L’Italia, lo sappiamo, è la terra della cultura della storia e dell’arte. Il meraviglioso contesto naturalistico e paesaggistico che la caratterizza, poi, è davvero sorprendente e affascina chiunque decida di visitarla. È importantissimo ricordare, però, che il nostro bel Paese è anche noto a livello internazionale per la sua eccellente tradizione enogastronomica. Buon cibo e buon vino rappresentano dei capisaldi della cultura del Bel Paese. Per gli italiani, il momento dei pasti è uno dei più attesi della giornata, quello che si aspetta con trepidazione per staccare dalle fatiche della giornata e per stare in buona compagnia. Quale miglior modo, allora, di godersi al meglio il meritato e succulento pasto se non accompagnandolo con una bella bottiglia di vino.
L’Italia eccelle anche nel mondo dell’enologia, e non solo dal punto di vista produttivo, ma anche e soprattutto nella contaminazione culturale del vino in tutti i settori della società. Ecco perché abbiamo deciso di andare a scoprire un luogo decisamente insolito. Stiamo parlando del Museo dei Cavatappi di Barolo, nel cuore di quelle Langhe che, insieme a Roero e Monferrato, sono patrimonio dell’Umanità UNESCO. Proprio qui abbiamo incontrato Paolo Annoni, responsabile di uno dei musei più originali d’Italia.
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Il percorso di visita presenta 500 esemplari di cavatappi antichi provenienti da tutto il mondo e realizzati a partire dalla seconda metà del 1600, delle splendide immagini, un’esposizione di bottiglie di tutti i produttori di Barolo di Barolo per finire con un meraviglioso bookshop con libri, pubblicazioni, cavatappi antichi e moderni, prodotti per enologia, souvenirs, vendita di Barolo e molto molto altro. Il museo si trova a Piazza Mazzocchi, 4 (già Piazza Castello) a Barolo (CN) ed è aperto ogni giorno tranne il giovedì, la mattina dalle ore 10:00 alle 13:00 e il pomeriggio dalle 14:00 alle 18:30. Le tariffe d’ingresso sono 4 euro il biglietto intero e 3 euro il biglietto ridotto, mentre sono 2 euro per coloro che presentano alla cassa il biglietto del Wi.Mu. Museo del Vino di Barolo. L’ingresso è gratuito per i portatori di disabilità e per i possessori della Carta Musei Torino Piemonte.
Per ulteriori info e contatti visitare il sito: Museo dei Cavatappi • Barolo
Intervista a Paolo Annoni, ideatore del Museo dei Cavatappi di Barolo
Come nasce il progetto del Museo dei Cavatappi, e perché proprio a Barolo?
Il progetto del Museo dei Cavatappi nasce un po’ per caso, mi spiego e parto da lontano. Mio nonno era uno Chef nelle ambasciate italiane nell’est europeo, quindi appassionato di cucina, ma anche di vino, passione che ha trasmesso a mio padre e di conseguenza anche a me. Io sono nato a Torino e sono un farmacista, dopo aver lavorato qualche anno come dipendente in città, nel 1985 ho acquisito una Farmacia in un piccolo paesino delle Langhe e in quella occasione un caro amico, conoscendo la passione per i vini e sapendo del mio trasferimento nella patria del Re dei Vini, mi ha regalato un cavatappi antico. Quell’oggetto prodotto da una manifattura parigina a metà ‘800 mi ha subito incuriosito, così mi sono messo a ricercare informazioni su quell’oggetto e sul mondo che c’era dietro. Ho fatto quindi i classici passi di un collezionista di oggetti antichi, iniziando con i mercatini dell’antiquariato, conoscendo altri collezionisti e quindi facendo scambi, via via sino ad arrivare alle aste di Christie’s e Sotheby’s a Londra. Nel frattempo, la mia ricerca storica sul cavatappi andava avanti insieme a diversi collezionisti sparsi nel mondo. Nel 2005 ho ceduto la Farmacia pensando di fare un “anno sabbatico”, ma molti colleghi mi hanno chiamato per dei brevi periodi di sostituzione, tra gli altri anche la collega di Barolo. Nelle passeggiate di pausa pranzo ho notato un locale attiguo al Castello di Barolo inutilizzato e mi si è accesa la classica lampadina: sono un collezionista di cavatappi e quindi apro un Museo, quale luogo migliore che Barolo! Nella primavera del 2006 inauguro quindi il Museo dei Cavatappi in Barolo, pensando di portarlo avanti un anno per farlo conoscere e poi tornare a fare il farmacista, ma ora siamo nel 2023 e sono ancora qui. Intanto la collezione è diventata importante, con circa 1700 esemplari di cui circa 600 esposti a Barolo.
Chiaramente il fatto di essere a Barolo ha aiutato molto a far conoscere a livello internazionale la mia struttura. Qui vengono grandi appassionati di vino e cucina da ogni parte del mondo, si tratta di un turismo particolare di persone di un certo livello culturale ed economico, visti i costi dei numerosi ristoranti stellati ed il costo di certe bottiglie. Ora che il territorio è anche divenuto patrimonio Unesco, si è allargato ancor di più il bacino di utenza. Sia chiaro le persone non vengono a Barolo per il mio Museo, ma essendo assolutamente a tema lo trovano interessante e curioso. Così come lo hanno trovato interessante TV di tutto il mondo dalla RAI alle diverse importanti TV private nazionali, ma anche la NBC americana, la BBC inglese, la TV russa, giapponese e molte altre del mondo.
Siamo abituati ad usare il classico cavatappi “a vite”, ma ce ne sono moltissime varianti. Qual è quella più particolare in assoluto?
Il cavatappi nasce per estrarre un tappo da una bottiglia di vino e permetterci di accedere ad uno dei piaceri della vita: bere un calice di un buon vino, meglio se è un Barolo! Il cavatappi nei secoli ha fatto due tipologie di cammino, uno estetico ed artistico per abbellire e valorizzare l’oggetto, l’altro dal punto di vista meccanico per favorire e rendere più agevole l’apertura della bottiglia.
Da quest’ultimo punto di vista sono numerosi i meccanismi inventati: a leva singola, multi leve, a pignone e cremagliera, a cricchetto, a pinza e leve, a due leve, sistema a vite e altri ancora. Ma uno dei meccanisti che mi ha sempre affascinato molto è quello del cavatappi a due lame, dove non esiste il verme o vite. Si tratta di un brevetto dell’inizio dell’800, nel quale sono presenti due lame di acciaio flessibile che vengono introdotte tra il tappo e il vetro, con un movimento ondulatorio vengono fatte scendere verso il basso, poi con un movimento rotatorio e verso l’alto si stappa la bottiglia. Un altro molto interessante è il brevetto Thomason, inglese del 1802, con un meccanismo a doppia vite, una destrogira e una levogira, una all’interno dell’altra.
Il vino in Italia è un prodotto di qualità ma anche un elemento sociale e culturale. In che modo il cavatappi si inserisce in questa narrazione?
Il vino, in Italia e nel mondo è sempre stato un elemento di socialità e convivialità. Una volta era considerato essenzialmente un alimento, nelle nostre campagne gli agricoltori si portavano il bottiglione di vino magari con l’aggiunta di zucchero e uovo. Ora le cose sono cambiate, si beve un calice per piacere e se si è una compagnia lo si gode ancor di più. Ma soprattutto è aumentata la ricerca della qualità del vino che si vuole bere ed il fatto di farlo con una compagnia giusta rende ancora più allegri e di buon umore. Insomma, il vecchio detto “buon vino fa buon sangue” che allude al beneficio per il cuore e per la circolazione, si può tranquillamente allargare al piacere dello stare insieme e al condividere momenti di gioia.
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