3 MESI a KYOTO E OLTRE

Dopo aver letto tutti i diari passati in Giappone del sito, ho deciso di raccontare per sommi capi la mia esperienza di studio e turismo in questo paese. Sono partita dopo anni di letture e studio della lingua proprio per studiare e nel frattempo vedere qualcosa del paese. Non mi dilungo quindi sulle differenze culturali in quanto non ho subito...
Scritto da: modgirl
3 mesi a kyoto e oltre
Partenza il: 11/10/2008
Ritorno il: 07/01/2008
Viaggiatori: da solo
Dopo aver letto tutti i diari passati in Giappone del sito, ho deciso di raccontare per sommi capi la mia esperienza di studio e turismo in questo paese. Sono partita dopo anni di letture e studio della lingua proprio per studiare e nel frattempo vedere qualcosa del paese. Non mi dilungo quindi sulle differenze culturali in quanto non ho subito nessuno”shock culturale”, come dicono lì. Ho scelto di studiare a Kyoto perchè mi interessava più l’aspetto storico-culturale, ma secondo me il Giappone va bene per tutti i gusti e ognuno puo’ scegliere il suo. Personalmente prima di partire avevo pensato di andare in molti altri posti come Ise e Koyasan, ma poi ho preferito rinunciare per dedicarmi in modo approfondito alle località più interessanti.

La scuola , la ARC Academy ha sedi anche a tokyo ed Osaka, ma la sede di Kyoto è recente per cui gli studenti sono pochi e si è seguiti bene dagli insegnanti. L’ho prenotata via internet e scegliendo l’homestay, hanno prenotato direttamente loro l’agenzia. Sempre tramite internet ho preso un volo Turkish Airline da Malpensa che nonostante lo scalo ad Istambul, si è rivelato abbastanza comodo e non pesante. Dato l’obbligo di una data di partenza con poche scelte, e deciso di arrivare al KIX e partire da Narita, 800 euro a/r è stato il prezzo migliore che ho trovato. Sono arrivata alle 18 circa ora locale che era già buio e le formalità sono state rapidissime perchè dando il recapito della famiglia mi hanno trattato con tutti i riguardi. Il bagaglio era nei limiti, ma ho preferito inviarlo tramite corriere (era quello ANA, il primo che ho trovato, un errore perchè più caro, ma assai comodo. Chi ha bagagli pesanti è consigliato di usare questi corrieri, anche da Narita all’albergo a Tokyo. La compagnia con il simbolo del gatto nero è convenientissima!) La famiglia si trovava a 15 minuti di treno dalla scuola a kamikatsura sulla linea Hankyuu-Arashiyama. Per arrivarci la prima volta ho preso l’autobus dal KIX (che non ho visto bene perchè non volevo arrivare a Kyoto troppo tardi) fino a Umeda e da qui l’Hankyuu fino a Katsura (per chi non ha il JR pass e da Osaka va a Kyoto o viceversa l’Hankyuu e frequentissima e meno cara della JR: a Kyoto ci sono due stazioni Karasuma e Kawaramachi e visto che costa 150 yen, se può usare anche come metro). Sul treno ho incontrato una signora gentilissima, anche lei di Kamikatsura che ha addirittura chiamato la famiglia col suo cellulare per farmi venire a prendere. Arrivata, dopo i convenevoli e un pasto a base di curry rice (il marito lo adorava), mi hanno assegnato la camera e fatto vedere come mettere il futon e per via del fuso mi sono addormentata subito. La domenica sono stata svegliata dal campanello e accorgendomi di essere sola, sono stata presa un po’ dal panico, ma era il corriere con la valigia! poco dopo la famiglia è tornata e ho conosciuto i due graziosissimi figli, Honoka una bimba di 5 anni e Naruaki (Naru chan) di solo un anno e che aveva appena cominciato a camminare. Era il giono del matsuri locale così nel pomeriggio ho avuto il mio primo incontro con le feste scintoiste al piccolo tempio locale. La casa, una villetta unifamiliare di due piani in una zona residenziale molto tranquilla era a soli 10 minuti a piedi dalla stazione: il padre mi aveva dato una cartina con il percorso che ho usato per qualche giorno finchè non ho memorizzato la strada! Il lunedì sono andata acercare la scuola, a pochi minuti dall’Hankyuu Karasuma andando verso l’Higashi honganji, e il giorno dopo abbiamo fatto il test di livello. In totale le classi erano solo 3 con studenti per lo più asiatici, ma nella mia c’era anche Gabriele dalla Sardegna e un francese. Ttutti i giorni andavo a scuola in treno per 4 ore al giorno, dal lunedì al venerdì. La famiglia mi trattava in mezza pensione, con cucina casalinga la sera (generalmente buona, alla fine non mangiavo solo il natto) e colazione a volte all’occidentale a volte alla giapponese, spesso con onigiri, che honoka adorava e si portava all’asilo. Dopo cena spesso si mangiava un dolce, anche occidentali come bigné alla panna (shuu kurimu) e torta al formaggio. La bambina mi stancava perchè voleva sempre giocare, ma si cenava presto, alle 8 facevano tutti il bagno e si ritiravano in camera dove la bambina si faceva leggere dei libri. Io stavo sveglia fin verso le 9 e 30 guardando la TV, sempre i tg, che solo il marito a volte seguiva, e documentari, un po’ di pattinaggio su ghiaccio (seguitissimo), alcuni sceneggiati e film (ho visto un ciclo su Kenji Mizoguchi sulla TV Kyoto) e trasmissioni musicali (dagli enka del NHK concert che mi piaceva ad Hello Station su Asahi Tv con le classifiche pop). Il bagno (anzi la doccia) lo facevo ogni 2 o 3 giorni, ma nemmeno loro lo facevano proprio tutti i giorni. Il marito per lavoro era poco presente, ma quando c’era era il più aperto. La signora (più giovane di me) era un po’ più riservata, ma se avevo problemi (come quando ho dimenticato un libro di scuola in una stazione della Keihan), molto disponibile ad aiutare. Grazie a lei ho avuto l’opportunità di vedere la festa ispirata al racconto del tagliabambù nella foresta di bambù di arashiyama (festa recente, ma suggestiva perchè è di notte con le lanterne è suonano il taiko!) e ai magazzini Takashimaya una splendida mostra di ikebana della scuola Ikenobo, la più antica. A pranzo, ad ottobre il clima era ancora caldo per cui mi limitavo a comprare qualcosa nei combini spesso gelati che mangiavo nel parco di Maruyama. Poi con Gabriele a volte andavamo nei kaiten sushi, ma più spesso nei negozietti di pasta con il biglitto per gli ordini o nelle catene di domburi come Yoshinoya. Ogni tanto ci prendevamo un caffè e un dolce da Starbucks vicino alla stazione centrale. Nel tempo libero, avendo molto tempo, ed essendo io cultrice di arte nipponica, ogni giorno mi facevo un tempio, camminando molto: solo se erano più lontani mi prendevo il bus, i treni privati, o raramente la metro. La mia passeggiate preferite erano naturalmente le gallerie di Teramachi, Gion e Higashiyama che mi sono fatta varie volte con varie colorazioni di rosso. E l’anno scorso kouyou era in ritardo di almeno 2 settimane! Una cosa che adoravo, soprattutto in caso di pioggia, era visitare le fantastiche librerie, non solo per i manga, che pure gradisco anche se non sono una fanatica, ma per i libri di lingua, le guide turistiche e i libri d’arte. I prezzi sono buonissimi e consiglio una visita anche a chi non legge la lingua: l’offerta è strabiliante e spesso ci sono sezioni in inglese. Nei weekend mi dedicavo alle gite nei dintorni e nelle città vicine. Sono andata 3 volte a Nara (4 a dire il vero, 3 solo durante la scuola) ed è un posto che meriterebbe di più, non solo la classica gita. La prima volta ci sono andata per vedere la mostra annuale sul tesoro dello Shojoin (che dura solo 2 settimane) e credo di essere stata tra i pochi occidentali ad averla vista. Sono stata due volte ad Osaka e tutto sommato, pur temendo di perdermi, mi non mi è dispiaciuta perchè ha un ottima rete di metro e si gira bene. Un posto consigliato e l’isola di Nakanoshima dove c’è la parte più vecchia di osaka, il municipio, un bel parco e lo splendido museo della ceramica: collezioni superlative di porcellana cinese che si vedono solo in Cina e sorprendente collezione di porcellana coreana! A osaka ho anche visto nella zona di tennoji il museo civico dove c’era una bella mostra sul tesoro del Mii dera (zona del lago Biwa) e nella collezione permanente una notevole raccolta di lacche. A differenza di Duccio io non sconsiglio i musei, almeno quelli con arte orientale: per non essere delusi bisogna leggere un minimo prima sull’argomento e non aspettarsi di vedere tutto perchè per ragioni di fragilità dei materiali con cui è fatta l’arte orientale spesso le opere sono esposte a rotazione. La cosa bella dell’autnno è che spesso nei templi vi sono aperture straordinarie di bei templi secondari o di musei magari piccoli con il tesoro del tempio. Al castello di Nijo ho visto per esempio una bellissima mostra gratuita sulla Yuzen kimono con splendidi esemplari e disegni con bozzetti di decorazione. Per l’impressione generale di Kyoto, vedere i templi in settimana è meglio perchè è una meta gettonassima dai giappo e anche i dintorni sono bellissimi (consiglio Uji, il Daigoji, il monte Takao con il Jingoji e il monte Hiei, quartier generale del tendai). Evitate il Kyoto handicraft center, che mi sembra consigliato anche dalla Lonley: le poche cose belle sono care e il resto è per turisti. La roba migliore per i ricordini si trova Gion e a Teramachi. Anche nei 100 yen shop si trovano cose curiose. In generale però i souvenir è meglio prenderli ad Asakusa a Tokyo, decisamente più abbordabili. Non lasciatevi fregare dal Kiyomizi yaki: e’ roba industriale fatta in serie. Le cose genuine le riconoscete dal prezzo e potete limitarvi a guardare. Non lasciatevi fregare neanche dalle geishe: le poche rimaste escono solo nelle stradine di Gion di notte! il resto, ad Higashiyama sono giapponesi vestiti da geisha e in generale i turisti nipponici a Kyoto si sentono a kyoto autorizzati a portare il kimono! tra il templi semi sconosciuti, ma importanti consiglio a chi ha tempo : il Koryuuji, con il budddha coreano in meditazione, il Kenninji a Gion, il tempio zen più antico di Kyoto con lo splendido paravento di Sotatsu degli dei del tuono e del fulmine, i complessi del Daitokuji e del Myoshinji con bei templi sussidiari (li mi è stato offerto il te e ho fatto una piccola visita guidata sulla storia di Sen no rikyuu), il Tofukuji per i giardini (ma ho potuto entrare anche nel portale, l’unico con affreschi buddisti all’interno e il Tenryuuji ad Arashiyama e il Daikakuji a Sagano (la parte più tranquilla di Arashiyama, con un lago e dove ho visto anche l’esposizione dei crisantemi di Saga dai petali appuntiti). Tra i santuari shinto consiglio il Kitano temmangu e il Kamigamo e lo Shimogamo, ma in generale sono più interessanti per l’ambiente e si somigliano tutti, ma questi sono un po’ meno “commerciali” di Yasaka. In generale tra i templi consiglio quelli zen: sono più spirituali; jodo e affini impressionano più gli sprovveduti! Un gioiello nascosto in Kyoto centrale (peraltro abbastanza brutta, le vie sembrano qusi superstrade!) e il giardino dello Shouseien che è gestito dal gigantesco Higashi honganji ed è vicino. Non sembra di essere in citta tanto è tranquillo e in cambio di 300 yen danno un vero libro fotografico! la cosa bella dei luoghi storici di Kyoto e che danno belle cartine depliant, spesso anche in inglese! in generale per finire su Kyoto ho anche potuto vedere il Jidai Matsuri (anche se da lontano e sotto l’ombrello) con costumi stupendi su tutte le epoche di Kyoto! I turisti si trovano bene, ma come carattere i residenti sono più chiusi ed aristocratici di quelli del Kanto. Nel periodo della festa della Cultura a fine novembre sono stata ospite di una mia amica che vive nella campagna di Himeji (ho preso Hankyuu fino a Osaka e JR kaisoku che costa come il locale fino a Himeji. La casa era una casa di campagna tradizionale vecchia di 200 anni. Il marito, ex funzionario pubblico, è di origine nobile e mi ha mostrato una spada ereditata del periodo Edo. Ho avuto pensione completa sia a casa che in localini e mi sentivo veramente imbarazzata. Ma se ti offrono ospitalità, oltre a portare un regalo simbolico all’arrivo, l’unica cosa è ricambiare se vengono da te! abbiamo visitato lo splendido castello, il museo dell’artigianato con oltre a mostra di spade, un carro della festa di Himeji, l’unica in Giappone dove c’è un vero combattimento di carri, alla Ginzan, una miniera d’argento trasformata in museo, al passo montano di cui non ricordo il nome, dove si vedono bei campi di suzuki un arbusto che spesso copre i tetti delle fattorie. E siamo anche saliti in teleferica al complesso del Shoshazan, dove è stato girato l’Ultimo Samurai. Da li si vede anche il Mare Interno con l’isola di Awaji. Al ritorno ha voluto accompagnarmi fino A Kobe dove volevo vedere il Museo Civico per i famosi paraventi namban, ma era un’ala chiusa per riordino e occupata da una per altro interessante mostra su Corot. E’ interessante vedere l’affluenza dei giappo alle mostre: bisognava proseguire in fila, ma tutti commentavano con competenza! C’è da vergognarsi per la media della cultura italiana attuale! Abbiamo mangiato ramen e gyoza in Nankin machi, la chinatown di Kobe, più piccola di quella di Yokohama (che non ho visto, ma carina). In generale, torre del porto a parte, non si vede più nulla del terremoto, ma è una città piacevole penso da viverci, meno caotica di Osaka e facile da orientarsi. Il corso è finito il 19 dicembre e dal 20 dicembre ho fatto partie il JR PASS, comprato da H.I.S di Milano per 14 giorni e ho visitato Hiroshima e Miyajima che mi hanno fatto la stessa impressione di qusi tutti quelli che ci sono stati, anche se era già bassa stagione e il tempo nuvoloso. Ho dormito in un business hotel di una catena che fa parte del JR East Japan posizionati dove arriva lo shinkansen e ho chiesto direttamente trovando camera singola con bagno per 6500 yen. Sono poi tornata ad Osaka in un albergo della stessa catena per non stare a cercare e sono ritornata a Nara per vedere l’Horyuji (che per me è un must) dove c’è anche un po’ di campagna per quanto urbanizzata) e sono scesa a Kurashiki: città carina, con il bel museo Okura che è formato da più sezioni e oltre alle opere occidentali, notevoli, è bellissima la collezione di ceramica del grande Hamada Shoji, premiato anche a Milano negli anni ’60, in un magazzino tradizionale per cui si puo’ vedere anche l’interno di questi edifici antincendio! Mi sono poi mossa verso il Kanto attravesando prima la capagna innevata tra Shiga e il Tokai e trovando sole a Shizuoka e potendo vedere il Fuji come nei dipinti con neve in cima! Favoloso. A shinagawa ho cambiato sulla yokosuka line fino al Kamakura. Qui tramite l’ufficio turistico locale ho prenotato per 3 notti (sono arrivata nel tardo pomeriggio) un piccolo hotel solo per donne in una casetta stile inglese vicino alla stazione dell’Enoden. Il tutto per 5000 yen circa notte con colazione. Si chiama White Hotel (Howaito hoteru). Ho visto le mete classiche: Tsurugaoka, la parte commerciale, Kita Kamakura (l’Enryakuji e il Kenjoji sono i templi che meritano di più, soprattutto se in inverno: risparmiare i soldi degli altri templi, soprattutto se non è stagione di qualche fiore). Da camminare anche un po’ a caso nella zona collinare dove si vedono belle ville private tra il verde (per i giappo avere una villa con giardino, anche minuscolo è da ricchi). L’ultima mattinata ho preso l’Enoden e ho visitato il bel tempio di Hase e l’immancabile Buddone (più bello di quello di Nara, più volte rifatto: nel Todaiji le cose da non mancare sono le dimensione e la tecnica dell’edificio in se, la lanterna di fronte, il Naindaimon e le statue all’interno del Sangatsudo). Mi sono mossa il 29 dicembre in Tohoku Shinkansen verso Utsunomiya: di solito non ho avuto bisogno di prenotare, ma qui sono stata in piedi: un delirio! E dire che lo sapevo che a Capodanno si muovono tutti! La mia amica mi ha accompagnata a casa sua, zona residenziale tranquilla, 5 minuti di autobus dalla stazione. Qui ho conosciuto una famiglia simpaticissima: suoceri giovanili compresi, bambina carinissima che mi chiamava sorella maggiore e figlio che doveva studiare per l’ammissione all’esame di acesso alle suberiori, ma non aveva voglia e leggeva solo manga! Il giono dopo, avendo ancora il pass valido fino al 2 gennaio, sono andata a NiKoo da sola in JR locale, ma non mi ha esaltato, un po’ per il periodo festivo un po’ deserto e malinconico e i templi pomposi, da parvenu (impressionano solo chi non è stato a Kyoto! E poi che c’azzeca una pagoda in un jinja?). Il giorno dopo era l’ultimo dell’anno siamo andati in macchina con il marito e la bambina a Mashiko, città con case tradizionali e molti laboratori e negozi di ceramica popolare e artistica, un po’ cara ma bella da vedere. Nel tragitto si vede la campagna del Kanto con molti campi di soia e serre di fragole (dolcissime). Nel pomeriggio dopo spese per cibo di capodanno e saldi in busta sorpresa, abbiamo fatto la cena dell’ultimo dell’anno con i mochi (gnocchi di riso pestato collosi, senza un gran gusto, da masticare bene se non si vuole morire soffocati) e i soba della buona fortuna. A mezzanotte tutti al tempio buddista (ne abbiamo fatti due perchè in ognuno cera il cimitero dove sono stati sepoliti membri della famiglia). Si suona la grande campana e tutti offrono sake dolce caldo e amuleti con il segno dell’anno o daruma! Il mattino dopo si fa un pranzo al mattino con cibo ricco come sashimi o tempura, guardando la tivù. A pranzo si fa la visita di auguri dai parenti: noi siamo stati dalla sorella maggiore dove si erano riuniti antri fratelli e cognati e di nuovo a mangiare chiaccherando! la sera si mangiano gli avanzi, se non si è sazi! Il capodanno giapponese è molto tranquillo, assomiglia più al nostro Natale. Ecco perchè è intimo e difficilmente godibile dai turisti. Infatti le città, tranne i templi dove si va per il primo omaggio dell’anno, sono quasi deserte. I giappo la festa scatenata la fanno a dicembre in bar e locali per le feste tra colleghi di lavoro dove cantano e si ubriacano in modo vergognoso. Il marito aveva partecipato il 30! Setsuka mi prenota per 5 giorni l’ostello Sakura Ad Asakusa (scelgo la camerata da 5, ma ci sono anche camere singole) per i miei ultimi istanti in Giappone e spedisco direttamente la valigia Narita, da ritirare il giorno del rirorno (da Kyoto prima del giro avevo spedito la valigia con lo stesso sistema direttamente ad Utsunomiya per proseguire con zaino capiente preso a una cinquantina di euro a Teramachi). Nell’ostello mi trovo benissimo, parlano l’inglese, anche se cartina alla mano, essendo buio all’arrivo, ci metto un’ora a trovarlo, grazie a un poliziotto e a un passante! La zona di Asakusa come gia detto è trazionale, per cui alla sera si rimane un po’ bloccati, ma nell’ostello c’è gente di tutto il mondo, soprattutto Oceania e Usa, che si passano notti a chiaccherare scambiandosi impressioni: se si sa l’inglese è uno spasso!). Ho incontrato anche ragazzi italiani, anche gente che non conosceva nulla del giappone, ma che allettata dalle tariffe aere è partita per Tokyo! Una ragazza 24enne di Catania, poco esperta di viaggi in solitaria, mi si attacca e solo il giorno prima del ritorno, riesco a stare da sola e mi passo tutta la giornata al Museo Nazionale a Ueno, svaligiando mezza libreria d’arte. Oltre al fatto che il 3 gennaio veniamo portati ad Akihabara da un amico giappo della prefettura di Saitama che è un impiegato del Comune di Tokyo, dove tra l’altro ci divertiamo tantissimo, più per i negozi di anime che per l’elettronica. Anche lui è amante di cartoni, anzi pensa che facciano ormai parte della cultura giapponese moderna, ci fa proprio un tour. Si visita anche un negozio di elettronica dove voglio farmi un’idea del prezzo dei dizionari elettronici: hanno tutti prezzo abbastanza uguale come già visto da BIC Camera a Kyoto, e alla fine mi compro a Shinjuku l’ultima versione di Casio! L’amico è parecchio pesante e logorroico, a smentire il giappo tipico, e siccome da gli appuntamenti nei posti comodi per lui e non per noi, il giorno dopo ci scusiamo e andiamo per contro nostro prima a Ginza (bello il Kabuki za, peccato non aver visto uno spettacolo, da fare se si ha tempo!) e nel pomeriggio a Shinjuku dove vediamo lo splendido panorama dal Municipio. Ovviamente vediamo bene Asakusa e come già detto mi libero della giovane (che con i coetanei se ne va a Shibuya e harajuku per la moda, argomento che a me interessa meno, almeno data l’età), me ne vado a Ueno. Salto moltissime cose, Tokyo sono più città in una, ma me le lascio per un altro viaggio: meglio vedere poco e assimilare che pensare di vedere tutto! Si gira benissimo in metro e yamanote (facevamo i bigletti di volta in volta, un giorno il gionaliero, perchè il pass dal 3 non era più valido e la ragazza non l’aveva). Per il cibo o compravamo ai combini, o per strada (a me piace molto il takoyako, ma è più specialità di Osaka) o nei ristorantini, soprattutto in quelli frequentati la sera dagli impiegati ad Asakusa. In uno di udon e soba, siamo entrati a caso ed era non solo economico, ma buonissimo: non ho preso nota del nome, uno di quelli con le tende fuori, ma facevano i noodels a mano e ottimi gyoza (sono i ravioli cinesi e li fanno fritti, sono più gustosi della media della cucina giappo). L’ultimo giorno, dopo la colazione (è a parte e costa solo 340 yen, ma c’è la cucina e si può cucinare quel che si vuole, anche a pranzo e cena), prendo i Keisei Express da Ueno (da prendere se non si ha il pass) e arrivo a Narita due ore prima del check-in: recupero la valigiona e mi imbarco in orario alle 14,30 circa. Stessa compagnia, il ritorno è comodo fino ad Istambul e si tarda 2 ore a Malpensa (non per colpa loro, ma per una terribile nevicata in Italia!). Trovo anche mio fratello tornato da Chopenagnen per le feste e così passiamo insieme la notte in aereoporto. Alla fine ci metto quasi più tempo a tornare a a Torino dopo un’esperienza meravigliosa! Ultima nota sui soldi: ho cambiato 500 euro già prima di partire, poi ho prelevato tranquillamente con il mio bancomat Sanpaolo (nei limiti del plafond) prima alla Citybank (a kyoto è nello stesso edificio dell’Hankyuu Karasuma, lato Shijo, ad Osaka mi sembra di averla vista nei sotterranei di Umeda, a tokyo non so, informatevi, mi sembra ci sia un sito), poi negli uffici postali (il menù è enche in inglese), infine, visto che per le feste gli uffici di Asakusa erano chiusi sia sabato che domenica), grazie alla reception dell’ostello ho prelevato due volte senza problemi nei conbini Seve Eleven! Avevo sentito dire che era possibile, ma non avevo mai provato. Comodo! Si preleva negli stessi sistemi anche con Postepay (che aveva il mio compagno Gabriele), ma magari premunitevi nelle grandi città, è più sicuro! Buon viaggio a tutti! Mata ne Nihon! Avrei miriadi di cose da raccontare. Contattatemi sul forum Guida Per Caso Giappone!!! Cristina Cavicchioli



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