In Emilia-Romagna c’è una città straordinaria: è l’antica capitale dell’Impero e ospita mosaici che hanno 1500 anni

Leonardo Anchesi, 22 Dic 2023
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Di solito si rimane senza fiato. Sì, direi che la sensazione è proprio quella. Chiudete gli occhi e venitemi dietro: state passeggiando nel meraviglioso centro storico di Ravenna, dove le architetture tardoantiche si susseguono a ritmo incalzante; l’animo lieto della vacanza vi inebria, vi sentite leggeri e spensierati. State chiacchierando amabilmente con i vostri compagni di viaggio quando, senza quasi accorgervene, entrante dentro la basilica di San Vitale; sì perché all’esterno, in effetti, non fa tutto questo grande effetto: le imponenti strutture ad archi di rinforzo quasi si confondono con il paramento murario, tutto in mattoncino rosso, e l’assenza di una facciata vera e propria si fa sentire. Ma come varcherete quella soglia e lo sguardo, involontariamente, si rivolgerà verso l’alto, tutto attorno a voi svanirà come per magia e la vostra attenzione rimarrà irrimediabilmente ed esclusivamente catturata dalla magnificenza dei mosaici absidali. E poi sarà subito silenzio.

La basilica di San Vitale, un capolavoro per la Ravenna bizantina

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L’imponenza della struttura esterna

Siamo nel primo terzo del VI secolo (attorno al 530) e Ravenna è in un momento di grande fermento politico e sociale: ci sono ancora i Goti (anzi, è proprio la capitale del loro regno) ma, in realtà, hanno già un piede fuori perché i romani, o meglio i bizantini, guidati dall’imperatore Giustiniano, stanno iniziando a muoversi per riconquistare la penisola italiana, in mano alle popolazioni barbariche dal 476, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente; Giustiniano, difatti, coltiva l’intento di riportare tutta la penisola italiana sotto l’egida imperiale. In tutta questa confusione, Ecclesio, vescovo della città (eh sì, anche i Goti si erano convertiti al cristianesimo), iniziò a far costruire la basilica di San Vitale, colei che sarebbe diventata la regina degli edifici ecclesiastici ravennati (e non solo).

Pianta_San_VitaleLa pianta è uno degli elementi caratterizzanti della basilica di San Vitale

L’influenza bizantina è palpabile già da una prima lettura della pianta: centrale, ottagonale e molto simile a quella della chiesa dei Santi Sergio e Bacco, che proprio in quegli anni stavano costruendo a Costantinopoli. Ma con una sua particolarità: un (eso)nartece (un parolone che a noi studiosi piace un sacco e individua una struttura esterna allungata e addossata all’edificio, una specie di grande andito) a forcipe che rende un unicum l’impianto di San Vitale. 

L’involucro è “grezzo” ma il contenuto è il più prezioso

Come dicevo poco fa, l’esterno in effetti non restituisce un grande effetto “wow”: le due torri al lato del nartece spiccano in altezza, ma il punto di vista obbligato laterale (l’area è letteralmente invasa da edifici vari) non permette di goderle al meglio. L’ingresso è privo di una facciata decorata, se non dalle lesene (altro parolone!) che scandiscono il paramento murario, interamente realizzato in mattone rosso, senza l’utilizzo di altri materiali.  Insomma, proprio non ci si aspetta quello che invece è custodito all’interno: un impianto architettonico raffinatissimo e, in buona sostanza, i mosaici più belli che possiate ammirare, quanto meno in Italia. L’interno è diviso su due livelli, il superiore detto matroneo poiché un tempo riservato alle donne. Lo spazio è scandito da esedre, aperture semicircolari che donano un certo dinamismo a tutta la struttura, rette da colonne finemente decorate.

L’arte della decorazione musiva

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La magnificenza del mosaico absidale

Grazie all’incredibile quantità di decorazioni musive presenti, Ravenna è considerata a gran voce la capitale del mosaico e in San Vitale questo tipo di tecnica artistica raggiunge decisamente il suo apice. Il fulcro dell’apparato decorativo è decisamente l’area dell’abside, dove si concentrano le opere più pregevoli e maestose, a cominciare dal grande mosaico absidale. Qui, Cristo viene rappresentato imberbe (senza barba, a differenza della iconografia più occidentale) assiso sul globo, mentre regge con la mano a destra il Libro e con la mano a sinistra la corona; egli è affiancato da due angeli. A lato, sono invece raffigurati Ecclesio, committente dell’edificio, raffigurato nell’intento di offrire al Salvatore un modello dell’edificio, e san Vitale. Il fondo oro è decisamente abbagliante ma si fonde armoniosamente con i vivaci colori del restante apparato decorativo, ove dominano il verde e il blu. Ma non finisce qui.

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Giustiniano e la sua corte vigilano su San Vitale

Per descrivere tutti i mosaici presenti, dandogli la giusta importanza, ci vorrebbero una decina di uscite del Medievalista. Quindi, ho deciso di condurre la vostra attenzione sui due più importanti, oltre ovviamente a quello absidale che abbiamo appena visto: i due mosaici, uno di fronte all’altro, che raffigurano Giustiniano con la corte e la moglie Teodora, anch’essa in compagnia del proprio seguito. Qui il fondo oro, ridotto al minimo, lascia il passo alla particolareggiata rappresentazione di Giustiniano, nelle ricche vesti imperiali, affiancato a destra dal vescovo Massimiano, colui che nel 547 consacrò la basilica di San Vitale, a sua volta circondato da chierici, ben individuabili dalla tonsura. Alla sinistra dell’Imperatore, invece, stanno i dignitari di corte e un drappello in armi.

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L’imperatrice Teodora, donna di rara bellezza, con il suo seguito

Di fronte sta invece l’imperatrice Teodora, la chiacchierata moglie di Giustiniano (magari un giorno vi racconto anche questa storia), circondata dal proprio seguito di dignitari e dame di corte. La dovizia di particolari con cui vengono raffigurate le due scene lascia senza parole, soprattutto in quest’ultimo mosaico: la ricchezza delle vesti femminili, ovviamente ben più lussuose ed elaborate di quelle maschili, risalta in tutto il contesto; ogni abito è un’opera a sé stante, senza alcuna ripetizione, circostanza che rende l’apparato iconografico uno dei più ricchi di quel tempo.

Non solo mosaici nella basilica di San Vitale

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Un lavoro di altissimo pregio artistico

Sì, lo so. Oggi mi sono dilungato parecchio, ma qui ragazzi si parla di arte medievale, del mio periodo storico (oh, mica è mio eh…si fa per dire, perché qualche pagina in materia l’ho letta, diciamo). Ma concedetemi ancora un attimo per farvi vedere un dettaglio architettonico di altissimo pregio: i capitelli “a cesto” (o lavorati con tecnica a giorno che dir si voglia) e i relativi (attenzione: parolone in arrivo!) pulvini in basso rilievo, il tutto decorato con colorati sgargianti. Dettagli incantevoli che gettano completamente nell’oblio la pessima definizione di medioevo come epoca buia: i pulvini della basilica di San Vitale sono la prova (ulteriore) che il medioevo è stata un epoca di colori e grande fermento artistico.



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