Un paese di pietra, per caso

Bergolo (Cuneo) è un itinerario per caso, come lo chiamiamo noi, che si rivela una sorpresa per chi ama i luoghi remoti, ricchi di anima, arte e cultura, ma allo stesso tempo quieti, lontani dal mondo e davvero rigeneranti.
Scritto da: ClaudiaPatrone
un paese di pietra, per caso
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Un itinerario per caso, come lo chiameremmo noi, che si rivela una sorpresa per chi ama i luoghi remoti, ricchi di anima, arte e cultura, ma allo stesso tempo quieti, lontani dal mondo e davvero rigeneranti. Bergolo (Cuneo) è una meta turistica che ritengo eccezionale, nella nostra piccola grande Italia. Un antico borgo in pietra arenaria, edificato da gente operosa, abituata alla vita faticosa dei campi, tenacemente convinta a mantenere il posto assegnato dai natali in questo estremo angolo di mondo, dove le colline per una coltivazione di sussistenza richiedevano lo sforzo esagerato di un terrazzamento in muro a secco. Siamo al confine tra Piemonte e Liguria. Natura e cultura, perenne binomio. In questo luogo, quasi non si distinguono. Sali sulla collina più alta, sul crinale tra le Valli Bormida e Uzzone, e non capisci se sia più l’ambiente selvaggio, più la cura squisitamente umana di un borgo, o l’una e l’altra cosa. A convincerti, a rapirti. Ormai fuse, in armonia. Bergolo è la prova che natura e cultura possono fluidamente coesistere. Un luogo per la mente e per il cuore. È un fatto concreto, la pietra. E in questo, che è definito il paese di pietra, il motivo è elementare: tutte le case, gli edifici architettonici storici e religiosi, anche l’acciottolato del pavimento dell’unica via – perché Bergolo è un centro minuscolo, che conta appena un’ottantina di abitanti – sono costruiti nell’arenaria locale lasciata a vista, nuda, e l’armonia di un tale contesto urbano è impreziosita dai numerosi murales, dalle opere d’arte, dai bassorilievi che ne fanno un autentico museo a cielo aperto.

Bergolo è situato a 616 metri di altitudine sul livello del mare, che qui manda frequentemente il suo vento, scirocco o – chiamato proprio come nell’Alta Savoia francese – marin. Si sale da Cortemilia, quasi sempre, solcando versanti di noccioleti per una manciata di chilometri.

Siamo nelle valli langarole, e i manufatti sono così bene inseriti nel contesto ambientale che qui si organizza annualmente un corso teorico-pratico gratuito di bioedilizia e bioagricoltura, per insegnare a lavorare la pietra con quelle stesse tecniche antiche che corrispondono ai più moderni dettami ecologici, siccome a Bergolo l’arenaria è declinata in tutte le variabili di colore, posizione, incastro. Sull’unica via si affacciano le case del paese, poche. Un pavimento lastricato, pareti antiche riportate a vista, pure la chiesa e il campanile sono stati spogliati dall’intonaco e svelati. Poi i terrazzamenti che servirono a coltivare queste colline, e opere d’arte ovunque, oltre a una stagione di eventi culturali che ogni estate si rinnova ricca di stimoli. Dimenticavo un’organizzazione ricettiva di tutto rispetto, se paragonata alle dimensioni comunali: un ristorante rinomato, una pizzeria per veloci spuntini, una piscina collocata sul belvedere in pieno contesto ambientale naturale e numerosi percorsi escursionistici, camere d’albergo, residence, foresteria, area camping e un villaggio di bungalow nel bosco che è una vera chicca.

Se si arriva in un giorno qualunque, si trova un borgo incantato. La domenica, d’estate, durante le feste, c’è sempre gente. E spesso musica, di ogni genere. Si può procedere senza guida nella visita: non ci si perde. O forse sì… c’è da augurarselo. Qui ci si può lasciare invadere da questo ritmo lento, passeggiare senza sosta, guardarsi intorno e soddisfare ogni curiosità: a Bergolo si trovano, in ordine sparso, opere d’arte moderna, una chiesa secentesca con una pregevole pala d’altare, formaggi tra i migliori, addirittura un monumento memorial a Ezra Pound, un ambiente naturale intatto e ricco, infine il mondo intero evocato su una bussola, lassù, nel punto più alto.

Citavo l’unica via: e allora percorriamola. Si parte dal Villaggio Erica e bisogna ridiscendere lungo via Roma per raggiungere l’estremo opposto del paese, dove la strada diventa sentiero e, lentamente, si arrampica sulla collina dominata dalla cappella di San Sebastiano, esempio pregevole di architettura romanica del XII secolo assai ben conservata, sede d’estate di mostre d’arte ed eventi. Per arrivarci percorriamo il crinale della collina, ogni giorno sferzato da un vento pieno che aiuta ad immergersi in un’atmosfera altamente spirituale, per chi ha voglia di coglierla. Il sentiero è un’antica strada carrabile (in pietra, pure questa) riportata alla luce, illuminata da un gradevole intervento di restauro. A metà salita, il memorial Pound racconta di storie e luoghi lontani: ancora blocchi di arenaria, un gioco di pitture a cerchi concentrici, frasi celebri del poeta, suggestioni varie e tradizioni rivisitate. Proseguendo in direzione del cimitero, si può venire rapiti dalla creazione più recente dell’evoluzione bergolese: un belvedere che richiama il mondo intero e al mondo intero ritorna; di qua la Valle Uzzone, di là la Valbormida, a terra una bussola con direzioni e distanze chilometriche delle principali città del pianeta. Ci piace credere che sia questa l’essenza del piccolo paese di Bergolo: a guardare verso Cortemilia, si vede Strasburgo e poco spostato Capo Nord; il Villaggio Erica è sulla strada per Madrid e L’Avana; la Valle Uzzone porta verso Tunisi e il Capo di Buona Speranza; Roma e La Mecca sono sulla stessa traiettoria. E questo fa sentire in pace.

State per partire? Allora saranno utili alcune informazioni sulla ricca stagione culturale che ogni estate anima il centro. Fino al 24 ottobre 2010 è visitabile l’esposizione en-plein-air della mostra “Dio dorme nel sasso” di Franz Christanell alla cappella di San Sebastiano, sulla collina del vento, da cui comincia il percorso di visita che si snoda lungo il versante fin verso il paese, prosegue lungo la via di pietra, al belvedere sulla Valbormida, nella piazza della Chiesa e su fino al Villaggio Erica dove si trovano la piscina e il ristorante. Le opere raffigurano animali, ma anche cuori: un viaggio personale dell’artista dentro l’amore per la natura, realizzato in scultura e con la tecnica dell’assemblaggio usando antichi attrezzi agricoli o parti di oggetti di uso comune, tutti rigorosamente in materiali naturali (legno, ferro, ceramica, pietra), che così ritrovano nuova vita nell’arte. Il messaggio dell’autore è animista, dove il dio ispiratore si ritrova in tutti gli esseri viventi che popolano il pianeta, e la prova dell’artista che crea le sue opere testimonia una celebrazione che è anche speranza contro gli inquinamenti, le ingiustizie, il dolore causato dall’uomo. In mostra si trovano vigilanti, cuori intrappolati, animali selvatici e anche estinti, e si tratta di opere originali realizzate negli ultimi sei mesi appositamente per l’esposizione bergolese: sull’altare della Chiesa di San Sebastiano, una pietra dalla forma speciale dipinta di oro è un omaggio a questa Valle Bormida riscattata dopo un secolo e oltre dall’inquinamento chimico dell’Acna di Cengio.

Nei giorni 9-11 settembre 2010 si svolge il corso teorico-pratico gratuito di bioedilizia e bioagricoltura, in collaborazione con l’Assessorato all’Artigianato della Regione Piemonte, l’Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite e l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi. Nello stesso weekend (11-12 settembre 2010) si rinnova l’appuntamento con “I Sapori della Pietra”, rassegna gastronomica di tipicità d’eccellenza e grande festa di fine estate: tra atmosfere esotiche, buoni cibi, bevande e vino di Langa, l’allegria di spettacoli improvvisati ma di alto livello artistico, musiche da tutto il mondo, prodotti tipici agroalimentari e artigianali selezionati, con un sodalizio goliardico-culinario tra riso, nocciole e gorgonzola.



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