Un viaggio nella storia e tradizione del Giappone: tra avanguardia e progresso a caccia della fioritura dei ciliegi
Non avendo più l’età per viaggi avventurosi ci godiamo le destinazioni più turistiche ma altrettanto ambite e ci tuffiamo nella fioritura dei ciliegi in Giappone con un viaggio fitto ed intenso. Per godere al massimo del viaggio, nonostante le intolleranze ed allergie alimentari, cerchiamo di superare la difficoltà della lingua portando con noi un foglio di frasi tradotte sia in inglese che in giapponese e come al solito mettiamo in valigia molto cibo: barrette per i pranzi veloci e scatolette(no carni /salumi come da disposizioni doganali), formaggi ed altre cose confezionate destinati alle cene.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio in Giappone
Giorno 1 – Volo di andata
Prendiamo il primo volo da Torino a Fiumicino, partendo alle 11.15 e arrivando alle 12.25. Il secondo volo, un diretto da Roma all’aeroporto di Tokyo Haneda, parte alle 15.55 ora italiana e arriva nella capitale giapponese alle 10.25 del giorno successivo.
Giorno 2 – Arrivo a Tokyo (Ueno, Akihabara, Kabukicho)
Il fuso orario + 7h andando verso oriente è meno pesante che nel senso opposto. Al Keyo Plaza Tokyo in attesa dell’assegnazione della camera, facciamo brevi uscite dai vari ingressi per curiosare nei dintorni, ma piove e c’è vento freddo. Alle 16 incontriamo Yuko, una signora di 49 anni nata in Italia che ci accompagna nell’escursione pomeridiana. Con un pass giornaliero facciamo conoscenza del8la frenesia delle metropolitane giapponesi tanto affollate quanto educatamente disciplinate senza bisogno di regole scritte (es. sulle scale mobili tenere la sinistra per permettere il passaggio di chi va di fretta sulla destra). La prima sosta è al parco di Ueno: la fioritura è spettacolare ma la pioggia è battente, la camminata prosegue lungo i viali con tante lanterne, verso il santuario Toshogu, al tempio Bentendo rivestito di lanterne illuminate ed il laghetto che in altra stagione ospita i fiori di loto, poi verso il mercato di Ameyoko. Utilizzando nuovamente la metropolitana ci spostiamo ad Akihabara: percorriamo alcune strade illuminate dalle insegne di ogni tipo e dimensione, ci lasciamo incuriosire dalle signorine coi tipici vestiti che invitano i clienti nei maid café, entriamo in alcuni negozi multipiano (dove non è cosi difficile perdersi) e facciamo acquisti da Animate. Ancora in metropolitana raggiungiamo Kabukicho nella zona vecchia di Shinjuku: passiamo sotto la famosa insegna rossa Kabukicho Ichibangai, percorriamo alcuni vicoli e strade, notiamo locali particolarmente angusti ma affollati di persone che mangiano al bancone interagendo col cuoco che cucina davanti a loro. Senza accorgerci di alcun tipo di malavita, per cui questa zona è conosciuta, facciamo ritorno a piedi in hotel. Spesso gli alberghi giapponesi nelle descrizioni sottolineano la metratura delle camere, che normalmente sono di dimensioni ridotte, ma da notare assolutamente sono i servizi igienici davvero spaziali: con possibilità di riscaldare l’asse, il bidet a più opzioni incorporato, e molte altre funzioni.
Giorno 3 – Meiji, Asakusa, Senso-ji, Ginza
Di buon ora facciamo colazione nel salone dell’albergo dove attrae la nostra attenzione un robot cameriere con faccia da gatto e musichetta che segnala la sua presenza. Per affrontare la pioggia prevista anche per oggi prendiamo gli ombrelli messi a disposizione dall’albergo (trasparenti, più robusti e grandi dei nostri pieghevoli) e proteggiamo borsa e zainetto con sacchetti di nailon. Verso le 8,45 partiamo con Edo (da diversi anni residente in Giappone che ci farà da guida per 3 giorni) ed a piedi ci dirigiamo verso il Metropolitan Government Building di Shinjuku. Ammiriamo il panorama di Tokyo e dei suoi grattacieli dal 45° piano (con i limiti imposti dai nuvoloni ma senza nebbia). Nell’ingresso del palazzo sono presenti, oltre a vari cartelloni turistici, le mascotte delle olimpiadi del 2020 con cui è simpatico farsi una foto. Con il bus ci dirigiamo al santuario shintoista di Meiji. Arriviamo al santuario percorrendo i viali del parco fra torii, botti di vino e di sakè (queste ultime colorate e con delle scritte), targhette ed alberi simbolo. A lato del santuario sono presenti negozietti assai costosi. La tappa successiva sono Marunouchi e l’ingresso ai giardini imperiali dove riusciamo a scattare foto senza l’assillo della pioggia. A seguire raggiungiamo Asakusa dove abbiamo il tempo per pranzare nei tanti locali di ristorazione rapida e per curiosare nel quartiere: il fiume, i ciliegi in fiore ed i risciò. Passiamo attraverso la porta del tuono Kaminarimon con la gigantesca lanterna e percorriamo la super affollata strada Nakamise-dori, senza sottrarci agli acquisti; visitiamo il tempio Sensoji ed i giardinetti con la pagoda a 5 piani. A fine pomeriggio passeggiamo per le strade di Ginza fra i negozi delle maggiori griffe della moda, il teatro Kabukiza, i ristoranti in minuscole casette incastrate fra i grattacieli ed un centro commerciale in cui campeggiano i gatti astronauti dell’artista Kenji Yanobe.
Giorno 4 – Shizuoka
Alle 7,45 partiamo col bus verso Shizuoka, con noi abbiamo solo 2 zainetti perché i bagagli sono stati spediti col corriere e li ritroveremo a Kyoto. La giornata è uggiosa, a tratti piove. Lungo la strada si possono osservare cittadine, industrie, campagne, porti e mare. Fra le auto in circolazione spiccano le key car, la loro presenza così tanto diffusa sembra volerci ricordare che siamo in Giappone. Durante le soste in autostrada ci stupiamo per i servizi igienici pubblici spettacolari, tirati a lucido, con istruzioni in giapponese ma immagini intuitive per le varie funzioni e con tanto di fiori freschi ad allietare gli ambienti spaziosi. Ci fermiamo dalla terrazza di Nihondaira da dove parte la funivia per il santuario shintoista Kunozan Toshogu. La vista spazia sulla città e sulla baia ma i nuvoloni nascondono il monte Fuji. La visita del santuario, immerso nel verde, è penalizzata dalla pioggerellina. Al pranzo tradizionale giapponese presso il Nippondaira Hotel, fa seguito la cerimonia del tè con degustazione del tè matcha e di alcuni dolcini tipici wagashi e nerikiri: tutto ovviamente rigorosamente secondo il rituale. I giardini ampi e ben curati dell’hotel sono un ottimo punto panoramico su Shizuoka e sulla baia fino alle colline circostanti famose per le piantagioni di tè, passeggiamo mentre le nuvole più basse si ritirano ma i nuvoloni alti continuano ad impedirci la vista del monte Fuji. Raggiungiamo la stazione per la nostra prima esperienza di treno proiettile. Sui marciapiedi sono segnati gli spazi in cui aspettare secondo il numero di vagone e l’apertura della porta avviene con precisione millimetrica (la prenotazione della sedia è praticamente obbligatoria); tutti i treni sono assolutamente puntuali al punto che se un treno passa un paio di minuti prima o dopo non è il tuo treno ed ha un’altra destinazione. Le stazioni maggiori hanno generalmente 5 piani, al piano terra fermano i treni della metropolitana, al primo piano i treni normali, al secondo piano i shinkansen. Ogni stazione è piena di negozi, centri commerciali, fast food e ristoranti di ogni tipo, inoltre spesso sopra ha un albergo. Il tragitto in treno è piacevole, la velocità non da fastidio. Giunti a Nagoya non abbiamo bisogno di uscire dalla stazione ma semplicemente saliamo al 15° piano dove si trova la reception del Marriott Associa Hotel dove pernottiamo. Facciamo un giro (prestando attenzione a non perderci) tra i tanti negozi e locali della stazione megagalattica e molto affollata, poi usciamo per curiosare in un paio di centri commerciali attigui tra cui il Big Camera.
Giorno 5 – Tsumago, Nakasendo, Magome
Oggi si parte per la valle di Kiso. Col bus attraversiamo zone più o meno abitate, fuori città le abitazioni sono prevalentemente casette basse in legno. Visitiamo Tsumago percorrendo la stradina principale con le vecchie abitazioni conservate come in origine, il paesino è grazioso con scorci e particolari caratteristici. Verso le 11,00 iniziamo il breve trekking sulla storica strada Nakasendo nelle vicinanze delle cascate Otaki e Medaki. Il largo sentiero a tratti lastricato, altrove sistemato con passerelle in legno, si snoda fra pinete di cipressi giapponesi e boschi; ci sono ancora le campane da suonare per allontanare gli orsi, pietre scolpite alle divinità che proteggono i viaggiatori tra cui Kannon (divinità della misericordia), il grande cipresso Sawara (sacro, di circa 300 anni), Shiraki Aratame Bansho (una casa museo in legno nella quale è possibile rifocillarsi con del tè oppure con acqua fresca della fontana e timbrare a conferma del proprio passaggio). Giunti a Magome percorriamo la stradina che scende fra le caratteristiche case ora adattate a negozietti e ristorantini, curiosando negli angoli più tipici e agghindati. Durante il tragitto verso Kyoto Edo racconta molte curiosità sui giapponesi e sul sumo. Per tutta la giornata splende il sole, il paesaggio è vario fra cittadine e qualche zona rurale ma ovunque sono numerosi i ciliegi in fiore. Alle 16,40 siamo al Miyako Hotel; attraversata la strada andiamo a visitare l’immensa stazione posta proprio di fronte all’hotel. Subito passiamo ad ammirare l’ingresso principale moderno ed avveniristico, poi tra una folla inimmaginabile curiosiamo fra negozi, pasticcerie e 7/11 alla ricerca dei dolcetti tipici mochi (proposti in tante versioni). Alle 18 partiamo in treno con Mario per l’escursione serale al famosissimo Fushimi Inari. Il santuario scintoista, dedicato al kami (divinità) del riso Inari, con le luci soffuse della notte è straordinariamente suggestivo. Percorriamo diversi tratti dei larghi sentieri sovrastati dalle migliaia di torii rossi (ognuno con inciso il nome del donatore e la data della donazione) che creano veri e propri tunnel; ci fermiamo a sollevare le pietre leggere/pesanti omokaruishi per sapere quanto sarà facile/difficile realizzare un desiderio “concreto” che abbiamo in mente. Incontriamo pochi visitatori, qualche devoto e alcuni volontari che, nelle zone libere dai torii, sfamano e coccolano alcuni gatti. Mario ci racconta molte cose dello shintoismo ed in particolare di questo santuario dei suoi simboli come le volpi con le chiavi in bocca, i torii, le lanterne, le offerte; ci spiega anche che il vagone sul quale siamo saliti era di colore rosa ed aveva il simbolo “joseisenyosha” (“woman only”) per contrastare il fenomeno delle molestie sessuali “chikan” frequente nelle ore di punta quando sui treni si sta talmente appiccicati da non riuscire a difendersi da palpeggiamenti o fotografie sotto le gonne!
Giorno 6 – Higashiyama
Abituati a svegliarci presto facciamo l’abbondante colazione con gli ospiti più mattinieri. Alle 8 siamo pronti per una capatina nella mega stazione sia per i negozi sia per cercare di immedesimarci nella vita della gente del posto. Alle 8 e 45 incontriamo Valerio (da alcuni anni residente in Giappone, la nostra nuova guida per i prossimi giorni). Iniziamo le visite dal castello di Nijo ed i suoi bei giardini impreziositi dai tanti ciliegi in fiore. Davanti all’ingresso una scolaresca di teenager in abiti tradizionali sprigiona una spensierata allegria . Nuovamente in pullman ci trasferiamo nei pressi del tempio Ginkakuji (padiglione d’argento), durante il tragitto complice il sole splendente ed il fatto che è sabato nelle zone prative lungo corsi d’acqua cominciamo a vedere numerosi gruppi di giapponesi che, sui grandi teli azzurri, festeggia l’hanami con pic-nic e musica. Camminiamo in un tratto di strada particolarmente affollata per raggiungere il tempio con il suo meraviglioso giardino zen. La passeggiata nel giardino prima di sabbia, poi di pietre, di muschi, di acqua è molto piacevole e dalla parte alta permette una buona visuale sulla città di Kyoto. Fuori dal giardino percorriamo un bel tratto del sentiero del filosofo con una strabiliante fioritura dei ciliegi. La fortuna ci ha sicuramente assistito: la sakura, grazie anche al bel sole, è davvero eccezionale in questi giorni. Sia lungo questo sentiero che altrove si incontrano molti turisti (maschi e femmine soprattutto orientali) vestiti col kimono e non è raro incontrare giapponesi con carrozzine per cani (perché spesso i cani non possono circolare liberamente per evitare che sporchino o infastidiscano). Per il pranzo ci fermiamo in un grande centro commerciale (nella zona della stazione) che ad ogni piano offre molta varietà di locali. Presso uno degli ingressi c’è un curioso camper ikea che vende cibo svedese e una allegra scolaresca di ragazzi in abiti tradizionali si rifocilla alle macchinette che erogano bevande mentre alcuni politici fanno propaganda per le elezioni passando su camioncini con cartelloni e megafoni. La prima tappa del pomeriggio è l’antico tempio buddista Sanjusangendo con le sue 1000 statue di Kannon ed i graziosi giardini, poi sempre attraverso strade pedonali traboccanti di gente raggiungiamo il complesso di templi buddisti di Kiyomuzu Dera. L’insieme degli edifici, dei templi, della pagoda, delle terrazze, dei giardini coi ciliegi in fiore, delle fontane (con lunghe code per poter bere alla ricerca della fortuna), delle statue in pietra di Jizo (protettore dei bambini , spesso vestite con bavaglini) e dei panorami su Kyoto è davvero grandioso. Poco oltre l’uscita dal complesso verso le 17 proseguiamo con la coinvolgente escursione serale in compagnia di Asuya, un giapponese che parla bene italiano. La folla è veramente oceanica e fittissima. I ciliegi in fiore sono ovunque uno spettacolo sia di giorno che di notte. Percorriamo le strade di Higashiyama passando di fianco a Hokanji pagoda, per il caratteristico quartiere di Giom, lungo la strada Hanami-Koji fino allo spettacolare ciliegio piangente nel parco Maruyama (dove un’infinità di giapponesi festeggia con musica e cibo il sakura (fra bancarelle, pic-nic, fotografie, ecc.). Ammiriamo il rosso santuario Yanaka-jinja ed altri templi rivestiti di lanterne illuminate, poi ci dirigiamo verso Pontocho, camminando in una stradina pedonale incontriamo una geisha che furtiva entra in una casa e ne vediamo un’altra dietro alla finestra mentre intrattiene gli ospiti a tavola in una casa lungo Shirakawa Canal. Percorriamo ancora strade piene di ristoranti e fast food di Pontocho fino alla fermata del bus, da dove sempre in compagnia di Asuya rientriamo in hotel verso le 21.
Giorno 7 – Osaka
Iniziamo le visite dal tempio di Ryokanji con le sue pareti scorrevoli dipinte, l’affascinante giardino zen, il lago circondato dal giardino inumiditi da una breve pioggerellina. Ormai con un bel sole proseguiamo per il grande giardino del tempio di Kinkakuji (o padiglione d’oro) con angoli suggestivi ed inconfondibili. Con breve trasferimento in bus raggiungiamo Nara per la pausa pranzo a Noboriohjicho, zona ricca di negozi , ristoranti e fast food. Curiosiamo nei vari negozi della Higashimuki street e saliamo a visitare la chiesa cristiana anglicana (accolti con gentilezza da alcuni fedeli). Con breve camminata costeggiamo la zona iniziale del parco dei cervi, fino a raggiungere il centro vero e proprio, polveroso, che ospita un numeroso gregge di cervi curiosi ed invadenti. Attraverso il grande portale Todaiji Chumon entriamo nel complesso del tempio di Todai-ji con belle fioriture di ciliegi ed all’interno riccamente addobbato di variopinte composizioni floreali. Sostiamo al santuario shintoista Kasuga ricco di templietti, torii e… ciliegi fioriti. Breve trasferimento in bus e verso le 17 siamo al Karaksa Shin di Osaka. Alle 18,30 appuntamento con Ilaria (ragazza italiana che da alcuni mesi lavora ad Osaka) per l’escursione serale. In metropolitana raggiungiamo Habeno Harukas per godere di una spettacolare vista notturna di Osaka dal suo 60° piano dotato di mappe interattive. A seguire ci avviamo nella zona di Namba e Dotombori, percorriamo strade affollate e molto vivaci con gigantesche insegne tridimensionali che sporgono dai palazzi (spesso a carattere culinario), i tanti Billiken “dio delle cose che dovrebbero essere”, artistiche illustrazioni illuminate, schermi che trasmetto sulle pareti dei palazzi le immagini dei passanti, ecc. Raggiungiamo la torre per l’expo 2025 Tsutenkaku, negli spiazzi e negli spazi verdi sono frequenti i pic-nic che festeggiano la fioritura nonostante l’aria sia fredda. Visitiamo il piccolo santuario di Hozen-ji dalle statue coperte di muschio da spruzzare con l’acqua per ottenere fortuna (nascosto tra vecchi vicoli ma inglobato nella caotica modernità), poi ancora stradine strettissime in cui camminare in fila indiana a senso unico e ampi spazi e ponti vicino a Ebisubashi Suji. Rientriamo in hotel con Ilaria in metropolitana verso le 22,30.
Giorno 8 – Yokohama
Dopo colazione consegniamo i bagagli che ritroveremo l’ultima sera a Yokohama ed alle 8,30 lasciamo l’hotel alla volta della stazione incrociando la fiumana di giapponesi che si reca al lavoro: un’immagine molto rappresentativa della vita in Giappone. Saliamo ai piani superiori della stazione per metterci diligentemente in fila dal numero del nostro vagone. Occupiamo i posti prenotati e il treno proiettile 9,30/10,30 raggiunge Nagoya dove cambiamo e saliamo sul treno “normale” 10,45/12,50 che ci porta a Takayama. Vediamo scorrere città, zone abitate e coltivate ma anche vallate e zone montuose. Lasciata la stazione ci dirigiamo verso la parte più caratteristica e vecchia della città attraverso il ponte Nakabashi con i due spiriti (Tenaga dalle braccia lunghe e Ashinaga dalle gambe lunghe a sua protezione. La temperatura è decisamente fresca, il percorso si sviluppa fra le antiche tipiche case in legno (con negozietti, locali per mangiare, case da tè, numerosi gatti maneki neko) e porta a Takayama Jinya un tempo sede del governo Edo ed ora grazioso museo con vari cortiletti. Il resto del pomeriggio è dedicato all’esperienza del Ryokan Tanabe con onsen (che, essendo nel cortile ed essendo comune uno per maschi ed uno per femmine, non abbiamo il coraggio di provare). Per la cena servita in rigoroso stile ryokan occorre indossare gli abiti tradizionali a disposizione nelle camere (ma considerata la temperatura li indossiamo sopra i nostri abiti). La notte sul tatami è piacevole, riscaldata da un soffice piumone.
Giorno 9 – Shirakawa-go, Kanazawa
Indossiamo nuovamente gli abiti tradizionali per la colazione anch’essa servita in rigoroso stile ryokan, poi rivestiti i nostri abiti e rimesse le scarpe partiamo col bus per la valle di Shokawa. Sebbene siamo in montagna le strade sono ampie e scorrevoli con svincoli che da noi non ci sono neanche in autostrada. In tutta la zona non si vedono ciliegi in fiore bensì la neve. Raggiunta la zona di Shirakawa-go, famosa per le case dai tetti di paglia gassho-zukuri, ci dedichiamo alla visita della cittadina e di alcune case adibite a museo rurale e passeggiamo fino al punto panoramico. La neve è alta, nelle zone vicine ai tetti supera abbondantemente i 2 metri; il sole a tratti è velato per cui il freddo è pungente. Le case, sia private che rurali ed ancor più quelle destinate a locali commerciali/turistici, sono riccamente adornate con ponticelli, giardinetti, vasi ed i simpatici cani procioni portafortuna superdotati tanuki. Il trasferimento per Kanazawa è breve e ci riporta nel pieno del sakura. Sostiamo all’ingresso del castello di Kanazawa, la fioritura dei ciliegi è traboccante, ci sono varie scolaresche tutte rigorosamente in divisa: i più piccoli con i pantaloncini corti beige/nero, poi le gonne fino al ginocchio bianco/blu e le ragazze più grandi in minigonna col colletto alla marinara (le ragazze più grandi indossano scarpe basse con calzini cortissimi e sotto la minigonna a volte indossano pantaloni lunghi in tinta). Le ragazze sfoggiano borse abbondantemente personalizzate con ninnoli, peluches, charms, pupazzetti , labubu e non disdegnano farsi ritrarre mentre si esprimono con i vari gesti delle dita. Nelle vicinanze ci sono numerosi banchetti da cui poter acquistare cibo giapponese di vario tipo. La visita del giardino Kenrokuen è una splendida passeggiata fra angoli incantati ed alberi monumentali, ma di tanto in tanto infastidita da folate di vento accompagnate da pioggerellina. Continuiamo la camminata lungo le strade del quartiere dei samurai fra le antiche e severe case in legno mentre la pioggia si fa più insistente. Pernottiamo al Kanazawa Hotel senza farci mancare il consueto giro di negozi nella vicina stazione.
Giorno 10 – Kanazawa
Nelle nostre quotidiane escursioni nelle stazioni abbiamo notato quanto le giovani donne giapponesi amino vestire, con disinvoltura, in modo estroso e bizzarro tipo stile gyaru, sweet lolita, kawaii, si sentano spiriti liberi e seguano la loro moda a puntino. Alle 9 raggiungiamo il quartiere Higashi Chaya: visitiamo la casa delle geishe Ochaya Shima dove è possibile cimentarsi con uno strumento musicale, passeggiamo fra le stradine tipiche del quartiere delle geishe fino al santuario Utasu Shrine, che ha manichini di ninja appollaiate e nascoste e raggiungiamo Ryokuchi park lungo Asano river dove coppie di sposi girano in carrozza fra splendidi ciliegi in fiore. La visita successiva è al mercato coperto di Omicho ricco di negozi/bancarelle di ogni genere e street food per il pranzo. Nel primo pomeriggio Valerio ci da istruzioni per il nostro viaggio e ci assiste fino a quando siamo saliti sul treno alle 13,58. Lo shinkansen si dirige verso nord poi attraversa in larghezza l’isola di Honshu passando per Nagano fino a Tokyo. Durante il tragitto è bello vedere il paesaggio dal mare alle montagne innevate, dalle zone coltivate alle immense distese abitate, ma la foschia impedisce di vedere anche solo in lontananza il Fuji (che come si dice da queste parti è timido). Nel breve spostamento per il cambio treno per Yokohama abbiamo la fortuna di incontrare 3 enormi giocatori di sumo nel loro abbigliamento classico. Recuperati i bagagli, all’Associa Shin scendiamo in stazione e nei negozi limitrofi per gli ultimi acquisti (soprattutto panmelon da portare a casa visto che ha scadenze di un paio di giorni).
Giorno 11 – Rientro in Italia
Alle 8 raggiungiamo la fermata della navetta dove un signore cerca di spiegarci in giapponese che c’è stato un incidente e quindi c’è ritardo ma in un paio di minuti il mezzo arriva. Siamo all’aeroporto di Haneda verso le 9,30. Volo AZ793 HND/FCO 12,45/20,30 a causa restrizioni di volo sul territorio cinese il decollo avviene alle 14,05, all’arrivo sulle coste italiane ci viene comunicato che saremo riprotetti in quanto impossibile raggiungere in tempo il volo previsto. All’ingresso in aeroporto il personale di terra ci indirizza al banco per ottenere le nuove carte di imbarco e poi in bus ci accompagna al Marriot Park hotel per la notte.




