Dalla barriera corallina agli alberi giganti

AUSTRALIA: dalla barriera corallina alla valle degli alberi giganti Ci siamo decisi solo ora a pubblicare il nostro splendido viaggio in Australia fatto due anni fa. Il viaggio è durato 25 giorni, dal 17 agosto al 10 settembre; abbiamo prenotato dall’Italia il volo aereo principale e i tre voli interni, il pernottamento in hotel a Sydney e...
Scritto da: Wal
dalla barriera corallina agli alberi giganti
Partenza il: 17/08/2007
Ritorno il: 10/09/2007
Viaggiatori: fino a 6
AUSTRALIA: dalla barriera corallina alla valle degli alberi giganti Ci siamo decisi solo ora a pubblicare il nostro splendido viaggio in Australia fatto due anni fa.

Il viaggio è durato 25 giorni, dal 17 agosto al 10 settembre; abbiamo prenotato dall’Italia il volo aereo principale e i tre voli interni, il pernottamento in hotel a Sydney e presso l’Ayers Rock. Per le informazioni ci siamo attenuti alla guida della Lonely Planet e abbiamo acquistato in una nota libreria della città, una cartina stradale dell’intero continente che si è rivelata utilissima.

Per le telefonate a casa abbiamo utilizzato una carta telefonica davvero economica(sembra uno scontrino) con la quale abbiamo telefonato molte ore in Italia spendendo in tutto circa 10 euro.

Costo complessivo: circa 3200 euro a testa.

Costo dei voli: 1600 euro a testa.

1°GIORNO BOLOGNA-SINGAPORE La giornata comincia alle 4 del mattino con la sveglia e la partenza per l’aeroporto; alle 6:35 decolla il nostro volo per Francoforte della Lufthansa dove atterriamo verso le 8:30. Alle 12 finalmente ci imbarchiamo sul Boeing 747 della Singapore Airlines…È la prima volta che saliamo su un’aereo a due piani! Sorvoliamo la Turchia, il Mar Caspio, risentiamo dei monsoni sopra l’India e, dopo più di 12 ore, alle 6:35 ora locale atterriamo a Singapore.

2°GIORNO SINGAPORE-SYDNEY Lo scalo a Singapore ci permette di sgranchire un po’ le gambe, l’aeroporto è gigantesco e pieno di negozi di prodotti tecnologici di ultima generazione venduti a prezzi vantaggiosi, la mamma si rilassa passeggiando e ammirando le enormi vasche dentro cui hanno piantato palme, orchidee e piante meravigliose.

Alle 9:30 partiamo alla volta di Sydney e dopo altre 7 ore arriviamo nella metropoli alle 19:15 ora locale. Tra l’altro durante la manovra il pilota ci ha mostrato la baia di Sydney dall’alto con tutte le luci..Che meraviglia! Esausti passiamo il controllo passaporti, controllo permesso d’entrata e check delle valigie: non si possono assolutamente importare alimenti. Abbiamo preso un taxi dall’aeroporto fino all’hotel in centro città e ci è costato ben 55 dollari australiani. Ci aspetta la nostra stanza prenotata dall’Italia all’Old Sydney Holiday Inn..Finalmente una bella dormita! 3°GIORNO SYDNEY (Manly) Sveglia alle 7, i miei sono elettrici già dalle 5, non vedono l’ora di uscire! Decidiamo di fare il breakfast continental dell’hotel, per soli 18 dollari(circa 11 euro) mangiamo da re terminando addirittura con formaggi e frutta e verdura fresca. Finalmente usciamo e ci rendiamo conto che il nostro hotel è nel centro storico della city, nel quartiere storico The Rocks, il vecchio porto completamente ristrutturato(il prezzo del pernottamento è un po’ caro, ma la posizione per muoversi nel centro è invidiabile). Decidiamo come prima gita di andare a Manly: un promontorio poco lontano dal centro raggiungibile col ferry boat che parte da un molo vicino all’albergo; dalla barca riusciamo a vedere per la prima volta l’Opera House e l’Harbour Bridge(chiamato anche l’attaccapanni), sono davvero grandiosi, peccato il brutto tempo! Raggiungiamo Manly e facciamo un giro lungo una stradina che costeggia l’oceano, ci sono strani uccelli(ibis) e piante che da noi crescono solo in serra; mia madre è invidiosissima: qui le orchidee crescono come da noi le margherite e piante d’appartamento sono grandi come alberi(es. Le stelle di natale)! Le case sono molto moderne, è un quartiere vip!Unica sfortuna:il bagno si può fare solo dentro in un tratto della baia recintato perché per il resto è pieno di squali! A proposito di squali, subito dopo siamo andati all’Oceanwordl! A parte le vasche di animali a noi conosciuti, la vera attrazione è un tunnel di vetro dal quale è possibile vedere sulle nostre teste un intero acquario. Enormi tartarughe, mante, aragoste, pesci palla e squali! Ancora più spettacolare è stato vedere i sub che davano loro il cibo: gli squali erano un po’ rimbambiti perché è inverno, ma le tartarughe e le mante facevano le coccole agli uomini pur di avere i pesciolini! In un’altra sala abbiamo assistito a uno spettacolo con serpenti, varani e iguane..E anche con la vedova nera! Prendiamo qualcosa da mangiare in un take away giapponese: sushi di salmone e granchio e la tempura che è un fritto di pesce o verdure.

Dopo il pasto all’aperto ritorniamo al porto di Sydney, prima di tornare in hotel facciamo un giretto per comprare le cartoline; qui è stranissimo: molte persone sono figli di immigrati o hanno parenti in Italia e, ogni volta che capiscono che siamo italiani, ci chiedono in italiano da che città vieniamo e ci informano che loro hanno qualcuno a Messina, o Salerno..Davvero buffo! Nel pomeriggio ripartiamo per la visita al centro: percorriamo St George Street che è piena di locali per bere e mangiare(tra l’altro molti posti italiani) e negozietti di souvenirs aborigeni. L’architettura ricorda quella di S.Francisco per le case in stile vittoriano e un po’ New York per i grattacieli altissimi. Passiamo sotto una torre altissima(Oztrek tower) ma decidiamo di non salire perché costa davvero troppo e preferiamo una passeggiata in Hyde Park illuminato(qui alle 18 è già buio perché è inverno).

Decidiamo di seguire il consiglio del tassista e per cena andiamo da Doyles. La vista è impagabile: si vedono l’Opera e L’Harbour, ma come cena non un granchè: praticamente pesce fritto con patate fritto…Niente di eccezionale. 4°GIORNO SYDNEY (Taroonga zoo) Stamattina ci svegliamo tardi: fuori piove! Decidiamo di andare a vedere l’Opera House, ma in poco tempo il vento spazza le nubi e viene fuori il sole…Cambio di programma, si va allo zoo! Il Taroonga zoo si trova in un punto super panoramico perché è stato costruito in cima ad una collina che domina la baia, da lì abbiamo scattato foto meravigliose. Conveniente lo zoo pass: costa 37 dollari comprende l’ingresso al parco, il ferry per arrivare oltre la baia e l’ovovia per salire in cima alla collina. All’interno la prima cosa che vediamo sono i koala, si può fare la foto insieme a loro, ma senza toccarli…Noooo! Pazienza, mi accontenterò di fare tante foto da lontano. Continuiamo il giro con i wallaby, gli emù, ornitorinchi, animali notturni come opossum e petauro, uccellini, pappagalli, giraffe, tigri, gorilla; la cosa bella è che in molte aree hanno cercato di ricreare l’ambiente naturale di questi animali, ad esempio, gli uccelli vivono in un’enorme gabbia in cui possono volare e passare da un’albero all’altro. Gli unici che ho visto non stare bene sono stati gli scimpanzè, sembravano proprio uomini tristi. Siamo riusciti anche a vedere uno spettacolo di uccelli con pappagalli, gufi e aquile! Rientrati in hotel decidiamo di cenare lì visto che avevamo due buoni pasto: i miei hanno preso carne accompagnata da Shiraz, mentre io il barramundi fritto(un tipo di pesce, molto meglio di quello di Doyles).

Dopo cena siamo andati finalmente ad ammirare l’Opera House tutta illuminata. L’opera è grandiosa: sono tre edifici il cui corpo è costituito da due valve chiuse, mentre davanti hanno le valve aperte; le arcate di sostegno sono imponenti, la copertura è di piastrelle svedesi alcune lucide e altre opache. Nell’edificio principale c’è un ristorante(suppongo costosissimo) con le pareti di vetro; negli altri due ci sono i teatri, ma l’interno non è di Renzo Piano e non è niente di eclatante.

La strada che porta all’Opera è piena di localini molto alla moda in cui tantissimi giovani vanno a divertirsi, devono aver bevuto parecchio perché fa freddissimo e loro stanno in camicia all’aperto! 5° GIORNO SYDNEY (Fish Market) Stamattina splende un bel sole, peccato la temperatura un po’ rigidina! Ci dirigiamo a piedi verso il Fish Market che è abbastanza lontano; nel tragitto riusciamo a vedere il Darling Harbour che è un’insieme di centri commerciali, casinò, oceanario e cinema e infine attraversiamo un quartiere ancora un po’ vecchiotto con le case vittoriane.

Il fish market è spettacolare: tante casettine con nomi italiani al cui interno ci sono banconi enormi che espongono ogni tipo di pesce come aragoste, gamberi, calamari, tonni, granchi blu, sogliole e tanti altri pescioni. Vediamo anche quantità enormi di ostriche a prezzi irrisori, a me e alla mamma viene voglia di provarle…Sono che sono le 9 del mattino! All’interno del mercato ci sono dei banconi in cui cuociono il pesce oppure fanno sushi e sashimi o piattoni con aragoste e gamberi. Inoltre troviamo un bellissimo negozio di frutta e verdura, una panetteria e un negozio di formaggi che vende anche la Barilla. La voglia è troppa, devo provare l’ostrica…Ne prendiamo due della Tasmania per 2.80 dollari(sono le più pregiate) e ne mangiamo una a testa. Si sente davvero il sapore di mare, molto intenso, forse troppo per le 9 di mattina, mi attacco alla bottiglia d’acqua per salvarmi! Per tornare in centro prendiamo la Monorail, costa solo 4 dollari a testa, ma agli abitanti è assolutamente inutile perché fa un giro troppo breve; noi da bravi turisti facciamo un giro panoramico attraverso i palazzoni, Chinatown con i giardini giapponesi e il quartiere spagnolo.

Dal centro ci dirigiamo verso i Royal Gardens e i Botanic Gardens: sono grandi giardini con un’erbetta curatissima, laghetti, ficus enormi e tanti uccelli. Oltre agli ibis vediamo anche pappagalli colorati e qualcosa di inquietante: attaccati agli alberi stanno appesi a testa in giù le flying fox che sono grossi pipistrelli con la testa rossa che si cibano di frutti. Compriamo qualcosa che fare un piccolo pic nic e poi scattiamo un’altra marea di foto da un punto panoramico sulla baia.

Giretto a the Rocks market, un mercatino con tante cose carine pieno di emigranti italiani, cena in hotel e gelato da Gelatissimo (nonostante la fila di persone era orribile!).

6°GIORNO SYDNEY-CAIRNS Sveglia alle 6:30, l’aereo per Cairns parte alle 9:30 dal domestic airport che è spostato rispetto all’international e un più piccolo. Il volo è della Quantas e dopo circa un’ora e mezzo atterriamo. Qui a Cairns è molto caldo(circa 27 °C) e il terminal piccolissimo; compro tre biglietti del bus che ci porta direttamente al nostro albergo per soli 6 dollari a testa. Sconsiglio vivamente l’appartamento che avevamo prenotato dall’Italia tramite internet: il Reef Gateway si trova a circa 2 km dal centro, quindi scomodo, l’appartamento era dimesso e anche non tanto pulito probabilmente perché siamo fuori dalla stagione turistica (che va circa da ottobre a maggio); unico punto a favore la cucina attrezzata.

Decidiamo di fare subito un giro di perlustrazione, non essendo vicini al centro abbiamo dovuto fare una lunga camminata costeggiando il mare; la cosa brutta è che qui il mare si ritira a molti metri da riva e lascia scoperta una specie di melma, ci hanno spiegato che anche con l’alta marea l’acqua è comunque poco profonda. In ogni caso, anche volendo, non si può fare il bagno: un cartello giallo indica “pericolo coccodrilli”! Comunque Cairns è comodissima perché da qui partono tutte le principali escursioni alle isole e alla barriera corallina.

Giungiamo al Pear(porto) e prenotiamo la gita di domani: snorkelling sul reef(115 dollari a testa)! Il paese è molto giovane e pieno di locali, c’è anche la zona degli utilissimi internet point; le case sembrano una via di mezzo tra il far west e lo stile coloniale. Dopo molto cammino torniamo a casa e la mamma cucina la pasta Nanda con il burro…È proprio vero, dove c’è pasta c’è casa!

7° GIORNO CAIRNS (Reef) Sveglia di nuovo alle 6:30 perché alle 7:40 passa il pulmino che ci porta al Pier e da qui si parte per il Reef! Saliamo su un grande catamarano, è molto equipaggiato e gli accompagnatori sono gentili; impieghiamo circa un’ora e mezza di navigazione in mezzo all’oceano per raggiungere il posto, per fortuna c’è il sole, ma il forte vento ci ha fatto ballare un po’. La temperatura non è altissima perciò ci danno le mute per buttarci e anche la maschera, le pinne e una specie di salvagente fatto a tubo; a me inizia a venire una gran paura: non siamo in un atollo protetto, ma in mezzo all’oceano dove si vede a qualche metro da noi una chiazza di blu più chiaro contro la quale si infrangono le onde! Il pensiero di non avere protezioni mi preoccupa molto, ma la voglia di guardare sotto è più forte e mi lancio! L’acqua è calda e potrei stare anche senza muta, siccome c’è molta corrente faccio una gran fatica anche con le pinne, ma seguo imperterrita la guida che nuota davanti a me. Sotto di noi comincia il reef: un acquario di pesci colorati che nuotano tra anemoni e coralli, bisogna stare attenti a non urtare con le pinne perché tra me e loro c’è circa un metro di profondità; subito fuori dalla barriera l’acqua diventa profondissima improvvisamente e qui nuotano pesci molto più grandi. Alcuni ragazzi che erano con noi hanno anche fatto un’immersione con le bombole e ci hanno detto che molto in profondità c’erano degli squali! Verso le 12 ci hanno dato il pranzo e nel pomeriggio abbiamo fatto un’altra immersione, insomma una giornata davvero ricca di emozioni!

8° GIORNO CAIRNS (Kuranda) Nuova sveglia all’alba: dopo aereo e barca ci attende…Il treno! Dopo i consueti 2 km a piedi per raggiungere il centro, prendiamo il trenino storico alla stazione; questo è stato costruito dai pionieri per raggiungere Kuranda, un paesino di montagna immerso nella foresta pluviale. Durante il percorso in treno, tra l’altro, abbiamo visto anche delle bellissime cascate.

Il paese è molto turistico, orde di giapponesi e americani affollano i negozi e i ristoranti; non appena scesi dal treno, quindi, ci siamo diretti prima delle masse nei posti che volevamo vedere. La mamma è andata a vedere una serra con le farfalle(davvero giganti), io e papà al Koala Gardens; qui abbiamo visto da vicino i coccodrilli al sole, i canguri e i wallabies a cui si poteva dar da mangiare direttamente dalla mano e i koala. Finalmente ho potuto realizzare il mio sogno: tenere in braccio un piccolo batuffolo di pelo mentre papà scattava le foto; davvero bellissimo il mio Louis di 1 anno e mezzo con doppio pollice opponibile…Un po’ meno il suo odorino! Seguendo un sentiero abbiamo poi fatto un giro in mezzo alla foresta pluviale, tra l’altro la mamma si è imbattuta in un serpente marrone in mezzo alla strada e dopo un urlo è tornata indietro correndo! Nel tornare in centro abbiamo visto un luogo per la riabilitazione dei pipistrelli e poi abbiamo guardato qualche negozietto. Siamo tornati a casa con il trenino e prima di rientrare nell’appartamento abbiamo noleggiato un’auto per domattina: Mazda giallo canarino col cambio automatico! Indispensabile perché almeno non dovrete pensare a cambiare(al contrario) mentre guiderete a sinistra e cercherete di capire come dare le precedenze nelle rotonde!

9° GIORNO CAIRNS (Port Douglas) 80 Km Purtroppo hanno previsto brutto tempo per i prossimi giorni e siamo costretti a rinunciare alla gita in barca per vedere le splendide isole di questa costa circondate dalla barriera corallina (avevamo preventivato tanti giorni per fare snorkelling e prendere il sole, ma il tempo non lo consente).

Stamattina ci svegliamo, quindi, con calma, e ci dirigiamo in macchina verso Port Douglas fermandoci nel tragitto per vedere Trinity Beach: è una spiaggia stile caraibico con palme e ondone dell’oceano, peccato la pioggia.

Giungiamo a Palm Cove, è un paesino proprio sul mare pieno di resort lussuosissimi, decidiamo di cambiare sistemazione e troviamo un appartamento molto carino ed attrezzato (Palm Cove Tropical Apartments). Portiamo una ventata di Italia anche in questa camera: penne con pomodorini e olive, brie e cioccolato fondente.

Dato il brutto tempo aggiungo qualche considerazione su questa splendida terra: – educatissimi gli automobilisti che inchiodano non appena ti avvicini come pedone alle striscie pedonali, – gli alcolici vengono venduti in negozi separati dai supermercati( forse per il problema dell’alcolismo diffuso tra gli aborigeni) e in alcuni ristoranti il vino devi portarlo da fuori; – a differenza dell’America i cibi non sono pieni di salse e sui tavoli non ci sono i barattoloni di salsa, la cucina è un gran mix di culture gastronomiche con una preferenza spiccata per fish and chips e la tradizione italiana; – fondamentale la carta di credito; – ci sono bagni pubblici e postazioni per il barbecue in ogni paesino, puliti e gratuiti; – lungo le strade ci sono lunghe corsie laterali che consentono ai veicoli lenti di farsi da parte per dare strada.

Nella zona di Cairns il clima solitamente è molto caldo, infatti ci sono tantissime palme, piante esotiche, mangrovie e anche grandi piantagioni di canna da zucchero e caffè.

Nel pomeriggio ci dirigiamo verso Port Douglas dove possiamo ammirare un ficus beniamina centenario e degustare una vera noce di cocco fresca rompendola con il cucchiaio!

10° GIORNO PALM COVE (Mareeba) 80 Km Continua a diluviare, ma in mattinata partiamo alla volta di Mareeba, un paese oltre Kuranda. E’ buffo vedere sulle strade i cartelli che avvertono del pericolo attraversamento canguri o emù! Lungo la strada ci sono coltivazioni di banane, manghi, caffè e tè, cosa che ci fa pensare che normalmente deve fare parecchio caldo; ci fermiamo per provare un espresso in una fattoria dove coltivano il caffè, stranamente il padrone è siciliano! Anche a Mareeba ci fermiamo in una torrefazione, dentro l’aria è satura dell’aroma dei chicchi, una meraviglia, e ne compriamo un po’ appena macinato. In strada riusciamo a vedere un’enorme albero formato da quello principale che è stato strangolato da quello rampicante il quale ha formato enormi radici aeree. Ci fermiamo a Yungaburra per il pranzo: ottimo fish and chips.

Al ritorno abbiamo notato un cartello inquietante vicino al mare: vietato fare il bagno per pericolo coccodrilli, squali e cubo meduse… La sera mi sono lanciata: siamo andati in un ristorante a Palm Cove molto carino e ho ordinato un piatto con canguro, emù, barramundi e coccodrillo!

11°GIORNO PALM COVE (Daintree) 120 Km Stamattina il tempo è un po’ più clemente, ci dirigiamo a nord verso Mossman, dove il fiume forma delle piccole spiaggette per fare il bagno. Poi abbiamo fatto un giro nella foresta, ma ci ha sorpreso la pioggia(se si chiama rain forest un motivo ci sarà!).

Dopo un pasto veloce ci siamo diretti a Daintree dove siamo riusciti a prendere per un pelo il battello delle 13:30. Durante quest’escursione ci hanno portato in barca sul fiume e abbiamo potuto osservare numerosi animali tra cui tre coccodrilli di cui due nascosti nella vegetazione e uno enorme disteso su un banco di sabbia; inoltre due serpenti arrotolati sugli alberi e uno era un pitone…Aiuto! Mentre guardavamo i coccodrilli abbiamo conosciuto una coppia di australiani che avevano appena perso il loro cane morso da un serpente velenoso.

12° GIORNO PALM COVE (Crocodile Farm) 200 Km Stamattina si parte verso Innisfail, a sud di Cairns. Passiamo nuovamente attraverso piantagioni di canna da zucchero, banane e manghi, è davvero strano il contrasto tra i campi coltivati e la foresta pluviale subito dietro.

Arriviamo alla Crocodile Farm, qui allevano coccodrilli e ci sono tantissime aeree recintate con all’interno numerosi bestioni; c’è addirittura la nursery dove centinaia di coccodrillini stanno stesi al sole aspettando di diventare adulti. Lo spettacolo è iniziato quando le guide sono entrate nei vari box per dare da mangiare ai coccodrilli; era impressionante vedere aprire le loro mascelle coi denti aguzzi o muoversi così velocemente nonostante la stazza; addirittura il padrone della farm si è seduto sulla schiena di un coccodrillo enorme! La cosa più bella, però, è stato vedere i wallabies che correvano liberi all’interno della farm; si avvicinavo per mangiare il pane dalle nostre mani e si facevano anche accarezzare, si è avvicinato anche un cucciolo con la mamma e mentre si avvicinavano saltellavano, che buffi! Nella farm c’erano anche galli, pavoni, cigni neri, emù, cavie, pappagallini, serpenti; abbiamo anche visto il canguro rosso(molto più grande del wallabie) e i cassowary che secondo me hanno ispirato beep beep perché corrono veloci, stanno su due zampe e hanno il collo blu.

Uscendo ci hanno fatto accarezzare un coccodrillo piccolo, stranamente ha la pelle ruvida e non liscia! Questi tour per vedere gli animali in cattività non erano sicuramente nei nostri obiettivi, ma non potendo andare a Frazer Island o in altre isole abbiamo trascorso in questo modo questi giorni di pioggia.

13° GIORNO PALM COVE- AYERS ROCK Sveglia all’alba, il volo decolla alle 9:30 e ci godiamo le tre ore d’aereo ammirando sotto di noi il deserto rosso: sembra un dipinto con lingue verdi, gialle, arancioni che si intrecciano; tratti tortuosi ricordi di fiumi ormai prosciugati e cerchi bianchi, antichi laghi che evaporando hanno lasciato il sale come ultima traccia della loro presenza. Ora capisco come gli aborigeni dipingano le loro opere: come se le vedessero dall’alto e usando i colori e le geometrie della loro terra.

Arriviamo a destinazione e qui l’aria è calda e secca, finalmente c’è il sole! C’è subito il bus gratuito che ci porta al nostro resort, il Desert Garden, che è davvero enorme e c’è anche la piscina. Il paese di Yulara, che sarebbe l’avamposto più vicino per visitare l’Ayers Rock(o Uluru, il nome aborigeno), in realtà non è altro che un’agglomerato di resort lussuosi, market carissimo, posta, turist information e qualche ristorante. La ricettività è scarsa e consigliamo di prenotare con molto anticipo la vostra sistemazione che può andare dal campeggio ai pochi alberghi. Passiamo il pomeriggio a informarci sulle possibili gite, prenotiamo l’auto e un’escursione chiamata Sound of Silence (ne vale davvero la pena e bisogna prenotare il prima possibile perché molto gettonata).

In serata siamo andati a cena (su mio consiglio) all’Outback Pioneer, che è un albergo molto più alla mano degli altri resort lussuosi, ma anche più incasinato! In pratica puoi comprare la carne che vuoi e cuocerla sulle griglie già accese e nel prezzo è compreso anche il buffet di patate, insalate, frutta e anche pasta fredda. Come sottofondo musicale un signore suonava la chitarra; mentre un folto gruppo di giapponesi aveva già intuito la dinamica del prendi e cuoci e stava grigliando i filetti di carne, quelli che arrivavano nella bolgia non capivano cosa dovevano fare e, o si lanciavano come abbiamo fatto noi, o se ne andavano dubbiosi! Noi abbiamo mangiato molto bene, inoltre abbiamo scoperto che qui c’era anche una cucina in comune dove tanti erano alle prese coi fornelli…Questo albergo è ottimo perché è meno caro degli altri e offre la possibilità di farsi da mangiare.

Per tornare al nostro resort abbiamo tagliato lungo un sentierino nel bush: non è neanche così arido come pensavo visto che ieri stranamente è piovuto e i cespugli sono pieni di foglioline; nel buio abbiamo alzato gli occhi e…Miliardi di stelle illuminavano il cielo e sembravano caderci addosso..Che emozione!

14° GIORNO ULURU E LE OLGAS 140 Km Alle 9 ritiriamo l’auto e partiamo per Uluru dopo aver comprato i pass di entrata al parco (25 dollari a testa e vale tre giorni).

Il monolito inizia ad avvicinarsi, è bellissimo illuminato dalla luce del mattino e proietta ombre scure sulla parete; ci fermiamo per un passeggiata che conduce, attraverso un boschetto, a una pozza permanente. Qui sono rimasti i segni dello scontro avvenuto tra il serpente madre e il pitone maschio: l’immagine di lei è una linea sinuosa sulla parete rocciosa e il sangue del maschio forma una colata scura. Questo è l’inizio della creazione per il popolo aborigeno degli Anangu, infatti Uluru è per loro una montagna sacra e non bisognerebbe scalarla; noi abbiamo voluto rispettare le loro credenze a abbiamo evitato di salire in cima.

E’ piovuto da poco perché i cespugli sono verdi e si vede anche qualche fiore! Abbiamo proseguito sul sentiero e abbiamo visto dei dipinti aborigeni poi, riprendendo la macchina per circa 10 km, siamo arrivati presso un posto sacro per le donne aborigene (non è permesso fare le foto). Ripartiamo per i monti Olgas che sono una serie di monti rotondeggianti chiamati Kata Tyuta (molte teste); anche qui c’è un breve percorso a piedi per avvicinarsi, l’unico problema è che nel deserto alle 12 la temperatura sale molto, l’aria è secca ed è facile disidratarsi. Rimaniamo estasiati dal cielo azzurro intenso, non si vede neanche una nube a perdita d’occhio; picnic con i nostri panini.

Attendiamo il tramonto nel centro aborigeno: dipinti, strumenti e video illustrano le loro usanze come il riuscire a trovare il cibo e acqua nel deserto; il centro non è gestito da loro, ma lì intorno ne vediamo qualcuno…Che tristezza vedere una popolazione così antica e ricca di tradizioni trasformata in vagabondi senza lavoro e dediti a cattive abitudini.

Finalmente verso le 18 il sole comincia a tramontare e noi siamo già in posizione, insieme a decine di persone, per immortalare il monolito tutto rosso in numerose foto, davvero magnifico.

Completata la missione, torniamo a casa; mentre attendo di entrare in camera(dobbiamo prima aprire tutto per far uscire l’aria condizionata ghiacciata e permettere all’aria esterna di riscaldare un po’ la stanza) osservo il cielo stellato. Finalmente riesco ad individuare la croce del sud, il centauro, lo scorpione, il sagittario e la corona australe! Cena odiosa nel ristorante del nostro resort: attesa estenuante perché i cuochi sono lentissimi, aria condizionata sulla testa e piatti piccoli…Perché non siamo andati all’Outback Pioneer?!

15° GIORNO ULURU (Cena Sound of Silence) 40 Km Stamattina i miei si sono svegliati prestissimo per immortalare Uluru anche all’alba, sono tornati congelati visti i 5°C esterni; di giorno invece la temperatura arriva anche intorno ai 30°C. Pensavano di essere gli unici turisti così mattinieri, in realtà, arrivati nei pressi della montagna sacra, c’erano già centinaia di turisti (soprattutto giapponesi) appostati con le loro super digitali seduti sulle loro poltroncine in attesa del momento magico in cui i raggi del sole cominciavano a illuminare Uluru.

Il resto della giornata l’abbiamo passata a vedere i negozietti e per pranzo ci siamo intrufolati nella cucina comune dell’Outback per cucinare un po’ di pasta! Alle 17:30 è arrivato il pullman per portarci alla serata Sound of Silence(120 dollari a testa ben spesi). Dopo aver attraversato un accampamento aborigeno è iniziata una strada sterrata e ora… …Immagina una piana desertica, rossa, dove le uniche figure che si innalzano verso il cielo sono arbusti e piantine; ora scendi dal pullman e posa i piedi sul suolo morbido e sabbioso e percorri un breve sentiero che conduce sulla cima di una duna. Qui ti verrà offerto champagne o un aperitivo e qualche tartina, mentre puoi ammirare a sinistra Uluru infuocato dal sole che tramonta e a destra le Olgas dorate dalla luce che man mano svanisce…Tutto questo accompagnato dal suono basso e profondo del didjeridoo.

Mentre cala il buio scendi dalla duna dall’altro lato e ti aspettano dei bei tavoli elegantemente apparecchiati e illuminati dalla luce fioca di tante candele; ora i camerieri ti servono con molta cura Shiraz e Chardonnay e la cena inizia con una bollente zuppa di zucca, ideale per scaldarsi.

(Raccomandiamo abbigliamento pesante perché la temperatura era intorno ai 5 gradi e si mangia all’aperto; durante la loro estate, invece, meglio cappello e veletta contro le mosche fastidiose che noi per fortuna non abbiamo visto).

La cena di per sé non è speciale, l’evento centrale è la natura: immersi nel silenzio e nel buio del deserto, è come se sopra di noi avessero acceso miliardi di luci, la via lattea era visibile da orizzonte a orizzonte e siamo riusciti a vedere ben quattro stelle cadenti! Durante la cena l’astronomo mostra le varie costellazioni, io mi ero già un po’ studiata un librettino con quelle principali quindi è stato più facile.

Comunque è un’esperienza che consigliamo davvero, il cielo più bello ed emozionante che abbiamo mai visto!

16° GIORNO AYERS ROCK-PERTH 140 Km Decolliamo verso le 14 e atterriamo a Perth verso le 16; noleggiamo subito un’auto, una Sonata Hiunday bianca e si parte! La temperatura è primaverile, necessaria la giacca.

La zona attorno a Perth è molto verde e piena di vigneti e di allevamenti di bestiame, c’è anche la zona dello Swan River, famosa per i suoi ottimi vini. Noi però andiamo verso nord e cerchiamo di fare più strada possibile; verso le 19 siamo costretti a fermarci a Lancelin perché guidare di notte è pericoloso: i canguri attraversano la strada e se non si ha una specie di parafango che hanno tutti i fuoristrada, rischi di ucciderli e di distruggere l’auto.

Per fortuna troviamo un motel decoroso e ceniamo anche nel ristorante vicino, ottimo duhfish(non sappiamo che pesce sia) con riso e verdure.

17° GIORNO LANCELIN-DENHAM 700 Km Sveglia prestissimo, prima di partire andiamo a vedere l’oceano indiano, la spiaggia è di sabbia soffice come talco e bianchissima, dietro al paese ci sono delle dune gigantesche, fanno davvero uno strano effetto; in questa zona si possono fare escursioni in dune buggy.

Iniziamo a viaggiare in auto e dopo 300 km a nord ci fermiamo per uno spuntino a Geraldton, un paesino di pescatori; si riparte e ci ritroviamo in mezzo al deserto: sabbia rossa, arbusti, caldo, distanze sconfinate senza anima viva, unica particolarità: ci sono pappagalli colorati e tantissimi fiori perché solo in questo periodo dell’anno il deserto fiorisce! Papà guida incessantemente e, contro ogni aspettativa del bancario che ci aveva dato indicazioni, riusciamo ad arrivare a Denham(altri 400 km)…Forse perché siamo andati un po’ fortino. Questo paese è a solo 30 km da Monkey Mia… il mio sogno è vicino! Cerchiamo una camera, l’Holiday Inn è pieno e ripieghiamo per il Shark Bay hotel…Orrido e c’è un gran rumore perché la sera fanno il karaoke. Se vi volete fermare in questa cittadina vi consigliamo di prenotare con un po’ di anticipo.

La sera ci meritiamo la splendida cena all’Old Perlier Restaurant: è un piccolissimo ristorante costruito con mattoni fatti di conchiglie che sono stati estratti molti anni fa dalla famosa Shell Bay e che nei millenni si sono compattate tramite un cemento di carbonato di calcio. Il pesce è ottimo: io e papà ci siamo divisi un piattone con aragosta, granchio, gamberi, filetti di pesce grigliato, ostriche cotte e crude che costava solo 64 dollari(circa 40 euro); obbligatoria la prenotazione del tavolo.Unica pecca: il vino bisogna compralo fuori e portarlo con sé perché non hanno la licenza per venderlo.

18° GIORNO MONKEY MIA 60 Km Oggi grande giornata, ci svegliamo presto e alle 7:30 siamo a Monkey Mia, la spiaggia dove un gruppo di delfini giunge ogni mattina e ogni sera spontaneamente da molti anni. Proprio mentre sono entrata in acqua (ghiacciata) li ho visti arrivare dal largo con le pinne che emergevano dall’acqua; prima si è avvicinato un cucciolo e poi man mano anche gli altri e la cosa pazzesca è che loro nuotavano a pochi palmi da me nonostante l’acqua fosse davvero poco profonda perché mi arrivava a metà polpaccio! E’ vietato toccare i delfini perché c’è il rischio di contagiarli con le nostre malattie e inoltre sono selvatici quindi potrebbero reagire male: l’unica speranza di avere un contatto ravvicinato è di venir scelti dai ranger per dare un pesce da mangiare a questi magnifici mammiferi.

A me è successo grazie a un fotografo del resort che voleva fare delle foto pubblicitarie ai turisti: lo aveva colpito la mia tuta fucsia che contrastava bene con l’azzurro del cielo e del mare; così il ranger mi ha chiamato e ho potuto allungare dolcemente un bel pesce a un delfino, che esperienza emozionante! La cosa divertente è che quando guardi quei delfini provi l’impressione di non essere tu la spettatrice, bensì loro che decidono di abbandonare per un’oretta le profondità degli abissi per osservare noi umani.

Intanto il sole si era alzato illuminando tutta la Shark Bay, abbiamo fatto un giro sulla spiaggia su cui c’erano enormi pellicani e anche una razza che nuotava vicino a riva! Da ricordare che la baia è piena di squali, infatti una ragazza faceva canoa a un metro da riva scortata da due suoi amici.

Divertente il pranzo in un bar sulla spiaggia in cui un gruppo di gabbiani approfittava di un momento di distrazione per rubare fette di bacon, pane, o, come è successo a noi, ingoiare un intero burrino ancora avvolto nella stagnola! Dopo aver preso un po’ di sole abbiamo fatto una crocerina nella baia con la compagnia Shotover(55 dollari) durante la quale abbiamo potuto avvistare oltre ai delfini anche i dugonghi che somigliano a dei leoni marini, si nutrono di alghe e sono in via d’estinzione; ci hanno anche fatto visitare la farm in cui coltivano le rarissime perle nere. Al ritorno alcuni stoici passeggeri hanno fatto il bagno in una rete nella parte posteriore del catamarano, dovevano reggersi bene perché la barca andava fortissimo! Cena nuovamente ottima all’Old Perlier con un filetto di snapper(è quel pesce con una specie di bitorzolo sulla testa).

19° GIORNO DENHAM-GERLDTON 400 Km Si parte con calma da Denham e lungo la strada ci fermiamo a Shell Bay: un’enorme spiaggia bianca costituita interamente da 10 metri di conchiglie, è un posto dove fare foto bellissime.

Poco dopo nel paesino di Hamelin visitiamo una colonia di stromatoliti: piccole rocce a fungo formate nel mare dai cianobatteri primordiali.

Riattraversiamo il deserto fiorito passando per le stazioni di servizio di Overlander Roadhouse e Billabong dove trovo una postazione internet e giungiamo a Geraldton dove passiamo la notte in un bel Comfort Inn.

20° GIORNO GERALDTON-PERTH 400 Km Si riparte e dopo molti chilometri ci fermiamo vicino a Cervantes per ammirare il deserto dei pinnacoli. La sabbia è giallissima e contro il cielo buio carico di pioggia si stagliano decine di pinnacoli rocciosi, all’orizzonte l’oceano. Per visitare questo luogo si percorre con l’auto una stradina sterrata che permette di muoversi tra queste affascinanti formazioni.

Nel pomeriggio arriviamo a Perth e troviamo un comodissimo appartamento(Wellington Apartments) che si trova proprio in centro e dispone di cucina attrezzata.

21° GIORNO PERTH 30 Km Abitiamo proprio nella city, quindi in mattinata è d’obbligo un giro di ricognizione. Questa città è ancora in trasformazione: da un lato della strada grattacieli altissimi e hotel 5 stelle, dall’altro casine a un piano, negozietti e piccoli alberghi; man mano stanno demolendo vecchi edifici per far spazio a quelli più moderni, addirittura alcune case vengono inglobate quindi si può vedere ancora la facciata antica e dietro l’edificio moderno.

Il centro è carino, pieno di negozi e abbiamo visto anche l’hotel Melbourne che è stato ristrutturato attenendosi all’originale del 1800. Perth si affaccia su una baia costituita dal passaggio dello Swan River e l’acqua ha un colore scuro perché quella dolce del fiume si mischia alla foce a quella salata del mare; siamo riusciti, quindi, a vedere sia un delfino che nuotava che un cigno nero che è il simbolo della città.

Nel pomeriggio in auto siamo andati a vedere Hilary che è un porto da cui partirebbero le crociere per il whale watching, ma sfortunatamente iniziano a metà settembre. C’erano anche vari negozi che vendevano souvenirs e dei ragazzi che facevano surf sulle onde giganti dell’oceano! Siamo poi passati da Fremantle, un paese sulla costa che ha mantenuto le sue case originali, davvero molto carino; al ritorno riusciamo a vedere un panorama bellissimo dei grattacieli affacciati sulla baia di Perth.

22° GIORNO PERTH 30 Km Sveglia presto come al solito, partiamo con l’intenzione di visitare un museo, ma vista la bella giornata decidiamo di trascorrerla al Kings Park(a piedi è un po’ lontano). Passiamo dal Parlamento con davanti gli alberi fiamma su cui cinguettano pappagallini coloratissimi e arriviamo al parco; è molto bello, pieno di fiori selvatici, magnolie, ficus giganti e anche baobab. Abbiamo assistito alla commemorazione con parata di tutte le forze dell’esercito e per caso anche ad un matrimonio.

La pioggia e il freddo ci costringono a rientrare; nel pomeriggio facciamo una gita alla Swan Valley, una zona ricca di vigneti e vinerie, e abbiamo anche trovato un negozio di cioccolato! 23°GIORNO PERTH-VALLE DEGLI ALBERI GIGANTI 900 Km Oggi giornata epica: 900 km in un giorno in macchina! Finalmente ci allontaniamo un po’ da Perth e ci dirigiamo a sud oltre Bumbury; sosta a Bridgetown in cui troviamo una fantastica pasticceria con ottimo pane e brioche.

Man mano che andiamo verso sud compaiono foreste con bellissimi alberi e inizia il fenomeno up: Manijmup, Nannup e via dicendo: tutti i nomi delle città finiscono in up perché deriva dall’aborigeno “luogo di”. Dopo molti chilometri (siamo praticamente ad Albany dalla cui costa si possono vedere anche le balene), giungiamo alla valle degli alberi giganti. È’ una foresta di karry e altri tipi di alberi altissimi e impressionanti; oltre a passeggiare tra questi secolari mastodonti dove ci si sente veramente dei nani, decidiamo di fare la Tree top walk cioè la passeggiata lungo una passerella fissata ai tronchi degli alberi giganti, che sale fino a 40 metri d’altezza! Davvero emozionante, ma sconsigliata per chi soffre di vertigine, ho avuto paura anch’io perché col vento la passerella un po’ si muove. Ritorno massacrante lungo una strada buia e il diluvio sopra di noi.

24° GIORNO PERTH Giornata dedicata agli ultimi acquisti sia in centro che nel bellissimo mercato di Fremantle.

25°GIORNO PERTH-CASA



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