Trekking itinerante in Valle d’Aosta

Trekking di mezza estate tra i rifugi valdostani
Scritto da: Giustigiusti
trekking itinerante in valle d’aosta
Partenza il: 26/07/2004
Ritorno il: 03/08/2004

TITOLO ORIGINALE: “Voi veni’ a fa’ ‘nu trekkk in Valdaosta????”

Prefazione e avvertimenti: Data la complessità del viaggio e la delicatezza degli argomenti trattati si è resa necessaria una precisazione sulla terminologia usata da alcuni componenti del gruppo (beh, da uno in particolare, un certo Fab…Meglio non fare nomi…) onde evitare incomprensioni e malintesi.

Di seguito vengono specificati i vocaboli più usati in questi giorni: SEMPLICE PASSEGGIATA – una faticosa “scampagnata” di almeno 1.000 mt. Di dislivello o saliscendi interminabili, avente lo scopo di rilassare i muscoli e la mente per poter così affrontare l’escursione impegnativa dell’indomani o dei giorni seguenti.

ESCURSIONE – esattamente il contrario di cui sopra, e quindi suggerita dalla sottoscritta e da Dina ed accettata dal resto del gruppo.

POTENZIAMENTO E DEFATICAMENTO – antiche tecniche ginniche per ottenere cariche energetiche e successivo relax, insegnate e applicate da Fabio direttamente sul campo.

DU’OVASFRITTELLATE (…Buttate in padella co’ du’ pommodoretti, du’ cipollette e quarche melanzana e ‘na chilata de peperoncino…) – uno dei modi applicativi della tecnica di potenziamento di cui sopra “…TRANQUILLI, TRANQUILLI…” – frase esorcizzante della fatica, pronunciata regolarmente ogni mattina, all’inizio di ogni “passeggiata”, allo scopo di rassicurare i partecipanti e non farne fuggire più nessuno.

Sono le 6 di mattina e mi avvio verso il garage a prendere la fida TITTI (la mia scatoletta gialla simil-auto), quando un losco figuro in canottiera, casco e zainone sulle spalle (con scarponcini che debordano indecentemente dai lati del suddetto zaino) appare dietro il cancello, nella penombra dell’ancora incerta luce del mattino, in sella alla sua rombante moto. Forse finalmente è arrivato il mio cavaliere solitario????Ah! No. Riconosco Cesare (Julius Caesar per gli amici) nel losco figuro e spero in cuor mio che il resto del gruppo che ci ha preceduto 3 giorni prima non sia dello stesso turpe livello.

Arriva (diciamo dopo appena qualche minuto…) anche Dina e partiamo quasi in perfetto orario. Il viaggio trascorre abbastanza tranquillo (tralasciando le innumerevoli suonerie che provenivano dalle tasche di Cesare e che suonavano a intervalli regolari di 5 minuti l’una dall’altra…) e raggiungiamo gli altri in serata all’albergo-campeggio Grivola, nella splendida Valsavaranche.

Il gruppo già conta alcuni infortunati e così io mi rincuoro pensando che almeno l’indomani saranno più lenti!!! La cena finisce a base di genepy e suddivisione della compagnia per l’escursione del giorno dopo; si faranno due gruppi, uno più veloce e uno più lento…Lascio ai lettori e a chi mi conosce indovinare con quale gruppo partirò…

Durante la colazione siamo tormentati dalle decisioni indecise di Enrico Toti che, date le sue condizioni fisiche, vorrebbe tornare a Roma, anzi forse no, però forse fa solo un tratto con noi, anzi forse no, però andrebbe sul Ghiacciaio, anzi forse no…E via di seguito. Alla fine salirà al Rif. Vittorio Emanuele con noi (vabbè, adesso lo dico, è il gruppo più lento…).

Arrivo con un po’ di fatica alla meta, siamo a 2800 mt. Circa di altitudine, sotto il magnifico Ghiacciaio del Gran Paradiso, ma sembra di stare a Via del Corso durante le feste di Natale… Ci “spalmiamo” subito sulle rive del laghetto (di origine glaciale – n.D.R.), ma il mio sonnellino sotto il sole è disturbato dal rumore del battito dei denti e dei peli del corpo che si drizzano per il freddo, del nuotatore “Giovanni il Pescecane”, che trascorre i 2 minuti di durata del suo bagno nel lago a scansare gli iceberg che galleggiano, mentre i pinguini applaudono.

Nel pomeriggio, dopo aver preso possesso della nostra stanzina unica (in 13, ma tutti insieme appassionatamente) e dopo aver fatto amicizia con il tibetano (sì, sì è proprio un tibetano venuto in vacanza-lavoro quassù…Mica poteva andare al mare…) andiamo a vedere (dal basso) la vetta del Gran Paradiso e dove inizia la via sul ghiacciaio, sempre scortati da Enrico Toti (che non molla!). Beh, una volta le guide erano a inizio fila, adesso sono in coda e scendono lentamente. I tempi cambiano anche per loro.

La sera ceniamo con il turno delle 19,00 e abbiamo un’ora di tempo per consumare il pasto, senza azzardarci a chiedere variazioni sul menù e con il rischio che ci venga servito a tavola in un piatto la busta di ghiaccio sciolto che serve al ginocchio del nostro Enrico Toti, condita con i quintali di peperoncino richiesti da Fabio per guarnire i suoi piatti di verdure. Alle 20,00 in punto veniamo catapultati fuori dal ristorante del rifugio e ci accomodiamo nella nostra accogliente super-cuccia da 13 letti. E inizia l’andirivieni di ramponi, piccozze, zaini, corde, elmetti, rompighiaccio, ghette, scarponi etc.Etc. Per fortuna la serata è allietata dal passaggio degli stambecchi a pochi metri da noi, dal tramonto rosa sulle montagne e dal riflettersi della luna sul lago. Qui è proprio un Paradiso!

Non è ancora l’alba quando cominciano le grandi manovre nella super-cuccia e nel mio dormiveglia sento pronunciare frasi sconnesse del tipo: “Sbrigati! Che non ci fanno fare colazione!”, oppure –“Fabio, Fabio! Ma di quanti millimetri mi si è gonfiato il ginocchio???”- per non parlare di tutti gli spifferi che mi sono arrivati aprendo e chiudendo la porta. La prossima volta chiederò una cuccia singola… Comunque oggi ho capito che tra tutti i gruppi di trekking che conosco, il nostro è stato quello più flessibile e malleabile e quindi quello che ha subito le più varie diramazioni: 5 sono andati sul ghiacciaio, 1 è rimasto a dormire, 2 sono andate a vedere dove iniziava la via del ghiacciaio, 4 sono partite più tardi per fare un altro giro e successivamente si sono suddivise in 2+3 (perché raggiunte da una delle due di cui sopra, mentre l’altra è discesa a valle per la via breve e poi ha preso il bus). Ah! Dimenticavo, un’altra è partita alle 7 da sola per fare la traversata verso il rifugio Chabod. Beh! La vita è bella perché è varia! Per la cena ci ritroviamo tutti a tavola, sempre al ristorante dell’hotel Grivola, dove però dobbiamo stare attenti ai segnali di fumo emessi dal gestore “Jack OcchiodiFalco”, evidentemente spazientito dai nostri folli orari: ma dove si è visto mai che in Val d’Aosta si cena alle nove passate?! Dato che siamo al Grivola e ci ispira, la serata la concludiamo ai tavolini esterni del bar sorseggiando Genepì e fantasticando sul modo e orario di partenza per l’escursione dell’indomani, dato che non vorremmo prendere l’autobus che passa a orari “impossibili” (le otto di mattina…). E verifichiamo che la nostra fantasia non ha limiti: tra bus, autostop, macchina, passaggi in trattore, muli, uso dell’aratro, cavalli etc.Etc. Scopriamo poi che non è così difficile fare gli 8 chilometri di strada asfaltata che ci separano da Pont e quindi optiamo per la soluzione più ovvia, che ancora non ho capito quale sia. Domattina vedrò, Buonanotte!!

La soluzione è stata trovata! La Jeep di Anna farà la spola tra la Grivola e Pont e la riporterà indietro Enrico Toti accompagnato da Giovanni “The Shark”, i quali, finalmente, hanno deciso di tornare a Roma. Era ora!! Ormai hanno finito tutte le scuse più plausibili per andare via e per non perdere anche la faccia, oltre che le ginocchia, hanno capito che è meglio …Sparire!!! Il gruppo li saluta e nel frattempo pensa al pesante pegno che dovranno far pagare ar Sòla… Iniziamo lentamente la salita a tornanti che da Pont ci porterà al Rifugio Città di Chivasso e dopo appena 5 minuti noto sulla destra del sentiero un rivoletto color fango, ma che forse fango non è. Cosa sarà?!?… Dopo un po’ capisco…Gianfranco inizia ad avere problemi intestinali…A fine giornata avrà la febbre e l’indomani deciderà di partire anche lui. Un altro in meno!!! Il rifugio Città di Chivasso ci accoglie dall’alto della sua collinetta (pensavate forse che era in pianura?) con un “caloroso clima familiare”, ma così familiare, che mi ricorda i tempi in cui mia madre mia faceva i “cazziatoni” quando leggevo Topolino a tavola, oppure quando non volevo la pasta e lei mi diceva che la dovevo mangiare tutta perché era pasta De Cecco, per non parlare di quando dovevo fare presto in bagno e a non attardarmi troppo a fare la doccia, perché altrimenti mi avrebbe tolto l’acqua, o a non poltrire più di tanto nel letto la mattina perché dovevo fare colazione all’alba, e poi c’erano i letti da rifare, la stanza da pulire, i libri da rimettere al loro posto…

Eh! Proprio un bel clima! Tutto questo è riassunto nella figura del gestore del rifugio, forse un diretto discendente di qualche gerarca fascista o forse lui stesso in giovane età era stato uno degli ultimi direttori di qualche lager e adesso era dispiaciuto che glieli avevano chiusi tutti. Però, secondo me, il sogno della sua vita era quella di fare lo scrittore, dato che abbiamo scoperto che stava portando a termine la sua più grande opera, intitolata “Modesti Appunti”, un interessante resoconto di comportamenti indecorosi e inaccettabili dei suoi ospiti e che quindi dovevano essere additati a vita e depennati da tutti gli annali dei rifugi del Cai. In questo elenco, naturalmente, ci siamo classificati ai primi posti, con l’unica scusante che avevamo con noi un morente e quindi 7-bisognoso di amorevoli cure per fargli trascorrere serenamente la notte e per questo non potevamo dormire fuori dal rifugio al freddo e al gelo, dato che era questa la punizione per chi andava a dormire alle 22,05, ben 5 minuti oltre l’orario consentito dal gerarca.

Quindi, dopo la bella “lavata di capa” (lo vedi che poi la doccia era inutile?!…) ci sistemiamo nelle brande a piazze uniche e inizia un bel concerto in LA MAGGIORE diretto da FabioilTrombone, seguito dai lamenti di delirio di Gianfranco, con accompagnamento di una serie di fiati e altri strumenti corporali (meglio non addentrarci nel discorso per pubblica decenza…).

Oggi siamo contenti per due motivi: 1. Siamo sempre di meno.

2. Oggi faremo l’ultima tappa itinerante e…”Sarà una passeggiata!” (questa frase di Fabio mi rimarrà come ricordo di questo trekking).

Difatti la “passeggiata” si rivela una salita “spezza-polpacci” fino al Col Rosset e un’altrettanto “divertente” e acrobatica discesa su pietraia di 500 mt. Di dislivello. Il tutto condito dai racconti di Fabio sulle sue rimembranze ciclistiche di quando pesava 15 kg. Di meno e portava 40 kg. Di bagaglio. Adesso i fattori si sono invertiti (+40 di peso e –15 di bagaglio), ma il rapporto peso-potenza non cambia.

Riusciamo ad arrivare al Rifugio Benevolo in orario. Lo troviamo anch’esso accogliente, soprattutto per le pietanze, ma la nota qualitativa che gli fa guadagnare punti è il sistema avveniristico e superambientalista dei wc: tazze alla turca senza scarico e raccolta riciclabile di carta igienica usata (la raccolta avveniva, secondo me, una volta a settimana…).

Dimenticavo: ho subito un infortunio al gomito per la troppa dimostrazione di amicizia da parte di Fabio. Me ne guarderò bene la prossima volta quando sceglierò un viaggio trekking! 31/07/04. Finalmente riesco a dormire qualche ora in più delle solite due o tre e dopo una “toccata e fuga” nell’indecoroso wc, partiamo per fare la “solita passeggiata” alla Fabio per andare a prendere il bus che ci riporterà ad Aosta. Lungo il sentiero che costeggia il torrente alcuni ne approfittano per fare una doccia veloce sul prato.

Anche se siamo rimasti in pochi, non riusciamo a resistere alla tentazione di dividerci, e io e Dina andiamo ad esplorare un sentiero alternativo alla strada (che è dritta, in discesa, asfaltata…Bleah!). Incrociamo una processione di fedeli che vanno in silenzio verso il rifugio, mentre il nostro cammino è allietato dai fischi delle marmotte (meno male che c’è ancora qualche essere vivente che mi fischia…) e poi troviamo una magnifica mulattiera fangosa che sale, sale, sale…Ma quando spiana??? Vabbè, ci rendiamo conto che forse non è il percorso giusto quando dall’alto vediamo passare gli altri che sono piccoli piccoli, alti solo mezzo millimetro, e quindi decidiamo di scendere e raggiungerli per la via normale. Peccato! Per una volta che eravamo riuscite a fare una “passeggiata” per conto nostro…

Saliamo sul bus e arriviamo a Aosta e mentre aspettiamo gli altri che sono andati a recuperare le macchine a Cogne, diamo libero sfogo alla nostra voglia di shopping, rimasta repressa per ben 5 giorni di solitudine e silenzio tra le montagne. Respingo a fatica Cesare che cerca di darmi consigli su come mi sta il costume da mare (siii, lo so che le montagne sono vicine, ma potrebbe sempre servire un costume…) e ci avviamo alla ricerca disperata del patè di funghi che Dina vorrebbe comprare per Fabio, alimento necessario per portare a termine il potenziamento che ha iniziato in questi giorni. Finalmente lo troviamo e carichi di pacchettini prendiamo la macchina a andiamo a Chamois per stare lì 3 giorni. “Tranquilli!!! Adesso ci riposiamo e ci godiamo quest’altra valle…” disse la solita vocina dietro le mie spalle… All’arrivo all’albergo Bellevue (beh, si, il nome merita davvero) c’è l’amara sorpresa: non c’è acqua per tutto il paese e non si sa quando tornerà, se tornerà, dove tornerà…Ho un momento di sconforto e sto quasi per crollare, e decido di andare a rilassarmi un momento sul letto, quando dal bagno della camera sento dei rumori “amici” che 9 –9 provengono dalle tubature. Provo ad aprire il rubinetto ed ecco: …Splosh… sgurgh… gruugle… Sììììììì, i rumori sinistri sono proprio di ACQUA! Non sono mai stata così contenta di vedere un rubinetto da cui esce acqua…Quante cose si apprezzano in questo Trek! Torno rincuorata a tavola e facciamo conoscenza con il gestore siciliano, coadiuvato dal socio calabrese e dalla compagna torinese e dai due figli di lei. Un bel fritto misto, da cui però ogni sera escono deliziose pietanze ed il clou verrà raggiunto l’ultima sera con una mitica pasta e fagioli – beh, questa è una storia che riprenderò più tardi.

Passeggiatina per digerire e tutti a nanna, io in camera con Julius Caesar, Rosanna e Carlo con cui dividerò il letto a castello che cigola, cigola ed è a forma di amaca…Una delizia per le povere ossa stanche.

Metà della tavola riservata per la colazione è occupata dalla cartina che sta studiando Fabio per vedere quale “passeggiata” ci proporrà oggi. Come al solito, si potranno fare delle varianti e per fortuna si decide di prendere la seggiovia per eliminarci 700 mt. Di salita e così si andrà più tranquilli…E’ incredibile, sta diventando un essere umano anche lui – penso tra me e me – ma, purtroppo, mi ricrederò durante il corso della giornata, quando affronteremo salite, discese, altre salite, altre discese …Superando colli, scendendo ai rifugi, risalendo i colli di prima e quelli sconosciuti…E via di seguito. Alla fine conteremo circa 1000 mt.In salita e circa 1500 in discesa…Beh, oggi era una giornata di “defatigamento”…

Lungo la via del ritorno incontriamo un tipo, già visto da alcuni di noi nei giorni precedenti, con zainone, scarpette da ginnastica e ombrellino foderato di carta argentata, e decidiamo di fermarlo. Si chiama Scooott (da pronunciare con la “O” molto aperta), viene da San Francisco, è in giro per le Alpi da circa un mese e forse tornerà negli States a metà agosto, o forse a settembre, o forse rimarrà a girare le montagne di tutto il pianeta…E’ entusiasta dei panorami che si vedono quassù, dei fiori, degli animali, dei colori, dei profumi, delle bellissime sensazioni che provi da tutto questo…(beh, su questo sono d’accordo anch’io) . Quindi, non è proprio “sbroccato” del tutto, giusto un po’. 10 -Dopo la chiacchierata, lo salutiamo e lo vediamo incamminarsi, tranquillo e felice, con il suo passo lento, verso quelle cime che io…Sob…Sniff…Sigh…In questo momento sto lasciando!!! Arrivo trascinandomi all’albergo e concludiamo la serata “ammorbati” dal fotografo ottantenne che ci fa vedere il suo misero book di scatti, eseguiti da lui e da sua moglie, che mostrano un’altissima perfezione come composizione architettonica e giochi di luce e ci spiega che in queste foto ognuno può vedere quello che vuole, perché devono lasciare affascinato l’osservatore, trasmettendogli qualsiasi cosa…Sarà così! A noi ha trasmesso uno sbadiglio generale che, al momento opportuno, riusciamo a sganciarci da lui, lo salutiamo e ce ne andiamo a dormire. Buonanotte – gnic- gnic – (è il letto cigolone…).

Ultimo giorno ed è la sommossa. Io e Dina proponiamo e obblighiamo tutti a fare finalmente un’escursione degna del proprio nome. Salitina (prevista di due ore ma effettuata in un’ora e mezza – ormai non ci ferma più nessuno), bagnetto al lago, discesa con variante e giro turistico a Valtournanche al caseificio per comprare qualche souvenir. Meglio di così! Ci manca il gelato artigianale che non riusciamo a trovare, ma ci accontentiamo.

Tornando all’accenno di qualche giorno fa, la serata si conclude con la pasta e fagioli che parla da sola (forse nelle ore seguenti ha fatto parlare anche gli altri, ma questo non si saprà mai…).

Giorno di partenza. Carichiamo le macchine e via.

La vacanza è finita e devo dire che per me è stata una bella esperienza che mi ha arricchito molto e mi ha dato tanto, in particolare: un livido sul gomito sinistro, uno sulla coscia e due su una natica.

In futuro farò una ricca assicurazione contro gli infortuni e starò lontana da certi tipi che si definiscono amici e vogliono a tutti i costi dimostrarti il loro affetto e di come si preoccupano per me. Grazie ancora! Giustina.

APPENDICE: Si sono inoltre distinte, per meriti acquisiti sul campo, le seguenti specialità: -POLENTA CONCIA: Alimento tipico valdostano consistente in una ciotola bollente stracolma di polenta gialla granulosa mista a quintali di fontina puzzolente e burro sciolto come se piovesse e spolveratona di parmigiano. Nell’insieme un misto saporito e gustoso e soprattutto moooolto digeribile!! -BARRETTE E INTEGRATORI VARI: Prima della partenza Fabio ha consigliato a tutti i partecipanti di rifornirsi di barrette energetiche e altri integratori. Abbiamo tutti preso alla lettera il consiglio e per non sbagliare, si è anche un po’ ecceduto. Quindi, alla fine potevamo contare sulla seguente scorta energetica: 10 kg. Di barrette, una ventina di fiale di EPO, farmaci antidolorifici a volontà, creme, gel, e sostanze sconosciute o vietate al commercio, ma altamente lenitive e corroboranti, sali minerali in bustine, pasticche o sotto forma di fettine di torta. Ancora non abbiamo capito quali siano gli effetti collaterali derivanti dall’assunzione di tutte queste sostanze, ma penso che sia questione ormai di giorni, o forse di ore.

MELONE GALLEGGIANTE IN LAGHETTO ALPINO D’ALTA QUOTA: è una nuova varietà di melone che si trova solo in Val d’Aosta… O forse era la testa di Fabio che galleggiava mentre faceva il bagno??? -ORAPI: è stata rischiata l’estinzione di questo spinacio selvatico, se non fermavamo in tempo Fabio che ormai, munito di machete e saccone sulle spalle, era partito alla deforestazione completa degli orapi, perché voleva creare la sua ricetta tipica: una megatortona alta dieci piani ripiena di orapi, melanzane, zucchine, du’ovastrapazzate e peperoncino, peperoncino, peperoncino… -SACCOLENZUOLO DI SETA: il mio!!!!! E non l’ho ceduto a nessuno! Nel disagio dei rifugi le mie stanche membra hanno riposato in questo tessuto scivoloso e sensuale, mentre occhi invidiosi me lo hanno spiato e cercato di carpirne il suo segreto…Ma non lo dirò a nessuno! Solo dietro pietosi strisciamenti ai miei piedi e pagamenti vari ne eseguirò qualcuno su richiesta – ho detto qualcuno!!!! Descrizione itinerario: 27 luglio – Da Pont (mt.1960) al Rif. Vittorio Emanuele (mt. 2730).

Pomeriggio – Dal Vittorio Emanuele all’inizio del ghiacciaio (mt. 2900), e ritorno.

28 luglio – Dal Rif. Vittorio Emanuele (mt. 2730) al Rif. Chabod (mt. 2750) traversata saliscendi e discesa all’Hotel Grivola (mt. 1630) di cui 4 chilometri su asfalto… 29 luglio – Da Pont (mt. 1960) al Rif. Città di Chivasso (mt. 2604) 30 luglio – Dal Rif. Città di Chivasso (mt. 2604) al Col Rosset (mt. 3023) al Rif. Benevolo (mt.2285) 31 luglio – Dal Rif. Benevolo (mt.2285) a Rhemes Notre Dame (mt.1725)– Bus per Aosta e trasferimento a Chamois in funivia (mt. 1835) 1 agosto – Funivia da Chamois fino a mt. 2500 – Col de Nana (mt. 2770) discesa al Rif. Grand Tournalin (mt. 2600) risalita al Col de Nana (mt. 2770) saliscendi per Cheneil e ritorno a Chamois.

2 agosto – Da ValMartin (mt.1500) al lago di Cignana (mt. 2158) e ritorno a ValMartin.



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