L’Antica Alatri
Nel suo nome il Megalitismo racchiude già in se la sua definizione, ossia è un megalito, una grande pietra “lìthos” o un insieme di “mega” pietre, utilizzate per costruire forme di strutture preistoriche, e per il periodo storico di appartenenza senza l’utilizzo di materiali leganti e tecnologie avanzate. Blocchi di materiale duro o friabile, il cui peso può arrivare a tonnellate; tagliati, incisi e incastonati alla perfezione tra loro.
Però è impensabile che questi enormi massi, siano stati trasportati e lavorati in un periodo storico in cui non si avevano strumenti adeguati e inoltre i gruppi umani erano formati da clan di pochi individui.
La maturità di queste tecniche le troviamo anche in centro Italia, ad Alatri, anche se l’Italia è tutta ampliamente interessata da questo fenomeno e come in altre parti del mondo.
Alatri, l’antica Aletrium, sita nel Lazio nella provincia di Frosinone, conosciuta per l’acropoli preromana cinta da mura megalitiche, questa struttura ha due imponenti Porte: la Maggiore che si apre sul lato sud dell’Acropoli, ed è alta 4,5 e larga 2,68 metri, costruita con la sovrapposizione di otto enormi massi sormontati da un architrave monolitico lungo circa 5 metri e dal peso di almeno 27 tonnellate; e quella Minore il cui megalito superiore è lungo 3,50 metri.
La zona è formate da calcari, tufo e arenarie argillose appartenenti al Miocene inferiore che ne evidenziando la natura vulcanica, per questa caratteristica l’Essere preistorico è stato molto assiduo in queste zone, e come abbiamo già affermato aveva un comportamento seriale nello scegliere le aree in cui abitare.
La datazione della fondazione di Alatri è stata fatta risalire al 1539 a.C., ma la leggenda la vuole eretta da Ciclopi.
Queste zone del centro Italia, dalla Maremma all’Abruzzo, furono abitate sin dal Paleolitico superiore (12.000 – 8.000 a.C.) come attestato dai ritrovamenti archeologici effettuati nella grotta Graziani, a Montebello di Bertona e in seguito nell’acropoli di Opi in provincia dell’Aquila, territorio dell’Alto Sangro.
Inoltre milioni e centinaia di anni prima queste aree erano già state interessate dalla migrazione dall’Africa di Oreopitechi, Homo erectus e Neanderthal, ma ne parleremo più avanti.
La notte del 28 agosto 2008, il ricercatore Ornello Tofani insieme al prof. Gianni Boezi, mentre cercavano relazioni archeo astronomiche della pianta di Alatri con la costellazione di Orione, avevano rinvenuto sopra a una delle pietre megalitiche dell’Acropoli un esemplare di Triplice Cinta. Il graffito è semi cancellato dall’erosione del tempo, andando a testimoniare la sua antica età.
La posizione sud – est coincide con la diagonale del suo quadrato, e nei giorni di equinozio se si inserisce un elemento in verticale nel suo foro centrale, ne viene proiettata l’ombra lungo tale direzione, fungendo da calendario per segnare le stagioni, come fosse una sorta di Cromlech.
Dunque tale simbolo è in relazione al moto del Sole, allineato agli Equinozi e ai Solstizi e alla cintura di Orione, come i maggiori templi megalitici mondiali e in stretta relazione con la sala dei Tori di Lascaux in Francia per la loro connessione con le Pleiadi.
Ciò che resta oggi del Megalitismo Mondiale è che nell’arco di millenni Popoli tra loro lontani, senza mezzi per spostarsi, hanno eretto queste ciclopiche strutture uguali tra loro e con la medesima base culturale artistica.
Adele Arati ArtiSta