Val Pusteria in treno, ecco come organizzare un viaggio sostenibile che accontenta tutta la famiglia

Una settimana tra Val Pusteria e Val Ridanna
Scritto da: Massimo Miranda
val pusteria in treno, ecco come organizzare un viaggio sostenibile che accontenta tutta la famiglia

Diario di viaggio

La partenza, 29 maggio 2023

Per il terzo anno consecutivo io, Ilaria, Sabina e Margherita torniamo in Alto Adige. Questa volta abbiamo intenzione di esplorare la Val Pusteria facendo base a Valdaora, paesino tra Brunico e San Candido.

Come di nostra abitudine ci spostiamo in treno, avendo già sperimentato gli efficienti servizi altoatesini, ma dovendoci subito confrontare con le inefficienze delle nostre parti, dove non si riesce a gestire l’ordinario e tantomeno le emergenze. L’inizio, infatti, non è dei migliori. Abbiamo in programma di prendere il treno da Lavinio delle 5.10 per arrivare a Roma in tempo per salire sul Frecciarossa per Bolzano delle 6.45, ma il treno regionale viene soppresso, probabilmente a causa di danni provocati dal vento che nella notte ha soffiato forte. La soppressione non è tuttavia annunciata, né in stazione né sul sito Viaggiatreno di Trenitalia, dove semplicemente il treno scompare dagli elenchi dei treni previsti; ovviamente di servizi sostitutivi neanche l’ombra. Partiamo così per Roma sfruttando un passaggio del padre di Ilaria e riusciamo comunque ad arrivare in tempo.

Così, poco prima di mezzogiorno arriviamo a Bolzano, dove, circa un’ora dopo, saliamo sul treno regionale della linea del Brennero per scendere alla stazione di scambio di Fortezza, da cui parte il treno della Val Pusteria diretto a Lienz. Il percorso verso Valdaora, di circa quarantacinque minuti, costituisce la prima attrazione turistica: attraverso i grandi finestrini del treno della SAD, che sembrano fatti apposta per invogliare a guardare all’esterno come verso uno schermo panoramico, è bello veder scorrere i prati della valle tra i rilievi delle Dolomiti.

Valdaora di sotto

A Valdaora solo settecento metri intercorrono tra la stazione e gli appartamenti Astor, che abbiamo prenotato dopo un’intensa ricerca in rete, cogliendo una buona offerta che viene migliorata ancora di più dal giovane gestore che ci accoglie con estrema cortesia e ci annuncia di averci assegnato un appartamento di livello superiore, per la nostra comodità. La notizia ci fa molto piacere e ci allieta ancora di più quando entriamo nel bellissimo appartamento e ci accorgiamo nei giorni successivi che l’upgrade non è dovuto a problemi di alloggiamento degli ospiti, dato che gli appartamenti liberi sono molti. Evidentemente i proprietari hanno pensato di farci stare più comodi in un appartamento più ampio del previsto, con due camere, che avremmo comunque avuto, ma soprattutto, come in effetti sottolinea il gestore, con un’ampia e comoda zona soggiorno. La vista dalla terrazza, sui rilievi del Plan de Corones dove saliremo il giorno dopo, è spettacolare.

Usciamo subito a comprare viveri per le colazioni dei giorni successivi e per qualche cena che prepareremo nell’appartamento. Il piccolo supermercato Coop è a due passi, vicino alla chiesa di Valdaora di sotto, dove ci troviamo. Il paese è distinto in tre frazioni separate tra loro da ampi spazi: Valdaora di sotto, di mezzo (definito dai locali “il paese”, perché lì è il comune e il centro delle attività commerciali) e di sopra. Le ore successive le trascorriamo rilassandoci dal viaggio nella confortevole e ampia area wellness dell’Astor, che comprende, oltre a una grande vasca idromassaggio, una sauna finlandese, una sauna alle erbe, una sauna a infrarossi, un bagno turco, una piccola vasca con acqua fredda dove io, Sabina e Margherita ci immergiamo coraggiosamente, e lettini interni ed esterni dove è possibile ammirare un paesaggio che accompagna lo sguardo da ogni parte con una bellezza che è un misto di discrezione e imponenza. La sera, dopo la cena a base di spatzles, passeggiamo fino alla chiesa di Valdaora di sotto, dove, dall’esterno, per evitare che l’esuberanza di Margherita disturbi l’esecuzione, ascoltiamo un concerto di musica classica. Il sonno ci coglie presto. Da domani ci aspettano giorni di intenso movimento.

Plan de Corones/KronPlatz

La fermata delle due linee di citybus è di fronte all’Astor, che ci ha fornito anche del Guest Pass per utilizzare tutti i mezzi di trasporto dell’Alto Adige su ferro e su gomma, comprese alcune funivie, come quella di Maranza che avremo modo di prendere. Con il citybus 435.2 arriviamo in pochi minuti alla base della cabinovia Olang 1+2 che sale all’altopiano del Plan de Corones. Scendiamo alla stazione intermedia dove, forniti di un cruciverba che ci è stato dato alla biglietteria (€ 76 per due adulti e Sabina che a 12 anni paga il biglietto ridotto, mentre Margherita, non arrivando a sei anni, beneficia ancora di intera gratuità), giochiamo all’interno di un’area attrezzata a individuare i nomi degli animali rappresentati su dodici pannelli attraverso le descrizioni, le immagini e i versi che si possono ascoltare spingendo un bottone. Risolto il cruciverba, otteniamo come ricompensa dall’impiegato della stazione intermedia due portato in legno, con la soddisfazione di Sabina e Margherita.

Risaliamo, quindi, sulla cabinovia che ci porta a 2275 m s.l.m. Sull’altipiano arrivano diverse cabinovie da più punti, tuttavia non sono molte le persone presenti, un dato che riscontriamo piacevolmente per tutta la vacanza. Il cielo è coperto, anche se il sole si fa sentire sulla pelle. Margherita e Sabina soffrono tuttavia un po’ di freddo, a cui rimediamo con l’acquisto in una delle botteghe disponibili di felpe e guanti. Esploriamo il posto seguendo le tracce di una caccia al tesoro che è stata predisposta proprio per indurre i visitatori a percorrere tutto il perimetro dell’altopiano e a guardare da tutti i punti possibili verso le valli sottostanti. Anche in questo caso le ragazze ottengono una ricompensa: un libretto con giochi e con la storia tratta dal mito del popolo dei Fanes e della principessa Dolosilla. Non entriamo in uno dei sei musei del circuito di Messner, ospitato nell’interessante struttura architettonica inserita nella montagna e progettata da Zara Hdid, sia perché abbiamo già visitato l’analogo museo a Castel Firmiano, sia perché preferiamo goderci il più possibile il paesaggio. Verso la fine del circuito Margherita si dedica ad alcuni giochi: una discesa su una grande ciambella, al prezzo di € 5 per tutte le discese (e risalite su tappeto mobile) che si riescono a fare, e un percorso con una sfera di legno che abbiamo acquistato al prezzo di € 2.

Ridiscesi a valle, riprendiamo il citybus 435.2 e scendiamo nella via centrale di Valdaora di mezzo, dove prendiamo pochi minuti dopo il 435.1 che, dopo neanche un chilometro, ci lascia davanti all’area giochi gratuita costituita da uno scivolo su ciambelle molto più lungo di quello di Plan de Corones e da una serie di tappeti elastici. Dopo che le ragazze si sono divertite per circa mezzora, ci muoviamo alla ricerca del mondo bimbi, un’area attrezzata con giochi e strutture di vario tipo che si trova nelle vicinanze, a qualche centinaio di metri dall’area gioco. Il mondo bimbi di Valdaora si allunga per qualche centinaio di metri nei boschi di Valdaora di sopra offrendo strutture per arrampicate, percorsi avventura, due scivoli, di cui uno molto lungo, casette di legno, altalene: un paradiso per bambini e anche adulti, dove ci divertiamo per un paio d’ore, avendo anche la fortuna di incontrare uno scoiattolo da vicino.

Sulla via verso l’appartamento ci fermiamo a Valdaora di mezzo al ristorante e pizzeria Christl, di cui apprezziamo la pizza ai formaggi, i canederli in brodo e le uova con lo speck. Dopo cena una camminata di circa un chilometro nella piacevole aria serale di Valdaora ci riporta all’appartamento.

Il lago di Braies

La giornata è dedicata alla visita al lago di Braies che, essendo un’area protetta, richiede un minimo di preparazione e, soprattutto, se si va in auto o in autobus, una prenotazione. Noi, ovviamente, abbiamo prenotato il giorno prima quattro posti sull’autobus 339 che parte da Monguelfo ogni mezzora al costo di € 30 per tutti quanti. Monguelfo è la stazione successiva a Valdaora in direzione di San Candido. Qui arriviamo presto sulla tabella di marcia, in tempo per prendere l’autobus delle 9.10, anziché quello delle 9.40 che abbiamo prenotato. Chiedo all’impiegata che, nell’ufficio turistico si occupa della vendita dei biglietti, se possiamo salire sull’autobus delle 9.10, dato che è semivuoto; mi risponde che devo chiedere all’autista. L’autista risponde che non ha la lista dei passeggeri e mi invita a chiedere all’impiegata. Un fantastico cortocircuito degno della tradizione italiana, che corrisponde perfettamente al commento sentito proprio pochi minuti prima sul treno da parte di un escursionista: “Anche qui si stanno italianizzando!”. Nonostante il rimpallo di competenze, dato che al momento della partenza l’autobus rimane molto più che semivuoto, l’autista ci fa salire insieme ad altre due persone che avevano come noi la prenotazione per un altro orario. In una decina di minuti si arriva al lago, circondato da un sentiero che si è invitati a percorrere in senso antiorario per evitare affollamenti e difficoltà, considerato che la parte sinistra, con la quale si rientra alla base, è più stretta e impervia della parte iniziale sulla destra. La vista del lago con le sue acque verde pastello è particolarmente suggestiva e ce la godiamo interamente fermandoci in più punti. Sulla sponda opposta all’inizio del sentiero, in un’area dove è evidente la tendenza dei monti circostanti a franare vero il lago, si incontra una mandria di mucche che si fanno placidamente accarezzare e fotografare, anche se qualcuna, giustamente, oscilla tra un moto di fastidio per esser stata disturbata e un atto di rassegnazione verso l’invadenza degli umani.

Sulla via del ritorno all’appartamento di Valdaora, ci fermiamo alla bella piscina, per la quale abbiamo diritto all’accesso gratuito grazie alle carte fornite dall’Astor. Qualche vasca a nuoto e qualche seduta di idromassaggio ristorano dalle fatiche della giornata. Dopo aver sostato nel bar soprastate per un caffè, una cioccolata, e dei gelati, chiediamo se sia possibile cenare, ma ci informano che, contrariamente ai programmi, la piscina chiude il giorno dopo per due settimane e la cucina è stata già temporaneamente disattivata. Convertiamo pertanto la cena nella preparazione nell’appartamento di gastronomia di stampo altoatesino con uova, speck e salsicce.

Maranza/Meransen

Il treno delle 8.45 in direzione di Fortezza ci porta a Rio di Pusteria, un bel paesino dove fa mostra di sé la cosiddetta fonte della vita, una delle quattro fontane storiche dove fino all’inizio del secolo scorso gli abitanti si approvvigionavano di acqua. In una panetteria del posto acquistiamo pizze, panini e krapfen per il pranzo. Saliamo quindi a Maranza con la piccola cabinovia a dodici posti, a cui accediamo con il Guest pass. All’arrivo saliamo vero i rilievi circostanti fermandoci, come nostro solito, nel primo parco giochi che incontriamo che Sabina e Margherita apprezzano molto. In particolare Sabina nota la differenza con i parchi dalle nostre parti, cogliendo con piacere la stimolazione al movimento e allo spirito di avventura che offrono le attrezzature altoatesine con percorsi di arrampicata e di sospensione, molto più coinvolgenti di scivoli e altalene che trova banali e ripetitivi. Proseguendo nel percorso, iniziamo un sentiero nel bosco, lungo la via Platzer, che alla fine riascende verso la partenza della cabinovia della Gitschbergbahn Talstation ed è attrezzato con pannelli che, in successione, invitano a diverse attività: lo sgranchimento delle giunture, l’ascolto dei suoni della natura, il rilassamento, l’abbraccio agli alberi per percepirne la forza vitale, l’urlo che scarica le tensioni attraverso un megafono.

Sul treno di ritorno scendiamo a San Lorenzo per visitare il museo di Sebatum, dedicato alla storia della Val Pusteria, dove il piccolo villaggio di Sebatum svolgeva la funzione di mangio o mutato per il cambio dei cavalli nei viaggi a lunga percorrenza, dall’età del ferro al Norico romano: l’esposizione, per il modico prezzo di € 10 per tutti e quattro, è molto curata e inappuntabile dal punto di vista della didattica mussale. Probabilmente, nella sua contenuta estensione, è il museo meglio organizzato e allestito che abbia mai visitato, che consente di comprendere e seguire la storia della gente dei Saevantes dalle origine, all’inglobamento nell’impero romano all’occupazione dei luoghi da parte longobarda.

La sera ci attende un’altra cena casalinga di gusto locale con canederli e mezzelune con crema alla panna.

Val Ridanna, cascate di Stanghe e museo della miniera di Masseria-Monteneve

Anche questa mattina il treno delle 8.45 ci porta da Valdaora verso Fortezza. Qui abbiamo il tempo di visitare la chiesa di San Martino di Mezzaselva, prima di prendere il treno regionale sulla linea del Brennero che dopo circa quindici minuti ci lascia a Vipiteno. Dalla stazione saliamo sull’autobus n. 319 vero le cascate di Stanghe. Camminando alla ricerca dell’entrata del sentiero verso le cascate ci imbattiamo nel solito bel parco giochi dove ovviamente ci fermiamo per una mezzora abbondante.

Il costo dei biglietti di ingresso è di € 14 per tutti e quattro. Il sentiero che segue a ritroso il percorso dell’acqua è spettacolare, facendosi sempre più ripido e stretto a mano a mano che si procede verso l’alto, attraversando diversi ponticelli in legno e addentrandosi a un certo punto in una sorta di galleria nella roccia. Lo scroscio dell’acqua accompagna tutto la salita. Arrivati in cima, in località Ponte Giovio, si può decidere di ripercorrere in discesa lo stesso sentiero oppure, come abbiamo fatto noi, riprendere in senso contrario il 319. Scesi a stanghe, dopo uno spuntino con panini al prosciutto e formaggio che ci siamo preparati come ogni giorno, aspettiamo il 312 che percorre tutta la Val Ridanna fino alle miniere di Masseria.

A Masseria si trova, infatti, quello che fino al 1979 è stato il centro di lavorazione dei minerali scavati nelle gallerie di Monteneve a partire dal 1234. La miniera, chiusa definitivamente anche per le attività di esplorazione nel 1985, è oggi riconvertita a museo e centro didattico, fornito da un’esposizione su tre livelli sul lavoro in miniera e sulla vita dei minatori, molti dei quali emigrati da Scanno, in Abruzzo, e da una galleria appositamente ricostruita per illustrare dal vivo la pratica faticosa e spesso mortale, in ogni caso dannosa per la salute, dell’attività estrattiva da cui si ricavavano soprattutto argento, piombo, zinco e cadmio. Il biglietto di ingresso costa € 20 per tutti e quattro: anche qui sfruttiamo l’età di Margherita che fino a sei anni non paga da nessuna parte, e di Sabina che fino a 14 o sedici anni è considerata all’interno della tariffa famiglia. Per la visita bisogna attendere gli orari stabiliti per le visite guidate. La nostra parte alle 15.15 ed è brillantemente condotta da Silvia, una ragazza molto preparata e chiara nella sua esposizione che, premettendo l’invocazione tipica beneaugurale dei minatori Glück auf, buona fortuna, ci conduce a ritroso prima a osservare il funzionamento delle macchine di lavorazione dei metalli e poi nella galleria che imita le gallerie di estrazione di Monteneve.

Tornati a Vipiteno in circa venti minuti con il 312, riprendiamo il treno per Fortezza e quindi quello della Val Pusteria. Anche questa sera nell’appartamento di Valdaora assaporiamo i sapori sudtirolesi di salsicce e speck.

San Candido

Gli ultimi due giorni prevedono un programma più comodo e rilassante. Alle 8.45 saliamo sul treno per San Candido, dove arriviamo dopo una ventina di minuti circa. Dopo un breve cammino lungo la Brava, che sorge sopra Dobbiaco e affluisce nel Danubio, visitiamo la chiesa francescana di San Leopoldo, che presenta a sinistra dell’entrata uno scenografico presepe costruito nel 1775 e rappresentate scene plurime del nuovo testamento, che nel 1928 era stato venduto a un privato per sei litri di vino e due carichi di legnami e infine acquistato dal come di San Candido. Purtroppo è chiuso il chiostro che contiene uno dei più estesi cicli pittorici sulla vita di San Francesco opera del frate Lukas Plazer tra 1706 e 1709.

Cercando il parco giochi sui rilievi a sud del paese passiamo davanti al cimitero austro-ungarico della prima guerra mondiale iniziato nel 1915 e consacrato il 12 marzo 1916. Nel tempo i caduti sono stati traslati altrove, compresi i 181 italiani trasferiti a Cortina e il cimitero è stato restaurato e riconsacrato nel 2004.

Nel bel parco giochi nel bosco, con vista su San Candido, Sabina prova il suo attrezzo preferito, la carrucola, mentre Margherita si lancia nelle arrampicate e si fa traghettare su una piccola zattera da un lato all’altro di un piccolo stagno da bambini con i quali, come al solito, non fatica a fare amicizia. Scendendo nel paese visitiamo il museo delle Dolomiti, il Dolomythos, al prezzo di € 28 per il biglietto famiglia. L’esposizione è molto ricca di reperti e di informazioni sul folklore e sui miti delle Dolomiti, nonché sulla storia degli studi geologici e paleontologici del luogo, anche se ha un’impostazione più simile alle collezioni settecentesche e ottocentesche che a musei dal moderno schema didattico. Carina è, comunque, l’idea di un recinto di terra allestito per la caccia al tesoro, in cui i bambini possono scavare e tenere per sé cinque dei molteplici minerali interrati.

Tornati a Valdaora, dopo la solita piacevole sosta nell’area wellness, ci dirigiamo a piedi vero il paese di mezzo per tornare a cena da Christl, dove riproviamo le pizze e questa volta, anche le cotolette panate e, come dolce, le frittelle di mele con il gelato.

Brunico

L’ultimo giorno è dedicato a Brunico, una piacevole cittadina che mantiene al centro l’impianto del borgo medievale. Usciti dalla porta Ragen del borgo saliamo verso il castello, in ci è allestito uno dei musei della montagna di Messner. Prima di arrivavi, ci fermiamo anche qui al cimitero austro-ungarico delle prima guerra mondiale che conserva la maggior parte delle sepolture anche di caduti di fede ebraica e musulmana e di alcuni soldati morti nella seconda guerra mondiale. Rimane qui sepolto un solo italiano caduto nel 1942; gli altri sono stati traslati a Cortina nel 1932.

Percorriamo il perimetro del castello e scendiamo verso Brunico alla ricerca del solito parco che questa volta offre anche l’esperienza del metodo Kneipp: una camminata a piedi nudi nell’acqua fredda e su ciottoli, di cui si prova istantaneamente l’effetto benefico. La sera chiudiamo la vacanza con un’ora di idromassaggio e con cena a base di pappardelle alla salsiccia cucinate da noi.

Il ritorno, 5 settembre 2023

La gentilissima albergatrice ci accompagna con la sua auto alla pur vicina stazione in tempo per prendere il treno delle 9.15. Come previsto, arriviamo a Bolzano abbondantemente in tempo e sfruttiamo le due ore di sosta per una passeggiata a Piazza Walther, dove Margherita si diverte con due giri sulla piccola giostrina di cui ci ricordavamo l’esistenza. Alle 13.12 parte il Frecciarossa verso Roma.

Guarda la gallery
img_20230831_094919_734

img_20230831_101524_384

img_20230901_130413_661

img_20230904_100018_930

img_20230904_100122_941

braies_1305320200



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari