Un po’ di Scozia: Edimburgo e dintorni

Weekend lungo tra la città di Sir Walter Scott, le lowlands e qualche castello
Scritto da: Silvia
un po' di scozia: edimburgo e dintorni
Partenza il: 26/10/2017
Ritorno il: 29/10/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: Fino a €250 €
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A quanto pare ho avuto una fortuna sfacciata a prendere ben 3 giorni e mezzo di sole splendente sui 4 che ho trascorso a Edimburgo. Ogni scozzese con cui ho avuto occasione di scambiare due parole si è sentito in dovere di segnalarmi l’eccezionalità della cosa, quindi suppongo sia opportuno consigliarvi di equipaggiarsi molto bene: sciarpa, guanti e berretto d’ordinanza portateli più o meno sempre e, considerando il vento costante dal Mare del Nord, è sicuramente meglio un k-way dell’ombrello. Il meteo influisce abbastanza sull’immagine che dà la città di primo acchito: l’abbinamento tra lo stile gotico predominante e il cielo plumbeo tende a far sembrare tutto molto austero, quasi sinistro. In realtà, sarà che appunto io ho beccato un bel sole, a me è apparsa proprio bella. Soprattutto verso sera, quando tutti i monumenti principali si illuminano e creano una specie di atmosfera natalizia permanente.

 

Un giro in centro

Il centro storico è patrimonio UNESCO dell’umanità (per dire) ed è sufficientemente raccolto per essere visitato a piedi, al massimo aiutandosi con un paio di fermate di autobus (un biglietto giornaliero costa 4 pound, la corsa singola 1,60. Da pagare rigorosamente in contanti all’autista che non restituisce resto, quindi vai di monetine e di aritmetica). Le zone principali sono due, Old Town e New Town, che significano esattamente quello che pensate: il primo insediamento della città l’una, il suo successivo ampliamento l’altra. La mia zona preferita è la città vecchia, con il Castello che svetta sulla collina vulcanica e la Royal Mile, una strada lunga un miglio che collega il Castello all’Holyrood Palace, le due residenze reali. Ai lati si aprono ogni tanto delle piazze e soprattutto si dipartono i vari close, dei vicoletti angusti ricoperti da volte che spesso finiscono in cortili interni. Questi close tendono a essere abbastanza bui e un po’ inquietanti, infatti sono una delle principali tappe dell’avvincente “tour dei fantasmi di Edimburgo” che ho scelto di fare la sera del mio compleanno: una passeggiata notturna in compagnia di una guida che racconta e rivisita la storia della città attraverso leggende e fatti storici più o meno misteriosi o macabri. Un’esperienza che vi consiglio per trascorrere una serata sì turistica, ma sicuramente originale. Se scegliete un albergo in questa zona, avrete tutto a portata di mano e potrete tornare di corsa a rintanarvi al sicuro sotto le coperte appena finito il tour dei fantasmi. Nella scelta dell’albergo date la precedenza a quelli che dichiarano di preparare la colazione scozzese, non c’entra niente con i nostri abituali cornetto e caffè, ma vale la pena cimentarsi.

Sicuramente tra le prime cose che farete e che vi diranno di fare in città c’è la visita del castello. Ve lo dico anch’io e aggiungo anche di investire qualche pound in più per l’audioguida che si compra a parte rispetto al biglietto d’ingresso, ma è fondamentale per apprezzare meglio il giro. Dappertutto leggerete che è opportuno organizzarsi per entrare al mattino presto all’apertura perché si tratta della meta turistica più frequentata di tutto il Regno Unito. In realtà, facendo i biglietti on line questo problema di code e di folla è piuttosto relativo. Non è relativo però l’appuntamento con il cosiddetto “one o’clock gun”, il colpo di cannone che dal 1846 viene sparato tutti i giorni (eccetto la domenica, attenzione!) alle 13 in punto, per segnalare l’orario alle navi che attraccano al porto. Il rituale è preceduto da una piccola cerimonia, se volete seguirla in prima fila fate in modo di trovarvi nel posto giusto un po’ prima. Il castello comunque è una specie di cittadella, dove ci sono molte cose da vedere e dove passerete facilmente diverse ore. Data la posizione sopraelevata su un’antica rocca che un tempo si chiamava Din Eidyn (la fortezza di Edyn), la cosa più bella secondo me rimane il panorama che offre sulla città, da tutti i suoi versanti. Castle Rock è solo uno dei 7 colli su cui sorge Edimburgo (7 colli, vi dice niente?), il punto più alto è un altro, detto Arthur’s Seat (pare che il nome c’entri con Re Artù, ma non ne sono troppo sicuri neanche gli scozzesi). Tornando al castello, negli appartamenti reali sono esposti i gioielli della corona e la “Pietra del destino” (the Stone of Scone), c’è il museo della guerra e c’è un cannone d’assedio di sei tonnellate detto “Mons Meg” che ha sparato per l’ultima volta nel 1681 per il compleanno di Giacomo II d’Inghilterra. Personalmente, oltre ad aver fatto un paio di foto sciocche dentro alle guardiole, ho scoperto con gioia di avere in comune con Maria Stuarda l’hobby del punto croce e che c’è un piccolo cimitero per i cani dei reali dove riposa in pace l’ottimo Chip, che faceva la guardia alla sala del tesoro.

Edimburgo letteraria e cinematografica

La cosa più interessante di Edimburgo per noi un po’ geek, feticisti di libri, film e serie TV è la sua vocazione letteraria e cinematografica. Ewan McGregor all’inizio di Trainspotting corre a perdifiato giù per Princes Street finché non viene investito alla fine di una scalinata che si immette su Calton Road. Nei paraggi c’è Calton Hill, la collina dove Emma e Dex si promettono amicizia/amore eterni nel bel libro di David Nicholls One Day da cui è tratto un film piuttosto melenso che ha il pregio di inquadrare spesso quel panorama! A proposito, su questa famosa collina trovate anche il cosiddetto “National Monument of Scotland”, una specie di Partenone i cui lavori di costruzione sono iniziati nel 1826 per rimanere incompiuti solo tre anni dopo, in mancanza di fondi. Gli scozzesi, che sanno essere anche più autoironici dei cugini inglesi quanto a humor, lo hanno soprannominato in vari modi tra cui un sobrio “Scotland’s Disgrace”, “Edinburgh’s Folly” e, il mio preferito in assoluto, “the Pride and Poverty of Scotland”. Che Edimburgo fosse una città intrisa di arte e letteratura si capisce subito dal fatto che, sempre su Princes Street, si trova il più grande monumento del mondo dedicato a uno scrittore: un imponente pinnacolo gotico di 60 metri dedicato a Sir Walter Scott, decorato con 64 personaggi tratti delle sue opere. Perché proprio lui? Non solo perché è di certo il più importante scrittore scozzese della storia, ma anche perché gli viene riconosciuto il grande merito di aver contribuito a rivalutare e divulgare l’epica locale, sollevando un po’ la Scozia dal pregiudizio (e dal complesso) di essere una terra prevalentemente selvaggia, di guerrieri e di battaglie più che di cultura.

Molti turisti oggi visitano Edimburgo per andare a cercare la misteriosa Rosslyn Chapel descritta nel Codice Da Vinci di Dan Brown, dove sarebbe custodito niente meno che il Sacro Graal. Per non parlare di Harry Potter: mentre i fan degli adattamenti cinematografici corrono a Londra a cercare il binario 9 e ¾ alla stazione di King’s Cross, quelli “duri e puri” che hanno letto e riletto i libri vengono qui. A cercare il pub The Elephant House, dove J.K. Rowling andava a scrivere le prime stesure della Pietra Filosofale perché non aveva i soldi per alzare il riscaldamento in casa, e poi il lussuosissimo Balmoral Hotel dove invece (a sfregio) ha scritto l’ultimo capitolo della saga, nella stanza 552. Nei paraggi del pub c’è anche un cimitero monumentale, il Greyfriars, dove a quanto pare la scrittrice passeggiava in cerca di ispirazione. Un giorno deve aver posato gli occhi sulla lapide di un certo Sir Thomas Riddle e ha scelto così il nome di Lord Voldemort. In questo cimitero si trovano molti personaggi famosi della storia scozzese le cui sepolture sono ben segnalate nelle mappe turistiche, come succede al Monumentale di Milano o al Père Lachaise di Parigi. Non essendo Sir Tom Riddle in alcun modo famoso ai più, la sua tomba giustamente non è segnalata da nessuna parte… A beneficio dei vostri futuri “selfie potteriani”, sappiate che dall’ingresso principale la trovate in fondo a destra, lungo il muro. Guardandovi attorno potreste scorgere anche altri nomi familiari: un certo William Mc Gonagall e una certa Elisabeth Moody, per esempio.

Fuori città

Avendo tempo, Edimburgo è certamente una buona base per visitare la Scozia meridionale. Anche con un solo giorno a disposizione come nel mio caso, esistono tantissime opzioni di tour più o meno guidati che fanno andata/ritorno in giornata per esplorare i dintorni. Se cercate on line troverete moltissime compagnie e moltissime formule: io ho optato per un giro su un minivan da non più di 15 persone, con una guida scozzese – tale Nick – che faceva anche da autista. Nei tragitti Nick ci raccontava la storia dei luoghi che eravamo in procinto di raggiungere, per poi lasciarci ciascuno al nostro destino ad ogni tappa. Una formula molto flessibile e piacevole che mi ha permesso di raggiungere tre località interessanti nell’arco di 200 km dalla città e di attraversare e vedere la bella zona dei Loch (laghi, in scozzese). Ci siamo fermati a Stirling e poi a Doune, dove vi consiglio la visita al castello: qui è stato girato l’episodio pilota di Games of Thrones, ma soprattutto il film dei Monty Python e il Sacro Graal! Al momento è una meta piuttosto popolare anche perché fa da location a una famosa serie TV tratta dai romanzi di Diana Gabaldon Outlander, per chi sa di cosa parlo è la sede della casata Mac Kenzie. Sia l’audioguida che il merchandising nel negozietto di souvenir spingono parecchio su questo tema, dando una certa soddisfazione a chi viene appositamente. A pranzo ci siamo fermati nel villaggio di Inveraray, tripudio di scorci pittoreschi. Se chiedete a un bambino di disegnare un castello, quello che disegnerà è esattamente il castello di Inveraray. Con il portone monumentale, le torri merlate con le bandierine sopra, l’edera rampicante sui muri, sullo sfondo il lago e un prato pieno di mucche scozzesi, quelle con il pelo lungo. Non per niente, a quanto pare, questo castello è una delle location di Downton Abbey, la serie culto che racconta la nobiltà inglese all’inizio dell’età giorgiana. Nel mio immaginario però (e non credo solo nel mio), la “vera” Scozia ha più l’aspetto di Braveheart e di Highlander… Dunque il castello che mi ha più colpito è quello di Kilchurn, che ha tutte le caratteristiche del mio stereotipo: l’aspetto vagamente diroccato e sinistro, il lago che a seconda della piena lo rende più o meno raggiungibile, la vegetazione inospitale intorno. Una cartolina. Mancava solo Mel Gibson. Se anche voi credete nella land therapy, ovvero che faccia bene alla mente e allo spirito attraversare e guardare i bei paesaggi, l’area delle lowlands scozzesi è il posto giusto. Laghi, cascate, foreste, greggi di pecore bianche dal muso nero che punteggiano i campi… C’è un punto panoramico lungo la strada A83 che si chiama semplicemente “Rest and be thankful”, che suona tipo prenditi una pausa e sii grato. Per darvi l’idea.

Varie ed eventuali

Alcune note alla voce “varie ed eventuali”. Il piatto più famoso della cucina scozzese è considerato impegnativo per molti palati, l’haggis, un insaccato riempito di interiora di pecora. A quanto pare il sapore non è forte come si direbbe, ma non posso dirvelo perché non l’ho assaggiato. In compenso ho apprezzato molto altri piatti locali, le salsicce scozzesi, le pie ripiene, le jacket potatoes, il pudding. Le birre. Un’esperienza interessante per chi come me accusa attacchi di blanda sociopatia, è un circuito di pub – presenti in realtà in tutta la Gran Bretagna – dove è possibile entrare, sedersi, scaricare una app connessi al wi-fi del locale, ordinare su un menu virtuale, pagare con PayPal e attendere al tavolo la propria cena. Senza mai potenzialmente interagire con nessuno, a parte magari un sorriso e un “thank you” al cameriere. Io ero al pub The standing order, un po’ turistico, ma molto carino, ricavato nei locali di una vecchia banca dell’800. In realtà gli scozzesi che ho incontrato nei vari negozi, ristoranti e servizi si sono rivelati tutti molto affabili e gentili, nonostante non sia semplice decifrare la loro pronuncia al primo ascolto, tendono a farsi capire e soprattutto a rendersi utili. Il souvenir più ovvio sono le infinite variazioni sul tema del Tartan: dalle sciarpe alle mantelle, dai berretti alle borse. Personalmente in terra britannica vado sempre cercando due o tre negozi/marchi locali che non si trovano facilmente fuori dal paese: Whittard per il the e le tisane, Cath Kidston per le cose-da-femmine e Scribbler per i biglietti di auguri e la cartoleria. Cercateli, a Edimburgo sono praticamente tutti su Princes Street. Un altro consiglio (forse un po’ opinabile, ma io mi sono divertita) è un giro alla Camera Obscura e World of Illusions, una specie di casa museo nei paraggi del castello che risale addirittura al 1835, con 5 piani di illusioni ottiche, giochi di luce e di prospettiva, “magie” e esperienze interattive sui sensi e le percezioni. Se viaggiate con i bambini è una tappa imprescindibile. Ma anche se viaggiate con il vostro fanciullino interiore ancora bello sveglio.

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Paesaggio scozzese

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Pie and mash potatoes

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Royal mile

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Al castello di edimburgo

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Castello di doune

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Dal castello di doune

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Inveraray

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Monumento a sir scott



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