Tre giorni in Romania
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Poche le informazioni, quasi niente i diari di viaggio. Si dice che quando si parte un po’ alla cieca è meglio non aspettarsi nulla.
Ma io da ogni viaggio mi aspetto sempre qualcosa e qualcosa… arriva sempre, puntuale.
Intanto mi rendo conto che Timisoara è una città per cui forse 3 giorni sono troppi, quindi decidiamo di spostarci di circa 200 km nella cittadina di Hunedoara, dove si trova, dicono, il più bel castello gotico d’Europa.
Informazioni generali
Volo: Abbiamo volato con Wizz Air, sedili più comodi di quelli di Ryanair, prezzo basso prenotando un po’ prima. Noi abbiamo speso 22 euro a testa a/r. Pur utilizzando abbastanza spesso Ryan, devo dire che non essere disturbati continuamente durante il volo con offerte di merce varia è apprezzabile.
Hotel: i 3 stelle sono di buon livello, con letti lunghi e camere spaziose. Prezzi tra 30 e 40 euro a notte.
Abbiamo alloggiato la prima notte a Timisoara all’ Hotel Arinis nella zona tra Piata Traian e la Fabbrica di Birra, buon 3 stelle in un palazzo ottocentesco. L’ultima notte all’hotel Do/Stil, proprio a fianco della fermata bus Bastion per l’aeroporto.
A Hunedoara Hotel Ciuperca, ottimo 3 stelle con ristorante e piscina.
Abbiamo prenotato solo le prime 2 notti su Booking.com, ma eravamo quasi gli unici clienti.
Ristoranti: non abbiamo mangiato niente di che, ma purtroppo si sa che nei centri cittadini ci sono solo i classici ristoranti per turisti. A Timisoara sono pochi anche quelli.
Si mangia con meno di 10 euro a persona.
Ottimi gli stuzzichini dolci e salati che si possono acquistare per strada per pochi Leu.
Trasporti: la rete urbana di Timisoara (Ratt) è molto efficiente, frequente e puntuale, anche se noi abbiamo girato sempre a piedi. http://www.ratt.ro/
I taxi sono un’ottima e molto economica alternativa.
Per spostarci a Hunedoara ci siamo serviti dei bus extraurbani che partono nei pressi della stazione nord.http://www.autogari.ro/Transport/Timisoara-Deva/556-316.aspx
Moneta: ogni euro ci è stato cambiato con 4,5 Leu (100 euro – 450 Leu).
Tanto per rendersi conto dei prezzi, il biglietto del bus per l’aeroporto costa 2,5 Leu, una ciambella per strada 1-2 Leu.
Il nostro viaggio
Sorvolando un’immensa pianura dai colori autunnali, atterriamo a Timisoara. La giornata è ancora azzurra e luminosa. E’ domenica e il banco cambi aeroportuale è chiuso. Proprio dietro l’angolo c’è la biglietteria per il bus per il centro, e con 2 euro compriamo i biglietti. Usciamo e sulla destra del piazzale c’è la fermata dell’E 4 e dell’E4/b. Entrambi vanno in centro, ma con percorsi leggermente diversi. Scendiamo alla fermata Badea Cartan, vicina al nostro primo albergo, l’Hotel Arinis. Siamo leggermente decentrati, ma in una zona che mi interessava, e facciamo subito la conoscenza di una città pulita, ordinata, silenziosa, ma deturpata dall’incuria. I bellissimi palazzi risalenti all’occupazione austriaca sono lasciati al completo degrado. Decorazioni liberty e moderniste cadono a pezzi. Il nostro hotel, la cui reception non promette molto, si rivela invece molto accogliente.
Dopo una rapidissima ricognizione siamo di nuovo in strada. Piazza Traian, proprio dietro l’angolo, non fa certo eccezione alle considerazioni già fatte. Ci dirigiamo verso il centro passando davanti e ammirando l’antica Fabbrica di Birra, la Chiesa del Millennio e la Grande Sinagoga con le cupole argentate. Giardini, strade ampie e auto che si fermano quando vedono i pedoni. Dopo una piacevole passeggiata di circa mezz’ora siamo nel centro cittadino. In Piazza della Vittoria la novecentesca Cattedrale Metropolitana illuminata è un vero spettacolo, così come l’area antistante, arricchita dall’immancabile area verde circondata da bei palazzi barocchi. C’è anche una funzione in corso, così entriamo e possiamo ammirare i ricchi, dorati interni. Difficile immaginare che questa Cattedrale poggi su 5000 pali, in quanto Timisoara è una città costruita su un’area paludosa. Difficile anche immaginare che questa fu la prima città in Europa e la seconda nel mondo (dopo New York) ad introdurre l’illuminazione pubblica. Infatti le strade sono buie, soprattutto considerando lo spreco energetico a cui siamo abituati noi. Anche nel buio però, dopo una cena veloce e un vino caldo, non c’è proprio da avere paura a tornare in hotel.
2 ° giorno
Ci incamminiamo di buon’ora, incoraggiati anche dalla bella giornata, per una lunga deviazione prima di tornare in centro. Vorrei visitare il Museo del Villaggio di Banat, una ricostruzione all’aperto delle vecchie case e della vita contadina della regione del Banato. Il Museo si trova nella zona detta Padurea Verde, un enorme parco naturale. Arriviamo stremati alla meta (ci si poteva anche arrivare con il bus 46) ma… il museo è chiuso il lunedì. Sbirciamo qualcosa e facciamo due foto dall’ingresso.
Ci mettiamo di nuovo in cammino diretti verso il centro. Andare a piedi fa respirare meglio i luoghi e notare tutto. Ancora vecchie e magnifiche case. Dopo un’oretta di cammino, la Porta degli antichi Bastioni segna l’ingresso al centro.
Giungiamo così nel posto (secondo me più bello) di Timisoara: Piata Uniri. Le case restaurate mostrano tutto il loro splendore. A fronteggiarsi, la stravagante Cattedrale Ortodossa Serba (purtroppo coperta per restauri) e la Chiesa Cattolica. In questo ampio spazio viene allestito il mercatino natalizio e io, che non ne sono una grande amante, sono contenta che ancora non sia stato montato, in modo da poter meglio ammirare questo luogo per me fatato.
Ancora gambe in spalla e, costeggiando le romantiche rive del Canale Bega, tra edifici Art Nouveau in rovina, ci dirigiamo nella zona della stazione Nord, dove prenderemo il bus per Hunedoara. Sembra facile, ma alla stazione Nord dei treni, nessuno sembra conoscere dove sia quella dei bus. Si cammina di fronte alla Stazione Nord fino ad arrivare al Canale, poi leggermente a destra. Per le indicazioni meglio evitare l’inglese, che i rumeni parlano peggio degli italiani, ma piuttosto sfruttare la comune discendenza delle lingue e comunicare direttamente in italiano.
Io avevo l’orario di un autobus diretto delle 14 per Hunedoara, ma probabilmente parte da un’altra stazione che non abbiamo più tempo di cercare. Perciò biglietto per Deva (30 leu), cambio e minibus per Hunedoara (6 leu). Pranziamo con salsicce arrosto al mercato vicino alla stazione bus e ci approviggioniamo di frutta per il viaggio.
Percorriamo la piatta strada tra le campagne del Banato, poi la strada inizia a salire in mezzo agli alberi dorati dall’autunno ed entriamo in Transilvania. Ai lati della strada venditori di funghi e montagne di cavoli. Siamo a Deva dopo 3 ore e 30. Il pulmino per Hunedoara c’è ogni quarto d’ora e ne impiega circa mezza. Ci lascia alla stazione bus della zona nuova, dove c’è anche la stazione taxi.
Con il taxi andiamo in albergo, e per un paio di km spendiamo 7 leu (1 euro e 50). All’Hotel siamo gli unici clienti in una notte nebbiosa nella terra di Dracula.
Ceniamo nell’enorme salone ristorante con la cameriera che continua a fissarci. Ad un tavolo lontano ci sono 4 uomini che giocano a qualcosa, bevono e fumano, ma non si sente volare una mosca.
3° giorno
Dopo una notte quanto mai silenziosa, apro la finestra e impatto in una coltre di nebbia. Colazione nel solito salone, raccolta zainetti e via a piedi verso il castello dei Corvino. Ancora una volta passeggiando vediamo una cittadina ordinata, belle strade, gente discreta e gentile, ma tanto silenziosa. La zona vecchia di Hunedoara non è brutta, anche se consta di poche case, il bel palazzo municipale e la Cattedrale. Da qui si sale per poche centinaia di metri e si arriva al castello gotico dove fu imprigionato Vlad III Dracula da Mattia Corvino. Il castello del XV secolo, sopravvissuto alle distruzioni degli Asburgo, in quanto al tempo di proprietà ungherese, è oggetto di tante leggende ed ebbe vari proprietari. Ora è dello Stato rumeno.
Arriviamo mentre la nebbia inizia a diradare, tra il gracchiare dei corvi.
Tra i maggiori castelli gotici europei, è stato spesso usato come set. Nel piazzale sono parcheggiati diversi camion di produzioni cinematografiche.
Si entra dal ponte sul ruscello e si paga un ingresso di 10 leu, più 5 per le foto.
Si inizia dalle prigioni, con ricostruzioni di dubbio gusto con manichini delle torture dell’epoca, poi si sale nelle poche stanze visitabili. La più suggestiva è la Sala della Dieta, enorme e scura sala di riunioni (anche processi?) con le sedie in legno dagli alti schienali e i tetri candelabri. All’uscita sembra quasi che un pallido sole voglia fare capolino. Siamo contenti di aver fatto quattro ore di pulmann per vedere questo luogo. I dintorni però sono pazzeschi: rovine di fabbriche siderurgiche dei tempi di Ceausescu circondano la zona, e ci accompagneranno come spettri lungo tutta la strada di ritorno verso Deva. La cosa più triste è che ci sia gente che scende dal bus ad improbabili fermate in mezzo a questo scempio, incamminandosi nel fango verso non si sa dove.
Alla stazione di Deva il nostro autobus per Timisoara è in ritardo. Si tratta di un minibus guidato da un’anziano con cappello nero a falde larghe, come al solito di poche parole, ma con una guida spericolata che ci farà arrivare a Timisoara con 1 ora in meno rispetto all’andata.
Per fortuna veniamo lasciati alla fermata centrale dei Bastioni, così entriamo nell’hotel proprio accanto e in un’attimo siamo pronti per l’ultimo pomeriggio-sera.
Passeggiamo ancora nelle belle piazze, anche se la scarsa illuminazione non le fa apprezzare appieno. Stiamo anche cercando un ristorante, ma ne troviamo solo due tra Piata Libertati e l’Opera (circa di fronte all’ufficio turistico) e uno in Piata Victoriei. Quest’ultimo, il Ristorante Timisoerano, ci viene consigliato, ma onestamente non abbiamo mangiato granchè bene. Forse abbiamo sbagliato la scelta del menu. Il locale comunque si sviluppa nel sotterraneo di un antico palazzo ed è davvero accogliente, con mobili antichi e soprattutto pieno di gente del posto.
4° giorno
Scendere dall’Hotel e trovarsi alla fermata del bus per l’aeroporto è parecchio comodo. Volo in orario, ma lasciamo questa serena e colorata giornata autunnale per atterrare tra le nuvole e la pioggia di Forlì.
In conclusione, abbiamo trovato Timisoara una città gradevole, molto verde e a misura d’uomo, ma con delle potenzialità legate alla sua storia e al suo patrimonio artistico, che la porterebbero alla pari di città europee molto meglio valorizzate. Parliamo di una città che conserva i resti di dominazioni romane, ottomane e austriache, oltre che passaggi ungheresi, tedeschi e serbi. Ricca di Sinagoghe, Chiese, ma soprattutto meravigliosi palazzi liberty. Una città da percorrere a piedi alzando spesso gli occhi.
Il viaggio a Hunedoara ci ha consentito, oltre che di ammirarne il castello, di allungare lo sguardo anche sul territorio della regione.
Viaggiare senza preconcetti arricchisce sempre.