $25.00, purtroppo questa volta per il parcheggio c’è andata male e quindi per evitare inconvenienti tipo multe, abbiamo pagato il parchimetro $3.50. Il tragitto è interessante, anche se avremmo potuto farlo noi in macchina seguendo il Tram, idea venutaci dopo, in fin dei conti non tutte le ciambelle escono con il buco.

San Diego è bella, una cittadina a dimensione d’uomo, altro che L.A.. Dopo il tour decidiamo di mangiare finendo in un grande Shopping Mall all’aperto e decidiamo per il cinese e con neanche $5 ci riempiamo. Facciamo il giro dei negozi, troviamo un Internet Cafè, che, incredibile a dirsi, è l’unico decente trovato a buon mercato. Finalmente diamo notizie ai colleghi e nostri cari, che sicuramente si torceranno dall’invidia. Dopo vari indugi e consigli nostri e della shopkeeper Corinna si compra un paio di Levis per meno di $40. Torniamo in albergo mangiamo quello che ci è rimasto della spesa, fatta nei giorni precedenti, Noodles che si riscaldano con l’acqua. Doccia altro giro veloce nella 4th & 5th Streets, ritorno in albergo, un paio di drinks nel Bar The Beach e tutti a nanna.

Giugno 10 – Ore 9 San Diego – Toccata e Fuga di Tijuana – Barstow – Las Vegas

Questa mattina facciamo i signori e decidiamo di fare colazione in albergo tanto abbiamo lo sconto del 50%. Rimaniamo delusi che è tutto alla carta e non a Buffet, quindi io prendo il mio tazzone di caffe’ con brown toast e marmellate varie, Claudia, Muesli, che si riveleranno una montagna e molto nutrienti, mentre Corinna un Muffin con altro. Notiamo in lontananza un cameriere con un piercing e capelli stile l’Ultimo dei Moicani, e pensiamo che lavorare al W sia molto easy ed infatti è così parlando con altri dipendenti, che incuriositi dal nostro viaggio fanno domande, dato che molti americano non sanno dov’è l’Italia ed inoltre c’è gente che non è uscita dall’america e neanche da San Diego.

Prima di partire chiedo al mio collega Concierge come arrivare a Las Vegas, tempo necessario e se conviene ad andare a Tijuana. Ci sconsiglia di andare a Tijuana dato che una volta entrati in Messico avremmo avuto difficoltà a rientrare negli US dato che non siamo americani e poi che è pericolosa. Tempo necessario per Las Vegas 5/6 ore e inoltre ci spiega che i limiti di velocità possono essere superati di 9 miglia, dato che in questo modo i polizziotti non possono fermarti. Se invece si superano di 10 possono fermarti e farti la multa. Ma guarda tu sto furbastro di un americano.

In ogni caso vogliamo fare felici Corinne e la nostra curiosità e ci dirigiamo verso il Messico – Tijuana, facciamo in tempo a fare una foto alla frontiera che il polizziotto ci ferma e ci indica gentilmente di svoltare per Las Vegas. Appena in autostrada prendiamo la Interstate 15, e provo a fare come mi ha detto il mio collega, max. Velocità consentita 75 miglia, arrivo a 84 e metto il cruise control, una pacchia e una noia, strade larghe, ma larghissime, e all’orizzonte solo deserto!!!!

Come da nostra tappa ci fermiano a Barstow, cittadina che non offre niente se non un Outlet consigliato da un racconto su www.cisonostato.it ebbene c’è la Reebook, Ralph Lauren e Timberland ma niente di granche’. Claudia compra un paio di sandali della Timberland in pelle a $20….gli stessi che in italia fanno a Euro 60. In ogni caso i prezzi sono irrisori rispetto ai nostri, vorrei comprare anch’io delle scarpe ma alla fine il buon senso mi dice Ma che ci faccio dopo?? Verso le 13.00 via, decidiamo di continuare il nostro viaggio, il mio fido navigatore Claudia dorme, Corinna dietro dorme ed io guido, ascoltando musica locale ed ammirando un paesaggio desertico ma suggestivo. Decidiamo di fermarci a vedere la famosa cittadina di Calico ma credetemi sembra un’americanata per un film fatta apposta per turisti con gente vestita come nel vecchio Far West, anzi ad una certa ora per entrare a vederla bisogna pagare $5 a testa, ma vattinne!!! Il viaggio continua ed in lontananza scorgiamo delle luci, potrebbe essere Las Vegas, in ogni caso Claudia con la macchina fotografica pronta, scatta le foto, sembra una giapponese, fotografa tutto, alla fine del viaggio avrà fatto circa 1000 foto, con la sua digitale, mentre io solo 500. In ogni caso non era Las Vegas e noi ci mettiamo a ridere a crepapelle. Come al solito ci fermiamo per fare rifornimento di benzina, dato che la nostra fedele Jeep beve, per fortuna costa niente la benzina. Io nel frattempo mi metto con una guida a chiamare i numeri verdi dei vari alberghi per vedere la loro disponibilità e che tariffe offrono, cercando qualcosa a buon prezzo sapendo che tanto si userà e dormirà poco. Alla fine optiamo per il Sahara un vecchio gigantesco Hotel sullo Strip, uno dei primi ad essere nati. Una stanza per 3 ci viene a costare $69, niente, per fortuna è giovedì, il giorno successivo costa ben $150!!! Con impazienza cerchiamo di percorrere gli ultimi kilometri che ci separano, intanto Claudia sbircia tra i vari vouchers, riviste, guide e mappe presi dai vari Vistiors Centers, Fast Food o distributori, per cercare Discounted Vourchers. Camminando per lo Strip (Las Vegas Boulevard ) capiamo che a parte fuori, l’interno degli alberghi-casinò e’ lo stesso, tutti fatti in modo uguale, quindi ci rendiamo conto che una notte è più che sufficiente e decidiamo di partire il giorno dopo. Corinna è molto stanca e decide di andare in albergo, mentre io e Claudia, decisi a sfruttare ogni momento di questa vacanza ci facciamo tutto lo Strip a piedi fino all’ Excalibur, vediamo il mitico MGM, mentre per strada la gente incomincia a tornare nei propri alberghi, sicuramente molti di loro perdenti, mentre non mancano i signori che offrono la compagnia di belle ragazze. Torniamo in albergo alle 06.00 dopo aver speso $50 tra Roulette e Black Jack, siamo a Las Vegas o no!!!

Giugno 11 – Ore 11 Las Vegas – Kingman – Williams

Dopo la prima sveglia ragionevole del viaggio, impacchettiamo tutto, carichiamo sulla macchina e decidiamo di vedere cosa offre il buffet del nostro albergo. Misero dopo quello che abbiamo visto negli altri alberghi. Quindi con la macchina decidiamo di fare uno giro dello Strip, che di giorno perde tutto il suo fascino, e decidiamo di parcheggiare in un parcheggio di un albergo a meta’ dello Strip, tanto non sono custoditi e liberi di accesso, e alla fine dopo aver passato New York New York decidiamo per l’Excalibur, dove il buffet è a 3 corsie, kilometrico ci costa $12.00 a testa, decidiamo di provare tutto, dalla A alla Z, rimpiangiamo il cibo italiano ma bisogna provare tutto anche la famosa Apple Pie, che alla fine risulterà disgustosa, anzi le proviamo tutte le loro Pies, con tutte le loro marmellate, insomma è come mangiare dei macigni, alla fine ci facciamo dei panini per il proseguimento del viaggio con delle fette di tacchino ed hamburger, senza vergogna anzi con divertimento ormai preso gusto a fare gli avventurieri, quindi riempiamo lo zaino di Corinna che risulterà stracolmo.

Decidiamo di andare via dalla città dei Balocchi senza non prima fare un allegerimento del nostro budget passando per il Premiun Outlet che si trova uscendo dalla città. Ebbene qui si che si fanno gli affari. Negozi Timberland, Nike, Gap & Guess a prezzi ridocoli rispetto a quelli italiani. Claudia compra un trolley che risulterà necessario per $100 (in Italia Euro 170 in Corso Venezia – Milano) mentre io un paio di scarpe Nike per $19.

Soddisfatti dei nostri acquisti e dopo aver visitato le città Americane, adesso ci dedichiamo alla sua natura, infatti ci dirigiamo al Grand Canyon. Il Grand Canyon si divide in North e South Rim (sponda) la piu’ conosciuta è la South, per la quale noi optiamo, sopratutto per la distanza necessaria e la praticità al continuo del nostro viaggio. Quindi prendiamo la strada statale fino Kingman (dove passa la famosa US Route 66). Durante il viaggio per Bouder City ci imbattiamo in una diga – Lake Mead – è immensa, infatti la curiosità è tanta, ci fermiamo ad ammirare da vicino questa opera dell’uomo. Scendiamo e c’è un vento così forte che ci sposta e fa volare alcuni fogli del nostro programma, e noi ad inseguirli in mezzo alla strada dove fortunatamente non passa nessuno. Continuamo il nostro viaggio, sapendo che ci dovremo fermare molte altre volte per ammirare paesaggi e bellezze non contemplate in nessuna guida. Arriviamo a Kingman dove ceniamo in un parcheggio con i nostri panini del famoso Buffet, e una volta rifocillati, prendiamo la Interstate 40 fino a Williams, dove dopo aver fatto il pieno come di consuetudine. Stiamo viaggiando ad un ritmo vertiginoso, ma siamo troppo entusiasti e la stanchezza neanche ci sfiora. Decidiamo di fare una pausa e dormire, o almeno tentiamo, dato che da qui in poi faremo la vita alla Cast Away di Tom Hanks, oppure come gli Orsi, a voi la scelta.. Parcheggiando davanti al Safway (famosa catena di supermercati americana) che per nostra fortuna apriva alle 5:30 del mattino. Abbassiamo i sedili di dietro, le valigie davanti e dormiamo sdraiati di dietro tutti e 3, non ci rimaneva che ridere.

Giugno 12 – ore 05.30 Williams – Grand Canyon – Kayenta ( Monument Valley )

Alzati di buon ora e fatto dello stretching che ci permetteva di rimmettere le ossa al loro posto, decidiamo che era ora di fare spesa e colazione. Quindi usufruendo e approfittando della gentilezza degli Americani, abbiamo usato i loro servizi, niente doccia ma almeno faccia e denti. Solito Supermercato giganteso, ma ormai eravamo diventati dei professionisti nella spesa e sapevamo cosa prendere, decidiamo di assaggiare le famose Donuts dei Simpson, 12 per meno di $4, e vai, Corinna preferisce quelle con la glassa che alla fine risulteranno disgustose e se le mangerà solo lei. Facciamo una colazione a base di Muffin e Caffè, e dopo aver sistemato la macchina, dato che le condizioni interne erano più quelle di una capanna, che di una macchina, mi dirigo verso il centro della città, dove ci sono migliaia di insegne che pubblicizzano la Route 66, infatti ne approfitto per farmi una foto in sella ad una Harley Davidson parcheggiata, giusto per assaporare il mito di Jack Nicholson e Jane Fonda di Easy Rider, e ce la svignamo prima che il proprietario della moto si svegli.

Finalmente arriviamo al Parco Nazionale del Grand Canyon, come consigliatoci da altri avventurieri, facciamo il National Pass, che costa $50 e ci permette di visitare tutti i parchi Nazionali per un anno. Alla fine risulterà un affare e conveniente calcolando ad entrata $20 per parco, e i parchi saranno 12!!!!!!!!!!!!!!! All’entrata il Ranger, uguale come nei film, oltre che al pass, ci da tutte le mappe e informazioni necessarie, dopo di che mi viene la brillante idea di far guidare Corinna, beh dopo aver panicato per 20 miglia, decido che alla fine il suo posto e’ dietro, da semplice passeggero dato che il suo modo di guidare a zig zag, non andava bene per la nosta sicurezza. Arriviamo al piazzale dove si parcheggia, prendiamo il necessario, e davati a noi abbiamo il Grand Canyon, incredibile, qualcosa di indescrivibile, riusicamo anche a scorgere il Colorado River. Una tappa al Visitor Center e prendiamo altro materiale informativo. Saliamo sul pulmino che si ferma nei vai punti di interesse e decidiamo di arrivare fino alla fine, e in alcuni pezzi di farla a piedi, in compagnia di piccoli scoiattoli che ci seguono appena sentono l’odore dei Crackers, anzi cercano di introfularsi nello zaino di Claudia, la quale all’inizio sembra spaventata ma poi divertita, concedendo un cracker al piccolo scoiattolo che lo divora!!!

In lontananza vediamo degli impavidi che scendono a piedi!!!! Verso il Colorado River, sarebbe l’ideale alloggiare li e poi risalire verso il North Rim. In ogni caso essendo la ricettività minima nei pressi del Colorado River tale programma va pianificato e prenotato con parecchi mesi in anticipo. Ma siccome, senza disprezzare la bellezza del Grand Canyon, abbiamo notato che visto una parte, l’hai visto tutto, credetemi, infatti a noi una giornata al South Rim è piu’ che bastata. I nostri nasi sono diventati rossi, abbronzati tipo muratori, decidiamo di appisolarci su delle panchine, siamo talmente stanchi da sembrare morti che aspettano solo gli avvoltoi……Dopo una pennichella di un’ora riprendiamo l’autobus fino alla fine, che guarda caso ci porta in un piccolo negozio di Souvenir e snack bar, ci dissetiamo. Verso le 18 decidiamo di tornare al parcheggio, e da li dirigersi al Campeggio del Parco, poco distante dallo stesso parcheggio, per una doccia. Stupefatti il campeggio offre un servizio eccellente doccia e asciugamano per $1.50!!! Credetemi dopo quella giornata quella doccia era un toccasana, per di più decidiamo di fare il bucato e caricare le batterie di cellulari e macchine fotografiche varie. Alla fine riscontreremo l’efficenza dei Parchi Nazionali e dei loro serivizi. Decidiamo di tornare al punto di partenza e aspettare il tramonto come tutti. Ebbene quel momento è la parte più bella del Grand Canyon, il rosso della roccia messo in risalto dal sole, le sfumature di colori fuoco. Felici per aver visto una delle meraviglie del mondo, verso le 20.30 lasciamo il Grand Canyon e ci dirigiamo verso Kayenta per ammirare la Monument Valley.

Quindi come al solito mi metto alla guida, fin quando non decidiamo di parcheggiare la macchina all’entrata del Parco di Monument Valley nella terra Navajo. La stanchezza ci aiuta a chiudere gli occhi.

Giugno 13 – Ore 06:30 Monument Valley – Canyon de Chelly – 4 Points – Cortez

Ci svegliamo di buon mattina, (inevitabile dato che dormiamo in macchina), e ci accorgiamo che siamo i primi, proprio davanti alla sbarra che ci separa dal Parco, verso le 07:00 entriamo paghiamo $5 a testa per entare, dato che essenso parco dei Navajo (indiani) e non Nazionale, il National Pass non serve a niente, ma li paghiamo ben felici, dato che dopo aver parcheggiato, davanti a noi si prensentava uno spettacolo incredibile, l’alba della Monument Valley, dei films Western, di John Wayne, la terra rosso fuoco, uno spettacolo meraviglioso, e forse più spettacolare dello stesso Grand Canyon. Forse perchè il Grand Canyon si conosce in tutte le salse e quindi il paesaggio è prevedibile, mentre la Monument Valley è stata una sorpresa in tutti i sensi. Dopo il solito caffè questa volta in un negozio di Souvenir dove i prezzi sono esagerati, ma questi Navajo devono campare in qualche modo, ci dirigiamo all’interno della Monument Valley, ben felici di aver optato per la Jeep, dato che molti altri visitatori avendo una macchina bassa, o addirittura un camper come una famiglia di Italiani, che evitiamo a priori, non dobbiamo affidarci al camioncino di una guida indiana che chiede altri $10 a testa. Siamo all’interno di qualcosa di meraviglioso e ancora ne rimango meravigliato, le cartoline non bastano a descrivere tale posto, tentiamo di seguire la mappa, e inoltre tentiamo di entrare in una via secondaria, la quale ci viene vietata con autorità da un indiano e capiamo che è meglio per noi seguire la mappa e non avventurarci oltre se non vogliamo perdere i nostri scalpi.

Ci fermiamo a raccogliere della terra rossa, e verso le 9 incominciano a spuntare come funghi in punti strategici Indiani con tavoli per vendere dell’artigianato locale. Claudia decide di comprare 2 braccialetti per $20, mentre gli stessi mi sono costati $10 da un altro indiano poco più avanti, Claudia voleva tornare indietro dal figlio di una indiana, ma alla fine ha desistito. In ogni caso cari lettori non comprate niente dato che alla fine ciò che a noi è sembrato metallo in quel momento, con il tempo, una volta in Italia e con l’usura, è risultato tutt’altro materiale, Osso? Plastica?? Altro che Indiani, quelli avevano origini Napoletane. In ogni caso verso le 10 lasciamo la Monument Valley, e ci accorgendo che stiamo bruciando le tappe, dato che pensavo di perdere giorni interi nei Parchi. Infatti ci dirigiamo al Canyon de Chelly, altro parco nazionale dove ci sono delle rovine di Indiani, meta già in programma, vista la vicinanza alla Monument Valley e come più vicino punto di interesse. Infatti verso le 12:00 arriviamo a Canyon de Chelly, e notiamo la pochezza dei visitatori, forse non essendo meta di turismo di massa, per la sua fama. Come nostra consetudine decidiamo di fermarci al Visitor Center, per le solite mappe e via per il Parco, con grandi strapiombi, come al solito Claudia legge in Italiano, dato che quasi tutti i parchi visitati offrono anche in lingua italiana, un resoconto del Parco e la sua storia. Arriviamo al punto dove in lontanza si vedono le rovine di antenati. In lontananza non si vede granchè cosa fare? Scendere e risalire sono 2.5 miglia andata e ritorno e fa un caldo della madonna. Alla fine io e Claudia decidiamo di scendere, quando mai ritorneremo da queste parti? E quindi scendiamo, senza seguire i consigli del cartello che dice, di portarsi minimo un gallone a testa di acqua e creme solari, Corinna decide di riamnere in macchina al fresco, alla fine riuslterà l’idea migliore. Dato che dopo una discesa ripida, e arrivando alle rovine, ci accorgiamo che intorno c’è una rete di recinzione che non permette di entrarvi all’interno, tempo un nano secondo e ci accorgiamo della stronzata fatta!! Adesso ci aspettava lo stesso percorso ma in salita ripida, non potete capire, ero stremato, pensavo è la fine…adesso vengono gli avvoltoi……dopo circa 2 ore..di pazza idea..arriviamo alla macchina. Ci rinfreschiamo e riprendiamo fiato. Lì vicino il solito venditore di artigianato locale, ma dopo l’esperienza della Monument Valley, non ci ricadiamo. Quindi decidiamo di dirigersi a vedere la Spider Rock, 2 rocce perpendicolari e non capiamo che cosa ha che vedere lo Spider con tutto ciò, lasciamo il dilemma a studiosi più esperti di noi e ci avviamo a lasciare questo parco che dopo il Grand Canyon e Monument Valley, rimane una delle poche delusioni fin qui. Qui ci mettiamo in direzione Colorado, esattamente Mesa Verde, altro parco ben noto al confine. Ne approfittiamo per fermarci a Four Points, (4 punti) dove si incrociano 4 stati, lo Utah, Colorado, Arizona e New Messico. Per entrare a vedere dove hanno messo le 4 bandiere degli Stati con la scritta 4 points, ci chiedono $5 a testa, quindi decidiamo di fargli una foto da lontano e tenerci i nostri $5. Questa volta Claudia decide di prendere il volante e Corinna le fa da navigatore, ed io mi metto a pregare e allo stesso tempo mi accascio di dietro, stanco morto e mi affido alla buona sorte delle mie compagne di viaggio. Verso le 17 arriviamo a Cortez, troppo tardi per continuare e decidiamo che questa sera dormiremo in un Motel, di cui la via principale è piena e c’è solo l’imbarazzo della scelta, che cade in un Days Inn la cui propietaria polacca, alla fine ci lascia la stanza per soli $48 dollari. Alla fine risulterà la scelta migliore, posto pulito, letti comodi, ma penso che anche un materassino sarebbe stato comodo dopo aver dormito in macchina per diversi giorni!!! Dopo la solita doccia, che ci permette di rivedere il colore della pelle, decidiamo che dopo panini a volontà era ora di una cena normale da esseri umani e quindi decidiamo di andare in un ristorante a provare la famosa T-Bone Steak ( Bistecca a con osso a forma di T), ebbene $20 a testa spesi bene, dato che oltre la bistecca portano anche una zuppa ed un contorno. Inoltre, per ambientarci di più, abbiamo accompagnato il tutto bevendo la Budweiser (la Bud come la chiamano qui), birra americana per eccellenza.

Giugno 14 – Ore 07.00 Cortez – Mesa Verde – Moab – Arch Park – Dutch John

La mattina seguente salutiamo la signora, e lascio sul letto la maglietta dell’Italia, che avevo deciso di regalare a qualcuno, e il fortunato è stato il bambino della signora. Ci dirigiamo verso Mesa Verde, Parco nazionale famoso per le rovine dei nativi. Infatti risulterà più interessante di Canyon de Chelly. Come al solito visitiamo i punti principali l’Anfiteatro, il Museo e con la guida di un Ranger, questa volta ci inoltriamo per vedere da vicino le rovine di un villiaggio situato al lato di uno strapiombo, costruito in quella posizione strategica per sfuggire ai nemici; viaggiando con il tempo, e il sottofondo della spiegazione della guida ci immaginiamo il loro modo di vivere (che sfigati!!!). Dopo aver salutato l’ennesimo Parco verso le 12.00 ci dirigiamo verso Moab nello Utah, passando per Monticello.

Una volta arrivati a Moab cittadina incantevole, come al solito facciamo tappa al Visitor Center, il quale ci indica la strada per arrivare all’ Arches National Park. Archi formati da rocce corrose dal vento e agenti naturali. Arriviamo all’entrata del Parco, chiedendo come al solito i punti di maggior interessi, per evitare di perdere tempo. Prima di tutto ci facciamo guidare da un Ranger, che come in ogni parco, offre guide gratuite ad orari prestabiliti così come spiegazioni, attraverso alcuni archi, dopo di che, vedendo che incominciava ad essere noioso e fermarsi in particolari meticolosi ma deprimenti e difficili da seguire, depistiamo il gruppo, così io e Claudia decidiamo di visitare gli ultimi archi da soli. Come al solito per i 2 più famosi ci tocca camminare e Corinna anche questa volta decide di rimanere in macchina. Per nostra fortuna essendo un pomeriggio ventilato, non fa caldo ed i percorsi non risultano così faticosi come il mitico 2,5 km del canyon de Chelly!!! Il primo dei 2 archi ci appare davanti all’improvviso senza neanche accorgercene, dato che è ben mimetizzato tra i colori rossastri e con il resto della parete rocciosa. Il secondo decidiamo di fermarci in cima ad una collina e vederlo bene anche da lontano, purtroppo il cartello che indicava altre 5 miglia a piedi di su e giù solo per vederlo ci ha scoraggiati e non poco. In compenso dalla collina ammiro il paesaggio. Il contrasto di colori rosso fuoco, con rocce di color verde, il tutto contornato da un orizzonte infinito. Grandi emozioni che ripagano la fatica.

Verso le 20:30 ci guardiamo negli occhi e ci viene la pazza idea. Essendoci accorti di avere guadagnato 2 giorni di tempo di marcia, dato che in principio si pensava che le distanze erano maggiori e che per visitare alcuni parchi sarebbero stati necessari giorni interi, decidiamo di andare a Yellowstone nel famoso parco dell’Orso Yoghi!!! Uno dei piu’ famosi d’America. Come al solito mi metto alla guida e dopo circa 400 miglia a notte fonda, decido di fermarmi nel parcheggio di un distributore del Wyoming. Il tempo di abbassare i sedili e il sonno ci assale, la stanchezza e’ troppa

Giugno 15 – Ore 6.00 Dutch John – Jackson Hall – Yellowstone

Dopo i paesaggi desertici del Nevada, siamo passati per lo Utah e per il verde del Wyoming, panorami bellissimi, finalmente la guida non era più noiosa. Abbiamo la necessità di una doccia, quindi ci fermiamo ad un distributore chiedendo se nelle vicinance ci siano campeggi attrezzati e la gentile Signora alla cassa, (anche lei con dimensioni mammifere), gentilmente ce ne indica alcuni. E’ in questa occasione che ci viene la brillante idea di abbandonare la fedele busta termica per ripiegare con soli $5 in un contenitore portatile fatto di polistirolo, che sarebbe stato più utile durante il viaggio, e così è stato. Dopo il nostro consueto pieno di benzina, siamo entrati in 2 campeggi senza fortuna, disperati e bisognosi di una doccia alla fine la sorte ci è venuta incontro. Capitati in un campeggio dove le doccie erano a portata di mano, dove tutti dormivanano, in modo a dir poco, sospettoso, ci siamo fatti una doccia incredibile con acqua bollente nel bel mezzo di un parco americano nel grande nord. Come al solito Corinna ci metteva più di tutti, mentre io già pronto con il motore acceso a svignarcela, andandocene via, senza neanche pagare i $2 a persona per le doccie (si dovevano mettere in un contenitore appeso ad un albero, troppo onesti questi americani, o troppo disonesti noi italiani) all’uscita del campeggio lo sportello di dietro si apre e per fortuna non cade tutto…insomma le comiche e a ridere. Arriviamo al Visitor Center del Wyoming situato nei pressi della diga del Lake vicino Dutch John belli freschi e profumati. La strada indicataci è ancora lunga quindi decidiamo di non perdere tempo. Arriviamo a Jackson Hall verso le 12, cittadina poco distante dallo Yellowstone, attrazione di passaggio per tutti i turisti, anche americani. Tipica del nord, con case di legno, sicuramente ideata in modo tale da attrarre la gente.

Facciamo il nostro giretto, le chiamate a casa, negozi di souvenirs e via verso Yellowstone, passando per il parco del Grand Teton che vediamo solamente dai finestrini dell’auto. Verso le 17 arriviamo a Yellowstone, un viaggio infinito dato che l’entrata sud del parco è ancora distante dal suo centro, un viaggio interminabile che alla fine ne varrà la pena. Appena arrivati ci dirigiamo verso il Visitor Center e chiediamo quali sono le attrazioni principali, considerando il fatto che saremmo partiti il giorno dopo sul tardi. Ci viene detto che lo Yellowstone è diviso in 3 diversi itinerari il Grand Loop Road, Lower Loop Road e Upper Loop Road. Prima di tutto vediamo West Thumb (Pollice) un serie di gayser, situati nei pressi del lago Yellowstone, con stagni di acqua calda sulfurea, che ci riscalda, dato che la temperatura è scesa di parecchio, essendo adesso nel grande nord. Dopo di che arriviamo in tempo a vedere l’Old Faithful un gayser che emette getti di acqua calda che va dai 30 ai 55 metri d’altezza per 2/5 minuti, che erutta ogni 75 minuti e per fortuna nostra dobbiamo solo aspettare 15 minuti prima di tale evento spettacolare. Capiamo che è il momento di fermarci, la nostra voglia di conoscere e vedere deve attendere a domani. Quindi decidiamo di andare nel coffee shop di un albergo in legno e con un grande camino a rifocillarci un po’, e prepararci a passare la notte in macchina, dato che anche volendo l’albergo era pieno, ed i costi molto alti visto al posto in cui eravamo, uno dei più famosi se non il più famoso parco degli Stati Uniti. Davanti al camino incontriamo una coppia di turisti americani che ci spiega che loro rimarranno 3 giorni per vedere il parco, e alla domanda dove avremmo dormito, noi da buoni italiani mentiamo, dicendo che abbiamo delle tende e quindi andremo nel camping. Verso le 21:30 usciamo dalla hall e ci mettiamo in macchina, coprendoci con le coperte, diciamo prese inprestisto, dalla KLM durante il viaggio. Siamo stanchi sfiniti, ma felici della nostra decisione. Verso l’03:00 di notte mi sveglio per il freddo, e non posso credere ai miei occhi sta nevicando!!!!!!!!!!!!!!!!!! Fa freddo, quindi metto in moto per azionare il riscaldamento e faccio un giro, alla fine decidiamo di tornare al punto di partenza e metterci davanti al camino della Hall dell’albergo, che purtroppo troviamo solo dopo svariati giri, dato che tutto sembra uguale di notte e per fortuna nessun Rangers ci ferma vedendo l’unica macchina in movimento a quell’ora con quel tempo. Corinna fa la temeraria e decide di rimanere in macchina con il suo sacco a pelo, io temerario ma non così scemo preferisco andare con la mia copertina e sdraiarmi davanti al camino, scelta giusta seguita a ruota da Claudia che si piazza sulla sedia a dondolo. Verso le 5 del mattino con la coda dell’occhio mezzo assonnato vedo i piedi di una persona, che incomincia a fare 4 chiacchere con Claudia, e li penso che è il guardino che ci caccia via, o l’assasino di turno dei thriller americani. Alla fine Claudia mi spiega che era un Rangers con la coda da cavallo, crede indiano, che ci ha consigliato di rimanere al caldo all’interno della Hall e di chiedere aiuto se necessario.

Giugno 16 – Ore 06.00 Yellowstone – Salt Lake – Springville

Purtroppo ci dobbiamo alzare anche se il caldo del camino, ci induge a rimanere sdraiati, ma la gente incomincia ad affluire quindi ci pare opportuno levare le tende e andare a vedere se Corinna è ancora viva. E’ li sul sedile posteriore dentro al suo sacco a pelo che sembra una Kosovara. La svegliamo, ma ricade nel sonno, allora intanto non perdiamo tempo ed incominciamo a vedere altre attrazioni dell’immenso parco. Ad un certo punto vediamo un Bisonte, grande, ma grande, che Claudia scambia per un Buffalo!!! Quindi vai con le foto, ad un certo punto ci fermiamo dato che nella direzione opposta in mezzo alla strada ci vengono incontro 2 Bisonti!!! Che fare??? Va bene che la macchina è assicurata contro tutto ma contro i Bisonti!! Che dico alla Hertz??? Giustamente decidiamo di stare fermi, i Bisonti passano affianco senza neanche notarci forse ormai abituati alla presenza dei turisti e la gente. Scampato il pericolo ci inoltriamo nel parco coperto da un manto di neve, premettiamo che siamo vestiti in modo estivo, venendo dal Nevada e da posti caldi, quindi prendo la coperta e me la metto a mo’ di pareo intorno alla vita per coprire le gambe.

Se l’incontro di una coppia di bisonti ci è sembrato spettacolare, rimanere incolonnati, fermi, vedendo che una MANDRIA di Bisonti con i loro piccoli stava venendo dalla mia parte, diciamo che ci ha fatto una bella paura; anche se abituati alla presenza, vedersi passare Bisonti a centinaia non è roba di tutti i giorni, ma allo stesso tempo uno spettacolo naturale fantastico. Dopo aver scampato l’ennesimo pericolo di una vacanza che non finisce di riservarci soprese, facciamo visita ad altri 2 Gaysers, che come al solito vengono visitati da me e Claudia, i 2 temerari, mentre Corinna, che sembra più un ghiro che un essere umano, preferisce rimanere in macchina. I colori smeraldini, turchesi dei caldi stagni ci indurrebero ad un bel tuffo, ma non è possibile.

Decidiamo di andare a vedere Mammoth Hot Sping Area, sorgenti calde che cadono su formazioni rocciose offrendo uno scenario innaturale, decidiamo che dopo la freddolosa notte di fare colazione in un coffee shop con uova, hamburger e pancetta accompagnato da caffè. Le nostre sembianze sembrano grottesce, ci vorrebbe una doccia, ma dovremo attendere. Entriamo in un souvenir shop che mi induce a comprare una maglietta blu con scritta arancione dello Yellowstone, quindi dopo aver visto le pareti di zinco color giallo del Grand Caynon all’interno del Parco che hanno dato nome a questa bellezza naturale, le cascate (Falls) di Yellowstone, Inspiration Point & Artist Point da dove si ha una vista mozzafiato del parco ci imbattiamo in un momento particolare. Davanti a noi si presenta la scena, di un orso che attraversa la strada accompagnato dai suoi piccoli, il tutto sotto la visione dei Rangers che tengono a distanza i turisti, compresi noi, e tutti in maniera a dir poco civile rispettano tale momento. Dopo quest’ultima emozione decidiamo che è il momento di partire. Purtroppo dobbiamo allungare di parecchio dato che da Canyon a Fishing Bridge, per lavori la strada è interrotta, quindi senza perderci d’animo torniamo indietro. Possiamo dire di aver visto tutta la parte interessante di un parco in un giorno, dato che 3 giorni sono necessari se una persona vuole vedere anche il gayser più piccolo, tipo pozzanghera.

Prima di lasciare il parco ci facciamo le solite foto di rito davanti alla scritta Yellowstone e dei motociclisti ci chiedono con gentilezza di scattargli anche a loro una foto, e capiamo che lo Yellowstone fa questo effetto su noi Europei e Americani. Adesso ci dobbiamo muovere dato che la strada è molto lunga, l’ultimo dei lunghi tratti di questa strabiliante vacanza. Ci fermiamo a all’uscita di Jackson Hall per usare un internet cafè che risulterà chiuso, quindi da Safeway per vedere che comprare da mangiare, io & Claudia ci fiondiamo in un banco dove si comprava le zuppe calde, e si mangivano in loco o take away. Noi dopo aver pagato, non aspettiamo di uscire che le abbiamo già divorate, buone e calde. Sono oganizzatissimi questi supermercati americani.

Putroppo incontreremo l’Interstate 15 solo dopo Salt Lake City, quindi prima di quel punto saranno solo strade statali, ma non mi scoraggio, caffè e musica fanno da compagnia. Ormai arrivati a Salt Lake decido di andare avanti anche se la stanchezza si fa sentire. Anche perchè la strada diventa più scorrevole con l’Interstate 15 anche se alcuni lavori in corso che richiedono deviazioni nell’attraversamneto della stessa città. Decido di fermarmi alla prossima cittadina in un parcheggio di un Motel. Scendo per sgranchirmi le gambe e quindi faccio un giro ai 2 vicini distributori. Al secondo distributore, dirigendomi verso la macchina, dei tipi mi dicono qualcosa, che io faccio finta di non sentire e continuo, e posso notare con la coda dell’occhio che i 2 tipi mi indicano e cercano di seguirmi, accelerando il passo, salgo in macchina e senza dire niente a Corinna e Claudia parto in tutta fretta. Ormai stanchi morti per il viaggio e le ultime emozioni verso le 02:00 di notte decidiamo che è ora di riposarci, o almeno tentare di dormire in un distributore di Springville.

Giugno 17 – Ore 07.00 Springville – Bryce Canyon – Page

Il mattino seguente con un caffè, riprendiamo coscenza, sentiamo anche il bisogno di una doccia e, come sempre o perlomeno in questo viaggio la fortuna è con noi. Durante il tragitto cerchiamo possibili campeggi dove poter usufruire dei loro servizi, anche non abusivamente (siamo disposti a pagare pur di fare una doccia).

Una volta arrivati a Panguitch, paesino insignificante, senza interesse alcuno, troviamo finalmente quel che stavamo cercando…un terreno per campeggio gestito da un privato con servici igienici, comprese le docce. Entriamo nella proprietà, scendo dalla macchina e mi avvio nell’ufficio per chiedere costo e possibilità di usufrire dei loro servizi. Con soli $3 a testa facciamo finalmente una doccia di mezz’ora (l’ultima era datata 15 giugno…eh si pensate bene.. eravamo 3 puzzole vaganti ma felici, che ce ne fregava e chi ci conosceva…..)

Dopo la bella doccia, sembravamo rinati e arzilli come non mai. Arriviamo a Bryce Canyon, altro parco nazionale meno famoso dello Yellowstone, ma molto bello e rinomato per il suo Canyon che offre contrasti di vari colori durante tutto il giorno. Arrivati nel parcheggio, la visione e bellezza di questo Parco sono qualcosa di veramente inaspettato. Sfumature rosa e rosse che si intervallano tra le rocce perpendicolari sono una cosa che tolgono davvero il fiato. Quindi tutti e 3, e questa volta anche Corinna decidiamo di scendere per le gole di questo Canyon, 3 miglia non ci faranno mica male. Scendendo tocchiamo una roccia che cambia colore in base al punto di osservazione, alberi altissimi cresciuti attraverso gole strettissime la salita non sembra così ardua e stancante come nelle altre escursioni, quindi dopo un altro giro mozzafiato ci dirigiamo verso Cannonville, da dove avremmo dovuto prendere una stradina secondaria sterrata attraverso la campagna che avrebbe accorciato di molto la strada per Page. Arrivati a Cannonville, usufruiamo di un internet cafè mangia soldi $2 ogni 5 minuti, prima di fermarci in un parco per pranzare. Infine per sicurezza chiediamo al Visitor Center, quanto dista Page attraversando quella stradina indicata a mala pena nelle mappe. Ebbene il Ranger la sconsiglia vivamente dato che in caso di pioggia, ed era un po’ nuvoloso quel giorno, essendo una stradina sterrata, sarebbe diventata fangosa e quindi c’era il rischio di rimanere bloccati per giorni. Decidiamo così di ritornare indietro e raggiungere Page via Kanab, quindi centinaia di miglia in più.

Arrivati nei pressi di Page, del Lake Powell rinomata località turistica, balneare negli States decidiamo di fermarci, è giunto il momento di usare il nostro bonus, e quindi di dormire come cristiani in un Motel. Dopo vari tentativi e barattamenti di prezzo, alla fine per qualche dollaro in più decidiamo di andare al Motel Interprise (se la memoria non mi inganna) dove dalla parte opposta troviamo il nostro supermercato preferito Safeway. Parcheggiamo sotto la stanza, quindi ci portiamo solo lo stretto necessario (imparate a farlo altrimenti ogni volta è un trasloco). Doccia, ormai è quasi giornaliera, e poi noi da Safeway a fare un giro, ormai siamo di casa, e compriamo della frutta fresca e qualcosa da bere, mentre Corinna decide di andare a mangiare una Pizza. Alla fine ci ritroviamo tutti e 3 in un internet cafè accanto al Motel da dove comunichiamo con il resto del mondo e ci aggiorniamo su notizie italiane, e per fortuna nessuno capisce di calcio da queste parti altrimenti con l’Italia sbattuta fuori dall’Europeo sarebbe stata dura.

Giugno 18 – ore 09.00 Page – Antelope Canyon – Zion – St. George

Durante la mattinata scopriamo che nei pressi di Page c’è un’attrazione a noi sfuggita, e cioè Antelope Canyon, una grande crepa nella roccia nel bel mezzo del deserto, anomala come il taglio netto di una scure nel terreno. Quindi ci accingiamo a raggiungere quest’altra meraviglia, dopo diverse direzioni sbagliate e inversioni all’italiana. All’entrata del Canyon ci aspetta un indiano alla sbarra, che ci spiega il costo di $6 a persona per entrare con la macchina e fin qui tutto regolare. Il bello veniva che con la macchina potevamo arrivare al massimo al parcheggio, cioè 100 metri più in la, e se avessimo voluto andare a vedere il Canyon avremmo dovuto utilizzare le loro Jeep e con un extra di $15 a testa. Insomma tutto un controsenso, non era meglio far pagare tutto insieme senza prendere per i fondelli la gente?? Dopo vari ragionamenti e discussioni con l’Indiano accettiamo, tanto ormai eravamo arrivati fin li, e in ogni caso l’indiano ci fa pagare solo $12, invece di $18 dato che nel conteggio delle persone si sono lasciati scappare Corinna che era seduta dietro e non si vedeva con i vetri scuri dell’auto. Parcheggiamo e paghiamo i $15 per neanche 10 minuti di traggitto e una guida che fa proprio l’indiano, nel senso che ci porta all’interno e ci aspetta fuori. Per fortuna ci uniamo ad un altro gruppo e sentiamo la spiegazione di come è nato questo Canyon dai colori e dagli scorci indescrivibili. Lo spettacolo è da mozzafiato, le pareti liscie di questa incanalatura, i colori vivaci del mattino, dall’ alto filtravano raggi del sole, mentre per terra, la sabbia liscia derivata dalla corrosione del vento faceva da contorno. Spettacolare, l’indiano, i $21 a testa, la discussione avuta all’entrata, però ne è davvero valsa la pena.. Figuratevi che all’interno becchiamo anche una coppia di Romani, sono come funghi.

Lasciamo Page circa verso le 16:00 per dirigerci verso Zion prendendo la Statale 89 South. Arriviamo a Zion verso le 17:00 e siccome il sole ce lo permette ancora decidiamo di dare un’occhiata veloce al parco, usufruendo di un Autobus che lo percorreva attraverso i punti di maggiore interesse Tempio di Sinawava formato da una parete a strapiombo dalla quale cadeva l’acqua niente di particolare, ma le montagne altissime, il fiume che ci scorreva accanto (di cui ho bevuto l’acqua senza problemi), e l’argilla della roccia, compensavano il tutto. Evitate l’escursione all’Emerald Pool, dato che dopo un bel pezzo di strada, alla fine rimanete molto delusi nel vedere solamente una pozzanghera stagnante che di Pool e di Smeraldo aveva proprio niente. Per fortuna durante il tragitto di ritorno, con la macchina fotografica, inseguiamo a piedi, cercando di non fare rumore, (quasi impossibile), un cervo e più in là nel bel mezzo del giardino dell’albergo, una coppia di daini che stavano giocando, tutto questo era fiabesco, specie per noi che veniamo da una realtà come Milano. Ormai a notte fonda, ultimi temerari ad uscire da Zion, decidiamo di dirigersi verso St. George, cittadina di strada per la Death Valley, ma consigliata da alcuni racconti di altri avventurosi come noi, per il suo Outlet, che alla fine riuslterà piu’ un centro commerciale che un vero Outlet.

Arriviamo a St. George verso le mezzanotte, mangiamo il solito nostro panino e dopo aver parcheggiato nei pressi del centro commerciale dormiamo in auto, ormai i sedili hanno preso le nostre forme.

Giugno 19 – Ore 08.00 St. George – Death Valley

Come al solito ci svegliamo mattinieri, anche perchè non potremmo fare altrimenti..dormendo in macchina, e dopo il solito caffè decidiamo di fare un giro per i negozi del centro commerciale, che sinceramente non offrono granchè, a parte un negozio dove ci sono le Nike Shox per mio nipote, ma decido di aspettare fino a San Francisco dato che il prezzo di $120 mi pareva ancora eccessivo per il posto.

Corinna compra per soli $20 una piscina gonfiabile gigantesca, del peso di Kg 10, minimo, per suo nipote. Io già immaginavo al momento di partire i kg in più derivanti dai vari acquisti ma di questo ne parleremo dopo. Per nostra fortuna questo Centro Commerciale che da qualche sventurato era stato nominato Outlet, si trovava lungo la direzione iniziale senza portare cambiamenti alcuni al nostro tragitto.

Finiti i vari acquisti, decidiamo di fare rifornimento alla nostra fedele Jeep? Casa? Dormitoio?? Vi premetto che le condizioni esterne/interne di tale veicolo erano veramente disastrose. Ci fermiamo vicino ad un distributore situato accanto ad un Motel con piscina, jacuzzi all’aperto e servizio di Lavanderia Self-service. Quindi in modo a dir poco losco, abusivo, aum..aumm….decidiamo di fare la lavatrice, addirittura cambiando i quarters alla reception, ci mettiamo in costume e ci tuffiamo in piscina e utilizziamo un po’ di jacuzzi. Inoltre usando del sapone, che ci portavamo sempre dietro come ricordo dei nostri soggioni ci siamo fatti un bel bagno sano, potete immaginare voi la scena. Uscivo dalla vasca, mi insaponavo e poi giù in acqua facendo finta di niente. A dir la verità la nostra intenzione era quella di entrare furtivamente in una camera del Motel, al momento in cui un ospite partiva, ma purtroppo tutti chiudevano la porta prima di partire e ciò ci indusse all’uso improprio della piscina e i suoi annessi e connesi. Ben lavati io e Claudia ci dirigiamo verso la macchina a cambiarci, col il sapore di cloro addosso ma almeno ben puliti, mentre Corinna decide di rimanere a prendere ancora un po’ di sole, che sfacciata!!

Allora noi 2 facciamo un salto da Best Buy, famosa catena di piccoli e grandi elettrodomestici che ha negozi in tutta l’america, quindi dopo un giro veloce in cui vorremmo comprare tutto, optiamo per delle memory cards per le nostre rispettive macchine digitali, che costano sempre la metà che da noi in Italia. Recuperiamo Corinna e ci dirigiamo verso la mitica Death Valley, passando per la famosa Area 51, dove non incontriamo nessun alieno. Facciamo rifornimento all’ultimo avamposto possibile Amargosa Valley dove la benzina costa $3 a gallone una rapina pensando che al nord l’abbiamo pagata $1,80 a gallone, ma facciamo il pieno per evitare di rimanerci nella Death Valley. Infatti la strada e’ ancora lunga per la NE173, caldo e deserto intorno a noi, abbiamo la gola secca, ma per fortuna acqua fresca non manca. Arriviamo all’entrata della Death Valley, e invece del solito Visitor Center troviamo un cartello, una Box automatico dove pagare $5 a testa per ritirare il biglietto d’ingresso, chissà quanti lo fanno, noi abbiamo il nostro pass, e a farci compagnia 2 corvi che prontamente caccio via. Ci addentriamo, dopo un po’ arriviamo a Zabriskie Point, un punto d’osservazione da dove si vede l’estensione della valle con i suoi colli, prima tutto ciò era ricoperto dal mare, pazzesco. Da li andiamo a Badwater il punto piu’ basso degli Stati Uniti, 86 metri sotto il livello del mare, una grande distesa di sale, con una piccola pozzanghera, sembra l’inferno, dato che ci saranno minimo 50 gradi e non è agosto. Vediamo Dante’s View e infine ci rifocilliamo a Furnace Creek con una bella bibita e ghiacciolo, un Motel costruito in mezzo al niente. Al ritorno facciamo la Artist Drive, una sorta di strada su e giù con contorni di roccia di colori incredibili. Rinunciamo ad andare a vedere il Castello di Scott (Scotty’s Castle) dato che era dall’altra parte della Valle della Morte e per di piu’ eravamo in riserva, si signori in riserva nonostante il pieno prima di entrare nella Valle, senza neanche usare l’aria condizionata. Purtroppo nei parchi le distanze sono enormi, in alcuni troverete un benzinaio, ma in questo no!!!!!

Nelle discese mettevo in folle per cercare di consumare meno benzina possibile. Poco prima dell’uscita della Valle mi fermo all’improvviso ad ammirare delle dune di sabbia poco distanti dal ciglio della strada, non posso evitare di andare a farci una camminata. Riprendiamo il nostro cammino sapendo che prima o poi ci sarebbe stata un’uscita, rimanendo fissi con lo sguardo alla spia della benzina. Per fortuna appena fuori troviamo un benzianio Tesco, $1.99 il gallone, ma felici di rivedere anime vive. Quindi ci dirigiamo verdo Lone Pine, Keeler e dali verso Barkersfield dato che l’entrata del Sequoia Park era dall’altra parte. Come al solito ci accampiamo in un distributore alle porte di Three Rivers, entrata del parco, come al solito stanchi, ma felici.

Giugno 20 – Ore 08.00 Three Rivers – Sequoia Park

La nostra sveglia fisologica fa il suo dovere come al solito mangiamo qualche residuo di Muffin e Donuts con un caffè caldo. La strada che ci porta al parco è di un verde incredibile, si sente il profumo degli alberi, un contrasto incredibile, se si pensa alla poco distante Valle della Morte, ma questi sono gli States, un insieme di paesaggi quasi inimmaginari. Dopo svariati kilometri di curve a U, a zig e zag, arriviamo all’entrata del parco. Sequoie gigantesche, mi fermo per farmi una foto, in confronto sembro uno gnomo, incredibile mai visti alberi così enormi. Arriviamo al Visitor Center, che ci indica la strada per vedere il General Sherman, la sequoia più grande del parco con un diametro di 11 metri!!!! In ogni caso facciamo un giro esplorativo, dato che abbiamo tempo. Arrivamo in cima a delle rocce con delle scale per ammirare un paessaggio incredibile, da lì ci facciamo delle foto accanto ad una radice di uno di questi giganti caduti. Anche in questo caso siamo piccolissimi, la differenza è notevole. Infine passiamo sotto un arco costrutio sotto un albero che inizialmente ostruiva la strada. Infine ci dirigiamo a vedere il Generale Sherman, Corinna forse annoiata dei parchi decide di rimanere in macchina, io e Claudia decidiamo di approffitare di questi momenti fino alla fine. Ci troviamo di fronte una sequoia gigantesca. La devo fotografare a pezzi, incredibile. Torniamo alla macchina soddisfatti, questo parco è uno dei più belli, alla fine faremo una graduatoria. Dimenticavo che oltre a turisti in macchina durante tutto in viaggio siamo stati accompagnati da Riders, motociclisti con le loro Harley Davidson, i quali davano quel tocco americano in più.

Infine ci dirigiamo verso in Visitor Center di Lodgepole, il quale offre servizi igienici, docce, negozio di alimentari. Con $2.50 ci facciamo la nostra meritata doccia, ogni volta è un orgasmo!!! Belli puliti, facciamo un giro come al solito al Souvenir shop, dove compro come al solito una Fridge Magnet (calamita che si attacca al frigo) di cui faccio, o almeno provo, collezione dei posti visitati. Il nostro occhio cade su di un annuncio “Questa sera BBQ (Barberque) per $20 mangiando fin quando potete ore 06.00pm (18)” Dopo una consultazione veloce, ma veloce, decidiamo di aggregarci. Chiediamo il posto dove si terrà il BBQ e ci dirigiamo li. Arrivati alle 17.30 decidiamo di aspettare, non ce la facciamo più, la fame chiama, alle 17.45 ci sediamo, non siamo i primi ma ci manca poco. Ci aspettano Salsicce, Costolette, Pollo, Pannocchie, Insalate, Hamburgers, The, Limonata, Apple Pie. La carne condita con una salsa Barbeque deliziosa, che abbiamo riprovato a farla in Italia senza successo. Noi prendiamo posto in una panchina in modo da poter ammirare il parco, ma alla fine ammireremo solo il nostro piatto ed i suoi resti. Credetemi è stato come dare a dei Piranha un pezzo di carne. Na Guerra. Come al solito, e non so dove la metteva, Corinna si spazzola Costolette (Ribs) e Pannocchie all’infinito, anzi imponeva a noi di mangiare fino alla sazietà!!!! Cosa fa la fame!

Il nostro ruminare è stato interrotto solo in un’occasione da una Ranger che ci invitava a partecipare all ore 19.15 ad un’escursione guidata nel parco. Alla fine verso le 19 raggiungiamo il gruppo, Corinna dopo aver chiesto se dopo si poteva tornare a mangiare, il cuoco sbalordito, rispondeva NO!! Noi si che li abbiamo spesi bene i nostri $20!!!! Il Ranger si presentava come Melanie, ragazza tipica americana, un bel visino tipo barbie, ed un po’ pienotta!!! La seguiamo, in lontananza ci fa vedere un’orso, ci spiega che gli alberi caduti vengono lasciati in quel punto per rispettare il ciclo naturale del parco. Ci insegna ad ascoltare i diversi suoni, usando le mani, coprendo le orecchie (non avete capito, andateci chiedete di Melanie!!!!) tutto molto interessante. Alla fine foto di rito noi 3 e lei. La cosa che mi sorprendeva nei rangers era il loro cappello rigido, un pezzo di pietra come nei fumetti o cartoon, non lo piegavi neanche con il vento. Anyway, lasciamo il parco che è notte fonda quindi decidiamo di andare vicino il Visitor Center del parco e dormire al suo interno, tanto non fa così freddo. Io verso le 23 di sera cerco di fotografare un altro daino che si è avvicinato, sembra una caccia al ladro, alla fine faccio 2 foto e mi rompo, vince lui.

Giugno 21 – Ore 06.00 Fresno – Yosemite – Sacramento

Come al solito ai primi raggi di sole mi sveglio, ormai sono diventato dipendente. Fortunatamente Claudia & Corinna dormono. Prendiamo un caffè con lo scopo di eliminare il torpore che soprattutto mi circonda. Se il caffè non fosse bastato a svegliarmi ci pensano di sicuro le curve a Zig Zag per la via del ritorno, certo tutto suggestivo, in quanto una strada in mezzo ad alberi secolari non si era ancora vista. Incredibile si era passati dal deserto alla fitta vegetazione. Direzione Yosemite, finalmente l’ultimo dei nostri 12 parchi, alla fine eravamo diventati dei provetti Rangers.

Passiamo per Fresno arrivando a Yosemite Village ancora presto, quindi il traffico è abbastanza limitato. All’entrata come al solito salutiamo il Ranger che ci riempie di carte e cartine, ormai la macchina ne è stracolma. Siccome il posto è famoso per il Rafting vorremmo provarlo anche noi, purtroppo durante il percorso tutte le agenzie o chioschi sparano cifre assurde, anche perchè il costo era da dividere in 3 disgraziati. In un parcheggio incontriamo un lupo, bagnato e mezzo spelacchiato che ci fa pena, ci sbadiglia in faccia, vorrei scendere per vederlo da vicino, ma vatti a fidare, quindi preferiamo lanciargli dei biscotti al cioccolato, che divora in un solo boccone e ne approfittiamo per fargli qualche foto.

Sconsolati arriviamo a Yosemite Village, un via vai di gente. Lì trovo la possibilità di fare rafting per soli $15 a persona, avverto le ragazze, che accettano immediatamente, firmiamo moduli che declinano la responsabilità del parco, giubbotto di salvataggio, remo, sembra tutto bello, prendiamo il canotto dal camioncino, e ci dirigiamo felici dal punto dovre avremmo dovuto iniziare. Dopo un periodo di calma piatta del fiume, aspettiamo le vere onde, e un pizzico di pericolo, ma la calma piatta continua, a parte 2 dondolii…alla fine risulterà piu’ una gita in barca, che vero rafting. Pazienza abbiamo apprezzato il Parco e trovato un paio di occhiali. Ci riportano al punto di partenza. Oggi è un giorno di relax assoluto, quindi dopo una sbirciatina veloce ai 2 famosi monolitici, El Captain e Half Dome, decidiamo di andare nella piscina del parco. Accanto all’area ospiti ci sono dei bauli chiusi con lucchetti dove la gente mette al sicuro dagli orsi la spesa fatta e loro cibarie, dato che non esiterebbero ad sdradicare auto e tende all’odore del cibo. Noi che non abbiamo niente da mangiare, come al solito, non dobbiamo usufruirne. Entrata $2 per persona per i non campeggiatori, con uso delle doccia (Evvai!!!) e asciugamano incluso. Prendiamo il sole e dormiamo, finalmente dopo tanto viaggiare un meritato riposo. Il sole scotta, infatti alla fine risulteremo belli abbronzati o per meglio dire rossi pomodoro.

Prima di rimeterci in cammino sul tardo pomeriggio, ci fermiamo per uno snack accanto alla piscina, dando l’ennessima occhiata al Grocery-Souvernir shop. Uscendo dal parco, una folla ammira degli scalatori, ed inoltre da un ciglio della strada si vedono 2 Alci che prontamente vengono immortalati, gli animali selvaggi che si vedono negli States sono davvero tanti!!! L’arrivo dei Rangers, fa rimettere in cammino tutte le auto ferme al ciglio della strada per ammirarli. Adesso che fare??? Siamo 2 giorni in anticipo sulla tabella di marcia, dato che il nostro arrivo a San Francisco era previsto per il 24. Beh decidiamo di dirigersi verso la Napa Valley, famosa per il vino e andare a trovare, un parente? Zia? Amica della zia? Della mamma? di Corinna.

Attraversando un paesino finisco per essere accostato da un pattuglia di polizia, in quanto non stavo rispettando la segnaletica.. Senza fare nessuno scatto inopportuno e rimanendo fermo, aspetto che il polizziotto con la torcia in mano mi illumini, tipo i film alla Clint Eastwood, chiedendomi la patente. La porgo e spiego che siamo vacanzieri, ci augura buone vacanze e ci suggerisce di stare attenti. Sembra tutto finito, quando finalmente decido di fermarmi ad un distributore per dormire un po’, altre 2 pattuglie ci fermano, vedendo che con la macchina eravamo indecisi nel dafarsi. I polizziotti questa volta indossano l’uniforme nera, e io seguo le solite procedure, mostrando la patente e stando fermo e rispondendo alle loro domande. In ogno caso in entrambi i casi i poliziotti sono sempre stati cortesi e gentili. Vista l’ora tarda, e per non essere fermati anche dai pompieri, decidiamo come al solito di sostare al solito distributore di benzina, dove ormai siamo di casa. Ultimo giretto, dello stesso, hanno anche le docce per $3, ma siamo puliti stasera. Quindi tutti a nanna.

Giugno 22 – Ore 07.00 Sacramento – Napa – Sonoma – Petaluma

I rumori dei camion e la luce del sole ci svegliano e come zombi, entriamo al distributore e prendiamo un caffè. Oggi, dopo vari tentativi andati a vuoto, decidiamo di fare colazione all’americana. Quindi nei pressi di Napa, dove dopo aver parcheggiato la macchina decidiamo di dare un’occhiata a diversi Cafè e Bar. Decidiamo per uno stile Happy Days – Diners – con le famigliole all’interno. La cameriera stile anni 60, che risulterà anche lei dell’Est, ma come entrano facilmente questi!!!!! Ci serve le nostre pietanze, Scramble Eggs (uova sfrittellate), Ham (prosciutto alla griglia) Pancakes (frittelle) per me. Corinna Uova, French Toast, Claudia Pancakes, di cui va matta, uova e altro di terrificante. La cameriera affascianata dal nostro racconto temerario, continua a versarci caffè, dato che lo fanno di loro abitudine. Spazzoliamo tutto alla grande soddisfatti, del nostro American Style.

Dopo aver pagato lasciando la solita mancia, decidiamo di andare al Napa Valley Outlet, anche qui un grande parcheggio circondato da negozi vari. Reebook, Nike, Ralph Lauren, etc. Incredibilmente io non compro niente, idem Claudia, mentre Corinna da un’altra mazzata al suo budget incolpando noi di queste spese!!! Beh e’ ora di chiamare la sconossciuta parente avvertendo del nostro arrivo. Dopo poche miglia, rispetto i nostri tragitti, ed aver attaversato varie case vinicole, arriviamo a Sonoma. Ci fermiamo da Safeway, dove Corinna vuole prendere una torta, di quelle alte 25 cm, che sono mattoni calorici! Inoltre ci fermiamo da un fioraio per un mazzolin di fiori. Dopo varie svolte, destra, sinistra, destra arriviamo davanti la casa, o almeno speravamo dato che eravamo stanchi di girare. Si suona!!! Dopo un po’ appare la vecchietta, Elvira, che tanto vecchietta non è. Arzilla come non mai, ci fa accomodare, nel salotto, dove i mobili risulteranno della stessa età della signora. Ci viene offerto del caffè parlando del più e del meno. Elvira si rivolge a noi in un Italiano americanizzato, comprensibile dopo anni e anni passati in USA. Sembra felice della nostra presenza finalmente un po’ di Italia. Dopo un po’ ci raggiunge, il figlio di Elvira con la figlia. Tutti felici della nostra presenza, ci mostrano delle foto dei loro soggiorni in Italia, spiegando che ormai quelle macchine non c’erano più e fanno domande a destra e sinistra, soppratutto il filgio di Elvira, che semba Mike Bongiorno in Lascia e Raddoppia, miriade di domande e risposte.

Ci fa una foto nel giardino e poi decide di farci da guida per Sonoma. Cittadina deliziosa, con il suo mercatino, le case basse, e ci spiega che nel passato, la California, il New Mexico, Arizona e Nevada fino a 100 anni fa, apparteneva tutto al Messico, infatti ci fa notare un loro fortino, e la casa del Governatore di quei tempi, adesso museo. Queste notizie risultano alla fine interessanti. Incredibile come una Nazione giovane, neanche 200 anni come si sia evoluta in modo così veloce. Ritornando a casa incontriamo un’altro Italo-Americano che rimpiange l’Italia, spiegando che in America si è più opportunisti ma meno socievoli. Non si usa dalle loro parti andare dai vicini a mangiare, incontrarsi con gli amici per un caffè in un bar. Notiamo che lo dice con molta malinconia e gli crediamo, dispiaciuti di una realtà a noi fino allora sconosciuta. Una volta tornati a casa, ci fanno vedere la macchina di Elvira una Cadillac, bellissima, enorme, ma enorme, troppo forte la vecchietta. Elvira aveva preparato una cena all’Italiana, Zuppa di verdure, Gamberi con verdure, arrosto, finalmente qualcosa di caldo. Aiutiamo ad apparecchiare, usando il servizio per occasioni speciali. La nostra presenza aveva riscaldato l’ambiente. Inoltre Elvira ci racconta di 3 generazioni di Italiani. La 1ma era disprezzata dagli Americani. I primi italiani arrivati erano isolati, dato che venivano visti come inferiori, senza cultura e non sapendo l’inglese, quindi si creavano le comunità per rimanere uniti. Poi la 2nda generazione, i figli di immigrati che si vergognavano di esserlo e di avere origini italiane, quindi evitavano di parlare in italiano e avere nomi tali, triste ma vero. Infine la 3rza generazione, quella di Elvira, che voleva riscoprire le loro origini, visitando il nostro paese. Una bella chiaccherata. Alla fine prendiamo anche un bell’espresso. Decidiamo di andare a prendere un drink con la nipote di Elvira, ragazza che sembrava timida. Nel Pub ci racconta che studia nel Wyoming, che si diverte nel campus ed felice di stare li. Già immaginiamo il perchè, lontano dal padre che sembrerebbe vecchio stile, anche troppo un po’ obsoleto. Altro che timida la ragazza sapeva il fatto suo, beh come tutte le americane, davanti ai genitori delle sante e poi…… Torniamo a casa, pensando che stasera avremmo dormito sotto un tetto, invece la bella sorpresa. Elvira comunica a Corinna che solo lei puo’ rimanere, dato che domani riceverà delle visite, accettiamo la decisione non volendo creare problemi, anche non capendo il motivo, dato che ce ne saremmo andati via all’alba e non avremmo scombussolato la casa. Corinna imbarazzata della situazione non sa che dire. Ci dispiace, dato che sapendolo non saremmo andati a bere qualcosa e forse neanche a cena, ma saremmo andati direttamente a Sausalito. Salutiamo tutti anche la nipote che conferma la stranezza e imbarazzo della decisione della nonna. Pazienza salutiamo e ringraziamo. Con Corinna decidiamo che ci saremmo rincontrati a San Francisco in albergo. Salutiamo e ringraziamo!!!! Io e Claudia decidiamo di dirigersi verso Petaluma, dove avremmo dormito li e poi visitato un ultimo Outlet, prima di andare a Sausalito e poi SF!!

Giugno 23 – Ore 07.00 Petaluma – Sausalito

Dopo la sveglia mattutina, ci dirigiamo verso il Premiun Outlet di Petaluma, inutile dire che eravamo i primi o quasi. Anche se non aperti del tutto i negozi si puo’ entrare. Facciamo colazione in un bar, consueto Caffè bibitone e Muffin. Beh penso che sia uno dei migliori Outlet per fare affari. Da Guess, che sta facendo anche ulteriori sconti all’interno, compro un paio di jeans con $12, che costavano $20, un paio di pantaloni con tasche laterali estivi per $6, Claudia 3 T-Shirt per $15!!!!!!!!!!! Inoltre dalla Puma compro le classiche Puma ma alte, a $29.90, prezzi incredibili comparati a quelli Italiani!!!! Infine Claudia per non essere da meno si compra 2 giacche di renna per meno di $80 totale. Felici per i nostri acquisti, adesso mi mancavano solo le Shox-Nike per mio nipote. Arriviamo a Sausalito passando per San Rafael, finalmente il mare, ci fermiamo in spiaggia ma dobbiamo andarcene il vento così forte che non si resiste. Infine una visita ad un altro Best Buy, ma diamo solo un occhiata sapendo che eventuali acquisti sarebbero stati fatti a SFO. Arriviamo a Sausalito, grazioso paesino di mare che da sulla baia di San Francisco, bellissimo, case carine, pensiamo che sarebbe bello viverci per un po’, anche se lo abbiamo detto per diversi posti. Abbiamo fame e decidiamo di fare spesa in un Supermercato, dove c’era tutto e di più con roba raffinata, banconi di carne già cotta, bancone per la preparazione di insalate, tutto carino. Facciamo una strage, anche per la fame. Claudia vuole pagare con la carta di credito ma non va!!! Alla fine dopo varie supposizioni, ci accorgiamo che la banca non aveva alzato il massimale mensile. Quindi fa una chiamata in Italia, sperando di risolvere tutto, domani a SFO e senza poter di acquisto sarebbe stata persa. Decidiamo di rimanere a dormire, indovinate dove?? Esatto in macchina, dato che non conveniva arrivare a SFO di sera, meglio l’indomani presto.

Giugno 24 – ore 06.30 Sausalito – San Francisco

Questa volta la sveglia mattutina era più che voluta, eravamo rimasti nel parcheggio del Supermercato. Entriamo che sembriamo degli Homeless (senzatetto) chiediamo della toilette, con cui almeno ci diamo un’aggiustata, compriamo dei Muffin appena sfornati, giganti e ottimi, prendiamo il caffè ed in un tavolino fuori al fresco facciamo colazione, eccitati dall’idea di arrivare a SF, finalmente. Faccio pulizia nel bagagliaio, e buttiamo tutta la roba che non ci serve più, dato che da qui fino alla fine staremo al Westin St. Francis, 5 stelle lusso, e quindi ultimi giorni da normali vacanzieri. Diciamo addio al nostro fido box/frigo di polistirolo, agli asciugamani che ci hanno aiutato durante tante battaglie e a vari bicchieri e bicchierini. Siamo pronti, il tempo di 10 minuti e siamo di fronte al Golden Gate Bridge, nella sua immensa maestosita’, al casello paghiamo $5 di Toll, se eravamo in 3 non c’era bisogno, Grazie Corinna!!! Claudia fotografa tutto il ponte anche i bulloni, e via per S.F.. Non e’ difficile trovare l’albergo situato in Powell Street nella Union Square. Il tempo di scaricare la macchina e Claudia all’hotel e tento di trovare parcheggio, dato che il Garage era $36 al giorno ed in ogno caso domani avremmo dovuto ridare la macchina indietro. Capisco subito, ed ero stato avvertito, che S.F. per parcheggiare, almeno al centro è quasi impossibile, con vari cartelli e parchimetri, lascio la macchina il tempo di dire a Claudia di fare il check-in e per dirle che avrei ridato alla Hertz la macchina indietro. Arrivo alla Hertz, giusto dietro l’albergo, do le chiavi della macchina e mi danno la ricevuta. Tutto qui in 2 minuti, saluto la nostra macchina-casa, tristemente, certo le condizioni tra quando ricevuta e restituita, erano ovvie, il prezzo di valore sarà sceso di qualche migliaia di dollari!!! Aveva ancora tracce della sabbia rossa della Monument Valley. Avevamo percorso alla fine: 5500 miglia!!!

Gentilmente in albergo ci dicono che la camera sarà pronta per le 10:30. Essendo le 9 decidiamo di fare un giro veloce di Union Square. Vediamo il negozio della Nike Town, Ufficio Turistico dove ci informiamo per un City Pass per l’uso dei trasporti del costo di $15 per 3 giorni, compreso l’uso dei famosi Trolley, che se usati senza il pass, costano $3 per persona one-way. Torniamo in albergo e la camera è pronta come promesso, anzi danno una di quelle nuove ai piani alti. L’albergo è molto bello, se avete possibilità di andarlo a vedere fatelo. Noi abbiamo avuto la possibilità di permettercelo grazie alla tariffa dipendenti, altrimenti avremmo ripiegato sul classico Motel. Arriviamo in camera, ci portano le valigie, diamo la mancia, e poi una doccia da sogno finalmente. Speriamo che Corinna arrivi in tempo, o almeno arrivi, per non perdersi questo spettacolo, e noi poi doverci sobbarcare la sua piscina!!! Tempo di vestirci e presentarci al mio collega Concierge, che con gentilezza ci indica dove andare, i maggiori punti di interesse, e chiediamo se possibile prenotarci la visita di Alcatraz, dato che non c’era posto. Lui mi dice No problem Riccardo, troppo forte il mio collega. Vi premetto che la visita di Alcatraz va prenotata in anticipo, altrimenti la vedete solo in cartolina o dalla baia. Dalla mappa decidiamo che tutto è percorribile e piedi, infatti decidiamo di non fare nessun pass, scelta che risulterà esatta e vantaggiosa, a piedi si scopre tutto. Prima di tutto passiamo per China Town, sembra di stare in Cina, infatti a SF c’è la più grande comunità cinese del mondo. Assaggiamo degli Spounge dolci tipici cinesi, che non costano niente e ne facciamo fuori una dozzina al ritorno!!!! Tutto in cinese, le scritte, appena fuori dal quartiere di China Town siamo in North Beach quartiere italiano, per un cappuccino, pieno di ristoranti Italiani e Caffè, tutti intrepidi a vedere le partite dell’Europeo, tutti ragazzi giovani, camminiamo meravigliati da tutto ciò. Arrivati a Fisherman Wharf decidiamo di assaggiare la famora Clams Chowder, zuppa con le vongole, vedendola sembra disgustosa, ma è buona, soppratutto quella versata all’interno di un panotto svuotato di mollica; il lungo mare è un insieme di negozi di souvernir, di caffè arriviamo la molo 39 (Pier 39) da dove partono i battelli per Alcatraz, e dove c’è un piccolo agglomerato di negozi su 2 piani su di un molo, con vari negozi, e leoni marini che sbraitano in acqua, fotografati dai turisti e curiosi. Tutto bello sopratutto la giornata soleggiante ci aiuta a ripararci dal vento.

Decidiamo di andare a vedere la Coit Tower, dopo l’ennesimo sali e scendi dato che SF è famosa per le sue salite e discese ripide. Da li una statua di Cristoforo Colombo che indica Genova e poi davanti a noi la Baia in tutta la sua immensità con in mezzo l’isolotto di Alcatraz. Le case sono fatte in modo da risultare piane, nonostante collocate in discesa/salita tute in stile vittoriano, molto belle. Ci accordiamo in una targa di macchina, con scritto ciao Italia, adesivo della nazionale e della Juventus, un patriota. Decidiamo di ritornare in albergo, attraversando la City, di ogni città americana, banche e uffici, il centro della Borsa e Commercio. Alle 20.00 stanchi morti decidiamo, di riposare per poi andare a Mission. Notiamo la borsa di Corinna, quindi è in giro. Purtroppo la stanchezza farà si, che ci addormenteremo vestiti, fino alle 9.00 del giorno dopo.

Giugno 25 – Ore 09:00 San Francisco

Tempo di una doccia, che scendiamo a fare la colazione a buffet dell’albergo all’americana!!! E per tutta la durata del soggiorno tutte le mattine abbiamo dato un mazzata ai nostri stomaci, mangiandoci tutto e di più del buffet, compreso il famigerato Bacon fritto.!!!! Chiedo al mio collega Concierge che mi conferma la prenotazione per Alcatraz per il giorno dopo. Corinna decide di non venirci, dato che raccomandata dal figlio di Elvira, ci spiega che è una perdita di tempo. Noi decidiamo di andarci lo stesso, in fin dei conti con soli $12 a testa, abbiamo la visita audio guidata.

Dedichiamo questo giorno alla visita di un altro pezzo della città. Ci dirigiamo verso Mission da Market Square, accorgendoci anche dei lati negativi di SF, piena di vagabondi e senza tetto, nel pieno centro, e Mission District, sembra un quartiere messicano trapiantato a SF. Ci fermiamo da Starbucks e rifamiano folgorati dal loro Frappuccino, che alla fine, senza successo, tenteremo di imitare anche a Milano. Da Mission dopo una grande, ma grande camminata arriviamo da Best Buy dove Caludia si compra un lettore Dvd per $39 che mediante un codice che lo sblocca, possiamo leggere anche i DVD italiani. Io alla fine tentenno e decido di non comprarlo, anche se poi mi tocca ritornare li il giorno dopo, e quindi questa volta decidiamo di prendere la metro, che risulterà un vantaggio, e rischiare lo stesso. Vi premetto che funziona tuttora, la marca (CyberHome – CH-DVD-300) per chi fosse interessato. Decidiamo di quindi di abbandonare il quartiere di Mission, dato che non ci sembra dei più sicuri e piacevoli per dirigersi a Japan Town, anche qui una comunità , questa volta di Giapponesi. Entriamo nel loro centro commerciale, pieno di ristoranti e artigianato locale e decidiamo di venirci a mangiare prima di partire. Passiamo per Lombard Street, tutta a piedi, incrociamo la famosa strada a Zig& Zag per quanto è ripida, ed infine via verso l’albergo. Facciamo un salto da Macy’s, nel negozio di Puma, dove i prezzi sono molto alti rispetto all’Outlet, ma sempre meno cari che da noi ed infine nel negozio Apple, immenso di 2 piani, dove e’ possibile, usare i loro notebook (Portatili) facendo uso gratuito di Internet, quindi quel negozio, accanto all’albergo era diventato tappa fissa giornaliera. Stanchi ci dirigiamo in albergo.

Giugno 26 ore 08:30 San Francisco

Ormai è un piacere svegliarsi presto, approfittare della giornata, e dormire su letti, che piano piano rimodellano le nostre schiene. Solita colazione a buffet, Corinna ci invita a mangiare di più, e come al solito sfacciatamente si porta via anche un paio di Muffin, io sono pieno. Prima di uscire, abbiamo la conferma del Tour di Alctraz per il 27 mattina come da richiesta, quindi anche oggi giornata libera da impegni. Decidiamo di andare di nuovo verso il porto, facciamo una passeggiata nel parco del Presidio, ci fermiamo in un parco a mangiare un mega panino farcito da Safeway, riposino di un’ora. Decidiamo di andare a Japan Town stasera per mangiare qualcosa di leggero!!! Facciamo un’altro giro largo per tornare in albergo, passando per Ghirardelli Square, famoso per il cioccolato, di nuovo per China Town ormai tappa fissa giornaliera insieme con North Beach. Ci accorgiamo che San Francisco è molto piccola, e che l’ideale è visitarla a piedi e i 4 giorni preventivati sono più che sufficenti.

Ritroviamo Corinna in albergo e comunichiamo la notizia di andare a mangiare giapponese, sapendo che l’avremmo presa per la gola, infatti accetta senza esitazione. Anche Corinna rimane estasiata dal posto e scegliamo un ristorante nel piano basso. Alla fine saranno $20 a testa. Al ritorno di nuovo tutto a piedi, ormai è tardi, siamo stanchi, sveglia presto e a letto tardi.

Giugno 27 – ore 7:00

Noi abbiamo l’appuntamento per la gita ad Alcatraz, verso 10:30, quindi ci dobbiamo sbrigare e questa mattina saltiamo la colazione a buffet, mentre Corinna decide di farla, augurando buona fortuna al Buffet. Dato che è l’ultimo giorno, questa volta decidiamo di prendere il Trolley che passa davanti all’albergo e ci porta direttamente a Fisherman Wharf. Il Vetturiere ci indica che è proprio quello che sta passando, quindi facciamo una corsa e lo prendiamo al volo. Paghiamo i $3 a testa. Uno spasso, siccome i posti seduti sono finiti, rimaniamo in piedi sporgendoci come è di consuetudine, facendoci delle foto e stare attenti a non cadere e a non fare la figura degli idioti. Arriviamo puntuali a Fisherman Wharf. Tempo di un Muffin con uva passa, che siamo all’imbarco. Sul molo un chiosco di un ex detenuto di Alcatraz che vende una sua biografia. Durante il tragitto dal Molo ad Alcatraz, vediamo SF nella sua bellezza, con lo sfondo del Golden Gate e non esitiamo a fare le ennesime foto, santa macchina digitale!!! Arriviamo ad Alcatraz ed un brivido mi attraversa, siamo nella famigerata prigione. Prendiamo un piccolo opuscolo in italiano che descrive in breve la storia. Facciamo una salita e arriviamo all’ingresso del palazzo delle celle, dove all’entrata prersentando il biglietto, riceviamo le nostre cuffie per la spiegazione Audio. Se doveste decidere di fare il tour, prendete anche voi le cuffie, altrimenti senza spiegazione, non apprezzerete tutta la storia, anche perchè nessun’altro ve lo spiega, e quei pochi che non hanno le cuffie, sono li impalati a chiedere agli altri turisti. La spiegazione, con rumori e voci di sottofondo è eccezzionale, vediamo tutto: dalle celle, quella di Al Capone, al refettorio, al giardino dove i detenuti avevano la loro mezz’ora di pausa, le docce, stanza visite, barbiere, bliblioteca, il corridoio chiamato Broadway, l’orologio Time Square, alla cella della fuga dei 3 detenuti mai ritrovati. Alla fine soddisfatti della decisione di vederla, anzi sarebbe stata una grossa perdita della nostra vacanza, ed ancora ci domandiamo come mai Corinna non sia venuta, sicuramente confusa da consigli di quel lontano parente!!

Una volta a terra io e Claudia commentiamo ancora quello che di Alcatraz ci ha più colpito. Claudia fa una scappatina al Souvernir shop sul molo e compra una maglietta, gli sta a pennello, meglio ancora dietro le sbarre della prigione. Tornando per il centro passiamo di nuovo per China Town, prendiamo il nostro consueto frappucino da Starbucks, faccio un giro di negozi, compro le scarpe per mio nipote alla Nike Town, mentre per me alla fine dopo una disperata ricerca, dato che la mia misura del 41 era introvabile, le abbiamo trovate in un negozio di sport del Pier 39. Siamo tristi ma felici, ormai è quasi tramonto, la vacanza è giunta alla fine e domani si parte. Ultimi acquisti e poi a fare la valigia.

28 Giugno – ore 07.00

Questa mattina tristemente facciamo la valigia, che alla fine riulterà piu’ pesante, per non parlare di quella di Corinna con la sua famosa piscina, pesa un botto, speriamo nella clemenza dell’addetto al check-in, vedremo.

Intanto dopo averla preparata e raccolto il tutto, andiamo a fare per l’ultima volta la nostra colazione all’americana dal buffet. Sicuramente sarà felice la capo sala, che non ci vedrà piu’ sbranare il Buffet. Sono le 10:00 e ci sbrighiamo. Scendiamo con i bagagli, salutiamo i nostri colleghi, sperandoli di rivederli, sapendo che sarà pura utopia, ma lo facciamo lo stesso. Uscendo dall’albergo ci dirigiamo verso la metropolitana, dato che con $4.50 prendiamo la metro che arriva direttamente all’aereoporto per prendere il nostro aereo che parte alle 12:30 per Amsterdam via Memphis.

Arrivati all’aereoporto chediamo se dobbiamo fare il check-in agli internazionali o nazionali, dopo varie consultazioni andiamo ai nazionali, al desk della NorthWest per imbarcarci sul volo per Memphis. Arrivati al desk, con piacevole sopresa, l’addetta ci dice, che per motivi tecnici, siamo stati ri-prenotati sul volo diretto per Amsterdam delle ore 16:00, senza bisogno di fare scalo. Quindi ci dirigiamo nuovamente agli internazionali, peccato non aver chiamato prima, avremmo potuto passare altra mezza giornata a San Francisco, invece ci tocca aspettare all’aereoporto, che a prima vista non offre niente, neanche minimamente paragonabile con quello di Amsterdam.

E’ il nostro momento di fare il check-in, fortunatamente per noi, l’addetto della NorthWest, gentile signora di mezz’età, non nota, o fa finta di non notare, i kg in sovrappreso, infatti Corinna che stava sudando freddo, riprende il suo colorito. Bene sbrigato il check-in, ci tocca aspettare ancora 3 ore, una palla, il Duty Free è misero, quindi ci riposiamo prendendo possesso di svariati sedili, e aspettiamo il nostro imbarco, che ci riportera’ in Italia. Purtroppo questa vacanza è finita, sicuramente ci ha fatto vedere paesaggi e vivere situazioni, che forse possono essere vissute solo attraverso i libri



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