Rodi, in lungo e in largo di seconda parte

10/24 Agosto 2002 1.514 km. Percorsi con sede fissa Seconda parte... 18 Agosto 2002 - Kiotari, Gennadi. Sveglia tranquilla verso le 08.30 e dopo una bella colazione a base di frutta e yogurt sul "nostro" balcone, partiamo alla volta di Gennadi, paese che si trova a Sud della costa orientale dell'isola. Invece della "solita strada" questa...
Scritto da: Maurizio Fabbri
rodi, in lungo e in largo di seconda parte
Partenza il: 10/08/2002
Ritorno il: 24/08/2002
Viaggiatori: in coppia
10/24 Agosto 2002 1.514 km. Percorsi con sede fissa Seconda parte…

18 Agosto 2002 – Kiotari, Gennadi.

Sveglia tranquilla verso le 08.30 e dopo una bella colazione a base di frutta e yogurt sul “nostro” balcone, partiamo alla volta di Gennadi, paese che si trova a Sud della costa orientale dell’isola.

Invece della “solita strada” questa volta seguo un nuovo percorso; scopo del cambiamento, la curiosità di vedere il paese di Profitis Ilias, posto al centro del massiccio omonimo.

Supero quindi Soroni e arrivato alle porte di Kalavarda, prendo a sinistra in direzione Salakos.

La strada si allontana dalla costa e comincia a salire; dopo 7 Km. Incontriamo le prime case di Salakos, piccolo centro ben curato e accogliente, almeno all’apparenza.

A colpirmi é soprattutto la zona principale del paese, che si sviluppa ai lati della strada e che si estende per circa 1,5 Km. Presenta nella zona di maggior concentrazione di case, due “ouzery” carini e caratteristici; inoltre sia all’inizio che alla fine dell’abitato, sono posti due enormi cartelli di legno che recano la scritta “Benvenuti” e “Arrivederci”. Questa “raffinatezza” la riscontreremo solo qui ! Niente di particolare, sono d’accordo, ma ti danno l’impressione di essere ben accetto…

Oltre il cartello di commiato dai visitatori, la strada continua per altri 5 Km., salendo le pendici occidentali del monte Ilias e lasciando intravedere a tratti la costa sottostante.

Si giunge quindi ad un bivio : a destra si va verso Emponas; a sinistra verso Profitis Ilias. Noi prendiamo a sinistra, anche se Emponas é uno di quei posti che stuzzicano la mia curiosità; magari nei prossimi giorni ci andremo (questo é quello che pensai, ma purtroppo resterà soltanto un pensiero…).

Due chilometri dopo ci troviamo di fronte ad un’altro bivio : questa volta vado a destra ! I seguenti 5 Km., che conducono sino al paese di Profitis Ilias, sono, per il panorama che regalano, eccezionali, incredibili e particolarissimi.

La strada sale al centro della montagna tra piccole e continue curve nel bel mezzo di un vero e proprio bosco di conifere, pini e abeti; una vegetazione incredibilmente florida e bella ci inghiotte e di colpo diventiamo anche noi parte di questa pineta fittissima, in cui i raggi del sole filtrano a fatica e soltanto a tratti, creando un crepuscolo di luce, che rende pieno di fascino questo spostamento.

Chi l’avrebbe mai detto ? E soprattutto, chi se lo poteva aspettare, visto che non é riportato in nessuna guida ? Rimaniamo stupiti e sbalorditi della bellezza di questo luogo, della stranezza e delle contraddizioni che questa isola ancora una volta ci regala. Perché siamo su un’isola greca e non bisogna dimenticarlo ! Giunti alle porte del paese, un’altra scoperta strana e affascinante ci aspetta : nel cuore di questa pineta, infatti, sulla sinistra, proprio a ridosso della strada, troviamo due alberghi. La cosa non avrebbe niente di particolare, se questi non fossero costruiti in stile alpino : due baite, come ce ne sono tante in Tirolo, nel cuore di Rodi ! Sono detti “il cervo” e “la cerva” e sono, purtroppo, in stato di abbandono; peccato, perché sono molto belli, curati nei minimi particolari e si integrano benissimo nell’ambiente circostante. Al loro interno ci sono ancora gli arredi, che dovevano essere molto fini. Ignoto il motivo della loro costruzione e tanto meno quello del loro abbandono…

Proseguiamo, lasciandoci alle spalle Profitis Ilias, verso Eleoussa, dove ci ricolleghiamo all’ultimo tratto della “solita” strada, che utilizziamo per raggiungere la costa orientale.

Arrivati a Kolimpia chiaramente andiamo in direzione Lindos, ma questa volta evitiamo di passarci, svoltando a destra per Lardos, al bivio che si incontra subito dopo aver superato Kalathos.

Voglio evitare la costa e soprattutto Lindos, dato che é domenica e il traffico é sostenuto. Raggiungo il mio scopo a discapito del panorama, visto che senza troppa fatica, superato Pylonas e dopo aver costeggiato per 6 Km. Le pendici occidentali del monte Marmari, arriviamo a Lardos.

A differenza di Pylonas, che un piccolo centro costituito soprattutto da case bianche, nella migliore tradizione greca, Lardos, mi appare poco tradizionale e in grossa espansione; ovunque infatti ci sono case in costruzione e cartelli che ne offrono e pubblicizzano l’acquisto. Il più grande e ripetitivo é quello che riguarda le villette e gli appartamenti del centro “White House of Lardos” ! L’impossibilità di costruire a Lindos, a portato alla eccessiva “colonizzazione” dei paesi limitrofi e Lardos non fa certo eccezione ! Superato il paese si incontra un altro bivio : se si prosegue diritto, si arriva a Pefki e poi di nuovo a Lindos lungo quella che é la strada costiera; se si svolta a destra si va verso Gennadi e Kattavia.

E’ superfluo dire dove ci dirigiamo…; superata l’indicazione per la baia di Lardos, dove siamo stati ieri, dopo una curva ad angolo retto verso destra, si apre di fronte a noi la baia di Gennadi.

Percorriamo costeggiandola 9 Km. E incontriamo Kiotari, che per il momento non prendiamo minimamente in considerazione. Altri 4 Km. E siamo a Gennadi.

Il paese é molto grande e sembrerebbe abbastanza turistico, visti i numerosi bar, ristoranti e hotel. Attrazione principale : la bella e grande chiesa di San Giorgio.

Imbocchiamo a sinistra una delle numerose piccole strade che vanno verso il mare e che normalmente culminano con un ristorante o un bar a ridosso della spiaggia; percorriamo circa 800 metri e arriviamo sulla costa.

La baia di Gennadi é lunga e ininterrotta; costituita di sabbia e ghiaia e con diversi punti in cui ci sono ombrelloni alternati ad ampi spazi deserti, in cui regna la quiete e la tranquillità.

Purtroppo l’unica ombra disponibile é quella che offrono gli ombrelloni; niente alberelli, ne scogli. Decidiamo così di provare a vedere se a Kiotari riusciamo a trovare un angolo adatto alle nostre esigenze.

Marcia indietro e percorsi 4,5 Km. Svolto verso la costa, seguendo le indicazioni per “Kiotari beach”; meno di 1 Km. E siamo in riva al mare ! L’aspetto sembra più carino o forse é solo un’impressione…; ci sono 7 ombrelloni con lettini e un grosso scoglio, sormontato da una capanna, che separa la baia dal piccolo ormeggio del luogo.

A ridosso, dall’altra parte della strada, il bel “Ristorante Stefano” e, a seguire, due bar, il primo dei quali non é aperto di giorno.

Prendiamo posto sotto lo scoglio, che ci assicura ombra per le ore più calde e ci godiamo la spiaggia.

Quest’ultima e fatta interamente di ghiaia, che prosegue sin dentro il mare; l’acqua ha un acceso colore verde ed molto limpida. Tutto sommato un bel posticino…

Verso le 14.00 decidiamo di mangiare qualcosa e andiamo al “Ristorante Stefano”; il pesce é carissimo a discapito delle numerose barche che si trovano nel piccolo porticciolo e che presupponevano la presenza di numerosi pescatori.

Le altre pietanze sono nella norma; prendiamo una moussaka (4,20 euro) e un’insalata greca (3,50 euro). Le porzioni sono abbondanti e buone; il caffé greco é fatto veramente bene ! Ritorniamo in spiaggia per qualche ora; poi alle 17.30 decidiamo di togliere le tende.

Prendiamo un bel frape nel bar di fianco al ristorante (1,50 euro) e ripartiamo alla volta di Tolos.

Invece di ripercorrere a ritroso la strada da cui siamo arrivati, ritorniamo a Gennadi, dove, prima di entrare nell’abitato, giriamo a destra verso l’interno in direzione Vati, che raggiungiamo dopo 7 Km. Il paese é insignificante, anzi un pò squallido, forse perché completamente fuori dalle rotte e mete turistiche.

Proseguiamo per Apolakkia; altri 10 Km. Di strada interna, quindi riassaporiamo i panorami che l’escursione dei giorni scorsi ci ha regalato, attraversando nuovamente Monolithos, Siana e Kritinia, costeggiando prima il massiccio dell’Akramytis e poi quello dell’Attaviros.

Ancora una volta rimango entusiasta di ciò che la natura mi offre, compreso uno splendido tramonto sulle piccole isole di fronte al Castello di Kritinia.

19 Agosto 2002 – Rodi, Felirimos, Baia di Trianta, Ialyssos.

Ci alziamo prestissimo per la visita alla capitale dell’isola; sappiamo che é sempre piena di turisti e visto che vogliamo vedere la città vecchia senza troppa folla per godere a pieno del suo fascino, alle 07.15 siamo già in viaggio.

Risaliamo verso Nord la costa occidentale e superato l’aeroporto, seguiamo le indicazioni per Rodi.

La strada abbandona la costa e piega verso destra; é una sorta di superstrada, scorrevole, rettilinea e veloce, che consente di evitare il caos dei paesi affacciati sulla baia di Trianta.

In circa 15 minuti siamo in città; qui mi oriento più a logica che seguendo la cartina, per altro poco particolareggiata e che quindi mi potrebbe dare ben poco aiuto. Il mio senso dell’orientamento funziona, o forse é solo fortuna, ma ci ritroviamo in Odòs Papagou, la strada che porta al porto di Mandraki, costeggiando le mura della città vecchia.

Lasciamo qui il “bolide”, nei parcheggi a destra della carreggiata. Sono a pagamento; bisogna fare il biglietto e esporlo sul parabrezza. Evitare di fare i furbi é consigliabile, visto che controllano e proprio a metà della stessa via c’é la caserma della polizia turistica ! Il distributore é situato circa a metà della discesa; lo raggiungo e faccio un biglietto per una sosta di 4 ore. Il costo é di 0,60 euro all’ora : inserisco 2,40 euro e fino alle 13.00 sono a posto ! Sbrigate queste piccole faccende burocratiche, invece di scendere verso il porto, risaliamo Odòs Papagou, costeggiando il parco. Poche centinaia di metri e incrociamo Odòs Dimokratias, che prendiamo andando verso sinistra, tenendoci sempre a ridosso del parco, nel quale ogni tanto ci addentriamo, per vedere le mura della città vecchia.

Altri 500 metri e giungiamo alla porta Agios Athanasiou : questo é il nostro ingresso per la città vecchia ! Le mura sono già uno spettacolo; imponenti e massicce. La loro forma definitiva si deve al Gran Maestro d’Aubusson, dato che i cavalieri si limitarono esclusivamente a restaurare le antiche mura bizantine.

In alcuni punti sono spesse 12 metri e il fossato arriva a 21 metri di larghezza. Se ciò stupisce, quello che si trova al loro interno é qualcosa di unico e indescrivibile…

La città vecchia infatti é un vortice di vicoli e piccole stradine che si intrecciano tra loro in un enorme labirinto con un fascino inconsueto e particolarissimo. Perdersi e ritrovarsi al suo interno é una vera e propria gioia…

Tutte le costruzioni sono in sasso e sono le stesse, spesso fedelmente ristrutturate, di sei secoli fa; mi sembra, infatti, di attraversare una porta nel tempo, che ci proietta indietro negli anni, sino al medioevo.

La città medievale, detta “Kastro” é suddivisa in due settori : quello Nord, che comprendeva l’acropoli interna e il Castello dei Cavalieri, detto “Collacchio” e quello Sud, la “Chora”, più vasto, dove abitava il popolo.

Ci aggiriamo stupiti nei vicoli della “Chora” e giungiamo senza neanche renderci conto in Odòs Sokratous, meglio nota con il nome di “lungo bazar”; proprio questo sembra, con i negozi che si susseguono su entrambe i lati della strada, che culmina con la Moschea di Solimano, di cui é ben visibile solo l’alto minareto, visto che il resto é inpacchettato per il restauro.

Poco distante si scorge la “Torre bizantina dell’orologio”, circondata da un bel cortile ombreggiato da platani.

Scendendo dalla parte opposta invece, al termine della via, sulla sinistra troviamo la biblioteca turca, quindi si apre la bella “Piazza Ippocrate”, con al centro la fontana turca. Qui l’unico edificio salvatosi dall’espansione edilizia é la “Castellania”, ben individuabile per la grande scala esterna, dove in molti si siedono a riposare. Costruita nel 1507 era il luogo dove si radunavano i commercianti.

Non si può sbagliare o pensare di non trovarlo; circondato da locali, ristoranti e negozi, la sua architettura, fortunatamente intatta, stride come il canto di una sirena in una discoteca ! Poco distante c’é la “Porta del Porto”, affiancata da due torri; oggi il mare non la raggiunge più, ma in passato, come testimoniano alcuni disegni, sicuramente la lambiva.

Seguendo Odòn Aristotelous, in pochi passi, arriviamo nella “Piazza degli Ebrei Martiri”, al centro della quale si trova una fontana con tre ippocampi di metallo nero che si fronteggiano.

Sul lato Nord della piazza, un altro importante monumento : il “Palazzo dell’Episcopato” Proseguiamo ancora imboccando Odòn Pindarou, alla fine della quale, le rovine della chiesa gotica della Madonna della Chora, ci ricordano, quanto insulsa può essere la natura umana; esse infatti, sono tagliate in due dalla strada asfaltata ! Ritorniamo sui nostri passi e seguendo Odòn Ermou, ci immettiamo in Odòn Apellou.

I negozi ormai sono tutti aperti e la città vecchia brulica di turisti; l’impatto visivo di cui abbiamo “goduto” al nostro arrivo, nel silenzio e nella solitudine, irrimediabilmente viene ovattato dalla massa. Per questo motivo consiglio a chiunque di recarsi a Rodi nelle prime ore del mattino, per assaporare a pieno tutto il fascino di questo incanto, sospeso nel tempo.

Sono le 10.00 e decidiamo di fare colazione, anche perché siamo attratti da un bel localino, che ci riserverà, in questo senso, molte soddisfazioni…

Io trovo finalmente un’ottima “spanecopita” (sformato di spinaci e formaggio); la Cinzia una prelibata torta al cioccolato, porzione super, che le fa luccicare gli occhi ! Rifocillati, ripartiamo alla scoperta della città. Seguendo Odòn Apellou, sulla sinistra, troviamo “l’Ospedale dei Cavalieri”, che testimonia quello che era il compito primario dell’ordine : ospitare e prendersi cura dei pellegrini che tornavano dai luoghi santi, prima; dei crociati, dopo.

Oggi invece, la struttura ha una destinazione meno gravosa; ospita, infatti, la sede del Museo Archeologico di Rodi.

L’Ospedale dei Cavalieri fa angolo con la bellissima Odòn Ippoton, dove si trovano le sedi dei consolati e che conduce al Palazzo dei Gran Maestri.

La risaliamo tutta e giungiamo all’entrata del Palazzo, posta sotto una volta alta e straordinaria a livello architettonico (alzare il naso per credere). Purtroppo oggi é Lunedì, ed il Palazzo é aperto dalle 12.30 alla 19 ! Tutti gli altri giorni, invece, esclusa la domenica, dalle 09.00 alle 19.00; bella sfiga ! Decidiamo di continuare il nostro giro, attendendo le 12.30, quindi ripercorriamo a ritroso Odòn Ippoton e giunti in cima ci fermiamo a guardare la chiesa bizantina della “Madonna del Castello”.

Il suo interno é rimasto intatto nonostante durante l’invasione turca, fosse stata trasformata in moschea, ma il campanile non c’é più, visto che era stato trasformato in minareto.

Proprio di fronte, dall’altro lato della strada c’é la “Locanda dei cavalieri di Auvergne, che mostra una caratteristica architettonica particolare ed unica : la scala costruita sulla facciata, infatti, é un elemento tipicamente Egeo e non certo di origine occidentale.

Proseguendo, oltrepassiamo una piccola arcata, che ci inserisce nella piazza di Argirokastrou, al centro della quale c’é una fontana. La base di quest’ultima, che non é altro che un fonte battesimale, fu trovata da archeologi italiani nella chiesa di Sant’Irene, nel villaggio di Arnitta e trasportata nel luogo attuale.

Rimango colpito dalle numerose sfere di pietra che si trovano sparse in giro; non sono altro che le palle di pietra utilizzate nella difesa della città, durante l’invasione turca.

Dietro la fontana si erge una delle più antiche costruzioni del castello, datata 14° secolo, dove oggi ha sede l’Istituto storico Archeologico.

Oltre si apre la grande Piazza di Symi, proprio all’imbocco della Porta di Eleftherias (della libertà).

Qui si trovano le rovine del tempio di Afrodite, che risalgono al 3° secolo a.C. E che costituiscono uno dei rari monumenti dell’antichità, che si possono trovare in città.

Superiamo la piazza e usciamo dalla città vecchia attraverso la Porta Eleftherias. Ci ritroviamo così di fronte al porto di Mandraki, porto di battaglia dell’antica Rodi, dove oggi sono ormeggiate le imbarcazioni private e i piccoli traghetti che giornalmente collegano Rodi con le isole limitrofe.

Risaliamo la darsena destra, su cui si trovano i tre mulini a vento, dove un tempo veniva macinato il grano scaricato dalle navi commerciali.

Questa lingua di terra culmina poi con il faro di Agios Nikolaos, anch’esso fortificato e visitabile, senza spendere nulla. Da qui si può vedere a destra il nuovo porto commerciale, dove attraccano i grandi traghetti e oltre il secondo porto, Akantia.

Inoltre, guardando verso la città, si notano benissimo, le mura fortificate e su tutto il magnifico “Palazzo dei Gran Maestri”, ricostruito pietra su pietra durante il dominio italiano.

Il lato opposto del porto costeggia, invece, la città. All’inizio si trova il parcheggio dei taxi, proprio di fronte alla “verde” piazza Alexandrias, quindi la nuova piazza del mercato dove i negozi si susseguono gli uni agli altri.

Alle spalle del nuovo mercato, in Odòs Aveof, c’é la stazione degli autobus; la linea Roda, copre la costa occidentale, la linea Ktel, quella orientale.

All’inizio del lungo mare, infine, c’é la fermata dei bus che seguono l’itinerario cittadino; in tutto 8 linee.

Proseguendo, passiamo davanti alla banca di Grecia, al palazzo di giustizia e alle poste. Di fronte al palazzo delle poste si trova la “Chiesa dell’Annunciazione”, costruita dai cavalieri e copia fedele della chiesa medievale di San Giovanni.

Alla sua destra, ben visibili, le due colonne che delimitano l’ingresso al porto, sulla cima delle quali svettano le statue del “Cervo” e della “Cerva”, simboli della città. Qui la tradizione colloca il mitologico colosso di Rodi.

Terminato questo giro, sono ormai le 12.10 e decidiamo di ritornare al “Palazzo dei Gran Maestri” per potervi entrare.

In poco meno di 10 minuti, attraversando di nuovo la “Porta Eleftherias”, raggiungiamo l’entrata del Palazzo; é ancora chiuso e c’é una calca di gente che attende.

All’apertura, tutti si affrettano ad entrare e, dato che si paga l’ingresso, si crea una lunga coda davanti alla maestosa entrata posta in mezzo a due grandi torri.

Di fare coda non abbiamo, ne voglia, ne tempo (dato che il parcheggio é pagato sino alle 13.00), quindi ci accontentiamo di di vedere l’ingresso del palazzo e poi ci dirigiamo alla macchina.

Rodi é fantastica, incredibile, bella e affascinante; ci si può tranquillamente passare un’intera giornata, tanti sono i monumenti che possiede. Anzi forse non é affatto sbagliato pensare che sia tutto l’insieme un’enorme monumento, che é arrivato intatto sino a noi…

Lasciamo Rodi seguendo la costa occidentale; scendendo da Odòn Papagou, prendiamo a sinistra, costeggiamo il porto, passiamo di fronte all’acquario e torniamo indietro seguendo le indicazioni per Ialyssos.

Subito dopo l’acquario, che si trova sulla punta occidentale della città, si apre una piccola e stretta spiaggia, costellata di ombrelloni e piena di gente : é la spiaggia della città.

L’aspetto non é particolarmente invitante, ma l’acqua ha un colore fantastico : azzurro pastello.

Superiamo Kritika e Ixia, costeggiando la baia di Trianta, dove i grandi alberghi si susseguono; questa é la zona della prima grande espansione turistica.

Dopo 8 Km. Entriamo nell’abitato di Ialyssos, altro grosso centro turistico e sulla sinistra intravedo il cartello che indica la deviazione per il colle di Filirimos, dove si trova l’acropoli di Ialyssos.

La strada, 5 Km. In tutto, va verso l’interno e per i primi 3 Km. Resta pianeggiante; poi comincia a salire, con vari tornanti, in mezzo ad un bosco di pini, per giungere in cima al colle, dove di fronte ad un ampio parcheggio, c’é l’ingresso all’acropoli.

Non si paga nulla per accedervi e superato il cancello e l’immancabile bar, si hanno due scelte : a sinistra si sale verso l’acropoli, a destra si può seguire un lungo cammino alberato, denominato “Via Crucis”, che raggiunge la sommità occidentale del colle.

Ci avviamo verso l’acropoli e fatta una breve salita, arriviamo alla piccola chiesa di Panagia Filerimou. Carina e strana al tempo stesso, con un campanile che sembra più una torre, la chiesetta si integra benissimo nel paesaggio brullo, grazie al colore delle pietre che la costituiscono. L’interno é però spoglio e oscuro; la sola luce presente é infatti quella che filtra dalle strette finestre.

Sulla destra si trova il corpo centrale del Monastero dedicato alla Madonna, che continua girando dietro la chiesa. Opera del 15° secolo, durante l’occupazione turca, venne utilizzato come stalla della cavalleria ottomana e solo con l’occupazione italiana tornò al suo splendore.

Le celle che lo compongono si susseguono lungo uno stretto e basso corridoio, dove tra una porta e l’altra si trova il dipinto di un santo.

Torniamo indietro e usciamo dall’acropoli, rinunciando a fare la “Via Crucis”; ci attira molto di più vedere il paesaggio che si gode dal colle, proprio alla fine della salita, sulla sinistra, terminata l’ultima curva, prima del breve rettilineo, che porta al parcheggio.

Ci sono due sedie rosse; le raggiungiamo a piedi e ci sediamo di fronte a questa stupenda cartolina. Di fronte a noi c’é la baia di Trianta e lo sguardo segue l’orizzonte, da Rodi a Kremastì ! Restiamo per una mezz’oretta, anche perché al fresco e con la brezza che soffia leggera, é veramente un piacere stare lì seduti a guardare lo sfondo che Rodi ci offre.

Ripartiamo intorno alle 16.00 e scesi a Ialyssos, seguo le indicazioni per la spiaggia. Arriviamo così in riva al mare, all’altezza di un grande hotel e stendiamo il nostro telo sui ciottoli grossi che costituiscono la spiaggia.

C’é molto vento e il mare é abbastanza mosso; l’acqua non é limpida, ma ha un colore azzurro intenso. Prendere il sole non é per nulla “faticoso”; il vento non ci fa percepire il suo calore, anzi ho un pò di freddo.

Restiamo sino alle 19.00, poi facciamo ritorno a casa. La sera ceniamo nuovamente alla “Taverna To Petrino”, un pò per pigrizia, un pò per stanchezza, un pò perché siamo sicuri di mangiare bene; in effetti il buon “Petrino” non si smentisce neanche in questa ventosa serata, lasciandoci “pienamente” soddisfatti.

20 Agosto 2002 – Terme di Kallithea.

Sveglia finalmente tranquilla, alle 09.00, per la visita delle terme di Kallithea, poste all’inizio della costa orientale, a 15 Km. Da Rodi città.

Per raggiungerle ripercorriamo la super-strada con la quale ieri siamo giunti a Rodi, ma arrivati al semaforo, che di fatto, ne sancisce la fine, invece di girare a sinistra, verso la città, prendiamo a destra verso Faliraki.

Faliraki è il cuore del nuovo sviluppo turistico dell’isola; la “Rimini” del luogo, con grandi alberghi, numerosissimi locali e discoteche. Arrivarci di mattina, già da un’idea di quello che si potrà trovare la sera; il turismo é cosmopolita con una predominanza di inglesi.

Fortunatamente e senza rimpianti, la tocchiamo solo marginalmente, di passaggio; prendiamo infatti la strada costiera, ritornando verso il capoluogo e fatti 6 Km., sulla destra, troviamo la deviazione per Kallithea.

Percorriamo altri 500 metri e siamo nel grande parcheggio delle terme, di fronte al quale si trovano due piccoli bar.

L’entrata alle vecchie terme é gratuita, anche perché sono state abbandonate e solo ultimamente si sono fatti dei lavori per poterle recuperare. Di questi lavori, troviamo tracce tangibili, una volta entrati nel centro; il corpo principale delle terme, quello posto a ridosso della minuscola spiaggia, presenta ricoperto di una gettata di cemento grigio, che fa svanire il fascino naturale della costruzione. L’interno invece é fortunatamente ancora salvo e garantisce un pò di quella caratteristica atmosfera, che doveva respirarsi al suo interno nei momenti di massimo splendore.

Il resto della struttura é completamente in rovina e aggirarsi per quelli che erano gli spogliatoi e i padiglioni laterali sembra un viaggio all’interno di una città fantasma.

Tuttavia ciò che resta consente di farsi un’idea della bellezza e del fascino che questo luogo doveva avere, quando dalle sue fonti sgorgava un’acqua dalle qualità terapeutiche.

L’insenatura su cui si affacciano le terme ha un’acqua limpida e di colore verde; anche qui é pieno di lettini e volendo si può rimanere per trascorrere una tranquilla giornata al sole. Il complesso termale é stato riciclato e trasformato così in stabilimento balneare ! Noi decidiamo, invece, di raggiungere la spiaggia posta dalla parte opposta, proprio sotto il parcheggio, da cui parte il breve sentiero che consente di accedervi.

C’é una piccola spiaggia di sabbia, con ombrelloni e lettini, ma l’accesso al mare avviene esclusivamente dagli scogli e in alcuni punti, ciò é facilitato da apposite passerelle di legno al termine delle quali si trovano delle corte scalette che si gettano in mare. Sul lato sinistro invece ci sono solo scogli, fortunatamente abbastanza levigati e piatti.

Ci sistemiamo proprio qui, sfruttando al meglio l’ombra che i macigni più grandi possono offrire.

L’acqua é limpidissima e di un colore verde acceso. Entrarci non é poi così difficile, anche senza l’ausilio delle passerelle e delle scalette. Unico neo : la quasi totale assenza di vento, visto che la spiaggia si trova in una baia molto coperta. Oggi il sole si sente… E quanto si sente ! Sulla sinistra, all’inizio della spiaggia, c’é una taverna con diversi tavolini, posti sotto un pergolato coperto d’edera.

Verso le 13.30 abbiamo l’occasione di saggiare la sua utilità e funzionalità ! I prezzi sono nella norma; c’é una differenza minima con i bar dei centri più grandi, che si può stimare nell’ordine di un euro in più per ogni consumazione. Per farsi un’idea : il frape costa 2 euro, una bella fetta di anguria, 2,50 e una bottiglia di Fanta da 0,33 cc., 1,50.

Dopo aver trascorso le ore più calde comodamente seduti al bar, ritorniamo sugli scogli, dove rimaniamo sino alle 19.00; praticamente sino a quando il sole sparisce dietro la collina adiacente, quindi ritorniamo a Tolos.

La sera ceniamo a Paradissi, con le gyros di “Xepi”, che sono proprio buone. Terminiamo infine la serata, prendendoci un buon “kafedaki”, ovvero un café greco servito nel bicchiere di vetro e non nella tradizionale tazzina.

21 Agosto 2002 – Capo Ladikò, Baia di Anthony Quinn, Trogonou.

Torniamo ad alzarci presto perché é nostra intenzione andare alla baia di Anthony Quin, che sappiamo, per sentito dire, essere meta di molti turisti.

Dato che si trova subito dopo Faliraki, per raggiungerla ripercorro la strada che da due giorni ci consente di arrivare dalla parte opposta dell’isola e giunto a Faliraki, prosegui verso Sud. Percorro poco più di 1 Km. E sulla sinistra trovo la deviazione per Ladikò e la baia di Anthony Quin.

La strada sale per 500 metri, quindi ridiscende per circa 200 metri e si biforca; prendendo a destra si scende per altri 150 metri arrivando a ridosso della baia di Capo Ladikò. Qui si trova una piccola e stretta spiaggia di sabbia e ghiaia occupata completamente da ombrelloni e lettini, alle spalle della quale c’é una Taverna.

Andando a sinistra, invece, la strada continua per circa 200 metri, terminando in uno spiazzo sterrato che funge da parcheggio per coloro che vogliono scendere alla baia di Anthony Quin, oppure al porticciolo di Capo Ladikò, costituito da una banchina in cemento, sulla quale sono disposti ombrelloni e lettini.

Lasciamo il bolide all’ombra dei numerosi alberelli presenti e ci dirigiamo alla baia di Anthony Quin. Questo nome deriva dal fatto che il governo, ai tempi del film “Zorba il greco”, aveva regalato la baia al popolare attore; alcuni anni dopo, però, cambiato il governo, lo stato si riprese il regalo ! L’attore non si rassegnò all’idea di perdere questo piccolo angolo incontaminato e aprì un contenzioso legale, che ancora oggi si trascina senza giungere ad una soluzione.

La scalinata che consente di raggiungere la baia, comincia proprio dal parcheggio, a ridosso del minuscolo bar, che dall’alto la domina.

C’é anche un sentiero, che parte dal bar e si erpica sul promontorio a sinistra della baia, dal quale é possibile godere di una bella vista sulla baia stessa.

Quest’ultima é dotata di una spiaggia ridottissima; forse sarebbe meglio chiamarla riva, visto che é larga 3/4 metri, costituita completamente di ciottoli e molto frastagliata.

I lettini sono ovunque e comunque…; più gente arriva, più cercano di sistemarne e dato che costano 7 euro al giorno, se ne comprende il motivo. Gli ombrelloni invece sono pochissimi, ma del resto non si saprebbe dove piantarli…

In compenso l’acqua é straordinaria; limpidissima e di un colore particolare, che va dal verde all’azzurro tenue.

Purtroppo, data la sua notorietà, si riempie subito e in breve tempo ci troviamo in un carnaio; praticamente siamo gomito a gomito e poco ci manca che ci calpestino ! Questa situazione diviene insopportabile intorno alle 12.30, quindi decidiamo di abbandonare la baia e spostarci oltre. Visto che siamo vicini, proviamo ad affacciarci sulla spiaggia di Capo Ladikò, ma anche questa é stracolma; tutti gli ombrelloni sono pieni e c’é una concentrazione di gente eccessiva per il corto e stretto litorale, di cui la baia dispone.

Non é molto diverso da quello che abbiamo appena lasciato, di conseguenza optiamo per un’altro spostamento.

Tuttavia la fame ci invita a sfruttare la taverna alla spalle della spiaggia e dato che c’è un tavolino libero, ci sediamo.

Ordiniamo un’insalata greca ed una moussaka; i prezzi sono leggermente più alti del normale, ma non così eccessivi. Il cibo comunque é ottimo, quindi non badiamo più di tanto ai 12 euro che spendiamo.

La particolarità del posto si rivela però un’altra : nel tavolo di fianco al nostro, scoviamo l’attrice Elena Sofia Ricci, con la figlia e i genitori ! In seguito verremo a sapere, che ogni anno passano il mese di Agosto proprio qui, soggiornando nel residence situato sulla collina adiacente. Guarda un pò i casi della vita ! Terminato il nostro spuntino, lasciamo Capo Ladikò e ci dirigiamo verso la baia successiva, quella di Afantou. Lo spostamento é breve, solo 1,5 Km a Sud. La prima deviazione che troviamo, é quella che indica “Trogonou beach” e non ce la facciamo scappare; svolto a sinistra e dopo 500 metri siamo in riva al mare. E’ il tratto iniziale della lunga baia di Afantou.

Parcheggiamo il “bolide” nello spiazzo a ridosso della spiaggia, proprio di fianco alla taverna omonima e ci dirigiamo verso il mare.

Sulla destra noto subito un presidio militare; una sorta di parcheggio per auto civili, piantonato da un militare, ma non capisco immediatamente di cosa si tratta. L’arcano si svelerà in seguito.

Di fronte alla taverna ci sono degli ombrelloni azzurri, comodamente raggiungibili utilizzando le passerelle di legno, che anche noi sfruttiamo, per camminare agevolmente sui ciottoli grossi, di cui il litorale é composta.

Un centinaio di metri più a destra, c’é un’altro gruppo di ombrelloni, tutti bianchi, con alle spalle una seconda taverna.

Proseguendo verso destra si arriva a ridosso delle pendici del colle che delimita la spiaggia. Ci dirigiamo proprio là, sistemandoci sotto questi piccoli “faraglioni”, tra i quali si aprono anfratti e grotte.

Camminare al di fuori della passerella non é molto agevole, ma neanche così impossibile e anche se la gente non manca, l’estensione della spiaggia, assicura un ampia porzione di spazio vitale ! Almeno non ho il complesso da scatola di sardine che Capo Ladikò e la baia di Anthony Quin, mi hanno suscitato ! Come detto la spiaggia é interamente composta da ciottoli grossi, bianchi, levigati e arrotondati, che caratterizzano anche il fondale circostante. L’acqua é molto bella; limpida e di un colore verde intenso nei primi 10 15 metri, diventa lentamente blu scuro più al largo.

Oltre all’ombra della scogliera, si é rinfrescati da una leggera brezza; in sostanza un bel posticino ! Rimaniamo sino alle 19.00, quindi facciamo ritorno a Tolos.

Durante il ritorno ci fermiamo a Paradissi per la consueta “visita” al supermercato e da “Xepi”, dove ormai siamo clienti fissi, per riempire lo stomaco con le sue appetitose e abbondanti “gyros pita”.

22 Agosto 2002 – Trogonou.

La baia di Afantou, ci ha lasciato soddisfatti e visto che riteniamo meriti molto di più di qualche ora rubata alla fine di una giornata, decidiamo di dedicargli interamente il nostro terz’ultimo giorno a Rodi.

Ci dirigiamo, proprio alla spiaggia che ieri ci ha lasciato così soddisfatti : “Trogonou beach”.

Ripercorriamo l’iter di ieri, andandoci a sistemare, proprio all’estremità sinistra della spiaggia, dove c’é una sorta di grotta, molto affascinante, sotto la quale disporsi.

Lo scenario é incredibile : di fronte, a pochi metri, il mare col suo continuo andirivieni, a destra tutta la lunga baia di Afantou, sopra di me la scogliera ! Le persone sono veramente poche e per molto tempo ci godiamo questo anfratto da soli; poi, verso le 11.00 siamo costretti a dividerlo con qualche altro, anche perché cominciano ad arrivare le barche che conducono i turisti al “tour delle spiagge” e figurarsi se non fanno tappa qui ! Verso le 12.30, ripariamo all’interno della grotta, dove oltre all’ombra si gode un bel fresco e inevitabilmente ci addormentiamo…

Ci risvegliamo un’ora dopo, sollecitati da un leggero languorino, quindi prendiamo la via delle taverne, che abbiamo a disposizione.

Solo per motivi logistici (é la prima che incontriamo…) ci dirigiamo a quella posta a ridosso del gruppo di ombrelloni bianchi; é carina, pulita e stranamente vuota.

Immediatamente mi viene incontro il cameriere, o forse dovrei dire il militare, dato che porta i pantaloni della mimetica; chiedo se posso mangiare e lui gentilmente mi spiega che la taverna, come gli ombrelloni bianchi di fronte, sono riservati solo ai militari e alle loro famiglie. Ecco svelato l’arcano del giorno prima; é una sorta di spiaggia privata, adibita ad uso militare.

A questo punto non abbiamo scelta : si va alla taverna successiva, quella che porta il nome della spiaggia, poche decine di metri più avanti.

Qui la gente c’é e tutti i tavoli sono occupati; ne dividiamo così uno da quattro posti, con una coppia di greci, che già sta mangiando e che di buon grado accetta la nostra “intromissione”.

Se una cosa del genere la facessimo in una pizzeria del nostro “civilissimo” paese, rischieremmo la denuncia nel peggiore dei casi, gli insulti e i più svariati commenti, nel migliore ! I prezzi sono abbordabili, anche per il pesce, quindi ne approfittiamo e prendiamo un’insalata greca (3 euro), calamari (5 euro) e pesciolini fritti (5,50 euro) e una porzione di tzatziki (1,80 euro); il tutto bagnato da una birra Mythos (greca, 2 euro) e una bottiglia d’acqua da 75 cc. (1,50 euro).

Le porzioni sono abbondanti e tutto é buono e ben cucinato. Anche la coppia al nostro fianco mangia pesce, ma a differenza nostra, pasteggia con il tradizionale “ouzo”, allungato con acqua e qualche cubetto di ghiaccio.

Appena si rendono conto che anche noi mangiamo pesce, ma beviamo birra e acqua, subito tentano di comunicare con noi e tra qualche parola di greco a me nota e di inglese comunemente conosciuta, riusciamo a capirci. Il messaggio é chiaro : “psari me ouzu, ne me bear !”, ovvero “il pesce va mangiato sorseggiando ouzo e non birra !” Questa é la migliore tradizione greca, che esalta il sapore del pesce. Mi chiedono se ne voglio e io accetto volentieri; perché disdegnare una tradizione ? Alla mia risposta affermativa il signore si alza e va a recuperarmi il piccolo e largo bicchiere normalmente usato per questa bevanda e mi versa un pò di ouzo, aggiungendo del ghiaccio; quindi mi porge il bicchiere. Io, un pò di esperienza delle tradizioni greche la porto con me, così, ci aggiungo un pò dell’acqua di Cinzia, accompagnato da un segno di approvazione di entranbi gli ellenici e brindo con loro.

L’alta gradazione alcolica dell’ouzo (40°, praticamente grappa di anice, molto simile alla nostra sanbuca) é stemperato dall’acqua e dal ghiaccio, che addolciscono anche il forte sapore di anice, che lo contraddistingue. Ne viene fuori una bevanda dal colore grigio chiaro, torbida e all’anice, che accompagna, contrastandolo con forza il delicato sapore del pesce.

Continuiamo il nostro pasto con la compagnia discreta di questa gentile coppia, con la quale abbozzo qualche altra parola, quindi dopo un buon café greco, ritorniamo al nostro “rifugio”.

Lasciamo a malincuore la spiaggia di Trogonou, quando il sole viene nascosto dalla scogliera e ritorniamo a Tolos.

Ceniamo in appartamento con le ultime vettovaglie rimaste; ormai siamo agli sgoccioli della viaggio…

23 Agosto 2002 – Haraci.

Ci alziamo con tranquillità e andiamo a fare colazione a Paradissi. Ci rechiamo da “Xepi”, in piazza e ordiniamo due “kafedaki”, che sono ormai diventati una nostra consuetudine, dopo averne scoperto l’esistenza.

Qui conosciamo una gentile signora, Mia Papas, che ha vissuto per oltre quarant’anni in Italia con la quale parliamo amichevolmente. Ci spiega, che l’euro non é ancora stato ben digerito, almeno sulle isole e anche se facilita il turismo, in molti non ne sono contenti. Inoltre ci dice che quest’anno la stagione non é andata poi così bene; di solito Rodi é meta di circa 6 milioni di turisti l’anno, mentre nel 2002 se ne sono visti soltanto la metà ! Eppure a me sembrava che ci fosse molta gente ! Parlando del più e del meno, scopriamo che questa sera a Kremastì ci sarà una festa di paese, con la fiera; una sorta di “Festa dell’Unità” in stile greco, e che anche suo marito, genovese di nascita, che fa lo scultore, ha uno spazio di esposizione.

Visto che siamo entrati in confidenza ne approfitto per chiedere dove possiamo andare a mangiare il pesce, bene e senza spendere un patrimonio.

Ci risponde che il posto ideale é a Skala Kamirou, ma non nei due ristoranti a ridosso del porto, bensì, in quello sulla strada principale, di fronte alla deviazione per quest’ultimo. Il suo nome é “Ristorante Macedonia”; la cucina é pulita, il pesce fresco e ben cucinato, il prezzo giusto ! “Molto bene”, penso tra me e me, “questa sera ci si va di sicuro !”.

Intanto dobbiamo passare la giornata e decidiamo di tornare ad Haraci, che ci era piaciuta, optando però per la spiaggia del paese e non per la “Gold beach”.

Ripercorriamo forse per l’ultima volta la solita strada per attraversare l’isola e in poco più di mezz’ora raggiungiamo Haraci.

Giunto a ridosso del paese, prendo a destra verso i parcheggi e lasciato il bolide in sosta, raggiungiamo la baia, che si trova poche centinaia di metri più avanti.

Ci sistemiamo tra la “Taverna Argo” e la “Taverna Thalassa”, vicino ad un alberello che ci assicurerà l’ombra nelle ore calde.

Una parola sulle due taverne appena menzionate : la prima si trova all’inizio della baia, sugli scogli che la delimitano e a discapito di un aspetto affacinate, propone prezzi altissimi; la seconda posta invece lungo la strada che costeggia la spiaggia, pur avendo un aspetto più tradizionale con tavolini e sedie in legno, offre un menù con prezzi abbordabili (insalata greca euro 2,90; tzatziki, 1,50; filetto di cernia, pesce spada o tonno 8,70;pesce spada lla griglia 8,70; calamari 5,60).

La baia é molto carina e soprattutto tranquilla; ci sono pochissime persone, molte delle quali sono gente del luogo.

La spiaggia é di ciottoli piccoli, che continuano sin dentro l’acqua e il mare é cristallino e calmo.

Essendo protetta dal promontorio, su cui si erge il castello medievale di Feraklos, é riparata dal vento, che é quasi completamente assente; e questa é forse l’unica nota stonata del posto.

Restiamo tutta la giornata qui, in tranquillità e quiete; solo alle 18.30, dopo aver sorseggiato un buon frape in uno dei numerosi bar che si susseguono sulla strada che costeggia l’intero perimetro della spiaggia, torniamo verso Tolos.

La sera, come anticipato, abbiamo deciso di seguire i consigli della nostra nuova “conoscente” e raggiungiamo così Skala Kamirou, prendendo posto ad uno dei tavolini di legno, posti sotto il pergolato, del “Ristorante Macedonia”.

L’accoglienza é calorosa e gentile e abbiamo l’imbarazzo della scelta per decidere dove sederci, visto che oltre a noi c’é solo un’altra coppia, che dopo capiremo essere di italiani.

In un tavolo sulla sinistra invece siedono i genitori della proprietaria che discutono, sorseggiando “ouzo”, con un’altra persona.

Chiedo il pesce e subito la signora mi dice tutto quello che può offrirmi, facendomi scegliere direttamente dal contenitore pieno di ghiaccio il pesce pescato la notte precedente.

Ordiniamo quanto segue : polipo, calamari, gamberetti di Simi, un fagri di mezzo chilo con delle melanzane grigliate come contorno e una bottiglia di retzina di accompagnamento.

Mi chiede se il pesce lo voglio fritto o grigliato; propendo per la seconda scelta. Chiaramente calamari e gamberetti saranno fritti.

La signora ravviva la brace utilizzando il fon e comincia a grigliare il polipo e il fagri.

La prima portata ad arrivare sono le melanzane, che dopo essere state grigliate, vengono schiacciate e mescolate con olio e aglio, in modo da costituire una sorta di salsa molto saporita, ma difficilmente digeribile ! Quindi arrivano i calamari e i gamberetti di Simi. Questi ultimi sono piccolissimi; grandi quanto la falange del mignolo e si mangiano interamente. A discapito della loro dimensione, però, sono saporitissimi ! Anche i calamari sono ben fritti e tenerissimi.

Le porzioni sono abbondanti e davvero ben cucinate.

Ancora qualche minuto e ci servono il polipo e il pesce. Anche il polipo risulta tenero e il fagri, una sorta di orata, ma di colore rosa, saporitissimo.

Al termine della cena siamo pieni e soddisfatti e ancora di più dopo aver bevuto il café greco, fatto ad arte e visto il conto : solo 42 euro in due ! Nei ristoranti poco distanti, un pasto del genere ci sarebbe costato almeno 20 euro in più.

Contenti, riprendiamo il “bolide” e facciamo rotta verso Kremastì, che raggiungiamo facilmente seguendo la costa, subito dopo aver superato l’aeroporto.

La fiera é veramente animata; ci sono moltissime persone e dobbiamo lasciare l’auto leggermente al di fuori del centro del paese, nel cui parco, sono allestite le varie bancarelle.

Girelliamo per la fiera per circa un’ora, poi torniamo al nostro appartamento per consumare l’ultima notte.

24 Agosto 2002 – Kalavarda e ritorno…

Ci alziamo con calma e come prima cosa ci rechiamo al supermercato di Paradissi, per comperare qualche prodotto tipico da portare a casa.

Poi dopo il consueto “kafedaki” da “Xepi”, torniamo in appartamento e cominciamo a raccogliere e sistemare le nostre cose, quindi, verso le 10.30, decidiamo di andare a prendere l’ultimo sole della nostra vacanza e siccome non abbiamo voglia di fare molti chilometri torniamo a Kalavarda; in pratica finiamo da dove avevamo cominciato…

La giornata fila via veloce e alle 16.30 facciamo ritorno in appartamento.

La preparazione dei bagagli é lunga, noiosa e delicata, visto che devo stivare nello zaino, tutto quello che ho comprato da portare a casa.

Una bella doccia e qualche ultimo ritocco da perfezionista allo zaino e siamo pronti.

L’appuntamento in aeroporto é per le 20.20 e visto che abbiamo quasi due ore di margine, decidiamo di andare a mangiarci un’ultima “gyros” da “Xepi” a Paradissi ! La soddisfazione é totale ! Restiamo lì sino alle 20.00, poi, mentre il giorno comincia a dissolversi nell’oscurità della sera, ci dirigiamo al vicino aeroporto.

Lascio il “bolide” negli appositi parcheggi riservati alle auto a noleggio e dato che la nostra compagnia non ha un ufficio in loco e non c’é nessuno a ritirare la macchina, lascio le chiavi sotto il tappetino, come mi aveva spiegato di fare il ragazzo che me l’aveva consegnata al nostro arrivo.

Tuttavia non sono convinto di questo metodo e per stare tranquillo faccio un colpo di telefono alla compagnia; mi risponde un gentile signore, che mi ribadisce di fare, quanto ho appena fatto ! L’aereo parte in perfetto orario e il viaggio é tranquillo e piacevole, visto che a differenza dell’andata, ci danno la cena, che non é per niente male ! L’atterraggio a Milano, sancisce la fine delle vacanze e d il ritorno alla normalità… E in effetti non é per niente caldo ! Il ritiro bagagli é forse più lungo del ritiro dell’auto… Il “pandino” ci aspetta e in poco più di mezz’ora ritorniamo a casa.

Maurizio Fabbri mauri.Fabbri@tin.It Se vuoi vedere tutte le foto di questo viaggio, visita il mio sito internet NO PROFIT sui viaggi : http://members.Xoom.Virgilio.It/mfwebsite



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche