Sembra una torta a strati, ma questa casa milanese è stata per anni un simbolo dell’architettura in città

Assolutamente particolare, discussa e simbolo del cambiamento: Ca’ Brutta a Milano è un edificio da non perdere
Claudia Giammatteo, 03 Dic 2023
sembra una torta a strati, ma questa casa milanese è stata per anni un simbolo dell'architettura in città

Se ti capita di passare in via della Moscova a Milano, all’angolo con piazza Stati Uniti d’America e via Turati, noterai sicuramente un complesso abitativo molto particolare che occupa un intero isolato, conosciuto come Ca’ Brutta. Ma perché questo nome?

La storia di Ca’ Brutta, un complesso architettonico a dir poco particolare

Considerata il manifesto architettonico del movimento artistico chiamato “Novecento“, venne edificata negli anni ’20 su progetto dall’architetto Giovanni Muzio con l’intento di assecondare l’esigenza si creare degli ambienti in grado di sfruttare al massimo l’aria e la luce. Infatti, i tetti vennero concepiti come ampie terrazze e giardini pensili, la struttura è divisa in due corpi edilizi sviluppati su sei piani separati da una strada privata per dare più luce agli appartamento interni, di cui uno in linea e l’altro a corte, con un arco che li unisce, creando un’unica entità architettonica. A disorientare ci pensano anche i diversi materiali utilizzati per la facciata: travertino per i primi due piani, cemento per i successivi tre e stucco vicentino con calce viva e marmi per l’ultimo piano. Inoltre, questo fu il primo edificio di Milano ad avere un garage sotterraneo riservato ai suoi inquilini.

Perché Ca’ Brutta?

A termine dei lavori, nel 1923, scoppiarono subito le polemiche e le critiche: secondo i più conservatori, si trattava di un edificio troppo moderno, “pulito” con elementi classici utilizzati con troppa disinvoltura. Venne quindi definito un brutto esempio di architettura, una Ca’ Brutta, da leggersi con un marcato accento lombardo.

La borghesia e la stampa dell’epoca la definirono una “pazza o squinternata fantasia di architetto” o, addirittura, “torva, scontrosa, inamabile”. D’altronde, questo nuovo edificio si scontrava con i canoni estetici, prevalentemente liberty, dell’epoca e, una costruzione in cemento armato veniva anche considerata poco affidabile, così come il montacarichi che portava le auto al garage sotterraneo. Ma non ci furono solo critiche. Altri gli diedero il merito di aprire nuovi orizzonti, un modo per applicare all’architettura ciò che stava accadendo nell’arte. Piacque molto anche al fotografo Gabriele Basilico, che le dedicò molti dei suoi scatti in bianco e nero.

Ancora oggi Ca’ Brutta attira l’attenzione, caratterizza il tessuto urbano del quartiere milanese ed è stata oggetto di un restauro che ha riportato alla luce i materiali e i decori originali, facendo riemergere il gioco geometrico di decori e trompe d’oeil, studiati per disorientare e colpire il passante.

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