Un viaggio fra cielo, nuvole e mare

Alla scoperta delle isole Far Oer
Scritto da: homesimoni
un viaggio fra cielo, nuvole e mare
Partenza il: 24/07/2012
Ritorno il: 06/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Diciotto fazzoletti di terra verde persi a mezza via tra il blu dalle tante tonalità del mare e quello altrettanto mutevole e variopinto del cielo: le isole FarOer.

Così piccole tanto da chiedersi come possano mantenere la loro posizione geografica in mezzo a correnti e flutti tanto impetuosi, queste isole, tra la Scozia e l’Islanda, sono state la meta delle nostre vacanze (mie e di mio marito Davide) di quest’anno.

Amici e parenti quando hanno saputo la destinazione del nostro viaggio ci hanno fatto tutti due domande:

Cosa vi attrae di quel posto?

Cosa c’è da vedere (e da fare) alle Far Oer?

Rispondere alla prima domanda è facile: ci attraggono i luoghi dove i ritmi della vita sono ancora scanditi e influenzati dalla natura e non viceversa, in cui l’uomo sembra ancora un ospite e solo in parte ha piegato l’ambiente alle sue necessità.

Ci piace il clima fresco, qualcuno direbbe freddo, e… la scarsa frequenza della presenza umana.

Ragioni semplici da spiegare, sicuramente meno da far capire…

Per quanto riguarda invece la seconda domanda, nelle prossime pagine speriamo di riuscire a descrivere i motivi per cui vale la pena spingersi fino all’estremo avamposto del territorio danese (le FarOer, pur avendo il proprio parlamento e un certo qual grado di autonomia, sono tuttora appartenenti alla Danimarca).

24/07/2012

Siamo partiti stamattina alle 6,20 da Verona per Francoforte da dove proseguiremo per Copenaghen e da qui…..forse……per le FarOer (Verona – Francoforte – Copenaghen: voli Lufthansa; Copenaghen – FarOer: Volo Atlantic).

Già forse, perché da venerdì molti voli per le isole sono stati cancellati causa maltempo; non sappiamo, quindi, se e quando partiremo…..ma, come dice giustamente Davide, “in the land of Maybe” (Terra del Forse – nome con cui sono definite le FarOer dagli autoctoni per il fatto che tutte le attività sono vincolate ai capricci del meteo) questo bisogna metterlo in conto.

Comunque speriamo che per stasera (dovremmo prendere il volo per Sorvagur alle 23.00) il cielo si rassereni.

Nota di colore: il cibo servito da Lufthansa su entrambi i voli da lei operati è stato a dir poco orribile, persino qualche tedesco lo ha lasciato lì con espressione perplessa. Noi ci abbiamo provato, ma francamente è meglio limitarsi solo al bere!

Arriviamo a Copenaghen per pranzo, veloce spuntino con panini comprati al Seven Eleven dell’aeroporto e poi, visto che mancano ancora parecchie ore al volo (probabile) per la nostra destinazione finale, su proposta di Davide facciamo un giro nella capitale danese (si prende la metro all’aeroporto – ci vogliono circa 20 minuti per arrivare in centro città).

E’ una splendida giornata di sole e il Nyhavn (lungo fiume della città) è affollato di gente; lo percorriamo tutto godendoci quest’aria da vacanza e poi ci dirigiamo, sempre lungo i moli, verso la statua della Sirenetta.

Immancabile affollamento per le foto di rito che, manco a dirlo, scattiamo anche noi; riprendiamo la strada per il centro e lungo la via principale troviamo molti artisti di strada e orchestrine.

Arriviamo al Tivoli , purtroppo non abbiamo molto tempo e visto che è a pagamento ce lo riserviamo per una visita futura.

Verso le 19,00 riprendiamo la metro per l’aeroporto e quando arriviamo scopriamo con piacere che il nostro volo parte… ma con 2 ore di ritardo! Beh meglio tardi che mai!

L’alzataccia della mattina tuttavia comincia a farsi sentire per cui il tempo sembra rallentare e l’ora della partenza non giungere più.

Dopo l’ennesimo cambio di gate alle 23.30 ci imbarchiamo (il boarding è stato molto alla buona e la cosa divertente è che molti dei passeggeri già si conoscevano – non deve essere un caso visto che le FarOer hanno una popolazione totale di 48.000 persone di cui circa 20.000 nella sola capitale!).

Quando stiamo per atterrare all’aeroporto di Vagar capiamo perché i voli dei giorni precedenti sono stati cancellati: c’è una “nebbia” tale (il giorno dopo scopriremo che in realtà sono nuvole, ma il risultato non cambia) che non si vede a un palmo dal naso e la pista di atterraggio è posizionata dietro il paesino di Sorvagur, cosa che non consente errori di manovra.

Scendiamo dall’aereo circa all’1.00 am ora locale (le FarOer sono 1 ora indietro rispetto all’Italia) e veniamo accolti dall’abbraccio gelido e bagnato del vento e della pioggia (sappiamo già che ci vorranno un paio di giorni per acclimatarci); dopo un veloce ritiro bagagli, usciamo e troviamo ad aspettarci il proprietario dell’ostello in cui dormiremo (à Giljanesi – FO –360 – Sandavagur; stanza 2 letti – bagni e cucina in comune) che parla abbastanza l’inglese ma, seppur gentile, non è di molte parole…….neanche noi in quel momento veramente…….

La struttura è abbastanza spartana, non molto curata e, forse complice la stanchezza e il fatto che in stanza non troviamo nemmeno le lenzuola e i cuscini (il proprietario si accorge della mancanza e ce li dà in corsa mentre portiamo dentro i bagagli) non ci fa una bella impressione…lasciamo poi perdere i bagni!.

Rimandiamo comunque ulteriori valutazioni……adesso riusciamo solo a pensare a farci il letto, la doccia e una bella dormita! Domani è il 1° giorno di vacanza!

Nota di colore: tutti i faroesi sia al duty free di Copenaghen che di Vagar hanno comprato notevoli quantità di liquori, birra e sigarette…….va bene il recupero della tassa aeroportuale, ma ci viene comunque il dubbio che il costo degli alcolici sia proibitivo sulle isole o sia difficile procurarselo!

25/07/2012

La mattina dopo per prima cosa (e lo faremo sempre da qui alla fine della vacanza) guardiamo fuori dalla finestra e… piove.

Sapevamo però quali erano le incognite di questo viaggio, per cui non ci contrariamo più di tanto e ci prepariamo la colazione; la cucina e la sala comune dell’ostello si rivelano migliori delle stanze da letto e dei bagni, in quanto pulite e attrezzate con tutto il necessario.

Dopo la colazione lasciamo la nostra sistemazione e con un taxi ci dirigiamo nuovamente in aeroporto dove ritiriamo l’autovettura affittata per la vacanza (non ritirata la sera prima perché lo sportello del noleggio auto chiude alle 22.00); la macchina è categoria economica, Citroen C3 e l’abbiamo affittata con la Hertz (il punto AVIS in aeroporto gestisce anche Hertz e funge anche da servizio informazioni e prenotazioni varie).

Le formalità sono veramente scarne: un paio di firme e la consegna delle chiavi… di controllo stato dell’auto neanche se ne parla!

Facciamo la nostra 1° sosta per il rifornimento viveri al Supermercato Bonus (è la catena più conveniente; se volete più scelta pagando poco di più potete andare alla catena FK. Ovviamente non ci sono supermarket in tutti i paesini – se avete emergenza di qualcosa ci sono le stazioni di servizio dei benzinai – catene Effo e Magn – che hanno un minimo di market e caffetteria) e poi ripartiamo in direzione di Midvagur.

Il programma di oggi prevede, nel percorso per arrivare alla capitale Torshavn, una passeggiata fino a un enorme spuntone roccioso chiamato “dito della strega” (Trollkonufingur) e la visita di questo paesino con la sua chiesa dove è conservata una stele con delle rune del 13° secolo.

Siamo costretti a rinunciare al 1° obiettivo perché causa nebbia (nuvole!) non si vede niente (ce lo confermano anche 3 turisti che incontriamo lungo il percorso) e puntiamo quindi sul 2°.

Troviamo la chiesa aperta perché la famiglia del pastore la sta pulendo (di solito, a parte la domenica, gli edifici religiosi sono chiusi e bisogna chiedere o al Tourist info, se c’è, o a qualcuno del luogo se conosce chi ha le chiavi e se può venire ad aprire).

Personalmente mi piacciono molto le chiesette in legno di questi paesini di poche anime, mi danno molto il senso di comunità – praticamente qui si conoscono tutti, ogni villaggio ha la sua “Kommuna” o casa comunale che funge da punto di ritrovo – che più o meno caratterizza tutti i luoghi isolati e inseriti in un ambiente che detta ancora le regole sull’attività dell’uomo.

Finita la visita riprendiamo la macchina in direzione della capitale; per raggiungerla dobbiamo attraversare il primo dei due tunnel sottomarini a pagamento presenti sull’arcipelago (uno collega le isole di Vagar e Streymoy e l’altro quelle di Eysturoy e Bordoy; i tunnel si pagano one way, vale a dire che è richiesto un fee solo quando lo percorro in una direzione e non anche quando lo percorro in senso inverso. Il pagamento può essere effettuato alle stazioni di servizio prima dei tunnel; sulle macchine a noleggio è installato un “telepass” che registra i movimenti dell’autovettura e che provvederà ad addebitare sulla carta di credito dopo la restituzione dell’auto).

La galleria, lunga 5 km, è veramente impressionante; la sua realizzazione deve avere richiesto non pochi sforzi.

Passato il tunnel, praticamente senza accorgercene, siamo nella capitale (la densità abitativa è decisamente superiore rispetto ai paesaggi visti finora).

Facciamo subito il check in al nostro B&B (Bladypi Guesthouse – colazione compresa e bagno in camera; cucina ad uso ospiti per gli altri pasti) in modo da liberarci dei bagagli; la stanza è grande e accogliente così come il bagno.

Poiché in camera abbiamo anche un tavolo con le sedie ne approfittiamo per pranzare cominciando ad utilizzare le provviste comprate la mattina; se prima avessimo fatto un giro completo della struttura avremmo visto dove era la cucina ad uso ospiti ed avremmo potuto tostare il pane rendendo i panini un po’ più appetitosi!

Dopo il “lauto” pasto, lasciamo momentaneamente Torshavn in direzione di KirKjubour, che nel Medioevo è stato un centro ecclesiastico e culturale e dove visiteremo la chiesa medioevale, un piccolo museo ricavato in un casa con il tetto in torba e le rovine della cattedrale di St.Magnus risalente al 13° secolo e distrutta da una valanga nel 1772.

Avremmo dovuto arrivare in loco facendo un trekking ma la nebbia che avvolge la sommità delle colline sconsiglia questa soluzione per cui ne percorriamo solo un breve tratto in senso inverso (da Kirkjubour andando all’indietro) cercando i punti migliori per fotografare e riprendere il sito nella sua interezza.

Iniziamo quindi la visita camminando fra le casette con il tetto di torba, la chiesa e i resti della cattedrale; il meteo ci regala dei fazzoletti di cielo azzurro e qualche raggio di sole e i colori dell’ambiente immediatamente cambiano, da spenti e sonnolenti diventano vivaci e pieni di vita.

Partono scatti e riprese a raffica fuori e dentro le costruzioni; soddisfatti della visita, verso le 18,00, rientriamo a Torshavn.

Approfittando del sole che ancora splende, facciamo un breve giro per la zona antica della città (Tinganes) per capire dove sono esattamente il Parlamento e la Cattedrale, cosa che ci verrà utile quando saremo qui il 28 – 29 luglio per la manifestazioni legate alla festività del patrono nazionale St.Olaf’s.

Adesso ci aspettano una bella doccia, la cena (preparata nella cucina comune della Guesthouse, che risulta decisamente meno pulita e in ordine di quella invece dove viene servita la colazione, ma ovviamente questo è legato solo all’educazione di chi la utilizza!) e speriamo una bella dormita, ma prima check del meteo dell’indomani su Internet.

Nota di colore: i siti e le brochure che abbiamo utilizzato per organizzare la vacanza avvertivano che in più di qualche caso la popolazione faroese, soprattutto di una certa età – tenete conto che la popolazione dai 60 anni in su rappresenta il 20% del totale – non parla una parola di inglese.

Stamattina lo abbiamo sperimentato con il nostro tassista che più di un Goodmorning non era in grado di comprendere.

26/07/2012

Ci alziamo e per prima cosa verifichiamo che Internet ha azzeccato le previsioni…infatti è nuvoloso! Facciamo colazione e poi ci dirigiamo al porto per prendere insieme alla nostra auto la nave per l’isola più a sud di tutto l’arcipelago, Suduroy, dove ci fermeremo un paio di giorni.

Arriviamo dopo due ore aTvoroyri e facciamo subito sosta al Tourist Info per avere conferma degli orari del traghetto di ritorno il 28 luglio (visto che è festa nazionale); ci dirigiamo quindi al paesino di Hvalba dove ci aspetta un trekking che ci porterà su una cima (500 metri circa per intenderci) che ci dovrebbe consentire (il condizionale è d’obbligo visto il tempo) di avere una bella visuale della valle e delle isole Stora e Litla Dimun e Sandoy (3 ore A/R).

Ci scontriamo subito con due ostacoli non di poca importanza:

· il sentiero non è indicato se non con una piantina molto generica (noi siamo invece abituali frequentatori dei super segnalati sentieri delle Dolomiti) e questo ci richiama alla memoria altri trekking già fatti alle Lofoten;

· un vento fortissimo che complica non poco la salita.

Troviamo nonostante tutto l’inizio del sentiero e iniziamo la nostra ventosa passeggiata in salita; fortunatamente non piove per cui il terreno non è scivoloso.

Appena troviamo un punto riparato ci fermiamo per un veloce break e poi proseguiamo per la cima; purtroppo, la vista in parte è coperta dalle nuvole.

Abbiamo appena il tempo di scattare qualche foto che inizia a piovere per cui celermente dirigiamo i nostri passi verso la strada del ritorno; passiamo il pomeriggio visitando un paio di villaggi sulla strada per Tvoroyri dove arriviamo verso sera.

Alla GuestHouse prenotata (Guesthusid Undir Heygnum) non c’è nessuno, una signora anziana ci nota e ci invita (in faroese e per fortuna anche a gesti) a seguirla a casa sua, chiamerà lei il

Proprietario.

In attesa che il gestore arrivi in qualche modo riusciamo a spiegarle da dove veniamo e quanto ci fermiamo; prima che finiamo il repertorio di gestualità e mimica arriva la persona che aspettavamo che ci spiega i vari servizi della struttura e ci lascia le chiavi della stanza.

Restiamo soli (gli altri ospiti sono lavoratori stagionali che rientrano tardi e li vediamo solo per il tempo che impiegano per tirare fuori una birra dal frigo) in una bella casa completamente nuova con stanze grandi, bellissimi bagni comuni, una cucina fornitissima.

Poiché il frigo è pieno di birre decidiamo di comprarci al supermarket la nostra prima Foroya Bjor, ovvero la birra prodotta alla FarOer; scegliamo una Pilsnar (la Foroya Bjor produce 6 varietà di birra – quella da noi scelta è una lager) …………buona! Ce la gustiamo guardando il mare e una raggio di sole che fa finalmente capolino dietro le nuvole.

Appena arrivati in stanza dopo la cena, sentiamo provenire da fuori un grido ritmato di incitamento e ci affacciamo alla finestra; nel tratto di mare di fronte al molo della GuestHouse sta passando una barca a remi con 6 vogatrici e la relativa allenatrice.

Si stanno allenando intensamente per le gare di barche che costituiscono uno dei momenti clou delle manifestazioni previste il 28 e 29 luglio a Torshavn.

Beh, che dire, in bocca al lupo ragazze!

27/07/2012

Ci svegliamo alle 8,00 e non abbiamo neppure bisogno di tirare su la tapparella per sapere che fuori piove…….si sente! Con questa premessa quasi sicuramente non riusciremo a fare il trekking previsto, per cui ce la prendiamo con un po’ di calma.

Dopo una verifica del meteo giornaliero anche al Tourist Office, che purtroppo conferma maltempo fino a sera, facciamo una breve incursione al supermarket per un refill di provviste.

Partiamo quindi in direzione del paesino di Famjin nella cui chiesa è conservata la Merkid, ovvero la prima bandiera delle FarOer; ovviamente la chiesa è chiusa, il vero problema è trovare qualcuno per strada che ci dica chi ha le chiavi dell’edificio.

Abbiamo fortuna, disturbiamo un papà che porta a passeggio……una carrozzina! Il bimbo è dentro ma talmente coperto che non si vede; ci indica una casa cui rivolgerci.

Bussiamo all’abitazione indicata e ci viene ad aprire una signora anziana che non appena ci vede e ci riconosce come turisti (non ci vuole molto!) borbottando entra in casa e riappare con i mano un mazzo di chiavi che ci consegna.

Non facciamo nemmeno in tempo a dire “Takk” (grazie in faroese) che ci chiude la porta in faccia…boh…dobbiamo averla disturbata….

Comunque andiamo alla chiesa e ne visitiamo l’interno ovviamente fotografando il famoso vessillo; anche qui scende dal soffitto tra i lampadari una piccola imbarcazione, a ricordare sempre quanto queste popolazioni siano, in passato e ora, legate e dipendenti dal mare che dà molto ma che ha anche richiesto tributi pesanti in termini di vite.

Terminata la visita riportiamo le chiavi alla “custode” e ci accorgiamo che la stessa sta facendo da vedetta alla finestra……temeva forse scappassimo o facessimo scempio dell’edificio?

Riprendiamo la macchina in direzione di Vagur (il 2° centro dell’isola per dimensioni) dove facciamo una breve sosta per un caffè prima di proseguire verso il punto più a sud di tutta Suduroy, nonché di tutto l’arcipelago: il faro di Akraberg.

Quando arriviamo al faro il cielo è un alternarsi di nuvole, nebbia e sole che ci regala dei giochi di luce veramente suggestivi….una vera manna per foto e riprese.

Le scogliere sono mozzafiato ma non ci si può avvicinare più di tanto a causa del forte vento; un fragile recinto separa la zona calpestabile dagli essere umani e quella destinata alle capre, ma perché lasciare godere gli scorci più belli solo agli animali? Superiamo solo di poco, e senza mai diventare imprudenti, il recinto e fatti gli scatti che ci interessavano ripartiamo.

Prossima meta Porkeri, un paesino che vanta una chiesa risalente al 1847 che naturalmente vogliamo visitare! Chi disturberemo questa volta? Nientedimeno che il consigliere comunale che però non è il depositario delle chiavi; nessun problema, prende in mano il telefono e nel giro di 5 min arriva l’ex insegnante (solo per motivi di età, avrà circa ottanta anni) del villaggio pronto ad aprirci le porte dell’edificio e ad elargirci spiegazioni su quello che vediamo.

La spiegazione è molto interessante e in alcuni casi commovente; come detto in precedenza le vicende di queste popolazioni sono legate al mare e a volte il prezzo chiesto alle famiglie è veramente alto.

Perdere un marito e 5 figli in un colpo solo in un naufragio non lascia spazio a commenti……fortunatamente il nostro interlocutore ci racconta anche aspetti curiosi e che ci fanno sorridere…..

Porkeri ha solo 350 abitanti, un numero troppo esiguo di anime da amministrare per un prete; poiché gli altri insediamenti abitativi in questa zona dell’isola non hanno una popolazione più numerosa, la soluzione adottata è stata quella di “condividere il pastore”, che quindi è itinerante e non presente tutte le domeniche.

Quando il vicario manca, nel giorno del signore le sue veci vengono svolte, per la lettura dei salmi e i canti, da un parrocchiano…

Riprendiamo la direzione di Tvoroyri anche se è solo metà pomeriggio….ma sulla strada di ritorno esce un sole splendente e quindi rientro rimandato!

Approfittiamo del cielo terso per ammirare i colori accesi del mare e delle isole e…prendere il sole (non ci crederete ma a fine vacanza siamo tornati in Italia con il viso abbronzato!).

Alla sera ritorna però la nebbia; ci addormentiamo con una previsione meteo che dà “tempo variabile”…che vorrà dire qui alle FarOer?

28/07/2012

Oggi è il 1° giorno della festività nazionale di St.Olaf e noi come da programma riprendiamo il traghetto per rientrare a Torshavn dove assisteremo alle due giorni di festeggiamenti.

Ma chi è quest’uomo che con le sue azioni ha meritato gli onori degli altari? In estrema sintesi (nessuno vi vieta di approfondire se volete!), Olaf the Holy era un re norvegese paladino della cristianità (e per questo santificato!) che morì nel 1030 dc nella battaglia di Stiklestad.

Le FarOer prima di essere dominio danese erano dipendenti dalla corona norvegese; la figura del re Olaf veniva quindi festeggiata anche dai paesi “colonizzati” dai Vichinghi.

Nonostante poi le vicende storiche abbiano portato le isole a diventare territorio danese e riformato (l’80% della popolazione è evangelico – luterana) la festività è stata mantenuta.

Abbiamo un pgm abbastanza preciso della manifestazione, ma esattamente non sappiamo cosa aspettarci……. il gestore della Guesthouse di Tvoroyri ci ha tenuto a dirci….”vedrete scorrere fiumi di alcol!” ma sinceramente non ci ha molto impressionati….è mai stato a un Oktober Fest?

Siamo un po’ contrariati per il fatto che la cosa che ci interessava vedere di più, la chain dance (tipica danza di gruppo faroese, ballata sulla base di canti effettuati senza strumenti musicali), risulta in programma solo dalle 1 am alle 4 am presso il teatro cittadino; questo in effetti ci lascia un po’ perplessi, scopriremo il giorno dopo a nostre spese che il pgm non dice tutto!

Già sul ferry troviamo uomini e donne in costume tradizionale (assomigliano un po’ a quelli altoatesini) e non vediamo l’ora di arrivare per entrare in pieno nel clima della festa.

Parcheggiamo l’auto vicino al molo, un pranzo veloce e dritti in centro città per la parata di apertura che si tiene davanti al Parlamento alle 14,00.

Quando arriviamo la piazza e la via principale sono già gremite di gente, molti nel vestito tradizionale (compresi i bambini che sono bellissimi) altri normalmente; tra tutti spiccano i turisti, che sono gli unici, a parte la troupe della TV nazionale, ad avere macchine fotografiche, videocamere e un abbigliamento più invernale dei locali.

Puntualissimo inizia il corteo; sfilano i porta bandiere, la banda e il coro e tutte le squadre sportive di varie discipline, che si confronteranno in gare in queste 2 giornate.

Si fermano tutti nel giardino del Parlamento e, dopo il discorso di apertura (di cui non riporto i contenuti per ovvi motivi), viene cantato l’inno nazionale in modo molto partecipato da tutti gli astanti (turisti esclusi).

Adesso i festeggiamenti possono veramente cominciare! Ci muoviamo subito in direzione del molo (proprio vicino a dove abbiamo parcheggiato) per le gare di barche a remi maschili e femminili; abbiamo la brutta sorpresa che si paga per accedere (70 corone a testa), ma non possiamo non assistere a uno degli eventi principali.

Fortunatamente il biglietto consente di entrare e di uscire quante volte si vuole dall’area anche perché, nemmeno a dirlo il tempo “rema contro”.

Le gare maschili si svolgono infatti sotto la pioggia e il vento, ma noi impavidi reporter manteniamo la posizione e continuiamo foto e riprese finchè… non ne abbiamo anche noi abbastanza di freddo e vestiti umidi.

Il nostro obiettivo adesso sarebbe quello di trovare un bar con un bella tazza di cioccolata calda o un tè, ma sono tutti superaffollati e più che servire bevande calde hanno un gran da fare a distribuire birre medie e liquori (e sono solo le 16,30).

L’unico bar non preso d’assalto, forse perché in una via laterale o forse perché non vende alcolici, è quello della Croce Blu (l’equivalente delle nostre Croce Rossa e Verde); il caffè fa pietà e anche la torta non è un granchè, ma almeno ci scaldiamo e facciamo quattro chiacchere in inglese con il simpatico gestore.

Nel locale, nel frattempo, approdano anche i primi “effetti” di una festa celebrata con troppi brindisi: una ragazzotta locale completamente sbronza attacca bottone con alcuni turisti americani e si lascia andare ad abbracci appassionati……uno spettacolo le facce dei malcapitati!

Tornati alla macchina, dirigiamo i nostri passi in direzione del B&B/Guesthouse che ci ospiterà a Torshavn oggi e domani (il Kerjalon); scopriamo che è gestito dall’Hotel Foroyar (4 stelle) di cui costituisce una dependance.

Infatti la formula è strana: abbiamo camera doppia, bagni e cucina in comune che utilizziamo per le cene, ma la colazione andiamo a farla all’hotel; tutto di guadagnato se si considera che è una colazione a 4 stelle!

Ceniamo presto e poi guardiamo la marea di foto e riprese fatte nel corso della giornata…help non finiscono più! Internet dice che domani il tempo dovrebbe essere migliore….forse.

29/07/2012

La giornata inizia all’insegna del bel tempo (non piove e tira meno vento) per cui, fatta colazione e preparato il pranzo al sacco, di corsa in centro per sfruttare ogni minuto in cui Giove pluvio ci lascia tranquilli.

Visitiamo prima di tutto il forte Skansin sul molo; Torshavn nei secoli è stata sfruttata come approdo logistico, strategico e commerciale per la sua posizione al centro dell’arcipelago.

I vichinghi tenevano qui il loro annuale mercato estivo; i flussi commerciali crebbero sotto domini norvegesi e danesi che reputarono necessario proteggerli erigendo una piccola fortezza, il forte Skansin appunto.

La costruzione venne mantenuta nei secoli e fu utilizzata anche nel corso della 2° guerra mondiale.

Ritorniamo verso il centro per camminare tra le strade del Reyn ovvero il quartiere storico della capitale sul promontorio di Tinganes; si tratta un intricato dedalo di vie e stretti passaggi tra antiche case rosse e nere dal tetto di torba e con finestre bordate di bianco.

Sembra di essere in un set cinematografico ma, in realtà, si tratta dell’unico genuino esempio di città medioevale, costruita in quercia, che non sia stata distrutta dal fuoco.

Il tempo passa veloce cercando scorci da immortalare con le foto, ma dobbiamo tenere d’occhio l’orologio perché alle 11,00 inizia la processione dei parlamentari e del clero dal palazzo del Parlamento alla cattedrale dove si terrà la funzione domenicale solenne.

All’ora prevista vediamo sfilare il corteo, un colorato mix di colori di costumi tradizionali e paramenti sacri; li seguiamo fino all’ingresso in chiesa e restiamo ad ascoltare i cori sino all’inizio della messa.

Non so se per la solennità del tutto, per le musiche o cosa ma è stato emozionante.

Non ci allontaniamo troppo perché a mezzogiorno il corteo ritorna al Parlamento dove ci sarà lo spettacolo dei vari cori che intoneranno musiche tradizionali.

Finiamo quindi di visitare il centro storico, ma poco prima delle 12 siamo già alla cattedrale per ammirare il corteo che esce; ci aspettavamo più spettatori ma in realtà non ce ne sono molti…..boh!? due foto e riprese e poi via di scatto al Parlamento.

Ecco dove era finita tutta la gente! Ci scontriamo con il muro di persone che gremisce la piazza; io e Davide ci dividiamo, lui in centro in mezzo alla gente (tanto con il mono piede riesce a fare anche riprese dall’alto), io lungo il perimetro dove fortunatamente trovo una scala dove mi arrampico e così risolvo il problema dovuto al mio metro e sessanta di altezza.

Bellissimi i canti corali! Finita la musica giriamo tra la gente; in gruppi più o meno folti si fermano a chiacchierare tra di loro, alcuni sono talmente belli che chiediamo il permesso di fotografarli.

Tutti ci fanno un sorriso e si dimostrano più che cordiali……

Siamo entrati così bene nel clima di festa che decidiamo anche noi di unirci ai faroesi in un bar per bere una birra…….buona ……..fresca….peccato che fossimo a stomaco vuoto………che fatica il tragitto verso la macchina dove abbiamo i panini!

Nota di colore: nel tempo in cui noi beviamo la nostra Foroya Bjor media tipo Black Sheep, i locali riescono a berne almeno 2! Non siamo proprio tipi da Oktober Fest!

Nel pomeriggio andiamo ad Hoyvik per visitare il museo di storia e cercare di capire un po’ meglio la cultura di queste isole; al di là dei fatti storici, reperti, foto, filmati ci confermano che vivere qui, in quello che è un paradiso naturale, per l’uomo è stato duro da sempre.

Ci sono però anche alcuni vantaggi: no traffico, ritmi più lenti, silenzio, tranquillità…..in tutta la nostra vacanza non abbiamo mai temuto furti, gli ultimi giorni eravamo talmente entrati in questo stato mentale che lasciavamo la macchina aperta!

Dopo la visita, rientriamo al B&B per una pausa perché stasera vogliamo tornare a Torshavn per goderci l’ultima parte della festa.

Purtroppo con la fine della giornata arriva anche la pioggia ma, come i faroesi, facciamo finta di niente……e poi abbiamo l’ombrello!

In centro veniamo risucchiati dalla folla delle persone a passeggio, ad ascoltare concerti di musica faroese moderna sui veri palchi allestiti, a bere birra e chiacchierare.

Tra una cosa e l’altra arriva l’ora di cena; avremmo voluto cenare in uno stand ma sono tutti pieni per cui ripieghiamo, complice anche la pioggia sempre più fitta, in un ristorantino che si chiama Marco Polo!

Non vi preoccupate non abbiamo mangiato italiano! Solitamente siamo restii alla cucina italiana all’estero…meglio rischiare su qualcosa di locale che probabilmente è anche buono, piuttosto che su un piatto che di conosciuto ha solo il nome perché poi viene interpretato nelle maniere più variopinte…e poi la cucina è uno degli aspetti di un popolo che si deve provare……..

Nel menù tuttavia non erano presenti pietanze tipiche per cui abbiamo ripiegato su carne e zuppe che erano discrete ma niente di imperdibile.

Niente da fare! La pioggia non molla……per cui decidiamo di tornare alla Kerjalon, siamo contenti delle due giornate ma…….

Parentesi notturna… a Davide non va giù il fatto di non essere riuscito a vedere la chain dance per cui, all’1 am esce e va al Teatro dove è prevista con biglietto a pagamento.

E qui scopre che qualche volta non bisogna fidarsi solo dei programmi lasciati dai Tourist Office, ma anche parlare con la gente per strada e chiedere……la chain dance non è un evento da programma, i faroesi la danzano la sera per le strade e le piazze, anche sotto il vento e la pioggia, e bastava fare un altro giro per la città ieri sera invece di farsi scoraggiare dal clima! Riesce comunque a riprendere gli ultimi minuti di questa antica tradizione……peccato! Se verrete qui non fate il nostro stesso errore!

30/07/2012

La mattina dopo alle 9,00 la città è ancora addormentata e molti esercizi espongono il cartello “chiuso o apertura non prima delle 11”.

L’unico a non esporre nessun cartello di apertura ritardata è il Tourist Office per cui proviamo ad aspettare… ma non si presenta nessuno.

Senza ulteriori indugi abbandoniamo la capitale e partiamo in direzione del nord dell’isola per vedere il sito di Saksun e la vallata circostante; la giornata è soleggiata per cui riusciamo a goderci appieno il piccolo villaggio testimonianza della vita rurale faroese dei tempi antichi.

Non si può lasciare la zona senza prima fare il breve trekking (2 ore circa) che porta dal paesino fino al mare seguendo la vallata e il fiordo che la percorre; è bellissimo, selvaggio e quando si arriva al mare ci si sente completamente isolati dal mondo… se non fosse per qualche altro turista. Peccato non abbiamo con noi i panini!

Dobbiamo invece fare ritorno alla macchina ma almeno riusciamo a fare il primo pranzo all’aperto dal nostro arrivo sulle isole; conquistiamo un tavolino al sole e restiamo lì per un po’.

Con uno sforzo abbandoniamo la nostra postazione per andare al villaggio di Haldarsvik e ammirare l’unica chiesetta di forma ottagonale delle FarOer e poi ancora più a nord per vedere i faraglioni di Tjornuvik (Risin di 75 m e Kellingin di 73 m).

Lungo la strada facciamo soste frequenti perché ogni punto sembra meritare una foto e il motto “cogli l’attimo” qui è da seguire alla lettera; non arriviamo quindi prima delle 18,30 a Gjogv e alla Gjaargardur Guesthouse (bagno in camera con prima colazione inclusa – no uso cucina – cena a pagamento “obbligata” con menù fisso perché nel villaggio non ci sono altre opzioni) dove dormiremo le prossime 2 notti.

Prima di fare il check in non possiamo non fare subito due passi tra le casette colorate del paese, costeggiandone il torrente fino alla bassa scogliera e al porticciolo naturale che questa crea buttandosi in mare.

La temperatura è mite, quasi calda e il mare che si infrange sulle rocce ha tutte le sfumature dell’azzurro; Davide scoprirà la sera stessa che questa insenatura è anche il rifugio di vari uccelli che qui hanno il nido, gabbiani, pulcinelle di mare e sterne.

Andiamo ad espletare le formalità con il gestore della guesthouse e per fortuna! Qui si mangia con le galline….servizio ristorante dalle 18 alle 20….per cui doccia ultrarapida e poi con le gambe sotto il tavolo.

Sarà stata la fame ma la cena era buona (solo per dare un’idea dei prezzi: 410 corone per 2 porzioni di pesce impanato con abbondante contorno di patate lesse, carote e peperoni, grande ciotola di salsa, dolce, caffè e due birre).

Prima di rientrare in camera chiediamo al proprietario qualche indicazione perché l’indomani vorremmo fare, visto le previsioni di bel tempo, il trekking che porta sulla cima dello Slaettaratindur, il “monte” più alto di tutte le FarOer (882 mt – 4 h andata e ritorno soste comprese).

Come ci aspettavamo le informazioni non sono molto dettagliate, a riprova che qui si viaggia molto a vista…..

Davide corre alla scogliera per fare una ripresa al sole calante (ore 23,00)…al suo rientro…..buona notte!

31/07/2012

Previsioni confermate! E’ bel tempo! Ci alziamo un po’ prima del solito perché in Italia, quando si va a camminare in montagna, è meglio partire presto perché il pomeriggio il tempo tende a peggiorare.

Come capiremo nel corso della mattinata questa strategia può non risultare vincente alle FarOer (ne avremo prova qui e anche in altre passeggiate che faremo nei prossimi giorni) perché partiremo in solitaria con la camminata e arriveremo in cima al monte ancora avvolto dalle nuvole.

Il sentiero, come avevamo previsto, è letteralmente da scovare (e comunque solo una parte è tracciata mentre per il resto si va proprio a campi come le capre) e questo allungherà un po’ la salita (oltre a renderla più faticosa).

Man mano che ci avviciniamo alla vetta veniamo avvolti dalla coltre di nuvole…..invisibili agli occhi del mondo e il mondo invisibile a noi! Ci hanno detto che sarebbe meglio non salire se ci sono nuvole, ma tornare indietro adesso……

Poi all’improvviso scorgiamo la macchia rossa e nera di una giacca che ci viene incontro e subito dopo una macchia azzurra; un’altra coppia di camminatori di nazionalità ceca! L’incontro dissipa tutti i dubbi e continuiamo la salita.

La cima della montagna è una tavola piatta immersa nella nebbia dove, poco dopo il nostro arrivo, approda un’altra decina di persone per lo più cechi (Cecoslovacchia batte Italia 10 a 2!).

Ci facciamo scattare un paio di foto a testimonianza del raggiungimento della vetta e poi facciamo una pausa più che altro nella speranza che le nubi si sollevino e si riesca a vedere il paesaggio circostante di cui, per il momento, intravediamo solo squarci.

Niente da fare! Dopo una mezz’ora la situazione non è cambiata per cui ripercorriamo in discesa il sentiero e, ripresa la macchina, partiamo in direzione di Eidi.

Pranziamo in una piazzola di sosta attrezzata e ci concediamo pure un sonnellino al sole; dopo la meritata pausa, visitiamo in sequenza i paesini di Eidi, Funningsfjordur e Funningur.

In realtà, sono i paesaggi circostanti la vera bellezza…le foto e le riprese ne colgono solo l’aspetto cromatico, ma l’aria pulita , il silenzio, la sensazione che il mondo lì non possa arrivare…questo è difficile da descrivere e da mettere in un diario di viaggio….bisogna andarci per capire!

Rientriamo alla Guesthouse e, dopo la cena, stavolta vado io in spedizione per immortalare i raggi del sole che tingono di rosso le isole e per cercare di rivedere, dopo tempo (sono passati 8 anni dal nostro viaggio in Islanda), le pulcinelle di mare.

Stasera sono troppo lontane, ma confido che a Mykines le potrò vedere più da vicino.

01/08/2012

La mattina successiva lasciamo questo piccolo angolo di paradiso per dirigerci verso le pietre oscillanti di Oyndarfjordur (Rocking Stones).

Visto il nome e visto il fatto che sono ancorate al molo con robuste catene, voi cosa vi aspettereste? Forse che si muovano? Ecco, questo era quello che ci aspettavamo noi!

Peccato che si siano viste solo…rocce immobili, fisse e imperiture come solo le rocce sanno essere…..probabilmente se ci fosse stata una tempesta, invece della semplice giornata uggiosa con mare calmo, avremmo visto qualcosa….ma no.

Per cui se qualcuno vede queste rocce muoversi, per favore lo segnali, sarà la conferma che siamo stati solo sfortunati e non vittime della solita turistata!

Con la sensazione di esserci persi qualcosa, di aver mancato il momento (Davide è più colorito e dice di essere stato preso per il naso!) andiamo a Runavik.

Il tempo “nebbioso” sconsiglia di fare il trekking fino Lamba (oggi, anche aspettando, difficilmente vedremmo qualcosa di diverso dalle nuvole) per cui ripieghiamo sul giro intorno al lago (1 h – ma sinceramente non ne vale la pena se non per sgranchirsi le gambe) e facciamo un po’ di shopping (Davide in un negozio di abbigliamento sportivo, trova il pile che voleva).

Dopo una tazza di choco – caffè ad una stazione Effo, partiamo in direzione di Nordragota, dove vorremmo visitare il museo storico di Blasastova che troviamo chiuso (il mercoledì è uno dei giorni di chiusura e secondo voi che giorno è oggi?).

Ci saremmo dovuti informare meglio; proviamo a contattare il numero telefonico per le visite su appuntamento, sperando di poter pianificare più tardi la visita, ma non risponde nessuno e ci tocca rinunciare.

La tappa finale della giornata, prima dell’approdo a Klaksvik, è la 5° città per dimensioni delle FarOer: Flugafjordur.

Il tempo si è messo al bello per cui intraprendiamo il trekking che, dalla città, porta a Hellur dall’altra parte del promontorio (4 h andata e ritorno); non ci interessa arrivare a Hellur ma solo al punto più alto del percorso (Altarid a 483 m) per vedere il panorama.

Questa volta siamo fortunati e, una volta arrivati in cima, lo spettacolo è da mozzare il fiato; non una nuvola in cielo, il sole che splende e il vento che è solo un leggera brezza…….e chi ha voglia di tornare giù!

Ma Klaksvik ci aspetta, per cui riprendiamo la strada.

Arriviamo nella 2° città dell’arcipelago verso le 18,00 (dopo aver attraversato il 2° tunnel sottomarino delle FarOer lungo 6,3 km) e quando giungiamo al nostro B&B (B&B Klaksvik John B.Hansen – camera da letto comprensiva di 1° colazione – bagni in comune e no uso cucina) c’è sulla porta un biglietto “torno alle 18,30 – chiamate il……….

Per cui mentre aspettiamo l’arrivo del nostro “ospite” facciamo un giro per la città che si prepara al Summerfestivalurin, ovvero il festival di musica faroese con anche ospiti internazionali, che si tiene il primo weekend di agosto, e che è il motivo che ci ha portato fin qui (Davide contattando l’organizzazione del Festival è riuscito ad avere dei pass da addetti stampa, dicendo che vorremmo fare un video da mandare alle Falde del Kilimangiaro – cosa che abbiamo già fatto negli anni passati per mete diverse e che ci hanno fatto partecipare alla trasmissione due volte).

I preparativi sembrano promettenti e le distese di camper e tende che si sono ammassati negli spazi riservati a campeggio ci dicono che è un evento molto sentito dai faroesi.

All’ora annunciata dal cartello siamo al B&B dove conosciamo il nostro ospite persona molto socievole; ci porta nella camera a noi riservata (chiaramente doveva essere la stanza di un figlio o una figlia e ora messa a disposizione di terzi a pagamento, come altre camere da letto della casa – al momento c’è anche unna ragazza scozzese ospitata) e poi visto che gli raccontiamo i nostri “piani” per il festival, ci dice che proverà a fissarci un’intervista con l’organizzatore della manifestazione! Oltre le nostre aspettative!

Dopo la doccia usciamo per cena; la città non offre molto: un semi fastfood/pizzeria e un ristorantino (l’Hereford).

Visto che già a pranzo mangiamo panini e che domani sera ceneremo agli stand del festival, optiamo per il secondo.

Niente da segnalare di particolare; rientriamo in stanza e Davide si addormenta quasi subito mentre io comincio a pensare alle domande da fare l’indomani se l’appuntamento con il boss del festival viene confermato.

02/08/2012

Avevamo chiesto la colazione per le 8,00 e, puntuale come un orologio svizzero, Mr.Hansen bussa alla nostra porta per annunciarci che è pronto.

A colazione conosciamo la “ragazza scozzese”…….; non so quale sia il concetto di ragazza alle FarOer, ma questa come minimo aveva 60 anni! Comunque aveva sicuramente uno spirito giovanile.

Ci fermiamo a chiacchierare con Mr.Hansen che ci racconta come funzionano il sistema previdenziale e sanitario sulle isole e ci chiede come sono in Italia.

Il confronto è un po’ impietoso per noi ma, fortunatamente, poi passiamo ad argomenti meno impegnativi come il calcio….alla fine della conversazione ci viene confermato per le 14,00 l’incontro con il manager dell’organizzazione del festival……………….Fantastico! Abbiamo ancora qualche ora per pensare a delle domande “intelligenti” che non ci facciano fare la figura di Hugh Grant nel film Nottingh Hill quando finge di essere giornalista per la rivista “Cavalli e segugi”.

Passiamo la mattinata sull’isola di Kunoy; il sole splende e ci godiamo i paesaggi seduti sulle panche di una piazzola mentre concordiamo cosa chiedere durante l’incontro del pomeriggio.

Per il pranzo rientriamo a Klaksvik e alle 14,00 inizia l’intervista con Mr.Erik, un “ragazzo” di una quarantina d’anni (l’ età mia e di Davide insomma) che quasi senza bisogno di domande ci racconta quello che ci incuriosiva sul festival: quando è nato, che generi musicali vengono interpretati, mezzi e persone impiegati nell’organizzazione, provenienza degli spettatori etc (per info, anche se la parte in inglese è limitata, potete vedere il sito: www.summerfestivalur.fo)

Mr. Erik tra le altre cose ci conferma che i turisti stranieri che assistono al festival sono pochi e gli italiani praticamente zero! Vinciamo qualcosa?

Ringraziamo il nostro ospite per il tempo che ci ha dedicato e , dimessi i panni da troupe televisiva, andiamo a ritirare i pass al punto informazioni del festival.

Poiché i concerti non inizieranno prima delle 20, impieghiamo il pomeriggio visitando la città e facendo un trekking molto semplice (1,5 h andata e ritorno) che porta sul promontorio sopra Klaksvik e che consente di avere una visione d’insieme sull’insediamento abitativo, la baia e l’isola di Kalsoy.

Il sole è ancora alto e il vento mantiene libero il cielo dalle nuvole: dall’alto la vista supera le nostre aspettative!

Rientriamo per una doccia ma alle 20,00 siamo già tra gli stand e i palchi del festival dove cominciamo ad esibirsi i primi gruppi o artisti singoli pop; la musica che sentiamo non è male.

Rispetto al pomeriggio la temperatura è diminuita (ci sono 8 gradi) e noi siamo con giacca, guanti e cappello e tutto sommato non stiamo male…ma se guardiamo intorno vediamo persone che, per la maggior parte, sono in sandali, jeans, maglietta e maglione/felpa.

Ora ok l’abitudine al clima freddo, ma sorge spontanea la domanda: non è che hanno liquido antigelo al posto del sangue?

Ad ogni modo, freddo o meno, ci sediamo in uno degli stand e ordiniamo un bel kebab e birra ghiacciata che vanno giù senza troppi problemi…….anche se confesso che subito dopo abbiamo preso anche un bel thè caldo!

I concerti sul palco principale non sono ancora iniziati per cui usciamo dalla zona festival e con la macchina ritorniamo all’inizio del trekking del pomeriggio per ammirare il tramonto del sole e il sorgere della luna piena, pallida ma ben visibile.

Mentre contempliamo la luna, sentiamo provenire la musica dalla città; i gruppi si stanno esibendo sul parco principale per cui ritorniamo in centro.

La gente è assiepata sotto il palco dove sta suonando un gruppo hard rock che si chiama “Glod”; ci aggiriamo tra i ragazzi e ragazze che cantano e saltano cercando di avvicinarci al palcoscenico per riprendere meglio gli spettatori, ma proprio quando ci siamo quasi riusciti, finisce la performance e il gruppo abbandona il palco…….

Noooh adesso bisogna modificare gli allestimenti per i prossimi artisti….sono le 23,30 e non abbiamo idea di quando riprenderà la musica per cui torniamo al B&B ….facciamo bene perché l’esibizione successiva inizierà circa un’ora dopo.

03/08/2012

Come da programma ci alziamo alle 7,00 per fare colazione e percorrere con tutta calma i circa 80 km che ci separano da Vestmanna, dove dalle 10 alle 12 abbiamo in programma il giro in banca per ammirare le scogliere che sono uno dei fiori all’occhiello delle isole.

La giornata parte benissimo perché c’è un sole stupendo e la temperatura è mite; con congruo anticipo arriviamo alla Tourist Information dal cui molo partirà la barca.

Ci prendiamo quindi un po’ di tempo per curiosare tra i souvenirs in vendita e, per la gioia di Davide, troviamo il magnetino da portarci a casa come ricordo del viaggio (è dal viaggio in Islanda nel 2004 che abbiamo questa abitudine).

Un po’ prima delle 10 saliamo sulla barca per assicurarci i posti in alto e quindi poter godere di una vista migliore, tra l’altro oggi non tira nemmeno vento per cui non dovremmo nemmeno avere freddo.

Partiamo puntuali; il comandante in seconda ci saluta (prima in faroese/danese e poi in inglese) per dirci che durante il percorso faremo delle soste in cui ci verrà spiegato quello che vediamo e che da un certo punto in poi dovremmo indossare dei caschetti protettivi contro la possibile caduta sassi dalle scogliere.

La prima sosta la facciamo nei pressi di un allevamento di salmoni in vasche proprio vicino al porto; le FarOer sono uno dei più grandi “produttori” di salmoni in Europa e l’allevamento, oltre ad aver aumento la produttività, ha anche diminuito i rischi e i costi delle pesca in mare aperto.

Abbandoniamo l’insenatura che fa da porto naturale a Vestmanna e sembra che ci dirigiamo in mare aperto; in realtà l’imbarcazione prosegue lungo il perimetro delle scogliere che cadono a picco sull’oceano.

Sono maestose ed imponenti, con pareti verticali che nascondono insenature, grotte e una marea di uccelli che qui hanno il loro nido.

A volte la linea continua è spezzata da enormi singoli spuntoni di roccia o da archi naturali; la barca comincia ad avvicinarsi in maniera impressionante alle pareti rocciose e qui compaiono i caschetti protettivi!

Ci infiliamo in canali strettissimi, sotto gli archi, nelle grotte naturali sempre sorvolati da una moltitudine di volatili (ci viene il dubbio che i caschi non debbano proteggerci dai sassi ma da qualcosa d’altro……..); purtroppo è già ora di rientrare in porto, peccato!

Pranziamo a Vestmanna all’aria aperta godendoci il sole caldo e poi decidiamo di fare un giro per il paesino che però non offre molto; ci muoviamo quindi in direzione dell’isola di Vagar dove nel pomeriggio vorremmo visitare 2 musei a Midvagur e far un breve trekking lungo una parte del lago Sorvagsvatn, il più grande delle Faroer (3 andata e ritorno soste comprese).

Quando arriviamo a Midvagur è impossibile non tornare con la memoria al primo giorno della nostra vacanza quando il villaggio era immerso nelle nuvole e pioveva; oggi, con il sole e il cielo terso, non sembra nemmeno lo stesso paese, tanto che scatto una foto per metterla a confronto con quella fatta al nostro arrivo.

Sulla collina alle spalle del paese c’è il museo di Kalvalid custodito in uno degli edifici in pietra, legno e dal tetto di torba più antichi delle FarOer; l’edificio quasi non si vede perché è in parte costruito nel fianco della collina.

Quando arriviamo, purtroppo, un biglietto indica che siamo fuori orario di visita (si vede che non è destino!) per cui ci limitiamo a guardare l’esterno.

Andiamo al Tourist Information di Midvagur perché qui ha sede il museo della 2° guerra mondiale; chiamarlo museo è un po’ esagerato perché in realtà si tratta solo di tre piccole stanze piene di reperti e spiegazioni relativi al periodo in cui le FarOer furono “occupate” dagli inglesi per porre un ostacolo all’avanzata di Hitler che aveva occupato la Danimarca.

Interessante, anche se forse le 50 corone a testa spese per vederlo sono un prezzo un po’ esoso.

Ci resta ora da fare la passeggiata lungo una parte del Sorvagsvatn che ci porterà fino alla cascata Bosdalafossur che dal lago si getta in mare.

La passeggiata è molto piacevole, ma la parte più suggestiva è quando si arriva fino alla fine del lago e lo si vede trasformarsi in un piccolo fiumiciattolo che da lì a poco (c’è veramente solo una piccola striscia di terra che ci separa dall’oceano) diventerà cascata.

Saliamo sul pendio opposto a quello dove è la cascata per fotografarla e perché da lì si vedono le isole di Koltur ed Hestur.

Durante la salita, incontriamo due ragazzi che stanno tornando indietro (Gregorio e Veronica); non abbiamo bisogno di dire niente per capire che siamo italiani per cui ci salutiamo con un ciao.

Vengono da Vicenza e viaggiano in tenda, appoggiandosi agli ostelli per i bagni e la cucina; è certo al 100% che li ritroveremo stasera alla à Giljanesi, il B&B dove avevamo dormito la prima notte della nostra vacanza e che ci ospiterà da oggi fino al 6 agosto quando rientreremo in Italia, perché è uno dei più gettonati in quanto vicino all’aeroporto e con numerosi posti letto.

Finita la camminata, andiamo alla guesthouse e quando arriviamo non c’è nessuno a parte un cartello con un numero telefonico da contattare; qualche minuto dopo la telefonata arriva un ragazzetto (non il gestore) che ci fa fare il check in e poi inizia a spiegarci come è organizzato il posto.

Gli diciamo che siamo già stati lì e che quindi sappiamo come muoverci; visto che per il momento sembriamo gli unici ospiti, ne approfittiamo per sistemare le valigie, fare la doccia e iniziare a prepararci la cena.

La scelta si rivela vincente perché nel giro di un’ora arrivano 2 coppie di italiani (tra cui la coppia di Vicenza, e una coppia di Milano: Davide e Maia) e un pullman intero di polacchi!

Nel giro di mezz’ora prendono possesso della cucina, della sala comune, dei bagni! Sembrerebbe la calata degli unni se non fosse che sono di un’efficienza, pulizia e velocità impressionanti.

Con gli altri 4 ragazzi italiani riusciamo a riservarci un tavolo dove poi passiamo la serata chiacchierando e raccontando loro, che sono arrivati la mattinata stessa sulle isole, cosa abbiamo fatto e visto.

Verso mezzanotte tutti a letto……domani visiteremo l’isola di Mykines e una giornata come quella di oggi dal punto di vista meteorologico sarebbe un vero dono dal cielo.

04/08/2012

La mattina dopo il sole non c’è ma nemmeno piove per cui siamo contenti ugualmente; Mykines è conosciuta, infatti, per essere un paradiso per gli amanti degli uccelli che qui nidificano a migliaia il che significa che oltre al trekking oggi faremo anche vari appostamenti per foto e riprese e la pioggia certo non aiuterebbe.

Prendiamo il traghetto a Sorvagur alle 10,20 e dopo circa 40 min di navigazione approdiamo sull’isola; dopo un tratto di forte salita a piedi arriviamo nei pressi del centro abitato (durante tutto l’arco dell’anno a Mikynes vivono 11 persone, vi è un’unica guesthouse che fa anche da emporio, ristorante etc – se intendete fermarvi a dormire dovete prenotare con largo anticipo e fissare pure la cena perché le scorte sull’isola sono razionate), ma noi andiamo in direzione opposta per iniziare il trekking che ci porterà al Mykinesholmur e al suo faro.

Il percorso è in alcuni tratti attrezzato perché ha qualche passaggio un po’ verticale, ma in compenso offre paesaggi da favola; il saliscendi continuo consente di ammirare fiordi e scogliere, di avvicinarsi moltissimo ai nidi dei gabbiani e delle pulcinelle di mare che qui superano di gran lunga la popolazione umana presente sull’isola e forse anche quella di tutto l’arcipelago!

Siamo talmente presi da quello che ci circonda che quasi non ci accorgiamo che nel frattempo è uscito il sole ed è già arrivata ora di pranzo; siamo nei pressi del faro, per cui cerchiamo un punto riparato dal vento e facciamo sosta.

Dopo aver divorato i panini (camminare fa venire appetito!) scattiamo le foto al faro e prudentemente scendiamo sui pendii non transennati per vedere meglio le scogliere e le pulcinelle di mare che qui sono veramente vicine (parlo di 2-3 m).

I puffin (nome inglese per le pulcinelle di mare) le avevamo già incontrate molto numerose in Islanda, ma siamo molto felici di rivederle qui; a noi ispirano simpatia e dicono che siano anche buone da mangiare – alle FarOer vengono tranquillamente cacciate e servite come specialità isolana – ma noi sinceramente non ce la siamo sentita di cercare un ristorante che le avesse in menù.

Scatta l’appostamento e partono i clic a raffica; ogni tanto ci muoviamo cercando di ridurre la distanza con i volatili ma è quasi un‘impresa impossibile non farli scappare (per i loro sensi evidentemente siamo come degli elefanti in movimento).

Dopo un’ora e mezzo, ci riteniamo abbastanza soddisfatti e, dopo aver riacquistato sensibilità agli arti tenuti in posizioni poco naturali, riprendiamo il cammino per il paese; arrivati, ci fermiamo alla piccola Guesthouse per qualcosa di caldo e un waffel.

Nel frattempo il sole ha passato il testimone a una pioggerella sottile ma, oramai alla fine della vacanza, non ci facciamo più caso per cui giriamo per il villaggio in attesa del traghetto che ci riporterà a Vagar.

Alle 17,30 lasciamo l’isola; se dovessi organizzare adesso il viaggio sicuramente valuterei di trascorrere più di una giornata a Mykines per fare anche gli altri due trekking (uno alla foresta di rocce a Korkadalur e quello alla cima del monte Knukur) e godermi di più l’isola.

Certo noi siamo stati favoriti dal tempo, ma comunque vale la pena di correre il rischio.

Quando arriviamo al B&B non c’è nessuna traccia del pullman di polacchi né di altri ospiti, per cui sempre per la regola del carpe diem ci buttiamo avanti con le “pulizie giornaliere”.

In cucina troviamo la coppia di milanesi che si sta per cimentare in una pericolosa avventura: fare la pastasciutta al pomodoro con sugo e pasta comperato al supermercato di Sorvagur!

Molto gentilmente ci invitano a condividere il manicaretto, ma un po’ perché abbiamo esaurito lo spirito avventuroso un po’ perché dobbiamo finire le provviste se non vogliamo riportarle in Italia, decliniamo.

L’esito dell’esperimento culinario ci conferma che abbiamo fatto bene a rifiutare; la pasta manco a dirlo risulta collosa e il sugo assomiglia decisamente più a ketchup che a passata di pomodoro.

Il resto della sera passa tra chiacchiere varie e il nostro racconto della giornata a Mykines; Davide e Maia ci vanno domani e lei non sta più nella pelle perché adora i volatili e lui invece è preoccupato perché soffre di vertigini e teme per il trekking.

Verso mezzanotte andiamo tutti a nanna; domani per noi è l’ultimo giorno sulle FarOer e guardiamo con un po’ di invidia i nostri temporanei compagni di avventura che hanno ancora tutta la vacanza davanti.

05/08/2012

Vacanza agli sgoccioli… bonus bel tempo esaurito.

Oggi è decisamente più nuvoloso di ieri ma il programma della giornata non può essere rimandato, solo in parte rivisto; ci dirigiamo quindi verso Gasadalur, il paesino all’estrema punta ovest di Vagar.

Fino al 2003, anno di costruzione del tunnel che ha portato la strada fino a Gasadalur, il paese era isolato (raggiungibile solo in barca o elicottero) e il postino 3 volte a settimana percorreva il sentiero montano per recapitare la posta.

Oggi avremmo dovuto raggiungerlo con un trekking che parte poco dopo il villaggio di Bour e segue la ripida collina di Gasadalsbrekkan prima in salita e poi in discesa (4 h circa andata e ritorno), ma le nuvole basse e il tempo instabile ci fanno optare, con rammarico, per la strada asfaltata.

Fermandovi con la macchina poco prima del paese, in uno slargo poco segnalato, vedrete qualcosa che assomiglia a una scala molto ripida che scende lungo la parete rocciosa con a lato un corrimano arrugginito; si tratta, in realtà, della vecchia teleferica che consentiva di trasportare le merci scaricate dalle barche su per l scogliera e fino al paese.

Se, facendo attenzione, scendete la scala avrete un’ottima visuale della cascata che dai piedi di Gasadalur si getta in mare; la risalita costa un po’ di fatica ma ne vale la pena.

Il villaggio non dice molto, ma sicuramente merita la breve passeggiata che da esso parte e che porta fino a una piazzola attrezzata con una panchina; la vista di Mykines è veramente spettacolare, soprattutto perché il sole ci regala una fugace apparizione.

Anche qui avvistiamo le pulcinelle di mare ma sono decisamente meno numerose e più lontane di quelle viste ieri.

Terminato il giro, riprendiamo la macchina e torniamo all’ostello per il pranzo e per sistemare le prime cose in vista della partenza dell’indomani; verso le 15,00 usciamo nuovamente perché mancano ancora due cose alla lista delle “cose da non perdere”: lo spuntone roccioso chiamato “dito della strega” (Trollkonufingur) e il villaggio di Bour.

Il primo ci era sfuggito causa mal tempo il primo giorno dopo il nostro arrivo, mentre il secondo era in programma per oggi; poi alle 17,00 dobbiamo portare la macchina in aeroporto per la riconsegna.

Da Midvagur percorriamo la brevissima passeggiata che porta al punto panoramico che consente di vedere la famosa roccia che si alza dalle acque e che, effettivamente, assomiglia al dito di una strega con lunghe e orride unghie (come quella veramente brutta del cartone animato Biancaneve della Walt Disney – non certo la strega delle interpretazioni di Julia Robert e Charlize Theron).

Sulla strada di ritorno facciamo la conoscenza con un piccolo pony legato a una catena a cui non lesiniamo coccole che lui sembra decisamente gradire.

Purtroppo non possiamo restare perchè il tempo sta peggiorando e dobbiamo ancora andare a Bour.

Il villaggio è molto carino e caratteristico e offre una splendida vista delle scogliere e degli spuntoni rocciosi di Tindholmur e Gasholmur; meritava sicuramente una visita.

E’ ora di andare in aeroporto; lungo la strada facciamo il pieno di benzina obbligatorio prima di rendere l’autovettura alla Hertz.

Le procedure di restituzione sono addirittura inferiori a quelle di presa in carico: restituiamo semplicemente le chiavi; fuori dall’aeroporto troviamo ad aspettarci il taxi che avevamo prenotato per riportarci all’ostello.

Rientrati in stanza, finiamo di preparare zaini e valigie e poi ci mettiamo nella sala comune a bere le due ultime Foroya Bjor della nostra vacanza; concludiamo piacevolmente la giornata cenando e chiaccherando fino a tardi con i due ragazzi di Vicenza conosciuti un paio di giorni fa.

Non vorremmo che la giornata finisse, domani si parte…

06/08/2012

Il domani arriva in un lampo e siamo già in aeroporto che aspettiamo di essere imbarcati sul volo Atlantic che ci porterà a Copenaghen.

Mentre decolliamo non possiamo non ringraziare queste splendide isole che ci hanno ospitato due settimane e che, contro ogni previsione, sono state abbastanza clementi con il meteo; speriamo di essere riusciti a rispondere alle domande con cui avevamo aperto il diario di viaggio e che le foto e i video rendano almeno in parte quello che abbiamo visto per mantenere sempre verde il loro ricordo……fino almeno alla prossima volta!

Nota di colore: sono le 8,45 e sul volo Atlantic per Copenaghen le hostess passano con la colazione e con il carrello e le caraffe delle bevande; fin qui niente di insolito……se non fosse che la stragrande maggioranza dei passeggeri accompagnano il pane e marmellata con il gin, il whisky, la birra……in alcuni casi anche tutti e 3 insieme (come fa la ragazza seduta a fianco di Davide; come giustificazione abbiamo pensato avesse paura di volare ma risulta poco plausibile)! Quando io e Davide prendiamo solamente caffè e thè, l’hostess ci chiede “ma siete sicuri, guardate che è gratis!” …….come farle capire che per noi, che pur non siamo astemi, è un po’ presto per bere?

QUALCHE NOTA DELL’AUTORE

· Se non vi piacciono i posti freschi (freddi, poco abitati (quasi contemplativi), con pochi intrattenimenti e magari anche fare del trekking/hiking o altre attività sportive, questa meta di viaggio non fa per voi.

· Costi: Come tutti i paesi del nord Europa, ma in particolar modo visto la lontananza dal continente, Le FarOer non sono convenienti; l’unico modo per risparmiare è avere spirito di adattamento e quindi scegliere sistemazioni quali ostelli, Bed&Breakfast, campeggio etc, farsi la spesa al supermercato e cucinarsi i pasti. Un ulteriore risparmio si può avere se, diversamente da noi, scegliete di muovervi con gli autobus che sono molto capillari sul territorio; questo ovviamente comporta un allungamento dei tempi e della comodità degli spostamenti.

· Collegamenti dal continente e dall’Islanda: come detto al punto precedente le isole sono collegate al continente o all’Islanda tramite aereo o nave; la Atlantic Airways è la compagnia che ha il monopolio del collegamento con le isole. I voli partono da Copenaghen (per la maggior parte) – Billund – Aalborg – Bergen – Londra (Stansted Airport) – Reykjavik – Barcellona (solo mesi estivi). Sul giornale della Compagnia abbiamo letto che forse nel 2013 aggiungeranno un collegamento diretto con l’Italia.

Per quanto riguarda il ferry la Compagnia è la Smyril Line e il porto di partenza è Hirtstals in Danimarca (durata viaggio 13 ore) e Reykjavik in Islanda.

· Meteo: le FarOer hanno un clima molto variabile sia all’interno dell’arcipelago, infatti il tempo può cambiare da isola a isola o tra versanti diversi di una stessa montagna, che nell’arco temporale della giornata (i locali dicono che nello stesso giorno si possono sperimentare le quattro stagioni meteorologiche). In alcuni casi, per fortuna molto rari, il tempo condiziona anche la possibilità di collegamento aereo con l’Europa e l’Islanda.

Abbiamo avuto modo di verificare di persona le situazioni descritte ma, se ovviamente il meteo condiziona un po’ sia i movimenti che l’aspetto di quanto si vede, consente anche di cogliere i diversi aspetti del fascino di queste isole. Per quanto riguarda l’organizzazione del collegamento con l’Europa semmai valutate anche la possibilità della nave traghetto (se vi interessa girare le isole con il camper questa è l’unica possibilità, infatti alle FarOer si possono noleggiare solo autovetture).

Detto questo, comunque i mesi meno piovosi restano Giu – Lug –Ago, per cui se scegliete di fare il viaggio optate per questi mesi.

· Trekking: i trekking, oltre ad essere una piacevole attività, sono anche l’unico modo (oltre all’elicottero) per vedere le isole dall’alto; più che dalle precipitazioni sono condizionati dalle nuvole basse che spesso rendono meno praticabili i sentieri e non consentono di ottenere quella vista meravigliosa che costituisce il premio finale della fatica. Intraprenderli o meno, in queste condizioni, è comunque una valutazione strettamente personale a meno che non siano proprio i locali a sconsigliare di partire…..in quel caso è meglio ascoltarli!

· I nomi dei luoghi e delle cose da vedere sono riportati fedelmente, la pronuncia corretta è meglio se la chiedete agli autoctoni; sarà comunque molto difficile che riusciate a pronunciarla anche solo in modo simile.

Indirizzi utili per l’organizzazione del viaggio

Informazioni generali e brochure: www.faroeislands.com; Tratte/Orari/prezzi voli Atlantic:www.atlantic.fo; www.flyfaroe.com; Tratte/Orari/prezzi nave traghetto: www.smyrilline.com; Tratte/Orari/prezzi autobus e traghetti: www.ssl.fo; Tour operator di appoggio per Auto/Alloggio/escursioni etc: www.greengate.fo; Informazioni meteo: www.yr.no



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