DAI COLLI EUGANEI AL POLESINE

Breve viaggio nei territori delle province di Padova, Venezia e Rovigo
Scritto da: gianchi56b
dai colli euganei al polesine
Partenza il: 20/09/2018
Ritorno il: 22/09/2018
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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Giovedì 20 settembre

Sono le 10 di mattina di una soleggiata giornata di fine estate quando arrivo in vista delle mura che cingono il centro storico di Montagnana. Trovo parcheggio vicino a Porta Padova, in prossimità di Palazzo Pisani. Dopo aver ammirato il lato est delle mura, con le relative torri e la facciata del castello di S. Zeno, attraverso la Porta mi dirigo verso piazza V. Emanuele II, affollata di bancarelle. Visito il duomo, la cui facciata spoglia è caratterizzata da un bel portale e da un grande orologio. Percorro via Matteotti fino a Porta Legnago, ubicata nella parte occidentale delle mura. Bellissima la passeggiata lungo il lato meridionale delle mura, striscia di pietra e mattoni compresa tra il verde dell’erba dell’ex fossato e l’azzurro limpido del cielo. Superata Porta XX Settembre, l’altissimo campanile della chiesa di S. Francesco, addossato all’interno della cinta muraria, aggiunge un ulteriore elemento di discontinuità verticale all’orizzontalità delle mura, già interrotta ad intervalli regolari dalle torri.

Ripresa l’auto mi dirigo a Este. Percorro viale Fiume, che costeggia il canale di Este, del quale riesco a cogliere vari scorci sfruttando i ponti che lo scavalcano. I torrioni del Castello dei Carraresi sono un richiamo irresistibile, come appagante risulta una sosta tra il verde dei giardini racchiusi dalle sue mura merlate. La visita al Museo Archeologico Nazionale Atestino mi offre l’opportunità di vagare indisturbato (forse sono l’unico visitatore) tra raccolte archeologiche preistoriche e dell’età romana. Dopo una sosta a piazza Maggiore, contornata da edifici a portici, ritorno verso viale Fiume attraverso la Torre Civica di Porta Vecchia: è una struttura caratterizzata da fornice alla base per il transito dei veicoli, da un orologio astronomico (lato nord) e da merlature in sommità.

Arquà Petrarca rappresenta la mia tappa successiva. Lascio l’auto in un grande parcheggio a pagamento all’ingresso della cittadina. Proseguendo poi a piedi, la salita tra alcuni scorci tipicamente medievali mi conduce dapprima alla tomba del Petrarca, consistente in un grande sarcofago su pilastri davanti alla chiesa parrocchiale di S. Maria, e successivamente alla casa in cui visse il poeta, ubicata nella parte dell’abitato. Scendendo verso il parcheggio, noto che in un giardino privato stanno raccogliendo le giuggiole.

Quando raggiungo l’Abbazia di Praglia sono già le 16. Inizio con la visita della chiesa, preceduta da un’ampia scalinata. Un frate conduce il gruppetto di viaggiatori alla visita del monastero benedettino attraverso i suoi quattro cortili e vari ambienti. Molto bello il refettorio grande, con stalli lignei ed una Crocefissione ad affresco sulla parte di fondo. Da un loggiato la vista spazia sull’orto dell’abbazia e permette di intravvedere i grappoli di uva bianca stesi ad appassire su appositi graticci.

A Monteortone il grande Santuario della Madonna della Salute mi induce ad una breve sosta e ad una visita non previste. Giunto ad Abano Terme percorro il viale delle Terme, fiancheggiato da alberghi e negozi. Mi attraggono due fontane, ed in particolare le statue che le ornano.

E’ ormai sera quando giungo a Baone, nel B&B dove ho prenotato. Per cena decido di tornare ad Este, dove avevo adocchiato un locale con un menù interessante. La pasta con il musso (che ho scoperto trattarsi di carne d’asino) ed il baccalà alla vicentina con polenta non deluderanno le aspettative.

Venerdì 21 settembre

La giornata inizia con una deliziosa prima colazione. Dopo aver ammirato l’altissimo campanile della chiesa di Baone, nelle cui vicinanze avevo parcheggiato l’auto, ed essere stato oggetto di affettuoso interesse da parte di un grosso micio, mi dirigo verso Este. Il mio ritorno nella città è finalizzato a visitare due chiese che al tempo della mia presenza il giorno precedente risultavano chiuse. La prima è la basilica di S. Maria delle Grazie: una spoglia facciata in laterizio, campanile in laterizio coronato da merlature, interni riccamente decorati, nell’abside una tavola di Madonna col Bambino. La seconda è il duomo: dalla squadrata facciata in laterizio si accede – transitando sotto l’organo – ad un’aula di forma ellittica ; interessanti sia gli altari che le pitture nella parte absidale.

Lascio definitivamente Este alla volta di Monselice. Attraversato il canale Bisatto sul ponte della Pescheria, mi ritrovo in piazza Mazzini, dove prospettano la torre civica, un tratto di mura merlate, un edificio a loggia. Salendo per l’acciottolata via del Santuario, pervengo al grande edificio medievale del Castello, di cui ammiro solo gli esterni, e poi alla villa Nani-Mocenigo, il cui alto muro di cinta è ornato da alcune statue di nani e fornisce supporto per lo sviluppo di alcune piante di cappero. Salendo ancora, ecco il Duomo Vecchio, la cui semplice facciata di origine romanica è preceduta da un elegante protiro. Superato il duomo e l’adiacente giardino, tramite un portale monumentale si accede al cosiddetto Santuario delle Sette Chiese: si tratta di sei cappelle allineate sul fianco della collina e distanziate da alcuni cipressi, e della chiesetta di S. Giorgio, al termine della salita. La chiesetta custodisce numerose reliquie di santi. Sul piazzale antistante prospettano la facciata di villa Duodo e le statue che ornano la scalea di accesso al relativo giardino. Dopo una sosta rigeneratrice, considerato che la giornata è caldissima, ritorno sui miei passi per dirigermi verso la enorme ed incongrua (rispetto all’abitato circostante) mole del Duomo Nuovo: se non fosse per il pinnacolo/campanile che sporge dal tetto, la grande costruzione potrebbe apparire a distanza un hangar o un deposito di materiali. L’interno riceve luce dalle altissime e strette finestre, veri e propri tagli nelle pareti; la presenza di alcune opere d’arte (altari, statue) rappresenta l’unico elemento decorativo.

Lasciata Monselice, la tappa successiva è costituita dal Giardino Monumentale di Valsanzibio a Galzignano Terme, la cui visita mi è stata suggerita dalla gentile proprietaria del B&B a Baone. Si tratta di un giardino risalente alla seconda metà del XVII secolo, dove i vari elementi hanno anche una valenza simbolica. Il percorso si snoda tra siepi, boschetti, fontane, statue, peschiere (con veri cigni).

Uscito dal giardino, imposto il navigatore per raggiungere Stra. Lungo la strada non posso sottrarmi ad una sosta imprevista allorchè in una costruzione riconosco il Castello del Catajo: giusto il tempo di scattare qualche foto, la visita sarà programmata in occasione di un prossimo viaggio in zona. Giunto a Stra, seguo le indicazioni per Villa Pisani. La facciata principale della villa è rivolta verso il canale Naviglio del Brenta, che costituisce l’accesso più immediato per chi arrivi utilizzando la via d’acqua, mediante l’uso di un pontile collocato proprio in corrispondenza dell’ingresso della villa. Lascio l’auto nel piccolo parcheggio a qualche centinaio di metri dall’ingresso. La settecentesca villa manifesta la sua imponenza già a piano terra, con i suoi cortili, i suoi colonnati, le sue statue. Il piano nobile è un susseguirsi di stanze e sale magnificamente arredate, tra cui la sala da ballo con il soffitto affrescato da G.B. Tiepolo, sale che posso godere in quasi perfetta solitudine (incrocio una coppia di altri turisti solo verso la fine del mio percorso di visita). E’ quindi la volta del parco, avente come elemento catalizzatore una lunghissima vasca d’acqua. Ed è magnifico girovagare senza una meta precisa tra il verde alla scoperta di costruzioni minori, statue, angoli caratteristici. Solo un radicato senso della programmazione riesce a staccarmi dalla contemplazione di tanta bellezza e ad indirizzarmi verso l’ultima meta della giornata.

Dopo aver percorso tratti di strada dai quali si possono scorgere solo vie d’acqua e vegetazione erbacea spontanea, arrivo a Sottomarina presso l’hotel dove ho prenotato. Preso possesso della camera e sistemata l’auto all’interno del parcheggio privato dell’hotel, verso le 18 sono pronto per raggiungere Chioggia, ovviamente a piedi. Percorso un lunghissimo tratto del lungomare Adriatico, constatato con delusione che il negozio presso il quale era previsto di poter trovare alcune specialità dolciarie tipiche era chiuso per ferie, mi avvio lungo il ponte di collegamento tra Sottomarina e Chioggia. Bellissima la vista della lunga e sottile striscia di case di Sottomarina, arrossate dall’ultima luce del giorno insieme alle barche da pesca ormeggiate, e dei pochi barchini in transito nella laguna. A Chioggia percorro corso del Popolo, principale punto di incontro e ritrovo della cittadina, dapprima in direzione nord e poi sud. Vedendo una porta aperta e la luce accesa, entro nella pinacoteca della Ss.ma Trinità, ex-chiesa trasformata in museo. Il soffitto interamente ricoperto di tele è imperdibile. Notevoli anche le statue e gli arredi sacri presenti. All’estremo sud del Corso si erge il duomo, affiancato da un altissimo campanile. Essendo ancora aperto, ne approfitto per entrare ed ammirare la bellezza del pulpito e dell’altare maggiore. Accanto al duomo, ecco la piazza Vescovile, delimitata da una balaustra marmorea sormontata da statue, tra cui quella della Madonna col Bambino detta “Refugium peccatorum”. Tra i lampioni accesi e sotto la luna piena, proseguo ancora fino a raggiungere Porta Garibaldi. Non manca molto alle 20, e dunque, fotografati alcuni scorci caratteristici lungo il canale della Vena, non mi resta che ritornare senza indugi all’hotel ed organizzarmi per la cena. Questa sera mi devo accontentare di un locale un po’ turistico, ma il cibo non è male.

Sabato 22 settembre

La mattina mi sorprende con la presenza di una fitta nebbia. Ancora prima di fare colazione, mi avvantaggio della presenza in zona di una panetteria e di una pasticceria per fare provvista di dolci e acquistare una torta “ciosota”: una torta al radicchio che si rivelerà poi molto propensa a sbriciolarsi ma di gusto assai particolare.

La foschia è quasi del tutto scomparsa quando, verso le 9, arrivo ad Adria, dove mi accoglie un monumento con un cavallo rampante in scala naturale che guarda in direzione della cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. Inizio la mia visita da questa ultima, apprezzandone l’organo ed un angelo reggi-candelabro. Percorro poi corso V. Emanuele II , supero il bacino di Canalbianco (dove mi attardo per fare qualche foto) e proseguo fino alla chiesa di S. Maria Assunta della Tomba, caratterizzata da un alto campanile. All’interno, notevoli il fonte battesimale, due statue policrome e un altorilievo in terracotta.

Giunto a Rovigo trovo parcheggio non lontano dalla chiesa della Beata Vergine del Soccorso (“La Rotonda”). Contraddistinta all’esterno da un porticato e da un imponente campanile in laterizio, l’interno a pianta ottagonale è davvero interessante, con le pareti interamente rivestite di pitture (su tre registri), la luce che scende dai finestroni collocati nella fascia alta della costruzione, e il soffitto affrescato. Notevole il grande altare ligneo, avente come fulcro l’immagine della Madonna col Bambino. Costeggiando la chiesa di S. Francesco raggiungo la bella piazza V. Emanuele II, dove sono presenti molti edifici con portici: ad una estremità il palazzo del Municipio con la sua loggia e l’adiacente torre dell’orologio, all’altra estremità una colonna sormontata dal leone di S. Marco. Cerco di entrare nel Palazzo dell’Accademia dei Concordi per visitare la pinacoteca, ma vengo informato che questa è stata spostata nel Palazzo Roverella, praticamente di fronte. Dopo aver cercato invano l’ingresso presso questo ultimo, rinuncio alla pinacoteca. Visito il duomo, dalla facciata incompiuta e con all’interno sculture e dipinti presso gli altari. Esamino, cercando di decifrarne a pieno il significato, il monumento in ricordo di Giacomo Matteotti collocato nell’omonima piazza, e poi osservo le due torri in laterizio che emergono dal verde dell’adiacente giardino pubblico. Seguendo corso del Popolo arrivo fino all’ex monastero degli Olivetani di S. Bartolomeo, dove è ospitato il Museo dei Grandi Fiumi. Cerco di acquistare il biglietto di ingresso, pur sapendo che manca solo una manciata di minuti all’ora di chiusura della biglietteria: dopo una verifica, vengo cortesemente informato che il museo è già chiuso. Non mi resta che ritornare verso il parcheggio della mia auto, non prima però di avere sostato ancora qualche minuto in piazza V. Emanuele II. Uscendo dalla città mi fermo presso un supermercato per acquistare qualche bottiglia di vino veneto; con mia sorpresa trovo la versione industriale degli zaleti, biscotti con farina di meliga ed uvetta, che avevo invano cercato a Sottomarina.

Mancano pochi minuti alle 15 quando arrivo a Fratta Polesine e parcheggio nei pressi della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Percorro via Guanella fino a raggiungere villa Grimani – di cui mi limito ad osservare la facciata – e la vicina villa Badoer. La facciata principale presenta un grande frontone triangolare retto da colonne ioniche, elementi che richiamano l’inconfondibile stile architettonico palladiano. Gli interni del piano nobile, del tutto privi di elementi di arredo, se si escludono alcuni busti marmorei, si caratterizzano per le pareti affrescate: grottesche, festoni, paesaggi rurali, decorazioni con temi mitologici e allegorici. Nella tranquillità consentita dall’essere l’unico visitatore, affido alla macchina fotografica la memoria delle tante diverse decorazioni, in gran parte ancora ben leggibili nonostante alcuni evidenti danni provocati dal tempo. Procedo successivamente alla visita del Museo Archeologico alloggiato in una delle barchesse curvilinee adiacenti al corpo della villa. Mi attrae un video che ricostruisce scene di vita al tempo dei primi abitanti dell’area, tra cui quella dell’accensione di una pira funeraria. Seguendo via Ruga arrivo infine alla Casa Museo di Giacomo Matteotti. Preceduta da un giardino alberato, la casa evoca attraverso i suoi arredi brandelli di vita “borghese” di un secolo fa. Mi chiedo se il pianoforte fosse suonato dallo stesso Giacomo Matteotti. La mia visita alla città si conclude con una immagine “rubata” all’interno della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, dove parenti ed amici sono pronti per l’imminente ingresso di una coppia di sposi. Per me è venuto il momento di iniziare il viaggio di ritorno a casa.

Informazioni pratiche

Per organizzare il viaggio è stata un utile riferimento la “Guida Rapida d’Italia – Vol. 2” del Touring Club Italiano

I pernottamenti sono stati prenotati tramite Booking.com.

Gli hotel/B&B dove ho soggiornato sono: B&B La finestra sui colli a Baone, Hotel Grand Prix a Chioggia.

Di seguito le tariffe di ingresso al tempo della mia visita.

Museo Archeologico Nazionale Atestino a Este: 5 €

Villa Pisani a Stra: 10 €

Giardino Monumentale di Valsanzibio: 11 €

Villa Badoer, Museo Archeologico, Villa Matteotti a Fratta Polesine: 6€ (FrattaCard)

Guarda la gallery
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Montagnana

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Este

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Stra - Villa Pisani

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Sottomarina di Chioggia

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Rovigo - Piazza V. Emanuele II

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Monselice - Il castello

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Fratta Polesine - Villa Badoer



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