Weekend a Brindisi

viaggio nel Salento
Scritto da: fabri979
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Avevamo chiuso il capitolo vacanze, ma ecco che sbuca un’offerta Ryanair Perugia – Brindisi AR a 15,98 euro, e considerando che l’aeroporto è giusto dietro casa, è un peccato lasciarsi scappare l’occasione. Mi attivo, cerco e trovo una sistemazione in appartamento in zona centrale, vicino alla stazione dei treni, a 266 euro per quattro notti colazione inclusa: e via che si va a Brindisi!

21 settembre 2022, mercoledì

Il volo parte in orario il tardo pomeriggio, e senza particolari problemi atterriamo a Brindisi alle 19,35 in perfetto orario. Espletate le operazioni di sbarco ci dirigiamo all’uscita, dove sulla destra, alla fine del terminal, staziona il bus (STP Soc. Trasporti Pubblici Brindisi Spa) che conduce in centro città, alla stazione ferroviaria. Saliamo nel momento in cui il conducente avvia il motore, e noto un cartello che campeggia sul parabrezza: “biglietti a bordo esauriti”. Domando all’autista dove acquistarli, e quello mi risponde di rivolgermi al bar, ma che comunque sta partendo e dovrò aspettare il bus successivo alle 20,15 (ne parte uno ogni mezz’ora). Rientro nella stazione proprio di fianco al bancone del bar, vuoto, e la solerte barista mi porge immediatamente i due biglietti (costo singolo 1,10 euro), in modo che ci precipitiamo all’esterno nell’istante in cui le porte del bus si stanno chiudendo, ma siamo fortunati perché sbracciandomi come un ossesso ottengo l’attenzione del conducente, che ci fa salire.

Mezz’ora risparmiata e in dieci minuti siamo alla stazione. Soffia un fastidioso e freddo maestrale, mentre risaliamo corso Umberto I, bel viale al quale fanno ala due file di altissime palme; superiamo la piazza con la fontana delle ancore e di lì a poco prendiamo la via parallela (corso Roma) e quindi via Lata, dove prendiamo possesso delle chiavi del nostro appartamento. La città è ordinata, pulita, e si presenta molto bene, con le due arterie principali, corso Roma e corso Umberto I che confluiscono poi in un unico corso Garibaldi fino al lungomare Regina Margherita. Gli addetti della Polizia Locale stanno transennando le aree impedendo l’accesso al traffico automobilistico, e i tavolini all’aperto si stanno riempiendo di avventori.

22 settembre, giovedì

Giornata campale, e soffia sempre il vento. Dopo la colazione consumata al bar convenzionato, risaliamo via Lata in direzione mare fermandoci strada facendo alla Chiesina di Santa Lucia (o della Santissima Trinità), che racchiude una interessante cripta che però è chiusa. Raggiunto il mare e svoltando a sinistra ci inseriamo sul lungomare Regina Margherita, dove all’inizio, nella piazzetta Vittorio Emanuele II, c’è la statua del poeta Virgilio.

Subito dopo, in cima ad una pomposa scalinata, appaiono le colonne che segnano la fine della via Appia (o meglio, una colonna ed un moncone) ed una lapide segnala la casa di Virgilio, fruibile però alle visite solo da metà ottobre. Subito dopo c’è il Palazzo del Belvedere (apertura ore 10,00) che racchiude una collezione di reperti greci (ingresso gratuito), e da dove, al secondo piano, si può godere della vista sul mare allo stesso livello delle colonne.

Proseguendo sul lungomare raggiungiamo un’altra scalinata, ancora più austera della precedente, che conduce alla fontana dell’Impero, e alla sovrastante piazza Santa Teresa con il Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale, oltre che la omonima chiesa, chiusa per restauro. Svoltando a destra e poi subito a sinistra eccoci al Tempio di San Giovanni al Sepolcro, costruito sulla falsariga del Santo Sepolcro di Gerusalemme, una chicca (ingresso tre euro); il gentilissimo operatore alla biglietteria ci illustra alcuni dettagli che rendono più interessante la visita.

A poca distanza sbuchiamo in piazza Duomo, dove ammiriamo la bella Loggia Balsamo, la Cattedrale e l’annesso Museo Ribezzo (ingresso gratuito), contenente una vasta collezione di oggetti reperiti sia in terra che in mare (interessante, fra le tante, la ricostruzione di una prua di nave da carico). Lasciandoci alle spalle il Duomo andiamo in direzione della chiesa di San Paolo dei Francescani, ma oggi, giovedì, è chiusa.

Andiamo oltre e raggiungiamo il Castello Svevo, oggi zona militare dove è stanziata la Brigata  San Marco della Marina Militare. Le visite sono guidate ma vanno prenotate, quindi oggi si torna indietro; a scanso di equivoci contatto immediatamente l’info point del comune (0831 229784) e mi prenoto per sabato alle 10,00. Sulla strada del ritorno ci imbattiamo nel palazzo Granafei – Nervegna, dove è conservato il capitello originale della colonna della via Appia, e dove si possono vedere i resti di scavi nella sala adiacente. Di fronte all’ingresso, dietro una piazzetta, ci sono gli scavi di San Pietro degli Schiavoni, ed il nuovo Teatro Verdi.

A questo punto torniamo in corso Roma e ci prendiamo due focacce cipolla – olive – capperi da “Pane e Pomodoro”, due birre all’Eurospin e ci sediamo su una panchina sotto l’ombra della statua di Ottaviano, in compagnia di un bel gatto persiano che, a dire della gente del posto, rientra in casa solo la sera. Appena rifocillati torniamo sul lungomare e aspettiamo il battello che fa la spola con l’altra sponda, per visitare l’imponente Monumento al Marinaio d’Italia. Biglietto a bordo al costo di 1,10 euro (mascherina FFP2 obbligatoria) e traversata in un minuto, breve tragitto a piedi e tramite una scalinata arriviamo all’ingresso: tre euro per la visita, che si effettua fortunatamente con l’ausilio di un ascensore quasi fino alla sommità. L’opera è veramente monumentale, e da quassù la visuale è stupenda. Per rientrare facciamo il giro della baia, camminando per circa un’oretta nel quartiere nuovo della città, raggiungendo la base del castello, e risalendo verso il centro storico incontriamo la fontana di Tancredi, bella, ma male in arnese e oltretutto collocata in una zona infelice.

Continuando la passeggiata superiamo la Porta Mesagne (o Porta Napoli) per arrivare alla stazione ferroviaria, dove acquisto i biglietti per la visita di domani a Taranto: 10,60 euro andata e ritorno con tariffa regionale o regionale veloce. Siamo sfiniti, e ci premiamo con un aperitivo in corso Umberto. Volevamo uno Spritz con qualche stuzzichino, ci portano una cena, secondo tradizione locale, ma tutto sommato per 12 euro ne vale la pena. Traggo le conclusioni della giornata: la città vecchia è raccolta fra i due lembi del porto e si gira facilmente a piedi; le indicazioni di tutti i luoghi di interesse non mancano, il traffico è limitato e le strade sono decisamente pulite. Le forze dell’ordine vigilano in continuazione, cosa che non guasta mai.

23 settembre, venerdì

Alle sette e trenta siamo alla caffetteria per la colazione, ed in cinque minuti siamo alla stazione dove alle 7,54 prendiamo il regionale per Taranto, che raggiungiamo alle 9,07 in perfetto orario. Dalla stazione andando dritto superiamo il ponte Sant’Egidio ed entriamo sull’isolotto che racchiude il centro vecchio della città; l’impatto è desolante: a parte qualche edificio rimesso a nuovo e qualche altro tirato a lucido, la maggioranza delle case sono disabitate, fatiscenti e spesso puntellate o ingabbiate da strutture metalliche per impedirne il crollo. La pulizia di Brindisi qui è fantascienza allo stato puro. Vedo tanti ingressi e vani finestre murati, il che mi fa pensare ad opere di difesa contro le intrusioni abusive di diseredati o peggio; l’inizio della visita non è certo incoraggiante!

Percorso un tratto di lungomare entriamo nei vicoli, imbattendoci nel Santuario della Madonna della Salute, addobbato per un matrimonio, per poi giungere a Piazza Duomo. Il monastero di Santa Chiara, sulla sinistra, ospita il tribunale dei minori, e ci è permesso solo di osservare da fuori il bel chiostro e la ruota degli innocenti, che suscita sempre emozione. Di fronte c’è la chiesa di San Cataldo, che vale da sola il viaggio a Taranto, – “e la cripta è ancora meglio” –  ci confida una signora, ma non è visitabile per restauro. Proseguendo per via Duomo e seguendo le segnalazioni turistiche ci dirigiamo ora alla chiesa di San Domenico, con le sue belle scalinate che si inerpicano ripide verso l’ingresso, e visitiamo gli interni.

Facciamo ora il percorso a ritroso verso il vicolo degli ipogei, ma non prima di aver scattato uno foto ricordo a quello più stretto dell’isola, forse 50 centimetri di larghezza; gli ipogei sono chiusi, é fatica vana perché le visite vanno prenotate. Ci troviamo ora al ponte girevole, dove mostra i muscoli l’imponente Castello Aragonese, e prenoto la visita (gratuita) per il pomeriggio agli uffici della Marina Militare (099 7753438). Varcato il ponte siamo in piazza Garibaldi, e sulla sinistra c’è l’edificio che ospita il Museo archeologico di Taranto (MARTA), il più importante museo della Magna Grecia (ingresso 8,00 euro), che ci impegna per più di due ore.

Usciti dal museo facciamo una sosta ad una pasticceria in piazza (ottime le tette delle monache) e facciamo due passi sull’ombreggiato viale del lungomare costeggiando il maestoso Palazzo del Governo e quello successivo delle Poste. Riattraversato il ponte visitiamo le colonne doriche, uniche sopravvissute alla distruzione del Tempio di Poseidone, e raggiungiamo l’ingresso del castello per la visita alle ore 15,00. Due sottufficiali della Marina ci accolgono e, disbrigate le formalità di rito (liberatoria e registrazione), ci conducono lungo un percorso guidato con tutte le informazioni del caso. È sicuramente una cosa positiva che la Marina renda fruibile al cittadino questa meraviglia di opera di difesa militare. La visita dura un’ora scarsa, ed è sufficientemente esaustiva. A questo punto ripercorriamo il lungomare fermandoci ad osservare “il mito di Falanto”, un quadro di ceramica fra i più grandi d’Europa, e rientriamo a Brindisi

24 settembre, sabato

Questa mattina ce la prendiamo comoda, dobbiamo attendere le 9,45 per la visita al Castello Svevo, così, dopo colazione (dimenticavo, da queste parti va forte il “pasticciotto” con il caffè e l’immancabile mezzo bicchier d’acqua) ci dirigiamo verso Porta Lecce, e costeggiamo quello che rimane delle vecchie mura cittadine, transitando di fronte al bastione San Giacomo, che segnava uno dei vertici delle fortificazioni, per proseguire lungo le vie dei bastioni Carlo V e San Giorgio fino a rientrare nella città vecchia attraversando Porta Napoli.

Da qui giungiamo alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, la casa natale di San Lorenzo da Brindisi. Impressionante, sulla destra dell’ingresso, è collocato un crocifisso con un Cristo che reca mai così evidenti i segni delle sofferenze alle quali è stato sottoposto; l’artista è riuscito ad infondere nell’opera un realismo sbalorditivo, che si contrappone alla pura bellezza estetica di quello in avorio dell’altare privilegiato, diametralmente opposto. All’orario prefissato siamo all’ingresso della fortezza, dove due sottufficiali della Marina Militare, con una guida civile, provvedono a farci visitare parte del castello. La guida è prodiga di informazioni, ma il percorso è abbastanza scarno, in quanto siamo pur sempre all’interno di una zona militare. I bastioni sono off – limits.

Sono le 11,30 e andiamo in stazione per prendere il treno delle 11,58 per Lecce, che arriva a destinazione puntuale alle 12,30. Breve tragitto a piedi e siamo già in centro, dove decidiamo di fare uno spuntino prima di iniziare la visita. La scelta più infelice di questi quattro giorni ricade sul tipico calzone, impastato all’epoca delle guerre puniche ed indigesto come una suola di scarpa. Per fortuna anche qui, come in tutti gli altri locali dove abbiamo sostato, i prezzi non sono certamente da usura.

Raggiungiamo piazza Sant’Oronzo, con il suo Anfiteatro Romano ed il Palazzo INA in stile impero che fa bella mostra di sé, la colonna di Sant’Oronzo ed il “sedile”. Poco distante c’è il Castello di Carlo V (chiuso) ed il teatro Greco. Oggi è caldo, e ci rinfreschiamo con un gustosissimo gelato camminando verso la Basilica di Santa Croce, il cui esterno toglie il fiato; se Lecce è definita la capitale del Barocco, c’è un motivo vero. All’interno è disposto un info point, che ci informa che la visita della chiesa costa 6 euro, mentre il biglietto cumulativo di cinque attrazioni ne costa 9. Optiamo per la seconda soluzione, che comprende, oltre Santa Croce, nell’ordine le chiese di Santa Chiara, San Matteo, il Duomo e l’antico seminario, tutto racchiuso in un’area circoscritta facilmente raggiungibile.

Il costo del biglietto è ampiamente ripagato, le chiese sono una più bella dell’altra, ed il Duomo è l’apoteosi. La cripta con le sue 94 colonne ha un’atmosfera di magico. Per finire visitiamo il seminario, che racchiude il Museo Diocesano di Arte Sacra, una pinacoteca a sfondo religioso (ho visto uno dei rari dipinti che raffigurano San Giuseppe con il Bambino) ed una collezione di oggetti di arte sacra. Proseguiamo con la visita del chiostro, di una esposizione di arte contemporanea e della Cappella di San Gregorio Traumaturgo, per poi uscire e soffermarci nella grande piazza, dalla quale si erge il campanile per una eventuale salita (con ascensore) per una visuale panoramica (a pagamento).

Siamo letteralmente cotti e prendiamo la via del rientro, fermandoci alla chiesa di Santa Teresa (eccezionali statue in cartapesta, Lecce ne è la capitale) per uscire dal centro storico attraversando Porta Rudiae. Rientrati a Brindisi ci concediamo uno Spritz (precisiamo solo con olive e taralli) e aspettiamo l’ora di cena. Abbiamo prenotato il polpo da Dacò, sotto casa, dove abbiamo cenato tutte queste sere; oltre ad avere prezzi onestissimi, è piacevole chiacchierare con Cosimino, un ex pugile rientrato dalla Francia che è passato per le olimpiadi di Montreal 1976 ed una carriera professionistica di breve durata (il match l’ha vinto la moglie).

25 settembre, domenica

Siamo arrivati al dunque, e ci rimane da visitare la Chiesa di San Paolo dei Francescani, che oggi dovrebbe essere aperta. Strada facendo, casualmente ci imbattiamo in zona stazione nella chiesa Greco – Ortodossa, nel momento in cui inizia la funzione: presenti il Pope ed una unica fedele, che partecipa recitando litanie in lingua greca. Rispettando il momento, buttiamo solo un’occhiata all’interno e proseguiamo per la nostra strada, raggiungendo a breve la nostra destinazione. La chiesa più che altro è un museo, peraltro molto bello, che conserva fra le altre cose, la Mitria di Benedetto XVI.

Nei paraggi si trova la chiesa di San Domenico ma, come tanti altri edifici di culto, è chiusa. Dalla piazza del monumento ai caduti scendiamo sul lungomare, e con una lunga passeggiata al dolce tepore del sole passiamo Porta Lecce e raggiungiamo la piazza con le ancore (piazza Cairoli) per consumare un frugale pasto a base di pizza riempita con cipolle, olive e capperi e degli ottimi taralli al rosmarino. Da lì ci avviamo lungo corso Umberto e trascorriamo una mezz’ora sulle panchine all’ombra di Ottaviano, prima di rientrare nell’appartamento per recuperare gli zaini ed avviarci alla stazione, dove acquisto alla tabaccheria i biglietti per il collegamento aeroportuale. Tutto va per il meglio e rientriamo a Perugia nei tempi previsti.

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