Slovenia tra arte e cultura
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Avevamo già visitato alcune cittadine slovene lungo la costa approfittando di un viaggio a Trieste qualche anno fa e considerata la loro bellezza e dopo i racconti di alcuni amici, abbiamo deciso di esplorare un po’ l’interno di questa piccola nazione, così vicina all’Italia ed effettivamente molto attraente.
SABATO 23 APRILE
La prima tappa di questa nuova avventura prevede di arrivare innanzitutto a Gorizia dove pernotteremo per tre notti. Così partiamo con il Frecciarossa 9406 delle ore 7:50 da Roma Termini e scendiamo a Venezia Santa Lucia alle 11:40. Presso l’agenzia Europcar di Piazzale Roma, abbiamo prenotato un auto a noleggio; siamo in tre e perciò ne abbiamo scelta una di piccola cilindrata: ci assegnano una VW UP che però non ci soddisferà per niente. Ad ogni modo, ci mettiamo subito in viaggio e dopo una breve sosta per rifocillarci, intorno alle 15:00 arriviamo a Gorizia con la pioggia. Riusciamo ad individuare senza troppa difficoltà il B&B “Flumen” in Via Brigata Cuneo (www.bbflumen.it), ai piedi della città, affacciato sul fiume Isonzo. Il fiume ha un colore verde smeraldo meraviglioso, pare che sia unico nel suo genere. Il B&B è molto accogliente, una casa immersa nel verde: dispone di sole tre camere nuovissime, che in realtà sono miniappartamenti composti da una stanza da letto molto grande, bagno con doccia immensa, una cucina ben accessoriata in cui la mattina si fa la colazione, sempre abbondantissima, servita dalla giovane e cortesissima proprietaria.
Le previsioni del tempo per i prossimi giorni non sono delle migliori e già oggi il cielo non promette niente di buono: per fortuna ha smesso di piovere e perciò decidiamo di visitare subito il Borgo Castello, la parte antica della città, composta dal castello vero e proprio e da una serie di bei palazzi che oggi ospitano diversi musei tra cui il Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda ai quali si accede con un unico biglietto di € 6,00 a persona. Il Museo della Grande Guerra è molto suggestivo, raccoglie cimeli e testimonianze di anni terribili, ricostruzioni accurate, armi usate nel conflitto quali le mitragliatrici, ma anche mazze ferrate e i famosi “pugni di ferro” austriaci. Il Museo della Moda è altrettanto interessante, un excursus sugli usi dell’epoca della guerra in chiave civile.
Usciamo dal museo e saliamo sugli spalti del castello per ammirare le colline del Collio tutt’intorno e i piccoli borghi in lontananza, dove è già Slovenia. Si nota anche il casinò di Nova Gorica, creata senza soluzione di continuità con Gorizia, quando furono stabiliti i nuovi confini dopo la Seconda Guerra Mondiale. Poi, decidiamo di non visitare gli interni (pur se avevamo i biglietti omaggio forniti dal B&B) ma scendiamo in città percorrendone le vie centrali e rimanendo impressionati da come, pur essendo sabato pomeriggio, la città sia quasi deserta: la proprietaria del B&B ci confermerà poi che la città ha perso molto negli ultimi anni, anche se mantiene ovviamente una sua eleganza che parla di fasti passati. Villini nobili, giardini curati, l’aria tipica della città mitteleuropea, però sconsolatamente deserta. Visitiamo la chiesa di Sant’Ignazio in piazza della Vittoria, percorriamo Via Rastello, ci troviamo in piazza Cavour, poi decidiamo che è ora di andare e cena e scendiamo nuovamente verso il B&B, nelle cui vicinanze si trova il locale che abbiamo già prenotato da Roma: “Al Ponte del Calvario” (www.alpontedelcalvario.com) – Via Vallone delle Acque, 2 Località Grolna di Piedimonte. Il posto è molto carino, anche un po’ ricercato se vogliamo, ottima cucina di nicchia, pur se i primi piatti un po’ scarsi nella quantità. Comunque servizio impeccabile, grande cordialità al prezzo di € 27,00 a persona. Qui assaggiamo per la prima volta i famosi “cevapcici” delle piccole salsicce tipiche della zona che ci verranno riproposte continuamente. Siamo stanchi e raggiungiamo rapidamente il B&B per un sonno ristoratore.
DOMENICA 24 APRILE
Ci svegliamo con il cielo coperto, ma d’altra parte siamo consapevoli che non avremo splendide giornate di sole. Dopo la magnifica colazione in camera, che arriva pochi minuti dopo aver suonato un campanello, ci incontriamo con i nostri amici che alloggiano nel centro di Gorizia per raggiungere, in pochi minuti di auto, salendo attraverso i primi vigneti del Collio, il Sacrario Militare di Oslavia, in località Piuma. Già da lontano colpisce con la sua mole bianca e solitaria, costruito nel 1938 per custodire le spoglie di 57.740 soldati italiani per lo più ignoti, caduti nei dintorni della città nel corso delle undici battaglie che vi ebbero luogo durante la Grande Guerra.
Visitare luoghi come questi suscita sempre una grande commozione, tanto più che dalla terrazza del Sacrario lo sguardo abbraccia il Monte Sabotino, il Podgora, il Monte Calvario e l’Hermada, tutti nomi che abbiamo sempre sentito ripetere nei racconti dei nostri nonni, ma ai quali spesso abbiamo pensato come se in realtà non ci appartenessero, così lontani nel tempo e nello spazio. Personalmente, desideravo vederli da quando, qualche anno fa, avevo visitato la zona del Piave, dove mio nonno, artigliere, aveva combattuto e di cui raccontava cose terribili, essendo riuscito miracolosamente a sopravvivere. E’ come se in questa occasione, ne avessi onorato la memoria, la sua e quella dei suoi sfortunati compagni di una guerra assurda.
Proseguiamo nel nostro itinerario per fermarci poco dopo ad ammirare il Ponte di Solkan (Salcano, in italiano), un ponte ferroviario sopra il fiume Isonzo alle pendici del monte Sabotino, già in territorio sloveno. Venne edificato nei pressi di Gorizia (allora sotto l’Impero Austroungarico) per consentire il passaggio sul fiume Isonzo della linea ferroviaria Jesenice – Trieste, inaugurata nel 1906, che faceva parte del complesso della ferrovia Transalpina. E’ veramente imponente, sembra sia il ponte ferroviario con la più ampia arcata in pietra in Europa. E l’Isonzo è sempre più verde, nonostante il cielo nuvoloso. Percorriamo a questo punto tutta la Valle dell’Isonzo (in sloveno il fiume si chiama Soca), circa cinquantacinque chilometri, appartata e protetta, che regala scenari meravigliosi con il fiume smeraldo che corre incassato tra le pareti, fino ad arrivare a Kobarid (in italiano Caporetto), tristemente nota per la disfatta subita dall’esercito italiano il 24 ottobre 1917 ad opera delle truppe austro-tedesche.
Oggi Kobarid è una tranquilla cittadina adagiata nell’ampia vallata sulla riva occidentale dell’Isonzo, dove la memoria della famosa battaglia di cui fu teatro viene mantenuta viva dall’interessante Museo interamente dedicato alla guerra sul Fronte dell’Isonzo (biglietto di ingresso € 6,00 a persona). Prima di iniziare la visita alle sale, allestite seguendo un percorso tematico per documentare i ventinove mesi di combattimenti, si può assistere ad un interessante documentario in lingua italiana che ripercorre efficacemente le cause del conflitto, le strategie, ma anche gli errori che purtroppo furono commessi, frutto di valutazioni non corrette dei propri mezzi.
Usciamo sicuramente rattristati e completiamo la visita salendo in collina fino all’Ossario Italiano che conserva i resti di oltre settemila soldati morti su questo fronte. Da qui partono numerosi sentieri che conducono a trincee, a rovine di antiche fortificazioni, a postazioni d’artiglieria e a osservatori lungo la linea di difesa italiana: percorrerne almeno un tratto era nei nostri programmi, purtroppo il tempo incerto e il terreno intriso dalla pioggia dei giorni precedenti ci ha fatto però desistere. Qui veramente si respira la storia, con l’unico scopo: non dimenticare.
Ci fermiamo per pranzo in una Gostilna appena fuori Kobarid “Gostisce Jazbec”, ottimo posto dove mangiando piatti della tradizione slovena spendiamo € 16,00 a persona. La Gostilna è quanto di più simile alla nostra trattoria, cioè ambienti semplici ma allo stesso tempo molto curati, spesso rivestiti in legno. Per Gostisce si intende invece una Gostilna che ha a disposizione anche qualche camera. Comunque, c’è da dire che l’ospitalità è veramente il punto di forza degli Sloveni.
Pioviggina e, ripreso il cammino, percorriamo la “Strada del Vino”, attraverso i vigneti del Collio, rientriamo così in Italia e lungo la valle del fiume Natisone, arriviamo a Cividale del Friuli. La cittadina è veramente una piacevole sorpresa, fondata dai Romani e capitale longobarda di cui conserva numerose testimonianze. Attraversiamo il famoso suggestivo Ponte del Diavolo, sul fiume Natisone, che la leggenda vuole costruito dal diavolo in cambio dell’anima del primo passante. La tradizione dice che i cividalesi non fossero stati in grado di costruire un ponte sul fiume in un punto considerato troppo pericoloso. Allora ricorsero all’aiuto del diavolo, che promise di risolvere il problema in cambio dell’anima del primo che avesse attraversato il ponte. I cittadini accettarono questa condizione e il diavolo costruì rapidamente il ponte facendosi aiutare da sua nonna diavolessa, che portò nel suo grembiule il grande masso che sta al centro del fiume, tra le arcate. I cividalesi però non erano sciocchi: facendo attraversare il ponte ad un cane ingannarono il diavolo, che dovette accontentarsi dell’anima dell’animale.
Passeggiamo piacevolmente nel centro storico, ricco di bei palazzi e visitiamo il famoso cosiddetto “Tempietto Longobardo”, una delle meglio conservate testimonianze dell’epoca longobarda, oggi inglobato nell’Oratorio di Santa Maria in Valle. Al Tempietto si accede proprio dall’interno della chiesa, scendendo ad un livello inferiore (biglietto di ingresso € 4,00 a persona). Un piccolo e prezioso ambiente con stucchi e affreschi veramente suggestivi.
Riprendiamo la via del ritorno attraverso i famosi vigneti del Collio goriziano, raggiungiamo Cormons, uno dei maggiori centri di produzione dei vini e visitiamo la Cantina Toros dove si possono effettuare degustazione e conseguenti acquisti. Ma questo è parte integrante di un viaggio, complemento naturale alle visite culturali e naturalistiche. Avevamo intenzione di cenare proprio a Cormons, ma fa parecchio freddo e tira un forte vento che non invoglia a perlustrare il paese alla ricerca dell’ispirazione giusta e quindi decidiamo di ritornare a Gorizia optando per un locale un po’ più alla buona rispetto a quello di ieri sera, la “Locanda Goriziana”, sulla stessa Via Vallone dell’Acqua, al n. 1/B. Comunque gustiamo una buona pizza e qualche piatto di carne, compresi i soliti cevapcici, spendendo € 10,00 a persona.
LUNEDì 25 APRILE
La prima tappa della giornata prevede di sconfinare nuovamente in Slovenia per visitare le famose Grotte di Postumia (Postojna in sloveno), tra le più grandi del mondo, considerate la principale attrazione del Paese. Innanzitutto, al primo distributore che si incontra a Nova Gorica, acquistiamo la “Vignetta”, il tagliando obbligatorio per circolare sulle autostrade slovene, pena salatissime multe. Il costo per una settimana è di € 15,00 per passaggi illimitati al casello. Abbiamo acquistato on line i biglietti per la visita combinata alle Grotte di Postumia e al Castello di Predjama già da Roma per l’ingresso delle 10:00, al costo di € 31,90 a persona. Il tempo stimato da Gorizia a Postumia è di circa quarantacinque minuti, ed essendo partiti per tempo ci sentivamo piuttosto tranquilli di arrivare con calma: ma scopriamo che il navigatore dell’auto a noleggio non è aggiornato, ci fa sbagliare strada più volte ed ovviamente arriviamo tardi. Per fortuna, alla biglietteria ci consentono di modificare la prenotazione ed entrare al turno successivo.
Il panorama lungo l’autostrada è splendido, colline e ampie vallate punteggiate da case sparse e qualche chiesina sulla cima dei pendii (la Slovenia conta la metà degli abitanti di Roma distribuiti su tutto il suo territorio).
Tornando alle nostre grotte, allo scoccare dell’orario prestabilito, varcato il grande antro di ingresso, ci accomodiamo su un trenino simile a quello dei Luna Park e… via, per quattro chilometri circa attraverso meravigliose sale, enormi volte, gigantesche stalattiti e stalagmiti, fino alla caverna della “Grande Montagna” capolinea del trenino. Da questo punto in poi, la visita continua a piedi accompagnati da una guida nella propria lingua, fino a riprendere il trenino per essere riaccompagnati all’uscita. Prima però, da una balconata, si può vedere il fiume Pivka, responsabile dell’erosione e della conseguente formazione delle grotte nel corso dei millenni e che ha la particolarità di scomparire in alcuni tratti e ricomparire poi all’improvviso senza poterne conoscere il reale percorso sotterraneo. Che dire? E’ sicuramente una visita da mettere in programma, le grotte sono veramente immense e spettacolari.
Ma le sorprese della giornata non finiscono qui: a nove chilometri di distanza dalle grotte (sono solo quindici minuti) c’è un’altra meraviglia, combinata dall’ingegno dell’uomo sull’ambiente naturale: il Castello di Predjiama. Appare all’improvviso dopo aver lasciato l’auto al parcheggio e… roba da rimanere letteralmente a bocca aperta. Un maniero medievale che è un tutt’uno con la roccia, una visita con audio guida che diverte moltissimo, sia per la storia che per l’ambiente naturale. Assolutamente da non perdere. Prima della visita (non è soggetta ad orari concordati, si può entrare fino alle 17,00), ci fermiamo per pranzo nella Gostilna Pozar (www.gostilna-pozar.com), poco distante dall’ingresso del castello: molto soddisfatti, ottimo cibo a € 13,00 a testa.
Il pomeriggio è assolato e tiepido. Decidiamo di fare una puntata a Sezena, luogo natale della nonna di Paola, la nostra amica che viaggia con noi, ma non riusciamo ad individuare bene la località, che non appare segnalata sulla guida seppur ben recensita in internet.
Per rientrare a Gorizia, scegliamo di percorrere la Val Vipava, chiamata il “Collio sloveno”, zona dei migliori vini del Paese. Ci fermiamo a passeggiare un po’ a Vipava, piccolo e tranquillo centro medievale, prima di raggiungere San Floriano (siamo di nuovo in Italia) e cenare al Ristorante “Vogric” (www.vogric.it), un bell’ambiente elegante, spendendo € 15,00 a testa.
MARTEDì 26 APRILE
Oggi è giornata di trasferimento: paghiamo il conto del B&B, € 210,00 per tre notti, e ci mettiamo in viaggio per raggiungere la nostra nuova meta: Bled, considerata la stazione di villeggiatura più rinomata della Slovenia. In realtà non esiste un vero e proprio paese, bensì un piccolo nucleo storico attorno ad una parrocchiale, eppure si tratta di un luogo speciale per la sua posizione, un lago verde smeraldo, un isolotto al centro occupato per intero da una chiesa, un castello arroccato su uno sperone di roccia e le Alpi Giulie a fare da sfondo. Veramente suggestivo, pure se un appunto mi viene da farlo: la costruzione un po’ selvaggia degli enormi palazzoni-albergo che deturpano non poco l’ambiente naturale. Purtroppo noi arriviamo intorno alle 11:00 (sono circa due ore di auto da Gorizia) con il maltempo che rende tutto un po’ più problematico. Chiedendo più volte informazioni, riusciamo finalmente a raggiungere il nostro nuovo alloggio, la Penzon Kaps (www.penzion-kaps.si), nella parte alta del paese, una bella costruzione stile alpino, tutta di legno come ne troviamo sulle nostre Dolomiti, in un complesso di case dello stesso tenore che ospitano altre pensioni o B&B. Il turismo, in Slovenia, sta crescendo sempre di più e le strutture sono tutte nuove e molto accoglienti. Ci sta aspettando Peter, il giovane ed affabile gestore che si prodiga in mille informazioni. Le stanze sono molto ampie e ben accessoriate, fornite di balcone e di un bagno molto grande, sempre caldo, cosa non indifferente in queste giornate freddine. Peter ci ha anche consigliato dove pranzare, cosicché, ben imbacuccati, ci avviamo lungo il lago, salendo fino alla Gostilna Murka (www.gostilna-murka.com), tipica trattoria slovena, attiva fin dal 1909: ambiente rustico, cucina genuina, porzioni fin troppo abbondanti a prezzi più che accessibili, diciamo € 11-12 a persona (segnalata anche dalla Lonely Planet).
Piove, facciamo una breve visita alla chiesa e poi modifichiamo i programmi della giornata che prevedevano la traversata del lago. In auto, saliamo dapprima al castello che però non visitiamo in quanto avevamo letto che l’interno non merita e poi andiamo a Skofja Loka (dista trentotto chilometri, percorribili in poco più di mezz’ora), una delle più antiche cittadine di tutta la Slovenia tanto che dal 1987 la sua città vecchia è protetta come monumento storico. Dopo aver parcheggiato fuori delle mura, vi si accede passando sul Ponte dei Cappuccini ( o di Pietra). La vasta piazza centrale, Mestni Trg, presenta una quinta di dimore borghesi del Cinquecento, con facciate dipinte come la Casa Homan il cui affresco raffigura San Cristoforo e un soldato. Anche in questo caso, la cittadina è sovrastata dalla mole del Castello (Loski Grad), aperto fino alle 18:00 che infatti noi non riusciamo a visitare in quanto arriviamo alle 17:30 e l’onesto custode ci informa che è sprecato fare il biglietto non essendo sufficiente il tempo a disposizione per coprire l’intero percorso. Ci accontentiamo di passeggiare nel bel cortile e nel parco circostante da cui si gode di una bella vista tutti’intorno e in cui è stata ricostruita una casa tipica slovena.
Avevamo intenzione di cenare a Radovljca, altro piccolo borgo a sette chilometri da Bled che si affaccia sullo splendido panorama delle Alpi Giulie e del massiccio del Triglav: purtroppo non possiamo godere appieno della piccola e pittoresca piazza principale tappezzata da belle case nobiliari perché ci imbattiamo in una troupe cinematografica che girava probabilmente uno spot pubblicitario. Risultato, non solo tutta la piazza è impraticabile, ma anche la Gostilna Lectar, considerata una delle migliori in assoluto, che è stata messa al servizio della troupe. A questo punto, considerato che è ricominciato a piovere e si è fatto buio, torniamo a Bled e ceniamo nel ristorante della Penzion Mayer (www.mayer-sp.si), proprio di fronte al nostro alloggio, molto elegante e con ottime pietanze spendendo € 16,00 a testa. Fa parecchio freddo e ci ritiriamo volentieri nella nostra accogliente pensione.
MERCOLEDì 27 APRILE
Ci svegliamo con la pioggia, ma per oggi è previsto di andare a Lubiana, la piccola capitale slovena (cinquantacinque chilometri da Bled, circa quaranta minuti) e ci mettiamo comunque in viaggio sperando per il meglio. In effetti, nel corso della mattinata il tempo migliora e ci concede di passeggiare per la città alla luce di un pallido sole. La città è veramente a misura d’uomo, dominata dalla collina del Castello. Riusciamo a visitare la città vecchia con la Cattedrale di San Nicola, la Mestni Trg, il bel Municipio e la Stari Trg, poi il lungofiume (la Ljubljanica) per ammirare i famosi ponti della città, tra cui il Triplice Ponte, il più noto di tutti. Lubiana è un piccolo gioiello, dove il tempo sembra scorrere molto lentamente, pulita e accogliente. Decidiamo di salire al Castello con la funicolare (biglietto combinato con l’ingresso: € 12,00 a persona) e in un istante siamo nella fortezza. In verità, col senno di poi, eviterei questa visita che mi è sembrata una perdita di tempo: il Castello è più bello da fuori che dentro perché in realtà è stato totalmente modificato e riconvertito a spazi espositivi e ciò che si visita (per esempio, il Museo della Marionetta o le vecchie prigioni) non è neanche poi così appassionante. Un po’ enfatizzato, direi. Dalle mura, lo sguardo spazia sulla città sottostante e così ci si rende conto di come la bellezza di Lubiana sia circoscritta solo nel suo piccolo, seppur stupendo centro storico che però, come appunto si può percepire solo osservandolo dall’alto, è “aggredito”, circondato da palazzoni moderni, stile socialismo, troppo a ridosso della città vecchia. Ogni modo, Lubiana è sicuramente una capitale ancora troppo trascurata dagli itinerari turistici, e che merita invece di essere visitata.
Ridiscendiamo con la funicolare e ci fermiamo per pranzo in un locale segnalato dalla Lonely, “Julija” in Stari Trg n. 9, delizioso, spendendo €17,00 a persona. Uscendo dal ristorante, cominciano le sorprese: piove e anche in modo sostenuto, tale da non permettere di terminare la visita della città. Decidiamo perciò di raggiungere l’auto, non senza esserci fermati prima in una bella enoteca sotto i portici “Vineria del Ponte” (www.vineriadelponte.com), gestita da un italiano, di Napoli per la precisione, che ci coinvolge con la sua loquacità.
E qui accade ciò che non ci saremmo mai aspettato: mentre stiamo uscendo da Lubiana, cominciano a cadere i primi fiocchi di neve. Avete capito bene, neve e che neve! Dopo pochi minuti la strada era già tutta bianca, la visibilità quasi zero, e mano mano che si procedeva sull’autostrada, ci ha assalito la paura che non ce l’avremmo fatta a raggiungere Bled prima che la viabilità si bloccasse. Siamo stati più che fortunati a scampare al peggio appena in tempo, perché infatti, come avremmo poi modo di vedere nel notiziario locale, le strade sono state chiuse in attesa dei mezzi spazzaneve, ci sono stati ovviamente incidenti, sono venuti giù più di venti centimetri di neve in poche ore, una nevicata così ad aprile non si vedeva da molti anni, ci ha raccontato Peter.
Certo, è stato veramente un imprevisto, ma poi abbiamo visto il lato positivo della faccenda: il lago con la neve è meraviglioso, un’immagine rarefatta e quasi impalpabile. Ci siamo regalati qualcosa di insolito. Per cena, torniamo alla Penzion Mayer perché non è proprio il caso di riaffrontare un’altra camminata nella neve che continua a scendere: spendiamo € 15,00 a persona per un cena come al solito gustosa e abbondante.
GIOVEDì 28 APRILE
E’ continuato a nevicare durante la notte, e nevica leggermente ancora quando ci svegliamo, ma le strade sono state già tutte ripulite e si può anche riprendere l’auto. L’aria è veramente frizzante, scendiamo al lago e godendo di uno spettacolo meraviglioso, percorriamo un bel tratto del lungolago regolandoci degli scorci da cartolina. Vogliamo raggiungere l’isoletta al centro del lago, così come avevamo previsto nei nostri programmi, ma ovviamente non potremo usufruire della traversata con la Pletna, la caratteristica barca del luogo, e optiamo per una soluzione più consona alla circostanza: una piccola barca a motore che parte non ad orari prefissati, ma quando ha raccolto un buon numero di passeggeri. Il costo è niente male, € 14,00 e persona, però si sta al chiuso. L‘isola è minuscola ed occupata per intero da una chiesina e da un piccolo museo. La chiesa è in restauro, quindi parzialmente visitabile, ma il custode non lo dice e paghiamo € 6,00 a persona per non vedere niente, se non qualche impalcatura e suonare la famosa campanella dei desideri. Ogni modo, con quel velo di neve che rende tutto magico, alla fine sono contenta anche così. Ritorniamo a pranzo alla Gostilna MURKA, dove gusto nuovamente la zuppa di orzo con una fetta di carne di maiale affumicata ed altre leccornie al prezzo di € 16,00 a persona.
Le condizioni meteo sono migliorate, ogni tanto esce anche il sole e quindi decidiamo di andare al Lago di Bohjni (ventitre chilometri in mezz’ora) attraversando uno scenario fantastico: d’altra parte ci stiamo inoltrando nel cuore del Triglav, uno dei posti più belli della Slovenia. Il lago è veramente spettacolare, con la chiesa e il suo campanile che si riflettono nell’acqua e i boschi che ne circondano le rive. A me personalmente è piaciuto anche più di Bled, forse perché non infastidito da costruzioni a ridosso delle sue sponde: ci tornerei sicuramente.
Sulla strada del ritorno, andiamo a vedere l’imbocco della Gola del Vintgar, uno spettacolo della natura, dove il torrente che scorre incassato tra due strette pareti di roccia viene attraversato più volte da passerelle di legno; ma se pur non avesse nevicato, non avremmo potuto visitare la gola perché, come ci ha informato Peter, durante l’inverno ci sono stati parecchi danni al sentiero che non ne permettono per il momento l’accesso: senza rimpianti, quindi. O forse l’occasione per ritornare in questi luoghi così accattivanti.
Stasera comunque fa parecchio freddo: ci riposiamo un po’ e poi andiamo a cena in un altro locale consigliato dalla nostra fedele Lonely: Ostarija Peglez’n, in Cesta Svobode, 19, specializzata in cucina di pesce, un ambiente molto particolare per il suo arredamento retrò, dove ceniamo alla grande spendendo € 15,00 a testa.
Torniamo alla nostra pensione infreddoliti ma rammaricati perché questa vacanza così particolare sta per finire. Domani, ritorneremo a casa.
VENERDì 29 APRILE
Ovviamente, ci svegliamo con il sole che ci accompagnerà sulla strada del ritorno: saldiamo il conto della pensione, € 225,00 per tre notti, e imbocchiamo l’autostrada verso Trieste perché prima di raggiungere Venezia, vogliamo visitare il Sacrario di Re di Puglia, il monumentale cimitero militare dedicato alla memoria di oltre 100.000 soldati italiani caduti durante la prima guerra mondiale. E’ qualcosa di veramente impressionante e l’emozione che suscita non è certo raccontabile, bisogna viverla in prima persona.
Arriviamo a Venezia intorno alle 15:00, giusto il tempo di riconsegnare l’auto alla Europcar, mangiare velocemente qualcosa prima di accomodarci sul treno Frecciargento 9445 delle ore 16:35.
La Slovenia è veramente un paese piacevole che sembra rimasto immutato nel tempo con la sua meravigliosa natura che la fa da padrone con posti incontaminati, selvaggi, o valli curate circondate dalle cime innevate delle Alpi Giulie. E’ un posto che trasmette una grande tranquillità. Eppure non è certo un paese arretrato che sta andando invece alla grande al passo con i tempi. Inoltre, la sua gente e semplice e cordiale, il cibo ottimo e cosa non trascurabile, prezzi veramente abbordabili. Insomma un paese da conoscere, a due passi da casa nostra.