La chiesa sconosciuta più spaventosa in Italia: si trova nelle Marche e ha una caratteristica inquietante
Incorniciato da colline sinuose e nel cuore delle Marche sorge il piccolo borgo di Urbania, così chiamato in onore di Papa Urbano VIII che, oltre a bellezze paesaggistiche e culturali, custodisce un segreto che possiamo definire un po’ macabro: quello della Chiesa dei Morti (o Cimitero delle Mummie), chiamata così perché custodisce ben 18 corpi mummificati esposti in teche di legno e vetro. Ma come e perché sono finiti qui? Scopriamo questa storia di vita oltre la morte.
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La storia incredibile delle mummie di Urbania
Nel 1804, in un’Europa che si piegava al potere napoleonico, fu emanato un notevole editto noto come l’Editto di Saint-Cloud. Questo decreto, dettato da motivi igienico-sanitari e dalla volontà di promuovere l’uguaglianza sociale, impose una serie di nuove regole riguardanti la sepoltura dei defunti. In particolare, stabilì che le tombe dovettero essere trasferite al di fuori dei confini cittadini, in luoghi aperti e baciati dal sole, e che i defunti fossero sepolti individualmente, con lapidi tutte identiche.
Due anni dopo l’editto fu esteso anche all’Italia e la pittoresca cittadina di Urbania, situata a circa 60 chilometri a sud di Pesaro, dovette adeguarsi alle disposizioni dell’imperatore. Questo segnò l’inizio di una lunga operazione di trasferimento di tutti i corpi sepolti in tombe comuni, chiese e cappelle private all’interno delle mura della città.
In quel periodo, l’assistenza gratuita per il trasporto dei defunti era affidata alla Confraternita della Buona Morte, un gruppo di devoti a San Giovanni Decollato che era stato fondato nel 1567 dal sacerdote Giulio Timotei. Uno dei cimiteri interessati da questa “traslazione” fu quello del convento di San Francesco e, durante il processo di riesumazione dei corpi, i confratelli fecero una scoperta straordinaria e inaspettata: all’interno di una fossa comune del cimitero, trovarono diversi cadaveri in uno stato di conservazione sorprendentemente: la pelle era pressoché intatta, così come i tendini, i vasi sanguigni e, in alcuni casi, perfino gli organi interni e i genitali. Ma addirittura si scoprì che questi corpi appartenevano a individui deceduti tra il XVI e il XVIII secolo, quindi, dopo oltre duecento anni, avrebbero dovuto essere ridotti a semplici scheletri.
Questo eccezionale ritrovamento catturò l’attenzione del priore della confraternita, Vincenzo Piccini, chimico e farmacista della città che decise di condurre uno studio approfondito sui cadaveri allo scopo di ricreare quella misteriosa “pozione” che, secondo le sue convinzioni, avrebbe dovuto essere utilizzata su se stesso e sui suoi familiari. Ovviamente, la sua interpretazione sulle si rivelò sbagliata, quindi la mummificazione avvenne in modo naturale ed è tutt’oggi oggetto di discussione.
Lo studio dei corpi (quello più consistente è quello realizzato da National Geographic Channel nel 2002) ha comunque rivelato dettagli suggestivi sulla storia dei persone decedute: un ragazzo era affetto dalla sindrome di down, uno venne ucciso per impiccagione e un altro durante una festa, ma la storia che colpisce di più è quella dell’uomo sepolto vivo con il ventre schiacciato, la pelle d’oca e i muscoli del corpo in tensione.
La Chiesa dei Morti oggi, imperdibile tappa a Urbania
Vincenzo Piccini dopo la scoperta dei corpi fece edificare una cripta dietro all’altare della cappella Cola, dove oggi sono esposte le incredibili mummie. Quella ormai famosa come la “Chiesa dei Morti” di Urbania è quindi diventata famosa in tutto il mondo e oggetto di inchieste giornalistiche. Qui è possibile effettuare una visita guidata dalla durata di 10 minuti per gruppi di massimo 6 persone e il biglietto comprende anche l’ingresso al Museo Diocesano Leonardi.
Copyright foto apertura: Storica National Geographic
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