Racconto la mia città: Barletta
S.Maria, il quartiere degli uomini di mare, con i vicoli stretti e bianchi intorno alla cattedrale, dove le donne si parlano da un balcone all’altro e si passa il tempo libero seduti sull’uscio di casa, proprio come nell’antica tradizione romana, ed è qui che passando per l’ora di pranzo si viene investiti dall’odore di pesce, arrostito sulle fornacelle ai balconi.
S.Giacomo è invece il quartiere dei contadini, le cui mogli sono ogni mattina agli angoli delle strade a vendere frutta e verdura appena raccolta e dove le case sono più colorate e, ad aggiungere colore, ci sono i panni stesi ai balconi come in tutto il regno borbonico.
Il centro storico è molto raccolto e la visita può cominciare dal CASTELLO SVEVO: di forma quadrangolare con i suoi poderosi bastioni dagli angoli lanceolati, sulle cui terrazze si gode di un’ottima vista sul mare,da cui si vede il braccio che divide la litoranea in Ponente e Levante, e su cui resiste ancora un vecchio trabucco. Il castello, di pietra calcarea molto chiara, e posseduto tra i tanti da Federico II di Svevia, ospita la biblioteca comunale ed il Museo civico con opere di autorevoli pittori barlettani come Girondi, Gabbiani, Calò, tuttavia il pezzo forte è senza dubbio l’unici busto di Federico II presente in Europa.A pochi passi dal castello si giunge alla CATTEDRALE DI S.MARIA MAGGIORE, completamente inglobata dalle case circostanti tanto che appare quasi improvvisamente a chi giunge da via Duomo. Come tutte le cattedrali pugliese, anch’essa riprende quella sintesi tra Oriente e Occidente, tant’è che dalla facciata romanica si passa al coro gotico e agli arredi in stile arabo. All’interno c’è un’iscrizione su una colonna che racconta della presa di Ascalona da parte del re Baldovino, il che ricorda quanto Barletta sia stata luogo di transito importante per i crociati che s’imbarcavano per la Terra Santa; inoltre sotto la cattedrale, alcuni scavi hanno portato alla luce delle rovine che testimoniano che la città è stata abitata fin da tempi immemori: una canaletta di scorrimento delle acque di età preistorica, alcune tombe a grotticella del IV sec aC , i resti di una basilica paleocristiana del VI sec ed infine il pavimento di una chiesa medievale. Insomma millenni di storia concentrati in un unico edificio!Legame ancor più evidente di questa città con la Terrasanta è la BASILICA DEL S. SEPOLCRO, che ha ospitato e ristorato i pellegrini ed crociati di passaggio verso Gerusalemme, ne è prova la reliquia del Legno della Croce, che è custodita in una delle sue cappelle. A ridosso della Basilica erge maestoso il Colosso, la statua bronzea alta 5 m, di Eraclio, ritrovata lungo la costa e che probabilmente rappresenta un imperatore bizantino, ma che invece la leggenda popolare vuole essere il salvatore della città: si narra che Eraclio se ne stava sulla spiaggia tutto solo a piangere, quando sbarcarono dei saraceni pronti a conquistare la città. Alcuni di essi vedendo quel gigante si avvicinarono e gli chiesero cosa gli fosse successo, ed Eraclio spiegò che non era stato accettato nell’esercito della città perchè troppo piccolo e debole; i saraceni allora pensarono che se lui fosse stato il più piccolo, figurarsi quanto dovevano essere giganti gli altri e così terrorizzati ripiegarono e Barletta fu salva. Cmq, al di là di ogni leggenda, Eraclio è il simbolo della nostra città ed è molto amato da tutti, soprattutto dai bambini che si divertono ad arrampicarsi sulle sue tozze gambe e a sbirciare sotto la sua regale tunica. Dal Colosso, attraverso la bella via Nazareth si giunge in via Cialdini, dove in una vecchia osteria e in tempi poco sospetti, credo si sia fatta strada per la prima volta l’idea di un popolo italiano unito, o più che altro, sia sorto lo spirito patriottico. Era il 13 febbraio 1503, in un’epoca in cui francesi e spagnoli si contendevano il Regno di Napoli, nella Osteria di Veleno (oggi Cantina della Disfida), i francesi definirono gli italiani:”…senza fede, vili soldati e traditori…”; sentendosi feriti nell’orgoglio, 13 cavalieri italici, provenienti da diverse città del sud, e guidati dal prode Ettore Fieramosca sfidarono i francesi sul campo di battaglia, li sconfissero e ,riscattando l’onore offeso, festeggiarono l’orgoglio italiano. Se questo non è patriottismo! Ogni anno la città ricorda l’evento della Disfida con un certame cavalleresco.Sempre su via Cialdini sorge il fiore all’occhiello tra gli edifici di B, il barocco PALAZZO DELLA MARRA ,cornice perfetta per ospitare colui che ha dato lustro alla sua città con la sua arte: GIUSEPPE DE NITTIS il più internazionale degli impressionisti italiani, che conquistò Parigi con le sue pennellate e che dopo tante contese è finalmente tornata a casa.Da qui, attraverso le 7 rue, dall’antica architettura, si ritorna su corso Vittorio Emanuele con i suoi eleganti e colorati edifici, la chiesa di S.Giacomo con la torre dell’orologio ed il TEATRO CURCI, il cui interno è quasi identico al S.Carlo di Napoli.C’è poi CORSO GARIBALDI, dove non si possono perdere le caratteristiche corti nascoste negli antichi palazzi e ,camminando con gli occhi all’insù si riescono spesso a scorgere i soffitti riccamente decorati o affrescati di molte abitazioni, come anche immagini scolpite sugli architravi dei portoni raffiguranti la” Guria”, lo spirito protettrice della casa, spesso molto dispettosa, forse è per questo che è raffigurata mentre si esibisce in una linguaccia.