La tragedia della Concordia

Il commento a caldo di Patrizio: com'è possibile?
Patrizio Roversi, 16 Gen 2012
la tragedia della concordia
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Quello di andare in Crociera è uno dei tanti modo di fare turismo: si abita su un (lussuosissimo) albergo galleggiante, che si sposta (spesso durante la notte) e ti fa trovare ogni giorno una tappa diversa. La Crociera è adatta a chi vuole viaggiare con grande comodità, a chi vuole socializzare, a chi vuole inzeppare la vacanza di tante cose: dalla serata di gala alla Spa, dalla piscina all’escursione culturale, dal Casinò alle mangiate al Ristorante, fino ai Giochi in piscina. Non c’è nulla di male, non c’è nessun motivo – adesso – per condannare o criticare questo tipo di viaggio.

Certo, le grandi navi da crociera – che comunque rappresentano un orgoglio della nostra industria navale perché fino a pochi anni fa erano costruite quasi tutte in Italia – magari sono troppo grosse per navigare dovunque, e certo potrebbero essere più agili, in tutti i sensi. Quando ho dovuto imbarcarmi ai Caraibi su una Crociera della Carnival, non la trovavo: camminavo lungo la strada, fiancheggiata da case alte 3 o 4 piani, che avrebbe dovuto portarmi al Porto, ma vedevo che la strada in fondo era sbarrata da un condominio moderno alto come un palazzo, e pensavo di avere sbagliato direzione. Invece il palazzo era appunto la nave…

Comunque, di fronte alla tragedia che è successa, in quanto velistapercaso, cioè persona che non può dirsi certo un navigatore ma insomma qualche migliaio di miglia in mare le ha fatte, è di assoluta incredulità. L’equipaggio di una nave da crociera è composto da decine di persone competenti: possibile che nessuno si sia accorto della manovra demente? La plancia di una nave come la Concordia sembra la centrale operativa di una centrale nucleare, zeppa di sistemi di allarme e di rilevazione della rotta e del fondale (che ci sono anche su una barchetta come Adriatica!): sono ormai sofisticatissimi, con allarmi e collegamenti alle mappe elettroniche satellitari. Possibile che nessun allarme abbia suonato? Le acque davanti al porto del Giglio le conoscono a memoria anche i pescasportivi della domenica, possibile che nessuno (da terra e da bordo) abbia capito il pericolo? Le procedure di abbandono della nave – soprattutto in un “paese” galleggiante di 4.000 “abitanti” – sono rigorosissime e precise: possibile che l’allarme sia stato dato dopo un’ora, e dopo che qualcuno avrà pur constatato che sotto la linea di galleggiamento c’era una falla lunga 70 metri? Possibile che la chiusura automatica delle paratie e dei compartimenti stagni preveda anche la possibilità di bloccare delle cabine in cui ci può essere ancora della gente? Possibile che – se è vero quello che dicono – solo il personale navigante e marinaresco fosse addestrato all’emergenza, e invece i dipendenti “alberghieri” non ne sapessero nulla? Possibile che un Capitano abbia abbandonato la nave prima di averla evacuata completamente, venendo meno ad una regola che vale anche per un qualunque Fantozzi che noleggia un pedalò e ci carica sopra la famiglia?

Nessuna di queste ipotesi, ve lo confesso, a me sembra possibile. In questo contesto mi suona quasi ragionevole l’ipotesi demente fatta da un videogiornalista straniero: tutto è accaduto perché al varo della Concordia non si è rotta la bottiglia di champagne… E allora? Allora, ancora non so che dire. Sono frastornato e addolorato. Ripeto: non sono un grande marinaio, ma mentre facevo i miei – rari – turni notturni su Adriatica, ho pensato spesso al pericolo di cadere in acqua e di morire in mare. Ed è la cosa più orribile che possa capitare.

Patrizio

Per approfondire:

Il comunicato stampa ufficiale di Costa Crociere

La lettera aperta di Legambiente



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