In bicicletta alla conquista dell’Impero austro-ungarico

Tour in bici da Vienna a Budapest e soggiorno nella capitale ungherese
Scritto da: minerva
in bicicletta alla conquista dell'impero austro-ungarico
Partenza il: 06/08/2011
Ritorno il: 16/08/2011
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
I subbugli nel mondo arabo mandano all’aria i nostri piani vacanzieri, dobbiamo cambiare radicalmente genere, ma che fare? Rispetto all’anno scorso il gruppo è decimato ma vogliamo organizzare ugualmente qualcosa di particolare, ed ecco che si accende la lampadina: perché non essere protagonisti del nostro viaggio? Ok, è deciso, faremo una vacanza in bicicletta. Siamo Daniela, Luigi e Roberta, poco dopo si aggrega Luca e prenotiamo con Girolibero www.girolibero.it il tour Vienna-Budapest di gruppo dal 6 al 12 agosto. Il costo è di euro 710,00 in mezza pensione con accompagnatore, l’assicurazione è facoltativa e il viaggio escluso. Abbiamo scelto di viaggiare in treno e prenotato una cuccetta per 4 persone al costo di euro 67,00 a testa sul treno notte con partenza alle 21.05 da Milano Centrale e arrivo alle 8.34 a Vienna Meidling; il ritorno sempre in cuccetta per 4 costa euro 50,00 a testa, partenza alle 17.05 da Budapest Keleti e arrivo a Venezia S. Lucia alle 7.16, il Frecciabianca da Venezia a Milano ci è costato euro 15,00 a testa. Sono tutti biglietti a tariffe scontate e non rimborsabili, lo sa bene Luca che una domenica di giugno, fatale la distrazione, cade dalla bicicletta risvegliandosi in ospedale con un discreto numero di ossicina rotte e ahimè (anzi… ahilui) mentre noi pedaleremo si dedicherà alla riabilitazione. E così da 4 siamo scesi a 3… facciamo gli scongiuri per non ridurci ulteriormente! Venerdì 5 agosto si parte alla volta di Vienna dove arriveremo sabato mattina, carichi di energia e aspettative. Siamo pronti per la conquista dell’Impero Austro-Ungarico in bicicletta!

Sabato 06/08/2011 (Vienna)

L’arrivo a Vienna è con circa 30 minuti di ritardo, nelle cuccette si è viaggiato comodamente e quella di Luca è servita da deposito bagagli. Acquistiamo il biglietto giornaliero dei mezzi pubblici a euro 4,60 e dalla Meidling Bahnof prendiamo la U-Bahn-U6 (la stazione metro si chiama Philadelphiabrücke) che ci porta in due fermate al nostro hotel. Alloggiamo all’Altmannsdorf Gartenhotel (www.gartenhotel.com) in periferia, fermata metro U6 Am-Schopfwerk, camere ampie e pulite, cena discreta. Dopo aver lasciato i bagagli in reception ci spostiamo in centro per la colazione: strudel e sacher! Visita al Duomo di Santo Stefano e a piedi arriviamo alla zona dello shopping, sulla Mariahilferstrasse, in una via laterale ci fermiamo a pranzo da “Pasticcio” dove con 10,00 euro a testa consumiamo un piatto unico di carne (buono) e una mezza minerale. Alle 18.00 precise e non un minuto dopo inizia il briefing. Si parte subito con le presentazioni stile anonima alcolisti: come ti chiami, da dove vieni, hai già fatto esperienze in bici ecc… Mi sento subito un pesce fuor d’acqua, tutti hanno già partecipato a questo tipo di tour, ci sono addirittura dei veterani, la cosa mi angoscia non poco… ma ce la farò? Spicca su tutti il gruppo dei toscani con al seguito quattro ragazze dai 16 ai 18 anni, mitiche le sorelle Marta e Rebecca che dichiarano subito: “siamo state obbligate e questa vacanza ci fa schifo”, viva la sincerità; pare l’abbiano invece presa un po’ meglio le sorelle Bianca e Claudia ed in effetti… pedaleranno alla grande! Anche il milanese Gianpaolo non passa inosservato, si definisce infatti la “scopa” (cioè chi chiude il gruppo) dei tour in bici a cui ha partecipato in passato, ma di lui ne riparleremo più avanti. La cena è nel giardino del ristorante, location davvero carina anche se con qualche zanzara di troppo. La digestione è messa a dura prova dai commensali: di fronte a me siede la vicentina Doris, la seconda guida, nonché istruttrice di fitness e insegnante di educazione fisica; alla mia sinistra c’è il bolognese Stefano che arriva nientemeno che dalla Passau-Vienna terminata ieri, pronto a ripartire domani per un’altra settimana ciclistica; ma dove sono capitata? Alla gita dei Terminator? Oramai è fatta… ho voluto la bicicletta e adesso… pedalo!

Domenica 07/08/2011 (Vienna-Bratislava)

La colazione è accettabile, anche qui c’è il rischio blocco digestione, sediamo infatti a tavola con i napoletani Pietro e Maria Grazia, scambiamo due parole e già capisco che la signora macina regolarmente chilometri di corsa a piedi e vantano entrambi un curriculum ciclistico: la situazione si presenta sempre più avvilente per il mio inesistente allenamento. L’argomento all’ordine del giorno è la valigia della milanese Ileana, lei è qui a Vienna ma del suo bagaglio non c’è traccia in alcun aeroporto, magari questa sera le verrà recapitato in hotel a Bratislava (cerrrrto…)! Prima in metro e poi in tram raggiungiamo il deposito delle bici, agganciamo le sacche laterali, proviamo i lucchetti (ne funzionano sì e no i 2/3), sistemiamo selle e manubri. Attenti, pronti, via… Sul catalogo sono indicati 48 km ma c’è un errore di battitura, sono invece 65 km come specificato nell’itinerario ricevuto via mail poco prima della partenza, ma che possiamo fare a questo punto se non pedalare? L’uscita da Vienna è costeggiando il Danubio per proseguire poi su pista ciclabile. I miei timori si stanno trasformando il realtà. Perché mi ritrovo sempre e costantemente ultima della fila insieme a Doris che chiude il gruppo? Luigi mi fa coraggio ma così non si può andare avanti perché: 1. essere sempre ultimi è umiliante; 2. la depressione sta prendendo sempre più piede, anzi, pedale! Ci fermiamo in un simpatico ristorantino all’aperto per il pranzo, una sostanziosa cotoletta con patate fritte per dare la carica e una mezza minerale al costo di 10,00 euro sono il nostro pasto. Sediamo a tavola con Doris e la coppia romana Gabriele e Paola, anche loro all’ennesimo tour in bici, tutti e tre osservano un po’ dubbiosi i nostri piatti “leggeri”; ci si legge proprio in fronte che siamo dei principianti! È ora di ripartire e qui scatta il piano studiato durante la pausa, quando ho chiesto gli straordinari alle mie cellule grigie. Con uno scatto felino (si fa per dire) mi fiondo dietro alla prima guida Barbara e cercando di non perderla di vista mantengo il ritmo del gruppo di testa, non mi par vero di non chiudere nuovamente la fila e tutto sommato di fare molta meno fatica. Dopo due coffee break e la pausa pranzo, arriviamo finalmente al confine slovacco. Da qui, sulle strade non urbane, è obbligatorio indossare il caschetto, quindi tappa tattica per sistemare il tutto e via ad abbracciare Bratislava. Mentre ci avviciniamo alla capitale il cielo della Slovacchia si fa buio e si alza il vento, cattivo segno. Riusciamo solo a fare un rapido tour trionfale per il centro e raggiungere l’hotel prima del diluvio universale. Gianni il toscano bacia la terra di Bratislava, Ileana si fionda al punto internet per avere notizie del bagaglio di cui ovviamente non c’è la minima traccia, noi invece saliamo immediatamente alla nostra camera tripla che però è una doppia… “Luigi… il tuo letto non c’è, però la vasca da bagno pare comoda!”. Dopo che Roberta scende due volte alla reception, passati 45 minuti, arriva il sospirato letto che non sembra neppure male. Alloggiamo lungo le rive del Danubio, nella zona nuova della città, allo Sheraton Bratislava (www.sheratonbratislava.com), un cinque stelle elegante e ben tenuto, consigliato. Ma com’è possibile una simile stanchezza dopo “appena” 65 km? Attenzione, c’è l’inganno! Franco da Cagliari, gemello di Macario, grazie al suo fedele contachilometri (non è mica un pivello lui) ci segnala che abbiamo pedalato per ben 80 km, sì, perché la Girolibero non ha contato i 15 km necessari per uscire da Vienna. E così, rispetto a quanto pubblicato all’atto della prenotazione, il chilometraggio si è rivelato praticamente il doppio, come prima giornata non c’è male, e qualche piccolo malumore inizia a serpeggiare per il gruppo. La cena è all’Anjou, ristorante interno all’hotel, con un buon menù a base di antipasto, piatto unico di carne e dolce. La serata prosegue a Staré Mesto, la parte antica della città, per un giro di perlustrazione. La prima impressione è positiva, una Praga in miniatura, le piazze sono deserte ma nei pub del centro ferve la vita. Un nuovo acquazzone costringe però il nostro piccolo gruppo a rientrare in hotel perché siamo tutti senza ombrello, rinunciando così ad una notte brava tra nuovi amici.

Lunedì 08/08/2011 (Bratislava-Mosonmagyaróvár)

La colazione è varia e buona come ci si aspetta da un cinque stelle. La partenza è fissata per le 11.00 così ritorniamo alla Città Vecchia (Staré Mesto) per la visita del centro storico. Piazza Maggiore (Hlavné námestie) è il cuore della città, al centro si trova la fontana di Orlando (Rolandova fontána) e vi si affaccia il Municipio Vecchio (Stará radnica). Incontriamo qui la prima delle statue di “gente comune” che caratterizzano la Città Vecchia. Dalla piazza ci portiamo sulla Michalská, a destra si arriva all’omonima torre, a sinistra di prosegue sulla Ventúrska che porta al Duomo di San Martino (Dóm Svätého Martina) e al Castello (Hrad). Inizia a piovere, così rinunciamo alla visita della collina del castello e percorrendo la Laurinská e la Radničná incontriamo altre statue di “gente comune” con le quali scattare qualche foto. Durante il passeggio incrociamo Gianpaolo e il suo compare Giulio da Bari, che a fatica rispondo al nostro saluto, mah… snobbati da una scopa, questo non ci era ancora capitato! Al momento della partenza in bici il meteo sembra essere più clemente, l’aria è fredda ma non piove. Percorriamo il Ponte Nuovo (Nový most), un misto tra Goldrake e un ufo, dando inizio alla seconda tappa. Questa volta sia il catalogo che l’itinerario in dettaglio indicano un percorso di 45 km… stiamo a vedere se è così. Il tragitto della mattinata, alleggerito dagli opportuni pit-stop, è su pista ciclabile dove perdiamo subito di vista il Danubio per ritrovarlo solo a fine corsa. La pausa pranzo, ancora in territorio slovacco, dal punto di vista culinario ci dà il massimo della soddisfazione, un buon piatto di gulash con patate (da non confondere con la zuppa di gulash) a euro 4,80 con acqua in caraffa compresa. Dal punto di vista organizzativo invece, il ristorante potrebbe ispirare Michelangelo per una nuova versione de “La Pietà”, tempi di attesa interminabili e scarsissima organizzazione. A coronare il tutto si mette pure a piovere, e così sotto l’acqua e per strade di campagna ci rimettiamo in pista per giungere a Mosonmagyaróvár, in Ungheria, bagnati fradici. L’appuntamento fisso all’arrivo in hotel è con il malumore che oramai si è insinuato nel gruppo, come mai? Dunque, si era detto che i km quest’oggi sarebbero stati 45? Ebbene, il fido contachilometri di Macario ne segna “solo” 62! Dopo 20 minuti comodi di attesa per indicarci dove depositare le bici, facciamo il nostro ingresso al Thermal Hotel (www.thermal-movar.hu), un tre stelle classificabile mezza: quasi quasi era meglio restare nel parcheggio! Entriamo in camera e il terzo letto è una branda a dir poco inguardabile e non certo definibile “letto aggiunto”, il copriletto è sporco, il bagno è stato costruito dai dinosauri e il getto della doccia spara contro la parete anziché sul piatto. Chiudiamo un occhio, anzi, entrambi e ci laviamo veloci per uscire il più in fretta possibile. L’unica camera accogliente di cui ci giunge notizia è la singola di Franco, professore di greco e latino da Torino, pare abbia un bagno quasi di lusso… è un’ingiustizia! Ci attende per la nostra passeggiata un paese deserto, i negozi sono già tutti chiusi pur non essendo tardi, anche il centro è desolante. La pioggia ci perseguita e così rapido dietro-front verso l’adorabile nido dove troveremo una succulenta (!) cena. A tavola Gianpaolo siede accanto a noi, forse si è accorto che esistiamo e ci rivolge pure la parola! I camerieri si presentano con il brodino di rito ma invece di servire un sostanzioso piatto di carne ecco che ci ritroviamo due misere fettine di simil torta salata alle verdure. La presentazione del piatto è curata ma è inevitabile constatare che trattasi di tanto fumo e niente arrosto, nel verso senso del termine. Il dolce è una specie di budino acquoso in bicchiere. Fine. Le uniche a non essere preoccupate di tale scarsità sono le giovani fanciulle, scopriamo ben presto che è in programma un Nutella party nelle loro camere… rigorosamente vietato agli over 20! Che dire… il resto del gruppo ha fame, dopo aver pedalato per 62 km forse è necessaria una cena un poco più sostanziosa. Ma le disgrazie non vengono mai sole…

Martedì 09/08/2011 (Mosonmagyaróvár-Komárno)

È meglio non commentare la prima colazione. La pioggia e l’umidità di ieri hanno colpito il mio ginocchio destro: una fitta ad ogni pedalata. Per fortuna ci siamo lasciati alle spalle il brutto tempo e già di prima mattina c’è il sole. Raggiungiamo la stazione ferroviaria di Mosonmagyaróvár, il programma prevede infatti il primo tratto in treno fino alla città di Győr sempre in Ungheria, il biglietto costa 230 fiorini ungheresi. Eleonora la romana, la propositiva del gruppo, e Stefano (ma allora anche lui ha un lato umano) ci abbandonano da subito e vanno diretti all’hotel di Komárno, non sono in perfetta forma e preferiscono saltare la tappa. Il tragitto dura circa mezz’ora che io sfrutto per capire chi potrebbe fare con me il viaggio in treno sino alla meta finale. Mi viene fatto il nome di Gianni, uno dei toscani, mi par di capire che è entusiasta di questa vacanza in bici quanto le ragazze del suo gruppo, molto bene, vuoi che Marta o Rebecca non lo convincano a saltare la tappa ciclistica per accompagnarle in treno? Arriviamo a Győr, mappa alla mano e siamo liberi di visitare il centro. La città è davvero carina, sarebbe stato meglio fare tappa qui che a Mosonmagyaróvár. Ad ogni pedalata il mio ginocchio sta sempre peggio, seduta al bar della piazza le mie cellule grigie iniziano ad elaborare dati e mi confermano che è meglio proseguire su rotaia. Sul catalogo sono indicati 67 km da percorrere in bici, il programma di viaggio ricevuto pochi giorni fa ne segnala 59 km, quale sarà il vero? Alle 11.00 siamo tutti al punto di ritrovo, Luigi si dichiara subito disponibile ad accompagnarmi in treno, Gianni e Marta sono dei nostri e così salutiamo i compagni e ci portiamo alla stazione per acquistare i biglietti. E ora come facciamo, riusciremo a farci capire? La buona sorte ci viene in aiuto: la signora allo sportello parla inglese e continua a ripeterci “no Komárno, is Komárom”. Capisco subito che intende dirci che il treno non arriva a Komárno in Slovacchia, che è la nostra meta, ma a Komárom in Ungheria. Ai tempi dell’Impero Austro-Ungarico era un’unica città, con la caduta degli Asburgo il corso del Danubio divenne il confine tra i nuovi stati di Cecoslovacchia ed Ungheria, portando come conseguenza la divisione dell’abitato, una parte ora in territorio slovacco e una parte in territorio ungherese. Abbiamo ancora un’ora prima della partenza così torniamo in centro, compriamo al supermercato pane e salumi ungheresi a prezzo davvero conveniente e pranziamo sulle panchine. Per nostra fortuna il treno parte dal binario 1 così non dobbiamo fare le scale del sottopasso con le bici in spalla, i vagoni sono nuovi e comodi, ci sono apposite carrozze dedicate al trasporto biciclette ed è impossibile sbagliare stazione perché le fermate vengono annunciate vocalmente e compaiono sul display della carrozza. Essendo che la guida Zeppelin-Girolibero ha il solo compito di portarci alla meta in bici, non sa darci alcuna indicazione per arrivare all’hotel, se non consigliare di rivolgerci all’ufficio del turismo che troveremo alla stazione di Komárno (perché è ovviamente convinta che il treno ci porti in Slovacchia). Scendiamo dal treno nella desolata Komárom, la biglietteria è una struttura quasi diroccata e ovviamente non c’è traccia di alcun che di turistico, ma non tutto è perduto, appena fuori la stazione ecco il Danubio e a poche centinaia di metri il sospirato ponte che percorriamo sino all’altra sponda del fiume: superiamo il confine e siamo in territorio slovacco. Ci inoltriamo immediatamente nella zona pedonale e dopo un paio di giri avvistiamo l’ufficio del turismo dove ci indicano la direzione per l’albergo. Alloggiamo al Bow Garden Hotel (www.hotelbowgarden.sk) un tre stelle in cui ci troviamo bene, le camere sono molto spaziose e pulite. Dopo il check-in (al bancone del pub perché la reception non esiste) lasciamo le bici e a piedi perlustriamo la cittadina. In Piazza Europa, dove ogni palazzo rappresenta una nazione europea, ci accomodiamo al bar per una rapida merenda, altro tour per le vie un poco più periferiche e poi seconda merenda in compagnia di Eleonora e Stefano, qui ordiniamo la palacinka, che noi conosciamo come crèpe, presente in tutti i loro menù. Il tempo in questa piccola località sembra non scorrere mai, rientriamo in hotel dove recuperiamo i bagagli e attendiamo l’arrivo del gruppo… che non arriva mai… Tento di contattare Roberta e quando finalmente risponde all’sms scopriamo che si sono persi nello sterrato, pare che abbiano ora ritrovato la retta via, ma non sono ben certi di quanto manchi alla meta. Siamo un po’ preoccupati ma contiamo di rivederli entro un’ora. L’ora è passata… Roberta si rifà viva appena il suo cellulare ha campo, forse sono a 10 km da Komárno ma non ci sono più certezze ed io francamente ringrazio il mio ginocchio dolorante per avermi obbligata a salire su quel treno. Le lancette dell’orologio continuano a girare, ci muoviamo anche noi e ci portiamo in giardino, troviamo Gianni e insieme attendiamo i dispersi. Finalmente la prima bici fa capolino dalla strada e a seguire il resto del gruppo. Non so come commentare il tutto: stravolti, innervositi, e chi più ne ha più ne metta. La moglie di Gianni, Gisella Furia Cavallo del West, tutto sommato sembra averla presa bene, ma lei come Roberta ha la fortuna di avere già la camera assegnata e i bagagli pronti per essere disfatti. Gli altri attendono… un tempo veramente eccessivo, stanchi e sudati per strada con ancora le bici da depositare. Poi c’è lo smembramento, non siamo tutti alloggiati qui perciò è necessario accompagnare ognuno al proprio hotel, i bagagli vengono smistati e portati separatamente ma qualcosa non funziona e una valigia gira per un ora e mezza tra un albergo e l’altro: non è certo quella di Ileana che ancora sta vagando per l’Europa. L’organizzazione oggi non è stata delle migliori, il malumore torna a serpeggiare nel gruppo che per fortuna è sempre più unito ogni giorno che passa. Alla fine la cena è alle 21.30 e iniziamo a metter qualcosa sotto i denti alle 22.00, la cucina non è male e i piatti sono sostanziosi. Ma abbiamo ancora in sospeso la questione del chilometraggio… Macario dà l’annuncio ufficiale: km 88, la gran parte su sterrato, decisamente non ci siamo!

Mercoledì 10/08/2011 (Komárno-Esztergom)

Il tavolo della colazione è preparato in giardino, il vento e il freddo ci costringono però all’interno del locale, i tavoli sono pochi e dobbiamo fare a turno per sedere, l’acqua calda per il tè impiega una vita ad arrivare, la qualità e la quantità sono un po’ scarse ma poteva anche andarci peggio, quindi meglio non lamentarsi più di tanto. Lasciato l’hotel ci fermiamo nel centro del paese per gli acquisti di prima necessità quali acqua e cioccolato, abbiamo anche il tempo per un caffè in Piazza Europa e via verso la nostra penultima meta. Iniziamo con 8 km di sterrato che a detta dei compagni è decisamente migliore rispetto a quello che hanno dovuto affrontare ieri ed in effetti non è un percorso difficile o pesante. Segue poi un tratto di statale, in un paesino minuscolo ci fermiamo ad acquistare il nostro pranzo. Mi servono ancora delle barrette di cioccolato, non sono una grande intenditrice ma davanti a me ho Claudia, autentica esperta nel settore e con indifferenza la seguo per tutto il reparto dolciumi per chiedere poi consiglio. Alla fine due panini, un etto di salame piccante, una banana e due barrette di cioccolato sono costati 2,37 euro… si vede che siamo in uno sperduto paesino della Slovacchia! Per pranzo ci fermiamo sulle rive del Danubio, in questo piccolo parco grazie anche al bel sole si sta proprio bene, ci rilassiamo e poi affrontiamo l’ultimo tratto, con il mio ginocchio ormai dolorante. Oggi, diversamente dai giorni precedenti, dobbiamo rispettare rigorosamente l’orario se vogliamo arrivare per tempo alla meta. Dopo un altro tratto di strada statale il coffe break è a Sturovo, ultima città slovacca prima del confine. Risaliamo in bici ma per percorrere solo poche centinaia di metri e ci fermiamo di nuovo. L’espressione di Boris, non dalla Russia ma dalla provincia di Verbania, non lascia presagire nulla di buono. Infatti è accaduto ciò che in un tour in bici non vorresti mai accadesse: bucare! Mancano poche centinaia di metri alla meta e così Boris evita il peggio. Siamo sul lungodanubio, dalla parte opposta svetta la Basilica di Esztergom, arroccata sulla collina a dominare il fiume. Superato il ponte Maria Valeria che segna il confine siamo in Ungheria, l’ultimo sforzo della giornata è per scalare la vetta e raggiungere l’imponente costruzione. Lasciamo le bici e acquistiamo subito i biglietti per la cupola, la stretta scala a chioccola che serve allo stesso tempo per la salita e la discesa è opprimente ma il panorama è mozzafiato, peccato tiri un vento fortissimo e fastidioso. Il tempo stringe e alle 17.30 abbiamo appuntamento davanti all’albergo, alloggiamo all’Hotel Esztergom (www.hotel-esztergom.hu) un tre stelle un po’ scarso e datato ma accettabile. Lasciamo le bici nel garage e al check-in una triste sorpresa ci attende… dopo l’assegnazione della camera la domanda alla receptionist sorge spontanea “sorry, the elevetor?” risposta “oh… no elevetor”! Ora… dopo 57 km più tutti quelli dei giorni precedenti sulle gambe, sentirsi dire che la camera è al secondo piano e non c’è l’ascensore mi fa parecchio incacchiare perché… la mia valigia è pesante! Se la riderà Ileana che viaggia ancora leggera e penserà che una giustizia divina esiste. I chilometri indicati sui programmi Girolibero e quelli effettivi oggi coincidono: un’ulteriore arrabbiatura ci viene risparmiata. Per cena abbiamo l’onore di sedere a tavola con Gianpaolo la scopa che questa sera ci degna della sua massima attenzione, che gli sarà accaduto? La serata continua nel centro città, deserto già alle 22.00, riusciamo a sedere tutti quanti in un locale che si capisce benissimo essere in chiusura, ci beviamo qualche palinka (vodka) per far fronte al fresco della notte che sta arrivando e dopo un paio d’ore capiamo che è il caso di pagare e levare le tende, ma la serata è stata davvero piacevole tanto da meritare il bis domani sera.

Giovedì 11/08/2011 (Esztergom-Budapest)

In parte con sollievo e in parte con rammarico diamo inizio all’ultima giornata del nostro tour. Scopriamo ben presto che paesaggisticamente è senza dubbio la tappa più bella, sempre in mezzo al verde e lungo le rive del Danubio. Oggi il percorso è tutto in Ungheria. Arrivati all’altezza di Szob traghettiamo sul versante opposto del fiume su di una chiatta tipo quelle che si vedono nei film western e raggiungiamo la sponda sinistra del Danubio. La natura circostante è un incanto, le fatiche dei giorni precedenti sono ampiamente ripagate. Il primo pit-stop prevede una sosta di 20 minuti, considerando che siamo in 35 abbiamo meno di un minuto a testa per andare in bagno e al supermarket per la spesa… forse il tempo andrebbe organizzato un poco meglio a meno di non essere Speedy Gonzales! A Vác, cittadina con un’atmosfera barocca, ci attende un bel prato lungo il Danubio per gustare i panini col salame ungherese (per chi ha avuto il tempo di fare la spesa), un caffè nella centrale Piazza 15 Marzo e di nuovo traghettiamo, questa volta per raggiungere la Szentendrei-sziget, l’isola in mezzo al Danubio che percorriamo sino a Szentendre. L’ultimo tratto è un altro incubo, tutti fermi in mezzo alla strada trafficata ad attendere il verde del semaforo per svoltare e intasare paurosamente il traffico. Pochi metri e la pedalata è finita! Siamo tutti sani e salvi, contenti e soddisfatti, nuovi conquistatori dell’Impero Austro-Ungarico. Lasciamo con un po’ di tristezza le bici in deposito e carichi di borse e zainetti che avevamo nelle sacche ci dirigiamo all’imbarco, raggiungeremo infatti Budapest in traghetto. Facciamo l’intero viaggio in compagnia della scopa, cioè di Gianpaolo. Finalmente ci svela pensieri e commenti elaborati su noi in combutta con il suo amico Giulio e scopriamo che le sue frasi suonavano più o meno così: “ma guarda quei tre come se la tirano, che aria da incavolati, saranno sicuramente dei rompiscatole, moroso e morosa più un’amica”. Ma cara scopa, se Luigi ed io fossimo stati una coppia ci saremmo portati Roberta in vacanza e per di più in camera tripla? Sveglia! Comunque, mai pensiero fu più sbagliato di quello di Gianpaolo, tanto che diventeremo amici e verrà persino a trovarci a Pavia. In circa un’ora di navigazione arriviamo alla meta, l’attracco è a Buda, proprio di fronte al maestoso Palazzo del Parlamento, orgoglio della città. Dopo una buona pedalata cosa c’è di meglio di una bella passeggiata? A piedi attraversiamo il Ponte Margherita (Margit híd), percorriamo Viale Santo Stefano (Szent István körút) fino alla Stazione Nyugati e a pochi passi, sulla Váci út (da non confondere con la Váci útca) ecco il nostro hotel. Alloggiamo all’Hilton West End (www.hilton.com), cinque stelle degno di questo nome, così come lo sono la cena a buffet e la colazione. Anche oggi Macario tira le somme e come spesso è accaduto in questo viaggio i 58 km indicati sul catalogo e i 54 km dell’itinerario rivisto e corretto non si sono dimostrati veritieri, abbiamo infatti pedalato per 66 km. Per il dopocena è d’obbligo l’ultima uscita tutti insieme, prima tentiamo di ordinare qualcosa in un locale a pochi passi dall’hotel ma dopo esserci accomodati ci rendiamo conto che il proprietario è troppo impegnato a rincorre e a prendere a cazzottate un avventore (pensiamo noi) per interessarsi alle nostre ordinazioni e, vista l’aria che tira, leviamo immediatamente le tende… In Piazza Nyugati troviamo finalmente un locale adatto a noi, l’Okay Italia, dove ci capiscono perfettamente e il caffè non è neppure male. La seconda tappa è a Piazza Santo Stefano, davanti al Duomo, che raggiungiamo a piedi percorrendo la Bajcsy-Zsilinszky út, lungo viale rettilineo che collega la Stazione di Nyugati con Piazza Deák Ferenc. Si fa baldoria e si rientra tardi, ma in fin dei conti, dopo tante fatiche ce lo siamo meritato. Ma… la valigia di Ileana? Nulla da fare: la ritroverà all’aeroporto di Malpensa! Nonostante alcune disorganizzazioni logistiche, nonostante il mio ginocchio dolorante, alcuni hotel poco accoglienti e un meteo un po’ ballerino, è stata un’esperienza molto bella, tanto ha giocato l’affiatamento del gruppo. A queste condizioni, è una vacanza che consiglierei a chiunque piaccia pedalare.

Venerdì 12/08/2011 (Budapest)

Arriva il momento più triste della vacanza, i saluti nella sala della colazione, ora ci sparpaglieremo per Budapest: chi parte subito va in stazione o in aeroporto, chi resta per un giorno alloggia ancora qui all’Hilton e chi resta per più giorni cambia hotel. Ci scambiamo i numeri di telefono con l’intento di rivederci qualche sera per cena e iniziamo la nostra giornata col portare i bagagli all’hotel in cui alloggeremo per le prossime quattro notti. L’abbonamento settimanale ai mezzi pubblici (Budapest hetijegy o seven-day travel card) costa 4.600 Ft (fiorini ungheresi) e lo si acquista agli appositi sportelli, non alle emettitrici self-service, importante è compilarlo con il proprio nome e mostrarlo ogni volta al personale, sia in entrata che in uscita dalla metro, pena la decapitazione! Scendiamo dalla metro alla fermata di Ferenciek tere, il nostro albergo dista un centinaio di metri, siamo proprio nel cuore di Budapest, sulla Károlyi Mihály útca, più in centro di così è quasi impossibile. Alloggiamo all’Hotel Erzsebet City Center www.danubiushotel.com, tre stelle economico, il rapporto qualità, prezzo e posizione è ottimo. Lo abbiamo prenotato su booking.com e quattro notti dal 12 al 16 agosto ci sono costate 177,00 euro a camera doppia in solo pernottamento: un affare! Ci accompagnano e ci consigliano nel nostro tour due guide turistiche: la Lonely Planet e la Touring Club (Guida verde). Il programma che abbiamo abbozzato prevede subito la visita di Buda, a piedi percorriamo la centralissima e commerciale Váci útca per raggiungere il Ponte delle Catene e attraversarlo a piedi. A Clark Ádám tér parte le funicolare (Budavári Sikló) che porta alla Collina del Castello, costo del biglietto a/r 4.580 Ft, dall’altro si ha una vista superba sul Ponte delle Catene e sul Duomo. Ci dirigiamo subito alla Chiesa di Mattia (Mátyás-templom) nella Piazza della Santa Trinità (Szentháromság tér) il costo del biglietto comprensivo del Bastione dei Pescatori (Halászbástya) è di 1.400 Ft. La cosa che più colpisce di questa chiesa, a parte l’esterno con le sue guglie gotiche, è lo stile moresco di buona parte dell’interno, durante l’occupazione turca venne infatti trasformata in moschea, per poi passare ai gesuiti. Qui furono incoronati Francesco Giuseppe I d’Austria e la moglie Elisabetta, meglio nota come Sissi. Passiamo ora al Bastione, una parte accessibile solo a pagamento e una parte ad ingresso libero, francamente pagare il ticket è una spesa inutile anche se poco dispendiosa. Il panorama e le foto da quassù meritano sicuramente una visita. Completiamo il giro del quartiere della Fortezza passando davanti al maestoso Hilton hotel e proseguendo sulla Táncsics Mihály útca per ridiscendere da Úri útca, dove al civico 9 si trova il Labirinto del Castello di Buda (Budavári Labirintus) che troviamo però chiuso per un non ben identificato guasto. Decidiamo di non visitare il Palazzo Reale (Budavári Palota), sede del Museo di Storia e della Galleria Nazionale che ci porterebbero via troppo tempo. La funicolare ci riporta in Clark Ádám tér, proprio di fronte ai giardini che nascondono una struttura in cemento, è la pietra del chilometro zero, da qui vengono misurate le distanze di tutte le strade ungheresi da Budapest. È ora di pranzo e nella centralissima Vörösmarty tér troviamo posto al pub Gerbeaud, adiacente la famosa pasticceria, per 4.200 Ft pranziamo con cotoletta impanata e patate fritte più acqua minerale, il rapporto qualità, prezzo e localizzazione è buono, tanto che ritorneremo. Il pomeriggio lo dedichiamo al passeggio. Si parte col raggiungere il Ponte delle Catene per percorrere il lungodanubio sulla Pesti Alsó Rakpart sino al monumento “Scarpe sul Danubio” (Cipők a Duna-parton) sessanta paia di scarpe in ghisa per commemorare gli ebrei fucilati e gettati nel fiume nel 1944. Siamo quasi di fronte al Parlamento così ne approfittiamo per cercare l’ingresso X dove dovremo recarci domani per la visita guidata e da qui raggiungiamo il Duomo di Santo Stefano (Szent István Bazilikában) l’ingresso è gratuito ma prima di entrare (non prima di uscire) è obbligatorio lasciare un’offerta (che io chiamerei ticket) di 200 Ft. Tanto ci ha colpiti l’esterno imponente tanto ci ha delusi l’interno, praticamente tutto transennato senza possibilità di percorrere la navata o di vedere la famosa reliquia rappresentata dalla mano destra mummificata di Santo Stefano. Peccato che uno dei più importanti monumenti della città sia così poco valorizzato. Il nostro tour prosegue ora per Andrássy út, via dello shopping nonché patrimonio mondiale Unesco, sino all’Oktogon per deviare poi a destra su Teréz körút ed Erzsébet körút. A Blaha Lujza tér scendiamo per Rákóczi út e il nostro giro termina a Ferenciek tere, a pochi passi dall’hotel. Questa passeggiata ci ha permesso di farci una prima idea della città, passando dalle zone più antiche a quelle più moderne e commerciali, dobbiamo dire che Budapest inizia a piacerci. E’ ora di cena e siamo affamati, ci buttiamo sulla Váci útca, non la parte che va verso Vörösmarty tér ma quella che porta a Fovam tér, ricca di ristoranti. Siamo attratti da Rustico www.rustico.hu ristorante italo-ungherese, scegliamo senza indugio un piatto tipico locale e ci servono un’ottima carne con patate e verdure al costo 5.800 Ft, il locale ci è piaciuto e lo consigliamo. Ora vogliamo vedere il Ponte delle Catene (Széchenyi lánchíd) di notte, la sua illuminazione color oro lo rende uno dei monumenti più suggestivi della città. La stanchezza si fa sentire, così arrivati al Parlamento ritorniamo sui nostri passi e rientriamo in hotel. Bilancio assolutamente positivo per la nostra prima giornata nella capitale magiara.

Sabato 13/08/2011 (Budapest)

La mattinata inizia con la colazione sulla Váci útca, buona ma troppo cara, un cappuccio e un dolce vengono a costare 2.000 Ft, quasi quanto il pranzo che consumeremo tra qualche ora! Con tutta calma ci avviamo al Parlamento, abbiamo prenotato la visita in italiano inviando una mail a questo indirizzo idegenforgalom@parlament.hu e chiedendo semplicemente se avevano disponibilità di posti per le date in cui avremmo soggiornato a Budapest. Per i cittadini dell’Unione Europea la visita è gratuita, basta presentare alla biglietteria un documento di identità per ogni partecipante. I controlli sono piuttosto fiscali ma ne vale la pena, il pezzo forte è la corona di Santo Stefano esposta nella Sala della Cupola, si visitano anche la Sala delle Logge e la Sala dei Congressi dove fino al 1944 si riuniva la Camera Alta. Usciamo dal Parlamento che è quasi ora di pranzo, ci mettiamo alla ricerca di un posto tranquillo e lo troviamo in Fehérhajó útca, strada secondaria vicino a Deák Ferenc tér, al Longford Irish Pub dove con 2.500 Ft pranziamo con un piatto unico di carne e patatine fritte più acqua. Il pomeriggio inizia dalla Casa del Terrore (Terror Háza) sulla Andrássy út, il museo è allestito all’interno dei locali che un tempo erano sede della polizia segreta ÁVH. L’ingresso costa 1.500 Ft e le audio guide non sono disponibili in italiano. L’esterno è tappezzato delle fotografie delle vittime e all’interno la mostra è incentrata su atrocità e crimini perpetrati dai regimi fascista e stalinista e sul periodo successivo alla seconda guerra mondiale con tanto di ricostruzione di ambienti dell’epoca come la prigione, chiamata “palestra”, che già da sola la dice lunga sui drammi che vi si sono consumati negli anni. Decidiamo di alleggerire la giornata prendendo la linea gialla M1, la più antica d’Europa, davvero caratteristica e singolare, per arrivare alla Piazza degli Eroi (Hősök tere) dove svetta l’imponente Monumento del Millennio (Ezeréves emlékmü). Alle sue spalle inizia il Parco Municipale (Városliget) dove ci inoltriamo per vedere il castello di Vajdahunyad (Vajdahunyad-vár) e trovare un po’ di fresco. Prima di andarcene passiamo accanto alle terme Széchenyi e al Parco dei Divertimenti (Vidámpark). Questa sera abbiamo appuntamento per cena con Gianpaolo, Giulio e due loro amiche in Piazza Santo Stefano per le 20.30 ma il gruppo è in ritardo, arriva Gianpaolo trafelato e lo seguiamo sino al quartiere ebraico dove ci raggiungeranno gli altri commensali. Vorremmo cenare da Blue Rose, a due passi dalla Grande Sinagoga, ma il titolare ci indirizza, non capiamo bene il perché, ad un ristorante (non ricordo il nome) a pochi passi da lì e dall’aspetto decisamente migliore. Si scendono pochi gradini e appare un locale veramente accogliente e a prezzo ragionevole dove con 2.500 Ft servono un piatto unico di carne con contorno. La serata prosegue con Gianpaolo, prima a Piazza Santo Stefano dove ritroviamo anche altri compagni di viaggio, il trio piemontese Boris, Camillo e Franco più il bolognese Stefano, per poi spostarci a Vörösmarty tér per la “degustazione” del liquore nazionale Unicum.

Domenica 14/08/2011 (Budapest)

Questa mattina per colazione torniamo sulla Váci útca ma ci fermiamo da Anna Cafè (di fronte al bar incriminato di ieri), qui i prezzi sono più abbordabili e con 1.400 Ft ci servono cappuccio e brioche. Il programma di oggi prevede la visita della zona ebraica. Iniziamo dalla Grande Sinagoga (Nagy Zsinagóga) in Dohány útca. Il biglietto cumulativo per Sinagoga, Museo Ebraico (Zsidó Múzeum) e il Parco della Memoria (Raoul Wallenberg Emlékpark) costa 3.000 Ft ed è compresa anche la visita guidata in italiano della Sinagoga e del parco. In stile moresco, è la più grande sinagoga d’Europa e ben conservata. Nel cortile si trova l’Albero della Vita sulle cui foglie di metallo sono incisi i nomi di alcune delle vittime dell’olocausto. Una targa commemorativa, posta sul terreno e circondata da sassi, elenca i nomi dei giusti non ebrei che misero a rischio le proprie vite per salvare i perseguitati. Ritroviamo inciso il nome di Giorgio Perlasca, il nostro primo incontro con l’eroe italiano è stato al Museo Memoriale dell’Olocausto di Gerusalemme, dove un albero è stato piantato in suo ricordo lungo il Viale dei Giusti tra le Nazioni. La visita ci ha portato via l’intera mattinata così per pranzo ritorniamo al pub di Vörösmarty tér dove il menù rispetta sempre un buon rapporto qualità prezzo. Siamo ora pronti con telo, costume e zainetto sulle spalle per le terme di Széchenyi ma non abbiamo fatto i conti col fine settimana, oggi è domenica e la fila all’ingresso è lunga e lenta tanto che abbandoniamo l’impresa dopo quasi un’ora di attesa senza fare grandi passi avanti. Non ci perdiamo d’animo e troviamo subito un programma alternativo, con la metro ci portiamo a Buda, scendiamo a Batthyány tér e ci facciamo una panoramica passeggiata lungo il Danubio sino a raggiungere il Ponte Elisabetta (Erzsébet híd) che attraversiamo a piedi. Siamo di nuovo a Pest, a pochi metri dal nostro hotel, ne approfittiamo subito per lasciare lo zaino e preparaci per la cena. Abbiamo appuntamento con Stefano, l’unico rimasto a Budapest, ci incontriamo al Ponte Elisabetta illuminato di bianco, e tutti insieme ci dirigiamo sulla Ráday útca, via pedonale vicino Kálvin tér, dove i ristoranti si susseguono l’uno accanto all’altro. Abbiamo l’imbarazzo della scelta, alla fine decidiamo per il Pesti Vendéglő www.pestivendeglo.hu (menù scritto anche in italiano) dove un piatto di carne rossa con patate e acqua costa 2.800 Ft, un buon rapporto qualità prezzo. A piedi, per smaltire le calorie, ci portiamo a Piazza Santo Stefano per passare insieme ancora qualche ora.

Lunedì 15/08/2011 (Gödöllő-Budapest)

La giornata inizia a pochi passi da Deák Ferenc tér, ci fermiamo infatti da Coffee Heaven per la colazione, dove per 1.650 Ft si può gustare un cappuccino large e un dolce, è il locale col miglior rapporto qualità prezzo per le colazioni, probabilmente perché è una catena self-service quindi non si paga il servizio sebbene ci si possa sedere ai tavoli. Oggi abbiamo appuntamento con Sissi, al Castello Reale di Gödöllő, situato a circa 26 km da Budapest. Con la linea rossa M2 raggiungiamo il capolinea a Örs Vezér tere e da qui parte la linea ferroviaria dei treni suburbani HÉV che in circa 45 minuti ci porta a destinazione. Il ticket può essere acquistato alla biglietteria o direttamente sul treno, costo a/r 1.860 Ft, la fermata a cui scendere è la terzultima, Szabadság tér. La residenza estiva degli Asburgo, in stile barocco, era la dimora preferita dell’Imperatrice Sissi. Il palazzo è stato ristrutturato negli ultimi vent’anni nello stile sontuoso dell’epoca della coppia reale e ora sono aperte 26 sale, il costo del biglietto è di 1.800 Ft. Per noi che lo abbiamo visitato in piena estate la vera sorpresa sono stati i giardini, un grande parco circonda la proprietà e la parte dei giardini in fiore è curatissima. Data la breve distanza dalla capitale e la praticità dei mezzi di trasporto una gita fuori porta a Gödöllő può tranquillamente rientrare nel programma. Nel primo pomeriggio siamo di ritorno a Budapest, Stefano ci ha informati via sms che il mercato coperto (Központi Vásárcsarnok) a Fovam tér è aperto nonostante sia un giorno festivo, così ne approfittiamo innanzi tutto per comprare al piano terra dei buoni panini al salame ungherese e per lo shopping al piano superiore. Il mercato è enorme, brulicante di bancarelle con ogni sorta di cibo e di souvenirs. Al piano terra si può pranzare con due panini per 100 Ft mentre al piano superiore a mio avviso non si fanno grandi affari, i medesimi souvenirs nei negozi sulla Váci útca costano meno. Terminato lo shopping ci sparpagliamo, io scelgo di tornare a passeggiare lungo il fiume, dal Ponte della Libertà fino al Ponte Margherita e ritorno: il Danubio e i suoi ponti hanno un fascino particolare, da soli valgono la visita della città. Anche questa sera abbiamo appuntamento con Stefano per la nostra ultima cena a Budapest, domani rientriamo tutti in Italia. Siamo in anticipo così decidiamo di percorrere il Ponte della Libertà (Szabadság híd) che al calar del sole si illumina di verde, e raggiungiamo la sponda di Buda, proprio davanti al famoso Gellért Hotel. Per 5.000 Ft ceniamo con piatto unico di carne in un ristorante accanto al bar della colazione del primo giorno sulla Váci útca. Ultimo giro serale e ultime foto notturne prima di salutare Stefano, la vacanza volge al termine.

Martedì 16/08/2011 (Budapest)

Come prima cosa cerchiamo un ufficio per il cambio valuta perché abbiamo finito i fiorini e dobbiamo saldare il conto dell’hotel. Solo dopo aver assolto ai nostri doveri, lasciamo i bagagli in custodia e per la colazione ci spostiamo sulla Váci útca dove spendiamo 1.000 Ft per il solito cappuccio e cornetto. Trascorriamo la mattinata passeggiando per il quartiere ebraico e le zone di Erzsébetváros e Józsefváros. Per pranzo torniamo da Pesti Vendéglő sulla Ráday útca e anche oggi con 2.800 Ft riusciamo a fare un pasto a base di carne con contorno di patate. Abbiamo scelto appositamente di recarci al ristorante sul tardi visto che questo piatto dovrà farci anche da cena! Rientrati in hotel recuperiamo i bagagli e con la metro ci dirigiamo alla stazione ferroviaria di Keleti. Alle 17.05 parte il nostro treno notte per Venezia. E qui bisogna aprire un capitolo molto utile in cui sconsigliamo calorosamente questa soluzione di viaggio. Le cuccette lasciano un po’ a desiderare, mai più mi lamenterò di quelle italiane, ma questo è l’unico punto su cui si potrebbe anche sorvolare dato il basso costo del biglietto. Il vero problema nasce esattamente verso mezzanotte quando entriamo in territorio croato. Ad ogni fermata del treno e sino al confine sloveno (sono le 2.00 del mattino) è un continuo via vai di polizia per il controllo documenti. Fosse di giorno non creerebbe alcun disagio, ma nel cuore della notte, non è certo la cosa più auspicabile. Sarebbe stato meglio scegliere il treno diurno per Vienna e da lì il treno notte uguale a quello dell’andata per Milano. Arriviamo a Venezia mercoledì mattina con un’ora di ritardo ma abbiamo comunque il tempo per la colazione e una passeggiata sino a Piazza San Marco prima della partenza del Frecciabianca che arriva puntualissimo in Centrale.

Quanto c’era da dire sulla pedalata è già stato detto, Budapest è una città rilassante e accogliente, non è certo Parigi o Roma ma merita una visita, abbiamo trovato nel mese di agosto un clima caldo e umido, insomma, proprio come nella nostra triste Pianura Padana, ma penso sia sempre meglio del gelo invernale. Il costo della vita non è elevato, basta saper scegliere i posti giusti, abbiamo trovato particolarmente economici gli alloggi rispetto alle altre capitali europee, tutto sommato è una città ancora a buon mercato. Letture consigliate:

− Budapest Noir di Vilmos Kondor, ambientato nella capitale ungherese nel 1936;

− La banalità del bene – Storia di Giorgio Perlasca di Enrico Deaglio, storia vera ambienta a Budapest nell’inverno del 1943-44.

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Ponte delle Catene - Budapest



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