Dolci di carnevale: le 5 imperdibili ricette della settimana più spensierata

Manuela Titta, 19 Gen 2024
dolci di carnevale: le 5 imperdibili ricette della settimana più spensierata
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Carnevale è un momento vissuto con la stessa intensa passione in molte parti del mondo e non è solo sinonimo di stravaganza, maschere e balli, ma anche di cibo preparato proprio in occasione di questi giorni di festa.

Dal Brasile al mondo anglosassone, dal Belgio a New Orleans fino all’Italia dove ogni regione presenta la sua ricca offerta di dolci sui quali tuffarsi senza nessun timore: è un trionfo di gusto che ci tenta con un assortimento incredibile.  

In attesa delle settimane di sobrietà associate alla Quaresima, il periodo di carnevale è il momento ideale per assaporare un’infinità di delizie, prevalentemente fritte che soddisfano tutti i nostri desideri più golosi. 

Carnem levare

Il termine Carnevale deriva dalla locuzione latina e sta a significare privarsi della carne’’, si riferisce al gran banchetto prima del periodo di Quaresima che inizia con il mercoledì delle Ceneri. Il carnevale ambrosiano è un’eccezione perché slitta al sabato dopo le Ceneri, giornata che diventa ufficialmente il sabato grasso, momento clou dei festeggiamenti anche in ambito culinario. Tra le ipotesi di questa datazione c’è anche quella secondo cui Sant’Ambrogio dovesse rientrare da un pellegrinaggio, motivo per cui le celebrazioni per l’inizio della Quaresima slittarono fino al suo ritorno a Milano. 

Lasciamo la storia e dedichiamoci alle ricette, protagoniste delle preparazioni più irresistibili: ecco i cinque dolci imperdibili di carnevale.

Il più famoso tra i dolci tipici di carnevale

Partiamo dalle chiacchiere, probabilmente il dolce più iconico del carnevale, ricetta che troviamo un pò in tutta Italia con nomi diversi. Se chiacchiere è un nome usato in Lombardia, scendendo verso l’Emilia Romagna e le Marche parliamo di frappe, in Toscana diventano cenci o donzelle, mentre nella zona tra il Trentino e il Veneto ci riferiamo a questa preparazione con il nome di crostoli, infine il termine bugie in Liguria e Piemonte. La diversità nei nomi e anche qualche piccola variante nella ricetta, mantiene di fondo la tecnica di cottura per eccellenza del carnevale: la frittura. Per la preparazione si ottiene un impasto con uova, farina, burro, scorza di limone e si aggiunge un liquore che qui varia a seconda delle tradizioni: se qualcuno mette la grappa, qualcun altro preferisce del vino bianco, oppure un liquore all’anice piuttosto che il liquore Strega. La costante, come si accennava sopra, sta nella cottura tramite frittura, anche se negli ultimi anni si è diffusa come alternativa una cottura in forno, forse nel maldestro tentativo di rendere la ricetta più leggera. 

Immancabile sulle nostre tavole

Sempre con il metodo della frittura, si preparano anche le castagnole, piccole sfere che, una volta cotte, si presentano fragranti fuori e morbide dentro. Anche qui ci sono numerose varianti, ma di base l’impasto è con farina, zucchero, uova, burro, liquore, scorza di limone e lievito. Il nome deriva dalla loro somiglianza alla castagna: molto diffuse tra Emilia Romagna e Marche, possono essere servite con un ripieno di crema, spesso e volentieri vengono bagnate con Alchermes e poi passate nello zucchero.  

Centro Italia

La cicerchiata è un favoloso dolce diffuso nell’area del centro Italia, in Abruzzo è un Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT): si presenta come una corona, a simboleggiare il ciclo delle stagioni nel passaggio dall’inverno alla primavera, ma anche in un’accezione più assoluta che comprende la fine del disordine e del male, in vista dell’arrivo di un nuovo ordine. 

La lavorazione di base richiama quella degli struffoli napoletani, sfere dalle dimensioni molto piccole che, una volte fritte, vengono tenute insieme dal miele. Tra le varie ipotesi, si presume che il nome cicerchiata sia in riferimento al legume che nel medioevo era protagonista delle nostre tavole, la cicerchia, un prodotto visivamente simile ai piselli e ai ceci, con la sua forma contenuta e sferica. Queste palline sono fatte di farina, uova, zucchero, liquore, olio, qualcuno preferisce mettere il burro: dopo averle fritte si compone questo cerchio con l’aiuto del miele caldo che, una volta raffreddato, conferirà struttura al nostro dolce. Si può spolverare con zucchero al velo o decorare con zuccherini colorati. 

Sicilia

Andiamo in Sicilia per gli Sfinci, particolarmente diffusi soprattutto nella zona occidentale dell’isola: sono delle frittelle nate in occasione della festa di San Giuseppe, ma che sono poi diventate anche un dolce tipico di carnevale

Il nome sfincia deriva dal latino spongia, “spugna“, che richiama la particolare forma di questo dolce, che si presenta come una frittella morbida e dalla forma irregolare, proprio come una vera e propria spugna. Questo dolce è una PAT e nel tempo la semplicità della ricetta originaria ha lasciato spazio alla fantasia dei maestri pasticceri che l’hanno arricchita con crema di ricotta, grani di pistacchio e canditi di scorza d’arancia. Queste frittelle sono di base addolcite da zucchero e miele, una preparazione frutto delle contaminazioni arabe. 

Campania

Napoli trova nel Migliaccio una delle sue più belle espressioni del carnevale: si tratta di una pasta frolla farcita con semola e ricotta. Questa preparazione vanta origini molto antiche perché si può risalire addirittura al medioevo, quando era tradizione lavorare il miglio per ricavarne il pane, infatti la parola deriva proprio dal latino miliaccium. Nel corso del tempo il prodotto si è trasformato: da elemento della cucina povera, a dolce che, anche nella forma, continua a presentarsi in maniera semplice, come una torta dalle sembianze caserecce simile alla pastiera. Soffice e gustoso, il migliaccio è un dolce che indica il passaggio alla stagione successiva, in attesa della primavera e della Pasqua.