Sicilia ,da Trapani a Taormina, in moto

Il 24 luglio 2009 da Civitavecchia in sella alla nostra nuova moto BMW F 650 GS , eccoci pronti per l’imbarco con la SNAV, destinazione Palermo. Avevamo già un’idea dell’itinerario da seguire, a malincuore abbiamo escluso il giro nella zona del commissario Montalbano, ( Ragusa e dintorni )… ma voilà all’imbarco chi troviamo? Il...
Scritto da: irene1977
sicilia ,da trapani a taormina, in moto
Partenza il: 24/07/2009
Ritorno il: 11/08/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Il 24 luglio 2009 da Civitavecchia in sella alla nostra nuova moto BMW F 650 GS , eccoci pronti per l’imbarco con la SNAV, destinazione Palermo.

Avevamo già un’idea dell’itinerario da seguire, a malincuore abbiamo escluso il giro nella zona del commissario Montalbano, ( Ragusa e dintorni )… ma voilà all’imbarco chi troviamo? Il commissario Salvo Montalbano di “pirsona pirsonalmente”. Che dire la vacanza è iniziata davvero bene.

Al mattino a Palermo ci siamo fermati a fare colazione in un bar e abbiamo preso delle brioche rotonde piene di ricotta e scaglie di cioccolato, che bontà, così sono rientrata nel bar è ho chiesto il nome della mitica brioche. Ines o Iris è il nome, dipende dalla zona, vi è anche la versione fritta. Per darvi un’idea, immaginate un bombolone fritto gigante , con al posto della crema, ricotta e scaglie di cioccolato. Dal 25 luglio al 1 agosto, eravamo in appartamento a Castellamare del Golfo. Appartamento pulito e ben arredato, fornito di: lenzuola, asciugamani, strofinaccio, tovaglie, asse/ferro da stiro, senza nessun sovrapprezzo. Ingresso indipendente, cucina, bagno con doccia, due stanze da letto con aria condizionata, veranda grande con barbecue e tavolo/sedie/sdraio, stendibiancheria e posto auto/moto al chiuso. Nelle vicinanze supermercato, panetteria, benzinaio, ottima gastronomia/rosticceria “I sapori”, vi consiglio davvero di farci un pensierino. La signora Teresa, la proprietaria, è una persona squisita, ci ha dato il benvenuto con un bel piatto di fichi appena raccolti e dell’acqua fresca, se vi interessa, mandatemi una e-mail (irenebizzoca@tiscali.It) e vi mando i contatti della signora Teresa.

Da Castellammare, abbiamo scelto di muoverci nelle direzioni di Segesta, Erice, Trapani, la Riserva dello Zingaro, San Vito lo Capo e Palermo. Il tempio sacro di Segesta sul monte Barbaro è bellissimo, con una navetta si arriva in cima dove c’e’ il teatro (costo 1,50 a persona). Si può anche andare a piedi, ma bisogna armarsi di buona volontà, a luglio fa davvero caldo. Il costo del biglietto per la visita al Tempio è di 6,00 euro a testa, i ragazzi che non hanno ancora compiuto i 18 anni entrano gratis.

Da Castellammare subito dopo il supermercato Sucameli a sx vi è l’indicazione per Segesta, si ha modo di percorrere una strada statale e dopo pochi km, in lontananza si scorge sul “cucuzzolo” il tempio, in alternativa ci si può arrivare anche con l’autostrada.

Il tempio greco si trova a 400 metri d’altezza ed è composto da (6 colonne sul lato corto x 14 colonne sul lato lungo, per un totale quindi di 36 colonne.

Vi assicuro che quando si è davanti al tempio, si rimane a bocca aperta e partono scatti continui con la macchina fotografica. Anche il teatro merita, attorno ci sono ancora scavi e ritrovamenti. Ora passiamo a Trapani, all’ingresso della città un cartellone cita: “Trapani, città del Sole e delle Vele”. Un tempo, quattro Torri d’avvistamento la racchiudevano, oggi fa da padrona all’estrema punta della città la Torre di Ligny a cui si arriva percorrendo una strada costeggiata da entrambi i lati dal mare e da allegri bagnanti. Vicino si può vedere l’ex-Lazzaretto e poco distante in mezzo al mare la Colombaia. Il cuore pulsante delle città è la zona del porto nel centro storico. Abbiamo visitato la Cattedrale, la chiesa dei Gesuiti e la chiesa del Carmine, purtroppo sono tanti i restauri da fare e secondo me il Comune o chi di competenza non si è ancora mosso in tal senso. Netta è la divisione tra la città vecchia e la città nuova dove si trovano il Municipio, il palazzo delle Poste in stile Liberty e proseguendo villa Margherita, il polmone verde delle città.

Pecca secondo me in accoglienza ai turisti, all’ora di pranzo, (13.00 – 14.00 circa), la città era completamente deserta, solo turisti sprovveduti come noi due animavano le calde strade e non abbiamo trovato un ristorante aperto per degustare il tanto decantato cous-cous, persino una pizzeria take-away era chiusa. Ma dovevamo pur mangiare e ci siamo fermati in un bar con tavoli e sedie all’aperto, ci hanno portato la lista dei piatti dei mitici : “Quattro Salti In Padella Findus ” Roba da pazzi, Sicilia terra di arancini, panelle e sfincione. Abbiamo preso un panino e un caffè e siamo scappati via, ci siamo rincuorati in una pasticceria vicina, “Pasticceria Colicchia” con una squisita granita alle mandorle e brioche. Erice è uno splendido borgo medievale dove un tempo sorgeva il più importante tempio dedicato alla dea dell’Amore. C’è un ampio parcheggio gratuito per auto e moto e in pochi passi si raggiunge la Porta Trapani che segna l’accesso alla cittadella. Vi consiglio di fare il biglietto cumulativo (5,00 euro a persona ) avrete la possibilità di visitare il Duomo, La torre di re Federico, S. Martino, S.Giuliano, S.Giovanni e i ruderi di San Salvatore. Dal Giardino attraverso una scalinata si gode di un bel panorama: il castello Pepoli e il dirupo su cui sorge il castello di Venere. Dall’altra parte si vede invece il monte Cofano. Anche dalla torre della Cattedrale si gode di un bel panorama, si vedono le Egadi. Pensate scendendo dalla Torre ho contato i gradini, 108 in totale, ho scoperto da lì a poco che il numero degli scalini era scritto sul biglietto! In serata, cena in un ristorantino che vi consiglio vivamente. “Osteria di Venere”, il cibo era ottimo. Abbiamo preso due antipasti misti della casa a base di pesce, pasta con le sarde io e pasta con tonno-pomodorini e melanzane Max, non avevano i cannoli, perché non avevano la ricotta fresca e ci hanno servito un semifreddo alla mandorla ricoperto di glassa di cioccolato accompagnato da un bicchierino di Zibibbo fresco.. Che goduria, mezzo litro di vino della casa e acqua, Totale operazione: 55,00 euro. Di fianco a noi è arrivato un signore che tutti quelli del posto salutavano:“Buonasera Don X,Tutto bene Don X ?“, era un ometto sulla settantina, ben curato e pacato, ora che ci penso non indossava la mitica coppola del Siciliano, ci ha salutati e ci augurato: Buon Appetito. Non ha ordinato nulla, ha solo chiesto una bottiglia di “Grillo”, che i ristoratori avrebbero tenuto in fresco anche per l’indomani se ne fosse avanzato, sono stati poi i ristoratori stessi a portare la cena. Inutile dirvi quanto Max ed io abbiamo fantasticato sulla personalità di quest’uomo. Ah ecco una cosa importante, era martedì, il mercoledì è la giornata di chiusura e tra l’altro siamo stati parecchio fortunati perché chi è arrivato dopo di noi senza la prenotazione si è sentito dire: “Siamo spiacenti, è tutto prenotato”, il numero di tel. È 0932869362, magari può essere utile prenotare. Castellammare del Golfo offre una bella passeggiata lungo il porto turistico, grandi spiagge bianche e mare pulito. Intorno al porto turistico, il centro storico con vicino il Castello che è sul mare (da cui il nome della città ) e la Cattedrale. In realtà per noi Castellammare era una sorta di punto di partenza per le diverse destinazioni, non abbiamo tanto approfondito gli aspetti storici della città e credo sia stato un errore. La Riserva dello Zingaro, è il primo parco protetto della Sicilia, creato da una ventina di anni circa grazie agli ambientalisti che si sono fortemente opposti alla creazione di una strada litoranea da Scopello a San Vito lo Capo. Qualcuno racconta che la mafia usava le numerose insenature difficilmente raggiungibili per spacciare droga e merce di contrabbando. Boh, saranno solo dicerie o è la verità? La spiaggia di Scopello con la Tonnara e i Faraglioni è spettacolare, facilmente raggiungibili e con un ampio parcheggio a pagamento nelle vicinanze, ma ricordate :non si può portare l’ombrellone e non si può fotografare. San Vito lo Capo è secondo me il centro balneare più ricco e turistico della zona, sole, mare pulito e larghe spiagge con finissima sabbia sono il simbolo della città. Impossibile non vedere, lungo la strada che porta al mare, il Santuario e il centro storico. Qui abbiamo mangiato un ottimo cannolo, se all’entrata non vedete cannoli “pronti” state tranquilli, preparano i cannoli al momento così il “guscio” rimane sempre croccante. Ah, sapevate che gli abitanti di San Vito lo Capo si chiamano sanvitesi? E vediamo, cosa ne dite degli abitanti di Cefalù? Cefali? No! Cefaludesi. Proprio all’inizio della strada che da Castellammare porta a San Vito lo Capo, c’e’ un piccolo tempio, la Cappella di Santa Crescenza in stile arabo-normanno, non ricordo esattamente la storia ma all’interno ci sono un po’ di sassolini, beh, la leggenda racconta che lanciando un sassolino all’interno del tempio si scaccia “lu scantu” (la paura). Ovvio, noi e altri due turisti abbiamo fatto il nostro dovere lanciando il sassolino. A Palermo siamo stati due giorni, pochi per visitarla ma sufficienti per innamorarsi della città. Abbiamo lasciato la moto in un parcheggio libero vicino al teatro Politeama e da qui a piedi abbiamo fatto il nostro piccolo tour. Dal Politeama, proseguendo in via Ruggero Settimo e in via Maqueda si arriva al teatro Massimo, una vera opera d’arte, vi consiglio di fare la visita all’interno, poi si arriva fino ai Quattro Canti (che ricorda un po’ in grande stile i Quattro Palazzi a Napoli), poi Piazza Pretoria, meglio nota come piazza della Vergogna a causa delle numerose sculture completamente nude dove però la Fontana che ne è il simbolo non era funzionante.

Dai Quattro Canti abbiamo proseguito in Corso Vittorio Emanuele e da qui si giunge alla Cattedrale, Villa Bonanno e al Palazzo Reale o meglio noto come Palazzo dei Normanni. D’obbligo il giro al mercato di Vucciria dove abbiamo rinunciato al panino con la milza. La chiesa di S. Domenico che è infondo al mercato, purtroppo era chiusa, credo che abbia giorni e orari stabiliti per la visita ma sulla nostra guida non vi era nessuna segnalazione. Avremmo voluto fare un giretto al mercato di Ballarò, ma era tardi, ormai il mercato era finito. La visita al Palazzo dei Normanni è consentita in orari stabiliti. Il pomeriggio dalle 14.00. Noi siamo arrivati lì verso le 13.00, abbiamo ingannato l’attesa con un pezzo di focaccia, delle crocchette di patate con mentuccia gentilmente offerte dal padrone della rosticceria e un gelato al pistacchio con brioche, prendere il cono o la coppetta in Sicilia ci sembrava fare un torto ai siciliani.

Con l’apertura della biglietteria scopriamo che il giovedì è consentita solo la visita alla Cappella Palatina (9 euro a persona) e che il venerdì invece è consentita la visita al Palazzo dei Normanni e alla Cappella Palatina (10 euro a persona ). Abbiamo scelto di rinunciare, siamo andati a Monreale e l’indomani mattina di buon ora siamo ritornati a Palermo. Monreale è meravigliosa, la mia personale opinione è che la Cattedrale di Palermo sia molto bella all’esterno, quella di Monreale lo è all’interno. La cattedrale di Palermo ha subito parecchi rifacimenti ed è evidente la mescolanza di stili e di desideri di chi ha progettato la struttura, Monreale invece è stata fatta in poco tempo e non vi è nessuna strana mescolanza.

La storia racconta che l’idea della costruzione al suo fondatore, Guglielmo II, gli era venuta in sogno: La Madonna gli aveva rivelato l’ubicazione di un grande tesoro occultato dal padre, Guglielmo I. Il tesoro si trovava proprio sul monte Reale, nella riserva di caccia e doveva servire secondo quanto detto dalla Madonna per fare una meravigliosa chiesa. E così fu, certo dove Guglielmo II avesse trovato le risorse per una chiesa sontuosa è uno dei misteri di Monreale, senza parlare della rapidità con cui fu costruita.

Il mosaico del Cristo Pantocratore di Monreale è semplicemente affascinante, in qualsiasi posizione il turista si metta, il Cristo è sempre lì a guardarti. Il Cristo Pantocratore lo si trova anche nella Cappella Palatina e nella cattedrale di Cefalù e magari in altri posti che non siamo riusciti a visitare.

Interessanti anche: il giretto sul transetto Nord e le terrazze del Duomo ( costo 2 euro a persona), da cui si gode di un magnifico panorama e si ha modo di vedere i giardini, e la visita dei Tesori. Questo pomeriggio a Monreale è stato entusiasmante perché vi era la celebrazione di un matrimonio.

Ed eccoci a venerdì, stavolta parcheggiamo la moto parecchio vicino al palazzo Reale, nelle (vicinanze del palazzo di Polizia c’è un ampio parcheggio per le moto e armati di macchina fotografica (il cui uso è consentito solo nella Cappella Palatina), siamo pronti per la lunga coda in biglietteria. In realtà la coda è stata breve.

Prima giretto in Cappella, qui nessuna guida ci ha fatto da Cicerone, solo il depliant che ci hanno dato in biglietteria e la guida hanno soddisfatto il nostro desiderio di saperne di più. Ricca di mosaici e rappresentazioni bibliche è un vero gioiello palermitano e non dimenticate il Cristo Pantocratore. La visita nelle sale del Palazzo dei Normanni è guidata e qui eccomi pronta a prendere appunti.

Il Palazzo dei Normanni è sede dell’Assemblea Regionale di Sicilia, le stanze all’interno sono meravigliose, quasi tutte sono state restaurate, solo una, la sala della Regina Maria Carolina sorella di Maria di Francia è visitabile ma è piena di garze, il terremoto del 2002 ha causato danni alle pareti e a breve dovrebbero partire i lavori di restauro.

Caratteristica la Sala Cinese, che era la sala da tè della regina, qui gli ideogrammi cinesi non hanno nessun significato, hanno solo scopo decorativo. La guida ci ha anche detto che la costruzione di questa sala risale alla costruzione del Palazzo Cinese della città, che era la tenuta di Caccia del re.

Vi sono poi: La Sala Gialla detta anche Sala degli Specchi, un tempo usata come sala da ballo.

la Sala Rossa o Sala del Trono, un tempo con il baldacchino del re è oggi la sala Istituzionale. la Sala dei Vicerè , ricca di quadri tra cui quello in cui vi è rappresentato Caracciolo che nel 1782 chiuse il tribunale dell’Inquisizione e a cui si deve la fondazione del più celebre mercato di Palermo, Vucciria, che sorge nella piazza che ancora oggi porta il suo nome.

la Sala di re Ruggero I, ornata di mosaici che rappresentano scene di caccia.

la Sala dei Venti, che ai tempi era una torre aperta probabilmente con al centro una fontana. la Sala D’ercole, che è la sede del Parlamento Siciliano.

Nei sotterranei del palazzo ci sono resti delle mura puniche, in quel giorno l’accesso era consentito perché vi era una mostra contemporanea. Anche la visita al teatro Massimo è guidata, in media una ogni 20 minuti. Il Teatro Massimo, è il terzo più grande d’Europa, il palco è profondo 40 metri, pensate che l’Aida di Verdi fu rappresentata sul palco con l’ausilio di Elefanti veri, la Buca/Fossa Orchestrale è mobile, si solleva in caso di concerti. Il soffitto rappresenta il trionfo della Musica e nella parte circolare ci sono 12 petali, solo quelli dipinti si aprono e servono per la climatizzazione della sala.

Il Teatro fu inaugurato nel 1897 con l’opera di Verdi: “Falstaff” e lo stesso Verdi era presente. Curiosa la Sala Pompeiana nota come sala dell’Eco o sala del Pettegolezzo, vi assicuro che era difficile sentire la guida se tutti parlavano tra di loro anche a bassa voce. Ovviamente considerato la pessima acustica della sala, viene usata solo per mostre. La sala che è circolare ha 14 porte e la pavimentazione è fatta con 14 spicchi, il tutto per un semplice gioco di simmetria e di estetica, 7 porte però sono finte, nel senso che sono murate, questo è visibile solo se si apre la porta. Sotto la sala vi erano gli ingressi delle carrozze. Da qui, la seconda parte del nostro viaggio, stavolta eravamo in un appartamento a Milazzo, ceduto da un nostro caro amico.

Milazzo essendo posta su un golfo possiede due spiagge, una con i ciottoli a ponente e una sabbiosa a levante, è il punto di partenza per tutti i collegamenti con le Isole Eolie (aliscafi e traghetti).

Il monumento più importante è la città murata con il Castello di Milazzo, sono in opera dei lavori di restauro e ci è stato impossibile fare la visita. La vita serale è tutta concentrata sulla Marina Garibaldi e il Borgo. A Capo Milazzo, abbiamo avuto la geniale idea di fare una mezz’oretta a piedi sotto il sole cocente per fare il bagno alle “ piscine di Venere ”, beh, pessima idea, proprio lì c’e’ una scuola scout, alle piscine (piscine di acqua salata create nel mare) c’era una valanga di ragazzi urlanti, siamo tornati indietro… Il posto merita e sicuramente con il fresco si ha la possibilità di fare delle foto stupende. Ma anche qui non può mancare la nota gastronomica.. Fate un giro al ristorante vicino al porto turistico, “U pignattaru”, è un ristorante a conduzione familiare, mangiare lì è come mangiare a casa, involtini di pesce spada, spaghetti con le vongole, pasta con le sarde, insalata di mare,calamari ripieni alla griglia, frittura mista, grigliata mista, la spatola ( pesce locale ) sono tra i piatti del giorno e se non vi piace il pesce, fanno un’ottima grigliata mista di carne, assaggerete la salsiccia saporita con il finocchietto.

Il ristorante “MeditterAnima” invece vi offrirà dei piatti di pesce, semplici e raffinati allo stesso tempo.

Non dimenticate le granite con panna e brioche a colazione al bar “Luna Rossa” e la deliziosa crema di caffè fredda, ottimo refrigerio serale. Domenica 2 agosto, indimenticabile gita in compagnia di due nuovi amici milazzesi che in sella al loro custom Suzuki Intruder, ci hanno guidato fino a Taormina e ai Giardini passando per le Gole dell’Alcantara attraversando un pezzo di Sicilia che lascia senza fiato.

Per chi viaggia in moto, è un giro da urlo, un susseguirsi di curve mozzafiato e si gode di un incantevole panorama. Ad un certo punto si può vedere la “montagna” come la chiamano i catanesi, l’Etna.

Le strade da seguire provenendo da Milazzo solo la SS185 e la sella Mandrazza.

Giunti alle Gole, fate bene attenzione, ci sono due ingressi. Quello comunale gratuito e quello privato a pagamento. Non vi è differenza alcuna tra i due se non per l’ascensore che potete usare dall’ingresso privato e che per l’occasione era guasta. In entrambi i casi, una discesa, facilmente percorribile vi porta alle Gole. Vi erano un gran numero di bagnanti “coraggiosi”, perché l’acqua è gelida. È possibile fare un giro completo all’interno delle Gole, noleggiando o gli stivaloni e la salopette da palombaro o la muta. Se riuscite a fare il giro senza, complimenti, siete davvero dei super uomini.

Noi abbiamo fatto un giretto in acqua giusto il tempo per quattro scatti, Max è riuscito a restare dentro più tempo, vi assicuro che sono uscita e non avevo più la sensibilità ai piedi per quanto era fredda, in ogni caso, è una cosa che si deve fare. Pensare che sono state create dalla colata lavica dell’Etna e che la natura con il fiume ha fatto il resto, fa riflettere! Sosta ai Giardini di Naxos per un pranzo veloce e in pieno centro a Taormina per un caffè e una granita. Ah, se a Taormina volete rinfrescarvi con una granita alla menta, cambiate idea, ci sono granite al limone, caffè, cioccolato, gelsi, gelsomino, mandorla, fragola, pistacchio… ma non alla menta. La coppia di centauri che ci hanno fatto da guida, sono rispettivamente lui di Novara di Sicilia e lei di Milazzo, una sosta e una discesa “spericolata” in moto fino a Novara era doveroso.

Avete notato i nomi “nordici/europei” di alcune cittadine in Sicilia? Novara di Sicilia(ME), Barcellona Pozzo di Gotto (ME), Francoforte(SR) che vanno poi a mescolarsi a nomi stravaganti come Purgatorio (TP), AcquaCalda(ME) e QuattroPani(ME) e chissà quanti altri… Ad ogni modo proseguiamo con il nostro viaggio, Novara di Sicilia è incluso nel club de “I borghi più belli d’Italia”, un imponente sperone di roccia, la Rocca Salvatesta domina la cittadina con la Rocca Leone detta così per l’incredibile somiglianza con la figura di un leone sdraiato. Ed ecco una curiosità: il loro dialetto è detto gallo-italico, a causa di coloni provenienti dal nord Italia, specie dal Piemonte e si distingue da quello degli altri comuni siciliani, ci si accorge di questa cosa solo se si ha la fortuna di conoscere un novarese d.O.C. Che conosce entrambi i dialetti. Tipico dolce novarese troppo buono è il “dito dell’apostolo”, uno speciale cannolo di ricotta con l’involucro di pasta ricoperto di glassa.

4 agosto, breve sosta a Santo Stefano di Camastra per ammirare le ceramiche, e poi destinazione Cefalù.

La città ci è sembrata un po’ caotica, strade trafficate da macchine, “motori” (i siciliani chiamano motore le motociclette), biciclette, pedoni e il mitico fruttivendolo urlante con l’Ape Piaggio… cmq una volta arrivati nelle vicinanze del centro e del lungomare, la zona diventa pedonale. Anche Cefalù è inclusa nel club de “I borghi più belli d’Italia” ed è uno dei maggiori centri balneari di tutta la provincia. Impossibile non arrivare in Cattedrale, simbolo della città, come già detto, il Cristo Pantocratore è l’elemento chiave della cattedrale, sulla mia guida è scritto: “il Cristo Pantocratore, i cui occhi, di una infinita tenerezza, i più belli tra tutti i Pantocratori siciliani, calamitano l’attenzione dei visitatori, ovunque essi si trovino all’interno dell’aula.” Lungo la strada che porta sul Lungomare vi sono poi l’antico Lavatoio e il Museo della Mandralisca (del museo non so darvi informazioni, non lo abbiamo visitato). Le vie del centro sono ricche di negozietti di souvenir e di artigianato locale, qui abbiamo preso due magliettine ricordo. Le vetrine dei bar e delle pasticcerie lungo il corso Re Ruggero mostrano cannoli e dolcetti di mandorla di ogni genere e forma. Proprio in questi giorni vi erano i festeggiamenti più importanti, in onore del SS. Salvatore, per l’occasione in tarda serata ci sarebbero stati i fuochi pirotecnici, vi abbiamo rinunciato perché la strada per tornare a casa a Milazzo non e’ poi tanto breve.

Attenzione al giro sulla Rocca (Tempio di Diana), alle 19.30 il corpo forestale che controlla gli ingressi, chiude il cancello per l’accesso. Mi hanno raccontato che anni fa correva voce che nella Rocca si eseguivano strani rituali di sette religiose a sfondo sessuale, ciò ha indotto alla chiusura della Rocca nelle ore serali. Misteri! Noi siamo arrivati tardi, le 19.15 circa, siamo arrivati su fino al cancello e già da qui si gode di un panorama bellissimo. Vi consiglio se avete intenzione di arrivare in cima, di indossare delle scarpette da trekking, questo è quanto suggerito dal corpo forestale. Dal 5 al 7 agosto mini-tour alle Eolie, delle sette isole, abbiamo visto Lipari e Salina. Sapevate che come i trulli di Alberobello sono patrimonio dell’UNESCO? A Lipari( non ricordo esattamente il periodo cruciale) se non si soggiorna per almeno sette giorni, non si può portare sull’isola il proprio veicolo, pena salate sanzioni. Una volta arrivati a Lipari con l’aliscafo Siremar, abbiamo noleggiato uno Scarabeo 100 da ”Marcello” che è infondo a sx dal porto. E’ inutile fare il giro dei diversi negozi per il noleggio auto/moto/quad, non vi è concorrenza tra di loro, i prezzi sono tutti uguali, ( circa 30 euro al gg per un cinquantino targato.) Il nostro appartamento era a Canneto, anche questo ben pulito e in ordine, la cucina era completamente nuova e con un bel terrazzino, in camera c’era il condizionatore, vi è anche una seconda camera da letto con due lettini e avevamo il posto per il “motore”. La padrona di casa, Emanuela, è molto giovane e cordiale, se vi interessa, contattatemi. Se siete golosi come noi, a Canneto vi consiglio la “Pasticceria Mimosa”, in via Battisti, troverete ogni tipo di leccornia e alle 3 del mattino, sforna cornetti di ogni genere per una colazione davvero mattiniera. In un giorno con lo Scarabeo abbiamo fatto il giro dell’isola, merita fare un giretto al “Santuario della Madonna della Catena” a QuattroPani, fuori stanno facendo dei lavori di restauro, ma la zona è praticabile, si può entrare nel santuario e dall’esterno si gode di un bellissimo panorama. D’interesse “gastronomico”: il ristorante ”Nenzyna” dove abbiamo mangiato dell’ottimo pesce e ci hanno servito una cassata spettacolare con i fichi; il ristorante “La Cambusa” più spartano del primo ma famoso per la preparazione dei piatti preferiti dal Commissario Montalbano, noi abbiamo ordinato le sarde alla beccafico.

Ottimo posto per degustare un buon caffè accompagnato da cannoli o da cassate o dove degustare un buon bicchiere di Malvasia accompagnato dai “piparelli” e “sesamini” (biscotti che vanno “pucciati” nel vino ) è il Bar Pasticceria “Oscar”, in via V. Emanuele, in questa pasticceria a buon prezzo trovate anche la Malvasia artigianale da portare a casa. Il 6 agosto, nonostante ci fosse un po’ di maretta, abbiamo fatto l’escursione in barca a Salina. Io ho sofferto un bel po’ per il mare mosso, cmq il giro prevedeva una serie di soste con bagno nelle spiagge e nelle calette di Lipari comprese la bella spiaggia “Vinci”, dove ci si arriva solo via mare e la spiaggia della cava della pietra Pomice che ormai è inutilizzata perché l’UNESCO ha chiuso la cava. In realtà ha anche mandato a casa le persone che ci lavoravano, i barcaioli ci hanno detto che solo a pochi è stata trovata una sistemazione in comune, il resto delle persone che lavoravano nella cava è ancora in attesa di un impiego.

Al porticciolo o a Canneto o a Lipari, sono numerosi i barcaioli che accompagnano i turisti in spiagge raggiungibili solo via mare, un barcaiolo che non sono riuscita a fotografare sembrava un vero “pirata”: brizzolato, bandana e barba lunga, la sua barchetta si chiama “Luna” e batte bandiera Siciliana con il simbolo delle Trinacria e bandiera dei pirati nera con il teschio bianco, ma ecco la chicca , aveva un cagnolino bianco con una macchia nera solo sull’occhio. A Salina, breve sosta a Marina di Salina e pranzo a Lingua dove abbiamo tutti preso d’assalto il bar/ristorante da Alfredo, noto per le granite con la panna e il pane cunsatu. Il Sole 24 ore, ha indicato questo posto come il migliore in Europa per le granite. Dire che il posto era affollato non rende l’idea… era stra-affollato, ma il pane cunsatu lo si può prendere anche d’asporto e così abbiamo fatto, abbiamo pranzato sul muretto del lungomare con questa prelibatezza. Ora vi spiego, in sostanza è una mezza pagnotta di pane caldo farcita con pomodorini, mozzarella, pomodori sott’olio, melanzane sott’olio, tonno e cucunci (capperi), ve ne sono anche altre versioni con melanzane grigliate, pesto di capperi e mandorle, ricotta infornata e menta fresca, cipolle, acciughe, insomma a pensarci bene è il piatto tipico di un marinaio, il pane e la roba sott’olio in barca non mancano mai e soprattutto si conservano.

Peccato non avere fatto la visita a Malfa alla casa del “Postino” l’ultimo film di Troisi, ma l’escursione non prevedeva questa cosa. Ci torneremo un giorno. Santuario di Tindari: Ammetto che il romanzo “ La gita a Tindari ” di Camilleri, mi ha incuriosita parecchio, ma devo riconoscere che non è stato Camilleri il primo a decantare questo posto, lungo la strada che dal Santuario porta al Teatro Greco, è incisa sul muro la poesia “Vento a Tindari” di Salvatore Quasimodo. Siamo arrivati a Tindari partendo da Milazzo, l’uscita autostradale più vicina è quella di Falcone.

Un gran numero di indicazioni conducono fino ad un ampio parcheggio a pagamento e con un autobus o a piedi si giunge in cima al Santuario.

Noi abbiamo preso la navetta, ne parte una ogni dieci minuti, è comoda ed economica (1,40 euro A/R per due persone) e in 5-10 minuti si arriva in cima.

Se andate in estate considerato le alte temperature stagionali vi sconsiglio di andare su a piedi. Una breve salita ricca di venditori ambulanti di dolcezze siciliane che siete obbligati a degustare e souvenir di ogni tipo, accompagnano il turista/pellegrino fino al Santuario. La struttura all’esterno è bella ma all’interno lascia a bocca aperta. A destra e a sinistra dell’altare, splendidi mosaici colorati raffigurano i diversi percorsi della vita di Gesù, dall’Annunciazione a Maria e la Nascita, al miracolo di Lazzaro, la Crocefissione e Resurrezione. Sull’altare fa da padrona, la statua della Madonna Nera, scolpita in legno di cedro. Alle spalle dell’altare una serie di mosaici raffigura la leggenda della Madonna Nera.

La leggenda narra che la scultura, trasportata per mare, impedì alla nave di ripartire dopo che si era rifugiata nella baia di Tindari per sfuggire alla tempesta. I marinai, depositarono a terra il carico, pensando che fosse questo ad impedire il trasporto, e solo quando vi portarono anche la statua, la nave poté riprendere il mare. La statua venne quindi portata dentro una piccola chiesa che dovette in seguito essere più volte ampliata per accogliere i numerosi pellegrini. Alla base del promontorio si trova una zona sabbiosa con una serie di piccoli specchi d’acqua, la cui conformazione si modifica in seguito ai movimenti della sabbia, spinta dalle mareggiate. La spiaggia è conosciuta con il nome di Marinello o “il mare secco” e vi sono legate diverse leggende. Secondo una di esse la spiaggia si sarebbe formata miracolosamente in seguito alla caduta di una bimba dalla terrazza del santuario, ritrovata poi sana e salva sulla spiaggia appena creatasi per il ritiro del mare. La madre della bambina, una pellegrina giunta da lontano, in seguito al miracolo, si sarebbe ricreduta sulla vera natura miracolosa della scultura, della quale aveva dubitato a causa dell’incarnato scuro della Vergine. Lungo la strada del ritorno a casa, l’11 agosto, ci siamo fermati al Santuario di Gibilmanna.

Il Santuario è un celebre luogo di culto in provincia di Palermo, nel parco delle Madonie. L’uscita autostradale più vicina è quella di Cefalù. Davvero suggestiva la strada che porta su in cima al Santuario, dall’alto lungo il percorso, si gode di una bella vista di Cefalù.

Il Santuario di Gibilmanna, fa parte, permettetemi la definizione, di un complesso monastico, nel senso che dislocati lì attorno troviamo un Convento, il Refettorio del convento, l’ex-seminario e un museo religioso allestito nell’antica stalla con arredi sacri e diversi paramenti. Secondo la tradizione quello di Gibilmanna era uno dei sei monasteri benedettini che San Gregorio Magno fece erigere a proprie spese, prima di essere eletto pontefice.

La storia del Santuario, affissa sul porticato solo in lingua inglese (chissà poi perchè), per quanto posso aver capito io, racconta che Il nome sembra essere di origine araba, il primo termine significa “monte”, il secondo termine “manna”. Quindi: “Monte della manna”. La struttura esterna ricorda molto la cattedrale di Cefalù, con le due torri laterali ma all’interno non vi è nessun mosaico, a destra dell’altare c’e’ la Madonna con Bambino in marmo. Ragazzi, se siete arrivati fin qui vuol dire che sono riuscita a scrivere cose interessanti a proposito di questa magica Isola che è la Sicilia. In Sicilia si respira un’aria particolare, i siciliani sono ospitali, simpatici, sorridenti, se ci sono 40 gradi per rincuorarti ti dicono: “ma va oggi è fresco, ieri,ieri si faceva davvero caldo”. Sono persone molto devote, durante la gita a Tindari e a Gibilmanna tanti erano i pellegrini che a piedi nudi entravano in chiesa si inginocchiano e pregavano.

L’unico consiglio che posso darvi è quello di organizzare una bella vacanza in Sicilia e non dimenticate l’escursione sull’Etna, tre anni fa , abbiamo fatto questa esperienza, è spettacolare. Buon viaggio a tutti! Irene



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