Il primo grattacielo italiano? Fu costruito in riva al mare ed è uno dei simboli della Riviera Romagnola

Stefano Maria Meconi, 21 Nov 2023
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C’erano una volta le vacanze italiane, quelle con le automobili cariche di sdraio, teli e ombrelloni, ma anche di prelibatezze gastronomiche che si preparavano nelle cucine di casa e accompagnavano i nostri nonni sino alla spiaggia. Erano gli anni del dopoguerra e del boom economico, quando si iniziavano a vedere nuovi e importanti progetti in ogni angolo del nostro Paese, dalle autostrade a ponti, ferrovie, gallerie e, perché no, anche i grattacieli. Nonostante l’Italia non sia un paese molto sviluppato in altezza – con la sola Milano ad avere uno skyline di stampo moderno – è stato però uno dei paesi pionieri in Italia nella costruzione di edifici alti più di 100 metri. E tra questi, negli anni ’50 il grattacielo più alto d’Italia fu costruito non nel capoluogo lombardo, né a Torino o Roma, ma in una città che decisamente non ti immagineresti: Cesenatico, la perla marinara della Riviera Romagnola. 

Il trionfo della tecnica 

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La costruzione del grattacielo di Cesenatico, o meglio sarebbe dire del Condominio Marinella, risale al 1957-58. Un periodo di tempo relativamente breve, visto anche il periodo, per innalzare un edificio dall’altezza mai vista sino ad allora nell’Italia contemporanea. Ben 118 metri, 9 in meno di quel Pirellone di Milano che l’avrebbe superato nel 1960, guadagnandosi la palma di grattacielo più alto del nostro Paese. Eppure, per quasi due anni, il tetto d’Italia era qui, nella città del Porto Canale, della Marineria e dei presepi galleggianti, straordinaria attrazione per il periodo natalizio. Dallo stile spiccatamente razionalista, che oggi è ben evidenziato dalle piastrelle in gres porcellanato di colore grigio chiaro e scuro che delimitano ciascuno dei 35 piani, il grattacielo ha visto ristrutturazioni e rimaneggiamenti, ma in questi settant’anni è rimasto fedele a sé stesso, diventando l’emblema del trionfo della tecnica e un simbolo dell’Italia che sognava e conquistava vette sempre più alte.

È possibile vivere nel grattacielo di Cesenatico?

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La risposta breve è: sì. Il grattacielo è infatti diviso in 120 appartamenti, che lo rendono il terzo edificio residenziale più alto d’Italia, dopo la Torre Solaria di Milano e l’EuroSky nel quartiere romano dell’EUR. A differenza di quest’ultimi, che sono stati costruiti negli ultimi anni, il complesso di Cesenatico – che sorge proprio sul Lungomare e regala una delle più belle panoramiche sul Mar Adriatico e la Riviera Romagnola – ha dei costi per metro quadrato decisamente più abbordabili. In media, secondo uno studio, tra i 2.800 e i 4.600 euro/mq, come un appartamento in una zona medio-centrale delle due più grandi città italiane. A titolo d’esempio, un appartamento nel Bosco Verticale di Milano può costare fino a 16.500 euro/mq, contro i circa 9.000 euro dei grattacieli capitolini. Certo qui la vista è completamente diversa, e come sottolineò sin da subito Berardi di Lugo, progettista del grattacielo di Cesenatico, “da qualunque punto di ogni piano del mio grattacielo si apre il panorama meraviglioso della pineta e del mare”.

Una città tutta da scoprire

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Uno scorcio del Porto Canale Leonardesco di Cesenatico

Rispetto alla pur vicina Rimini, Cesenatico è una città che ha puntato su un turismo non solo di mare, ma anche di scoperta e di esplorazione. Magnifica da scoprire in bicicletta (non a caso qui era di casa il mitico Marco Pantani), uno dei suoi luoghi più iconici è il Porto Canale Leonardesco: il genio toscano ne parla nei suoi appunti e ne abbozza lo schema, ma non si occupa personalmente dei lavori. Ciò nonostante, l’aggettivo “Leonardesco” entra subito a far parte della tradizione cittadina, e oggi su questo scorcio – dove fanno bella mostra di sé le barche dalle coloratissime vele – affacciano luoghi simbolici come la casa di Marino Moretti e la novecentesca Pescheria. Aperto durante il weekend, il Museo della Marineria racconta invece il rapporto tra la città, le imbarcazioni e il mare, con un approccio etnografico e con l’uso di ben otto navi galleggianti che raccontano l’evoluzione delle imbarcazioni per stile e uso. 



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