Suggestioni sul Canal du Midi
Un lungo serpente di acqua verde ed un po’ limacciosa lungo 240 Km collega Toulouse al mare Mediterraneo. Sulle sponde un filare continuo di platani centenari si riflette sulla superficie delle acque ferme ed offre una confortevole ombreggiatura, mentre all’orizzonte la catena dei Pirenei dalle cime innevate fa da cornice. Frequenti chiuse permettono alle imbarcazioni di superare i dislivelli: a volte più di un barcone attende pazientemente il suo turno. Ogni tanto qualche casetta in mattoni rossi, con le imposte in legno, colorate di azzurro provenzale o a volte di bianco, specchia nell’acqua la sua allegra facciata e i suoi cespugli fioriti. È un piacere pedalare sulle rive: la pista ciclabile asfaltata si snoda parallela alla riva ed offre un percorso piacevole e privo di asperità, il venticello gradevole e profumato di erba e biancospino, ristora le nostre membra accaldate per lo sforzo; la campagna coltivata, placida e verdissima di grano, si offre rigogliosa alla nostra vista. Solo di tanto in tanto l’autostrada piuttosto trafficata si avvicina, presenza sgradita, al nostro percorso. Incredibile, nel giardino di una casetta deliziosa, l’albero ad ombrello, completamente fiorito di blu lapislazzulo, degno di Chefchaouen. Uno spettacolo! Questo il percorso ciclabile fatto oggi da Montgiscard, una ventina di Km da Toulouse, verso Castelnaudary. Nel pomeriggio però ci siamo concessi una visita veloce a Toulouse. Già ieri ci avevamo provato, ma dopo aver sprecato un’ora nel traffico caotico della città senza trovare la benché minima traccia di un parcheggio per il camper, avevamo abbandonato il progetto. Oggi invece, siamo ritornati verso la città. La strada ha una corsia preferenziale riservata agli autobus, che sfrecciano veloci verso e dal centro incuranti del traffico: ecco un’altro sintomo di civiltà. Abbiamo parcheggiato poco lontano dal capolinea (terminus) della metropolitana e da li abbiamo raggiunto velocemente il centro. Abbiamo acquistato un biglietto cumulativo per 12 corse al prezzo di soli €5.40!
Il centro di Toulouse è chiuso al traffico e si caratterizza per i bei palazzi in mattoncini rossi, molto eleganti nella loro sobrietà . Nei vicoli ci sono case a tre piani che si differenziano per il colore delle ante. Alcune case sono vecchissime, risalgono al XV secolo. Ce ne sono pure a graticcio con le vecchie gelosie che hanno ispirato anche i modelli più recenti. Un’altra cosa che caratterizza la città sono le aiuole vivacissime dove dominano il giallo , l’arancio ed il rosso dei fiori. Sono delle specie più varie mescolate tra loro. Sono un bellissimo colpo d’occhio e fanno allegria. Abbiamo visitato la Place du Capitole, circondata su tre lati da eleganti palazzi molto simili nello stile, e sul quarto lato, un sontuoso palazzo con decorazioni dorate. Abbiamo percorso alcune stradine medievali ora occupate da negozi di ogni tipo, abbiamo visitato la cattedrale di Saint Etienne e la basilica di san Sermin, il Pont Neuf. Insomma abbiamo fatto il classico percorso turistico. La città è animata. Ci sono moltissimi giovani, forse perché è sede universitaria, che all’ora dell’aperitivo affollano i bar con i tavolini all’aperto.
Tornati a Mongiscard abbiamo fatto due pass La serata si è conclusa con un piatto di gnocchetti al pesto di pistacchi e noci, l’immancabile Camembert e su maxischermo ( la finestra laterale del camper) e audio Dolby Surround il film di Castellitto “Venuto al mondo”, intenso e molto coinvolgente.
Il percorso ciclabile da Segala a Castelnaudary non si differenzia di molto dal tratto precedente: grandi platani ombreggiano la pista e la campagna e le colline circostanti profumano di buono. Ma qui il canale diventa serpeggiante e dolci anse offrono colpi d’occhio molto gradevoli. A tratti macchie di fiorellini blu intenso che ricordano molto le genziane come forma e colore, ma sono più piccoli e con steli più lunghi, fanno tappeto sotto i platani. Più frequentemente il percorso corre in mezzo ad una distesa di fiori di campo a stelo alto, bianchi e spumeggianti con un lieve profumo di miele. Sul pelo dell’acqua navigano barconi affittati a turisti, che comodamente seduti in plancia osservano le rive scorrere pigramente, alla velocità massima di 6 km/h. Ogni pochi, a volte pochissimi km, una chiusa interrompe la navigazione e li costringe alle manovre per passare a livelli diversi di galleggiamento. A Castelnodary la chiusa ha addirittura 5 camere di livellamento ed immagino ci voglia parecchio tempo per superare quello snodo. Per un bel tratto la pista non è asfaltata e profondi solchi e buche rendono più impegnativa la pedalata. Sul percorso , in parte sterrato in questo tratto, può capitare di vedersi attraversare la strada da una coppia di germani che vanno a tuffarsi nel canale o di dover evitare un’oca che sculettando va nella nostra stessa direzione. Oppure di essere accompagnati per dei tratti da un intenso gracidare di rane. Insomma , siamo immersi nella natura. All’altezza di Castelnaudary il canale si apre in un lago artificiale in cui si specchia la cittadina, con tanto di isolotto su cui cigni, germani e nutrie la fanno da padroni. Capita di vederli nuotare numerosi tutti insieme o magari, nel caso dei cigni, avvicinarsi a riva per chiedere imperiosamente del cibo. Una lepre che fugge attraverso il campo arato di fresco, una gazza impettita che svolazza e si posa su una roccia incurante del nostro passare, un germano ed un altro uccello bianco, forse un’altra anitra o una piccola oca, che litigano forsennatamente beccandosi il sedere, sono probabilmente scenette normali per la gente del posto , ma affascinanti per noi che viviamo tra l’asfalto e il cemento.
Le torri di Carcassonne emergono da una folla di turisti. Da lontano aveva preservato il suo fascino di antica cittadina medievale scampata quasi intatta agli assalti del tempo. Così da vicino, così invasa dai visitatori (oggi è la festa dell’ascensione) dai negozietti (incredibilmente attraenti quelli di dolciumi) dai bar, dai ristoranti , sembra un enorme Disneyland dove anche l’autentico sembra finto e costruito ad hoc per il grande circo del turismo. Incredibile la doppia cinta di mura, incredibili le decine di torri rotonde con il tetto grigio scuro a cappello di fata che tanto somigliano ai miei disegni di bambina. Torneremo stasera a rivederla, dopo cena, con le luci accese e speriamo senza o con poca gente. Vicino all’ingresso c’è un grande cimitero con grandi tombe familiari che datano dalla fine dell’ottocento, tetre, la pietra scura erosa dalle intemperie, croci di ferro, piccole lapidi in pietra grezza appoggiate sulle superfici dei catafalchi a ricordare i singoli componenti lì sepolti, e mazzi di colorati fiori di plastica un po’ ovunque. Sullo sfondo le mura e le torri di Carcassonne gli donano un fascino fuori dal tempo.
E l’abbiamo rivista di sera, illuminata in modo discreto da luci giallognole, i vicoli semi deserti, i negozi chiusi, i ristoranti ed i localini invece ancora animati e pieni di vita. Abbiamo fatto il giro esterno della seconda cerchia di mura ed abbiamo cercato di individuare le parti originali e quelle ricostruite. In effetti è stato fatto un grande lavoro di ricostruzione perché solo una piccola parte delle torri e delle case si possono considerare autentiche. In compenso il richiamo è molto forte , come dimostrano le frotte di turisti che la invadono ogni giorno.
Il mistral ha un bel nome, ma è una vera rottura. Rovina questa prima splendida giornata di sole. Soffia gelido scompigliando alberi, cespugli e il mare di erba e a nulla servono il pile ed i k-way, riesce ad arrivare alle ossa. Il nostro percorso oggi è nei dintorni di Marceillette. Una fitta siepe di scuri cipressi ci protegge dal mistral lungo l’argine verso Treves. Il panorama è molto bello, con il canale che si insinua nelle dolci colline coperte di viti, gli immancabili platani , i cipressi che sanno di resina e …meraviglia! ciuffi di iris gialli che con le loro foglie spatiformi bordano le rive. Per un tratto la riva si fa alta, di nuda roccia rossa , senza vegetazione tranne i ciuffi di iris gialli piegati dal vento. La superficie dell’acqua increspata, si frantuma in mille piccole onde e non riesce più a riflettere le sponde. Il sentiero sterrato si fa sempre più stretto al punto che talvolta ci si deve fermare per fa passare i ciclisti che vengono dalla direzione opposta. Il sole ce la fa ad avere la meglio sulle grandi nuvole bianche che percorrono veloci il cielo e nel tardo pomeriggio un cielo completamente sereno ci regala un tramonto giallo oro riverberato dalle acque del canale. Lo osserviamo dal porto canale di Somail, un frequentatissimo porticciolo che sorge alla confluenza del Canal du Midi con il Canal de la Robine. Ê un porticciolo molto romantico, con piccolo ponte in pietra, una pensioncina completamente coperta di vite canadese rampicante, un bar con tantissimi tavolini sotto i platani, una piazzetta e tante barche e barconi di tutti i colori e tutte le stazze da cui escono profumi di cucina. C’è una casetta particolarmente deliziosa: è in pietra, con la imposte azzurro lavanda, una corona di rose rosse attorno all’ingresso, un filo col bucato steso fra due platani ed un paio di oche che spigolano nel praticello davanti al canale. Vorrei vivere lì. Domani non ci potremo fermare qui a dormire perchè le strade del paesino verranno chiuse per preparare la grande giornata di domenica, quando tutte le strade adiacenti al porto ospiteranno le bancarelle di brocante, mercatino dell’usato (vide granier)
Gli iris gialli che ieri ci avevano stupito, oggi diventano consuetudine: ci accompagnano per tutto il percorso lungo il Canal de Midi e poi lungo il Canal de la Robine sino a Salleles sur l’Aude . Sono un vero spettacolo con le loro lunghe foglie sferzate dal vento e questo occhieggiare di giallo oro che ricorda i quadri impressionisti. Sulla Robine, un canale che si diparte da quello del Midi per puntare dritto verso Narbonne, non ci sono più i tigli , ma pini marittimi e cipressi con il loro profumo di resina, che rivelano la vicinanza del mare. Il nostro percorso si interrompe improvvisamente, smentendo la mappa, quando il canale sbocca nel fiume Aude. Tornando a Somail per il pasto, scopriamo che non esiste boulangerie in questo paese, ma il pane si acquista su un pittoresco barcone (peniche) verde e giallo che è ormeggiato nei pressi del ponte e che oltre a vendere generi alimentari vende anche qualche capo di abbigliamento e borse di paglia colorate. Facendo il percorso opposto da Somail verso Marceillette il Canal ci offre un altro bello scorcio sulle basse colline coperte da vigneti. Ogni tanto un ponte in pietra ed una serie di casette si affacciano sull’acqua frantumata in mille scaglie che riflettono il cielo. Ci fermiamo a riposare sullo spalto di un vecchio ponte, in faccia ad una collina addomesticata da file ordinate di viti. Una lapide ci racconta che è il primo ponte costruito sul Canal e data 1676. Il vento contrario ci affatica e ci fermiamo volentieri ad osservare ammirati due splendidi esemplari di cigno nero, con i becchi color corallo, che impettiti scivolano via sulla superficie dell’acqua. Ogni tanto un profumo intenso di fiori non identificati pervade l’aria. Giunti nei pressi del paesino possiamo osservare una nidiata di nove pulcini di oca che sguazzano vivaci tra le foglie degli iris. Un gruppo di oche adulte dalla riva opposta starnazzano a gran voce richiamandoli, ma quelli ignorano i richiami e paiono giocare a rimpiattino. Sul bordo del canale accanto al ponte , un caffè ristorante offre possibilità di ristoro sotto l’ombra frastagliata di un grande platano: è qui che ci concediamo un bicchiere di rosé con una ciotola di piccole olive verdi a forma di fagiolo, dolci e gustose.
Il paesino di Capestang è tutto raccolto attorno all’imponente collegiata di Saint Etienne, che incombe con le sue guglie ed i rostri gotici su una bella piazzetta ombreggiata da tigli centenari. Sembra una fortezza ed è servita in passato come baluardo contro l’eresia catara. L’interno della chiesa è piuttosto spoglio se non fosse per il grande rosone e le vetrate colorate. Nella piazzetta si svolge il mercato. Siamo attratti dai banconi di alimentari con ogni tipo di olive di tutti i colori e condimenti, di aglio confit e creme di aglio ed erbette. Al bancone dei formaggi, dove i caprini abbondano, vendono un impasto di patate e pesce di cui non ricordo il nome. La pista ciclabile che va da Colombiers a Béziers è abbastanza faticosa , interrotta com’è dalle radici dei platani che fuoriescono da terreno. Anche il vento fa la sua parte per renderci ostici quei pochi chilometri. A Béziers il sistema delle chiuse di Forsennac ( 9 chiuse dice il cartello) è diventato attrazione turistica, tanto che c’è addirittura un ufficio turistico accanto al canale. Il profumo di miele di due acacie in piena fioritura ed il sole che fa capolino tra le nuvole ci fanno dimenticare la fatica della nostra lotta contro il vento. La città si trova in posizione elevata rispetto al canale ed al fiume che l’attraversa. C’è un centro storico con stradine strette ed una grande cattedrale, Saint Nazare, che si vede da lontano. Anche questa è imponente e massiccia quasi a voler sottolineare la potenza e la forza del messaggio ortodosso messo in discussione dall’eresia catara.
Da Béziers a Portiragnes la ciclabile asfaltata lascia la periferia della città e punta verso il mare, accompagnata per un bel tratto dalla strada carrozzabile corredata di traffico e rumore. Dall’altra parte non mancano i vigneti ed i campi di grano ora verdi, ma non è difficile immaginare l’oro di giugno. Tra i platani le macchie fiorite ora sono violacee, sotto forma di camapanule delicate di un lilla più chiaro o di fiori a stelo lungo con ciuffetti di petali sottili viola più scuro. Capita che lunghe file di iris gialli si inoltrino nella campagna, facendo da confine tra un appezzamento e l’altro. Qualche cavallo al pascolo rumina indifferente al nostro passaggio. Una serie di stagni con l’abituale corredo di aironi e garzette ci annuncia che il mare è vicino. Il profumo mielose dei fiori di maggio , portato dal vento da chissà dove, ci inebria lungo tutto il percorso.
Sulla spiaggia di Portiragnes, deserta verso sera, dei ragazzi americani fanno volteggiare due aquiloni. Il vento tira forte, noi siamo seduti dietro una duna ed osserviamo le evoluzioni. Gli aquiloni sembrano due grossi insetti, si impennano, scendono in picchiata fino quasi a sfiorare la sabbia e risalgono velocissimi rumoreggiando…