Slow Tour nel Reatino: tour sostenibile e responsabile dalla Via dei Lupi alla via Francigena nel cuore dei Parchi con Gusto
Uno dei paesi caratteristici dei Lucretili toccato dal sentiero è proprio Orvinio, piccola gemma incastonata nella corona di paesi che circondano il Parco, particolarmente importante per la grande biodiversità che contraddistingue la zona ad esso limitrofa. Ad ammirare le fioriture primaverili di orchidee spontanee che crescono nella zona c’è da rimanere incantati e se si volesse provare a contare le specie di farfalle che popolano quelle radure, sicuramente non sarebbe un’impresa facile. All’interno del Parco ci sono inoltre alcuni siti di grande importanza paleontologica, ma piccoli fossili si possono trovare un po’ su tutto il territorio, come il fossile del mollusco bivalve che abbiamo rinvenuto lungo il sentiero, sicuramente risalente all’era mesozoica. Tra il periodo del triassico e del giurassico, questo animaletto abitava i fondali sabbiosi del mediterraneo che oggi sono le nostre colline e le cime dei Monti Lucretili. Negli anni sono stati ritrovati numerosi fossili, accuratamente conservati fino ad oggi, che andranno a far parte della collezione del museo paleontologico che sarà a breve realizzato in uno dei comuni del Parco. La breve escursione ci ha portato in circa un’ora sulla “Terrazza del Parco”, da dove si può ammirare dall’alto il piccolo borgo con il suo castello e da qui in pochi minuti abbiamo raggiunto il paese. Il borgo di Orvinio risulta tra i castelli di influenza del comune di Tivoli e si trova menzionato negli statuti tiburtini el XIV e XVI secolo. Nel ‘400, Canemorto, antico nome di Orvinio, risulta essere un possedimento della famiglia Orsini. Nel 1558 viene ceduto ai Tuttavilla e attraverso ulteriori passaggi (ai Muti nel 1573) diviene una proprietà dei Borghese nella prima metà del XVII secolo. Il centro conserva tratti della cinta muraria con torri di difesa e alcune tipologie costruttive residenziali d’epoca rinascimentale; il Castello Malvezzi Campeggi, già Berlingeri Orsini è stato rimaneggiato e convertito in villa residenziale, con ampio parco. Interessante la cinquecentesca chiesetta della Madonna dei Raccomandati (attualmente in ristrutturazione) al cui interno troviamo numerosi affreschi di Vincenzo Manenti. Siamo invece entrati nella chiesa di San Nicola di Bari, eretta nel 1536 e rifatta in epoca barocca con pianta ovale. Lì abbiamo incontrato Don Adriano che si è unito a noi.
In navetta abbiamo raggiunto Poggio Moiano, crocevia tra la Via dei Lupi e la Via Francigena di San Francesco e ci siamo fermati al Ristorante di Maria Fontana (viale Manzoni 13), segnalato in numerose guide (tra cui Gambero Rosso, Gambero Rozzo e Osterie D’Italia” di Slow Food Editore). Lì abbiamo fatto il pieno di cucina tipica (a prezzi davvero contenuti) gustando giuncatine preparate poche ore prima e servite con il miele, fichi con pecorino, frittatine di asparagi selvatici al prosciutto locale, coratella alle tartine con pasta di olive, bruschette alle verdurine sottolio, maccheroncini tipici, ravioli dal soffice ripieno di ricotta e spinaci, capretto in salmì alle erbe di campo condite con l’olio extravergine biologico Dop della Sabina, frittata di patate all’ortica ed in chiusura due dolci deliziosi rappresentati dalla crostata di visciole e dalla torta al cioccolato servita con pere. Ad innaffiare il tutto vino locale, mentre in chiusura ci sono stati serviti liquori realizzati sul posto come la genziana. A pranzo presente con noi il consigliere provinciale Vincenzo Lodovisi ed il presidente della Coop Olivicola Alta Sabina, Felli Domenico, cooperativa che riunisce oltre 400 produttori di olio extravergine della Sabina Dop e biologico (www.Oleamater.Com), che ci hanno illustrato i segreti dell’Oro della Sabina.
Proseguendo in navetta abbiamo raggiunto Monteleone Sabino dove abbiamo visitato il Santuario di Santa Vittoria, chiesa particolarissima in massima parte di forme romaniche ed al cui interno si possono visitare suggestive catacombe, costruita in parte con i resti della vicina area archeologica di Trebula Mutuesca, antica e importante città, prima sabina e poi romana, che ottenne il rango di Municipium al pari della vicina Cures. Sapendo del nostro arrivo il sindaco Angelo Paolo Marcari, ci ha accolto con caffè e dolci locali e con un curioso spettacolo di gladiatori romani presso l’area archeologica. In località Pantano, sulla strada che da Monteleone conduce al Santuario di Santa Vittoria, si ergono le imponenti vestigia dell’anfiteatro recentemente messo in luce quasi integralmente. Secondo le indiscrezioni del sindaco, che se verranno confermate dalla prossima campagna scavi sono destinate a rivoluzionare il futuro anche turistico di quest’area, sembra che l’anfiteatro di Trebula Mutuesca sia il secondo come grandezza dopo il Colosseo. Abbiamo infine ripreso il nostro viaggio in navetta lungo la Salaria in direzione della Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile dove siamo riusciti a cogliere il magico momento del tramonto, ideale per l’osservazione dell’avifauna migratoria sulle acque dei due laghi. Ad accoglierci il commissario straordinario della Riserva, Roberto Lorenzetti che ci ha illustrato l’enorme varietà faunistica del complesso umido costituito dai laghi Lungo e Ripasottile. La fauna ittica, stante la buona qualità delle acque, comprende numerose specie quali il luccio, la tinca, la carpa, il triotto, il cavedano, la scardola, l’anguilla e la trota. Importante la presenza di specie stanziali o di passo: ricordiamo la folaga, la gallinella d’acqua, lo svasso maggiore, il tuffetto, il tarabusino, la garzetta, la sgarza ciuffetto, l’airone cenerino e, più raramente, quello rosso. Tra le presenze eccezionali quella del fenicottero. La vegetazione ripariale costituisce un ambiente rifugio e riproduzione per il pendolino, che tesse caratteristici nidi sui rami dei salici, per il cannareccione, il forapaglie, la cannaiola e l’usignolo di fiume. Numerosi i cormorani svernanti, mentre gli storni passano le notti invernali tra i salici del lago di Ripasottile. Nel corso della visita è stata anche illustrata la coltivazione sperimentale di guado, antica pianta tintorea della Valle Reatina coltivata ampiamente in epoca romana e da cui si estrae l’indaco che può essere usato per tingere le fibre naturali (cotone, canapa, lino, ecc). A convincerci le borse in cotone tinto con il guado che ci sono state consegnate dal personale della Riserva. Al termine della visita abbiamo gustato un aperitivo con i prodotti del posto preparati dai ristoratori che operano all’interno dell’area protetta, ristoratori che ci hanno colpito per la fantasia con cui hanno realizzato alcuni piatti: Ristorante La Trota di Rivodutri, Azienda agricola agrituristica La Collina di Poggio Bustone, Tenuta Due Laghi, Hotel Ristorante Relais Villa D’Assio, Soc. Coop Mucilla , Ristorante Il Sogno di Rivodutri, Ristorante Peppe Parco alle Noci di Rivodutri, Ristorante “Il Trio” di Rivodutri.
Stanchi ma appagati a tutti i livelli siamo tornati ad Orvinio, dove abbiamo visitato il castello Malvezzi accompagnati dall’assessore alla Cultura, Turismo, Sport e Spettacolo del Comune di Orvinio, Anselmo Alessi, e dal sindaco di Orvinio Alfredo Simeoni. A notte inoltrata la performance culinaria della pro loco di Orvinio, che ha realizzato la famosa polenta, servita spalmata negli scifetti di legno e condita con un gustoso sugo di carne. Infine i saluti e, per chi si è innamorato di questi luoghi, si sono aperte le porte del Bed & Breakfast Il Sorriso dei Monti, altro piccolo gioiello incastonato nel borgo di Orvinio, che offre ricettività a prezzi contenuti con un’accoglienza davvero calorosa.
Per Info: http://www.Viadeilupi.Eu http://www.Parcolucretili.It/