Da Reggio Calabria a Riga di Lettonia

DA REGGIO CALABRIA A RIGA (LETTONIA) IN AUTO Ovvero: dallo Stretto di Messina al Mar Baltico Paesi visitati: Austria, Rep. Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Germania Equipaggio: Giorgio e Rita su Renault Koleos GIORNO 1: Reggio Calabria – Firenze 22 luglio 2008 ore 7.15…SI PARTE !! Siamo appena partiti e già la prima arrabbiatura: mio...
Scritto da: Giorrita
da reggio calabria a riga di lettonia
Partenza il: 28/07/2008
Ritorno il: 21/08/2008
Viaggiatori: in coppia
DA REGGIO CALABRIA A RIGA (LETTONIA) IN AUTO Ovvero: dallo Stretto di Messina al Mar Baltico Paesi visitati: Austria, Rep. Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Germania Equipaggio: Giorgio e Rita su Renault Koleos GIORNO 1: Reggio Calabria – Firenze 22 luglio 2008 ore 7.15…SI PARTE !! Siamo appena partiti e già la prima arrabbiatura: mio marito non trova il cavetto per collegare l’iPod all’impianto dell’auto! E pensare che avevamo fatto le nottate per farci la scorta di nuove canzoni! Il viaggio è lungo,capirai…Comunque imbocchiamo da Reggio Calabria la famigerata A3, il tempo è bello, il traffico scarso, le corsie ristrette per lavori perenni ma ci siamo abituati (…Rassegnati?!) e la nostra Renault Koleos profuma di nuovo. La nostra meta è Riga, capitale della Lettonia, giusto dietro l’angolo… appena 3200 km da casa! Ci arriveremo? Viaggiatori pazzi come siamo, non abbiamo prenotato nulla, abbiamo solo un itinerario di massima per giungere a una meta. Riga mi aveva affascinata per i racconti di Mariana, mia allieva lettone. A proposito, insegno italiano alle scuole serali per stranieri e mio marito è avvocato, abbiamo 40 anni o giù (su?) di lì.

In un’aera di servizio, appena usciti dalla Calabria, notiamo un tizio che si aggira attorno alla nostra Koleos parcheggiata, osservandola da tutti i lati. Ci preoccupiamo ma il “malintenzionato” si rivela essere solo un simpatico camionista siculo che ci chiede consigli perché pensa di acquistarla e, siccome una mano lava l’altra, a sua volta ci consiglia la via più breve per Riga. Calorosa stretta di mano tra globetrotter (lui per lavoro, noi per vacanza) e si riprende il viaggio. Mio marito confronta le caratteristiche dei due navigatori a nostra disposizione (il Carminat della Koleos e il TomTom portatile), e poi spara a tutto volume le canzoni dei nostri CD lodando l’impianto della Koleos di cui decanta le caratteristiche tecniche: per farlo contento e proteggere così le mie orecchie, mi affretto a dargli ragione pregandolo di abbassare il volume! Sfortunatamente, lui continua a giocare con i comandi vocali del navigatore e del cellulare, collegati con non so quali diavolerie elettroniche all’impianto dell’auto! Alla stazione di rifornimento di Salerno, mentre mio marito integra il pieno, tutto preso da questi nuovi giocattoli, cosa accade? nonostante l’auto nuova di zecca, veniamo ignobilmente trainati dal carro attrezzi dall’autostrada all’officina della Renault! Tra attese e riparazione dell’auto perdiamo, nell’ordine: la calma (ma per fortuna riusciamo anche a scherzarci su); 5 ore di vacanza e 70 euro di riparazione (il costo del carro attrezzi per fortuna era coperto da assicurazione). Ma come, la Koleos nuova fiammante? E che è successo? Non oso dirvelo: nell’ area di servizio di Salerno abbiamo messo 30 euro di benzina, “Embè? “direte voi, “che c’è di strano?” C’è il piccolo particolare che la nostra nuova auto va… a gasolio! Ecco a voi una nuova avventura dei due impiastri in villeggiatura! Comunque ci consoliamo: all’area di rifornimento ci dicono che capita più spesso di quel che si creda. Meditate, dunque, o voi che fate rifornimento con un’auto nuova! Riprendiamo il viaggio solo dopo le rassicurazioni della Renault che ci riconsegna l’auto con il serbatoio pulitissimo, e perciò di nuovo perfettamente affidabile e sicura, e dopo qualche ora arriviamo in un hotel-ristorante appena usciti a Incisa (vicinissimo a Firenze), dove passiamo la notte stanchi ma contenti per lo scampato pericolo(e per l’ottimo rapporto qualità- prezzo dell’albergo) .

GIORNO 2: Firenze – St. Kanzian (Austria) Il viaggio sull’autosole prosegue senza niente di rilevante, tranne che all’Autogrill di Sasso Marconi, con nostra sorpresa, qualcuno ci apostrofa alle spalle offrendosi di pagarci il caffè: è il nostro amico camionista siciliano! Gli raccontiamo la nostra disavventura con la benzina al posto del gasolio e, insieme a lui, riusciamo a riderci sopra. Gli facciamo gli auguri perché la sua giovane moglie polacca aspetta un bambino e ci salutiamo affidando la destino la probabilità di incontrarci ancora. Il viaggio è come la vita, fatto di soste, di incontri, di tappe forzate, di scoperte, di speranze… Al casello del Tarvisio ci accoglie un gran freddo, così che siamo costretti a tirar fuori dalle valige qualche indumento più caldo, e paghiamo la vignetta che permette di viaggiare sulle autostrade austriache per 10 giorni a 8,70 o per 2 mesi con 25 euro. Ci fermiamo a Volkermarkt, piccolo centro della Carinzia citato nelle nostra guida. La piazzetta principale è dominata del Municipio con gli immancabili gerani alle finestre, circondato da graziose casette dai colori pastello, aiuole curatissime e bei negozi. Sicuramente dev’essere molto vivace e gradevole…Se ci capiti nelle ore giuste. Ma se ti ci trovi alle 18.30 di un pomeriggio di estate hai l’impressione di essere in un set cinematografico, più che in un paese vivo. I negozi chiusi, per strada non c’è anima viva, né, non dico una carta a terra, ma neanche un gatto randagio, un barbiere, un bambino che gioca. Tutto assolutamente bello e perfetto ma…Desolatamente vuoto.Ci spostiamo verso il lago dove, attraversato un lungo ponte, passiamo dall’altra riva dove ci accolgono decine di pensioncine (gasthause) e alberghi. Decidiamo di passare la notte nell’elegante hotel Krainz, a San Kanzian, sul lago, (4stelle, Ostuferstesse 27-31- A9122 Unterburg am Klopeiner see- Kartnten) 57 € a persona con mezza pensione se ti ci fermi almeno una settimana, noi per 1 notte abbiamo pagato 147 comprensive di 25 € di cena. L’indomani,ricco buffet per colazione e ripartiamo. GIORNO 3: St. Kanzian – Rep. Ceca (Zilina, Bratislava) Maciniamo altri km, entriamo in Rep. Ceca,e proseguiamo fino a sera, quando troviamo un motel che fa al caso nostro, sulla nazionale a 10 km da Zilina, Motel Borina,(Stanicnà, 410- Dolny Hricov) 50 euro in 2, prezzi popolari…Ma pagamento anticipato! Ripartiamo alla volta di BRATISLAVA che, essendo solo una tappa di trasferimento visitiamo in poco tempo.Decidiamo di visitare il centro storico con un trenino elettrico d’epoca con una buona guida vocale in italiano. Durata mezz’ora, costo € 8 a persona. Ve lo consigliamo soprattutto se siete stanchi di camminare o se volete essere sicuri di vedere tutto velocemente. Carine le statue dislocate in vari punti delle strade : rappresentano personaggi locali, come quella, fotogratissima, dell’omino che sbuca da un tombino.E’ detta “il guardone” perché ha la faccia furbetta di chi sbircia dal basso sotto le gonne delle passanti. Ma su questa statua ho sentito anche di altre versioni, fate un po’ voi.

GIORNO 4: Polonia (AUSCHWITZ – CRACOVIA) Partenza ore 9.40 Attraversiamo la Rep.Ceca ed entriamo in Polonia, senza pagare la vignetta, perché, come ci spiegano, pagano il pedaggio solo i mezzi superiori alle 3,5 tonnellate. Lungo l’autostrada finalmente vediamo molte auto di marca italiana, e scopriamo che qui gli stabilimenti Fiat polacchi fabbricano ancora la mitica 126. Ci capita anche di incontrare macchine Fiat che in Italia non esistono:avete mai sentito parlare della CUBO (una specie di Nuova panda),del Trudy (un veicolo commerciale tipo Fiorino) o dell’elegante Fiat Linea, pubblicizzata ovunque? Nell’ area di servizio ci raggiunge un pullman carico di donne di tutte le età ma prevalentemente giovani. Non hanno l’aria dimessa di quando ci servono nelle nostre case o vendono le loro mercanzie sui nostri marciapiedi, ora scendono allegramente dal pullman quasi saltellando, e chiacchierano e ridono tra loro, mostrando disinvoltamente il bagliore di qualche dente d’oro.Con fine deduzione stabilisco che stanno finalmente tornando a casa dopo mesi di duro lavoro in chissà quale paese europeo. Naturalmente mio marito mi prende in giro, pur consapevole che per il mio lavoro a stretto contatto con le immigrate, mi ritengo la massima esperta mondiale in materia, e riesco a riconoscere il paese di provenienza di ogni straniero solo sentendo l’accento con cui parla l’italiano.

La Polonia subito ci sorprende per le sue casette curatissime e per l’autostrada dritta e comoda.

Persino i tanto vituperati bagni sono mediamente“abbastanza”puliti:diciamo in linea con gli standard italiani che, si sa, a volte non eccellono. In effetti ci avevano parlato malissimo delle strade polacche e anche l’idea che ci facciamo dei polacchi che emigrano da noi ci fa pensare ad un paese povero e arretrato.E’ quello che ci aspettavamo ma non è quello che abbiamo percepito attraversando questi paesini molto curati, tutti con un piccolo cimitero pieno di fiori nel centro dell’abitato. Qualche volto ci sorride dalle lapidi rivolte verso la strada: Maciek, Hellen, Karol, stanno lì a ricordarci che la morte è naturale quanto la vita. Queste riflessioni ci preparano alla visita-pellegrinaggio ad AUSCHWITZ, indicato dalla segnaletica con il suo nome polacco: OSWIECIM. Si percorre la statale 933, Ulica Meczennkow, strada ampia e dritta che taglia la campagna polacca percorsa da qualche “indigeno” in bicicletta. Qui in effetti il manto stradale è più irregolare, si balla un po’ ma la nostra Koleos 4×4 fa il suo dovere e ci fa arrivare velocemente. Sono le 13 passate e un cartello avverte che mancano 2 km a OSWIECIM. Decidiamo di fare una breve sosta e mangiamo in silenzio la frugale colazione che ci eravamo portati dietro (non abbiamo visto punti di ristoro lungo la strada) solo perché immaginiamo che lì ci aspetti molto da scarpinare. Sappiamo anche che usciremo da lì con lo stomaco chiuso e il cuore gonfio. Il tempo uggioso ben si adatta al nostro stato d’animo, mentre proseguiamo il viaggio. Appena arrivati alla tetra palazzina di mattoni rossi, la pioggerellina si trasforma in un violento temporale e, così, anche il clima meteorologico si allinea a quello psicologico. Giustamente l’ingresso è gratuito, ma è consentita un’offerta ad una fondazione umanitaria. Siamo pronti per affrontare questa dura esperienza e, tenendoci per mano, passiamo sotto la tristemente nota iscrizione “Il lavoro rende liberi” e varchiamo i cancelli dell’Inferno.

Lascio ogni commento alla sensibilità di ognuno. Dico solo che noi avevamo già visitato Dachau, eppure ad AUSCHWITZ mi sono più volte ritrovata tra coloro che, nascosti dietro un pilastro, si asciugavano furtivamente una lacrima, o, come mio marito, hanno mormorato una preghiera laica.

Usciti “a riveder le stelle”, riprendiamo verso Cracovia sotto una pioggia battente. La nostra auto riprende a divorare i km ma stavolta la radio tace, e così anche noi, mentre percorriamo la SS 933. E’ una strada larga ma senza divisorio tra i due sensi di marcia, disseminata di cantieri e soprattutto…Piena di buche, che con la pioggia si trasformano in pozzanghere.Di notte dev’essere anche molto buia perché non vedo lampioni. Al casello paghiamo 6.50 sloti di pedaggio.

Arrivati al centro storico di Cracovia scegliamo un piccolo hotel che consigliamo a tutti: hotel Maltanski,(ulica Straszewskiego,14) un 3 stelle centralissimo e molto elegante. Ci accoglie una ragazza molto dolce che parla anche un po’ di italiano e ci offre camera doppia, colazione e parcheggio sotto la nostra finestra sorvegliato 24h per 145e. Camera e bagno sono ampi e luminosi, forniti persino di pantofole e accappatoio, che solitamente concedono solo i 5 stelle. Manca solo l’aria condizionata ma c’è un ventilatore, che però la notte è rumoroso ma non fa caldo e si sta bene anche senza. Una bella doccia è quel che ci vuole per lavar via la stanchezza e la malinconia e riconciliarci con l’umanità intera. In serata possiamo tuffarci nella Cracovia notturna. A piedi, attraversato un breve parco, in 5 min. Siamo in centro, STARE MIASTO, che pullula di locali e ristoranti molti dei quali ostentano cucina italiana. Solitamente all’estero non frequentiamo il genere, ma stavolta abbiamo dimenticato in camera il vocabolario inglese che ci serve per orientarci nei menu locali, così ci fermiamo “da Pietro” che con 40 e. Ci fa mangiare 2 antipasti, 1 primo, un secondo di pesce e 2 birre. Ma attenzione: al prezzo dichiarato sul conto devi aggiungere il 10×100 di servizio che, come lo scontrino avverte a caratteri cubitali, non è incluso nel prezzo. La sera fa un po’ freschetto ma la piazza è molto animata e… stranamente nessun italiano nei paraggi! GIORNO 5: CRACOVIA Dopo una colazione a buffet molto varia e invitante e quindi ben disposti verso il mondo intero, torniamo al centro storico STARE MIASTO. Sosta d’obbligo al centro della piazza nell’ ex mercato della stoffa che ora ospita chioschi di souvenir. Prodotto tipico è l’ambra e qui una collana si aggira sui 200e. Tutt’intorno brulica di negozi aperti dove, per la verità, niente ci invoglia all’acquisto. Nelle vetrine fanno bella mostra di sé abiti fuori moda, e articoli che in Italia sono scomparsi dal mercato da decenni. Chi si ricorda più del deodorante Libana o delle saponette a strisce verdi Fa?Le scarpe, poi…Da mettersi le mani ai capelli!! In vena di shopping non demordiamo e, presa la macchina, ci dirigiamo al quartiere ebraico dove, ci assicurano, c’è un grande centro commerciale. Anche lì non c’è trippa per gatti, ma in compenso riconosciamo nelle strade acciottolate del vecchio ghetto i luoghi in cui Spielberg ha girato uno dei nostri film preferiti: Schlinder’s List! Percorriamo Ulica Zeroka che passa davanti alla vecchia sinagoga del film e di lì prosegue nel cuore dell’ex ghetto ebraico,la Josefa Ulica, oggi zona di tendenza per i giovani, che però nei suoi antichi palazzi, porta ancora i segni delle peripezie di un popolo. Ci sediamo ai tavoli all’ aperto di un locale ricavato in un cortile interno al n.12 di Josefa Ulica: lì riconosciamo il luogo dove Spielberg ha girato la scena degli ebrei in fuga che gettano le valige dai ballatoi di un cortile: quello, appunto. Il locale è molto caratteristico con ai muri le foto delle famiglie ebree prima della deportazione, ma attenzione: in questo locale si mangia solo fino alle 22, dopo si può solo bere.Di lì la nostra passeggiata prosegue fino alla piazza al cui angolo c’è la farmacia ebraica che fu il centro della vita del ghetto e oggi è un museo che ,visto l’orario, non ci illudevamo di poter vistare. Il nostro albergo ci piace molto così chiediamo alla ragazza che ci ha accolto se possiamo restare ancora un giorno.”No problem”…E un sorriso.

GIORNO 6: CRACOVIA Il nostro Schlinder’s tour prosegue nella zona industriale di Cracovia, non lontana dal ghetto, dove al n. 4 della Lipoma Ulica si aprirono i cancelli della fabbrica di utensili che salvò la vita a milioni di ebrei. A dispetto di ciò che ci avevano detto all’ufficio del turismo di Cracovia la fabbrica NON è visitabile dalle 11 alle 16, ma è CHIUSA perché in ristrutturazione per trasformarla in hotel- museo che, se tutto va bene, aprirà i battenti ad Aprile 2009. Ci complimentiamo con noi stessi per aver rifiutato i tanti tassisti che a Cracovia si erano offerti di accompagnarci per cifre considerevoli, per poi ritrovarsi a doversi accontentare di vedere dall’esterno solo una facciata coperta da impalcature! Stiamo per andarcene delusi, quando udiamo delle voci provenire dell’interno: non possono essere gli operai della ristrutturazione perché è domenica e il cantiere è chiuso. E qui ci accorgiamo che tutto il mondo è paese:sono 2 turisti che un guardiano compiacente ha accompagnato di nascosto ad una visita”privata” all’interno della fabbrica! Ovviamente ne approfittiamo subito, e, allungata all’omino anche noi la mancia di 10 sloti (circa 3 euro), possiamo goderci tutto per noi l’ufficio di Oskar Schlinder, la sua scrivania, parte degli altri mobili originali, la lunga scala che conduce al suo ufficio affacciandoci alla finestra del quale possiamo vedere i tetti del capannone adiacente da cui ci sembra ancora di sentire il rumore delle macchine della fabbrica e il vocìo degli operai ebrei. Poco fuori dalla fabbrica ci imbattiamo in quel che resta del muro di cinta del vecchio ghetto di Cracovia, poi torniamo in albergo.

Mangiamo un gelato in uno dei tanti bar dello STARE MIASTO mentre ci giungono le note di uno dei tanti concerti che si tengono nella piazza e guardiamo i turisti farsi portare a passeggio dalle carrozze, gli artisti di strada ecc.. Pomeriggio decidiamo di visitare la zona fortificata, il Wavel, dove si possono visitare la cattedrale di Woityla e le stanze reali. Si pagano 6sloti anche per scendere nell’Antro del Drago, una grotta sotterranea molto suggestiva (attenzione però che è molto umida e scivolosissima) che porta alla Vistola. Usciti dalla grotta ci accoglie la statua del drago che a intervalli regolari sputa fuoco e fiamme per il tripudio dei turisti che posano per una foto. Ci fermiamo ad ammirare il tramonto sulla Vistola e poi ritorniamo a piedi allo STARE MIASTO dove ceniamo.

GIORNO 7: VARSAVIA Lasciamo a malincuore Cracovia alle 12.30 e prendiamo la E 75 che la collega a Varsavia. Paghiamo 70,4 sloti di pedaggio. Attenzione alla velocità, la strada è piena di controlli elettronici! La strada è ben tenuta con aree di sosta,hotel,rifornimenti, altro che strade polacche da terzo mondo! Sul ciglio della strada i contadini vendono mirtilli e funghi a buon prezzo,ma mio marito ignora i miei pressanti inviti a fermarci: dice che è poi molto pericoloso immettersi di nuovo nella carreggiata. In effetti è una strada un po’ strana:è consentito a pedoni, animali e mezzi di ogni tipo attraversare la vostra carreggiata per andare sull’altra o per fare delle inversioni a U che in Italia, nelle stesse condizioni, sarebbero vietatissime. Il tutto è però ben segnalato anche se di notte mi preoccuperei. A 20 km da Varsavia troviamo un po’ di coda ma finora rarissime le auto con targa italica. Attorno a noi un’ impressionante sfilza di megacentri commerciali di tutti i tipi, compresa l’onnipresente Ikea. Ma la presenza di tutto questo ben di Dio mi fa venire il sospetto che i polacchi così poveri non devono poi essere, e questo è confermato dalla quantità e qualità di auto con targa polacca che si spostano nel weekend, per vacanza, devo dedurne. Entrati in città abbiamo la sorpresa che nei giorni festivi e prefestivi il parcheggio è gratis, così ci aggiriamo nel cuore della città antica, abbondantemente ma fedelmente ricostruita dopo i bombardamenti della 2 GuerraMondiale. Cerchiamo a lungo un albergo in centro per poi trovarlo alla fine della via principale, ma fuori ormai dal centro pedonale: è il Meridien Bristol (ulica Krakowskie Przedmiesscie 42/44),5stelle, camera superior, parcheggio incluso per la modica cifra di 128,33 euro! Provate ad avvicinarvi ad un hotel della stessa catena o anche solo della stessa categoria in qualunque altra grande città europea e come minimo dovrete accendere un mutuo! La camera è ineccepibile ma, come prevedevamo, a differenza del nostro 3 stelle di Cracovia, in alcuni 5 stelle mancano le ciabattine da bagno. Pazienza, sopravviveremo.Con un sovrapprezzo di 10 euro hai diritto alla prima colazione, che è ok.

GIORNO 8 e 9: AUGUSTOW (Polonia) Dopo aver guidato tanto (per risparmiare a me ogni fatica si sobbarca sempre lui di questo impegno), mio marito si merita una mattinata intera di relax e così sparisce nel centro benessere dell’hotel che consente ingresso gratuito nella piscina coperta e in sauna, mentre un massaggio di un’ora si aggira sui 56 €., ma se lo merita tutto, l’amore mio!Ritorna rimesso a nuovo e pronto per ricominciare a scarpinare. Io me ne sono andata a zonzo per la città, senza però trovare in Varsavia niente che mi facesse dimenticare le bellezze di Cracovia: questione di gusti! Dopo un pranzo mediocre in un ristorante pseudo-italiano, decidiamo di riprendere la strada per Riga, e, lungo la strada, attraversiamo la regione dei laghi, la Masuria dove, nella cittadina di Augustòw, ci concediamo una sosta per 2 giorni di assoluto relax nell’hotel Warsawa spa e resort (ulica Zdrojowa,1), 360 sloti più 25 di parcheggio al giorno. Lì fittiamo delle bici con cui costeggiamo il lago, facciamo belle nuotate, buon cibo e grandi dormite per 2 giorni senza mai uscire dell’hotel che ha, del resto, tutto ciò di cui abbiamo bisogno:relax,relax,relax! GIORNO 10 : Augustow – Riga ore 11.00 partenza da Augustòw prendiamo la E67, la famosa Via Baltica che ci porterà finalmente a RIGA!Lungo la via noteremo ovunque i nidi che le cicogne hanno costruito sui pali della luce. Varchiamo la frontiera lituana dove un motociclista solitario in nome della conterraneità (finalmente un italiano!) ci chiede di immortalarlo davanti al cartello di ingresso in Lituania. Ci racconta che è partito da Milano da solo perché nessuno dei suoi amici se la sentiva di fare un viaggio così lungo in moto. Ovviamente siamo d’accordo coi suoi amici e gli regaliamo la nostra pomata Voltaren perché dopo tante ore di moto la sua schiena è a pezzi. Proseguiamo e ci accorgiamo subito che la Lituania è la nazione meno cara per i rifornimenti. Il paesaggio è una pianura sterminata di pascoli:dovunque ti giri puoi vedere l’orizzonte a 360 gr, e il cielo è basso, strettissimo sopra di te, come un ombrellino. E’ una sensazione strana, e in effetti a quella latitudine la curvatura terrestre si restringe. Le casette sono di legno (tetto compreso) e le contadine rugose col fazzoletto in testa che si affacciano dallo steccato a chiacchierare con la vicina di casa mi ricordano le nostre contadine di mezzo secolo fa. Una radio lituana inonda il nostro abitacolo di canzonette simili a quelle di Orietta Berti degli anni 70; alcune ricordano però anche la Raffaella Carrà dei tempi d’oro. In ogni area di servizio le cartine ti indicano dove ti trovi e a giudicare da ciò che vedi attorno, questo si, che ti sembra effettivamente un paese molto povero. Alle ore 16 (17 ora locale) finalmente attraversiamo il confine con la Lettonia e il paesaggio cambia quasi subito. Da lontano vediamo stagliarsi una scritta gigantesca di stile sovietico che annuncia l’ingresso alla città: è Riga! Foto d’ordinananza e proseguiamo verso il centro della città dove alloggiamo al Reval Hotel Latvjia (Elisabetes iela, 55) consigliatoci dalla mia allieva Mariana, un 4 stelle dotato di un grande bar panoramico molto frequentato dalla gioventù locale.

GIORNI 11, 12, 13, 14: RIGA E’ la città meta di questo viaggio e devo dire che ne vale la pena. E’ una città molto vivace e interessante che lascio a voi scoprire personalmente perchè il centro è abbastanza circoscritto, così che anche senza particolari indicazioni lo scoprirete tutto via via che passeggiate. Però vi consiglio di non perdervi la cena in una autentica taverna medievale posta sotto il livello della strada, dove i camerieri vi serviranno in costume d’epoca. Tutto è rimasto com’era: noi abbiamo fotografato perfino la toilette! Si trova nel centro di Riga, in Rozena Iela. Carino è anche un locale all’aperto con tavolini le cui basi altro non sono che pedaliere di vecchie macchine da cucire Passeggiando per la città vecchia vi imbatterete nei “tre fratelli”, tre case molto antiche nelle quali è possibile entrare(pagando una piccola cifra).E nella “casa del gatto” il palazzo che sul tetto di una torretta ad angolo ha la scultura di un gatto con la coda alzata, pronto a fare i bisogni sul palazzo vicino, sede di un esclusivo circolo di nobili che avevano rifiutato ad un riccone l’iscrizione tra i suoi soci.. La piazza principale è la piazza del Municipio dominata dalla Casa dalle Teste Nere .Se come noi siete appassionati dello stile liberty ricordate che Riga è protetta dall’Unesco per i suoi edifici liberty, perciò non potete perdervi una passeggiata in Albertha Iela, Elisabetes Iela, Vilandes Iela e in molte altre strade del centro dove la successione di palazzi di inizio secolo vi fara’ scoprire una versione di questo stile un po’ diversa rispetto a quello europeo che troviamo a Parigi,Bruxelles,Praga: basta farci l’abitudine per apprezzarla in pieno. Se invece non potete rinunciare alla vostra idea di Liberty europeo non vi resta che passeggiare a naso in su per il centro della città dove noterete un volto malinconico di donna con gli occhi chiusi (allude alla Belle Epoque che volge al termine) scolpito a decorazione dell’angolo di una pasticceria, o, se avete faccia tosta, potete fare come noi e infilarvi in certi bellissimi androni decorati a mosaici di qualche palazzo antico dove abbiamo approfittato dell’ingresso di qualche condomino distratto. Andate a zonzo per i parchi, bighellonate per il centro storico (ma attenti, è vietato mangiare per strada!), visitate il museo all’ aperto della civiltà contadina poco fuori la città, o il mercato allestito negli ex hangar dove costruivano i dirigibili Zeppelin, vedrete che Riga vi conquisterà. E vi conquisteranno le ragazze di Riga: si, persino io da donna ,devo riconoscere che non ho mai visto donne così belle. Le ragazze che la sera sciamano allegre in centro sembrano tutte modelle, alte slanciate,visi da angelo,disinvolte ma mai volgari. Non vi nascondo che ho finito io stessa per additarne alcune a mio marito…Caso mai in mezzo a tutto quel ben di Dio gliene fosse sfuggita qualcuna! Anzi, vi racconto un fatto curioso.

Una sera, nella piazza del Municipio (detta anche delle Teste Nere), lui si era allontanato per fare una foto e io mi ero seduta ad aspettarlo su una panchina poco distante. Non vedendolo tornare mi sporgo e…Lo trovo letteralmente circondato da un gruppetto di dee diciamo sui 20, 25 anni… che gli parlavano!Si, parlavano proprio con lui, perché da lontano vedevo che lui rispondeva..E sorrideva, pure, il fedifrago!Lui stava letteralmente inginocchiato davanti a una di loro, una stangona castana in minigonna che gli porgeva qualcosa. Non credevo ai miei occhi!Ma quello era davvero MIO MARITO?! Mi avvicino ancora di più (“Non è possibile, ci DEVE essere una spiegazione..”) e metto a fuoco, ma quello che vedo non mi tranquillizza affatto, tutt’altro. Ecco cos’ha in mano, la bella tra le belle: gli sta porgendo un oggetto dall’inequivocabile forma fallica che lui prende senza esitazioni e… sta per metterselo in bocca! Proprio in quel momento finalmente mi vede fare capolino dalle spalle della valchiria e dovevo avere una faccia che era tutta un programma, perché al vedermi,quanto meno, si alza dignitosamente in piedi. Mi accorgo in quel momento che era sì, inginocchiato,ma non davanti alla ragazza ma solo davanti alla macchina fotografica poggiata su un piastrino, che la tentatrice, piazzandosi davanti, aveva nascosto alla mia vista. Proprio in quella posizione dovevano averlo sorpreso le ragazze mentre stava per fare la foto, e così era rimasto,poverino, folgorato da tanto insperato ben di Dio! In quel momento anche le amiche della vamp mi vedono e cominciano a ridacchiare ammiccando tra loro, mentre lei, che invece ancora mi volta le spalle, continua imperterrita a chiacchierare in inglese col futuro padre dei miei figli finché qualcuna, ridendo ormai apertamente, le fa segno di girarsi. Vedendomi però l’Amazzone non si scompone, anzi prende dalla borsa un altro inequivocabile oggetto e me lo porge. Mi accorgo che in realtà è un biscotto, che mio marito mi invita ad accettare e mangiare di buon grado perché, gli stavano spiegando, è una tradizione locale: quando una ragazza di Riga si laurea, va in giro ad invitare alla sua festa anche perfetti sconosciuti,consegnando loro quel particolare biscotto fatto proprio con le sue manine. Chi lo riceve può mangiarlo subito in segno di augurio o conservarlo e presentarlo all’ingresso della festa come un normale invito. Lo mangerà poi,durante la festa insieme alla festeggiata. Dovevo dunque ritenermi invitata anch’io? “Ma certo!”, cinguetta in inglese la neodottoressa, chiarendo che la festa si terrà nell’ attico di un grande albergo del centro. Non capiamo bene l’indirizzo ma ci viene il sospetto che sia proprio l’hotel dove alloggiamo noi. Comunque, per ovvie ragioni di autodifesa dalla concorrenza sleale, non ritengo opportuno approfondire la conoscenza con le signorine, pertanto ringraziamo cortesemente e mangiamo sul posto il biscotto, augurando ogni bene.

Devo comunque dire che tutte le donne di Riga mi hanno colpito per la loro bellezza (un po’ meno gli uomini, sono più belli quelli di Cracovia) indipendentemente dall’età: dalle bambine alle vecchie sono tutte bellissime. Mi dispiace però di vedere molte belle vecchine che sono costrette a vendere i fiori agli angoli delle strade o a chiedere addirittura l’elemosina, e questo mi fa pensare che anche lì, ,nonostante i bei negozi (dai prezzi altissimi), i locali ecc.. Non sia tutto oro quel che luccica. Del resto la mia allieva Mariana, perché mai avrebbe dovuto andarsene da Riga per venire a sbarcare il lunario come manicure in una piccola città dell’Italia meridionale ? A proposito di manicure, noto che le donne hanno qui un culto per le unghie: ricostruite e dipinte nei modi più originali, così le portano anche le ragazze più semplici che sono bellissime anche senza un filo di trucco e magari vendono la frutta al mercato Zeppelin.

Ci fermiamo a Riga quattro giorni e prima di partire facciamo un salto a JURMALA, che Mariana ci aveva raccomandato di vedere. In effetti ho intitolato questo viaggio “dallo Stretto di Messina al mar Baltico” proprio perché è da Jurmala, ridente meta balneare sul Baltico, che riprendiamo la via del ritorno. Dico subito che non poteva esserci una conclusione migliore: diciamo che Jurmala è stata la ciliegina sulla torta di questo bellissimo viaggio,e se lo diciamo noi che abbiamo in casa il mare più bello del mondo, potete fidarvi. Infatti,solitamente i posti di mare non ci fanno impressione, ma, al di là del mare in sé questo posto ci ha conquistati. Intanto è una cittadina piccolina ma molto carina , animata e organizzata, con lunghi e ampi viali che costeggiano il mare pieni di gelaterie, caffè ecc..

Lasciata l’auto in uno dei tanti parcheggi, asciugamano in spalla, accediamo liberamente ad una ampia spiaggia di sabbia bianca,dove ti puoi cambiare il costume in certe costruzioni che, pur essendo senza porte, per la loro particolare forma a chiocciola ti garantiscono la privacy che ti serve. Il mare è sorprendentemente caldo ed è un piacere sguazzarci dentro specie per noi che siamo abituati al mare da fondo pietroso e già profondo a pochi metri dalla riva. Qui invece è come la riviera adriatica (ma molto più pulito) o certe coste basse della Sardegna , così puoi camminare per quasi cento metri con l’acqua che ti arriva al massimo alla vita, e, per questo motivo è il paradiso dei bambini e delle famiglie. La sabbia sotto i tuoi piedi è morbida e ondulata dalla risacca così che anche il semplice passeggiare nell’ acqua è un massaggio rilassante a cui noi non siamo abituati, così che rimaniamo a mollo a pelo d’acqua, giocando con le piccole conchiglie che si nascondono tra la sabbia fino al tramonto, che ammiriamo da dentro l’acqua.

GIORNO 15: Riga – Lago di Kaunas (Lituania) Partiamo da Riga lasciandoci un pezzetto di cuore, e imbocchiamo prima la E27, poi la E 22 e infine la A8 che ci porterà in Germania, come suggerito dal camionista siciliano all’inizio del nostro viaggio. La strada è dritta e larga anche se il manto stradale è pieno di toppe e non si vede un rifornimento né un’ area di servizio per km. Se notate che le auto sulla corsia opposta vi lampeggiano, rallentate, vi stanno segnalando un posto di blocco della polizia. Ore 16. Da questo punto della Lituania il territorio russo è vicinissimo, e il camionista siciliano ci aveva suggerito che vale la pena di fare una breve deviazione e ,anche se siamo a corto di benz…Ehmm,gasolio, gli diamo retta. Del resto il camionista ci ha assicurato che i nostri passaporti sono sufficienti per entrare nell’ex URSS.. Ebbene si sbagliava! E noi con lui, perché dopo una fila interminabile alla dogana dobbiamo subire l’onta di essere rispediti indietro perché ci manca il visto del consolato per entrare nel territorio degli Zar, in più neanche 6 mesi fa siamo stati negli Usa..Vuoi vedere che ci arrestano come pericolose spie?Non ci resta che tornarcene con la coda tra le gambe…E sempre meno gasolio nel serbatoio. Perfetto:ora inizia pure a piovere. Però in fondo poteva andare peggio: ci hanno solo guardato con sospetto sia i militari Russi che quelli Lituani e abbiamo solo perso un’ora. Rientrati in territorio lituano ci aspetta un’ altra sorpresa. Veniamo fermati ad un posto di blocco.Anche se i poliziotti non capiscono l’inglese, noi capiamo che ci contestano l’ eccesso di velocità, rilevato a tradimento con pistole laser impossibili da vedere e prevedere perché le puntano a distanza dall’interno della loro auto. “Ma come”, protesta mio marito che fortunatamente parla anche il tedesco (la Lituania è stata dominata dai Tedeschi oltre che dai russi), “il cartello all’inizio dell’autostrada indicava i 130, e non c’era alcun cartello che indicasse un nuovo limite di velocità, in quel tratto!”. Loro sogghignano e ci mostrano un cartello che non riporta alcuna cifra, solo un’immagine simile ai cartelli che da noi indicano solo la fine di un’autostrada. Chiedono all’Uomo della Mia Vita di scendere e lo conducono sulla loro auto, intimando a me di non muovermi. La piega che sta prendendo la cosa non mi piace per niente e mi preoccupo ancora di più quando dallo specchietto vedo che lui non chiude la portiera dal suo lato: è un brutto segno, significa che ha paura, è pronto a fuggire dall’auto, e anch’io temo che gli estorcano del denaro, che lo picchino, che lo arrestino, non so che pensare, se ne sentono tante! E sono veramente preoccupata. Ma finalmente dopo un tempo che mi pare interminabile il mio compagno di mille avventure ritorna in auto, mette in moto senza una parola e ce la filiamo. Mi spiegherà poi che la nostra auto (con me sopra) era sequestrata, e pretendevano il pagamento della multa in contanti, non era una grossa cifra, all’incirca 60 euro ma li pretendevano in moneta lituana, che noi non avevamo. Lui da bravo avvocato aveva proposto una mediazione in euro, anche offrendo una cifra maggiore, ma quelli irremovibili pretendevano che andasse subito in banca a cambiarli. E lui in tedesco:”Ma dove la trovo una banca sull’autostrada, e per di più di sabato pomeriggio?” “Chiama un taxi e ti fai portare nella città più vicina,e se la banca è chiusa aspetta in albergo fino a lunedì” . Il tutto lasciando per due giorni la nostra auto nuovissima in una sperduta autostrada lituana. Così i militi iniziano a scrivere il verbale. Ma di fronte ai nostri documenti impallidiscono. Non ci si raccapezzano proprio a prendere le generalità:confondono il cognome col nome della città e la via con la professione. Alla fine si scoraggiano…E lo lasciano andare!Senza pretendere una lira..E anzi augurandogli Buone Vacanze. Anche stavolta l’abbiamo scampata bella ma mi chiedo come se la sarebbe cavata un altro che non conoscesse il russo, né il lituano, né il tedesco. Ma ancora più fortunati siamo stati noi che loro non sapessero leggere l’italiano! Ci fermiamo in un modesto hotel sul lago di Kaunas con piattaforma sul mare dove una cena a base di salmone la paghiamo 8 € a testa. Motel Baltosios burès, m.Gimbutienès str 35. Camera matrimoniale sconsigliata a chi soffre di aracnofobia ma a soli 40 €.Un bel bagno notturno nel lago ci ripaga dalla fatica di trovare il posto dove fermarci per dormire e dagli spaventi della giornata. GIORNO 16: Kaunas – Tana del Lupo (Masuria) Partenza da Kaunas alle 9.15, riprendiamo la via Baltica dalla città di Mariapolè cui arriviamo con difficoltà dopo 2 ore dalla partenza perché il navigatore non riconosce i posti e dobbiamo orientarci solo con la bussola di bordo puntata a sud ovest. Alle 12.30 rientrati in Polonia rimettiamo gli orologi con l’orario italiano e ci avviamo alla tana del lupo, nel bunker dove il colonnello Von Stauffemberg tentò il famoso attentato a Hitler. Arriviamo alle 18 dove si pagano 10 sloti (3 euro) per l’ingresso, ma noi che alloggiamo nell’unico albergo all’interno del parco (la costruzione faceva anch’essa parte del bunker) abbiamo diritto a ingresso e parcheggio gratis. Buona scelta, perché camera, colazione e parcheggio ci costano appena 30 €, cifra inferiore a quella che avremmo pagato in qualunque mediocre motel lungo la strada.

Diciamo subito che la visita alle rovine ha risentito della mancanza di una segnaletica specifica e di una guida in italiano da acquistare nel chiosco all’ingresso della visita. Ci arrangiamo seguendo la piantina della disposizione degli edifici che avevamo visto affissa nel negozio di souvenir all’ingresso del percorso . A dispetto dei divieti stampati davanti ad ogni blocco, le guide fanno entrare i loro gruppi in alcuni blocchi facendo luce con le torce che noi sprovveduti turisti fai-da –te non avevamo portato. Nel complesso la visita non è stata del tutto soddisfacente, perché non siamo riusciti a distinguere l’uso dei vari blocchi che alla fine ci sono sembrati tutti uguali parallelepipedi di cemento infestati da erbacce senza altra segnaletica che i minacciosi divieti di entrarvi. Ci ristoriamo dalla delusione con l’economica cena nel ristorante adiacente all’albergo (attenti:chiude alle 19!). Né l’albergo né il ristorante sono attrezzati per la carta di credito, però fortunatamente accettano l’euro, ma solo in banconote, così vi consigliamo di dotarvi di piccoli tagli per non dovervi ritrovare con molta moneta polacca difficile da smaltire se, come noi, non vi trattenete ancora in Polonia.

GIORNO 17: Tana del Lupo – Danzica Dopo una colazione migliore del previsto che fa balzare questo modesto hotel al primo posto della nostra graduatoria nel rapporto qualità-prezzo, partiamo alla volta di Danzica, prendendo la 594 che non sarà un autostrada ma è molto divertente perché taglia la campagna e puoi goderti il paesaggio e i profumi della natura e immergerti nella vita quotidiana dei paesini che attraversi, di solito fuori dalle rotte turistiche, e secondo noi è questa l’essenza di un vero viaggio. Dopo una serie di disavventure coi due navigatori che litigano tra di loro, finalmente imbocchiamo la 22 che tra 75 km ci porterà a Danzica, dove ci fermiamo all’hotel Hanza,(ulica Tokarska,6) un 4 stelle in pieno centro storico, 160 €, con ottima colazione e affaccio romantico direttamente sul fiume. Giriamo per la città che si snoda attorno al famoso porto. Visitiamo la chiesa con all’interno un orologio antico che tutti fotografano e poi una bella passeggiata sul lungofiume costellato di negozietti prevalentemente di gioielli. Trascorriamo la serata nella antica piazza dai bei palazzi e dai molti locali.

GIORNO 18: Danzica – Berlino Il maltempo improvviso ci manda via da Danzica alle 11.30 ma abbiamo girato abbastanza: Ulrica Mariecka e la Strada Reale, la Piazza del Municipio con la Torre dell’orologio e la Statua del Nettuno ci sono rimaste nel cuore.Alle 18.30 entriamo in Germania. Berlino ci accoglie da Alexanderplatz che è tutta un cantiere, non si capisce niente. Puntiamo alla Porta di Brandemburgo per una foto.

Lasciamo l’ auto nel parcheggio sotterraneo del megagalattico Adlan Hotel (330 euro a notte più 28 di parcheggio, per chi fosse interessato) e saliamo nell’area pedonale attorno alla Porta di Brandemburgo. Dalle foto si capisce che il famoso Muro tagliava la città alle spalle della Porta ma non un segno, un cartello ne indica il punto preciso. Una striscia di pavimentazione diversa ci insospettisce, ma nulla ci fa capire se indica il percorso del muro o solo una pista ciclabile. Rassegnati, dopo una cena a base di knedel in un ristorante proprio tra la Porta e il Rostag (il municipio protagonista del famoso incendio ai tempi di Hitler), decidiamo di ripartire. Giunti ormai in periferia, mentre percorriamo la Stralawer Alle per uscire dalla città, notiamo un gruppo di ragazzi italiani che si fanno una foto davanti ad un murales un po’ stinto gridando e ridendo a squarciagola come se avessero scoperto l’America. Scambiamo tra noi qualche battuta sugli schiamazzi e sulle foto proprio cretine che facciamo noi italiani quando siamo all’estero…E, un secondo dopo, in un lampo, realizziamo che quello era un pezzo del Muro di Berlino! Torniamo indietro per riguardarlo con calma…E farci una foto (non più cretina, ma “storica”), anche noi.

Sulla strada A13 per Dresda, (è ormai mezzanotte) ci fermiamo al Lauthaus hotel in Beuchower Strasse che con 88 euro ci dà anche parcheggio e colazione a buffet. Non male per essere in area euro.

GIORNO 19: Dresda A Dresda ci sistemiamo in quello che riteniamo un ottimo affare nel rapporto qualità-prezzo: motel Thannhof , Liebigstrasse 2, Scheweitenkenkirken. D’accordo, è solo un motel, ma la camera è grande (c’è pure il balcone!) e con 79 euro ci danno anche parcheggio e prima colazione.

Ci accoglie una simpatica signora che, guardando i nostri documenti ci chiede che tempo c’era quando siamo partiti e quante tappe abbiamo fatto visto che veniamo da tanto lontano. Ci meravigliamo, perché di solito gli stranieri non hanno idea neanche che esista la nostra città e quando ci chiedono da dove veniamo solitamente finiamo con l’accontentarci di spiegare che è vicino alla Sicilia: è già tanto se inquadrano questa (anche se qualcuno la associa ancora alla parola”mafia”) . Lei invece continua a sorprenderci dicendo che il tempo giù da noi è sempre bellissimo, che le zagare stordiscono per il loro profumo e che il cibo è strepitoso: è stata giù da noi in vacanza giusto il mese scorso e gli è piaciuta così tanto, la nostra Calabria che conta di ritornarci…Magari facendo anche una “capatina” anche in Toscana. L’accostamento ci onora, e andiamo a nanna orgogliosi della nostra terra. Il giorno dopo visitiamo il centro rinascimentale della città, con il Teatro dell’Opera ecc..

A Dresda merita una visita la più antica latteria del mondo, che risale (intatta) al 1700, ma attenti, i prezzi sono carissimi (una saponetta al latte si aggira sui 9 euro) e la strada cittadina per arrivarci è piena di autovelox. Nonostante la guida rigorosa siamo stati immortalati da un flash traditore vicino a un semaforo. Tuttavia la multa non ci è ancora arrivata e credo che non ci arriverà: i precisissimi tedeschi stavolta preferiranno soprassedere perché la notifica all’estero gli costa più del guadagno della contravvenzione. Eccoci i soliti fortunelli! Usciti da Dresda prendiamo la strada che costeggia le Alpi e cerchiamo una gasthaus su un lago della Baviera o, se arriviamo più in giù, in Austria , per una sosta relax. GIORNO 20: Lago Barmsee (Austria) Scegliamo l’ hotel Garmish, sul lago Barmsee, in Baviera, 96 euro con colazione e parcheggio:tipica gasthaus bavarese ma niente di speciale. Il bagno nel lago con le montagne sullo sfondo e poi distendersi sull’erbetta fresca invece che sulla sabbia, è sicuramente una esperienza interessante per chi come noi è abituato al mare, ma proprio perchè siamo abituati così bene, con l’ acqua calda e così limpida che puoi vedere anche i pesci più piccoli che nuotano sul fondo, questo bagno non ci ha entusiasmati particolarmente. La temperatura dell’acqua si aggirava sui 24 gradi, freddissima, per una lucertola come me, ma soprattutto ci ha inquietato l’odore del lago, il verde torbido delle acque limacciose in cui galleggiavano oggetti non identificati (di origine naturale, comunque, almeno credo) e un po’di schiumetta affiorante qua e là (prodotta da che?). GIORNO 21, 22 e 23: Lago di Molveno Ecco invece il lago che fa per noi! Toccato ormai il sacro territorio patrio, ci fermiamo in Tirolo, sul lago di Molveno. L’hotel des Alpes (82 euro a persona con colazione e posto auto) è carino e direttamente su un lago che finalmente ci conquista con le sue acque cristalline, il suo paesaggio da urlo, la spiaggetta e soprattutto la più grande estensione di prato (7 ettari!) che l’hanno fatto entrare nel guinness dei primati! Essendo così ampio, puoi scegliere il tuo alberello sotto cui stenderti in pace sulla riva del lago a leggere un libro o a contemplare il paesaggio senza nessuno a ridosso a romperti i timpani…E non solo quelli.

Rinfrancato il corpo e lo spirito da questa ultima sosta-relax, riprendiamo la via del ritorno, riattraversando l’Italia in direzione opposta ma continuando a rivivere nei commenti le cose che abbiamo visto, le persone che abbiamo incontrato, i sapori e gli odori che abbiamo gustato, mentre la musica modula il flusso di scambio delle impressioni che sono già diventati ricordi , l’asfalto sparisce sotto di noi e i paesaggi scorrono fuori del finestrino.



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