Nepal
Quando siamo arrivati A Kathmandu, iniziavano i 10 giorni di festa alle forme della dea madre (Ghatashapana).
La città dispone di una miriade di piccoli e grandi alberghi, dalle cinque stelle alle piccole locande o alle stanze in case private. Noi abbiamo pernottato all’HOTEL SHANGRI LA, a Lazimpath (009.77 (1) 412999- fax 414184. Lo consigliamo senz’altro: l’abbiamo trovato molto accogliente anche se un po’ lontano dal centro città.
TERZO GIORNO KATHMANDU Di buona mattina siamo partiti per la prima visita della città in direzione di Durbar Square.
Da non perdere, lungo il percorso, la sosta sui gradini del tempio di Shiva (Maju deval) da cui si può osservare l’attività della piazza e dei venditori. Fra l’altro, è il luogo di ritrovo preferito dai nepalesi.
Dopo un tranquillo tour ci siamo diretti verso Freak Street, il quartiere degli hippies anni ’60.
Poi abbiamo proseguito la visita a Gokarna, Parco del Re, e a Thannel il quartiere ‘occidentale’ alla ricerca (vana, nel nostro caso ma voi potreste essere più fortunati), di Anuman il mendicante ‘storico’ di Kathmandu, un po’ sordo ma molto amato dai nepalesi. Consigliano di offrirgli un tè, di visitare dove dorme e farsi accompagnare visto che conosce tutto della vita religiosa e delle cerimonie sacre. Ciondolando tra negozi, monumenti , artisti di strada, incantatori di serpenti, santoni vari abbiamo finito col dedicare tutta una giornata a questo tour .
QUARTO GIORNO KATHMANDU Nella mattinata, con un minibus, siamo andati a Deepak Gurung alla Deepsika School, una scuola per i ragazzi di strada che vengono avviati allo studio grazie alle donazioni di privati, tra cui molti occidentali. Abbiamo anche visitato gli Joshi che facevano gli oroscopi al Re, e il dott Chaitania, lo psicologo/sciamano con una grande cultura religiosa che vive dietro a Freak Street (dietro a Tamel e vicino all’hotel Marchandi) tra figli, conigli e topi e cura con erbe e unguenti vari. Produce e consiglia olio di topo che consiglia come rimedio per alcuni mali, per esempio le emorroidi. Nel pomeriggio abbiamo partecipato alla Festa di Fulpati, giornata delle offerte dei fiori all’Hanuman Dhka.
Un fiore particolare (nella Giara Reale) viene portato da Gurkha in gran pompa da soldati fino a Tundikhel dove si svolge una gigantesca parata di fronte al re. Questo giorno è dedicato all’esercito.
In serata abbiamo visitato il tempio Bompo (nel quale la cerimonia della Kora si svolge in senso inverso) e abbiamo incontrato i lama e gli sciamani che vi si ritrovano.
Nel pomeriggio, sempre in minibus Syusy e Franco Battiato hanno visitato un borgo poco lontano da Kathmandu, detto il paese dei musicisti. Qui, grazie a Roberto Rubiolo, un amico che da anni vive in Nepal, hanno incontrato una famiglia di cantanti/musicisti composta da 10 persone, dal nonno di 90 anni ai figli piccoli di pochi anni.
In bicicletta, che si può noleggiare ovunque, Patrizio ha visitato Patan e a Baktapur, le antiche capitali, dove è concentrata la ricchezza artistica del Nepal; Baktapur è anche definita la “città dei devoti”: Ha visitato anche i laboratori di legno, ottone e bronzo e assistito alla fusione delle statue. Lungo il percorso si è fermato a visitare l’unica chiesa cattolica del Nepal il cui parroco è molto gentile ed ospitale. Nel frattempo, Syusy e Franco Battiato hanno incontrato la ‘Kumari di Patan’ nella sua casa.
Al ritorno hanno sostato a Timi villaggio abitato da bravi artigiani della terracotta , molto affabili e sempre sorridenti .
QUINTO GIORNO KATHMANDU Era l’ottavo giorno della festa, dedicato ai cani e agli uccelli e corrisponde un po’ al Venerdì Santo dei cattolici. E’ infatti un giorno di Vigilia di digiuno in preparazione ai grandi sacrifici dell’indomani.
In auto, di prima mattina (verso le 6), siamo andati con Lila (un tibetano della casta Newari che gestisce un negozietto quasi di fronte al tempietto di Ganesh a Durbar Square) sul fiume Bagmati per assistere ai sacrifici funebri con successiva sosta al vicino tempietto per la meditazione. Si tratta di un percorso non molto noto ai turisti ma molto frequentato dai nepalesi.
Poi abbiamo sostato nel vicino lebbrosario e nella casa delle Suore di Madre Teresa. Da qui ci siamo diretti verso Pashupatinath, il luogo sacro agli Indu’ dove vivono: – Dud Baba, un santone alla San Francesco che vive solo di latte e insegna meditazione.
– Un santone “fumatore di erbe”, narratore e si dice faccia magia nera (è vestito completamente di nero).
– Un santone ‘acrobatico’ che con il pene solleva pesanti pietre e tanti altri santoni Spesso questi ed altri ‘baba’ si recano in pellegrinaggio nei luoghi sacri o in sono in viaggio anche all’estero, perciò non si è sempre sicuri di trovarli.
Da ricordare che ai lebbrosi del quartiere piacciono biscotti e sigarette e ai mendicanti della scalinata si è soliti fare piccole offerte in denaro.
In serata, prima del tramonto, (verso le 4 o 5) è tradizione visitare il ‘Tempio delle scimmie’ dove i monaci si fanno i Kora (giri concentrici di preghiera) all’incontrario e poi sostare con i monaci tra i quali è l’amico delle scimmie, un vecchio che ha fatto il voto del silenzio.
SESTO GIORNO KATHMANDU Di prima mattina abbiamo partecipato alla Festa del Mahaashtami con sacrifici alla dea e processioni .
Dopo, sempre a Kathmandu, abbiamo incontrato Marco Banchelli, un fiorentino, ciclista per passione, che viene spesso in Nepal. Con lui abbiamo visitato una ex kumari che è stata dea-bambina verso la metà degli anni ’80 e oggi ha circa 20 anni. Con lei Patrizio ha fatto una lunga pedalata nei dintorni, perfino sull’acqua di un lago grazie ad uno speciale supporto gonfiabile che Marco aveva portato dall’Italia e di cui si serve per attraversare fiumi e laghi.
Syusy e Franco Battiato sono andati a Boudhanath, il quartiere tibetano pieno di monasteri dove c’è lo Stupa più grande del Nepal (Padmasambawa), alla ricerca della monaca guaritrice che toglie i malanni con il solo contatto delle mani.
Quindi hanno partecipato alla cerimonia della Puja, la preghiera collettiva dei monaci che può durare anche più giorni. Poi sono andati a Swayambunath ‘La Luce Primordiale il più antico luogo sacro ai buddisti in Nepal. Hanno quindi visitato la scuola del Dott. Gurung e la sua casa situata nel quartiere nuovo con una bella terrazza che domina la valle .
Poi, assieme al dott. Durung, sono andati al Beauty Parlor dell’Hotel Annapurna a trovare Mina, che prima dei recenti sanguinosi avvenimenti la parrucchiera del re, della regina e di altri componenti della famiglia reale. Da Mina Syusy ha ricevuto un curativo ‘ shampoo’ ayurvedico tra tante signore in sari.
SETTIMO GIORNO KATHMANDU Syusy è andata alla festa del Navami con cerimonie di sacrifici alla dea e processioni. In questa occasione, la ‘Kumari’ (dea bambina) viene portata in processione attraverso le strade. Patrizio è partito in auto da Kathmandu per monastero di Kopan (in circa un’ora) per incontrare Siliana Bosa, la responsabile dei centri buddisti a Kathmandu, e Pema, una giovane tibetana con la quale ha approfondito l’iniziativa ‘ Adozione a distanza di un monaco buddista’ con visita al monastero, incontro con il direttore del monastero e con giovani monaci.
Successivamente ha visitato il monastero femminile, il campo di prima accoglienza e il campo profughi tibetani nei dintorni di Kathmandu.
La festa notturna che precede il Dasain è principalmente una festa di famiglia si tratta perciò di eventi spontanei, di quartiere o di gruppi familiari cui non sempre è possibile partecipare.
^OTTAVO GIORNO KATHMANDU Tutti in giro per la città e i dintorni, per la Festa di Vijava Dasain, il giorno di vittoria della Shakti sui demoni, apice della festa. Terminano i sacrifici e la giornata viene dedicata ai vecchi e agli antenati. Molti nepalesi si recano in visita ai parenti. Il re impone la Tika (il segno rosso sulla fronte che in Nepal è fatto con curcuma e grani di riso) sulla fronte dei ministri e di altri notabili ai quali consegna alcune monete. I negozi e gli uffici pubblici sono chiusi.
NONO GIORNO Franco Battiato torna in Italia . Syusy con Roberto Rubiolo è partita da Kathmandu alla volta del Parco Nazionale Reale di CHITWAN nel sud del Nepal, al confine con l’India.
Per raggiungere il lodge ci si inoltra tra campi coltivati fino ad un fiume impetuoso; da qui ci si imbarca su piccole canoe e si raggiunge l’altra sponda in cui si trovano le jeep che trasportano i passeggeri fino ai bungalow nella foresta.
Di solito si fa tutto l’itinerario in giornata arrivando a notte fonda all’albergo.
DECIMO GIORNO Parco Nazionale di Chitwan, con safari fotografico sull’elefante e poi una passeggiata nella jungla alla ricerca della tigre o del rinoceronte. Syusy trascorre l’intera giornata nella foresta.
UNDICESIMO GIORNO Nella mattinata Patrizio è partito in auto per Pokhara con sosta lungo il percorso a Lumbini in direzione del Mustang da cui inizia il trekking.
Ha pernottato all’Hotel Shangri la Village di Pokhara, Gharipatan, 00977.22122/23676 fax 21995 Email: hosangp@village.Mos.Com.Np. Qui ha incontrato i compagni di viaggio: Pietro Verni , presidente dell’associazione Italia-Tibet e la moglie tibetana Karma.
Maurizia, sempre in auto, è ritornata a Kathmandu.
L’intera giornata è trascorsa, per entrambi, in viaggio.
DODICESIMO GIORNO Syusy parte da KATHMANDU alla volta di NEW DELHI In aeroporto ha incontrato Sandra, la ragazza italiana che vive in India e che sarà la sua accompagnatrice per i giorni successivi. Assieme sono andate ad incontrare una delle più note ballerine indiane e poi un bramino che le introduce il viaggio a Rishikesche e quindi nel centro di bellezza che utilizza ricette della cucina tradizionale indiana per la cura della pelle.
Pernottano all’Oberoi Maiden il più vecchio albergo coloniale inglese Patrizio, Paolo, Piero Verni e Karma partono in aereo di prima mattina per JOMOSON (2.700 mt , 22 ‘ di volo). Incontrano la squadra dei portatori con 3 asini, l’ufficiale di collegamento e iniziano il trekking.
La tappa, JOMOSON – KAGBENI (circa 3 ore).
Scendono nel greto del Kali Gandaki (mare nero). A metà strada circa attraversano il Pandra chu (in tibetano acqua,fiume) passando su di un ponte di tronchi e si raggiunge Eklabatti, deviazione per raggiungere Muktinath (3810 mt). Il sentiero prosegue e dopo 1 ora si raggiunge Kagbeni (2.800 mt) ‘La porta della Terra Proibita’, Kagbeni, il cui nome significa confluenza di due fiumi, è l’ultimo centro raggiungibile senza il ‘trekking permit’ per il Mustang.. Nel monastero vive una comunità di monaci dell’ordine Sakya. I visitatori stranieri non sono ammessi all’interno a causa dei ripetuti furti verificati in passato.
Due rozze statue in argilla decorata sono poste a protezione del villaggio e dei suoi abitanti (di etnia Gurung, la cui lingua è un intreccio tra tibetano e nepalese) per respingere i defunti che si ostinano a non voler abbandonare i luoghi nei quali hanno vissuto.
Una doppia fila di ‘mulini delle preghiere’ termina in un muro ‘mani’, manifestazione religiosa dei seguaci del buddismo tibetano Costituiti interamente da pietre votive di varie dimensioni sulle quali sono scolpite preghiere o brani sacri. Il termine ‘Mani’ è l’abbreviazione della formula sacra ‘di origine sanscrita ManiPadme Hum’ (il Gioiello, la Gemma).
Curiosità sui trekkimg in Nepal: Nel 1994 sono stati rilasciati per tutto il Nepal 76.865 permessi, hanno stimato in 50.000kg la spazzatura lasciata.
TREDICESIMO GIORNO Syusy – Sveglia molto presto e in auto alla stazione con il primo Shatabti Express della mattina (circa alle 6) in tre ore si giunge a CHANDIGARH, posta ai piedi delle colline da cui inizia l’Himalaya. La costruzione della città iniziò negli anni ’50 su progetto dell’architetto francese Le Corbusiere da Maxwell Fry. Per quanto la città possa apparire banale e inesorabilmente destinata ad un’espansione disordinata gli Indiani ne sono fieri e i suoi abitanti la ritengono la più vivibile dell’India. Nel pomeriggio partenza in auto con Sandra , per RISHIKESH. (circa 4 ore) Arrivo in serata e pernottamento nell’ashram del Generale Taylor Patrizio – 2a tappa: KAGBENI – TZELE (circa 6/7 ore) Dopo le formalità al check post si accede all’upper Mustang.
Inizia la salita a fianco della montagna su di un sentiero pietroso. Dopo circa 1 ora si raggiunge il villaggio di Champa.
Il sentiero è a volte molto stretto, con numerosi saliscendi e incrociando altre carovane è necessario procedere a sensi alternati.
In vista di Tanpè il sentiero scende, ripidissimo, per risalire verso le prime costruzioni del villaggio-fortezza con i viottoli strettissimi che si raggiungono dopo circa 3 ore di cammino da Kagbeni.
Tanpè è abitato da poche persone, generalmente anziani o famiglie con bambini. I giovani per lo più emigrano a Pokhara o Kathmandu. Gli abitanti, di etnia Gurung, sono molto ospitali. I Gurung si trasferirono qui alcune centinaia di anni fa dalla regione di Manang. Il villaggio attuale (un tipico ‘chorten’ –reliquiario- e rappresentazione tridimensionale dell’universo buddhista) non è l’originario, scivolato a valle con una frana.
Il villaggio successivo, Chusang, si raggiunge dopo circa due ore di cammino. Tra le rocce si aprono numerose grotte, la maggior parte inaccessibili, che in tempi remoti furono ricoveri per carovane e pellegrini ma anche eremi per monaci e asceti. Le erosioni dei venti, dei ghiacci e le frane le hanno progressivamente isolate.
Dopo Chusang Huori attraversando il Narsing Khola, un affluente della Kali Gandaki, si sale a Chusang Phari.
Il sentiero prosegue dapprima lungo gli appezzamenti coltivati poi verso il greto del fiume fra imponenti pareti rocciose.
Dopo una ripida e polverosa salita si raggiunge Tzele (3.050 mt).
QUATTORDICESIMO GIORNO Syusy a RISHI KESH La capitale mondiale dello yoga e la più santa delle città indiane (assieme a Varanasi), il luogo in cui i Rishi ascoltarono i Veda vibranti nell’universo e li tradussero in forme comprensibili agli umani.
Ancora oggi è uno dei principali centri yoga tra cui il Masharishi, che fu guru dei Beatles , che si divide tra qui e l’Olanda.
La città sacra è meta di migliaia di pellegrini perciò la cucina è rigorosamente vegetariana.
Doveroso acquistare qui il Rudraks Mala, il rosario usato durante le cerimonie della puja fatto di noci dell’albero di rudraks. Nei mercati si trovano suppellettili votive, opuscoli, cassette, scialli e medicine ayurvediche con erbe himalaiane. Incontro con il gen. Taylor, lo scopritore delle grotte di Patal, ora ritiratosi in un ashram che fa da guida nella visita della città e nei centri yoga e di preghiera. Nel tardo pomeriggio partenza per Haridwar, a 24km in circa 1 ora di strada, per la cerimonia del Ganga Aarti, al tramonto sul ghat principale del fiume Gange i sacerdoti lasciano centinaia di lumini accesi alla corrente del fiume tra i riti e i bagni dei fedeli. Il ghat principale è situato nel punto preciso il cui il Gange abbandona le zone montuose per inoltrarsi nella pianura per cui il potere dell’acqua è superlativo. In questo punto vi è una scalinata, solo da pochi anni accessibile agli stranieri, in cui i pellegrini fanno i riti propiziatori (come a Calcutta). La potenza del luogo è confermata dall’orma di Vishnu visibile su di una pietra. Sull’altro lato del fiume vi è il Bada Bazaar un mercato devozionale molto affollato.
Ritorno a Rishikesh e pernottamento all’ashram del gen. Taylor.
NB: la cerimonia dei lumini avviene anche a Rishikesh (al Triveni ghat nei cui pressi c’è il Bharat Mandir, il più antico tempio della zona) ma di minor importanza. Per praticità è comunque possibile optare per questa cerimonia.
Patrizio- 3a tappa: TZELE – GELING (circa 7 ore) Dopo Tzele un sentiero tortuoso sale rapidamente lungo scalee costruite per facilitare la salita tra passaggi sorretti da tronchi, altri irti tra roccia friabile. Dopo circa due ore si raggiunge Dzon (3550 mt) e dopo 15’ Samar (Terra Rossa).
Un tempo vi sorgeva un castello del re, poi franato a valle, di cui restano poche tracce.
L’area di Samar è da oltre 100 anni parte del Mustang; prima era un piccolo feudo di un famiglia reale estinta.
In origine un villaggio molto più esteso sorgeva poco lontano poi, per mancanza d’acqua, fu trasferito nella sede attuale. Fu sede di un grande monastero di cui è rimasto solo un umile gonpa .
La popolazione è molto ospitale.
Dopo due ore dei duro cammino si arriva nel luogo più sacro del paese di Lo, Rechung Gonpa, che si può raggiungere con una deviazione del sentiero dall’altro lato del torrente.
Il sentiero dapprima pianeggiante, sopra un groviglio di canyon, diventa poi una discesa ‘stroncagambe’ per poi raggiungere Rechung (‘non costruito dall’uomo’), un’ ampia grotta sorretta da un pilastro naturale decorata, lungo le pareti, da immagini. Qui si dovrebbero incontrare monaci e pellegrini.
Il sentiero prosegue in salita e dopo una ora e mezza si raggiunge Sha Mo Chen, poi all’omonimo passo e dopo aver superato una vallata tutta bianca si raggiunge, scendendo per il sentiero, verso ‘ Gheling’.
A Gheling ci si può accampare nel verde prato sotto la collina dei monasteri dominata dal Gon Khan (Cappella della Divinità Protettrice) luogo molto sacro vietato alle donne.
^QUINDICESIMO GIORNO Syusy – RISHIKESH -ALMORA Sveglia all’alba per andare al Triveni Ghat di Rishikesh dove i fedeli fanno le offerte di latte al fiume e nutrono pesci di dimensioni impressionanti.
Partenza di prima mattina con Sandra. Giornata dedicata al trasferimento.
Parecchie ore di percorso (variabile a seconda delle condizioni delle strade) tra le colline e parchi naturali con vista sulle montagne himalayane. Pochi centri abitati lungo il percorso. Arrivo in serata. Pernottamento all’albergo statale.
Patrizio – 4a tappa GELING – MARAN (circa 8 ore) Lasciata Gheling ci si ricongiunge all’antica carovaniera per poi salire, dopo due ore, verso il Tai La (3950 mt). Proseguendo per il Passo di Ghemi si raggiunge l’oasi verde di Ghemi (3440 mt) con un antico monastero e un palazzo reale abbandonato. Prendendo il percorso breve si raggiunge Tramar in circa un’ora. Un secondo sentiero, in due ore, è più ricco di presenza umana e religiosa. Attraverso una pietraia si sale, faticosamente, al passo di Mu-i poi verso due passi minori si raggiunge Maran, un dedalo di stradine delimitate da bianchi muri di pietra con gli angoli delle case marcati in rosso.
Syusy è ad ALMORA la ‘Città dei templi’, a 1650 mt. Una delle poche città non create dagli inglesi. In mattinata visita la città per vedere l’Himalaya dal ‘Bright end corner’ a 2km dal centro.
Nella torre dell’orologio c’è una scritta molto venerata ‘Lavora come dovessi vivere in eterno, prega come se dovessi morire oggi’.
Il ‘Nanda Devi temple’, vecchio di oltre 1000 anni, è il luogo più sacro di Almora, decorato con centinaia di tappeti. Nei dintorni ci sono 3 ashram di Babaji (Siddhashram- 28 km, Kausani- 48 km, Dhayan Hairakhan,Almora) A 6 km CHITAI TEMPLE, dedicato a Golu Devta, un generale Clouds, in cui si trovano centinaia di campanelle di ogni stile e dimensione che i devoti suonano per chiedere aiuto alle divinità.
A 32 km JAGESWAR, lungo uno dei bracci del Gange, uno dei 12 luoghi più sacri a Shiva con oltre 164 tempietti dedicati ai vari nomi di Shiva e alla Dea Madre; luogo di grande fascino.
A 8 km c’è il tempio sul luogo in cui si manifestò per la prima volta Shiva. Poco lontano a GANGOLIHAT vi è un tempio dedicato alla Dea Kalì- A Lukhu-Udyar, 16 km, vi sono grotte con pitture preistoriche. A Tariknhet (8 km) è venerato l’ashram in cui visse per qualche tempo Gandhi.
A Katarmal (10 km) c’è uno dei più importanti templi dedicati al ‘Dio sole’. E’ costruito in pietra e metallo.
Patrizio – 5a tappa MARAN – LO MANTANG (circa 5 ore) Da Maran si può raggiungere Mantang per due differenti percorsi, uno più breve e diretto e l’altro attraverso la carovaniera.
Scegliendo il primo percorso, molto faticoso, si sale sino al passo in circa una ora, per poi scendere verso la carovaniera che corre verso il Tibet. Il tratto sino a Mantang è un mare di sabbia, tra continui saliscendi. Patrizio ha percorso questo itinerario.
Syusy si avvia verso le grotte di Patal Bhuvaneshvur ‘Miniatura dell’universo’ (circa 4 ore di strada).
Recita lo Skanda Purana, uno dei testi sacri della tradizione indù che ‘Colui che vuole sentire la presenza del potere eterno deve venire alla sacra Bhuneshwara’. E’ il luogo in cui prendono esistenza i miti indiani, dove ‘Senti qualcosa ma non puoi toccarla, vedi qualcosa ma non puoi crederci’.
L’ingresso della grotta (secondo il Purana è di 7 livelli, di cui solo due visitabili) è situato nella montagna coperta di pini sopra il villaggio di Patal ed è custodita da un anziano bramino che accoglie i visitatori, li accompagna, recita con loro le orazioni, imprime la tika ecc. Ci si può bagnare in una delle 7 vasche e raccogliere l’acqua santa.
La zona è alla confluenza di tre bracci del Gange perciò tutto il territorio è sacro (come a Varanasi).
Pernottamento nell’ashram. Patrizio a LO MANTANG, (3.730 mt) Città fondata nel 1380. Il nome pare significhi ‘piana della medicina’.
NB: il percorso descritto è concentrato in cinque giorni ma è possibile (forse preferibile) diluirlo in sei .
SEDICESIMO GIORNO Syusy – In auto e a piedi nella grotta di Patal e nei dintorni Kumaon-Malvani- Bageshwar ‘ città dei pellegrini’ Ritorno ad Almora (4 ore) per ritirare i bagagli depositati all’hotel e poi a Nanintal (circa 5 ore) arrivo in tarda serata. Pernottamento a Nanintal Patrizio – LO MANTANG Visita del villaggio, incontro con il re e la popolazione della ‘Città Proibita’.
DICIASSETTESIMO GIORNO Syusy- Da NANINTAL a NEW DELHI 278 km circa 10 ore di viaggio.
Patrizio – Partenza in elicottero da LO MANTANG per KATHMANDU NB: l’elicottero atterra verso le 10 di mattina nello spiazzo fuori dalla porta principale della città.
Transfert dall’aeroporto per l’Hotel Shangri la .
DICIOTTESIMO GIORNO Patrizio – Partenza con Austrian Airlines. Da Kathmandu via Vienna per BOLOGNA Syusy Partenza con Swiss Air via Vienna per Bologna NOTIZIE UTILI ORARIO: + 4.45 dall’Italia TEMPERATURA: media del mese di ottobre a Kathmandu: diurna 27 notturna 13 GIORNI DI PIOGGIA: media del mese di ottobre: 4 MONETA: rupia nepalese RS, circa 57 per 1 $ USA ABITANTI: 18 milioni divisi in 28 gruppi etnici che parlano proprie lingue e dialetti (anche se la lingua ufficiale è il nepali) e praticano proprie religioni (quella ufficiale è l’induismo)
USI NEPALESI Prima di entrare in casa è indispensabile togliersi sempre le scarpe I nepalesi preferiscono abiti decorosi Le dimostrazioni di affetto in pubblico non sono viste di buon occhio Gridare e alzare la voce sono segni di grande maleducazione Il contatto fisico è molto raro; non indicare e non toccare nulla con il piede, arte ‘infima’ del corpo Non fare domande sulla casta di appartenenza di una persona I nepalesi non amano dire di no o non rispondere a domande per cui, a volte, danno indicazioni sbagliate pur di rispondere Viene consigliato di non dare elemosina in denaro ai bambini Attorno agli stupa buddisti, ai chorten o ai muri mani si gira in senso orario. In molti templi buddisti e indu’ è necessario togliersi le scarpe, in alcuni è proibito portare con sé oggetti di cuoio (scarpe, cinture) Quando si visitano monaci buddisti è usanza regalare una sciarpa bianca ‘khata’ che si acquista in molti negozi Il fuoco è ritenuto sacro perciò non vi vanno buttate immondizie (sia nelle case che negli accampamenti) Nelle case nepalesi gli stranieri non possono accedere alla cucina Per non contaminare il cibo non si debbono usare utensili già utilizzati o metterlo in piatti in cui ci si è già serviti. Non bisogna perciò servirsi da un piatto comune con le proprie posate o posare il proprio piatto su di un tavolo dove vi sia ancora cibo per non farlo diventare ‘jutho’, sudicio.
La corrente è in genere a 220V/50Hz . Gli sbalzi di corrente e i black-out sono assai frequenti E’ consigliabile bere soltanto acqua imbottigliata Abiti consigliati a Kathmandu: abiti estivi con qualche maglione per le notti, fresche e a volte fredde Malaria: rischio nelle zone rurali del Terai Il VISTO per il Nepal si ottiene all’aeroporto di Kathmandu: è necessario il passaporto valido (scadenza di almeno 6 mesi dalla data di uscita dal Nepal), 30$ e una fototessera ma è opportuno portare ancora 4/5 foto che potranno servire in altre occasioni.
NB: ricordate di confermare 72 ore prima del ritorno il biglietto aereo
^LA FESTA DEL DASAIN E’ la più grande festa nepalese, paragonabile al Natale o Capodanno in occidente e viene celebrata nel periodo di calma e di rigoglio che fa seguito alla stagione dei monsoni, quando il cielo è più limpido, l’aria è pulita e si avvicina la raccolta del riso.
I festeggiamenti durano 15 giorni e terminano con la luna piena. Il calendario è avanti 57 anni rispetto al nostro per cui il 1999 corrisponde al 2056. Nei giorni precedenti la festa decine di migliaia di nepalesi si mettono in viaggio per tornare a casa e celebrare la festa con le loro famiglie, infatti il dasain è festeggiato soprattutto nelle famiglie ma vi sono avvenimenti ‘pubblici’ ricchi di colore. Tutti partecipano alla festa senza distinzione di etnia, casta, potere o ricchezza.
Sino ad alcuni anni fa i detenuti venivano autorizzati a lasciare per alcuni giorni le carceri per assistere alla festa.
E’ detta anche Durga Puja in quanto rievoca la vittoria di Durga, (assimilata alla ‘terra madre) divinità terribile sempre assetata di sangue, sulle forze del male rappresentate da Mahisasura, demone dalle sembianze di bufalo. In onore della dea il sangue viene fatto scorrere a fiumi come in nessun altro momento. Viene anche chiamata ‘Navaratri’, nove notti, Già prima dell’inizio della festa i nepalesi puliscono e ridipingono le case (come le pulizie di primavera da noi), puliscono strade e monumenti e acquistano abiti nuovi e nelle piazze di villaggi e città spuntano giostre e ruote giganti rudimentali manovrate manualmente. Agli occhi dei turisti il Dasain sembra la ‘ festa delle giostre’.
Il Fulpati è il primo giorno importante della festa ; e’ chiamato il ‘settimo giorno anche se non è celebrato in quella data. Fulpati significa ‘giorno dei fiori’ e in questa occasione una giara piena di fiori viene portata da Gourkha a Kathmandu nella piazza d’armi di Tundikhel dove viene offerta al sovrano. I fiori simboleggiano Taleju, la dea della famiglia reale la cui immagine più pregevole viene custodita nel palazzo di Gourkha.
Dalla piazza d’armi i fiori vengono trasportati su di una portantina sino al vecchio palazzo reale che sorge in Durbar Square e presentati una seconda volta al re e al suo seguito.
Successivamente vengono celebrati ‘Maha Astami’ (il grande ottavo giorno) e Kala Ratri (la notte nera) che segna l’inizio dei sacrifici e delle offerte in onore di Durga. Le centinaia di capre che nei giorni precedenti pascolano a Tundikhel vengono immolate alla divinità. A mezzanotte nel cortile di un tempio nei pressi i Durbar Square vengono fatte cadere con un solo colpo di spada o di coltello (pena grandi maledizioni sui boia e sulle loro famiglie) le teste di otto bufali e di centotto capre.
In passato Kot Square, nei pressi di Durbar Square, fu teatro di un imponente massacro perpetrato contro la nobiltà nepalese che segnò l’inizio della dominazione rana. Per ricordare questo evento il giorno seguente, chiamato Navami, nello stesso luogo si susseguono sacrifici per tutta la giornata. I cortili del palazzo di Hanuman Dhoka si trasformano in piazze da fiera dall’alba e tramonto .Arieti, caproni e bufali vengono sacrificati da ‘carnefici’ che hanno trascorso la notte precedente in preghiera e meditazione nel tempio di Taleju. Due uomini tengono ferma contro un albero la testa dell’animale che i carnefici devono tagliare di netto pena una maledizione sulla loro famiglia se l’animale non muore sul colpo. Gli astanti intingono le dita nel sangue per segnarsi la fronte con una tika e siccome la carne degli animali può ora essere consumata alla sera c’è una grande festa con abbondanti libagioni. Per assicurarsi un anno senza incidenti le ruote delle auto e degli altri mezzi di trasporto vengono cosparse di sangue. Anche per ogni aereo della compagnia aerea viene immolata una capra. In Nepal il consumo di carne è ridotto ma in questa giornata tutti cenano con carne di capra.
E’ necessario arrivare presto per prendere buoni posti.
Per Vijaya Dashami, il decimo giorno della festa, le celebrazioni si svolgono soprattutto nelle case. I nepalesi si scambiano biglietti di auguri, le famiglie si fanno visita e i genitori tracciano la tika sulla fronte dei figli. Alla sera a coronamento della festa nelle città della valle si svolgono danze mascherate e processioni in cui i sacerdoti indossano gli abiti delle varie divinità e tengono in mano una spada di legno simbolo dell’arma con cui Durga trafisse il demone-bufalo.
Benchè il dasain sia una celebrazione hinduista in cui si rievoca anche la vittoria di Rama sul perfido re Rawana raccontata nel Ramayana ormai è stata fatta propria anche dai buddisti : mutano i nomi dei protagonisti ma la simbologia è la stessa: la vittoria del Bene sul Male I germogli di orzo seminati il primo giorno della festa in una giara sacra di ogni casa vengono raccolti, legati in piccoli mazzetti e messi tra i capelli. Nei santuari di Patan e Bakthapur si svolgono altre cerimonie.
Da reperire a Kathmandu ‘Festival of Nepal’ di Mary M.Anderson che illustra le feste e le leggende collegate.