Napoli l’esuberante signora dai mille colori

Tra le vie e le piazze della città e poi una puntatina a Pompei
Scritto da: Summergift
napoli l’esuberante signora dai mille colori
Partenza il: 04/01/2012
Ritorno il: 06/01/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Quanti pregiudizi ci sono nei confronti di Napoli! Sento spesso parlar male di questa città anche da parte di chi, come me, viene dal Sud del Mondo. Ogni volta che ascolto frasi del tipo:’Napoli è brutta, i napoletani sono arroganti, a Napoli ti rubano le cose ecc’ mi viene sempre da pensare che ci sia una vera guerra tra poveri in atto. Non capisco perché molte persone, non tutte per fortuna, giochino a chi denigra di più questa pittoresca città che sicuramente ha i suoi lati oscuri ma che ha anche tanto da offrire. Ovviamente io parlo da turista e non da abitante quindi qualsiasi obiezione è ben accetta.

Sono stata a Napoli i primi giorni di Gennaio 2012 con ancora addosso il cenone di capodanno e le abbuffate natalizie. Devo dire che la prima cosa che ho fatto appena arrivata in città è stata quella di andare a mangiare la pizza. Da quando ero salita sul treno, a Lamezia, pregustavo il sapore del simbolo di Napoli e dell’italianità e non vedevo l’ora di addentare l’ambito cibo. Le mie aspettative non sono state deluse perché, la pizza a Napoli è veramente speciale ovunque. I napoletani dicono che è l’acqua di Napoli ad essere speciale e a rendere indimenticabili i gusti della pizza e del caffè. Non so qual è il tocco magico ma funziona.

Visto che è pomeriggio prendo la metro per dirigermi verso il Vomero. Anche la metro mi stupisce. Immagino di ritrovarmi in un luogo affollato in cui i ladruncoli scelgono e colpiscono le proprie prede derubandole di tutto ciò che ritengono di valore. Niente di più lontano dalla realtà. La metropolitana di Napoli è completamente restaurata ed è spettacolare. In ogni stazione sembra di stare in un museo di arte contemporanea e, a ragione, le stazioni sono chiamate stazioni dell’arte. Nemmeno nella mia Roma, capitale d’Italia, la metropolitana è così bella ed efficiente.

Arrivata al Vomero mi accorgo che questo blasonato quartiere è il cuore commerciale e chic della città. È pieno di negozi di tutti i tipi e , approfittando dei saldi, faccio un po’ di shopping. Devo dire a tutte le ragazze/donne/signore/mamme/ecc che leggono questo articoletto che i negozi di Napoli sono i più belli (e con prezzi onesti) che io abbia mai visto. Se volete fare spese e rifarvi il guardaroba con poco ve li consiglio vivamente! Se siete accompagnate da persone di sesso maschile non preoccupatevi del fatto che si potrebbero annoiare aspettandovi mentre scegliete l’abitino o la borsa giusta. Fuori dai negozi incontreranno molti loro simili, tutti con la stessa posizione (braccia conserte) a volte giubbotto in mano e sguardo perso nel vuoto che chiede pietà!

Il giorno dopo voglio andare in un luogo che avevo visitato quando avevo 11 anni con i miei nonni e che mi era rimasto molto impresso: Pompei. La giornata non era per niente bella (costante nei miei viaggi) ma, da temeraria, faccio il biglietto (ovviamente gratuito!) e vado all’esplorazione della città sospesa nel tempo. Attenzione da dove entrate, Pompei ha un’estensione di 64 ettari e consiglio di accedervi dall’ingresso principale, quello sulla stessa strada del Santuario della Beata Vergine del Rosario.

La città da le stesse sensazioni di 14 anni fa. Mi sento sospesa in una dimensione tra passato e futuro dove le vite, le case, i sogni sono rimasti intrappolati dall’eruzione del Vesuvio del 24 Agosto del 79 d.C. Andare in giro senza meta tra le strade e le case è come fare un giro nella casa dei fantasmi. Raggiungo l’orto dei fuggiaschi. Qui sono conservati i famosi calchi in gesso della povera gente seppellita dalla cenere e dalla pomice che lasciarono delle cavità nel terreno individuate poi dagli archeologi e ‘riempite’ appunto con il gesso. Il momento della morte e della fuga è visibile nei corpi intrappolati che cercarono, invano, rifugio in quell’orto. Il fuggiasco che mostra ancora il tendine della gamba è quello che oggi come allora mi rimane attira maggiormente la mia attenzione. Purtroppo si mette a piovere e sono costretta ad andare via ma ritornerò presto a Pompei.

Dopo questa parentesi culturale, tornando a Napoli, vado a fare un giro in un’altra famosissima via Via Chiaia. Siamo in un’altra bella strada per lo shopping e mi fermo in un famoso ristorante per pranzare. Anche qui tanti, ma proprio tanti, negozi tutti da scoprire. Percorrendo tutta la via si arriva in Piazza del Plebiscito da dove proseguendo si giunge sul lungomare. Vi dico subito che guardando i palazzi di Napoli ho la sensazione di essere in Spagna. La città è molto spagnoleggiante e in alcuni luoghi ho proprio l’impressione di essere a Barcellona o a Madrid. Percorro il lungomare fino a Castel dell’Ovo. Si può entrare tranquillamente perdendosi tra le stanze fino a salire fino in cima per osservare il panorama. Il grande gigante addormentato, il Vesuvio, si innalza e troneggia su tutto. Il mare, poi, porta con se suoni e voci antiche e anche qui sento il fascino del mistero che mi accompagna da quando sono arrivata.

L’ultimo giorno a Napoli decido di andare a visitare il centro storico fino ad arrivare nella celebre via dei presepi: S. Gregorio Armeno. Visito prima la Basilica di S. Chiara, quella della canzone ‘Munastero ‘e S.Chiara’. E’ la più grande basilica gotica della città edificata per volere di Roberto d’Angiò nel 1310. Il chiostro maiolicato, dove oriente e occidente si incontrano, è una tappa obbligata. Di fronte si trova anche la Chiesa del Gesù Nuovo o Trinità Maggiore in cui faccio un giro molto veloce. Vado a visitare, poi, la statua del Cristo Velato che si trova nel museo della Cappella Sansevero. La leggenda vuole che vedendo la statua, che riproduce in tutto e per tutto l’immagine di Gesù morto ricoperto da un velo, la si sognerà per sempre. In effetti si vedono i buchi lasciati dai chiodi nelle mani e nei piedi e il volto morente esalante l’ultimo respiro. Il tutto coperto da un velo marmoreo in cui rimane intrappolata la morte. Nella cappella ci sono anche due macchine anatomiche ovvero due esseri umani che, tramite la tecnica della plastinazione, mostrano il sistema venoso e arterioso. Le Macchine furono realizzate dal medico palermitano Giuseppe Salerno, sotto la direzione di Raimondo di Sangro. Le Macchine anatomiche hanno alimentato per secoli la cosiddetta “leggenda nera” relativa al principe di Sansevero: anche Benedetto Croce racconta che secondo la credenza popolare Raimondo di Sangro “fece uccidere due suoi servi, un uomo e una donna, e imbalsamarne stranamente i corpi in modo che mostrassero nel loro interno tutti i visceri, le arterie e le vene”.

Alla fine della visita mi incammino verso la via dei presepi e della scaramanzia. Via di S.Gregorio Armeno è deserta. Chi doveva comprare qualche pastore nuovo ha già effettuato gli acquisti. Qui si possono ammirare i maestri dei presepi e anche le statuine che riproducono personaggi dello spettacolo o politici. È bello passeggiare nella via e mi dicono che nei giorni che precedono il Natale il luogo è talmente affollato ed è difficile camminarci. Qui compro un cornetto scaccia guai. Non credo a queste cose ma non si sa mai.

Il viaggio è finito e prima di partire mangio una sfogliatella salutando Napoli, l’esuberante signora dai mille colori.

Serena Vaccaro

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