4 giorni a Trapani

Una bella scoperta
Scritto da: Giangella
4 giorni a trapani
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Un viaggio comincia nel momento in cui si inizia ad organizzarlo: finalmente, dopo due anni di stop forzato causa pandemia, è arrivato il momento di tornare a viaggiare.

Questo è il diario del nostro primo viaggio in aereo post covid: Trapani dal 19 al 22 marzo 2022.

  • Primo passo: ho prenotato i voli, rigorosamente economici, da Torino e Trapani e ritorno.
  • Secondo passo: ho preso in affitto un appartamentino nel cuore del centro storico.
  • Terzo e ultimo passo: ho prenotato il trasferimento dall’aeroporto al centro.

Oltre all’autobus che collega l’aeroporto al porto di Trapani, ci sono i taxi e diverse compagnie private che offrono trasferimenti individuali e/o collettivi al prezzo fisso di 30€. Visto che atterriamo alle 19:45 e l’autobus non parte che alle 20:30, scelgo il trasferimento privato, così guadagniamo tempo.

Ormai il viaggio è davvero concreto; non mi resta che documentarmi su cosa andare a vedere e, ovviamente, dove andare a mangiare.

Ho già capito che servirebbero ben più di due giorni e mezzo, ma cercheremo di accontentarci.

Sabato 19 marzo, giorno 1

Lasciamo una Torino dove c’è il sole e fa caldo, per arrivare a Trapani, dove piove e fa freddo. Cominciamo bene. L’autista che è venuto a prenderci ci lascia davanti al “nostro” appartamento alle 20:30; ci sistemiamo e poco dopo ci inoltriamo per i vicoli del centro storico. Ci fermiamo a cena in uno dei tanti ristoranti che si trovano in questo dedalo di viuzze su cui si affacciano antichi palazzi, in parte restaurati, in parte ancora in dignitosa decadenza.

Ristorante La bettolaccia: mangiamo benissimo, una cena a base di pesce che mette di buon umore. Una volta usciti, pancia piena e sorriso sulle labbra, cominciamo a passeggiare con calma; ha smesso di piovere e ci godiamo ogni passo in un centro storico illuminato a giorno e brulicante di persone. Un vero gioiello.

Domenica 20 marzo, giorno 2

Ci svegliamo e… piove. E dire che abbiamo scelto la Sicilia per trovare il caldo. Vabbè, pazienza.

Usciamo fiduciosi, muniti di ombrello, e cerchiamo un bar per fare colazione; è così che scopriamo la Genovese, un dolce tipico di queste parti, ripieno di crema pasticcera. Servita tiepida, accompagnata da un mega cappuccino, è semplicemente deliziosa.

Dopo colazione, visitiamo la Cattedrale di San Lorenzo, su Corso Vittorio Emanuele. Al suo interno, fra le tante opere, spicca una crocefissione di Van Dyck. Rimanendo su Corso Vittorio Emanuele, visitiamo poi la Chiesa dei Gesuiti, dove una signora molto gentile e preparata ci illustra le meraviglie di questo edificio: un trionfo di stucchi e marmi intarsiati. Ci consiglia poi di visitare la Chiesa di San Pietro, in fondo a Corso Italia, dove si trova un grande organo. Notevole.

Intanto si è fatta una certa, lo stomaco brontola, e così pranziamo in un bar di Via Staiti. Bruschettona al pomodoro e fritto di calamari: buono ed economico.

Ha smesso di piovere, ma non di fare freddo e bisogna decidere cosa fare nel pomeriggio.

Ad un tratto l’idea: prenotiamo su TripAdvisor un tour guidato delle saline. Partenza alle ore 16:00, durata due ore e mezza. La nostra guida è un ragazzo di nome Alessio che, a bordo di una super confortevole auto, ci fa scoprire questa meraviglia. È molto preparato e veramente appassionato: ci spiega la storia delle saline e del sale, come si svolgeva e come si svolge oggi il lavoro, ci parla di flora e di fauna e ci racconta tanti aneddoti legati a questo posto incantato.

Nel frattempo è uscito il sole e scattiamo decine di foto da ogni angolazione.

Il tramonto qui è favoloso, ogni minuto che passa c’è una luce diversa, ma soprattutto c’è un silenzio meraviglioso, di quelli che infondono tranquillità. Mi ricorderò di questo posto quando lo stress e la fatica mi logoreranno.

Alla fine del tour, Alessio ci porta a fare una degustazione di diversi tipi di sale; un’altra piacevole scoperta. Siamo davvero molto soddisfatti di questo pomeriggio, soldi ben spesi, ogni singolo euro.

Tornati in centro, passiamo da casa per riposare un po’, prima di uscire per cena. Proviamo il ristorante Ma Crì e anche stavolta.. wow.

Lunedì 21 marzo, giorno 3

Escursione ad Erice. Ci sarebbe piaciuto raggiungere Erice con la funivia, ma è chiusa fino alla fine del mese. Non ci resta che l’autobus, partenza alle ore 8:30 presso il molo dei battelli per le Isole Egadi.

I biglietti si acquistano a bordo e il viaggio dura circa 45 minuti, con diverse fermate intermedie. Lasciato il centro, la strada si fa improvvisamente stretta e comincia a salire; fra una curva e l’altra, il panorama è bellissimo, con il verde della campagna e l’azzurro del mare calmissimo. È talmente limpido che perfino da quassù si vedono gli scogli sott’acqua.

In cielo neanche una nuvola.

Da qualche parte, ho letto che ad Erice fa freddo anche in estate ed è sempre bene avere un maglione. È verissimo! Come scendiamo dal pullman, veniamo colpiti da un’aria davvero gelida. Bavero alzato e mani in tasca, entriamo in paese e restiamo subito affascinati.

Il borgo medievale è immerso nel silenzio e non c’è nessuno a parte noi e altri quattro turisti scesi dal nostro stesso pullman. Le stradine in ciottoli che si arrampicano verso la Chiesa Madre da una parte e verso il Castello di Venere dall’altra, sembrano suggerire di esplorare, di perdersi fra questa case antiche.

Camminiamo e ci troviamo davanti alla pasticceria di Maria Grammatico, la regina indiscussa della Genovese. Una tappa è d’obbligo. Gustiamo il dolce in religioso silenzio, assaporando ogni singolo boccone: è una vera delizia, nessun sapore ne copre un altro, ma ognuno di essi arriva dritto al cuore. Dieci e lode, degno della sua fama.

Usciamo da questo luogo di dolcezza con un vassoietto di paste alle mandorle: non se ne poteva fare a meno. Riprendiamo a camminare ed arriviamo al Castello di Venere: il panorama è splendido e anche qui ci perdiamo a fare fotografie, ma fa ancora molto freddo e decidiamo di tornare indietro. Il pullman del rientro è alle 12:30, così abbiamo ancora il tempo di mangiare qualcosa prima di salire a bordo. Per fortuna giù a Trapani fa un po’ meno freddo e si può camminare senza congelarsi.

Torniamo a casa per riposare un po’: camminiamo da stamattina e più tardi usciremo di nuovo, ma ora ci vuole una sosta. Nel tardo pomeriggio, raggiungiamo la torre Ligny, quella che un tempo era una torre di avvistamento, all’estremità del centro storico. Scopriamo che ieri era aperta e visitabile: ecco, appunto. Ieri.

Anche qui facciamo un sacco di foto e ci godiamo un meraviglioso tramonto con vista sulle isole Egadi. Non voglio pensare che domani si torna a casa.

Martedì 22 marzo, giorno 4

Oggi è una giornata splendida; l’azzurro del cielo si fonde con quello del mare e gli occhi si riempiono di meraviglia. Passeggiamo a caso, prima sul lungomare fino al mercato del pesce e questo è lato che dà sul canale di Sicilia, e poi dall’altra parte, e qui è il mar Tirreno.

Questa storia che la città sia bagnata da due mari, mi piace un sacco.  Ovviamente, non possiamo farci mancare un ultimo dolce e così ci gustiamo una brioche strapiena di ricotta, seduti davanti al mare. Vorrei rimanere qui.

E invece torniamo verso casa: l’autobus per l’aeroporto passa alle 14:15, quindi abbiamo gusto il tempo di chiudere le borse, salutare la nostra casetta, ed avviarci alla fermata.

L’autobus arriva puntuale ed in circa 45 minuti siamo all’aeroporto. Attesa, controlli, check in, e poi sali sull’aereo, prendi posto, si parte, scatta foto dall’alto. Tutto come da copione.

Volo tranquillo, quando riconosciamo le nostre zone, capiamo che manca poco ed infatti alle 18:05 atterriamo puntuali a Torino. Siamo a casa per cena, ma non voglio ancora pensare che domani sarò di nuovo in ufficio.

Preferisco pensare ancora all’azzurro del cielo e del mare, ai vicoli che profumano di salsedine e alla grande pace delle saline.

Trapani è stata una bellissima scoperta e la mia testa ed il mio cuore stanno già sognando di tornarci.

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