La Google Earth antidiluviana

Sul perché Cristoforo Colombo... non ha scoperto l'America
Syusy Blady, 23 Set 2013
la google earth antidiluviana
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Pubblichiamo un passaggio inedito tratto da “Misteri per Caso” (Rizzoli). Sarà l’argomento dell’incontro “Per mare, per terra. Mappe, scritture” con Syusy al Festival della Letteratura di Viaggio di Roma, venerdì 27 settembre.

Ho portato un incredulo Patrizio all’Università di Bologna a vedere la mappa di Benincasa alla Biblioteca Marsili del 1482 che traccia 10 anni prima della spedizione di Colombo due isole al di là dell’oceano Atlantico: Antilia e Saluaga. Gli ho mostrato i mappamondi che riportano il polo Sud prima che fosse scoperto e una mappa del mondo, così come lo conosciamo, disegnata dall’arabo Hadji Ahmed nel 1559 completa di meridiani e paralleli (con una mappa così si poteva fare il punto nave mi ha detto un navigatore). Gli ho mostrato, alla Specola dell’università di Bologna, una parte della mappa che il gesuita Matteo Ricci fece arrivare dalla Cina fino in Vaticano nel 1600. Questa straordinaria mappa oltre a mostrare il mondo così come lo conosciamo ora traccia a lato della carta i poli così come sono realmente ( in pochi lo notano forse perché è una cosa “impossibile”!). La parte centrale della mappa, quella che disegna perfettamente le Americhe, è conservata alla Biblioteca Vaticana e quindi la mappa è stata per lungo tempo divisa in due parti e non se n’è potuto apprezzare la straordinarietà.

E allora cosa vuoi dire con questo che mi hai mostrato?- mi dice Patrizio- che sotto c’è un mistero?

Syusy: voglio svelarti un segreto; tutti i viaggi che ho fatto per il mondo e soprattutto il fatto di avere mandato Adriatica, la barca dei Velistipercaso a fare il giro del mondo, mi hanno convinta che l’uomo ha navigato in tempi lontanissimi e che una forma avanzata di conoscenza arcaica si è persa ma, nel contempo, è rimasta in frammenti che sono arrivati a noi. Lo so che questa ipotesi turba ma vogliamo prenderla in considerazione? Per esempio la mappa di Piri Reis.

Patrizio: Che cos’è? Pirichi?

La Mappa di Piri Reis

Syusy: Piri Reis era un ammiraglio turco che nel 1513 redige una mappa – questa – che viene chiamata mappa di Piri Reis appunto, ma che lui stesso ammette, in uno scritto a lato della carta, che è stata composta unendo altre mappe risalenti a prima di Alessandro Magno. Oltre a tracciare le coste delle Americhe ci sono segnate le Ande coi lama sopra, cinque anni prima che fossero avvistate. L’ammiraglio prosegue scrivendo che “Con una mappa come questa, un infedele di nome Colombo ha scoperto l’America”.

Patrizio: Incredibile…

dal documentario “Le mappe impossibili” di Syusy Blady

Syusy: Ti faccio vedere com’è questa mappa. Guardala! È un’occasione unica visto che questa è la scanerizzazione dell’originale e si può vedere bene ogni particolare. Ne sono orgogliosa perché la sono andata direttamente a prendere a Istanbul, lì dove è conservata, a Topkapi, dove è stata ritrovata nel 1923. Io non sono riuscita a vedere l’originale, nessuno lo riesce a vedere, però insistendo mi sono fatta dare questa riproduzione. È estremamente interessante perché c’è una terra strana al centro fra le Azzorre e le Canarie una terra che ora non c’è più ma che ho trovato disegnata altre volte su altre mappe così dette”impossibili”. Poi guarda, a nord ci sono questi strani personaggini con le barchette, non vanno sottovalutati questi segni li trovi nei geroglifici egizi ad indicare un luogo importante un luogo che veniva ritenuto l’origine che chiamavano l’Au Nebut. Ma quello che colpisce è che sulla mappa ci sono disegnati molti particolari geografici anacronistici per il tempo in cui è stata redatta… L’ho mostrata a dei navigatori, per esempio al nostro amico skipper Filippo Mennuni che ha esclamato: “Impossibile questa qui è una terra che è stata scoperta più recentemente!”. Infatti ci sono tracciate con precisione le” nove “isole di Capoverde messe nella posizione esatte in cui si trovano . E’ mappata la penisola della Florida, che per lungo tempo è stata ritenuta un’isola. E anche i più importanti fiumi del Sud America;il Paranà, l’Orinoco esattamente lì dove si trovano compreso lo stretto di Magellano, esplorato solo da Magellano appunto , è da notare che Pigafetta nel suo diario racconta che anche Magellano aveva una mappa con se che gli indicava dove cercare il passaggio.Ma la cosa più strana è il Polo Sud. Guarda com’è fatto questo Polo Sud!

Patrizio: Cos’ha di strano?

Syusy: Ma non vedi? È il Polo Sud scoperto dai ghiacci, come poteva essere solo prima della glaciazione!

Patrizio: È vero: sembra proprio la terra sotto il ghiaccio… Già non si capisce come l’abbiano potuta disegnare così… Non l’ha mai visto nessuno così l’Antartide! Non mi dirai che è davvero l’Antartide com’era prima dell’ultima glaciazione?!

Syusy: Potrebbe essere. Non lo so qualcuno ha fatto questa ipotesi.

Patrizio: Ma dai! Ma allora tutte queste mappe che mi hai mostrato dimostrerebbero che la terra non era solo considerata piatta come dicono i sussidiari…

Syusy: Figurati! Già Tolomeo diceva che era tonda e girava attorno al sole. I Sumeri disegnavano tutti pianeti del sistema solare in orbita attorno al sole. Quella della terra piatta era una balla per impedire alla gente di andare al di là delle colonne d’Ercole, di andare in America.

Un infedele di nome COLOMBO…

Patrizio: E quindi queste mappe, o mappe simili, secondo te potrebbero essere servite a Cristoforo Colombo per andare in America!

Syusy: Sì, Colombo potrebbe non aver scoperto nulla che non si conoscesse prima. La Mappa di Piri Reis è rivelatrice al proposito:come ti ho già detto a lato della mappa l’ammiraglio scrive in arabo che con una mappa di questo tipo, copiata da mappe più antiche, un “infedele” di nome Colombo ha scoperto l’America.

Patrizio: …infedele… giusto per loro…

Syusy: già tutto è relativo… ma quel che è certo è che Pinzón, il Secondo di Colombo, il mese prima di partire per le Indie, era stato in Vaticano, agli archivi vaticani, probabilmente a farsi consegnare le mappe “impossibili” che si trovavano lì. E tu sai che questo è vero!

Patrizio: Sì, mi ricordo il nostro viaggio in Andalusia. Anche lì mi hai mandato in giro a fare domande, che francamente non mi erano chiare. Dopo avermi per forza mandato a girare le immagini della ricostruzione in scala 1:1 delle caravelle di Colombo, a Palos de la Frontera – detto per inciso sono un po’ disneyane ma interessanti: danno l’idea delle dimensioni reali di queste navi, più alte che lunghe, dei veri armadi galleggianti e non si sa come naviganti… Poi hai insistito perché andassi in un vecchio Convento lì vicino, il Monastero della Rapida. Cristoforo Colombo era stato mandato là dal confessore della regina Isabella di Castiglia, a smaltire la rabbia per aver ricevuto un primo rifiuto a finanziare il suo viaggio…

Syusy: Sei sicuro che lo avesse mandato lì solo per calmare la delusione? Probabilmente invece lo manda in questo Monastero per cominciare a lavorare ai suoi rapporti col Vaticano. Te l’hanno confermato anche i religiosi della Rapida!

Patrizio: Sì, io mi vergognavo quasi a far la domanda, ma invece il Padre che mi ha accolto non ha fatto una piega: ha confermato che Pinzon sarebbe andato in Vaticano, a prender le carte…

Syusy: E se è vero che Cristoforo Colombo era anche il genero del segretario del Re del Portogallo, probabilmente aveva avuto accesso all’ufficio dove erano conservate mappe e documenti importantissimi per mezzo dei quali i portoghesi avevano “scoperto”i luoghi più strategici per la navigazione compreso un un mappamondo che io ho visto ricostruito al museo di Colombo alle Canarie .

Patrizio: Dopo di che, mi dirai tu, se tutto questo è vero, per Colombo non deve esser stato difficile arrivare in America seguendo le mappe, anche se le sue caravelle erano navi improbabili…

Syusy: Ce l’hai fatta tu con Adriatica…

Patrizio: Se è per questo l’han fatta con una Volkswagen riempita di poliuretano espanso per tenerla a galla, ce l’han fatta a remi: la traversata atlantica non è una impresa impossibile.

Syusy: Certo è un’autostrada per via dei venti Alisei e della corrente. Pensa che alle isole di Capoverde mi hanno detto che a volte i pescatori rompono il motore e, senza poter tornare indietro o manovrare, spinti dalla corrente e dall’Aliseo, si trovano dopo quindici giorni in Brasile…

Patrizio: Certo, l’aliseo. Ho visto come tira…

Syusy: Ma soprattutto com’è forte la corrente? Con la corrente e con l’Aliseo tu metti su una vela, ti lasci trasportare e arrivi in America. È proprio matematico, quindi come è possibile che i navigatori che già navigavano in Mediterraneo e in Nord Europa non abbiano preso la spinta dell’aliseo e della corrente e non siano andati in America? Il mare per chi naviga è uguale ovunque, in mare il motore è il vento e dove ti può portare, vai. Coloro che scrivono la storia dovrebbero tenerne conto.

Patrizio: E quindi per questo tu sostieni che Cristoforo Colombo non ha scoperto l’America ci è andato semplicemente…

Syusy: … a prendere possesso delle Americhe per conto della corona di Spagna, di provata fede cattolica, per permettere alla Cristianità di controbilanciare la sconfitta subita ad opera dei Turchi che 40 anni prima avevano conquistato Costantinopoli. Per trovare un’altra via al commercio e all’oro, dopo che l’Oriente era stato perduto. E la ri-conquista era iniziata dall’Andalusia, da Cordoba.

La Duchessa Medina Sidonia

Patrizio: E infatti andando a Cordoba all’università islamica ho scoperto che una certa Duchessa medina Sidonia aveva scritto un libro che sosteneva questa tesi.

Syusy: Duchessa Medina-Sidonia! Andando a cercare su Internet era venuto fuori questo libro pubblicato dall’Università islamica dal titolo Colombus versus America, parlava appunto del fatto che Colombo doveva conoscere i luoghi dove andava, che l’America si conosceva e ci si andava già. Ma chi era l’autrice? Dove stava? Questa Duchessa Medina Sidonia la cerco, credo che sia morta, penso che sia una che ha scritto un libro tempo fa, e poi a un certo punto…mi viene un’idea. C’è un Palazzo Medina Sidonia a Cadice, dove tra l’altro c’è il parco nazionale più grande della costa atlantica che si chiama di Dona Ana, che fu appunto dei Medina Sidonia, perché i Medina Sidonia sono la famiglia più importante di quella parte dell’Andalusia. Telefono a Palazzo Medina Sidonia e… risponde lei! La duchessa Maria Luisa Medina Sidonia! Le chiediamo un appuntamento e andiamo a palazzo, precisamente al Castello di San Luca di Barrameda.

Patrizio: E’ stato così semplice?

Syusy: La duchessa Medina Sidonia avrà 70 anni ma non li dimostra, è una donna di una gentilezza e assieme ironia incredibili. Mi porta in giro per il palazzo antico di 500 anni, dove tra mobili antichi ed arazzi alle pareti ci sono i ritratti di tutti i suoi avi. Dice, indicandoli: “Questo era ammiraglio delle flotte reali, questo era il duca Medina Sidonia insignito del titolo per meriti verso la corona… questo… ma, insomma non vi fate impressionare, questa era una famiglia di nobiltà commerciale, di mercanti, niente di che!”.

Patrizio: Forte la duchessa, e di se stessa cosa diceva?

Syusy: Sulla grande scalinata che porta all’ultimo piano del palazzo ci sono due ritratti di lei, uno la rappresenta con il globo e la corona al piede come una palla da carcerato, e l’altro la fa vedere come veramente si sentiva: una giovane donna vestita coi pantaloni e una camicia, semplici ballerine ai piedi, i corti capelli sciolti con un grande libro in mano: lei è sempre stata così. Una studiosa incallita e una rivoluzionaria irriducibile.

Patrizio: Rivoluzionaria?

Syusy: Ha combattuto contro la dittatura di Francisco Franco fino ad essere mandata in esilio. Più tardi ha aiutato le popolazioni spagnole contaminate da bombe sganciate per sbaglio da bombardieri americani, insomma è sempre stata un personaggio scomodo.

Patrizio: Ma di Colombo cosa ti ha detto?

Syusy: Siamo arrivati ai piani alti del palazzo dove c’è una soffitta enorme, completamente piena di documenti antichi. Lì sono archiviate tutte le lettere, le corrispondenze, i contratti, le confidenze, le informazioni segrete che i vari componenti della sua famiglia si scambiavano. Molti di questi documenti erano indirizzati ai Re di Spagna, perché la famiglia Medina Sidonia finanziava la corona è stata proprio quella che ha materialmente pagato il viaggio a Cristoforo Colombo. Maria Luisa con suo nonno – studioso pure lui che l’ha iniziata alla ricerca della verità – ha letto tutti questi documenti, li ha archiviati. Insomma li conosce bene. E da questi documenti ha tratto la convinzione che Cristoforo Colombo, quando è andato in America, sapeva dove andare e che l’America si conosceva e si frequentava molto prima della sua presunta scoperta. Addirittura c’erano possedimenti da parte di nobili della corte e allevamenti di animali. C’era una signora, una dama alla corte, che aveva un pappagallo. Una curiosa circostanza, visto che i pappagalli – assieme ai pomodori e alle patate – sarebbero prerogativa del nuovo mondo, come c’insegnano sempre a scuola.

Patrizio: Curioso!

Syusy: Luisa ha le prove che si andava già a prendere l’oro in America, ma che contemporaneamente si diceva di andare in Africa. Si diceva che si andava a prenderlo lungo un grande fiume in Africa ma questo non era possibile. Il fiume era in realtà l’Orinoco, che sfocia in Venezuela.

Patrizio: Ma perché non lo si poteva dire?

Syusy: E’ quello che ho chiesto a lei. La Chiesa aveva vietato di andare in America. Fin dal 1430 aveva proibito di navigare verso ovest. (Questo trattato fu poi ratificato nel 1492 a Tordesillas). Chi andava in quella che poi noi chiameremo America era scomunicato. Le famose mappe di cui abbiamo parlato prima, che mappavano il mondo così precisamente, erano state ritirate. Perché erano terre importanti, terre destinate non alla scoperta ma alla conquista, destinate appunto ai cattolicissimi re di Spagna. Ed erano già divise, prima di essere “conosciute”, tra Spagna e Portogallo. È chiaro no? Ecco perché le mappe antiche che circolavano tra i navigatori vennero ritirate e nascoste, forse distrutte ed ecco perché di queste conoscenze rimasero solo brandelli che però non tornano con le conoscenze che si vuole fare supporre avesse l’occidente in quel periodo. Ecco perché dall’Arem di Costantinopoli può saltare fuori una mappa come quella di piri Reis! Ma ci sono tante cose da dire se partiamo da questo presupposto…

Da “Misteri per caso” di Syusy Blady e patrizio Roversi ed Rizzoli