Citera, l’isola di Afrodite nel Mar Egeo dove sembra di trovarsi tra le calli di Venezia

Scritto da: giubren
citera, l'isola di afrodite nel mar egeo dove sembra di trovarsi tra le calli di venezia

Per secoli avamposto veneziano nel Mar Egeo, Citera/Khytira è una delle isole più interessanti di questa zona della Grecia, da scoprire con calma e viaggiando tra storia, spiagge, antichi castelli e meraviglie senza tempo

La storia di Citera, greca e veneziana allo stesso tempo

Citera (Khytira in greco, Cerigo in veneziano), situata alle estremità della Laconia, fa parte dell’arcipelago delle Ionie nonostante la sua posizione appartata, condividendo la storia delle passate dominazioni. In Grecia era nota per la sua lontananza e difficoltà a raggiungerla, ma oggi voli quotidiani la collegano all’aeroporto di Atene oltre a due traghetti a settimana dal Pireo.
Viene ironicamente denominata come isola dei canguri, nei mesi estivi infatti si popola di isolani che, pur essendo immigrati da tempo in Australia, sono rimasti saldamente ancorati alle proprie radici. Molti hanno deciso di ristabilirsi sull’isola, creando strutture per l’accoglienza turistica ed agenzie di noleggio. Le strade sono in ottime condizioni, grazie ai finanziamenti di chi ha realizzato notevoli fortune nel lontano Pacifico, anche se molte di esse sono strette e tortuose per la particolare morfologia del terreno con rilevi montuosi ed avvallamenti che allungano notevolmente i tempi di percorrenza per andare da un punto all’altro dell’isola.

Cosa vedere a Citera

L’egemonia veneziana, durata ben quattro secoli, ha lasciato tracce profonde della sua presenza. Nella Chora troneggia la grande fortezza nella quale viveva parte della popolazione fino a 200 anni fa. Le mura racchiudono numerose cappelle, cisterne ed edifici in rovina. Affacciata sul mare, la Panagia Myrtioditissa, un tempo chiesa cattolica, fu convertita al culto ortodosso all’inizio dell’800 dopo che, con il trattato di Campoformio, Venezia venne ceduta da Napoleone all’Austria mettendo fine alla sua indipendenza. Furono i francesi, impossessatisi delle Ionie, ad eliminare il leone di San Marco dai contrafforti vicini all’ingresso del castello, assieme ai blasoni in pietra delle famiglie venete che si erano avvicendate nel governo e che oggi sono conservati in un piccolo museo. Grazie al lungo dominio di Venezia, le Ionie sono state l’unico territorio greco mai occupato dagli ottomani. Dopo alterne vicende, i francesi furono soppiantati dagli inglesi che istituirono un protettorato sulle Ionie, terminato nel 1863 con la cessione al nuovo regno di Grecia.
Per la sua posizione strategica, la fortezza era nota come “l’occhio di Creta” in quanto vigilava sul traffico marittimo da e per l’Egeo e questo spiega il magnifico panorama sul mare e sull’isolotto di Khytra, che la mitologia vuole come luogo di nascita della dea Afrodite. Attorno al castello si dispiega il candido abitato, con edifici dallo stile cicladico. Trascorriamo nella Chora la prima parte del nostro viaggio in un piccolo hotel dal fascino rétro ricavato in un antico palazzo signorile poi trasformato in albergo. La maggioranza dei visitatori preferisce installarsi nella sottostante baia di Kapsàli dove c’è una spiaggia attrezzata ed un porto. Gran parte sono greci oppure immigrati dall’Australia con i loro familiari ed amici, pochi invece i turisti di altre nazionalità e ciò spiega il carattere maggiormente genuino dell’isola che si è preservato anche in alta stagione.

Le spiagge di Citera

Molte delle spiagge si trovano nella zona meridionale, in linea d’aria non molto distanti dalla Chora. Protette dal meltemi, le piccole baie di Melidoni e di Chalkos sono parzialmente attrezzate e nel pomeriggio possono essere piuttosto affollate. I litorali della costa esposta a sud est invece sono decisamente più ampi (Firi Ammos, Paleopoli) con sabbia mista a ciottoli vermigli. Ovunque acque limpide e la presenza limitata di ombrelloni assieme alle tipiche kantine, cioè camioncini-bar attrezzati come piccoli punti di ristoro dei bagnanti e che ormai su altre isole sono quasi del tutto scomparse. L’iconica spiaggia di Kaladi invece è rimasta del tutto libera: si raggiunge con un breve percorso di 160 scalini. Due baie di ciottoli sono separate da un grande faraglione con grotte ed anfratti tutti da esplorare. Da Kapsàli è possibile raggiungere con escursione in barca l’isolotto di Khytra, chiamato Avgo (uovo) dai veneziani. Nella sua parte meridionale si apre una vasta grotta marina in cui è possibile fare il bagno e dove trovano rifugio le foche monache. Sulle sue rocce nidificano i falchi di mare ed in primavera crescono dei piccoli fiori gialli detti sempervivens in quanto sembrano non appassire mai.

I villaggi dell’entroterra

Oltre al piccolo museo archeologico della Chora (che custodisce un notevole leone in pietra) vale la pena di esplorare l’interno dell’isola, punteggiata da circa 40 villaggi. Mylopotamos si trova in prossimità di una gola verdeggiante solcata da un fiume solitamente in secca durante la stagione estiva; la vicina cascata delle Nereidi ovviamente la si trova senz’acqua. Il punto di ritrovo principale è il Kafè Platanos che serve pasti legati alla tradizione locale. Non lontano dal villaggio ci sono dei mulini in rovina e soprattutto il Kastro veneziano abitato fino agli anni ’50 del secolo scorso e anche noto come Kato Chora. All’ingresso sorge una vecchia scuola costruita dagli inglesi in stile gotico, poi seguita dal portale d’accesso ancora sormontato dal leone di S.Marco. All’interno, edifici a due piani in decadenza ed innumerevoli chiesette affacciate su un alto dirupo.

Da qui è possibile raggiungere la remota Limnionas, una spiaggia di sabbia con pittoreschi ricoveri per le barche. La strada per arrivaci è piuttosto lunga e a tornanti, con meravigliose viste sulle scogliere affacciate sulla costa centro occidentale. In questa zona c’è anche il Monì Myrtidion, il più grande monastero di Citera con vasti porticati e che ospita i pellegrini nel mese di agosto.

Cosa vedere nei dintorni di Citera

Elafonisos, l’isola dei cervi

Ritagliamo una breve parentesi nel soggiorno a Citera per trasferirci all’isolotto di Elafonisos (l’isola dei cervi). Salpiamo da Diakoftis per raggiungere Neapoli, sulla costa del Peloponneso e da qui, in taxi, il porticciolo di Pounta. Un battello ogni mezz’ora fa la spola tra la terraferma ed Elafonisos dove si arriva in soli 10 minuti. La spiaggia di Pounta è già un meraviglioso biglietto da visita per il mare dai colori maldiviani che caratterizza anche quelle dell’isola.

La cittadina di Elafonisos ha un lungomare affollato di localini e ristoranti con costi superiori alla media. Senz’altro trattasi di un posto turistico, ma sarebbe egoistico pensare che la bellezza che quest’isola offre lungo i suoi litorali non debba essere condivisa. Ondeggiano sulle placide acque piccoli pescherecci fino al ponte che permette l’accesso alla chiesetta di Agios Spyridion, dedicata al santo patrono dell’isola. Kontogoni è la spiaggia cittadina dove la sera si ammirano splendidi tramonti, poi sulla stessa strada a 3 chilometri il lido di Kato Nisi altrimenti noto come spiaggia di Panagia. Ma naturalmente è Simos la spiaggia per la quale si va a Elafonisos, considerata tra le più belle della Grecia. Un promontorio ed un istmo di sabbia suddividono il litorale in due baie dove quella minore per dimensioni risulta meno esposta ai venti. La zona più grande ha vasti tratti liberi e selvaggi, con dune alte anche 10 metri e contorti alberi di cedri a fare da pittoresca cornice. Alle prime ore del mattino Simos è quasi tutta per noi, poi si affolla progressivamente ma, essendo grande, è difficile non trovare angoli appartati.

Diakoftis

Torniamo a Citera, fermandoci un paio di giorni a Diakoftis, il porto dell’isola, dove i colori della spiaggia di sabbia chiara non hanno molto da invidiare a quelli di Elafonisos. Le poche sistemazioni occupate soprattutto da greci e l’unico ristorante Manolis, dalla cucina eccellente, rendono Diakoftis estremamente tranquilla. La mia dolce metà, per problemi familiari, è costretta a tornare in Italia in anticipo ma nella consapevolezza che essere riusciti a partire sia stato un vero miracolo quest’anno; rimango solo in compagnia di Citera e dei suoi siti incantevoli.

Avlemonas

Ad Avlemonas trascorrerò gli ultimi giorni sull’isola. Era il porto principale durante il dominio veneziano ed inglese ed oggi è un affascinante località su un fiordo roccioso in cui si insinuano acque tranquille e cristalline. Tutt’intorno sorgono edifici dall’aspetto cicladico, con ristoranti ed eleganti locali dove fermarsi al tramonto. Un forte di pianta ottagonale fu costruito dai veneziani nel 1565 e diverse stanze e cannoni al suo interno si sono ben preservati, così come la Vardiola, ossia un posto di guardia che apparentemente potrebbe sembrare una piccola cappella restaurata. In prossimità, c’è un bel palazzo con l’ingresso sormontato da una meridiana e appartenuto a Giovanni Cavallini, viceconsole austroungarico per le isole Ionie e noto collezionista di beni archeologici.
Da Avlemonas non si possono mancare due punti panoramici dall’aurea mistica, situati in cima ad irte montagne: il complesso bizantino di San Giorgio ed il monastero di Agia Monì. Il primo si raggiunge da una strada sterrata e cementata nelle zone più ripide. La chiesa più antica conserva un pavimento a mosaico, ma raramente è aperta al pubblico. Il monastero, circondato da candide mura, custodisce al suo interno una bella chiesa dipinta di giallo con evidenti influssi architettonici veneziani.

Poco prima di raggiungere il villaggio di Potamos c’è il bivio sterrato per Paleochora, l’antico capoluogo bizantino in rovina. Fu costruito su uno sperone roccioso di 200 metri in modo da renderlo protetto ed invisibile dal mare. L’espediente purtroppo non impedì al pirata Barbarossa di intercettarla e distruggerla nel 1537. Nella zona del kastro, resistono le rovine delle mura e di numerose chiese, alcune ancora con tracce di affreschi sbiaditi dal tempo. La vista sulla gola a strapiombo è assolutamente impressionante, per cui la visita a questo sito non dovrebbe mai mancare. A breve distanza dalle fortificazioni c’è la chiesa di Santa Barbara con il tetto in ardesia, la meglio conservata di Paleochora. Proseguendo verso nord, si incrocia il monastero di San Teodoro, patrono di Citera. La chiesa maggiore presenta sull’ingresso una placca marmorea in stile barocco, una vera rarità in Grecia. Al suo interno sono conservate le spoglie del santo il cui cranio, in passato traslato a Costantinopoli, è conservato in un’urna d’argento. L’elegante edificio rosso scuro era la sede episcopale dell’isola, poi trasferitasi nella Chora. Non essendoci più i monaci, si pensa di realizzare nel palazzo un museo ecclesiastico.

Potamos

Potamos è un piacevole villaggio nel nord dell’isola, noto per il suo grande mercato domenicale e per il suo singolare Kafè Astikon degli anni ’30 dove, all’improvviso, sembra di ritrovarsi a Cuba.
Nelle giornate senza vento anche le spiagge settentrionali danno il meglio di sé per cui dopo un lungo sterrato raggiungo Fournoi, una delle spiagge più isolate con pietrisco grigio, acque limpide con all’orizzonte le coste del Peloponneso. Dal villaggio di Karavàs si raggiunge infine Capo Spathi, l’estremità settentrionale di Citera con lo scenografico faro di Moudari costruito dagli inglesi nel 1825. Alto 25 metri, il faro è tuttora in funzione per regolare il traffico marittimo nel braccio di mare tra l’isola e la Laconia. Gli inglesi non mancarono di costruire anche altre infrastrutture, tra cui numerosi ponti per agevolare la viabilità: quello principale lungo 110 metri e con 12 archi simmetrici, è presso il villaggio di Katouni ed oggi si annovera tra principali monumenti dell’isola.

È arrivato anche per me il giorno della partenza… da due giorni si è sollevato un fastidioso vento caldo e secco. Dalla terrazza del mio studio vedo alzarsi sull’orizzonte del fumo e due canadair che incessantemente prelevano acqua dal mare per spegnere l’incendio. La strada per l’aeroporto è ancora aperta e dopo soli 10 minuti arrivo a destinazione, riconsegnando l’auto a noleggio. Le fiamme, visibili dalla pista sono difficili da domare e la situazione sembra peggiorare al momento della partenza del piccolo aereo che s’innalza tra gli scossoni del forte vento.

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