Il dolce dono delle api: il miele italiano, vero simbolo della biodiversità

Manuela Titta, 12 Apr 2024
il dolce dono delle api: il miele italiano, vero simbolo della biodiversità

Il miele è uno dei prodotti che accompagna l’uomo da sempre, un dono prezioso che ha segnato la storia dell’alimentazione come nessun altro, perché ha significato la nascita di uno stretto rapporto con le api. Il miele mette insieme molti aspetti: è un alimento apparentemente semplice, qualcosa che diamo per scontato, ma dobbiamo pensare che in ogni cucchiaino abbiamo un concentrato di elementi straordinari. Scopriamo il magico mondo del miele italiano, il dolce dono delle api. 

Una storia antichissima

Per questo racconto partiamo da diecimila anni fa, perché a tanto risalgono le prime tracce sull’uso del miele da parte dell’uomo. Una pittura rupestre del 5000 a.C. che si trova a Valencia, raffigura la raccolta del miele confermando l’antichità di questa pratica.  

La cueva de la araña (grotta del ragno)

In questa grotta è raffigurata una persona che è appesa alle liane: con una mano cerca di estrarre il favo dal tronco di un albero, nell’altra mano ha il paniere che serve alla raccolta. Le api stilizzate circondano la figura umana, una scena a cui siamo abituati anche oggi. 

Rugiada celeste

Il miele è presente nei miti greci: nutrimento degli dei e simbolo di rigenerazione, era utilizzato nei riti funerari, come elemento legato alla sacralità. Le api hanno da sempre suscitato un incredibile fascino, divenendo protagoniste nella letteratura con il loro divino prodotto. 

Così lo definiva Aristotele e non è stato il solo a contemplare l’eccezionalità di questo alimento. Per quanto la biologia possa dirci tutto dell’ape sotto il profilo scientifico, questo insetto porta con sé il mistero di come possa aver generato tanta ricchezza, trasformando il nettare dei fiori con i quali ha conosciuto l’evoluzione, in un continuo adattamento che l’ha resa parte integrante di un sistema complesso e, oggi, estremamente fragile.   

Custode delle api

L’apicoltore è colui che segue i ritmi fisiologici dell’ape, animale selvatico la cui convivenza con l’uomo non ne ha snaturato le caratteristiche. L’alveare vive come un grande organismo la cui intelligenza collettiva ne assicura la sopravvivenza, in un gioco di equilibri che trascendono le logiche umane. Nessuno in quell’universo ha un posto definito se non in base alle esigenze del tutto e ai dettami dei ritmi naturali: è un gineceo che assicura la sopravvivenza della famiglia, regolando le esigenze in base a tanti parametri che abbiamo imparato a conoscere nel corso del tempo. 

Apis mellifera

Originariamente presente in molte zone del mondo, questa specie è diventata, nel corso del tempo, protagonista della nostra vita. Se fino a qualche decennio fa c’era poca consapevolezza, oggi sappiamo con certezza quale sia il ruolo fondamentale che questo insetto svolge per la salvaguardia della biodiversità. Gli equilibri della natura sono affidati a questo pronubo che, come molte altre specie meno famose, ha un ruolo insostituibile per mantenere i delicati equilibri dell’ecosistema. Gli apicoltori hanno gestito le api per millenni, ma ora sono chiamati ad un ruolo di maggiore responsabilità, perché la loro custodia è fondamentale per la protezione di questo prezioso animale

Nel 1800 avviene un cambio di passo nel settore apistico, quando fu introdotto il favo mobile grazie a Langstroth, momento in cui si fa strada l’innovazione che porterà all’arnia moderna. L’Italia è protagonista di questo percorso grazie alla grande tradizione di allevamento di api regine.

L’ape italiana

Apis mellifera ligustica fu descritta all’inizio dell’800 e ne furono subito individuate le caratteristiche salienti, tra cui laboriosità, docilità e prolificità. Questi pregi fecero sì che la razza fosse preferita rispetto ad altre, e fu così che questo insetto cominciò ad essere esportato con grandissimo successo in tutto il mondo. Grazie ad un’ottima tenuta del favo e alla capacità di produrre colonie popolose, quest’ape produce importanti quantità di miele, tutte caratteristiche che hanno permesso agli allevatori italiani di lavorare moltissimo per distribuire questa razza divenuta, ormai, cosmopolita. 

Il miele italiano

Il miele del nostro territorio non è solo un prodotto di altissima qualità, ma rappresenta tutto ciò che la biodiversità in campo vegetale può offrire. Quando scegliamo il miele dovremmo fare caso solo a due cose: l’origine e la tipologia. Con questi due parametri ci assicuriamo una spesa fatta con criterio e possiamo scoprire un universo di sapori.

Cos’è il dolce dono delle api

Il miele è fatto dalle api, a partire dal nettare dei fiori, ad esclusione di quello di melata: in questo caso le api lavorano una sostanza prodotta dagli afidi che si trova sulla corteccia di alcuni alberi. Il miele presenta una componente di zuccheri che varia a seconda del nettare raccolto, con una preponderanza di glucosio e fruttosio che vanno a costituire, insieme a saccarosio e oligosaccaridi, fino all’83% del totale. Il resto è acqua, la cui bassa percentuale garantisce un’estrema shelf life del miele, inoltre abbiamo gomme e destrine. Antibatterico, ricco di antiossidanti, il miele è stato il dolcificante che ha da sempre accompagnato l’uomo, ma è solo oggi che ne possiamo apprezzare a pieno tutte le sue formidabili caratteristiche

Stagionalità del miele italiano

È il consiglio che vale un pò per tutto: le cose stagionali sono le migliori e per il miele vale lo stesso discorso. Adesso comincia a fare capolino la sulla, una leguminosa che cresce spontaneamente nel bacino del Mediterraneo. È una delle piante mellifere di maggior importanza, presente in ottima quantità nei mieli millefiori. A breve sarà in fioritura anche l’acacia, il cui miele è particolarmente amato per la sua limpidezza e per il fatto che non cristallizza, requisito molto affascinante che, però, non si identifica con un valore aggiunto. Rimangono liquidi solo due mieli: oltre all’acacia, quello di castagno, un miele dal sapore deciso che si produce nel mese di giugno; anche la melata rimane piuttosto liquida e, se presente nel millefiori, contribuisce ad una cristallizzazione ritardata. 

Cristallizzazione

Questo processo è dovuto alle molecole di glucosio che, nel corso del tempo, si aggregano, rendendo il miele di una consistenza granulosa. Il bilanciamento tra glucosio e fruttosio è ciò che stabilisce le modalità e i tempi di cristallizzazione, che riguarda, quindi, tutti i mieli, ma è proprio questo che ci garantisce un prodotto completamente naturale. 

Il nostro nettare degli Dei

Il mercato spesso non parla chiaro al consumatore che fa fatica ad orientarsi negli acquisti. Quel che è certo è che le varietà di miele italiano sono innumerevoli e ogni regione offre ciò che la biodiversità del territorio mette a disposizione. Il timo, il tiglio, la stregonia, la melata, l’erba medica sono solo alcuni dei mieli uniflorali che l’Italia mette a disposizione, prodotti favolosi che insieme all’intramontabile millefiori, rappresentano il vero patrimonio della nostra terra, che deve essere protetta e rispettata. In un’ottica di sostenibilità è bene tenere presente che in ogni vasetto c’è un piccolo tesoro, il dolce dono delle api e di chi le cura, nella consapevolezza che il sistema ecologico nel quale vivono ed operano è la vera grande culla di tutti noi.