Botswana: una parentesi in Africa australe
Supermercati pieni di mercanzie, infrastrutture moderne (distributori di benzina, banche con Bancomat, automobili pratiche ma odierne), sicuramente non solamente a beneficio del turista. (che comunque è una fonte di ricchezza incredibile per questo paese). Grande sensibilità al problema della diffusione del virus dell’HIV che come in tutta l’Africa australe, sta minando il futuro della società civile: campagne d’informazione, cartelloni, numeri verdi, distribuzione gratuita di condoms nei luoghi pubblici, statistiche sui casi in trattamento nei singoli centri abitati. Cronaca di una parentesi: Giovedì 26 Luglio: l’andata FCO – LHR (BA) 17:15 – 19:15 LHR – JNB (BA) 21:15 – 9:00 (del 27/07) 9084 Km / 5644 Mi, per 10 ore di volo. Rotta: Londra, canale della Manica, Rouen, Montpellier, Sardegna, Tunisia, Libia, Ciad (N’Djamena), Rep. Centrafricana, Congo interno, Angola interna, volo tra Namibia e Botswana verso sud, atterraggio a Jo’burg
Venerdì 27 Luglio: Aria d’Africa JNB – VFA (BA) 11:25 – 13:00 La parentesi ha inizio nel momento in cui il Boeing 737 delle British Airways termina la sua corsa sulla pista dell’aeroporto internazionale di Victoria Falls, Zimbabwe. (si, un flash ! lo stesso tipo di aereo utilizzato per tratte brevi in Europa, che con la livrea di una compagnia europea atterra in un piccolo aeroporto africano ! … British, serve in questo modo, da Johannesburg, diverse tratte dell’Africa meridionale…) Dopo circa 20 ore di viaggio, siamo in Africa ! L’aria secca, asciutta, la luce forte, lo confermano. Il bush intorno all’aeroporto, la terra rossastra intorno alla pista, i piccoli aerei da turismo e l’informalità dell’ambiente aeroportuale, danno il benvenuto in Zimbabwe.
Camion-pulmann per il trasferimento di persone (13) e relativi bagagli (quelli riusciti ad arrivare dopo 3 voli / 2 coincidenze) verso il centro di Victoria Falls.
Cittadina un po anni ’70. Lungo la strada principale, il supermercato “Spar”, il Bata Center (Bata come la marca di scarpe e attrezzatura sportiva: negozio quasi vuoto), il Wimpy inglese (ristorante hamburger, che in Inghilterra non c’è più ormai da diversi anni) e tantissime agenzie impegnate nell’organizzazione di safari.
Per il paese passa anche una linea ferroviaria, ancora con la locomotiva a vapore, che ogni tanto fa sentire il proprio fischio. In lontananza si sente il fragore delle cascate d’acqua sullo Zambesi.
Notte in bungalow al Victoria Falls Camp site.
Sabato 28 Luglio: Botswana, un buon biglietto da visita Mattinata di trasfermimento verso Kasane, in Botswana. Prima di lasciare Victoria Falls (dove torneremo alla fine del viaggio) giriamo in paese per trovare un posto dove fare colazione. Non troviamo praticamente nulla; solo agenzie turistiche, da safari, già aperte. Al Camp Site c’è pochissimo, nonostante le apparenze da villaggio turistico di alto bordo, con piscina, bar, ristorante, inservienti in divisa ; in un paese in crisi come questo, chissà che sforzo devono fare per garantire un minimo di qualità ai turisti, fonte di reddito. A parte la scarsezza di cibo, il complesso turistico non è affatto male (in un prato all’inglese, posti tenda e bungalows puliti ma molto spartani, arredati con 2 letti e un tavolo + 2 sedie. Piscina, ristorante / bar).
Al supermercato del paese, lo “Spar” c’è una coda, per entrare, di almeno 150 persone. Nel supermercato, abbonda l’alcol ed i prodotti alcolici, pochissima frutta e verdura, un po di pane, ma poco, qualche shampoo e saponi vari. Con la tessera annonaria, la gente in coda esce con una boccetta di olio di semi e sale (o zucchero, non so). Un dollaro americano, oggi vale 140.000 dollari dello Zimbabwe …(1 a 250, al cambio ufficiale …). L’inflazione è altissima, si va in giro con pacchi di banconote (che tra l’altro, portano la data di scadenza del 31/07/2007).
Confine Zimbabwe – Botswana: Il Botswana si presenta come un paese più ricco. Posto di frontiera più pulito, efficiente, dogana con i computers, strade meglio asfaltate. Anche il paese di Kasane ha un aspetto più moderno. Internet points, la banca inglese Barklays, supermercato sempre della catena Spar, ma che confrontato con lo stesso di Victoria Falls sta come un supermercato degli Stati Uniti stava, negli anni ’70, ad uno dei paesi dell’Est europeo. Allo “Spar” c’e veramente di tutto. Carne in quantità, scatolame, formaggi anche europei (feta greca, ceddar inglese), olio italiano, succhi e yogurt Parmalat, frutta, verdura, piatti di carta, insomma veramente tutto.
Pomeriggio: giro in battello sul fiume Chobe e primo contatto con la natura africana. Lungo le rive, vediamo prima qualche elefante, poi coccodrilli, e finalmente gli ippopotami; per me, per la prima volta, nonostante appostamenti fatti alle prime ore del mattino, in occasione di altri viaggi. Al tramonto, l’atmosfera cambia, i colori più saturi e la luce più soffusa, rendono la scena più emozionante. Un gruppo di impala lascia le rive del fiume; qualche cormorano svolazza in cerca di cibo; un gruppetto di bufali attraversa un rigagnolo d’ acqua. Il sole tramonta verso le 18:00.
Cena al campo e prima notte in tenda.
Domenica 29 Luglio: Chobe Game Drive: Il primo di molti ? La notte passa fredda, ma accettabile. Sveglia con il sole nascente, alle 6:00 e rapida colazione, con un bel caffè caldo.
E poi, via, sulle nostre jeep scoperchiate, dove l’aria mattutina è a dir poco frizzante, ma la luce satura delle prime ore del giorno, mette allegria. Game Drive (ovvero safari in cerca di animali), all’interno del Chobe National Park, il parco nazionale che costeggia il fiume Chobe, dove ieri pomeriggio abbiamo effettuato un primo giro in barca. Subito dopo l’ingresso nel parco, la strada scende nella savana, verso la riva del fiume. Avvistiamo prima un elefante solitario, poi una mandria di bufali ed un gruppo di ippopotami. Vicino alla mandria di bufali, si sente un brusio … basta andare un po più avanti, con la macchina, per scoprire la scena… 2 leonesse ed i loro piccoli, stanno consumando il loro pasto. Il piccolo bufalo, disteso per terra, con il ventre aperto, viene piano-piano svuotato dai felini. A turno, un leoncino si affaccia dentro la pancia della preda inerte, mangia, estrae i pezzi di carne d’interesse, ed esce con tutta la testa sporca di sangue. Le leonesse di tanto in tanto cercano di allontanare la carcassa del bovino dallo sguardo indiscreto degli spettatori in jeep, che nel frattempo si sono radunati. Le auto dei turisti “guardoni” in realtà vanno e vengono, si spostano, la gente scruta con i binocoli e fotografa. La maggior parte degli animali prosegue nella propria attività, noncurante di essere parte di uno spettacolo.
Il giro prosegue, all’insegna degli avvistamenti: uccelli colorati, tanti bufali e ippopotami, in branco lungo il fiume; qualche impala. Lo spettacolo della natura è comunque esaltante; sarà che per noi oggi è il primo giorno; siamo tutti elettrizzati.
Pausa nelle ore più calde. Gli animali si acquietano con la calura; gli uomini cercano riparo da questo caldo secco, che comunque, anche se non pesa molto, si fa sentire. Tempo a disposizione per spuntini, lavaggio panni, lettura delle cartine geografiche e delle guide.
Altro giro verso le 16:00. Tramonto di nuovo magico. Poco prima del calare del sole, un branco di elefanti, lungo il fiume scatena una bagarre, con liti tra gli adulti, durante l’attraversamento di un braccio d’acqua.
Cena al campo e pernottamento in tenda.
Lunedì 30 Luglio – A spasso con jeep e carrello/rimorchio: trasferimento verso Savuti Sveglia di prima mattina, smontaggio delle tende e carico di tutto il materiale, sulle 2 jeep a disposizione del gruppo e sui relativi trailer (carrello rimorchio). Su di un trailer vanno i bagagli personali; sull’altro le casse con i viveri, le sedie, in generale le cose comuni. Sul tetto di una jeep, viene caricato il tavolo (i mezzi, in realtà sono delle Toyota 4×4, aperte, quindi senza la parte superiore della scocca, con divanetti a 3 posti sistemati nel cassone pick-up, e con un tetto/tendalino alto, per riparare autista e passeggeri dal sole).
Giornata di trasferimento. Dobbiamo arrivare al Savuti Camp Site, alla parte opposta del parco, a 172 Km. Da Kasane. Ci aspettano, 50 Km asfaltati, quindi una strada larga, in terra battuta, e gli ultimi 70 Km di strada in sabbia, ben dissestata.
Il paesaggio cambia un po’. All’inizio si costeggia il fiume Chobe, un po dall’alto; poi si passa in una zona più pianeggiante, con baobab e acacie, in cui incontriamo, in sequenza, 3 o 4 villaggi. Lungo la strada, l’ingresso ad uno di questi è segnalato da 2 baobab, a mo di portale d’ingresso. Suggestivi ! Nell’ultimo tratto, il paesaggio cambia ancora. Il terreno da rossastro diventa bianco calce, la vegetazione si fa più rada, con meno alberi di grande dimensione, più verso le sterpaglie. Dopo l’airstrip (la pista d’atterraggio in terra battuta; se ne vedono tante da queste parti), costeggiamo una pozza dove un branco di elefanti si sta abbeverando e arriviamo al Camp Site di Savuti.
Totalmente non recintato, l’accampamento è costituito da piazzole sotto alcuni alberi. Solo i servizi (bagni e docce) sono custoditi all’interno di un recinto cementato e dietro ad un terrapieno anti-elefante. In questa zona, si legge da per tutto, non è difficile incappare in elefanti e leoni, che girano assetati, soprattutto durante la stagione secca. Al campeggio, diversi mezzi sudafricani (come al solito), con le loro tende sul tetto ed i loro set di accessori pratici ma elegantissimi (sedie, tavoli, piatti e posate in contenitori “ad hoc”,…) sono già in postazione, con i loro fuochi di legna accesi.
Montaggio tende quasi al calar del sole. Abbiamo percorso i 172 Km dalle ore 8:00 alle 17:00, tranne che una breve sosta pranzo e qualche stop per vedere animali, durante il giorno.
Cena intorno al fuoco e bellissimo cielo stellato, con una via lattea evidentissima e la Croce del Sud sberluccicante, che indica la direzione.
Martedì 31 luglio – Savuti Marshes: primi incontri ravvicinati … Sveglia di prima mattina (6:20). La notte è stata abbastanza freddina; quando usciamo dalle tende, nonostante il sole nascente, siamo tutti imbacuccati. Colazione intorno al fuoco, e quindi in macchina per un primo giro mattutino, nelle Savuti Marshes (paludi, che in questa stagione ed in questo periodo storico, sono prosciugate … dipende dagli anni, dalla stagione, etc, etc).
Usciti dal campo, dopo una collina, sia apre la piana, secca e desolata. Vari avvistamenti di elefanti, manguste, uccelli di vario tipo, giraffe solitarie o in coppie, un branco di gnù in lontananza. Termitai di dimensioni sempre più grandi e alberi totalmente spogli di foglie, ma fioriti, fanno ora parte del paesaggio.
Sosta pranzo al campo. Primo incontro ravvicinato: un elefante, quatto-quatto entra nella piazzola-tende accanto alla nostra, si avvicina ad un albero e avvinghiandosi con la proboscide intorno al tronco, agita il tutto per far cadere foglie, frutti e ghiande. Veramente vicinissimo a noi, e per nulla disturbato dalla nostra presenza … Ma quindi, tutte le tracce fresche di animali che si vedono vicino alle tende, sono vere ?!?!… Pranzo sotto gli alberi, in compagnia di una decina di “hornbirds” (buceri).
Pomeriggio: Secondo Game drive e secondo incontro ravvicinato. Giro in macchina. Pitture rupestri di Savuti a mio personalissimo giudizio, abbastanza insignificanti. Verso il tramonto, alla pozza dove avevamo visto arrivando ieri, gli elefanti, una scena fantastica. Anzi, diverse scene in parallelo… Da un lato, il tramonto, il colore arancione del cielo e le sagome degli elefanti, che corrono ad abbeverarsi; alcuni arrivano veramente spossati … dall’altro, a pochissimi metri di distanza dalla nostra auto, 2 leonesse, che dormono sdraiate, e che costringono le numerose jeep nei dintorni a fermarsi incuriosite, e a rischiare di fare tardi per l’ingresso al campo (non recintato) che deve tuttavia avvenire entro le 18:30.
Ad un certo punto, una delle 2 leonesse si alza, e si sposta. Rumori di motori che si mettono in moto, e auto che seguono gli spostamenti degli attori sulla scena. Silenzio assoluto … Solo binocoli e obiettivi di macchina fotografica che cercano di mettere a fuoco particolari, o di avvicinare occhi umani a specifici parti del palcoscenico. Un elefante, arriva da lontano. Tra lui e la pozza: la leonessa, tenuta però nascosta da un bel termitaio … La leonessa si accorge dell’elefante, e seduta sulle zampe posteriori, aggrotta le ciglia e fissa nel vuoto, proprio dove dovrà passare a momenti il pachiderma. L’elefante, non si accorge di nulla, fino all’ultimo: per un momento, gli sguardi dei 2 animali si incrociano: l’elefante prosegue per la sua strada. Arriva il leone maschio, proprio lui, il re della foresta, che raggiunge la leonessa e si rotola per terra.
Rientriamo al campo a sole tramontato. Cena intorno al fuoco. Nella notte, si sentono abbastanza vicini, i barriti degli elefanti. Mercoledì 1 agosto – Verso il fiume Khwai (non propriamente quello del film …) Tappa di circa 110 km, da percorrere in circa 5/6 ore, uscendo dal Chobe National Park, verso il fiume Khwai, in un “bush” (savana) che diventa sempre più fitto. Entriamo nel Madaba Depression, inizio del Delta dell’Okawango.
Verso i 2/3 del percorso, incontriamo il fiume Khwai, placido e ansoso. Diversi branchi di elefanti, tanti ippopotami, qualche branco di giraffe e di zebre.
Bello l’ambiente, con questo corso d’acqua placido e l’habitat circostante, vivo e pieno di animali di diverso tipo. Scene / animali degni di nota: ippopotamo con il piccolino, dicono gli autisti, di forse 6 mesi; tanti elefanti; tanti ippopotami; gruppo di circa 15 giraffe; gruppi di zebre, antilopi e springbock.
Arriviamo a fine pomeriggio al North Gate del Moremi Wildlife Reserve. Ingresso più spartano rispetto ai gate del Chobe. Solita airstrip per gli aerei da turismo, e ingresso del campo dopo un ponte in tronchi, su di un corso d’acqua placido e con ninfee. Notte meno fredda rispetto alle precedenti.
Giovedì 2 agosto – finalmente il delta dell’Okawango …E visita di sua maestà, l’elefante al campo Si preannuncia una giornata intensa. Due ore di macchina per raggiungere Xacanaxa (Cacanaca, come dicono i locali), sulla penisola Moremi Tongue, nella palude del delta dell’Okawango.
Durante il percorso nella savana gialla, proprio accanto alla strada/pista, incontriamo 2 leoni maschi che si riposano. Il re della foresta, ogni tanto si prende un po di relax dai numerosi impegni che il suo ruolo richiede …Scena fantastica, e soprattutto molto, molto ravvicinata.
Ovviamente proseguono gli avvistamenti di elefanti, zebre gazzelle e moltissimi uccelli (diversi rapaci).
A Xacanaxa, solita airstrip, e arriviamo al Camp Site, dove ci aspettano le barche in alluminio, leggere e con la chiglia piatta, dotate di modernissimi motori Evinrude, per girare tra i canali e canaletti del delta.
Si parte in barca: 4 posti sopra il tetto e gli altri 9 sotto, a livello acqua. Il panorama, dal tetto, nel labirinto di canali d’acqua è interessante, suggestivo, ma alla lunga stanca un po. Brusse gialla, con papiri, felci, ninfee. Pochi animali, qualche elefante a lato (non immerso nella palude), qualche antilope. Tantissimi uccelli, in questa landa sconfinata di canali e canaletti che si disperdono all’orizzonte infinito, sotto un cielo tersissimo, senza nuvole. Dai posti “a pelo dell’acqua” il panorama è completamente diverso. Bastano pochi metri (forse nemmeno 2), dal tetto al ponte principale della barca, per trovarsi più immersi nel microcosmo del canale. Anche qui interessante, ma alla fine un po monotono.
Pranzo su di un isoletta del delta.
Pomeriggio con proseguimento della crociera. Passiamo in un punto di acqua stagnante pieno di fenicotteri e aquile. Rientro al campo di Xacanaxa.
Dopo il tramonto, al di la del fiume, fuori dal parco, vediamo dei bagliori e delle colonne di fumo, che rapidamente si allargano all’orizzonte. Un incendio nella savana …E’ da stamattina, in effetti, che ogni tanto si vedevano delle colonne di fumo. Ora, con il buio, vediamo chiaramente le fiamme ed il fronte del fuoco che si continua ad espandere. Viene in mente la devastazione che quel fuoco si lascerà alle spalle, in un ambiente pieno di sterpaglia e nello stesso tempo di animali che vivono allo stato selvaggio. Termitai, baobab ,elefanti leoni, gazzelle, tutto investito dalle fiamme dirompenti.
Sempre dopo il tramonto, il campo viene visitato dagli elefanti… Silenziosi, passano tra le tende e si dirigono verso gli alberi da frutto. Nel buio della sera si vedono le sagome che si aggirano lentamente vicinissime a noi. Un po impauriti, spostiamo le tende, cercando di assembrarci in un punto non di intralcio al loro camino, e soprattutto lontano da alberi. Anche qui, come durante le precedenti serate, bellissimo cielo stellato. Andiamo a dormire alle 21:00 circa. Dopo un paio d’ore veniamo svegliati e spaventati dal rumore, dietro alla nostra tenda, di un elefante che sta distruggendo dei rami, proprio vicino a noi.
Venerdì 3 agosto – Game drive, giusto per mantenersi in allenamento Sveglia di prima mattina e smontaggio tende. Game Drive, nella Moremi Tongue, da Xacanaxa verso il Third Bridge e quindi, attraverso la Bodumatau Road verso il South Gate del parco.
Percorso nella savana con avvistamenti vari. Pranzo sul bordo di un lago semi-secco, tipo Etosha, in Namibia, con processione di animali all’abbeveraggio. Arriviamo, fuori dal parco, verso le 15:30, al Camp site di Kazikimi, dove montiamo le tende. Zona da turisti. Campeggio addirittura con bar (una capanna) e birre fresche …(il che vuol dire, però, che c’è la corrente elettrica) Sabato 4 agosto – A Maun: Il pilota è pronto e vi aspetta … emozioni in volo sul delta dell’Okawango Strada di terra battuta, per 70 Km, verso la cittadina di Maun (percorsa in circa 2 ore). Ad un certo punto si passa la linea di controllo veterinario, che come in Namibia divide in 2 parti recintate, nord e sud, il paese. Subito dopo, la strada diventa asfaltata.
Maun è un centro abbastanza grande; più di Kasane e di Victoria Falls. Ci sono negozi, supermercati e tantissime “facilities” per turisti. Non mancano lodges, Agenzie turistiche specializzate in safari, ma anche una sede dell’Università del Botswana.
La gente sembra stare abbastanza bene. Bimbi lungo le strade, magari vestiti anche con le classiche magliette regalate dai turisti, ma che comunque sembrano in buona forma fisica. Case lungo la strada, in muratura, ma spesso con un bel recinto di filo spinato che delimita la superficie del giardino, dal resto del terreno, sempre un po savanoso. Il supermercato del centro della cittadina (sempre della catena “Spar”) è fornitissimo, così come il negozio di ottica / apparecchiatura fotografica dispone di tutti i tipi di pellicole fotografiche immaginabili.
Pomeriggio, volo con i piccoli aerei da turismo, sul delta dell’Okawango. All’aeropoto di Maun, oltre ad un ATR-42 in servizio di linea per l’Air Botswana, ci saranno almeno una cinquantina di Piper e Cessna da 4 posti, per i voli turistici.
All’aerostazione, la hostess dell’Air Moremi, viene a chiederci se siamo pronti. Il pilota ci sta aspettando …
Usciamo sul piazzale. Il nostro Piper è fermo per il “refuelling”. Il pilota, un ragazzetto giovanissimo, è un bianco dello Zimbabwe. Come tutti gli altri piloti, molto simili a lui, potrebbero essere benissimo scambiati per americani.
Decolliamo alle 16:10, per un volo di circa un ora. Sorvolando la savana, ad una quota non molto alta, ci dirigiamo verso il delta dell’Okawango.
Dall’alto, lo spettacolo è molto suggestivo. Terreno irregolare, savana inframezzata da acqua, paludi, zone di terraferma gialla secca e piccoli boschi. Rotta verso Chiefs Island e la Moremi Tongue, che i giorni scorsi abbiamo faticosamente attraversato in auto. Subito sul delta, emozionantissimo, il passaggio di un branco di circa un centinaio di gnù, che in fila quasi indiana attraversa uno stagno. Si perdono a vista d’occhio, tutti così in fila, ordinati, chi in acqua, chi ancora sulla terra ferma… Bellissimo.
L’aereo si alza, si abbassa, piega a destra, piega a sinistra, volteggiando tra i corsi d’acqua e la savana. Dall’alto risaltano i numerossissimi termitai, con la loro torre di aerazione, gli stagni che con la loro acqua ferma riflettono la luce come uno specchio, qualche gruppo di elefanti, zebre e giraffe. E’ anche abbastanza evidente, in certi punti, la distruzione della vegetazione, opera degli elefanti. Rami e intere radure divelte dalla furia dei pachidermi. Si avvicina il tramonto. Verso le cinque, con il sole che comincia a calare, la luce cambia. Passiamo sopra la penisola di Moremi e poi l’aereo piega verso sud, indietro, per rientrare a Maun. Atterraggio in perfetto orario. Scendiamo, foto ricordo sotto l’aereo e ringraziamo. Esperienza veramente emozionante.
Serata al ristorante di Press, uno dei nostri autisti. Locale lungo la strada statale, tutto molto pulito e verniciato di fresco. Per noi, serata riservata: il locale è chiuso al pubblico. L’addiacente bar, invece, è pieno di gente. D’altra parte è sabato sera… Musica a tutto volume, pubblico molto giovane, ragazze carine, ben vestite, molto scollate; ragazzi anche loro molto giovani, in magliette spesso da calcio e scarpe da ginnastica. Coca Cola e birra Saint Louis (molto leggera) spopolano tra i ragazzi.
Menù (una delle poche sere che non mangiamo le nostre provviste): crema di funghi (in bustina), buffet con carne di manzo e carote, pollo al curry (molto buono), fagioli e peperoni, riso, polenta (credo di sorgo, chiamata “bogobe”), birra, acqua e vino Sud Africano. Il modo di cucinare la carne è abbastanza standard; avevo visto gli stessi piatti, con lo stesso aspetto, fin dai primi giorni a Kasane, nel reparto piatti pronti del supermercato. Così come la polenta ed il riso bianco per accompagnare il tutto. Ai supermercati, è abbastanza comune vedere la gente del posto che fa la coda, per farsi preparare il piatto (usa e getta, in polistirolo) con le pietanze già pronte e cotte. Rientrando verso il campeggio, passiamo di fronte a diversi bar e ristoranti, con musica e gente, simili a quello di Press.
Domenica 5 agosto – di passaggio a Gweta Giornata di trasferimento, dalla città di Maun, via strada asfaltata, al villaggio di Gweta, ad est del Botswana, punto di partenza per la Kubu Island e per il laghi salati (e praticamente asciutti) delle Makgadikgadi Pans.
Trasferimento in auto di circa 200 Km, e arrivo a Gweda nel primo pomeriggio. Montaggio campo.
Paesino/ villaggio da Africa. Tutto sulla polverosa strada principale, asfaltata e pochissimo dentro. Spacci e negozietti, qualche banchetto lungo la strada che vende sigarette e collegamenti telefonici; bar con musica a tutto volume. Nel villaggio c’è evidenza di una grossa campagna di sensibilizzazione e di contrasto contro il diffondersi dell’AIDS. Un cartellone, riporta il numero di casi di sieropositività trattati all’interno della comunità (1.100) su di un toale di 2.000. Tramonto in paese, tra gruppi di ragazzi sfaccendati che passeggiano, lindi ed in magliette colorate.
Lunedì 6 agosto – un’isola nel nulla: Kubu Island Notte e mattinata freddissima. Smontaggio tende e partenza per Kubu Island, isola che si erge all’interno di un lago salato, in questa stagione, asciutto. Paesaggio che cambia: prima diversi chilometri di savana, con baobab e qualche animale. Poi, per l’appunto, i pan, i laghi salati ed asciutti, di questa parte dell’Africa. Da ottobre ad aprile, con l’acqua piovana, i laghi si riempiono nuovamente. In questo periodo, invece, uno strato di sale forma una crosta dura, che separa la superficie da un sub-strato umido. Le guide allertano: dove c’è odore di marcio, vuol dire che la crosta è troppo sottile e si rischia di sprofondare. Paesaggio piatto e spettrale. Arriviamo all’isola, dove oltre ad uno spartano Camp Site, non cè nulla, passando per un ultimo tratto di savana ed il posto di controllo della linea di demarcazione veterinaria, in un posto veramente solitario. Il guardiano, arriva, sorride, ci apre il cancello e ci fa passare. Montaggio tende, e pomeriggio di relax sul monticciolo della Kubu island che domina il pan sottostante.
Bel tramonto, dal promontorio abitato dai baobab, verso la pianura bianca di sale. Cielo come al solito, stellatissimo. Martedì 7 agosto – Game Drive alla ricerca di volatili: Nata Bird Sanctuary Giro mattutino dell’Isola Kubu, circondata dal suo mare di sale. (in una lingua locale Kubu significa ippopotamo, ma in realtà sembra che il nome dell’isola venda da Lekubu, cioè pietre).
Trasferimento di circa 110 Km. Verso Nata, percorsi in 5 ore, su di una pista sconnessa e polverosa.
Pomeriggio in giro per il Nata Bird Santuariy, parco nazionale sitato su di un grosso pan, non completamente asciutto. Nonostante gli avvertimenti delle guide (siamo fuori stagione, si vede poco se non niente), lo spettacolo è molto suggestivo. Soprattutto vicino allo specchio d’acqua, veramente centinaia di uccelli, che si riposano sul lago. Stormi di fenicotteri che ogni tanto si levano in volo. Certo, non sono vicinissimi, si segue molto con il binocolo, però la scena vale la sosta. Tramonto bello, come al solito, con il sole caldo e arancione che cala rapidamente sull’orizzonte del lago salato.
Cena al campo (campeggio già civilizzato, con lodge, bar, ristorante, etc, etc).
Mercoledì 8 agosto – Ritorno a Kasane, il giro in Botswana sta per finire Rientro verso il nord, al nostro punto di partenza in Botswana: Kasane. Viaggio di 210 Km. Dalle 7.30 di mattina, fino intorno alle 13:00, lungo una bella strada asfaltata, nel mezzo del nulla. Freddo molto intenso, data anche la velocità delle jeep. Game Drive finale, nel Chobe National Park, dove eravamo passati 10 giorni fa, alla partenza. Ci accomiatiamo dalla selvaggia natura del Botswana con un bel tramonto con il fiume e gli elefanti.
Giovedì 9 agosto – le cascate Victoria ! Chiudiamo e pieghiamo le nostre tende. Le prossime 2 notti le passeremo nei bungalows del Victoria Falls Camp site, come la prima , all’arrivo. A fine mattinata passiamo la frontiera tra Botswana e Zimbabwe, per tornare al nostro punto di apertura parentesi: Victoria Falls.
Il fragore delle cascate, è sempre la, al di la del campo. Guardando bene, si vedono anche i fumi del vapore generato dalla caduta dell’acqua. Le cascate non devono essere lontane da noi.
Primo approccio: scelgo, come altri compagni di viaggio, di fare il giro sopra le cascate con l’elicottero. Organizzazione efficientissima, il servizio è gestito da una società Sudafricana con partenza da una base situata al di la del confine, in Zambia. Ci vengono a prendere con un pulmino con l’aria condizionata, roba da turisti di lusso, e ci portano al di la del confine. Si entra in Africa Centrale ! Alla frontiera tra Zimbabwe e Zambia, tantissima la gente in coda (tra Zimbabwe e Botswana, pochissima, praticamente solo turisti occidentali). Donne con abiti coloratissimi, uomini e donne con grandi mercanzie, ragazze con cestini ed oggetti sulla testa. Cambia il modo di vestire, è diverso il modo di portare le cose: pochi chilometri, ma stiamo cambiando area geografica …Sembra un po vicino, come modi, all’Africa Occidentale.
Il ponte che separa lo Zimbabwe dallo Zambia, di disegno di primo ‘900, è pieno di veicoli e di persone che lo attraversano a piedi.
Il punto di partenza degli elicotteri, pochissimo dopo il confine, è su di un piccolo altopiano, accanto ad un grosso baobab. Domina tutta la valle e le Cascate Victoria, dalla loro parte posteriore. Volo iper-emozionante. Elicottero di lusso, con confort elevato; la cabina è molto spaziosa ed ariosa, con sedili comodi, un po come quelli di un volo di linea. Volo molto spettacolare, con sorvolo prima del fiume Zambesi, molto largo che si fa strada tra qualche isoletta, verso il salto; poi, la fessura di roccia in cui si lasciano cadere le acque formando le cascate; quindi le gole e il lungo e profondo canyon in cui il fiume continua il suo corso, subito dopo. I fumi dell’acqua e l’arcobaleno costante, si vedono anche a distanza. L’elicottero, nei suoi 15/20 minuti di volo compie un paio di giri, prima direttamente sulle cascate, poi , un po più in quota, su tutta la zona, prima a valle sul profondo canyon, poi a monte, passando nuovamente sugli isolotti. Intravediamo un elefante, mentre cerco di farmi un idea dei luoghi, per poter pianificare la visita alle cascate da terra, e una puntata in territorio dello Zambia, che vorrei fare domani.
Sempre in volo si vedono tutta una serie di infrastrutture turistiche, sia in Zambia che in Zimbabwe.
Fine del giro. L’elicottero riatterra, ed il nostro pulmino ci prende, ci fa passare il confine, e ci rilascia in Zimbabwe. Un po costoso, ma ne valeva la pena.
Visita alle cascate, lato Ovest – Zimbabwe. Bello, bellissimo; un arcobaleno perenne. Si entra in un parco, con un camminamento sul bordo di uno dei 2 lati del canyon. Le cascate, visibili proprio davanti a noi, creano un salto d’acqua potentissimo, imponenti soprattutto per la loro larghezza e quindi per l’enorme massa d’acqua che tutta insieme precipita nella stretta gola (mi aspettavo più spazio, davanti; in realtà la cascata è molto larga, profonda, ma è praticamente un salto, lungo uno dei 2 lati proprio di un canyon). Tra fragore e spruzzi, tutti bagnati ci aggiriamo tra le diverse terrazze panoramiche: il Danger point, proprio sul punto centrale del fronte delle cascate, all’imbocco del canyon di uscita del fiume, verso valle; la vista laterale, dove scendiamo un po più in basso per vedere da vicino la caduta della cataratta e quasi di profilo tutta la cascata. Panorami veramente mozzafiato, resi secondo me più apprezzabili, dal fatto di aver avuto una visione d’insieme dall’elicottero.
Ultima cena al campo, con la nostra cucinetta. Domani, ristorante, per chiudere in bellezza.
Venerdì 10 agosto – Assaggio di Zambia Penultimo giorno di viaggio, dedicato ad un giro sul lato delle cascate Victoria in Zambia e puntata alla città di Livingstone, a 11 Km dal confine.
Da Victoria Falls, Zimbabwe, stessa trafila di ieri, ma questa volta a piedi, costeggiando il parco delle cascate, passando il posto di confine in uscita dallo Zimbabwe. A differenza di ieri mattina, c’è pochissima fila. Rapido timbro sul passaporto ed uscita dal cancello verso la terra di nessuno (tantissima coda in realtà al cancello …). Noi turisti, muniti di passaporto, anziché di lasciapassare come la maggior parte dei locali, passiamo davanti a tutti … Nella strada compresa tra i 2 posti di frontiera, ci sono tantissimi camion fermi, persone che camminano o sono ferme ad aspettare (cosa?) , qualche venditore di oggetti per turisti e non. Come nel parco lungo le cascate, ci sono tantissime scimmie che godono dell’extra territorialità e vanno avanti ed indietro, come se niente fosse. Sempre tra i 2 posti di confine, si passa sullo spettacolare ponte in ferro battuto, primi del ‘900, che attraversa lo Zambesi in uscita dalle cascate e che segna il confine tra i paesi. Poco primi della casupola sul ponte, da dove qualche incosciente si cimenta con il Body Jumping, i cartelli di benvenuto, da un lato in Zambia e dall’altro in Zimbabwe.
E’ un atmosfera di un’altra epoca: ponte Art Nouveau, in ferro; binari del treno, corsia per gli automezzi; tantissima gente che attraversa nelle 2 direzioni, con ogni genere di mercanzia.
Lato Zambia, coda chilometrica di persone, in attesa dei controlli di frontiera. Anche li, noi passiamo rapidamente, con il suggerimento / beneplacito di diverse persone in coda. In effetti, dentro il gabbiotto del controllo documenti, c’è uno sportello dedicato ai non-resident / visitors. Entrati in Zambia, specularmente al lato Zimbabwe, il Parco Nazionale delle Cascate Victoria, lato Est (destra). Anch’esso molto spettacolare, posizionato di fronte all’altra metà della caduta d’acqua, e probabilmente un po più vicino.
Percorriamo tutto il percorso lungo la cataratta e la cascata centrale. Ad un certo punto, si passa per un ponticello sospeso, verso il Knife Edge Point, proprio sopra l’uscita dello Zambesi dalle cascate e a pochissimi metri dal corrispondente punto in Zimbabwe (Danger Point).
Lo spettacolo è veramente emozionante; l’acqua scende giù con una potenza molto forte; il Boiling Pot è il punto in cui le acque in uscita dopo il salto, girano vorticosamente prima di infilarsi a loro volta nel canyon a forma di 3 o 4 S del fiume Zambesi, (canyon tra l’altro, molto profondo). Tutto l’ambiente è molto vaporoso, con arcobaleni continui e spruzzi d’acqua sui sentieri panoramici.
Per arrivare alla città di Livingstone, abbiamo bisogno di un taxi. Per facilitare la ricerca, entriamo nel Sun Hotel, presso le cascate. Lodge di lusso, per turisti e per congressi, con prato all’inglese, sopra il quale pascolano zebre e corrono scimmie.
La trattativa con l’unico taxi fermo davanti alla hall non va a buon fine. L’autista ci chiede troppo; un tizio della reception, credendoci clienti dell’hotel, ci fa salire sul pulmino dell’albergo, e ci promette di potarci all’uscita, sulla strada principale a cercare altri taxi; prima, però deve portare un altro cliente presso un vicino hotel. La persona, in giacca e cravatta , e con il badge del congresso in corso, sale sul pulmino, ed è molto gioviale e discorsivo. Vuole sapere di dove siamo, se stiamo viaggiando per turismo, per dove; ci racconta che è stato in Europa e anche in Italia per il suo lavoro. Mi freno dal chiedergli che lavoro svolge, e leggo il badge del congresso. Si tratta del Ministro delle Finanze e del National Planning dello Zambia …
Lasciamo il nostro ospite e prendiamo un taxi per Livingstone. Con 6 dollari e pochi minuti, siamo al centro della cittadina, classica città africana, con strade parallele, edifici bassi ed un grosso edificio anni 70, che ospita tra le altre cose, le poste.
Visita al museo Livingstone (c’è un po di tutto: etnografia, storia naturale, storia dello Zambia). La parte più interessante, tuttavia è quella dedicata proprio a David Livingstone , con tanto di lettere originali, sotto vetro, da poter consultare, e tutta una serie di oggetti appartenuti all’esploratore/missionario. Giro per la cittadina.E soprattutto per il mercato, molto centro-africano. Non è molto diverso dai mercati togolesi o burkinabè. Forse nel reparto alimentare, poca carne; ma ho visto una macelleria ed un supermercato fornitissimo, un po come in Botswana. In ogni caso, anche qui che è più Africa classica, non si vede gente denutrita o malata, per strada.
Si vede tanta gente per strada; le pubblicità dipinte sui muri, stand che vendono di tutto, soprattutto al mercato. Rientriamo dopo aver mangiato in uno snack locale. Il taxi impiega pochi minuti; al confine non c’è coda; arriviamo al Camp site di Victoria Falls con largo anticipo sul previsto. Cena in un ristorante, sfornito di tutto (in definitiva hanno solo bistecca e patate fritte). Sabato 11 agosto – la parentesi si sta per chiudere Mattinata disposizione per impacchettare tutto e prepararsi al rientro. Il pick-up service per l’aeroporto passerà a prenderci per le 11.30. Dopo l’ultima colazione con la cassa cucina, chiusura zaini e distribuzione delle cose che proprio non si possono portare indietro, a gente locale. Molte delle nostre rimanenze vanno agli inservienti del Camp Site. Volo VFA – JNB (BA) 13:50 – 15:30 Arrivo a Johannesburg con un po di ritardo. In arrivo sorvoliamo la città; si vede il centro con i grattacieli.
Volo JNB – LHR (BA) 21:15 – 7:20 (del 12/08) Tempo di volo 10 ore e 35 minuti. Rotta verso nord, da Johannesburg verso Lusaka in Zambia. Passaggio sopra la città congolese di Lumubashi, e quindi virata leggera verso Ovest. Il volo prosegue in diagonale sul Congo, e quindi si riallaccia alla rotta dell’andata sul Ciad. Passaggio su Libia e Algeria; sopra la città di Costantine uscita sul Mediterraneo, e quindi sud della Francia (Montpellier).
Domenica 12 agosto – epilogo a Londra Arriviamo di prima mattina. I voli di prosecuzione per Roma e Milano sono intorno alle 14:00. C’è tempo per un ultima camminata nel centro di Londra. Piccadilly, St. James Park, Buckingham Palace, il Parlamento e Westminster; Trafalgar Square, Covent Garden. Interrompiamo così il lungo viaggio.
Volo di rientro a casa, nel pomeriggio.