Una settimana a Santo Domingo
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A SANTO DOMINGO UNA SETTIMANA A MARZO 2014
Costo ca. euro 1.500,00 – Periodo: dal 29 marzo al 5 aprile
Viaggio tra colleghi di lavoro. Decidiamo di anticipare l’estate visto che qui a Roma la primavera tarda ad arrivare e scegliamo di andare per una settimana in un villaggio Veratour nella Repubblica Dominicana a Bayahibe, dopo aver esaminato le recensioni quasi tutte molto positive.
Così alle 13 ci troviamo tutti, anzi tutte, visto che l’unico uomo sono io, all’aeroporto di Fiumicino. Io e mia moglie sessantaquattrenni, già con un’esperienza a Cuba, due colleghe ultraquarantenni e la figlia tredicenne di una di loro. Mi rendo conto che viaggiare con quattro donne significherà inevitabilmente fermarsi a tutte le bancarelle di vestiti, borse, orecchini, foulard di S. Domingo e sono comunque preparato.
L’aereo della Meridiana è in realtà un vecchio boeing 767 ultraventennale della Aeritalia (facente parte della Meridiana). Ci eravamo preoccupati di prenotare prima i posti con più spazio per le gambe (prima fila ed uscite di emergenza) rivolgendoci direttamente alla linea aerea che effettua tale servizio con il versamento di Euro 60,00 a posto/tratta. Qualche preoccupazione per il controllo di Polizia per la nostra amica tredicenne, la quale pur munita di passaporto individuale, non aveva uno stato di famiglia per dimostrare che viaggiava con un genitore. Risolto il problema in quanto la ragazza risultava anche sul passaporto materno, prima del cambio della legge che ha imposto il passaporto individuale anche ai minori.
Decollo con un ritardo di circa un ‘ora. Dieci ore il volo alleviate dai film scaricati sul computer e dal, sia pure difficile, sonno sui sedili. Pasti dignitosi nei limiti di un volo charter. Auricolare gratis ma nessuna coperta o cuscino all’andata (al ritorno invece si).
Atterriamo all’aeroporto La Romana alle nostre tre di notte, ma alle loro ventuno (sei ore in meno con l’ora legale italiana). Formalità doganali abbastanza spedite, anzi dobbiamo dire che il personale di polizia, a differenza di quanto capita sempre, è gentile ed augura anche buona permanenza.
IL VILLAGGIO DI CANOA
In 20 minuti il pullman del T.O.ci porta al villaggio Canoa di Bayahibe dove, previo brindisi di benvenuto andiamo in camera a proseguire il sonno. Ci vengono assegnate due belle camere fronte piscina (stanze 1220 e 1224). La domenica mattina facciamo colazione e partecipiamo alle 8,30 all’incontro esplicativo sul funzionamento della struttura.
Il villaggio è veramente bello. Ogni piccolo fabbricato, composto di varie camere con balconi o giardino è inserito in un grandissimo parco tropicale di vastissime dimensioni.
Il T.O. gestisce una parte del complesso, così come altri tour-operator, per le altre parti, di varie nazionalità. Le camere sono grandi, pulite e molto confortevoli. Nel parco c’è una notevolissima piscina fronte mare ed due più piccole con idromassaggio. Ci sono campi da tennis, palestre, spa, minigolf, vari campi di bocce, tiro con l’arco, ping-pong, biliardo e numerosi sport acquatici gestiti direttamente dalla Veratour, surf, barche a vela, canoe (piuttosto datate e senza schienali) e gommoni per le escursioni.
All’interno si trovano quattro ristoranti, uno italiano gestito dal TO, con gli animatori tra i tavoli, da utilizzare per chi non può fare a meno della pasta, uno internazionale (che consigliamo per la estrema abbondanza e diversificazione dei cibi), due a tema per la cucina giapponese, brasiliana e messicana, tutti liberamente utilizzabili, previa prenotazione. Ogni cosa ad un livello elevato.
Inoltre numerosi sono i bar e snack che, con la formula all-inclusive forniscono bevande di qualsiasi genere incluse quelle alcoliche, oltre spuntini vari.
Le camere Il parco è tenuto con estrema cura. In stanza ogni mattina al riordino viene fornita una bottiglia grande di acqua minerale. Tutte le camere, salvo qualcuna posizionata di fronte ai muri di confine, sono provviste di vista sul parco. All’interno televisione con Rai-International, apparecchio elettrico con tutto l’occorrente per the e caffè, ferro da stiro, cassaforte, frigo, aria condizionata regolabile elettronicamente. Letti ampi e molto comodi. La nostra misurava circa 40 mq. oltre il balcone con affaccio sul parco e piscina. Bagno munito di vasca con doccia. Abbiamo letto una recensione passata di chi si lamentava della tenda di nylon della doccia. Forse siamo degli spiriti più semplici, ma per noi, tenuto conto del resto, la tenda in nylon andava benissimo. Vi sono, ma non per i clienti del TO, anche delle villette autonome con laghetto. Concordiamo dunque con i pareri positivissimi di chi ci ha preceduto.
Il mare e la piscina La sabbia è bianca ed a grana finissima. Il mare cristallino tipico dei Caraibi con acqua mai fredda. Un appunto che si potrebbe fare riguarda l’elevato numero dei lettini che non lasciano spazio alla privacy. Tuttavia ciò garantisce di poter sempre trovare posto.
Comunque basta spostarsi anche solo di pochi metri a sinistra, rispetto la parte di spiaggia riservata al complesso del Canoa, per rimanere completamente soli e con a disposizione una spiaggia lunga molti chilometri senza nessun insediamento, incorniciata dalle palme e facente parte del Parque Nacional de Este.
La parte destinata alla balneazione sicura, con addetti alla sorveglianza, di fronte al complesso, è delimitata da boe fino ad una barriera artificiale subacquea che annulla l’eventuale frangersi delle onde.
Tale barriera è formata da anfore in terracotta affondate con habitat per flora e fauna marina da vedere con l’uso di una maschera e boccaglio.
Contrariamente ad altre località, non si viene infastiditi in continuazione dai venditori. Sulla spiaggia a destra, tra il villaggio Veratour e quello della Eden vi sono una serie di negozi con souvenir (quadri, indumenti, gioiellini da mare, prodotti per la cura del corpo, etc.). Gli stessi prodotti a prezzi maggiori ovviamente nei negozi all’interno dell’hotel.
Il complesso della piscina è davvero grande e vi è posto per tutti, senza assembramenti con un bar al centro che serve bevande e cocktail sia alcolici che analcolici, sempre gratuitamente.
Vi suggeriamo il “cocoloco”, un cocktail di latte di cocco e rum eccellente.
L’acqua della piscina è gradevolmente tiepida con accanto, come accennato, due grandi vasche per idromassaggio.
Escursioni Dopo aver letto i commenti di chi era stato qui in precedenza avevamo deciso anche noi di acquistare le escursioni presso “il toscano” il cui esercizio si dovrebbe trovare subito fuori l’ingresso della struttura. Tuttavia abbiamo poi deciso di utilizzare quelle gestite direttamente dal TO per tre motivi sostanziali.
Innanzitutto perché le differenze di prezzo di pochi euro sono molto marginali, non tali da giustificare la rinunzia alla implicita garanzia di un tour-operator noto.
In secondo luogo, trattandosi di escursioni in alcuni casi “avventurose” la copertura assicurativa di una compagnia italiana, appariva importante ed, in terzo luogo, sussistendo i pasti inclusi, e tenuto conto che talvolta qui manca l’energia elettrica ai refrigeratori, la garanzia sulla integrità dei cibi, considerando la presenza tra noi di una minore, appariva importante.
Noi abbiamo prenotato la classica gita all’isola di Saona (70 dollari), l’escursione alla città di Santo Domingo (68 dollari) ed il Safari all’interno del territorio, alla scoperta dei villaggi rurali, della canna da zucchero, e delle piantagioni di caffè e cioccolato (90 dollari).
L’ISOLA DI SAONA
Partiamo alle 8.45 dalla spiaggia del villaggio turistico su tre grandi lance veloci da 40 posti circa. Grazie ai due potenti motori da 200 cavalli arriviamo in 20 minuti alla “Piscina natural”. Si tratta di un banco di sabbia al largo della costa, nelle vicinanze dell’isola di Saona, con acque cristalline non più profonde di mezzo metro.
A quanto ci dicono dovrebbero essere pieni di stelle marine. In realtà ne abbiamo vista una sola (a parte le due che si era portato appresso il fotografo). Tuttavia l’esperienza di camminare in acqua bassissima, pur trovandoci al largo, merita sicuramente.
Raggiungiamo l’isola dopo circa altri dieci minuti di navigazione veloce.
Prima che arrivassimo noi doveva essere un paradiso. Spiagge bianchissime, acque cristalline e palme dappertutto. Ora invece ci sono 100 persone ammucchiate di fronte al posto di ristoro . Anche qui però basta spostarsi di pochi metri dietro il promontorio (l’isola è lunga 12 chilometri e larga 5) per rimanere assolutamente soli in questo luogo paradisiaco (a parte i pellicani che si tuffano in picchiata e pescano il pesce in superficie, peraltro senza grandi difficoltà stante la estrema abbondanza di pesci).
Delle stranissime lucertoline dalla coda arricciata corrono sulle fronde delle palme tagliate. Non è possibile inoltrarsi all’interno, perchè la giungla è troppo fitta.
Nelle acque trasparenti si rincorrono innumerevoli specie di pesci tropicali, mentre numerosi tipi di uccelli marini si adagiano nelle acque tiepide. Purtroppo ho dimenticato la maschera in camera e non posso esplorare i fondali che devono essere ricchissimi di vita.
Dopo il pranzo rimaniamo sull’isola un paio d’ore. Il rientro è stato piacevolissimo. Ci sono venuti a prendere con dei grandi catamarani a vela (che però andavano anche con il motore in funzione)e tra musiche e vitamina “R” (così qui denominano il rum che scorre a fiumi…ed è molto apprezzato da una delle mie colleghe di vacanza), siamo tornati a Bayahibe e quindi al villaggio in tempo per doccia e cena.
VISITA A SANTO DOMINGO
Dopo un paio d’ore di pullman siamo scesi nella parte coloniale della città, “la capital” secondo la dizione dei locali ed abbiamo iniziato un percorso a piedi.
La parte coloniale è stata inclusa dall’Unesco nell’elenco dei siti Patrimomio dell’Umanità. Abbiamo visitato il Pantheon, la Cattedrale, il Convento dei Domenicani. Abbiamo assistito in un antico giardino, prima del pranzo, ad una breve rappresentazione della storia della Repubblica Domenicana con il conquistatore spagnolo, l’indigeno e lo schiavo trasportato dall’Africa.
In realtà il primo insediamento di Cristoforo Colombo nella repubblica Domenicana (all’epoca nell’isola Hispaniola) si trovava nell’odierna Haiti (Villa Natividad). Venne tuttavia rasa al suolo dopo un anno, con uccisione dei coloni, da parte degli aborigeni Tainos dopo che Colombo aveva rapito numerosi indigeni ed indigene caricandoli a forza sulle navi per mostrarli al suo ritorno in Spagna.
L’attuale capitale è nata al terzo tentativo di insediamento, questa volta ad opera del fratello, Bartolomeo Colombo ed era stata denominata “Nueva Isabela”.
Santo Domingo comunque fu vittima di vari eventi negativi. Alla fine del ‘500 venne conquistata dal corsaro inglese Sir Francis Drake che la restituì alla Spagna previo riscatto. A metà del ‘600 venne assaltata dalla flotta inglese. A fine ‘800 venne conquistata dagli ex schiavi Haitiani.
Infine del 1844 divenne indipendente.
Dopo le notizie storiche ci dedichiamo allo shopping nelle vie del centro con visita ad una fabbrica di cioccolato e di sigari. Per chi ha visitato L’Avana, Santo Domingo, almeno per la parte che ci hanno mostrato, non sembrerebbe reggere al paragone.
In realtà bisognerebbe dedicare molto più tempo alla visita della capitale contrariamente a quello che abbiamo fatto noi.
La parte nuova della città appare moderna e ben curata.
IL SAFARI ALLE PIANTAGIONI
Questa è stata un’escursione faticosa… molto faticosa, dal momento che siamo stati colti da un temporale sull’autocarro e siamo stati accompagnati dal brutto tempo per quasi tutto il tragitto. Tuttavia sicuramente una delle più interessanti, sia perché si entra a contatto con il mondo reale e rurale degli abitanti, sia per la natura e l’acquisizione di nozioni su piante quali cacao, caffè, tabacco, da noi utilizzate correntemente quale prodotto finale, ma del tutto sconosciute sotto l’aspetto botanico e della coltivazione.
Siamo partiti dal villaggio, accennavamo, con un autocarro a sei ruote motrici coperto solo da un tendone, ma con le fiancate scoperte per ammirare il paesaggio. La prima tappa è stata in un villaggio rurale, dove siamo andati a visitare la scuola elementare. La maestra ha interrotto la lezione per permetterci di parlare con gli splendidi bambini e bambine di colore e scattare loro alcune foto. Chi voleva poteva lasciare un’offerta per la scuola in una scatola fuori della porta o piccoli regali come penne, matite e quaderni.
Quando si va in questi posti è sempre bene ricordarsi di portare con sé materiale da cancelleria o quaderni e simili da lasciare ai bambini o alle strutture che li educano.
In seguito ci siamo spostati alle piantagioni di canna da zucchero per visionare i sistemi di coltivazione, raccolta e carico su appositi mezzi e treni; una scoperta è stata assaggiare la polpa della canna da zucchero privata della corteccia.
Buonissima.
Siamo quindi passati alle coltivazioni di caffè e cacao. Abbiamo visto i vari passaggi dal frutto sulla pianta fino alla tostatura, con degustazione dei numerosi prodotti, alcuni per noi del tutto sconosciuti, come il the di cioccolato o le varie essenze per la cura del corpo ovvero da utilizzare in cucina. Nel frattempo si è scatenato un temporale di vaste dimensioni che ci ha inzuppati di acqua (peggio è andata per chi aveva già iniziato la gita a cavallo prevista per tutti), anche perché il tendone superiore dell’autocarro non era affatto impermeabile. Tuttavia l’ampia distribuzione a bordo della vitamina “R” (rum in abbondanza), la temperatura che rimaneva calda e la voglia di divertirsi di tutti, ha alleviato il disagio.
Tra l’altro, a causa delle piogge, un ampio torrente aveva quasi coperto la sede stradale di campagna, ma il nostro mezzo, con le ruote altissime e tutte in presa diretta, non senza qualche ansia dei passeggeri, ha superato agevolmente il guado. Alla fine la visita (comune a molte escursioni) ad una fabbrica artigianale di sigari e la sosta alla spiaggia di Macao (sosta breve dato il tempo atmosferico) ha concluso l’escursione.
Per quest’ultima visita va detto che la bellissima baia risulta ampiamente rovinata dalle baracche dei bar che ammucchiano le bottiglie ed i residui nel retro e cioè sulla laguna delle mangrovie, mentre innumerevoli quad o moto a quattro ruote motrici, riempiono l’aria del rombo dei motori. Rimpiangiamo Bayahibe da cui proveniamo ed il Parco Nacional de Este che circonda il nostro villaggio.
LO SHOPPING
Tramite le varie escursioni ed i negozi nel complesso Canoa, nonchè visitando i negozi esterni, abbiamo appurato alcune valutazioni degli oggetti di comune interesse dei turisti che riportiamo qui di seguito. Innanzi tutto ricordiamo che i prezzi vengono formulati in Peso Domenicani (DOP). 1 euro = 55-59 dop.
Da notare che il cambio, data la svalutazione monetaria galoppante, muta di giorno in giorno, talvolta negli hotel i prezzi sono esposti anche in dollari USA.
Per cambiare gli euro in peso conviene farlo in hotel anche se ci si rimette qualche cosa, dal momento che è impossibile trovare un bancomat funzionante ed è sempre rischioso, salvo esercizi importanti, utilizzare la carte di credito per la estrema probabilità della clonazione. Nel complesso erano presenti alcuni negozi.
Uscendo sulla strada invece, procedendo per un chilometro a sinistra si arriva ad un supermercato che vende di tutto, (incluse medicine di uso comune, senza ricetta medica ovviamente) e naturalmente l’onnipresente Viagra ed assimilati oltre moltissimi oggetti di artigianato.
Sulla spiaggia poi ci sono i venditori ambulanti (come dicevamo non assillanti).
In genere quasi tutti chiedono più del doppio del prezzo reale. I prezzi migliori, e la più vasta scelta, si trova a S. Domingo nella zona Colonial.
Caratteristica del paese è l’ambra e soprattutto il “larimar” una pietra azzurra tipica dell’isola. Una collanina in larimar non d’argento si acquista per 15-20 euro ed un paio di orecchini per 7 euro. Con le montature in argento i prezzi si triplicano.
Le bottiglie di rum si trovano a qualunque cifra e così le altre bevande alcoliche locali.
Simpatiche alcune cassette in legno contenenti la bottiglia di liquore locale, qualche sigaro e talvolta i fiammiferi dominicani (prezzi da 10 a 20 euro).
Gli album di foto artigianali con foglie di palma, cocco, conchiglie etc. e la scritta Repubblica Domenicana (probabilmente cinesi) costano da 8 a 20 euro). L’artigianato comunque che va per la maggiore è quello derivante dalla lavorazione del larimar o dell’ambra.
L’ANIMAZIONE
Due parole per l’animazione del Villaggio. Sempre presenti e mai invadenti esattamente come devono essere i ragazzi che si dedicano a tale attività. Gli spettacolini serali di buon livello, salvo, a mio parere, il giorno dedicato al cabaret. Pur mettendocela tutta i ragazzi, in questo caso il risultato è stato deludente.
Invero gli sketch erano troppo lunghi ed il finale non era il massimo della comicità. Andrebbero rivisti i testi.
LE ESCURSIONI CHE NON SIAMO RIUSCITI A FARE
Data la modestia del tempo a disposizione non siamo riusciti a risalire il fiume Chavon con i gommoni che erano a disposizione, né ad esplorare dal mare le coste incontaminate del parco. Non siamo riusciti neppure a raggiungere il villaggio dei pescatori di Bayahibe per un aperitivo o a percorrere con i quad l’interno, risalendo il corso del fiume. E tutto questo, sempre per limitarci solo al Parco in cui ci trovavamo (la Repubblica Domenicana possiede ben nove Parchi Naturali più uno sottomarino) senza nulla dire delle otto terrazze coralline emerse, delle circa quattrocento grotte del Parco, alcune con pittogrammi degli indigeni estinti o ancora delle isole di Catalinica e Catalina.
Sarà uno stimolo per tornare.