Terra di Namibia e Acqua dello Zambesi

Partenza 5 Agosto 2009 - Ritorno 26 Agosto 2009 Namibia, e non per caso! Quello che segue è il ricordo della nostra bellissima vacanza in Namibia e oltre. Volevo mettere solo descrizioni asciutte e indicazioni pratiche, ma scrivendo mi rendo conto che mentre ripenso alle varie tappe è impossibile non rivivere le sensazioni di questo viaggio,...
Scritto da: pier67
terra di namibia e acqua dello zambesi
Partenza il: 05/08/2009
Ritorno il: 26/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Partenza 5 Agosto 2009 – Ritorno 26 Agosto 2009 Namibia, e non per caso! Quello che segue è il ricordo della nostra bellissima vacanza in Namibia e oltre. Volevo mettere solo descrizioni asciutte e indicazioni pratiche, ma scrivendo mi rendo conto che mentre ripenso alle varie tappe è impossibile non rivivere le sensazioni di questo viaggio, anche ora mentre lo scrivo dopo diversi mesi. Quindi ho suddiviso il racconto in due parti, nella prima ci sono solo itinerario, brevi commenti e consigli pratici, nella seconda il racconto vero e proprio per chi ha voglia di sorbirsi anche qualche ricordo e impressione personale.

Abbiamo viaggiato attraverso la Namibia centrale e settentrionale per poi dirigerci in Caprivi e raggiungere il parco Chobe e le Cascate Vittoria. Ci siamo spostati sempre in auto, con una 4×4, dormendo in lodges e guesthouses prenotate dall’Italia prima della partenza. Per la scelta delle tappe e l’organizzazione del viaggio abbiamo fatto tesoro delle indicazioni di Ric, la Guida per Caso della Namibia che dal suo forum dispensa ottimi consigli, e dei racconti dei Turisti per Caso che ci hanno preceduti. Oltre a ciò, abbiamo utilizzato due guide, la Lonely Planet e la Footprints/White Star, entrambe utili perché diverse tra loro (meglio la seconda, più ricca di dettagli ed indicazioni sui luoghi), e la mappa 1:1.200.000 della Freytag&Berndt.

Le prenotazioni dei lodges/guesthouses in Namibia le abbiamo effettuate tramite la Cardboard Box: è stata serissima, efficientissima e ci ha proposto solo sistemazioni sempre molto belle e confortevoli, anche tra quelle con prezzi contenuti. La consigliamo! (Fra l’altro ha un sito web rinnovato, molto bello ed utile, e ci ha addirittura fatto recapitare al lodge dove abbiamo dormito la prima notte delle bellissime mini-guide delle varie regioni della Namibia e alcune mappe stradali dettagliate). Al Chobe siamo stati in un lodge consigliato da Ric (uno dei migliori del viaggio – non si sbaglia seguendo Ric) e per Vic Falls abbiamo prenotato direttamente dal web. L’auto abbiamo preferito prenotarla direttamente anziché attraverso la Cardboard Box per risparmiare un po’. Fra tre agenzie contattate abbiamo scelto la Savanna Auto, che ci è sembrata offrire il miglior rapporto qualità/prezzo, che nel nostro caso comprendeva il passaggio del confine in Botswana e la restituzione dell’auto a Kasane (senza ritornare a Windhoek). Siamo stati molto soddisfatti del “briefing” prima della consegna (qualche buon consiglio pratico è utilissimo a noi “cittadini” per affrontare le strade namibiane. Ad esempio: “se un’antilope vi attraversa la strada: non frenate, stringete forte il volante, andate dritti e cercate di non uscire di strada, è la cosa meno pericolosa”, gulp!). Ma soprattutto siamo stati entusiasti di quella specie di “carro armato” che ci è stato affidato al posto della normale jeep che avevamo chiesto: una Toyota Hilux V6 4.0 con paraurti modificati, gomme come cingoli e accessori adatti a una spedizione fuoristrada ben più impegnativa della nostra, che ci ha portati su oltre 2.500km di sterrato come se fosse l’autostrada Milano-Roma.

Itinerario e commenti brevi : 5/8 Partenza da Milano 6/8 Windhoek. Casa Piccolo Guesthouse – Atmosfera:7 – Comfort:7,5 – Qualità/Prezzo:9 – Cena: in camera, consegnata da The Gourmet, commestibile 7/8 Windhoek-Sesriem (circa 340km-primi 30/40km asfaltati). Sossusvlei Lodge – Atmosfera:8 – Comfort:8 – Qualità/prezzo:6 – Cena: al lodge, ottima 8/8 Sesriem-Sossusvlei-Sesriem-Namib Desert Lodge (circa 220km-Sesriem/Sossusvlei 65km asfaltata). Namib Desert Lodge – Atmosfera:7,5 – Comfort:8 – Qualità/prezzo:9 – Cene (2): al lodge, buone 9/8 Namib Desert Lodge 10/8 Namib Desert Lodge -Swakopmund (circa 330km-tratti tra i passi e ultimi 30km asfaltati). SeaBreeze Guesthouse – Atmosfera:7 : Comfort:8 – Qualità/Prezzo:8 – Cena: Kucki’s Pub, molto buona 11/8 Swakopmund. Cena: Ristorante Grapevine, molto buona 12/8 Swakopmund-Spitzkoppe-Erongo (circa 300km). Erongo Wilderness Lodge – Atmosfera:10 – Comfort:10 – Qualità/Prezzo:9 – Cena: al lodge, fantastica 13/8 Erongo-Twyfelfontein-Palmwag (circa 460km). Palmwag Lodge – Atmosfera:6,5 – Comfort:7,5 – Qualità/Prezzo:5 – Cena: al lodge, più che discreta 14/8 Palmwag-Etosha (circa 380km). Etosha Safari Lodge – Atmosfera:7,5 – Comfort:7,5 – Qualità/Prezzo:8 – Cene (3): al lodge, sempre abbastanza buone 15-16/8 Etosha (circa 250km al giorno) 17/8 Etosha-Mushara Outpost (circa 300km). Mushara Outpost – Atmosfera:10 – Comfort:10 – Qualità/Prezzo:8 – Cena: al lodge, ottima 18/8 Mushara Outpost-Ngepi Camp (circa 580km – quasi tutti asfaltati) Ngepi Camp – Atmosfera:9 – Comfort:7 – Qualità/Prezzo (Tree House):7 – Cena: al lodge, così così.

19/8 Ngepi-Mahango Game Reserve-Ngepi (circa 100km) 20/8 Ngepi-Kasane (circa 450km – tutti asfaltati). Kubu Lodge – Atmosfera:10 – Comfort:10 – Qualità/Prezzo:9 – Cene(2): al lodge, ottime 21/8 Kubu-Chobe N.P.-Kubu (escursione organizzata dal lodge) 22/8 Kasane-Victoria Falls (circa 1ora e mezza, con pullmino del lodge). Rainbow Hotel – Atmosfera:7 – Comfort:7,5 – Qualità/Prezzo:7 – Cene(2): in hotel, discrete 23/8 Victoria Falls (lato Zimbabwe e lato Zambia) 24/8 Ritorno Consigli pratici : – Seguite tutte le indicazioni di prudenza e attenzione che raccoglierete su questo sito e altrove in merito alla guida dei veicoli: è importante! Ed è importante ricordarsene anche dopo aver preso confidenza con le strade namibiane, perché è proprio allora che si rischia di più. Andate piano, tenete sempre due mani sul volante, dimenticatevi i sorpassi (fermatevi cinque minuti e godetevi il panorama mentre chi è davanti si allontana), non frenate o sterzate mai bruscamente, lasciate un po’ andare l’acceleratore prima di ogni curva, anche di quelle che sembrano più tranquille.

– In Agosto l’escursione termica è notevole. Di sera/notte/mattina presto ci vogliono golf di lana + pile e calze. Di giorno maglietta. Pantaloni lunghi sempre. Per la notte è utile potersi coprire bene (felpa, cappellino), specialmente in tenda o stanze non riscaldate.

– Cappellino e occhiali da sole indispensabili. Creme da sole molto meno.

– Farmacia fornita per varie evenienze. Fuori da Windhoek e Swakopmund c’è molto poco.

– Il nostro giro è probabilmente fattibile con una berlina, ma una 4×4 fa sentire più sicuri e soprattutto limita il continuo “shackeramento” dovuto allo sterrato, facendovi godere di più il viaggio e arrivare meno stanchi alla fine di ogni tappa.

– Sgonfiare le gomme prima di percorrere i (lunghi) tratti sterrati rende la guida più sicura e riduce le vibrazioni sul volante e nell’abitacolo. Le agenzie noleggiano anche i compressori per gonfiare le gomme, oppure si può chiedere alle stazioni di servizio o “officine” lungo la strada.

– Fare il pieno di benzina quando si trova un distributore, anche se il serbatoio è a metà (o anche di più). Quanto più si va a nord e ad ovest, tanto più vale il consiglio. – Il navigatore è molto utile (noi l’abbiamo noleggiato insieme all’auto), ma una cartina serve comunque, ed è molto più pratica per studiare la strada o le deviazioni.

– Proteggere macchine fotografiche, lettori mp3, ecc. Con buste/custodie di plastica aggiuntive è consigliabile, cosi come coprire gli zaini/valige con involucri/teli/sacchi di plastica mentre si viaggia: il bagagliaio si riempie di polvere, e anche i vostri vestiti.

– Prenotate in anticipo i lodge, soprattutto se avete delle preferenze. Quelli all’interno dell’Etosha e nella zona del Damaraland si riempiono abbastanza presto (a fine aprile alcuni erano già pieni). Noi abbiamo spesso viaggiato in altre nazioni senza prenotare nulla prima e trovando sul posto, ma pensare di partire per la Namibia senza aver prenotato (se non si ha una tenda) è rischioso. Fuori dai centri abitati, tra un lodge e l’altro ci sono anche 70-80km e dover girare per trovare un posto dove dormire, magari verso il tramonto, non credo sia la soluzione più consigliabile.

– Alle Victoria Falls in due giorni non abbiamo visto neppure una zanzara. Ognuno si regoli come crede per l’antimalarica, ma noi, se dovessimo tornare lì in Agosto, non so nemmeno se ci porteremmo l’Autan.

– Se potete, fermatevi in uno o due posti lungo la strada per un giorno intero, e dedicatelo a fare escursioni nella zona o a gironzolare a piedi godendovi i panorami e le sensazioni. C’è una spinta irresistibile a muoversi, per cercare di vedere il più possibile, ma ci siamo resi conto che per godere di quei luoghi è importante fermarcisi almeno un po’. Ed è davvero tempo speso bene! Racconto di viaggio : 6/8 Arrivo a Windhoek nel pomeriggio dopo il volo Lufthansa+South African Milano-Francoforte-Johannesburg-Windhoek. Ritiro auto, spesa (acqua, tanta acqua, frutta, snacks vari), notte alla Casa Piccolo Guesthouse. Carina, in stile “mediterraneo”, freddina in Agosto (15 gradi in stanza) ma accessoriata con boule dell’acqua calda nei letti e piumoni spessi, oltre a colazione rigenerante al mattino, quindi tutto benissimo, anche perché è la meno cara della lista (e proprio non si direbbe a vederla).

7/8 Windhoek-Sossusvlei. Abbiamo seguito la C24 con classica deviazione per Solitaire e la sua favolosa apple crumble, arrivando nel primo pomeriggio al Sossusvlei Lodge. Prima sistemazione “africana” con bungalow tendato che si affaccia sul bush e sui suoi rumori, colori e odori che ci accompagneranno per le successive due settimane. Appena arrivati, uscendo sulla veranda si vede il sole che sta per tramontare dietro le colline e man mano i cespugli diventano più gialli, la terra più rossa, le montagne più viola; insetti, uccelli e altri animali alzano il volume dei loro suoni; più in fondo c’è una pozza d’acqua e sembra già di vedere una gazzella, e… Sì, lo è, insieme ad altre sei o sette … È solo la seconda sera africana e già non ti ricordi più cosa stavi facendo fino all’altro ieri. Non c’è quasi niente lì fuori e sembra che ci sia così tanto, ed è bellissimo, e adesso tu ci sei immerso e non puoi smettere di guardarlo, ascoltarlo, annusarlo … Finchè fa buio e un profumino di grigliata si spande nell’aria, e allora ci si può anche distogliere un momento: se c’è un motivo valido! Il lodge è molto bello e molto caro (si paga la posizione ed il fatto che ce ne sono pochi vicino all’ingresso del parco), con un ristorante ottimo e di atmosfera. Noi ci siamo rimasti una sola notte, spostandoci per le due successive al molto più economico (ma quasi altrettanto bello – le foto che trovate sul web non gli rendono giustizia) Namib Desert Lodge (a metà strada tra Sesriem e Solitaire).

8/8 Sesriem-Sossusvlei-Namib Desert Lodge. Giornata trascorsa tra le dune di Sossusvlei. Partenza prima dell’alba con temperatura invernale (a mezzogiorno ci saranno 30°). Arrampicata sulla duna 45, discesa a ruzzoloni, milioni di foto alle dune, agli alberi pietrificati (che belli gli alberi!!), alle distese di sale del Dead Vlei. Nonostante il mezzo da “Desert Storm” abbiamo preso la jeep navetta per percorrere il tratto di pista di sabbia che arriva al Dead Vlei e Sossusvlei: non avendo mai guidato sulla sabbia volevamo evitare brutte sorprese proprio all’inizio. Forse con le gomme sgonfiate a dovere (come quelle delle jeep navetta) si poteva fare, ma d’altra parte abbiamo visto diverse 4×4 di turisti insabbiate. Morale: ognuno faccia quel che si sente e si scelga la propria avventura, il bello sta anche in questo no? 9/8 … Sosta e siesta. Non siamo saliti sulla nostra auto per un giorno intero (sarà poi l’unico di tutto il viaggio) e ci siamo riposati al Namib Desert Lodge, in mezzo alle dune pietrificate rosse e gialle, con scenari da favola tutto intorno e una bella piscina (è pur sempre una vacanza!!). Ma la cosa più bella è stata la gita pomeridiana organizzata dal lodge, sulla quale avevamo già letto commenti positivi da parte di altri turisti su TripAdvisor e altrove. Le guide ci hanno scarrozzato con la loro jeep per tre ore nella tenuta privata, percorrendo piste nell’erba gialla altissima e in mezzo a cespugli profumati, con il sottofondo incessante del frinire delle cicale e dei suoni di non so quali altri insetti. Abbiamo incontrato un terzetto di orici, imparato diverse cose sulla vegetazione di quell’area, e goduto di panorami spettacolari e infiniti dall’alto delle colline, con aperitivo per tutti al tramonto come ciliegina sulla torta. E il nostro tavolino imbandito era ad almeno 15 chilometri dalla strada più vicina: proprio come a Milano … 10/8 Namib Desert Lodge-Swakopmund. Tappa bella per la prima metà e un po’ noiosa nella seconda, anche se le decine di chilometri in mezzo alla distesa desertica “infernale” piatta e bianca prima di Walvis Bay hanno un che di affascinante. A rendere incredibile per noi questa tappa un episodio: sotto il cartello Tropico del Capricorno ci sono quattro ragazzi italiani e gli chiediamo di scattarci la classica foto. Uno di loro ci dice: “ma noi ci siamo già incontrati in un altro viaggio!”. Tutti increduli. Via gli occhiali da sole per guardarci bene in faccia, e partono baci e abbracci: sono Francesco e Valeria, due ragazzi di Firenze che avevamo incontrato su un’isoletta in Malesia sei anni fa e con i quali avevamo passato una settimana divertentissima. Non ci eravamo più visti, e incontrarsi di nuovo dopo sei anni, ancora una volta a 5000km da casa, è pazzesco, e secondo me qualcosa vuole dire, anche se non so ancora bene che cosa. Prima di arrivare a Swakopmund nel pomeriggio, deviamo dalla C14 sulla C34 per vedere le dune alle spalle di Walvis Bay. Il posto non ha il fascino di Sossusvlei, ma in compenso è molto più accessibile ed infatti è frequentato anche dai bambini delle scuole, un gruppo dei quali vediamo lanciarsi di corsa verso la duna più alta per scalarla fino in cima. “Beh, allora dev’essere facile!”. Infatti: loro fanno in tempo a salire e scendere di correndo, gridando e ridendo, mentre noi e un gruppetto di ragazzi inglesi stiamo quasi stramazzando ancora a metà della salita.

Dall’alto in compenso si gode di una vista emozionante sulla distesa di dune circostante e fino all’oceano che è a meno di dieci chilometri.

Abbandonate le dune riprendiamo la C14 e poi la B2, che per una ventina di chilometri diventa una striscia tra le onde dell’oceano a sinistra e le dune gialle e altissime a destra: uno dei tanti pazzeschi panorami namibiani che rendono questo viaggio unico.

11/8 Swakopmund. Alloggiamo alla SeaBreeze Guesthouse. Fino all’inizio del 2009 era gestita da una coppia di italiani. Ora c’è invece una simpatica coppia namibiana che fa davvero di tutto per aiutare i suoi ospiti e rendere il soggiorno gradevole. Sono prodighi di consigli sui ristoranti e sulle escursioni nella zona, e cercano di capire i gusti dei vari interlocutori per suggerire il meglio per ciascuno: davvero bravi.

La sera del nostro arrivo abbiamo cenato al Kucki’s Pub, consigliato da tutti, simpatico e buono. Al mattino viene a prenderci la guida della Turnstone Tours (consigliata) che con la sua Land Rover ci porterà nel deserto a sud di Walvis Bay fino a Sandwich Harbour.

La gita dura quasi sette ore, fino alle quattro di pomeriggio. Vediamo fenicotteri e tantissime altre specie di uccelli, che la nostra guida distingue da decine di metri di distanza notandone i particolari che li identificano e cercando di spiegarceli (spesso senza successo: io non distinguo un piccione da un pettirosso). Ma lo spettacolo comincia quando ci inoltriamo nel deserto. Le piste corrono prima su una distesa di sabbia infinita e piatta a fianco dell’oceano, poi improvvisamente compaiono le dune. Sono subito altissime, e con la jeep per un po’ le aggiriamo, poi cominciamo a scalarle a una a una, scendendo dalla parte opposta tra sobbalzi e nuvole di sabbia, inoltrandoci sempre di più finchè intorno non abbiamo solo dune e dalla cima di ciascuna, man mano che le scaliamo, vediamo l’oceano: è come un enorme miraggio, ma è reale. A un certo punto scendiamo da una duna vicina al mare e ci fermiamo sulla spiaggia: si prosegue a piedi. Una volta a terra la sensazione di isolamento è ancora più profonda. Il vento soffia forte e la salsedine ci aggredisce, intorno c’è solo mare e muri di sabbia alti come colline. Camminiamo per una mezz’ora da soli e ritroviamo le jeep più avanti. Una vola risaliti, le guide ci portano in una zona con dune dalle forme stranissime, fermandosi spesso per mostrarci come quel deserto in realtà sia pieno di forme di vita vegetali ed animali, e per spiegarci come possano sopravvivere. Il pranzo viene servito al riparo di una duna e della jeep, comodamente seduti su sedie pieghevoli a consumare delle lasagne fatte in casa che tocca ovviamente a noi italiani assaggiare per primi. Un po’ di diffidenza è d’obbligo all’estero davanti al cibo italiano, e invece: sembrano quelle di mia zia! ‘Sti namibiani: non smettono mai di stupirti. Ne prendiamo tre porzioni.

Al ritorno, nella zona pianeggiante oltre le dune, notiamo a un centinaio di metri da noi verso il mare alcune persone che fanno segnali sbracciandosi. E’ una famiglia (con bambini) di turisti sudafricani spaventatissimi il cui fuoristrada da due ore si era insabbiato fino a metà portiera a qualche decina di metri dal mare, con la marea che stava già cominciando a salire. Vengono chiamate altre jeep delle agenzie turistiche locali che si trovano nelle vicinanze, ed assistiamo alla “estrazione” dell’auto da parte di un paio di Land Rover con funi di emergenza. Tutti felici dopo il lieto fine, ma poi la nostra guida ha definito quei turisti “incoscienti totali” per aver affrontato la zona senza conoscerla e senza sapere come scegliere i tratti da percorrere, e abbiamo capito che non avrebbe esitato a lasciarli al loro destino se per aiutarli avesse dovuto mettere in pericolo noi turisti. Un esempio di come, sottovalutandole, situazioni che possono apparire semplici e stupide come guidare sulla spiaggia possano diventare rapidamente critiche e pericolose, in un posto dove la natura non è quella tranquilla e un po’ addomesticata a cui siamo abituati e dove le persone in giro sono così poche! Fate sempre attenzione!! Ci fermiamo poi presso la laguna poco prima di Walvis Bay per osservare le enormi colonie di fenicotteri rosa e la moltitudine di altri uccelli e infine rientriamo a casa stanchi, impolverati, felici e un po’ più “africani”.

La sera seguiamo il consiglio dei nostri padroni di casa e andiamo al Grapevine, un ristorante-enoteca con atmosfera e cibo che non sfigurerebbero in Italia o in Francia, ed è incredibile il contrasto con i luoghi selvaggi e deserti visti solo qualche ora fa a meno di cinquanta chilometri da lì. 12/8 Swakopmund-Erongo. Mattinata in giro per Swakopmund a fare la spesa, a visitare qualche negozio (alcuni fra quelli di artigianato sono belli e non troppo cari) e il mercatino vicino al molo, molto turistico. Prima di mezzogiorno si parte. Il primo tratto di B2 (fino alle montagne) è un po’ monotono, ma veloce, poi la strada diventa molto scenografica e si entra in una regione tra le più belle da noi visitate. Prima di Usakos deviamo per lo Spitzkoppe e facciamo una sosta al campeggio ai piedi della montagna. Mentre mangiamo i panini che ci siamo preparati a Swakop, capiamo che il posto ci piace molto. Ci sono rocce rosse, gialle e arancio dappertutto, con le forme più bizzarre, e sentieri che portano verso la montagna, che si possono percorrere anche a dorso d’asino, con le guide del campeggio. Uno dei posti di questa parte nord-ovest della Namibia dove varrebbe certamente la pena di fermarsi una giornata, cosa che ci ripeteremo anche altrove e che suggerisco a tutti di fare almeno in uno dei luoghi “selvaggi” che toccherete.

Si riparte verso i monti Erongo, lungo la C33, con destinazione Erongo Wilderness Lodge. Avevamo cercato una sistemazione più a nord, verso Khorixas o il Vingerklip, ma i lodge che ci piacevano erano tutti pieni, quindi abbiamo seguito il consiglio di Audrey della Cardboard Box ed abbiamo prenotato qui. Una jeep con due guide del lodge ci aspetta sulla strada per accompagnarci lungo gli ultimi due chilometri. Un’arrampicata tra massi e buche che ha richiesto qualche sforzo anche al nostro cingolato. Una volta in cima si capisce subito di essere in un luogo unico. Le stanze-palafitte-tende, così come tutti gli altri edifici del lodge, sono incastonate sui fianchi della montagna, immerse nella poca vegetazione e collegate da sentieri in legno sospesi da terra. L’interno delle stanze-tende è ancora più sorprendente: tutto è realizzato con materiali naturali (i comodini sono tronchi, i portasciugamani rami), con tutti i comfort e la cura nei dettagli di un albergo a tante stelle, e in più la meraviglia di essere in un “nido” arroccato sulla montagna, con solo rocce e piante tutt’intorno, e un panorama vastissimo e stupendo davanti. Il ristorante poi è il non plus ultra del lodge. Una costruzione simile ad uno chalet, arredato in stile africano, con caminetto, piccola biblioteca, tavoli imbanditi con grande cura, e finestroni che si affacciano su una pozza illuminata tra le rocce, presso la quale transitano diversi animali. Questo lodge è un luogo magico immerso in una natura magica. Il ragazzo della reception vede le nostre facce alla partenza il mattino dopo e interpreta perfettamente in nostri pensieri dicendoci “dopo che si è stati qui un giorno ci si chiede: perché non ne ho prenotati altri due! Vero?”. Non possiamo che dargli ragione.

13/8 Erongo-Palmwag Una delle tappe più intense (e faticose) del viaggio, seguendo il percorso Omaruru-Uis-Khorixas. Lunga, e piena di: colori, sole, panorami, ghiaia, rocce, spazio, salite, alberi, montagne, polvere e strada, tanta strada. In mattinata ci fermiamo a Twyfelfontein per visitare il sito con le incisioni rupestri più famose. La natura nella zona è forse più bella delle incisioni stesse, ma il giro è comunque molto interessante. Poi da lì a Palmwag senza fermarsi, perché i chilometri sono tanti e si deve arrivare prima del tramonto. Circondati da scenari e panorami meravigliosi, avvistando ogni tanto qualche animale (è ancora più bello quando li si incontrano fuori dai parchi), incrociamo sempre meno auto e arriviamo al Palmwag Lodge mezz’ora dopo il tramonto, stanchi e affamati. Il lodge è bello, ma dopo l’Erongo non può sostenere il confronto. Cena, relax sotto le stelle con tazza di tè sulla terrazza del ristorante, in mezzo all’ormai solito accompagnamento di suoni della natura sudafricana, e poi a nanna. Domani c’è un’altra tappa quasi altrettanto lunga.

A posteriori penso che forse spendendo un giorno intero in un posto di questa bellissima regione nord-ovest, fermandosi e girando con calma una piccola area, a piedi o con una guida, avremmo visto e soprattutto “sentito” più cose che facendo così tanta strada per arrivare più lontano. Per capire se l’impressione è giusta però ci vorrà un secondo viaggio in Namibia. 14/8 Palwag-Etosha. Lungo la C40 fino a Outjo, poi la C38 verso il parco. La meta, l’Etosha, è una delle più emozionanti del viaggio, e ci fa quasi trascurare quello che ci circonda mentre ci dirigiamo lì. Ci fermiamo a Outjo (paesino tranquillo e ordinato) per pranzare ed entriamo in un paio di negozi che ci attirano lungo la strada principale. Da “Images of Africa” compriamo diversi oggetti di artigianato in legno, a prezzi più bassi anche del mercatino di Swakop (qui non è certo un posto molto turistico!). Arriviamo nel pomeriggio all’Etosha Safari Lodge. Fa parte del gruppo Gondwana Collection, come il Namib Desert Lodge, ed ha le stesse caratteristiche: piacevole, comodo ed economico. Non avevamo trovato posti disponibili nei campi al’interno del parco, ma la sistemazione a soli 9km dall’Andersson Gate non ci fa rimpiangere la scelta. 15-16-17/8 Etosha. Sul parco ci sono già tanti altri racconti e mi sento di condividere tutto quanto è stato scritto dagli altri Turisti per Caso. Consiglio di stamparsi dal web una piantina dettagliata con i nomi di tutte le pozze e le distanze, che è molto utile anche se avete il navigatore, e aggiungo solo un piccolo elenco di ciò che mi ha emozionato di più: il pan a Pan View Point, il gruppo di trenta elefanti a una pozza, le iene – enormi – in acqua mentre sbranano un’antilope, i due leoni che passano a mezzo metro dalla nostra auto, la distesa di antilopi, orici, zebre, struzzi nella zona a ovest del pan, i kudu e gli impala che si affrontano a cornate, le giraffe che scappano sobbalzando appena un rumore le insospettisce. In tre giorni siamo riusciti a fermarci in quasi tutte le pozze della zona ovest e sud, e in buona parte di quelle della zona est, girando con calma e fermandoci anche a lungo quando lo spettacolo era notevole. L’ultimo giorno abbiamo visitato la zona est e siamo usciti dal Von Linderquist Gate, con l’imprevisto dato dall’oretta in più di tempo necessaria a uscire dal parco a causa di un elefante deciso a rimanere sulla strada asfaltata e che nessuno ha avuto il coraggio di “sorpassare” (era largo quanto la strada): in Namibia bisogna mettere in conto cose come questa! Per fortuna ci dovevamo fermare poco lontano dal gate, al Mushara Outpost, un altro lodge bellissimo per il quale dobbiamo ringraziare la Cardboard Box. E’ caro, ma dovendo o potendo fare una piccola follia, per me è il posto giusto insieme all’Erongo. Sul web trovate foto a profusione, e anche qui sono l’atmosfera e la cura dei dettagli che lo rendono unico, insieme alla gentilezza delle persone e a quel connubio di selvaggio e lussuoso, di natura e comfort, che qui in Namibia sembrano un marchio di fabbrica.

18/8 Etosha-Divundu (vicino a Popa Falls) Tappa lunga e un po’ monotona dopo il pieno di emozioni del parco. Dopo Rundu il paesaggio cambia e ai lati della strada compaiono villaggi di capanne e si incontrano spesso gruppi di bambini che vanno e tornano da scuola, persone che si spostano da un villaggio all’altro, animali domestici (capre, mucche, galline). Arriviamo nel pomeriggio allo Ngepi Camp, un campeggio che offre sistemazioni anche a chi non è in tenda e che è gestito da un gruppo di ragazzi locali davvero attenti all’ambiente e con un approccio seriamente ecologico e “africano”. Si affaccia direttamente sul Kavango, appena qualche metro sopra la riva del fiume. Le “Tree House” come la nostra sono delle palafitte di legno e bambù che si trovano sospese a metà tra l’acqua e la riva o in cima agli alberi, con tende di cannucciato a fare da pareti, amaca sulla veranda e doccia a cielo aperto. Contatto con la natura assicurato, freschino (12°-15°) di notte, vociare notturno di uccelli e ippopotami in “presa diretta”. Molto divertente e atmosfera super-relax un po’ freak e anni ’70.

19/8 Mahango Game Park – Kavango River Al mattino ci riposiamo un po’ e poi visitiamo il Mahango Game Park, un piccolo parco poco a Sud delle Popa Falls e a pochi chilometri dallo Ngepi. Il parco è stata una bella sorpresa. Ha molta vegetazione ed è vicino al fiume, quindi ha un ambiente diverso dall’Etosha. Abbiamo incontrato molti animali, tra cui i bufali, che non avevamo ancora visto, e ammirato gli enormi baobab che si trovano nella zona vicino alla riva del fiume. Nel pomeriggio ci uniamo a un gruppetto di ospiti dello Ngepi per la classica Sunset Cruise sul fiume. Moltissimi uccelli, molti ippopotami, qualche coccodrillo, un bel tramonto, e poi l’idea che tra poco, al buio, dovremo dormire nella nostra capanna a pochi metri da tutte queste belle bestiole sguazzanti. Avete voluto l’Africa? Tiè! 20/8 Divundu-Kasane Ultima tappa alla guida della nostra Toyota, a cui ormai siamo affezionati. Un lungo e dritto tratto di strada asfaltata lungo la B8 fino a Katima Mulilo, con tanti cartelli “Beware Elephants”, ma pochi elefanti. A Katima Mulilo, una cittadina ordinata e molto più “nera” di tutte quelle viste finora, ci fermiamo per mangiare qualcosa e visitare il Craft Centre, dove vendono vari oggetti prodotti soprattutto dalle donne capriviane: cesti, vassoi, collane, statue in legno piccole e grandi, strumenti musicali. Il tutto a prezzi molto più bassi che negli altri negozi e mercati che abbiamo visitato. Un po’ di acquisti e ripartiamo dirigendoci verso sud. A Ngoma Bridge passiamo il confine con il Botswana: un po’ di controlli, il visto di ingresso, e quasi senza accorgercene siamo già nel Parco Chobe. E’ verdissimo sebbene sia inverno, e subito vediamo gruppi di elefanti vicino alla strada e fra gli alberi. Questo tratto di strada, anche se è asfaltato ed è solo il bordo superiore del parco, è molto bello, e arriviamo a Kasane soddisfatti e neppure tanto stanchi.

21/8 Chobe N.P.

Il Kubu Lodge, dove alloggiamo a Kasane, è uno dei più belli di tutto il viaggio. Gli chalet sono immersi in un giardino verdissimo e curatissimo, con ampi prati dove ogni tanto transitano piccole antilopi e altri animaletti, e bellissimi alberi secolari con tronchi scolpiti dal tempo e forme da foresta incantata (ci sono anche dei sentieri a piedi da seguire nel terreno del lodge per ammirare queste meraviglie). Il tutto proprio sulla riva destra del fiume Chobe, che si vede sia dal prato che dalla terrazza del ristorante (magnifico!). Il parco Chobe, al di fuori delle strade asfaltate, non si può visitare da soli, quindi partecipiamo ad una escursione in jeep organizzata dal lodge. Il giro dura tutto il pomeriggio, fino al tramonto, ed è un’altra esperienza memorabile con tanti animali incontrati a distanza ravvicinata e la bellezza del fiume color argento così vicino e luminoso. Dai racconti di altri ospiti del lodge abbiamo capito che anche la visita del parco in barca, per vedere da vicino ed in acqua ippopotami ed elefanti, è un’esperienza notevole, ma per noi sarà per la prossima volta.

22/8 Kasane-Victoria Falls (lato Zim) In un paio d’ore di taxi prenotato direttamente al lodge (la nostra fida Toyota l’abbiamo lasciata a Kasane), passiamo il confine con lo Zimbabwe ed arriviamo a Victoria Falls. Ci sistemiamo in albergo e facciamo un giro in paese. Avevamo letto che questa località è uno dei poli turistici dell’Africa meridionale, ma che i recenti problemi politici in Zimbabwe ne avevano ridotto l’attrattiva a beneficio di Livingstone in Zambia. E infatti ci sono molti negozi chiusi e tutto ha un’aria un po’ dimessa e trasandata, diversa dall’aspetto pulito e vivace delle cittadine namibiane. Comunque il paese è tranquillo e si può passeggiare a piedi per il “centro”, che è un po’ più attraente nelle ore centrali del giorno, quando negozi, fast food e market sono aperti. Verso mezzogiorno siamo andati a visitare le Victoria-Falls/Mosi-Oa-Tunya/Fumo-Che-Tuona. Quasi tutti gli alberghi (compreso il nostro) hanno un servizio gratuito frequente di navette per portare i turisti all’ingresso dell’area delle cascate e quindi è facile raggiungerle. Volendo, ci si potrebbe arrivare anche a piedi, seguendo il sentiero dietro la ferrovia. La gente del posto lo fa, ma alcuni dicono che non è sicuro. L’impatto con le cascate, che sono uno spettacolo maestoso ed unico, è davvero “fisico”: ti riempiono gli occhi, ti assordano, ti inzuppano, ti fanno venire le vertigini. Il sentiero del parco si snoda lungo la parte sinistra delle cascate e questo è il lato da cui le si vedono di fronte. Il giro può durare un’oretta abbondante o mezza giornata, a seconda di quanto vi lasciate incantare dallo spettacolo.

23/8 Victoria Falls (lato Zam) Visto che siamo arrivati fin qui, vogliamo vedere le cascate anche dal lato opposto. Ci facciamo portare all’ingresso del parco e da lì proseguiamo a piedi lungo la strada che porta al ponte da cui i più fuori di testa fanno bungee-jumping e passiamo il posto di confine con lo Zambia. Non ci sono grandi formalità, viene solo timbrato il passaporto con un visto valido un giorno ai turisti che vogliono visitare le cascate. L’ingresso (qui come dall’altro lato) si può pagare in varie valute, compresi gli euro. Da questa parte il sentiero arriva fino alla riva del fiume, prima che precipiti nella gola. Abbiamo visto parecchi turisti (molti locali) guadare il fiume ed arrivare fin sulle rocce che si trovano proprio sul bordo della cascata, alcuni a pochi centimetri dallo strapiombo: pazzi!! La gola da questo lato è molto più stretta, e i vari ponticelli sospesi che costeggiano il lato sud offrono davvero una vista unica ed emozionante, la cascata qui è di fronte e a poche decine di metri.

Al ritorno, nel primo pomeriggio, torniamo a Vic Falls e andiamo a mangiare qualcosa al Mama Africa, un ristorante molto colorato che ci è sembrato meglio dei vari fast food. Pomeriggio con un po’ di shopping e poi riposo: domani si parte presto per tornare a casa. Ciao Africa! Ci si rivede.



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