Six people one camper: Wyoming e S.Dakota

Dopo la bella vacanza dello scorso anno, ci è rimasta la voglia di ripetere l’esperienza del tutti insieme in camper un’altra volta. L’equipaggio è lo stesso tranne Lorenza , in defezione in quanto obbligata ad un viaggio in Australia per incontrare la figlia Silvia momentaneamente là emigrata, sostituita da Federica : gli altri i soliti...
Scritto da: giobest
six people one camper: wyoming e s.dakota
Partenza il: 16/08/2007
Ritorno il: 29/08/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Dopo la bella vacanza dello scorso anno, ci è rimasta la voglia di ripetere l’esperienza del tutti insieme in camper un’altra volta. L’equipaggio è lo stesso tranne Lorenza , in defezione in quanto obbligata ad un viaggio in Australia per incontrare la figlia Silvia momentaneamente là emigrata, sostituita da Federica : gli altri i soliti Gio, Robi, Pia, Pietro e Paola.

Il desiderio di spazi aperti e di contatto con la natura ci portano a scegliere la nostra meta principale : Yellowstone! L’itinerario sarà circolare : denver-yellowstone-cody-badlands-blackhills-custer state park-denver.

Il costo complessivo pro capite della vacanza è stato di € 1300 compreso il biglietto aereo comperato da british via internet nel mese di dicembre a € 650. In dettaglio per 13 giorni in suolo americano abbiamo speso: Camper El Monte 31” Slide Out noleggiato via internet tramite HUwww.Campervans.ComUH € 1800 . Gentilissima la responsabile Jackie con cui ho scambiato circa 50 e-mail prima di giungere alla definizione del tutto. Molto meno efficiente il responsabile del deposito di El MONTE Rv a Denver c/o On wheels rv in 6570 N.Federal Blvd che, ci ha fatto perdere una giornata sulla ns tabella di marcia dal momento che gli ho imposto la pulizia di un camper veramente sporco e la fornitura di tutti i kit personali pagati. ( se non avessimo controllato, sarebbero mancati cuscini, lenzuola, piatti e posate, non potevo sapere al momento della consegna che ci sarebbero state anche infiltrazioni d’acqua durante gli acquazzoni …). Sicuramente l’anno scorso ci eravamo trovati molto meglio noleggiando dal “ piccolo “ Eric Soper a Phoenix HUwww.Rv4rent.ComUH che insieme alla moglie Lynn ci avevano accolto per la prima volta in suolo americano.

Spese ai supermercati $333 Benzina per nutrire “la bestia” $980 Pernottamenti in hotel e campeggi $ 449,84 Nel diario la specifica in dettaglio anche degli altri costi ( biglietti di ingresso a siti e musei, etc.) Per l’organizzazione sono stati utilissimi i consigli delle mitiche guide del forum sez. USA del sito HUwww.Forumviaggiatori.ComU ( grande in tutti i sensi Marco di www.Vacanzeinamerica.Net e ale74 )e gli interventi di tutti i” viaggiatori” L’utilizzo del forum( in inglese) di HUwww.Tripadvisor.ComUH Lo scambio di opinioni dal sito HUwww.Americaontheroad.ItU I siti dei parchi nazionali americani HUwww.Nps.GovUH e HUwww.Custerstatepark.ComUH che mi hanno aiutato per le cartine , gli orari e i trail Il sito HUwww.Travellersonline.NetUH dell’amico Giulio con cui condividiamo, credo, l’amore per gli spazi aperti e il rapporto con la natura Il sito HUwww.Mapquest.ComUH per gli itinerari stradali ,( abbastanza attendibili le distanze calcolate e i tempi di percorrenza ) i supermercati lungo gli itinerari, i ristoranti e i campeggi. La guida Routard sui parchi dell’ovest, almeno per la prima parte del viaggio.

Oltre che a ore e ore passate a leggere notizie su internet !!!! Quello che segue è il lunghissimo diario dei nostri 13 giorni in camper passati tra wyoming e south dakota fra paesaggi e natura che non potremo facilmente dimenticare. Più che le notizie su località e monumenti nell’estensione del termine, rintracciabili su qualsiasi guida, ho cercato di attenermi alla descrizione dei percorsi, dei tempi di percorrenza e durata,prima di tutto per non cancellare dalla mia memoria un viaggio tanto impegnativo dal punto di vista della preparazione quanto semplice da affrontare una volta sul campo e in secondo luogo con la presunzione di poter far ingolosire qualcuno a tentare questo approccio ai parchi che per noi europei rappresenta l’eccezionalità, per gli americani la quotidianità. 16/8 partiamo da malpensa alle 12 e puntuali arriviamo a denver alle 18,15 con uno scalo a Londra di un paio d’ore, necessarie per lo spostamento dal terminal 1 al 4 e la sorpresa ( non capiremo mai il perché) che porta Pia a viaggiare in Business Class pur avendo pagato l’economy ( giuro, il biglietto gliel’ho fatto io e anche il cheek on line!!! Ma il fondo schiena l’ha lei !!!! che giustizia è mai questa????). A denver recuperiamo le valige( quest’anno le nostre ci sono tutte!! Hanno perso invece quelle della famiglia tedesca che viaggiava accanto a noi…) e facilmente usciamo dal bellissimo aeroporto . Il trasferimento all’hotel The Timbers HUwww.Timbersdenver.ComUH avviene tramite lo shuttle dell’hotel.

La scelta dell’hotel è stata fatta anche in considerazione della gentilezza dell’impiegata che si è prestata a rispondere alle mie svariate mail. April merita davvero di essere menzionata. La camera è di fatto costituita da un ampio soggiorno con cucina arredata di tutto ( compresa lavastoviglie ), divano letto doppio ,bagno e matrimoniale con due letti Kig size! Davvero una bella soluzione per noi sei che possiamo trascorrere lì la mattinata del giorno dopo in attesa del transfer per il ritiro del camper alle ore 12. La cifra di $ 172 comprende anche la prima colazione .Ottimo il bacon, il succo d’arancia e le frittelle..Un po’ meno i sugo d’acero..

Alle 12 puntualissimo Barry autista di HUwww.Acatranspo.ComUH ci aspetta nella hall dell’hotel. Per $ 60 ci porta in una comodissima suburban al deposito di El Monte in circa 40 minuti.

Alle 17,30 con circa due ore di ritardo sulla ns tabella di marcia lasciamo denver dirigendoci a nord sulla I-25 verso Cheyenne. Dopo un paio d’ore ci fermiamo nel ns primo Burger King per rifocillarci e fare il pieno alla “bestia”. La strada a doppia corsia ci porta fino a Rawlins dove alle 23 stanchi, soprattutto il Roby che ha guidato, ci fermiamo per la notte. Rispetto all’anno scorso siamo sicuramente più rilassati, perché abbiamo una migliore conoscenza sia del mezzo che dell’America! Solo Federica ( nuova recluta ) esplode più volte in gridolini estasiati “ eih, ma siamo in Wyoming!!!!” La prima notte al camping Wester Hill passa velocemente e al mattino siamo preparati a lasciare il ns obolo ( 18$) nella cassetta all’ingresso. Anche questo l’abbiamo imparato l’anno scorso. Gli americani non si fanno tanti problemi e, al termine del loro orario di lavoro lasciano i camping senza custodi, confidando che gli avventori paghino il corrispettivo lasciando i soldi dovuti dopo aver fruito dei servizi . Non so se in Italia funzionerebbe e a dire il vero non so se in america tutti paghino. Noi ce ne andiamo con la coscienza a posto. Riprendiamo la statale 287 che ci deve portare al ns primo parco : Grand Teton.

Ci fermiamo a fare la spesa a Lander dove ho memorizzato esserci un Safeway ( ottima catena di grandi supermarket).Alla cassa del supermercato, un’ora circa dopo il ns ingresso, ci guardano abbastanza stupefatti: forse non capita spesso di avere spese grandi come la nostra. Del resto una cosa che abbiamo imparato lo scorso anno, è che sei bocche mangiano tanto e che le spese sono una bella perdita di tempo, così, fatto tesoro dell’esperienza, non ci siamo risparmiati in acqua, pane ( tanto in america non sanno proprio cosa sia il buon pane e tanto vale fare incetta di un bel po’ di confezioni di quello in cassetta), uova, becon,marmellate e frutta. La sussistenza è garantita. La carne per i ns barbecue nel parco di Yellowstone la compreremo a jackson Hole, meta di questa sera.

Nel primo pomeriggio entriamo a Gran Teton dall’entrata di Moran Junction . All’ingresso, con ns grande sorpresa scopriamo che il pass comperato nell’agosto dello scorso anno, durata 12 mesi, è ancora valido e possiamo quindi utilizzarlo anche quest’anno senza altri esborsi. Comprarlo lo scorso anno è stato un affare, visto che da 50 è aumentato a 80 $ ! Ci dirigiamo a sud lungo la 89 . Il tempo non è dei migliori e verso le 4 proprio quando ci stiamo preparando per la prima camminata, ci imbattiamo in una storica grandinata!Piove per tutto il pomeriggio, ( anche dentro il camper!…)ma noi abbiamo comperato del buon thè e ci scaldiamo adattandoci anche ai fantastici biscottini al limone… gusto tutto americano. Verso le 6 arriviamo a Jackson .Meno male che, non senza problemi ,sono riuscita a prenotare un posto per la notte al Veginian lodge che gestisce anche un Rv camground. Non sarebbe stato tanto agevole cercare un posto dove dormire nella confusione del sabato sera e sotto l’acqua…Il costo del campeggio ( $ 58,60)è davvero spropositato per quello che offre, ma tant’è …Credo sia un po’ come voler trovare una sistemazione a buon prezzo a Cortina il fine settimana di ferragosto!Comunque, i servizi sono impeccabili e dopo una doccia bella calda, ci incamminiamo verso il centro città. Meta il mitico Million Dollar dove ho prenotato la cena del mio compleanno! Ha smesso di piovere e sulla strada ci godiamo un freddo tramonto di montagna . La cittadina sta in una conca, sul versante nord si possono chiaramente vedere le piste da sci e gli impianti di risalita che servono chissà quanti sciatori durante la stagione invernale. Puntualissimi alle 20,30 , come da mia prenotazione via internet, siamo al Million Dollar dove ci gustiamo il primo filetto della vacanza. La carne è superba. Il conto ($ 275 in 6 per carne, verdure e 1 birra a testa) nemmeno tanto salato se si considera che dopo cena possiamo salire al pub del piano superiore dove americani doc giocano a biliardo, bevono e si lanciano in danze più o meno country al suono di musica dal vivo. Come non farci trascinare? Sarà che è il mio compleanno, sarà l’avventura americana, ma il Roby non si fa nemmeno tanto pregare per farmi fare un paio di giri di pista.

19/8/07 ci svegliamo presto avvolti in un’umida coltre di nebbia e alle 9,30 lasciamo il camping direzione nord destinazione jenny lake . L’idea è di farci una bella scarpinata in montagna,se il tempo ci assiste. Prima di lasciare Jackson comperiamo da Alberston’s ( altra megacatena di supermarket) un tot di bisteccazze e tutto l’occorrente per i barbecue dei prossimi giorni. La nebbia si dirada e ci lascia a poco a poco intravedere la catena del Teton che ieri tra grandine e pioggia abbiamo solo potuto immaginare. Il trail per Hidden falls parte dall’altra parte del lago. Parcheggiato il camper scendiamo all’imbarcadero e acquistiamo il biglietto per la traversata ( 9$ A/R).

Si potrebbe anche costeggiare tutto il lago, ma sarebbe troppo lungo. Insieme a noi un bel gruppo di altri turisti prende la barca che in circa 10mm di tranquilla traversata ci porta sull’altra riva. L’idea è di arrivare fino a Ispiration Point ( poco dopo Hidden falls) , ma poi, visto quanto siamo bravi, si decide di percorrere tutto il sentiero fino a Cascade Canyon. Davvero bella la prima parte della camminata, fino ad arrivare al pianoro del canyon .Forse non vale la pena arrivare fino in fondo se non si ha molto tempo perché davvero questi paesaggi ricordano molto le ns valli alpine. A pochi passi dal pulitissimo sentiero, in mezzo ai boschi vediamo un paio di alci. Il nostro primo incontro con la wildlife per cui sono famosi questi parchi è entusiasmante. Incontriamo anche una marmotta e un cervo nascosto nel folto della boscaglia.

E impariamo che qui tutto ruota attorno agli animali . Qui non si va in montagna solo per il gusto di arrivare ad una meta,ma per cercare, vedere, gustare dell’essere nella natura e parte di essa.

In fondo al canyon ci fermiamo per consumare il pic-nic che ci siamo portati negli zaini. Il tempo comincia a riannuvolarsi e ritorniamo sui ns passi. Riusciamo a prendere solo qualche goccia e alle 5,30 siamo in tanti in coda all’imbarcadero per tornare indietro. L’intero trail ci ha impegnato per 4 ore e mezza e Federica lo consiglia a tutti! Riprendiamo la strada verso nord direzione Yellowstone, ma non ci facciamo mancare la tappa a Signal Mountain da cui la vista spazia su sconfinate praterie. Per arrivarci percorriamo una strada piuttosto ripida, ma nessuna paura! Abbiamo autisti esperti!! In zona Colter bay ci fermiamo rapidamente all’Oxbow band. Qui il panorama avrebbe dovuto essere bellissimo con il Teton riflesso nel lago, ma noi, causa nuvolo non riusciamo a vedere granchè.

Costeggiamo tutto il grandioso Jenny lake ed entriamo a Yellowstone dall’entrata Sud. Con l’aiuto del mitico Giulio amico del forum viaggiatori (grazie ancora) ho prenotato nei campeggi statali di Yellowstone le 4 notti che passeremo all’interno del parco ( costo totale $ 72) HUwww.Xanterra.ComUH con carta di credito e prenotazione solo telefonica.

La prima notte la passiamo al Grant Village .Il campeggio è , come tutti i camping nei parchi statali, essenziale, ma pulitissimo e silenzioso. Non capiremo mai come facciamo ad avere bagni così puliti ! Con un minimo di adattamento, anche l’acqua solo fredda e la mancanza di docce sono un ostacolo superabile.

20/8/07 il campeggio è sul lago e l’alba si riflette dorata sulle acque calme . Sullo sfondo, in lontananza la catena dei teton.Davvero un bel risveglio.

La partenza è alle 8,30 . Cartina alla mano, il giro di oggi ci porta al west tumb basin-upper geyser basin con old faithful (all’ eruzione delle 10..Siamo in prima fila e senza quasi nessuno attorno!) .Il vantaggio di dormire nei parchi è anche questo: essere sul posto quando chi pernotta fuori deve ancora arrivare.

L’intero giro dell’upper geyser basin sulle comodissime passerelle in circa 2 ore Poi black sand basin e midway geyser basin con il mitico grand prismatic e fountain point Nel pomeriggio, complici i vari resoconti trovati su internet decidiamo di salire sull’altura dietro il bacino del grand prismatic . Ci mettiamo non poco a trovare la strada che porta allo scosceso sentiero che parte dal trail delle Fairy falls. In circa 1 ora tra andata e ritorno, riusciamo ad arrampicarci e a vedere quello che per tutti rimane uno dei più bei panorami di tutta la vacanza. E ‘ qui che Federica mette alla prova la fede nei suoi compagni di viaggio “arrampicandosi come un camoscio e scendendo come un’antilope”( non ci sono parole, ma questa citazione te la dovevo!!!) Alle 17,45 siamo al Madison campground in tempo per cuocere le prime bisteccazze, giusto coronamento di una prima meravigliosa giornata a Yellowstone e, mentre i ns boys accendono il fuoco ,noi donne ci spaparanziamo godendoci gli ultimi raggi di sole sulle comode seggiole da campeggio ,in dotazione al camper , e ci facciamo il primo semialcolico aperitivo con vino ( ?) rosè americano, accompagnato da patatine dagli improponibili gusti ; abitudine che non perderemo per tutto il viaggio.

21/8/07 Dopo la solita abbondante colazione fatta con pane tostato e un tentativo di incendio che fa scattare l’allarme del dispositivo antifumo sul camper , alle 9 si parte in direzione Norris. Peccato che il Roby sbagli strada e con fare entusiasta, dopo circa 20 minuti esclami “ siamo in Montana”!…Montana ????? faccio eco io, ma cosa centra???? Va beh, riguadagnamo la strada perduta e facciamo la prima tappa al black basin, dove in un paesaggio forse non proprio semi-infernale, ma sicuramente da day after, ammiriamo l’Emerald e l’Echinous geyser .Anche qui bisogna camminare sulle passerelle e, a parte la lunghezza del tragitto, non c’è alcuna difficoltà nel percorso, basta aver tempo. Ci rimettiamo in camper per poche miglia fino ad arrivare al parcheggio per la visita alle Mammoth Springs, uno degli spettacoli naturali più belli di tutto il parco.

Il freddo dell’inizio mattino ( 4 gradi centigradi) lascia il posto ad un caldo sole. La passeggiata un po’ in salita lungo le passerelle costruite a fianco delle terrazze di travertino ci da il tempo di ammirare la valle sottostante. Superata la cittadina di Mammoth Springs, in direzione Roosvelt ci fermiamo nella prima area di sosta attrezzata di tavoli, servizi e acqua corrente data da un rivo gelido che scorre proprio lì. Vuoi mettere la comodità di fermarti dove vuoi e apparecchiare quando hai fame??? Ci sta anche una breve pennichella, sotto le fresche –frasche , ma poi la strada riprende alla volta delle Tower Falls. Dal momento che le cascate si vedono molto bene dal mirador posto dietro il Gift Shop, decidiamo di non scendere lungo il trail, e di spendere un po’ di tempo nella Lamar Valley. L’orario è giusto , e anche stando sulla strada riusciamo a vedere mandrie di bisonti, antilopi e cervi..

Ci addentriamo per circa 20 miglia e credo che questa sia una buona via d’entrata e d’uscita per il parco, soprattutto da compiersi verso il tramonto, quando gli animali escono allo scoperto. Ritorniamo in direzione Gran canyon lungo un tragitto che si snoda a serpentina sulle montagne. Guidiamo piano, per godere del panorama e per avvistare animali..All’improvviso un coyote ci attraversa la strada e poi, appena prima del passo Dunraven , ci uniamo alla folla che si accalca sul ciglio della strada … Trepida attesa per intravedere nel fitto della boscaglia mamma orsa e il suo cucciolo … come gli altri , anche noi stiamo un po’ ad osservarli a distanza di sicurezza . E’ ormai troppo tardi per il trail al Monte Whasburn che si diparte proprio dal passo , così ci dirigiamo al Canyon Village campground per la nostra terza notte a Yellowstone. Dopo la rapida registrazione paghiamo 3 dollari e 25 cent a persona per una doccia calda. Davvero tanto se si considera che la sosta per la notte costa soli 18$ ! ma la doccia valeva la spesa . Quando tutti siamo pronti ormai è l’imbrunire, ma ci aspetta ancora una sorpresa : mentre guidiamo dentro il campeggio alla ricerca della nostra piazzola, ci attraversa la strada con aria dinoccolata un magnifico , gigantesco ElK!!! 22/8/07 Saputo dalla lettura del giornale del parco che alcun sentieri sono chiusi per manutenzione, ci affidiamo ai consigli dei Ranger del visitor center e alle 9,30 siamo già a primo wiew point sul north rim. Il trail per artist point e Uncle tom è chiuso e da qui possiamo solo ammirare il panorama che spazia a sud fino alle Upper Falls . Decidiamo di arrivarci a piedi e così, lasciato qui il camper ,seguiamo la strada che costeggia il rim lasciandola solo per fermarci nei vari view point. Diversi pullman scaricano i turisti che, fatte le foto di circostanza , risalgono per e ridiscendere poco più avanti. Decidiamo di allontanarci dalla folla e prendiamo il sentiero che attraverso il bosco ci porta fino al parcheggio delle Upper falls sul north rim. L’intero percorso ci porta via tutta la mattinata ; incontriamo un bisonte che sta a pochi passi dal ciglio della strada e pascola indisturbato e sotto il Bridge Bay Canyon intravediamo una marmotta che si crogiola al sole.Lungo tutto il trail siamo solo noi sei! Affamati ripartiamo per fermare il camper nella prima area di sosta attrezzata che troviamo nella Hyden Valle, dove si snoda sinuoso lo Yellowstone river. Uova strapazzate con bacon e fagioli ci saziano. Proseguiamo verso la nostra destinazione per l’ ultima notte in questo meraviglioso parco, fatto di scenari tanto diversi tra loro ( inquietanti i bacini dei geyser,dolcissime le vallate) ma tutti imperdibili .Attraversando questa valle,una lunga coda di auto ci allerta : davanti a noi una grande mandria di bisonti attraversa la strada e dietro di essa , insieme ad essa ci sono anche un paio di orsi! Stiamo un bel po’ ad osservarli mentre si arrampicano sulla collina. Fortunatissimi ! Davvero questa valle è affascinante per panorami e wildlife .Siamo in pratica dalla parte opposta dei bacini di geyser del primo giorno e anche qui la natura ci permette di ammirare un altro bacino di fango ed acqua ribollente.: il Mud Volcano con il Churning Caldron. Passerelle di legno agevolano il percorso ; la puzza di zolfo è quasi insopportabile; la vista spazia su vallate ricoperte di salvia selvatica .

Prima di entrare al Bridge Bay campground , per la nostra ultima notte a Yellowstone , sprechiamo un’oretta lungo il Pellican trail che però è in costruzione e non ci riserva grandi sorprese, se non l’attacco dall’alto di un albero da parte di uno scoiattolino raccoglitore di pigne e i colori della sconfinata prateria che si estende a perdita d’occhio fra lo Yellowstone Lake e la catena dei Teton.

23/8/07 Lasciamo Yellowstone in direzione Cody lungo la HW 14 che attraversa la valle shohone ed è considerata una scenic Byway. Ci mettiamo quasi due ore a percorrerla anche perché buona parte è strada di montagna e stanno anche facendo dei lavori di manutenzione . Avvicinandoci a Cody il panorama cambia e abbiamo la sensazione di essere ritornati nello Utah viste le conformazioni rocciose e il colore rosso del territorio. Ci Soffermiamo a considerare le distanze tra una casa e l’altra …Arriviamo a Cody alle 11,30 e spendiamo il resto della mattinata al supermercato per reintegrare le scorte alimentari! . Il campeggio Parkway RV che ho riservato via internet , scelto per la sua vicinanza all’arena dove si svolge il famosissimo rodeo, è più che altro un’area di sosta, ma i bagni sono puliti e per $ 19, 64 abbiamo una piazzola F.H.( che ci permette di collegarci all’energia elettrica, caricare e scaricare le acque) e docce calde. Passiamo il pomeriggio al Buffalo Bill Historic Center considerato uno dei migliori musei americani del West. L’ingresso costa 15$, ma il biglietto può essere utilizzato per due giorni e c’è davvero bisogno di molto tempo per girare tutte le 5 aree che compongono il museo. Bellissima e suggestiva la parte riguardante gli indiani con allestimenti scenici da veri … americani. Scopriamo che al piano seminterrato del museo, offrono un buffet gratis per l’inaugurazione di una mostra di pittura e ci fiondiamo ad assaggiare antipasti e polpette… ,non male ! Usciamo dal museo in tempo per arrivare a piedi nel centro della cittadina, dove ogni giorno alle 18 , proprio davanti all’Irma Hotel, è messa in scena una sparatoria : attore principale Buffalo Bill !!Il tutto si riduce a un mero tentativo di pubblicizzare e vendere prodotti e davvero non vale la pena di perderci del tempo. Un po’ delusi, recuperiamo il camper . E’ già ora di entrare all’arena per il Rodeo. All’ingresso una bella calca, ma noi abbiamo già acquistato il biglietto al mattino appena arrivati in città ( $ 17 in vendita in molti negozi e pompe di benzina ) e non ci mettiamo molto ad entrare. Peccato per il tempo che non promette niente di buono e dopo poco comincia a piovere.

Pioverà per quasi tutta la durata del rodeo , ma incuranti del tempo, uomini, donne, ragazzi non mancano di esibirsi in quella che per loro è un’attività quotidiana. Siamo in tribuna circondati da americani doc e il tifo è tanto!Lo spettacolo dura più di due ore e vale davvero la pena assistervi corredati da cappello, pop corn e coca-cola nel più puro stile country. Piuttosto stanchi e appagati risaliamo sul camper parcheggiato all’ingresso , ma la giornata non è finita: dobbiamo festeggiare. Torta colorata e spumante californiano : buon quarantesimo compleanno Fede!!!!

24/8/07 alle 8,40 leviamo le tende… Visto che una parte del gruppo desidera fare acquisti e io e roby vedere ancora un po’ il museo, ci dividiamo dandoci appuntamento davanti all’Historic Center per le 10. Per inciso, il museo apre alle 8 e davanti c’è un grandissimo parcheggio, per cui nessun problema a muoversi e girare Cody a piedi. Riusciamo a vedere la parte del muso dedicata a Buffalo Bill ed è davvero interessante. Esposto c’è è persino l’antenato del camper!!!!

Alle 10, 15 si parte tutti insieme appassionatamente alla volta di Powell per addentrarci nel Bighorn canyon Nra. A mezzogiorno siamo all’Horseshoe bend che però non ci colpisce quanto l’horseshoe dell’anno scorso nei dintorni di Page . Poi, man mano che procediamo in quest’arido paesaggio, mentre il fiume verde scorre lento fra gli alti muraglioni del canyon godiamo di questa atmosfera quasi irreale.

Non incontriamo pressoché nessuno e dopo una sosta al Devil Canyon Overlook, ci fermiamo per pranzo al Barry’s Landing un’assolata area da pic nic che segna il termine della strada asfaltata e permessa. Dopo inizia la Crown Indian reservation. L’immaginario non può non andare a tempi in cui queste aspre montagne erano vissute dal popolo indiano costretto a vivere con le sue magie e la sua arte in territorio così poco ospitale. Ripercorriamo la strada fatta all’andata e usciti dal canyon e ci dirigiamo a sud, meta Thermopolis dove arriviamo alle 17.

Qui c’è la più grande sorgente termale del mondo e sono state costruite diverse piscine e parchi acquatici che sfruttano l’acqua terapeutica ricca di zolfo e di calcio. La caduta dei rivoli d’acqua nel fiume ha creato delle conformazioni rocciose molto particolari .

Sarà l’azzurro del cielo, il verde dei prati e la trasparenza dell’acqua che scorre, ma ci sembra proprio un posto rilassante. Per la notte abbiamo prenotato al Foyrvpark, un campeggio che utilizza le acque termali per la piscina interna. Il costo è eccessivo per quello che offre $ 43,20 per docce a pagamento e non funzionanti e un paio di squallidi bagni… davvero il peggiore di tutta la vacanza… Però c’è l’acqua termale !non perdiamo tempo e ci fiondiamo nelle vasche calde. E’ un piacere starci e dopo tanto correre e camminare una mezza giornata di relax ce la meritiamo proprio. Qualcuno ne approfitta per fare un mezzo bucato, qualcun altro, più attento ai brontolii dello stomaco, mette l’acqua per la pasta …Sta sera se famo du spaghi!!!! rigorosamente doc con sugo doc -il tutto portato dall’italia.

25/8/07 ce la prendiamo comoda e dopo un altro bagno siamo pronti a partire alle 11 meta da raggiungere in serata Devils Tower .

La statale 16 che attraversa la Bighorn National forest sale fino a raggiungere i 2800 mt e si snoda dapprima tra terre aride e canyon che anche qui ci fanno ricordare i paesaggi dello scorso anno in Arizona e Utah, poi tra pini e foreste, neanche fossimo nelle alpi di casa nostra (vastità della zona a parte). Anche su questo tragitto troviamo diverse aree attrezzate e ci fermiamo per il pranzo. Dopo Buffalo la montagna cede il passo alle aride praterie .Arriviamo alla montagna sacra alle 18 e subito cerchiamo posto nel campeggio all’interno del parco. C’è ancora qualche posto libero. Compiliamo la nostra reservation che affiggiamo all’esterno della piazzola scelta e ci dirigiamo con il camper al Visitor center distante qualche miglio. Di qui parte il Devils trail che in circa 1 miglio di facile passeggiata attorno alla famosa montagna ci permette di ammirarla da sotto in su in tutta la sua magnificenza. Sarà per l’ora, sarà per i colori del tramonto, sarà per la poca gente, ma il posto ci affascina davvero. Su più di un albero, attaccati ai rami più bassi distinguiamo i nastri simboli delle preghiere di chi riconosce ancora oggi la sacralità di questo luogo. Il posto ci piace molto e saremmo propensi ad un’altra camminata, ma è già piuttosto tardi e farci sorprendere dal buio nel bel mezzo della foresta ci fa scendere a più miti consigli. Ritorniamo inl campeggio in tempo per assicurare ai ranger che passano tra una piazzola e l’altra di aver ben capito che non si possono accendere barbecue a causa dell’aria secca e del conseguente pericolo d’incendi. Peccato : anche per sta sera le bistecche rimangono nel freezer . La luna piena riflette i suoi bagliori sulla parete della montagna che domina tutto il campeggio ; un capo indiano, vestito di tutto punto esibendosi nell’anfiteatro del campeggio,ci regala un saggio delle danze del popolo degli shoshoni. Ognuno di noi in cuor suo pensa, riflette, prega…Questo posto è davvero magico.

26/8/07 la sveglia alle 6,30 ( grazie Pietro) ci permette di addentrarci nel red bad trail dopo aver percorso il valley wiew. Entrambi questi sentieri partono dall’area del campeggio. Peccato non aver più tempo a nostra disposizione per ritornare ai piedi della montagna da dove partono altri trail più lunghi. Alle 9,15, fatta una colazione più abbondante del solito, lasciamo il campeggio depositando nella cassetta all’ingresso i 12$ richiesti per questo pernottamento e imbocchiamo la I-90 direzione Spearfish che raggiungiamo in poco tempo.

Il canyon che è parte delle Black Hills non è niente di che e nemmeno il trail alle Roughlock falls ( 1 miglio di tranquilla passeggiata in mezzo al bosco )ci entusiasma più di tanto. La Hway 14-4 alterna salite a discese i mezzo a boschi e ruscelli e ci sembra di capire, che questa sia una bella zona di villeggiatura per gli amanti della mezza montagna. A Deadwood riconquistiamo la pianura e il caldo. Capiamo finalmente da dove arrivano tutte le auto d’epoca che abbiamo incontrato lungo la strada! In questa ultima domenica di agosto c’è un mega raduno proprio qui in città! L’ inutile ricerca di un introvabile posto per parcheggiare “la bestia”, ci porta fuori dalla cittadina, dove è a disposizione dei camper l’area nei pressi del museo. Fa veramente caldo e non è neanche propriamente presto,ma non possiamo andarcene senza aver visto anche solo velocemente questa historical national landmak in memoria dei tempi del vecchio west. Per arrivare più agevolmente in centro prendiamo il Trolley bus che per 1$ ci fa fare un giro in città e ci permette di scendere dove vogliamo alle fermate previste.

Il giro per la cittadina ci fa capire come qui davvero sia tutto finto. Dietro mura ricostruite a seguito di un clamoroso incendio, non case abitate, ma solo grandissimi locali da gioco. A questo scopo è una delle città preferite dagli americani dopo Las Vegas…E a questo credo debba la sua fama tra gli americani, non sicuramente alla corsa all’oro, né tanto meno al cimitero dove è sepolto Wild Billy…(per inciso il trolley bus nemmeno passa dal cimitero!)La sosta a Deadwood ci permette anche di riabituarci al caldo che quest’anno non avevamo ancora sentito e infatti quando arriviamo a Wall alle 18 il termometro segna 107 °…Spendiamo più di un’ora al Wall Drug Store girando tra i tanti negozi e facendo acquisti prima di dirigerci a Badlans la cui entrata North dista da qui circa 20 minuti.

Attraversiamo il parco senza molte soste, vista l’ora e ci fermiamo al Fossil Exibith trail, dove lungo i 400 mt di passerella si possono ammirare vari ritrovamenti fossili. Il panorama, alla luce del tramonto è bellissimo; i secchi prati attorno alla strada pullulano di cani della prateria. Arriviamo al Cedar campground allìestremità sud del parco e non molto distante dal Visitor Center che sono ormai le 20 ( qui siamo 1 ora avanti)e ci sistemiamo per la notte cenando all’aperto in compagnia della luna quasi piena.

27/8/07 la partenza dei diversi trail è piuttosto vicina al campeggio e alle 8, dopo aver pagato ben 10$ per dormire in un posto tanto affascinante, decidiamo di scoprire le Badlands attraverso il Notch Trail in sè nemmeno tanto lungo ( 1,5 miglia) , ma irto di difficoltà…Vero Fede??? Quasi tutta la salita per portarci in quota avviene tramite una scala a pioli addossata alla montagna quasi perpendicolarmente. Comunque tra un “non ce la faccio” e un “non ce la posso fare” arriviamo alla fine del Trail per un panorama mozzafiato sul canyon del White river e le praterie in lontananza.

Al ritorno scopriamo che scendere dalla scala a pioli è anche più impegnativo che salire, ma ce la facciamo!!!! Federica dice che in questa vacanza sarà calata un 5 kili ed è molto felice di aver avuto compreso nel prezzo anche un trattamento da beauty farm!!! Ritornati all’inizio del sentiero, ci spingiamo lungo il Door Trail e il Window trail che sulle solite facili passerelle ci portano ad ammirare la maestosità della distesa di pinnacoli rosa. Peccato per il sole un po’ coperto, ma d’altra parte queste passeggiate con 40 ° non devono essere il massimo. Con un po’ di rammarico per non potervi dedicare più tempo, alle 10 usciamo dal parco dall’entrata sud di Interior in direzione Hermosa per arrivare , attraversando paesaggi diversi da quelli di ieri, al Custer State Park. L’idea maturata nei lunghi studi a casa , è quella di percorrere la 16 A per quanto possibile, dal momento che nel Custer SP ci sono tunnel vietati ai camper e ai mezzi di grosse dimensioni. Tutta questa strada, pur passando in mezzo al parco, non è a pagamento. Il vero ingresso lo paghiamo nell’area di Sylvan Lake ($12 con validità 7 giorni e qui non vale il National pass) a cui noi possiamo accedere solo percorrendo la I 89. Davvero soddisfatta dai miei studi , cartine alla mano con indicazione delle misure dei vari tunnel mi becco anche i complimenti dei ranger del parco!! Il tempo non promette niente di buono e cade anche qualche goccia, ma decidiamo comunque per un trail dopo pranzo. L’area di Sylvan Lake assomiglia un po’ alla scenografia di Marry Poppins nel parco… c’è anche un ponticello come quello per attraversare il lago e i colori sarebbero sicuramente quelli se ci fosse una nitida giornata di sole, ma non ci arrendiamo e alle 14 ci incamminiamo lungo l sentiero n. 9 che parte dopo il ponte nella Use day area. Dopo 3 ore e mezza, non sappiamo ancora come e da che parte, riusciamo finalmente a tornare alla base. Che avventura!!! In mezzo a sentieri coperti di argentea mica a boschi circondati da alti pinnacoli che spariscono e poi riappaiono, arriviamo fino al Harney peak e saliamo in cima alla torre dell’osservatorio.

Stanchi per la discesa fatta davvero di corsa, ripercorriamo la I-89 verso la cittadina di Custer. Infatti con il camper non possiamo proseguire sulla I-87 , la mitica Needless highway per la presenza di tre tunnel di dimensioni inferiori a quelle del nostro camper e comunque l’89 da Custer a Keyston ci permette di passare davanti al Crazy Horse Memorial, la montagna scolpita ad onorare il gran capo indiano Cavallo Pazzo. Ci accontentiamo di vedere la scultura in fieri da lontano scattando qualche foto. L’idea sarebbe quella di trovare un campeggio vicino al Monte Rushmore per poter accedere al sito sia alle 20 quando viene illuminato,sia domani mattina per la visita vera e propria. Non mi sono affannata a prenotare dal momento che ho visto esserci nella zona diversi campeggi gestiti dal Custer National park.Purtroppo, dopo averne visionato uno, scopriamo che questi non sono all’altezza di quelli dei parchi statali per pulizia e servizi e nessuno di noi se la sente di non avere almeno a disposizione un bagno decente . In più abbiamo anche bisogno di scaricare il camper . Presi un po’ alla sprovvista,perdiamo tempo nella zona a cercare qualcosa che ci soddisfi e poi ci adattiamo a pernottare al Minersrv di Keystone; $ 27,50 con vista sui Presidenti compresa. Anche qui più che di un campeggio si tratta di un’area ghiaiosa attrezzata di F.H., ma i bagni sono puliti, le docce calde e, sorpresa, sotto le querce banchettano cervi e scoiattoli ( quasi ci inciampo uscendo dal bagno!!). La cittadina di Keystone ci sembra squallida, per lo più un insieme di case e negozi di souvenir spuntati attorno al “santuario” Rushmore. Comunque orami è tardi e si tratta di decidere se farci la doccia e cenare, o andare al Rushmore per la visita serale. Optiamo per la prima ipotesi ed è forse questo l’unico rimpianto del viaggio . Sicuramente questa è stata la giornata più faticosa di tutte e non vediamo l’ora di metterci a cuccia. Anche Paola e Fede desistono da compiere un giro per la cittadina, soprattutto dopo che ci accorgiamo che una densa nebbia ( val padana??) ha nascosto la montagna scolpita.

28/8/07-la mattina dopo sul presto,ma non troppo, siamo al sito dei Presidenti. L’ingresso è gratuito, il parcheggio costa $ 8, ma è valido per più giorni . Fortunatamente la nebbia si sta alzano e così, intanto che facciamo tutto l’agevole giro all’interno del sito, la scultura si manifesta in tutta la grandiosa opera . Scattiamo diverse fotografie, ma in un’oretta esauriamo l’interesse per questo posto tutto Americano. Riprendiamo l‘esplorazione delle Black Hills proseguendo sulla 16 A verso sud .Con un po’ di trepidazione passiamo i tre tunnel scavati nella montagna, i n. 1 e 2 ( così come sono numerati sulle carte )e tiriamo un sospiro si sollievo quando anche il n. 3 non rappresenta più un possibile ostacolo sulla nostra strada. Siamo sulla Iron Mountain Road, una delle più scenografiche strade d’america, e ci siamo con la nostra “bestia”!

Di nuovo ci addentriamo nel Custer State park ma solo fino al Game Lodge Area. Di lì scendiamo lungo il Wildlife loop direzione Wind Cave dove arriviamo alle 12,30. Tutta la strada è stata un susseguirsi di vallate e pascoli, animati da qualche bisonte, antilopi e asini… Ci mettiamo un po’ a capire che l’ingresso alle grotte avviene dall’interno del Visitor center e quando finalmente ci decidiamo ad entrare, siamo giusto in temo per aderire al National Tour che parte alle 13. Per 9 $ una simpatica ranger ci conduce nelle viscere della terra e lì ci tiene prigionieri ad osservare tunnel di box work per circa un’ora e mezza. Sicuramente avendo potuto capire la lingua, il giro sarebbe stato più interessante. E forse anche bellissimo per chi non ha mai visto delle grotte. A noi, non ha comunicato un granchè ( per inciso,il box work, nemmeno Pia ha saputo darci la giusta trduzione, ci è sembrato uguale a quelle che chiamiamo rose del deserto. Solo che qui, di box work ,giusto per non smentire la grandiosità del suolo americano, è ricoperta tutta la grotta! )Dopo l’ultima pastasciutta cucinata e consumata nell’area attrezzata poco distante dall’ingresso, alle 15,30 ripartiamo alla volta del Wyoming destinazione Fort Laramie dove passeremo l’ultima notte in avvicinamento a Denver. La strada è lunga e arriviamo al Check Wagon Rv Camp, contattato via internet, che sono più delle 6. Il campeggio sta proprio sulla strada per il vecchio forte, ma orami è troppo tardi per andarci. Rimandiamo la visita alla mattina dopo e diciamo alla simpatica padrona di casa che non possiamo fermarci lì, dal momento che le piazzole sono sprovviste di barbecue e noi abbiamo ancora le braciole in frigo!!!Mica le possiamo portare in Italia!…

“Ma dov’è il problema??? “ Se noi abbiamo l’occorrente, lei ci dà il suo BB portatile!! Mitica!…E insieme al BB ci porta anche i pomodori dell’orto… Sicchè in una cornice davvero degna del film “pomodori verdi fritti alla fermata del treno (poi si capisce perché!) facciamo fuori le bistecche e tutto il commestibile rimasto.

L’area di sosta è proprio appiccicata alle rotaie del treno, e guarda caso, i convogli incominciano a passare mentre ceniamo e smettono di passare… mentre facciamo colazione la mattina dopo!!! Ma a parte questo superabile dettaglio, il posto è proprio fuori dal mondo , con una specie di locanda che cucina solo se ha roba da cucinare e i bagni perfettamente tenuti con le pareti decorate da stencil.

29/8/07 dopo la notte insonne per il passaggio dei convogli ferroviari che trasportano carbone ( contiamo anche 130 vagoni con 6 locomotive ) ovviamente fischianti. “… Ma che te fischi in piena notte ?!!!!!” al passaggio di uno ogni mezz’ora , sollevati dal fatto che sia finita paghiamo i 18$ della piazzola F.H. E leggeri ce ne andiamo al Fortino di Rintintin e Rusty ( almeno così lo intende Pia!). Alle 9 siamo al sito ed è davvero una bella scoperta. Via internet non avevo capito che ci fosse tutto cio’! Ci sono ancora, con gli arredi originali i locali mensa e dormitorio, gli alloggi degli ufficiali, le case dei comandanti, i magazzini, la posta, e i bar.

Comparse in uniforme girano per l’area mentre ogni tanto squilla la tromba e in lontananza il fischio del treno. Una bandiera americana svetta sul pennone… che emozione, ci perderemmo ben più del poco tempo che abbiamo a disposizione! Peccato !! ma oggi è davvero l‘ultimo giorno in terra americana. Alle 10 ripartiamo alla volta del Colorado, non senza una tappa a Cheyenne capitale del Wyoming dove Al Taco John’s ci spazzoliamo gli ultimi ( ma sono poi solo i secondi di tutta la vacanza )hamburger con patatine e salse messicane . Nessun problema a trovare seguendo la I-25 a doppie corsie e poi la I-76 il deposito El Monte al 6570 Federal blvd di Denver da cui tutto è iniziato 13 giorni e 2381 miglia fa . Puntualissimo alle 16 il mitico Barry della www.Acatranspo.Com per 70$ ci porta, in mezzo ad un traffico degno della tangenziale milanese il venerdì sera ora di punta , all’aeroporto di Denver, da cui decolliamo alle 20,25 con un puntualissimo volo BA alla volta di Heatrow .

Portiamo nel cuore gli spazi sconfinati e la sensazione di essere infinitamente piccoli. E mi piace sperare che questa vacanza ci abbia insegnato un po’ meglio a capire la risposta che il capo indiano Seattle diede agli Stati Uniti quando, nel 1854 , pochi anni prima del trattato di Fort Laramie che avrebbe sancito la fine dell’indipendenza indiana, questi si offrirono di acquistare una parte del territorio indiano promettendo di istituirvi una “riserva” per i pellirosse : “Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Ma come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L’idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria, lo scintillio dell’acqua sotto il sole, come potete chiederci di acquistarli? Ogni zolla di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nel ricordo e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che scorre nel cavo degli alberi reca con sé le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il loro paese natale quando errano tra gli spazi siderali. I nostri morti non dimenticano mai questa terra magnifica, perché essa è la madre dell’uomo rosso. Siamo parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore dei corpi dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Per questo, quando il Grande Capo Bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio ove muoverci affinché si possa vivere confortevolmente fra di noi. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Prenderemo, dunque, in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra. Quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solamente acqua, per noi è qualcosa di immensamente più significativo; è il sangue dei nostri padri. Qualora acconsentissimo di vendervi le nostre terre, dovrete ricordarvi che esse sono sacre, dovrete insegnare ai vostri figli che si tratta di suolo sacro e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida dei laghi parla di eventi e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete, sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli, e i vostri, fratelli e dovrete provare per i fiumi lo stesso affetto che provereste nei confronti di un fratello. L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro. Noi sappiamo che l’uomo bianco non comprende il nostro modo di pensare. Per lui una parte della terra è uguale all’altra, perché egli è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra quel che più gli conviene. La terra non è suo fratello, ma anzi un suo nemico e quando l’ha conquistata va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi alle sue spalle e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli, e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo come cose che possono essere comprate, sfruttate, vendute come si fa con le pecore o con le pietre preziose. La sua ingordigia divorerà tutta la terra ed a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non può capire! Non c’è un posto tranquillo nelle città dell’uomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio non posso comprendere. Solo un assordante frastuono sembra giungere alle orecchie e ferirne i timpani. E che gusto c’è a vivere se l’uomo non può ascoltare il grido solitario del caprimulgo o il chiacchierio delle rane attorno ad uno stagno? Io sono un pellirossa e non comprendo. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie dello stagno, e l’odore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso, giacché tutte le cose condividono lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra far caso all’aria che respira e come un individuo in preda ad una lenta agonia è insensibile ai cattivi odori. Ma qualora vendessimo le nostre terre dovreste ricordarvi che l’aria per noi è preziosa, che l’aria condivide il suo soffio con tutto ciò che essa fa vivere, che possiede lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento che diede il primo alito al nostro avo è lo stesso che raccolse il suo ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai nostri figli lo spirito della vita. E qualora vi cedessimo le nostre terre voi dovrete custodirle in modo particolare, e considerarle come un luogo dove anche l’uomo bianco può andare a gustarsi il vento che reca le fragranze del prato. Prenderemo in esame la vostra offerta di acquistare le nostre terre. Ma qualora decidessimo di accettare tale proposta io porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non conosco altro modo di vivere. Ho visto migliaia di bisonti imputridire sulla prateria abbandonati dall’uomo bianco che gli aveva sparato da un treno che passava. Io sono un selvaggio e non comprendo come il “cavallo di ferro” fumante possa essere più importante dei bisonti che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Cosa sarebbe l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo soccomberebbe in uno stato di profonda solitudine. Poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo. Tutte le cose sono collegate. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che calpestano è fatto delle ceneri dei nostri padri. Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono accade alla terra, accade anche ai figli della terra. Se gli uomini sputassero sulla terra sputerebbero su se stessi. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene all’uomo ma è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono collegate come i membri di una famiglia sono collegati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono collegate. Tutto ciò che accade alla terra accade anche ai figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso. Importa poco dove spenderemo il resto dei nostri giorni. L figli hanno visto i padri umiliati nella sconfitta. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Lo stesso uomo bianco, che dialoga con il suo Dio come da amico ad amico, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, noi siamo fratelli. Vedremo. C’è una cosa che noi sappiamo e che forse l’uomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è il suo stesso Dio. Voi forse pensate di possederlo adesso come volete possedere le nostre terre; ma non lo potete. Egli è il Dio degli uomini, e la sua misericordia è uguale per tutti: tanto per l’uomo bianco quanto per l’uomo rosso. Questa terra anche per lui è preziosa ed il recar danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Così se noi vi venderemo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra come essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità, e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli e amatela come Dio ci ama tutti. Anche i bianchi spariranno; forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate i giacigli dei vostri focolari e una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti. Ma mentre morirete voi brillerete bruciati dalla forza dello stesso dio che vi ha condotto qui. Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato l’uomo rosso. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, i cavalli selvaggi domati, gli anfratti più segreti delle foreste invasi dagli uomini, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano. Dov’è finito il bosco? Scomparso. Dov’è finita l’aquila? Scomparsa. E’ la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza. “



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