Costa Verde e iglesiente, una sorpresa dietro ogni curva

Non eravamo mai stati in Sardegna. Succede a chi viaggia per passione, si battono rotte lontane e si trascurano quelle dietro l’angolo
Scritto da: steve63
costa verde e iglesiente, una sorpresa dietro ogni curva
Partenza il: 15/06/2011
Ritorno il: 22/06/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
INTRODUZIONE

Non eravamo mai stati in Sardegna. Succede a chi viaggia per passione, si battono rotte lontane e si trascurano quelle dietro l’angolo. Questo è “il viaggio” di Elisabetta. Erano anni che lo corteggiava, lo sognava, di tanto in tanto provava a sondare i miei desideri e quelli di Riccardo, cercando di ritagliare un piccolo spazio tra le priorità del nostro essere viaggiatori “tout court” (Namibia, Samarcanda, Sud America…).

La sua tenacia e costanza andavano premiate e così fin dallo scorso autunno, la Sardegna diventò il punto fermo per le nostre vacanze 2011.

PROgrammazione DEL VIAGGIO

Il viaggio è stato organizzato in autonomia; fissate le date, pianificato l’itinerario ed acquistati i biglietti dei voli sul sito della compagnia aerea, non ci restava che noleggiare l’auto e trovare gli alloggi migliori per le nostre esigenze. Il programma, con il punto fermo dell’arrivo e della partenza da Cagliari, è stato strutturato a blocchi di due – tre giornate per zone geografiche (Costa Verde, Isola di San Pietro, Costa del Sud), cercando comunque di mantenere all’interno di ogni blocco un minimo di flessibilità, per poter modificare e/o implementare in corso d’opera l’itinerario originale in base alle sensazioni ed emozioni del momento. Da amanti della natura quali siamo, abbiamo deciso di concentrare la nostra visita nella zona sud occidentale dell’isola, tenendoci ai margini delle rotte più battute dal turismo di massa. Mi sono stati di notevole aiuto nella pianificazione del viaggio alcuni siti istituzionali come paradisola.it, ed alcuni portali internet sui quali ho reperito importanti informazioni seguendo i forum e leggendo numerosi diari di viaggio.

Guida: Touring Club Italiano – Guida rapida d’Italia (Volume 4).

Periodo: da Mercoledì 15 a Mercoledì 22 Giugno 2011

Partecipanti: Stefano, Elisabetta e Riccardo.

Voli: Venezia Marco Polo – Cagliari Elmas a/r entrambi operati dalla compagnia Ryanair (1 ora e 30 minuti di volo).

Mezzi di trasporto: Come accennato nella sezione “Programmazione del viaggio”, per poterci muovere in totale autonomia abbiamo scelto di noleggiare un’auto. Per visitare l’isola di San Pietro invece, abbiamo utilizzato i traghetti della compagnia Saremar seguendo due rotte diverse: Portovesme – Carloforte all’andata e Carloforte – Calasetta (isola di Sant’Antioco) al ritorno.

Alloggi: in un viaggio itinerante come il nostro, avevamo l’esigenza di cambiare sistemazione ogni due giorni. Gli alloggi sono stati scelti accuratamente tenendo conto dello sviluppo del nostro itinerario, cercando di mediare tra qualità, prezzo e posizione strategica rispetto alle località da visitare. Durante il viaggio abbiamo usufruito di due hotel, un albergo a conduzione famigliare e un bed and breakfast.

Appunti di viaggio: Come già fatto nei diari precedenti, cercherò di trascrivere in questi appunti quello che abbiamo vissuto on the road a livello di emozioni e sentimenti.

tratto dalla mia moleskine…

Mercoledì, 15 Giugno: volo Venezia – Cagliari, trasferimento ad Iglesias e visita della zona di Buggerru

da Venezia…

Venezia e Trieste rappresentano da sempre i nostri abituali punti di partenza (e di arrivo). Nel momento in cui si aprono le porte del gate d’imbarco ha inizio un nuovo viaggio e con esso nuove storie da raccontare. Questa volta tocca alla Sardegna.

Mi guardo un po’ in giro e penso che nessun luogo al mondo come un aeroporto, riesca a rappresentare al meglio quella che dovrebbe essere la normalità nella vita di tutti i giorni: l’integrazione e la tolleranza tra i popoli. Un’aerostazione è una specie di zona neutra dove non ci sono razze, religioni e culture che dividono, è una babele di lingue, inflessioni ed accenti, ma al tirar delle somme si parla tutti lo stesso linguaggio e si compiono le stesse azioni.

dalla Sardegna….

Quello di oggi l’abbiamo definito a posteriori “il pomeriggio dei paesaggi”. Andiamo a scoprirli assieme. Durante il tragitto che da Cagliari ci conduce a Iglesias (sulla statale n° 130), degli oleandri in fiore ai lati della strada ci scortano come sentinelle fino al nostro approdo, mentre dai prati giallo paglierino che si espandono sui dolci avvallamenti circostanti proviene un profumo di fieno e paglia da poco battuti. Prendiamo posto nel nostro hotel ad Iglesias e senza perdere tempo ci dirigiamo verso la costa. Appena fuori città, la strada inizia ad inerpicarsi verso il passo di Arcu Genna Bogai (549 metri slm) tra enormi cactus in fiore, macchie gialle di ginestre ed arbusti verdeggianti. Terminata la discesa ci ritroviamo nell’abitato di Fluminimaggiore. Il paese si sviluppa lungo la strada principale (la statale n°126) ed è animato da un via vai di gente: persone che chiacchierano fuori dagli esercizi pubblici, ragazzi che scorazzano per i vicoli in motorino, donne ed anziani seduti all’ombra sull’uscio di casa, proprio come si usava fare una volta anche da noi. Quando prendiamo lo svincolo per Buggerru, dei pini marittimi annunciano l’approssimarsi del mare. Ricompaiono d’incanto gli oleandri e le rocce rossastre tradiscono l’origine mineraria del terreno.

Pochi chilometri dopo aver attraversato il paesino di Buggerru, si arriva alla deviazione che porta alla spiaggia di Cala Domestica. E’ ormai il tardo pomeriggio, siamo quasi soli, i presenti si contano sulle dita di una mano e si perdono tra ciuffi di giunco, pietre, arbusti di ginepro ed i ruderi di due edifici abbandonati e pericolanti posti su entrambi i lati della cala. Il luogo è selvaggio. Uno stretto sentiero scosceso tra le rocce (grigie, rosse ed ocra), ci conduce in un’altra caletta. Un piccolo tesoro nascosto. Rimaniamo sdraiati in silenzio a contemplare il moto ondoso dell’acqua, siamo isolati da tutto e da tutti, soli con i nostri pensieri e le nostre emozioni, l’ambiente ovattato che ci circonda viene “disturbato” solo dal suono delle campanelle di un gregge di pecore che si è spinto fin qui in cerca di cibo. Ma questo rende ancora più reale quello che stiamo vivendo.

Sulla via del rientro ad Iglesias, prima di riprendere i tornanti della 126, ci fermiamo ad ammirare un’ultima volta il paesaggio dal minuscolo borgo di Portixeddu. E’ un vero e proprio teatro naturale, sulla piazzetta adiacente alla spiaggia sono state costruite delle panchine che si affacciano proprio sul mare.

Giovedì, 16 Giugno: escursione in Costa Verde

La luce del giorno, che filtra nella nostra stanza da letto attraverso le fessure delle tapparelle, ci annuncia che il momento della sveglia è arrivato. Riprendiamo la statale n°126, passiamo il Lago di Punta Gennarta e ci addentriamo nel toboga del monte Marganai. Lasciata alle spalle Fluminimaggiore, invece di prendere la deviazione per Buggerru come ieri proseguiamo per i tornanti che ci portano dapprima al passo di Bau Gennamari (498 metri slm) e poi, curva dopo curva, fino all’abitato di Arbus. Da qui ci tuffiamo verso Montevecchio attraverso un paesaggio che di colpo cambia aspetto: vallate brulle segnate dal maestrale prendono il posto del verde dei pini e degli alberi di medio fusto. Ci stiamo addentrando nel Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna, ufficialmente riconosciuto nel 1997 dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità, con lo scopo di tutelare il bagaglio scientifico, storico e culturale dei siti nei quali l’uomo ha utilizzato le risorse geologiche e minerarie. Fino alla metà del 1900 infatti, l’economia della zona era basata sull’attività mineraria da cui proveniva circa il 10% dell’intera produzione mondiale di piombo e zinco.

La Costa Verde si estende per una quarantina di chilometri ed è delimitata a nord dal borgo di Marina di Arbus e a sud da Capo Pecora. Noi iniziamo la visita un po’ più su, dalla località di Torre dei Corsari, luogo che prende il nome dalla torre di Flumentorgiu. Le torri sui promontori sono una caratteristica di tutta la Sardegna e furono erette dagli spagnoli per proteggere la popolazione dalle incursioni dei pirati saraceni. Torre dei Corsari è un villaggio tipicamente turistico, situato su una baia dominata da alte falesie calcaree. Ci spingiamo fino ai belvedere creati dalla natura, siamo circondati solo da rocce ed arbusti di lentisco e mirto, negli anfratti che si trovano nello strapiombo sotto di noi il mare è trasparente e riusciamo ad intravedere il fondale fin da quassù. Una stradina si snoda tra le villette e ci conduce fino alla torre. Le onde che si infrangono sugli scogli formano una schiuma bianca che disegna strane figure geometriche. Di tanto in tanto dal mare arriva qualche folata di maestrale. Buttiamo l’occhio verso nord ed intravediamo le lunghe spiagge gialle che si sviluppano fino al promontorio di Punta s’Aschivoni.

Una volta lasciato il borgo, a Marina di Arbus prendiamo la strada costiera che ci conduce a Piscinas, prossima tappa della nostra visita. Entriamo in un ambiente isolato dal resto del mondo, incontriamo un piccolo villaggio abbarbicato su un pendio (Portu Maga) e sulla nostra destra un susseguirsi di calette sabbiose circondate da grossi ciuffi di giunco ed arbusti. Tre chilometri circa prima di arrivare a Piscinas, la strada si restringe e diventa sterrata. Il percorso è tortuoso e prima di arrivare a destinazione dobbiamo guadare due piccoli corsi d’acqua, il primo dei quali ha l’acqua rossa in quanto ricca di minerali. Niente di impossibile comunque, noi con una piccola utilitaria non abbiamo avuto problemi, consigliamo solo la dovuta attenzione.

Tra alte dune di sabbia arriviamo finalmente ad uno spiazzo adibito a parcheggio. Qui si trova l’unica struttura ricettiva della zona (costruita comunque nel rispetto del paesaggio che la circonda), ed adiacenti alla spiaggia si trovano due chioschi in legno dove si possono affittare ombrelloni e lettini oltre a consumare cibi e bevande. La spiaggia è lunghissima, basta allontanarsi di poche centinaia di metri per inoltrarsi in un’oasi di pace tra alte dune di sabbia giallastra modellate dai venti dominanti. Infatti, tra le dune, non è difficile imbattersi anche in alberi e piante piegati dal vento.

Tracce di escrementi certificano la presenza di ovini nel circondario. Basta attendere un po’ infatti ed arriva dapprima un gregge di capre ad abbeverarsi nel piccolo corso d’acqua che sfocia nel mare e subito dopo un gregge di pecore alla ricerca di cibo nelle vicinanze dell’hotel. Dalla battigia, dove l’acqua ancora fredda di questi ultimi giorni di primavera ci accarezza i piedi, intravediamo verso nord l’edificio dell’ex colonia marina di Funtanazza, utilizzata fino al secolo scorso per accogliere i bambini dei minatori durante il periodo delle vacanze.

Tra lunghe camminate e bagni di sole si è fatto il tardo pomeriggio e così dobbiamo lasciare a malincuore un posto di una bellezza unica, selvaggia. Durante il tragitto che ci porta verso Ingurtosu, sempre su strada sterrata, incontriamo quello che rimane dei vecchi impianti minerari della zona: la laveria Brassey nel cantiere di Naracauli (in condizioni di degrado) ed il pozzo Gal (adibito a museo). Oltre che in qualche gregge di ovini ci imbattiamo in alcuni capi di bovini al pascolo. Il traffico da queste parti è inesistente, l’abbiamo constatato in questi primi due giorni ed anche la presenza di turisti è scarsa, certificata solo da poche macchine con targa straniera. Nonostante sia un’isola e quindi circondata dal mare, la Sardegna è molto legata alla cultura ed ai prodotti della terra: formaggi, insaccati, vini, marmellate ed olio.

Venerdì, 17 Giugno: visita a Nebida e Masua, trasferimento all’isola di San Pietro

Quando scendiamo per fare colazione fa già molto caldo e quindi decidiamo di consumarla all’aperto, al fresco, sulle poltrone in vimini che circondano la piscina. Le prime pagine dei giornali evidenziano il rischio default della Grecia (sull’orlo di un crack finanziario) ed il nostro pensiero va subito ai nostri parenti che vivono laggiù.

Siamo in piena zona mineraria del Sulcis e sugli avvallamenti color ocra appena fuori Iglesias, vediamo le strutture della miniera di Monteponi. Prima di raggiungere Portovesme, località di partenza dei traghetti per San Pietro, ci concediamo un’ultima escursione verso il mare. Lasciamo la statale n° 126 ed attraverso una strada panoramica, a cui lati crescono delle grandi piante di aloe vera, ci arrampichiamo fino a Nebida e Masua, due piccoli borghi situati in cima a dei promontori. Dai vari belvedere che incontriamo durante il tragitto ammiriamo un panorama suggestivo: quattro faraglioni, uno dietro l’altro, il primo dei quali popolato da una chiassosa colonia di gabbiani. Dalle spiaggette di Masua, tra formazioni rocciose color grigio, si vede il Pan di Zucchero, un vero e proprio monumento della natura, un faraglione alto 132 metri originato dall’erosione del mare che ne ha determinato l’isolamento dalla terraferma. Da Nebida invece si vedono le rovine della laveria Lamarmora affacciata sul mare.

Alle ore 13.30 salpiamo da Portovesme e dopo circa 40 minuti di navigazione attracchiamo sul molo di Carloforte, posto proprio di fronte alla statua di Re Carlo Emanuele III° di Savoia. Prendiamo posto nel nostro albergo situato pochi chilometri fuori città, in località Taccarossa. La struttura, semplice, è immersa in un’oasi di natura e tranquillità. Poco più avanti, in località La Punta, si trova il complesso della tonnara. Ci arriviamo in pochi minuti, attraversando una zona di villette bianche, alcuni bovini al pascolo e le proprietà delimitate da muretti a secco. Alcuni edifici della tonnara sono tutt’ora in funzione, altri invece sono chiusi ed in stato di abbandono. Attraversiamo il cortile tra vecchie imbarcazioni in legno e reti accatastate in mucchi disordinati e raggiungiamo il molo. Arriviamo proprio nel momento in cui i pescatori stanno scaricando il bottino di giornata, sotto lo sguardo attento degli ufficiali della capitaneria di porto. I grossi tonni rossi, dalla cui bocca cola ancora il sangue, vengono riposti grazie ad una paranco su un carretto in ferro trainato da un trattore, per poi essere trasportati all’interno degli edifici per la lavorazione e la conservazione. Siccome il mondo è piccolo (come si dice), tra la piccola folla di marinai, pescatori, operai ed impiegati conosciamo Marco, friulano come noi, che vive a non più di 15 chilometri da casa nostra. Si trova qui per lavoro e rappresenta la ditta che acquista la quasi totalità del tonno pescato in questa tonnara. E’ arrivato qui alla fine di Aprile, ci spiga che la prima mattanza si è svolta a metà Maggio e, ad occhio e croce, stima di rimanere qui a Carloforte ancora una decina di giorni, giusto in tempo per un’ultima battuta di pesca. Il tonno poi, dopo la prima fase di lavorazione, fa il seguente giro: da Carloforte viene inviato nello stabilimento della ditta di Marco che ha sede a Palmanova (in provincia di Udine), viene lavorato, ed infine smistato a tutti i clienti in giro per l’Italia (ristoratori e grossisti).

Rientriamo a Carloforte al tramonto. Ci fermiamo alcuni minuti in piazza Repubblica. E’ di forma quadrata, vicino ai vertici ci sono quattro grosse piante (tre sono sicuramente magnolie) attorno alle quali sono state costruite in cerchio delle panchine in laminato di ferro. Sono occupate principalmente da anziani e la cosa strana è che gli uomini stanno con gli uomini e le donne con le donne. Anche piazza Pegli è animata, anche se la gente non si ferma in quanto poco riparata dal sole. Terminiamo la serata gustando in ristorante uno dei piatti tipici della cucina del luogo: il tonno arrosto alla carlofortina. Eccone la ricetta:

Ingredienti:

400 gr. di tonno fresco (preferibilmente quello di Carloforte) tagliato a fette medie, olio extravergine d’oliva, 3 spicchi d’aglio sbucciati, mezzo bicchiere di vino bianco, 3 cucchiai di salsa di pomodoro, 5 foglie di alloro, aceto bianco, 1 cucchiaio di farina, sale.

Preparazione:

Lavare il tonno e asciugarlo bene. Friggerlo in una padella ampia (leggermente infarinato) in olio abbondante finché non è ben dorato. In un tegame a parte, posizionare il tonno fritto in un po’ d’olio in cui avrete dorato gli spicchi d’aglio schiacciati. Fare insaporire il tonno, aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco e lasciar consumare per alcuni minuti. Aggiungere la salsa, alcune foglie di alloro e qualche cucchiaio di aceto bianco, fate svaporare e lasciate consumare il tutto nella salsina di cottura con coperchio semichiuso.

Prima di chiudere la giornata trascrivo alcuni brevi cenni storici sull’isola. Nel 1738 fu colonizzata dagli abitanti di Tabarka, un’isola tunisina, colonia ligure di proprietà dei Lomellini, allora signori di Pegli, che allo scopo di sfruttare i ricchi banchi di corallo l’avevano popolata con pescatori provenienti prevalentemente da quella località della Liguria. I motivi che spinsero i tabarkini ad abbandonare l’isola furono soprattutto l’impoverimento dei banchi di corallo, la limitata estensione dell’isola, che non era più in grado di soddisfare le esigenze di una popolazione in continua crescita e le incursioni dei pirati. Conosciuta l’intenzione del Re Carlo Emanuele III° di voler ripopolare la Sardegna, ne approfittarono per lasciare Tabarka e stabilirsi qui a San Pietro.

Sabato, 18 Giugno: isola di San Pietro

Dalle ampie vetrate della sala ristorante del nostro albergo, la vista spiana giù per la vallata fino al mare. Sotto di noi un giardino di ulivi, limoni, cactus, oleandri e splendide bouganville lillà in fiore. In lontananza, controluce, intravediamo un traghetto che fa la spola con Portovesme, il mare placido che riflette su di noi i raggi del sole e le colline che contornano la costa del Sulcis.

Questa istantanea, come le altre della giornata, la dedichiamo a Stefania ed Andrea, che stamattina nella chiesa della Madonna del Mare a Trieste si uniscono in matrimonio. Stefania è una mia collega di lavoro, ci siamo conosciuti poco meno di un anno fa e subito mi parlò del suo sogno e del progetto che stava prendendo forma. Bene, oggi quel sogno si avvera ed il progetto diventa realtà. Felicitazioni!

Stamattina abbiamo in programma l’escursione a Capo Sandalo. Poco fuori l’abitato di Carloforte, prendiamo la stradina che seziona orizzontalmente in due l’isola e dopo una decina di chilometri arriviamo al faro. Lo lasciamo sulla nostra destra, parcheggiamo la macchina su uno spiazzo e da li ci incamminiamo su un bel sentiero pavimentato verso un belvedere. C’è pochissima gente a quest’ora e questo ci permette di sederci sugli scogli ed estraniarci da tutto. Percepiamo solo le folate del vento ed i gridi dei gabbiani, che trovano riparo sulle falesie sotto di noi. Non lontano da qui vive anche una colonia di falchi della regina. Queste sono sicuramente le zone più battute dal vento sull’isola e di conseguenza la vegetazione ne risente. E’ molto bassa, di specie mediterranea, come il cisto, il rosmarino, il cactus e l’euforbia. Un altro sentiero ci permette di scendere giù abbastanza agevolmente fino a livello del mare. Prima di rientrare a Carloforte ci fermiamo sulla spiaggetta di Cala Fico e poi alle vecchie saline, dove avvistiamo alcuni esemplari di fenicottero rosa.

Lo scirocco intanto continua a soffiare forte, però i marinai ci hanno già preannunciato che da domani girerà in maestrale.

Trascorriamo parte del pomeriggio in una delle spiagge della costa sud dell’isola: La Bobba. Dal parcheggio antistante la cala, parte un sentiero pavimentato che in una decina di minuti di camminata porta a Le Colonne, due faraglioni circondati dalla schiuma bianca prodotta dal frangersi delle onde.

La cittadina di Carloforte è ben curata, sul lungomare fanno bella mostra di se alberi di palma e bouganville fiorite. Le facciate delle case sono di color pastello, le persiane delle finestre sono in legno mentre le porte (sempre in legno) che danno sui balconi vengono chiamate galaie. Dal lungomare partono stretti vicoli in ascesa che si propagano nel borgo antico. La chiesa di San Carlo attende i fedeli per la celebrazione religiosa prefestiva.

Prima di andare a letto, ci fermiamo nel salotto del nostro albergo per un ultimo brindisi in onore di Stefania ed Andrea. Gustiamo un ottimo vino bianco della casa, accompagnato con fettine di pecorino fresco ed olive verdi in salamoia.

Domenica, 19 Giugno: isola di San Pietro, trasferimento a Teulada

Apriamo gli infissi della nostra camera da letto ed appuriamo subito che i marinai avevano ragione. Una brezza fresca di maestrale infatti si infila nella nostra stanza. Come dicevamo nella sezione “Alloggi”, la struttura che ci ospita è a conduzione famigliare ed è situata in una posizione incantevole. Uno dei proprietari ci spiega che grazie all’arrivo dei turisti lavorano da maggio ad ottobre, poi durante l’inverno si dedicano alla sistemazione del giardino e raccolgono bacche, frutta ed olive. Il vento intanto ha il pregio di espandere il profumo della macchia mediterranea mentre il cinguettio degli uccelli produce delle rilassanti melodie. A colazione gustiamo un’ottima marmellata al melograno fatta i casa.

Il traghetto pian piano si allontana da Carloforte, le palme sul lungomare diventano sempre più piccole, l’isola dei Ratti e l’isola Piana ci scivolano a fianco, nonostante il mare sia mosso la navigazione non ne risente più di tanto. Nel primo pomeriggio arriviamo a Teulada.

Anche se ventosa, è una bellissima giornata di sole. La spiaggia di Porto Pino si snoda lungo una pineta. La stragrande maggioranza dei bagnanti si concentra nelle zone adiacenti ai parcheggi e quindi bastano alcune centinaia di metri per isolarsi. Facciamo una lunga camminata fino alle dune ricoperte da giunco e piccoli arbusti, i surfisti maneggiano il boma a fatica, la sabbia alzata dal vento si stampa sulle nostre gambe pizzicandoci la pelle.

Durante il tragitto che da Giba ci ha condotti fino a Teulada, abbiamo incontrato diverse zone militarizzate. Ricordo infatti che già nei primi anni ottanta, quando feci il servizio militare, diversi corpi venivano fin qui a fare le esercitazioni periodiche.

Lunedì, 20 Giugno: Teulada, visita a Santadi ed alla Costa del Sud

Facciamo colazione all’aperto sul terrazzo che si affaccia al giardino del bed and breakfast che ci ospita. La signora Antonietta ci riempie di attenzioni (e golosità), le nostre labbra affondano nella schiuma del cappuccino caldo mentre una lieve brezza fresca ci accarezza le spalle.

Per quelli che arrivano a Teulada provenienti da sud ovest, la città si annuncia con un viale di palme, preceduto da canneti, ulivi e cactus.

La Sardegna non finisce mai di stupirci! Dopo averne ammirato le bellezze in superficie, oggi andiamo a scoprire quelle che si trovano nel ventre della terra. Entriamo così nel magico mondo fatto da concrezioni, stalattiti, stalagmiti ed aragoniti delle grotte di Is Zuddas, situate alcuni chilometri prima di raggiungere Santadi. La visita guidata dura circa 45 minuti e noi ci sentiamo di consigliarla a chi passa da queste parti. Sulla strada che da Teulada porta a Santadi ci sono alcuni belvedere ben segnalati: da uno di questi si ha una vista suggestiva fino al mare.

Terminata la visita facciamo rientro a Teulada ed appena fuori città svoltiamo a sinistra in direzione di Porto Budello. La strada è fiancheggiata da grandi oleandri, una volta arrivati sulla costa prendiamo la splendida panoramica (n° 71) che ci conduce in un vero e proprio toboga lungo la Costa del Sud. Visitiamo lo scoglio su cui posa la torre di Capo Malfatano, poi andiamo a Cala Tuerredda per trascorrere alcune ore in spiaggia. Il mare lascia senza parole per le sue diversità cromatiche di blu, però la spiaggia è talmente affollata che quasi quasi ci manca il respiro. Anche se il luogo è un must da queste parti, almeno per oggi rinunciamo. Abbiamo bisogno di un posto tutto per noi, quasi esclusivo direi, e quello che cerchiamo lo troviamo nella spiaggetta di Campionna. Siamo soli, alla nostra sinistra svetta Capo Malfatano, alla nostra destra invece l’isolotto di Campionna, sopra il quale volteggiano i gabbiani come fossero degli aquiloni. Gli scogli hanno diverse tonalità di colori (bianco, grigio, panna), le montagne che stanno dietro di noi hanno le cime brulle. Rimaniamo lì a contemplare la natura fino a pomeriggio inoltrato, poco prima del tramonto “qualcuno” ci priva dell’esclusività del posto e così capiamo che è venuto il momento di rientrare alla base. Appostato sul ciglio della strada, un venditore ambulante di prodotti tipici: formaggi e salumi. Anche se protetti da un ombrellone, non osiamo pensare in che condizioni arrivino a fine giornata sotto il sole.

Seguendo il consiglio dei proprietari del bed and breakfast, decidiamo di spingerci per cena fino a Porto Pino. Mangiamo un piatto tipico della regione, gli spaghetti alla bottarga di muggine, piatto gustoso, saporito e molto semplice da preparare.

Martedì, 21 Giugno: escursione alla Costa del Sud e trasferimento a Cagliari

Nella stesura del nostro itinerario avevamo battezzato la giornata di oggi come “jolly”, con l’aeroporto di Cagliari quale unico punto fermo in quanto dovevamo riconsegnare la macchina all’agenzia di autonoleggio nel pomeriggio.

Ripartiamo per completare la visita della Costa del Sud. In questa zona l’industria del turismo è più sviluppata rispetto alla selvaggia Costa Verde, e questo progresso ha sfornato un paio di “intrusi” urbanistici che fanno un po’ a pugni con il paesaggio che li circonda. Ci fermiamo in diversi view point a scattare fotografie ed ammirare il paesaggio, facciamo ancora un tentativo a Cala Tuerredda ma la situazione è pressoché identica a quella di ieri, proseguiamo quindi verso la lunghissima spiaggia di Chia.

Arrivati a Pula, invece di proseguire verso Cagliari prendiamo la deviazione per gli scavi di Nora, antica città sarda e successivamente scalo fenicio, centro punico, città romana e colonia spagnola. Prima di concludere la nostra vacanza in Sardegna, dopo tanta natura non poteva di certo mancare un po’ di storia. La guida ci spiega che quando la città veniva conquistata da un nuovo dominatore, la popolazione rimaneva comunque sempre la stessa, cambiavano solo i dirigenti ed il personale di servizio a loro disposizione. Nora è collegata a Pula attraverso un bel viale alberato di palme nane e bouganville.

Proseguiamo verso il nostro approdo di Cagliari. Ci lasciamo sulla nostra destra la zona industriale di Sarroch, ammiriamo una colonia di fenicotteri rosa nello stagno di Capoterra ed infine dopo aver percorso 842 km riconsegniamo la macchina nel deposito della compagnia di noleggio.

Come in tutti i viaggi non è di certo mancata una nota negativa. Siccome si tratta sempre dello stesso argomento ed è stato una costante durante tutto il viaggio, ho pensato di dedicargli un unico paragrafo al termine del nostro racconto. Parlo di rifiuti e spazzatura, un tema ahimé sempre caldo nel nostro paese. Ne abbiamo trovati un po’ dovunque, sia nelle periferie delle città (per esempio Cagliari e Carloforte) sia sulle spiagge (per esempio Cala Domestica e Piscinas). Trovare bottiglie di vetro, bottiglie di plastica, bucce di frutta, mozziconi di sigarette ed avanzi di cibo sulla sabbia ci ha feriti profondamente. L’incuria dell’uomo riesce a distruggere in pochissimo tempo quello che la natura ha costruito e creato in migliaia di anni. Peccato!

Mercoledì, 22 Giugno: volo Cagliari – Venezia

Anche questo viaggio è oramai ai titoli di coda. Leggendo i diari di altri viaggiatori che ci avevano preceduti, avevamo intuito che i posti che ci accingevamo a visitare fossero interessanti. Averli visti con i nostri occhi, averli vissuti dal vivo, ci hanno pienamente convinti della scelta effettuata.

Alla prossima.

Note: avevamo a disposizione dei tempi un po’ stretti, ma con il senno di poi avremmo dedicato un giorno in più alla Costa Verde. Un posto che ci ha stregati!

Ringraziamenti: gli autori dei diari di viaggio scaricati dai portali internet e tutti gli utenti che hanno lasciato commenti ed informazioni nei rispettivi forum.

Informazioni: i diari dei nostri viaggi li trovate sul sito www.inviaggioconricky.it; album fotografici: www.flickr.com/photos/inviaggioconricky

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Cala Domestica (Buggerru)



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