Friuli-Venezia Giulia: luogo di confine tra terra e mare
ll Friuli-Venezia Giulia, luogo di confine, una terra affascinante, con un patrimonio storico e culturale ricchissimo e un paesaggio caratterizzato da tante meraviglie, a cominciare dalle grotte carsiche, autentici capolavori naturali. Trieste con lo splendore dei suoi palazzi, le rovine romane, il magnifico affaccio sul mare e le fortificazioni medievali, è una città che si impone in tutta la sua bellezza. Crocevia di culture e città di frontiera, Trieste rende bene la magnificenza dell’antica identità asburgica: ad oggi si respira un’atmosfera internazionale dovuta alla sua multiculturalità, con una identità complessa e variegata. Grado è un borgo marinaro che si estende su una meravigliosa laguna, una vera e propria dimensione magica tra l’isola Maggiore, l’Isola della Schiusa e l’Isola di Barbana dove troviamo il santuario risalente al 582 d.C.. Uno scenario incredibile per questo borgo ricco di bellezza naturale e di storia, dal fascino veneziano, apprezzato già in passato per le sue terme: oggi meta turistica per le sue spiagge, i bassi fondali e la rete ciclabile che consente escursioni nell’entroterra.
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Un territorio ‘’diVino’’
Il Friuli-Venezia Giulia è stato sempre una terra di contesa per la sua posizione geografica, questo ha comportato un avvicendamento di popolazioni: la diffusione della vite ha seguito un po’ questo andamento a partire dagli antichi romani che intrapresero la viticoltura, partendo dai Colli Orientali. La storia della viticoltura del Friuli giunge a noi con un carico di tradizione: le scelte che i produttori hanno fatto negli ultimi decenni, si sono indirizzate verso la valorizzazione del patrimonio regionale autoctono, cercando di bilanciare la diffusione delle varietà internazionali che si erano diffuse nella prima metà del secolo scorso. Questa terra è particolarmente vocata alla produzione dei vini bianchi, grazie alla conformazione geografica, al terreno e al clima: ci sono produzioni diverse in base ai terroir, che spaziano dalle zone collinari a ridosso della Slovenia, alla zona litoranea.
La forte identità dei vitigni autoctoni
Abbiamo parlato di una decisa prevalenza di uve a bacca bianca, tra cui spiccano alcuni vitigni come la Ribolla Gialla, autoctono dalle antiche origini con un bouquet delicato, fiori d’acacia, con una spiccata acidità e note sapide, molto apprezzato nella spumantizzazione.
La Malvasia Istriana fu portato qui dai veneziani: dà vita a vini freschi e fruttati con sentori di albicocca, ma a discrezione di alcuni vignaioli possiamo trovare delle versioni più strutturate grazie ad affinamenti in botti di rovere. La Vitovska è presente nella zona del Carso, quindi anche in Slovenia, vitigno presente da sempre, che negli ultimi tempi ha visto la sua valorizzazione nella vinificazione in purezza, proprio nell’ottica della valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Altro autoctono di eccellenza è Picolit, di antichissima origine già noto all’epoca imperiale romana: con una limitata resa dovuta ai grappoli spargoli e relativa acinellatura, questo vitigno è ideale per l’appassimento con relativa concentrazione zuccherina e sviluppo della Botrytis Cinerea, la una muffa nobile che conferisce profumi e aromi. Colli Orientali del Friuli Picolit DOCG è un prodotto di grande pregio, dal color oro tendente all’ambrato, con un bouquet olfattivo che spazia dal miele, al cedro candito, alla papaia.
Rosazzo DOCG è una denominazione legata all’omonima Abbazia romanica che risale al XI secolo: la produzione di vino era legata alla vita dell’abbazia e raggiunse una certa fama. Tra i vitigni contemplati dal disciplinare rientra il Friulano, anche questo autoctono dalle antiche origini.
Tra i rossi citiamo il Refosco dal peduncolo rosso, vino dal colore rosso rubino e un profumo con note di mora, lampone e sentori speziati. Perfetto con primi e secondi dal gusto intenso, come lasagne, selvaggina e arrosti di maiale. Lo Schioppettino, il cui vitigno è stato recentemente recuperato, viene vinificato in purezza: è uno vino dal colore rosso violaceo, profumato con tannini non pronunciati, di buon corpo. È un vino versatile che può andar bene con primi a base di ragù, secondi di carne, ma anche minestre invernali.
Una tavola ricca di sapori
Il pregio dei prodotti friulani è noto a tutti, basta nominare il prosciutto San Daniele, una DOP che ha bisogno di poche presentazioni: una produzione antica che porta con sé tutta la passione e il sapere che hanno fatto di questo prosciutto una delle eccellenze italiane. Il forte legame con il territorio contraddistingue la lavorazione di queste carni, grazie ai venti che arrivano dalle Alpi Carniche all’Adriatico e che regalano profumi inconfondibili.
Un’altra famosa DOP è il Montasio, un formaggio a pasta dura e cotta, fatto con latte vaccino, il cui periodo di stagionatura lo caratterizza ulteriormente. È una produzione che risale al XIII secolo e si abbina molto bene ai bianchi del territorio.
La cucina è frutto di una contaminazione tra la tradizione italiana e quella slava e tedesca: la jota nasce come piatto di recupero ed è una minestra invernale a base di verdure di stagione; si realizza con crauti, fagioli e patate e viene insaporita con costine o cotenna, semi di cumino e alloro. Il frico è un tortino a base di formaggio, cipolle e patate, può essere accompagnato dalla polenta: deve formare una bella crosta dorata, va servito a spicchi quando è ancora caldo.