Linguadoca di e non solo

Un viaggio di 8 giorni (e 3200 chilometri) tra la Linguadoca, la Catalogna e l’Averyon
linguadoca di e non solo
Partenza il: 12/06/2015
Ritorno il: 20/06/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Otto giorni di nuovo in terra francese, per visitare parte del profondo sud che mi immaginavo assolato e caldo e che invece si presenterà con acquazzoni ed il micidiale mistral.

Base della gita sarà uno chalet della caratteristica Gruissan plage a due passi da Narbonne. Circa mille chalet, in origine solo in legno poi ingigantiti che generalmente al piano terreno sono aperti su palafitta. Infatti qui l’inverno e le burrasche marine non scherzano. Questi sul terreno sono disposti come una gigantesca scacchiera disegnata da strade di vario ordine; non ci sono confini tra le diverse proprietà che infatti il terreno è di proprietà comunale. La proprietà degli chalet è ordinariamente di locali o di Narbonesi che ci vengono nei momenti liberi, pochissimi affittano per il periodo estivo. Ci sono alcuni alberghi nello stile degli chalet ed alcuni sono trasformati in negozi per beni di prima necessità; per necessità di socializzazione ci si deve portare a Gruissan. Poi dietro lo stagno de Grazel troviamo il porto e la zona commerciale e dei ristoranti ; la parte più orientale è il nuovo sviluppo urbanistico delle villette e dei trenini sul mare, niente di più scontato ed orribile sfondo color aragosta della nostra Plage des Chalets. Al momento del nostro soggiorno siamo quasi soli e solo nel fine settimana riusciamo a socializzare con i proprietari che aprono i loro chalet.

Partenza alle nove del mattino e restiamo tutta la mattina in autostrada per raggiungere nel primo pomeriggio Nimes che ci accoglie con la prima goccia di pioggia, Arena e Maison carrè visitate con l’ombrello; porta d’Augusto all’arrivo della via Domizia con al suo interno il bronzo donato dall’italia fascista sotto lampi e tuoni : dobbiamo saltare ovviamente le jardin de la Fontaine, la tour Magne ed il tempio di Diana e così subito in macchina in direzione Ganges sotto un vero diluvio che ci lascia solo a Saint Hippolyte du fort.

Ci facciamo un po’ di chilometri lungo le gorges de La Vis in direzione Saint Maurice de Navacelles che raggiungiamo salendo sul suo altipiano per una strada che avrei amato percorrere in moto. Da qui un po’ di dolci curve ci separano dal balcone sul cirque de Navacelles che è l’auberge de la Baume Auriol ma è tutto fermèe e quindi ammiriamo (sapendo che le foto, mancando di profondità di campo, non restituiranno mai l’emozione provata) questo gran buco con due case ed una strada in mezzo che è il cirque. Decidiamo di scendere in fondo al buco per trovare da dormire per una strada mozzafiato da quanto è stretta ma tutti i b&b sono pieni e ci tocca dopo le foto di rito alle cascate sulla Vis tornare sull’altipiano per cercare altro. Percorriamo molti chilometri di causse ma il tempo sembra fermato e non si vede anima viva per cui scendiamo fino a Lodeve dove all’imbrunire fermiamo il motore in un albergo il cui unico confort è il garage chiuso (payant).

Al mattino di buonora esploriamo la cittadina anche per fare una colazione croissant e ci imbattiamo nel mercato che offre le più ampie possibilità per vestire alla moda islamica ma poco altro, la signora è affascinata dalle mutande contenitive per pancia e glutei da indossare sotto una ricamatissima tunica arabe de la mujer ma poi desiste; ci dirigiamo verso la parte mangereccia e ci abbuffiamo su dolcetti e profumatissimi meloni di Cavaillon.

Ristorati ripartiamo per la nostra prima tappa di giornata: Le ponte du Diable sulla strada per saint Guilhem le desert. Esempio notevole di come sfruttare il turismo tutto da imparare: super parcheggio a pagamento dalle ore 10, brasserie, maison culturelle, mas des agriculteurs, canoe, spiaggia sull’herault, ed infine lungo la passeggiata per il ponte la perla della passerella des anges. Qual contrasto migliore tra il diavolo dei monaci medievali e gli angeli di Rudy Ricciotti in levigato cemento grigio. Il tempo di una foto ricordo in questo sito così ben tenuto viene così dilatato ad una mezza mattinata con conseguenze positive per il territorio e per i suoi abitanti. Sul ponte è ben scritto che è vietato tuffarsi ma su youtube si trova ogni possibile acrobazia acquatica da tale sito.

Poi imbocchiamo le gorges de l’Herault, fatte poche centinaia di metri ci fermiamo per visitare le grotte de Clamouse che in poco più di un’ora ti fanno ammirare cattedrali gotiche superbe e colori rossi vivaci. Curiosità: finalmente sei lingue parlate : Francese inglese tedesco spagnolo cinese e russo !

A Saint Guilhem aria decisamente da sentiero di San Giacomo di Compostela nella bellissima abbazia di san Gellone; la meravigliosa piazzetta con il solito platano e percorrendo lo chemin du bout du monde (qual nome più azzeccato) salire a le Verdus ma per questo non c’è tempo e anche le gambe non sono messe tanto bene. La fame ci assedia ma è l’ora di andare a Sete per rifocillarsi con qualche prelibato mollusco di Bouziques. Ci fermiamo per un antipastino anonimo lungo il lungo (sic) percorso in qualche sperduto paesetto anonimo perché ormai la voglia del mare ci prende. Sul porto canale (du midi) scegliamo con cura il localino adatto per abbuffarci di cozze ostriche seppie con ogni salsa e le solite frites onnipresenti in francia con uno splendido vino bianco di cui ho dimenticato il nome tanto era buono e tanto ne ho bevuto. Solo il tempo di un rapido giro in centro fino a les halles e a la salle Georges Brassens (per noi che abbiamo amato Fabrizio de andrè: un mito) poi nel lungomare una volta selvaggio fino Adge: ora arretrato che non si vede più il mare per far posto a campeggi parcheggi ludo park acqua park ed ogni altra diavoleria.

Squilla il telefono: (in francese) o che vu fate, quando arrivate? Sono qui ad aspettarvi. La padrona di casa di Gruissan ci aspetta. Invento un inesistente buco nella gomma per giustificare il colpevole ritardo e dopo 50 minuti arriviamo alla nostra meta che ci vedrà per la prossima settimana. Posto niente male e del tutto particolare in cui è stato girato il film 37°2 che ho trovato su youtube ma doppiato in russo, ahimé. Due chilometri di spiaggia immensa da canale e canale dell’etang du Grazel e de Gruissan ampi parcheggi, strutture pubbliche a gratis, una doccia e via sulla spiaggia all’imbrunire. Chalet in pole position fronte mare, ampia terrazza con barbecue. Dopo cena andiamo a visitare Gruissan, non faccio in tempo a parcheggiare che un gendarme mi ferma e mi infila in bocca l’etilometro, il primo della mia vita e con sorpresa mi comunica che il mio tasso alcolico è pari a zero. Contento vado sul più e il meno con i solerti poliziotti, che mi danno alcune dritte sulla vita in Francia. Il paese è molto carino, circolare intorno ad un castello che domina il panorama.

Nella notte ci prende il secondo violento temporale e tutta la notte il tetto sembra soccombere a giove pluvio. Alla mattina le strade ed i parcheggi sono un unico immenso lago per cui desistiamo ad arrostirci al mare. Iniziamo la nostra gita quotidiana volgendosi verso Bezier. Dapprima ci rechiamo costeggiando il massiccio della Clape al Gouffre de l’oeil doux dove si domina il mare… essendo in cima ad una falesia che costeggia il laghetto in fondo alla cavità.

Si prosegue fino alla montagnola dell’Ensenure che domina il lago prosciugato di Montady che ha la caratteristica d’essere circolare ed i campi sono disegnati a spicchi d’arancia. L’acqua viene raccolta al centro e mediante un tunnel viene scaricata all’esterno del bacino: la particolarità è che tutto questo è avvenuto nel medioevo. Accanto si trova il famoso tunnel di malpas, unico tunnel del canal du midi.

Passando dal porto de le Colombiers raggiungiamo Bezier e ci rechiamo a vedere le 9 chiuse Fonseranes attraverso le quali si può scendere e salire il canale di circa 50 metri. Ci fermiamo ad ammirare l’opera seicentesca eseguita dal Riquet su idea Leonardiana. E’ un continuo salire e scendere di barche da diporto che frequentano questo canale. Dopo, a piedi, ci rechiamo lungo il canale al pontecanale che passa sul fiume Orb e dopo altre chiuse che ci si immette. Altra stupenda opera. Sempre a piedi facciamo un piccolo giro in centro e torniamo all’auto, lasciata alle chiuse, completamente spossati. Non appagati, nel pomeriggio ci rechiamo all’antico e romantico porto di Le Somail. Qui troviamo orchestrine e raduni di mitiche 2CV barche e anche traghetti che in mezz’ora ti fanno provare il canale con il passaggio di una chiusa. Abbiamo ancora tempo per inerpicarci a Minerve per bere un buon calice di vino e visitare il piccolo villaggio posto su di uno sperone alla confluenza di due fiumi tra gole e piccole vigne strappate alle forre.

Tornati a casa abbiamo il tempo, schivati i bozzi della spiaggia, di mettere i piedi in acqua che è veramente gelida per cui rimandiamo un approccio più approfondito con tale elemento a tempi (speriamo) migliori. Purtroppo nella notte ci raggiunge l’ennesimo nubifragio che, finito la mattina dopo, ci lascia in eredità un filo di mistral che spazza le nubi, ma è abbastanza gelido per i miei gusti.

Decidiamo di sconfinare ed andare in Catalogna. Non sono molti ma sono 130 chilometri. In Catalogna a che fare? A Port Lligat a vedere la casa museo di Salvator Dalì. Per l’autostrada fino a Figueres, poi Roses e Cadaques e la vista del piccolo golfo. Preso il biglietto, per le 13 ci mettiamo a mangiare qualcosa ad una baracchina sulla spiaggia ma niente di caratteristico né di internazionale, boh!? La casa è figlia del genio di Dalì e ancor più il giardino, ma il suo eclettismo sfrenato sfugge ad ogni logica e sequenza. Comunque vale la pena vederla non fosse altro che per i magnifici panorami che si vedono dalle sue finestre. Non vi si trovano le sue opere d’arte ma sicuramente respirare l’atmosfera che respirava lui ci fa sentire più vicini… che guardare i suoi dipinti.

Al ritorno viaggiamo lungo la costa ammirando i panorami ed i vigneti di Cerbere, Banyuls, port Vendres e Collioure: passiamo Perpignan e ci fermiamo al fort de Salses quando ormai questo è chiuso ma dall’esterno ne percorriamo il periplo. Costruito dagli spagnoli per difendere il confine quando il Roussillon faceva parte del regno di Navarra essendo parte della catalogna. La pace dei Pirenei del 1659 sancì il definitivo passaggio della catalogna del nord alla Francia.

Continuando sulla D900 dopo poco più di un chilometro e sottopassando a sinistra l’autostrada si visita la porta dels paisos catalans opera moderna posta lungo l’antico confine franco spagnolo. La Porta dei Paesi catalani è un’architettura di Emili Armengol, che segna l’inizio dei Paesi catalani a Salses-le-Château, neiPirenei Orientali in Francia.

Proseguendo per lo sterrato a fianco dell’autostrada per altri 1500 metri si giunge alla risorgiva del ruisseau d’Estremera che non ha la potenza della Sorgue a Fontane de Vaucluse, ma sbalordisce vedere tanta acqua venir fuori da terreni e rocce brulle e dopo poche centinaia di metri alimentare uno dei più grandi stagni di Francia. Ci fermiamo solo per comprare vini a Fitou e poi riprendiamo l’autostrada fino a “casa”, ma ci preoccupiamo perché nel frattempo il mistral è aumentato. La notte la trascorriamo a sentire fischiare il vento.

Al mattino tentiamo una sortita marinara con tanto di costume e sdraio ma dopo il recupero in mare dei suddetti decidiamo per la gastronomia de la perle Gruissanaise con degustazione di ostriche locali (dal sapore molto deciso) e mules avec frites cucinate da noi con ottimo risultato. Nel pomeriggio riprendiamo la macchina e passata Narbonne, andiamo a visitare l’Abbaye de Fontfroide. Quando mi istruisco con il depliant mi preoccupo, leggendo che l’abbazia fu restaurata dal noto e proditorio Viollet le duc dopo le distruzioni della mai tanto esecrata rivoluzione francese. Per chi non lo conoscesse è l’architetto che ha dato l’aspetto attuale alla citè di Carcassonne con quei fantastici ed orribili turbanti da fata dei torrioni ed altre amenità medievaleggianti esistite solo nella sua fantasia.

Cacciati i fondatori Certosini ebbe un periodo di ovvia decadenza fino all’acquisto da parte di Gustave Fayet nel 1908 che ne ha promosso il restauro ed i discendenti tuttora ne tengono aperta la porta alla visita. A parte le vetrate della chiesa ed altri piccoli particolari però la visita è sicuramente eccezionale.

Il giorno seguente, giorno del mio ennesimo genetliaco, persistendo il fastidioso vento decidiamo di dedicarci ai catari con i loro ultimi castelli… ma il diavolo ci ha messo la coda, infatti, credendo di far cosa buona e giusta decido di non prendere la direzione nord passando per Carcassonne né la via di penetrazione a sud per Perpignan e la D117, ma una strada mediana che mi porta a Couiza. Avviso ai naviganti, non prendetela: sono centinaia di chilometri di curve, boschi, monti altopiani, forse capre ma mai persone, dispero d’arrivare. Mi sento veramente spossato dalla guida, dall’afa ed i castelli sono ancora lontani e per di più lontani fra di loro… anche pensando che volevo visitare anche Montsegur. Risultato finale nel pomeriggio arrivo solo a Couiza. Allora vedo un nome: Rennes le chateau! 6 km ohibo… andiamo a vedere ciò che Dan Brown ha romanzato. 6 chilometri di curve per salire su un alto colle che domina la valle dell’Aude. Pago l’accesso al parcheggio e proseguo a piedi. Dalla visita io mi sono fatto la convinzione che di tutto quello che si legge non sia vero un fico secco l’abbè Sauniere da buon cattolico monarchico (alla vigilia della lotta derivante dalla divisione tra lo stato e la chiesa del 1905 ) ha fatto tutti quei lavori ad Majorem Dei gloriam e null’altro magari con mezzi non sempre ortodossi vendendo migliaia di Messe che non avrebbe mai potuto celebrare (che infatti gli fanno buscare una sospensione a divinis) ma templari o priorati di Sion o Graal a rennes le chateau ci sono stati solo in alcune menti fantasiose o interessate. Vi propino solo la foto della famosa acquasantiera d’asmodeo che si trova all’ingresso della piccola chiesa, tutto il resto è nello stesso stile e rispecchia fedelmente gli stilemi fine ottocento di tali opere che erano essenzialmente didattiche per chi, non sapendo leggere, poteva conoscere la fede cattolica per immagini. Tutto il complesso rispecchia questo metodo, infatti la piazzetta è piena di croci e statue della madonna per far sentire presente nel piccolo villaggio lo splendore della fede cattolica. Niente d’esorbitante ho trovato nel presbiterio di bethania o nella tour di magdala. Riprendiamo sollevati la macchina per andare ad Alet le bains a veder la casa dell’ebreo ovvero di Nostradamus, niente di che se non per il paesino veramente bellino e autenticamente medievale. Proseguiamo per Limoux sotto un vero uragano di vento e acqua che ha una sospensione quando ci avventiamo su una cantina per fare provvista della Blanquette de Limoux che assaggiamo nelle tre versioni: dolce, semidolce e brut che prendiamo in numerose copie (bottiglie). Paghi e satolli, passiamo senza uno sguardo la Carcassonne del Viollet e torniamo rombando per l’autostrada. Voi cosa dite che ci abbia atteso a casa: io lo so, il mistral che raggiungeva gli 80 all’ora.

Anche il giorno seguente, giovedì per la cronaca (si avvicina la fine della nostra gita) il vento della porta di Carcassonne la fa da padrone ed io ho un’altra direzione da esplorare. Passiamo di nuovo da Lodeve e quindi, continuando l’autostrada A75, saliamo nei grands causses, un altopiano di 800 metri molto grande e naturalistico, molto bello. Non riusciremo a vedere tutto quanto ci proponevamo, ma ne avremo un buon ricordo per diversi motivi, sia culinari che ambientali.

Usciamo in direzione Millau e passiamo sotto il famoso ponte. Qui facciamo una sosta per informarci di questa opera che ha i piloni più alti d’europa. Il centro accoglienza è veramente notevole e completo e si può prenotare la visita al pilone più alto che, grazie a un ascensore interno, ti porta in cima. La prossima tappa è culinaria con la visita di una cava di stagionatura del famoso formaggio Roquefort. Visita istruttiva e molto completa e qui il formaggio non è nemmeno caro.

Riprendiamo il circuito passando per la Viala du pas de jaux con il primo dei paesi del circuito dei paesi dei templari. Caratteristici lungo la campagna troviamo i lavognes, sistemi di recupero delle acque piovane per l’abbeveraggio delle pecore.

L’anello si chiude a sainte Euliale du cernon con la visita della commanderie templare di nuovo a la Cavalerie che già dal nome indica anche qui una sede templare. Ultima tappa della giornata in Averyon è la Couvertoirade, paese rimasto completamente come nel medioevo in cui anche l’accesso in auto è interdetto anche ai pochi abitanti e, a giudicare dal parcheggio, frequentato da centinaia di migliaia di visitatori. Si riscende rapidamente dalla Causse e ci si ritrova dopo 130 km a Gruissan.

Venerdè è l’ultimo giorno dedicato al mare e al sole che prendiamo dal terrazzo in pole position vista mare. Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita della salina di Gruissan a l’ile saint Martin e lo stagno d’Ayrolle con immancabile acquisti di vini ad una cava vicina e poi facciamo una cena a base di pesce… con il tramonto alle spalle e con le violacee acque salmastre.

Alle 8 del sabato siamo pronti per la riconsegna della casa e ci accingiamo ad affrontare i nostri 1000 km del ritorno a casa con non pochi rimpianti… innanzitutto per il meteo che non ci ha voluto bene e, poi, per i tanti posti preventivati che però non abbiamo potuto visitare.

Ciò ci ha però permesso di fare una scappata sulla Croisette di Cannes per l’ultimo addio alla francia.

Conclusioni : gita ben organizzata dal sottoscritto, nessun posto visitato si è dimostrato al di sotto delle aspettative, tutti da consigliare per la visita; si è dimostrata vincente la scelta della casa in riva al mare perché comunque rinfranca. Ottima la scelta della spiaggia degli chalets di Gruissan perché molto caratteristici, mare nella totale libertà, servizi di spiaggia comunale gratuiti. Se uno è amante degli sport acquatici ce n’è per tutti i gusti. Centrale per tutta la linguadoca e roussillon.

Elenco anche quello che avevo previsto di vedere ma non ho potuto. Per Nimes ho già detto, ma aggiungo anche la visita dello stabilimento dell’acqua Perrier. Per Sete visitare Bouziques e la cathedrale Maquelone. A Narbonne la cattedrale ed il mercato della domenica. Per Millau le gorges du tarn e Montpellier le vieux. Per Lodeve, lerab ling tempio buddista (da confrontare con quello di Pomaia in italia) e le priurè saint Michel. Dei castelli catari ho già detto, ma sono recuperabili in una prossima gita dedicata ai Pirenei.

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beziers-rhehn

pic nic con ostriche



  • apaolal apaolal
    Ciao . Ho trovato molto interessante e dettagliato il giro . complimenti. Volendo andare in zona a metà settembre, vi chiedo se , x caso , avete una cartina , un elenco o altro per capire i posti dove siete stati. Sono tanti e cercarli leggendo articolo , è un po' complicato. Grazie mille"
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