Monte d’Akkoddi

Alla scoperta di uno dei siti archeologici più antichi della Sardegna
monte d'akkoddi

Monte d’Akkodd, Sardegna Nord-occidentale

La nostra storia affonda nella preistoria, partendo dalle pitture e dai graffiti rupestri, i primi segni del nostro attuale linguaggio e della nostra espressività artistica, ma anche nei grandi monumenti architettonici del Neolitico,  che hanno dato vita hai grandi Templi e Piramidi dell’Eneolitico, dunque base culturale per tutta la Storia e discipline scientifiche recenti.  Indagarle, visitarle e conoscerle è di fondamentale importanza.

Monte d’Akkoddi è un altare preistorico, si trova nella Nurra, nel comune di Sassari, sulla SS 131 in direzione di Porto Torres e le coordinate per raggiungerlo sono 40°47’24.4″ N – 08°26’57.75″ E. Scoperto dal Prof.re Ercole Contu nel 1952, per volere dell’allora ministro dell’Istruzione e futuro quarto presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni, la prima campagna di scavi durò dal 1952 al 1958, la seconda andarono dal 1979 al 1989, oggi è un sito visitabile con un piccolo pagamento.

Questo monumento è una via di mezzo tra una piramide egiziana, una ziqqurat mesopotamica e gli altari amerindi, per meglio dire più vecchia di quelle Egizie di qualche centinaio di anni, dello stesso periodo dei primi altari mesopotamici dell’epoca di Ubaid e antenata delle piramidi altare Maya.

Per meglio spiegare l’unicità mondiale di questo monumento preistorico bisogna dire che è costruita con blocchi di calcare e con strati di riempimento di terra, pietre e di un battuto di marna calcarea locale, dunque con pietra come le piramidi egiziane e Maya ha differenza del mattone crudo e cotto di quelle mesopotamiche anche se ne conserva la forma a gradoni. Inoltre, questa era utilizzata come santuario come quelle mesopotamiche e Maya, ma anche come luogo per deporre i morti nella sua vicinanza in stile egiziano, in sintesi racchiude tutte le tipologie e forse ne è l’antenata.

La sua costruzione è oggi attribuita alle genti della cultura di Ozieri, e lo edificarono con funzione di centro religioso. Inglobate nella struttura troviamo anche tombe ipogeiche, lastre di pietra per sacrifici a dolmen, un menhir alto 4,40 m e pesante 5,7 tonnellate, pietre sferoidali di cui una di circonferenza di 4,85m, infine due steli, una con spirali identica a quelle del megalitismo mediterraneo (in particolare a Malta) e un’altra molto singolare in granito rosso a croce secca della Dea Madre (per gli appassionata di misteri assomiglia a un extraterrestre). L’attuale misura visibile del tempio di base trapezoidale ha lati con una media di metri 33 e una altezza di 5,40 metri (doveva essere di circa 8 m all’origine), con una rampa con gradini di m 41,50 e larga m 13,5.

Le pietre sferoidali provenienti dalla zona est e posti oggi vicino all’ altare, si crede che simboleggino il sole e la Luna, la cultura di tali pietre è a livello mondiale, hanno mille interpretazioni arrivando a citare le uova cosmiche; dall’Amazzonia passando al Portogallo e infine al vicino Appennino Tosco – Emiliano – Ligure questa simbologia è ovunque.  I popoli del Portogallo furono grandi costruttori di megaliti, visto che alcuni di loro risalgono al lontano 4800 a.C. Solo nell’antica Iberia sono stati individuati più di 60 megaliti.

Ci sarebbe da scrivere un libro in merito, ma vi lascio dicendo che tale edificio megalitico tronco piramidale ingloba due monumenti a gradoni, uno più antico, di circa 5.500 anni (considerando anche gli attuali) definito  “Altare Rosso”, perché intonacato di rosso (andando a ricordare il “tempio Rosso de Rosaria – Maya”, ma molto più antico di questo) e l’altro di 4.800 anni che andava a inglobare, seppellendo il primo.

Un sito archeologico assolutamente da visitare e vi invito a farlo.

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