5 prodotti gourmet della cucina italiana da mettere sotto l’albero di Natale

Manuela Titta, 24 Nov 2023
5 prodotti gourmet della cucina italiana da mettere sotto l’albero di natale

Dal nord al sud Italia, si contano innumerevoli eccellenze enogastronomiche: in questa breve carrellata si fa qualche esempio di come il nostro paese sappia spaziare con estrema maestria da un prodotto all’altro. La storia e il territorio si ritrovano in ogni assaggio, in ogni profumo, perché la tipicità passa sempre e solo attraverso un percorso esclusivo che ci regala esperienze culinarie irripetibili. 

Tra i formaggi più buoni e con una storia antichissima: il Castelmagno

Il Castelmagno DOP deve il suo nome al Santuario dedicato a San Magno, viene prodotto in diversi comuni della provincia di Cuneo e vanta una storia davvero antica le cui testimonianze risalgono al XII secolo. Questo formaggio è un “Prodotto della Montagna” come viene indicato in etichetta, poiché il latte proviene da animali che pascolano ad una quota non inferiore ai 600 m.s.l.m. Ingrediente principale è il latte vaccino crudo grazie al quale si ricava questo formaggio a pasta semidura, con la menzione “Di Alpeggio” si sottolinea l’impiego di un latte ricavato dalle vacche che si alimentano in pascoli ad un’altitudine superiore ai 1.000 m.s.l.m. 

Con un peso variabile tra i due e i sette kg, il Castelmagno ha una pasta friabile e senza occhiature: la sua particolarità sta nella presenza di un erborinatura naturale presente nelle forme più stagionate, e al gusto diventa più saporito e piccante  rispetto a quello poco stagionato. Ottimo da solo, il Castelmagno viene impiegato in moltissime ricette perchè è perfetto per i primi piatti: dalla pasta, agli gnocchi, al riso, alla polenta questo formaggio lascia il suo tocco distintivo anche su un carpaccio di manzo o una tartare di Fassona. 

Il caviale parla italiano

Lo storione è un pesce ‘’antico’’ ed è anche particolarmente longevo: la storionicoltura in Italia nasce circa cinquant’anni fa, con le prime prove sperimentali, negli anni ‘80 l’allevamento diventa a scopi commerciali nella zona di Brescia. Ogni femmina può produrre fino a 20 kg di uova, che verranno lavorate: serve grande delicatezza per questo ingrediente prezioso a cui viene aggiunto solo sale. Qualcuno paragona la qualità delle acque dove crescono gli storioni, al genius loci che fanno l’originalità del vino: molto probabilmente questo ha un senso se pensiamo che l’altissima qualità del prodotto finito è sinonimo di tutti i passaggi svolti nel massimo standard possibile. Un’acqua limpida e cristallina, che garantisca la freschezza d’estate e sia temperata in inverno, è l’ambiente ideale dove lo storione può crescere in un contesto naturalmente equilibrato. In Italia vengono allevate diverse specie (tra cui il Beluga, il Osietra, il Sevruga e il Siberiano) con elevatissimi standard e passano dieci anni prima che ci sia la maturazione delle uova: per questo la produzione di caviale è così pregiata e quello italiano si posizione tra i prodotti d’eccellenza a livello mondiale. Il caviale può essere gustato da solo, oppure può essere accompagnato da crostini di pane e burro, da uova sode, o si possono realizzare ricette semplici: per esempio dei tagliolini, ma è fondamentale il burro che con la sua consistenza cremosa e delicata bilancia perfettamente il sapore deciso del caviale, per una strepitosa armonia al palato. 

Tra borghi e cantine: un paesaggio da sogno per lo spumante italiano. 

Franciacorta DOCG è sinonimo di spumante metodo classico italiano, i cui vitigni sono Chardonnay, Erbamat, Pinot nero e Pinot bianco. Questa avventura è nata negli anni ‘60 e nel giro di pochi decenni ha guadagnato la meritata fama. Il termine Franciacorta sembra derivi da “curtes francae’’, riferito alle comunità dei monaci benedettini che in epoca Alto Medievale erano esentate dal pagamento dei dazi: siamo in un territorio ricco di storia a ridosso del Lago di Iseo

Il vino è ottenuto esclusivamente dalla vendemmia con raccolta a mano, la rifermentazione avviene in bottiglia (stiamo parlando di un Metodo Classico) e questo spumante viene commercializzato in diverse tipologie. Il Franciacorta è ricavato da tutti e quattro i vitigni citati, ha un perlage molto fine: è un vino dalle note fruttate, con sentori di frutta secca, tostata e di vaniglia, ha un gusto fresco e armonico che lo rende uno dei vini d’eccellenza del panorama italiano. Designazione esclusiva della Franciacorta a partire dal 1996, il Satèn è un Blanc de Blancs, cioè vinificato esclusivamente con uve a bacca bianca, la sua peculiarità sta nella pressione che è inferiore a 5 bar. Questa lavorazione conferisce al vino una bollicina fine e persistente, con una morbidezza setosa e una cremosità al palato, un vino unico e inconfondibile, dalla piacevole freschezza e sapidità.

La complessità aromatica del Franciacorta e le diverse tipologie in base ai dosaggi zuccherini, rendono questo splendido vino adatto a tutto pasto. 

La maestria dei pastai gragnanesi

Indubbiamente il nome di Gragnano ci catapulta immediatamente verso un prodotto di qualità: IGP dal 2010, in molti la definiscono la pasta migliore d’Italia. Gli antichissimi pastifici tramandano questa produzione celebre in tutto il mondo, era infatti il ‘500 quando si intuì il potenziale di questo territorio per la produzione di pasta. L’acqua sorgiva non solo alimentava i mulini, ma è sempre stato uno dei due ingredienti (insieme alla semola di grano duro) che ha reso questa pasta un prodotto dal sapore inconfondibile. La lavorazione artigianale, con la trafilatura al bronzo e la lenta essiccazione completano il quadro di questo prodotto d’eccellenza: la trafilatura al bronzo permette alla  pasta di trattenere meglio i condimenti risultando molto più gustosa, questo grazie alla natura dello stampo che andrà a caratterizzare la porosità e quindi la superficie del prodotto. I primi pastifici nacquero nel XVII secolo e ben presto Gragnano divenne un polo industriale di rilievo: dai secoli passati, la qualità è arrivata fino ai nostri giorni, grazie alla passione e al rigore di una lavorazione tradizionale. 

Dalla storia all’eccellenza certificata DOP: la Colatura di alici di Cetara 

L’immutato fascino marinaro del piccolo borgo a picco sul mare, regala panorami mozzafiato: siamo sulla costiera amalfitana, uno dei posti più belli d’Italia, dove Cetara si presenta con la sua dimensione magica. La Colatura di alici è il prodotto di questo luogo meraviglioso, è una DOP e questo garantisce che tutte le fasi di lavorazione e trasformazione avvengano nel territorio, a cominciare ovviamente dalla pesca che è fatta con il metodo tradizionale, ossia con il cianciolo. È nel mese di maggio che le alici sono della giusta grandezza e risultano particolarmente saporite: tutte le fasi di lavorazione e trasformazione si susseguono velocemente, nel giro di otto ore al massimo. I pesci vengono immediatamente eviscerati manualmente, con tanto di scapezzatura (viene tolta la testa) e vengono messi in salamoia in modo che possano subire un processo di disidratazione: questa prima fase viene chiamata incruscatura. In una seconda fase, i pesci vengono posizionati a strati in contenitori (per lo più barili) e ogni strato viene ricoperto da sale grosso, fino a quando il recipiente non sarà pieno. Il contenitore viene chiuso con il “tumpagno”, una sezione circolare in legno sulla quale viene poggiato un peso, delle pietre, in modo che il contenuto venga pressato. Grazie alla maturazione del prodotto (circa nove mesi) si ricava un liquido che viene estratto con un foro praticato sul fondo del terzigno, mentre per le botti si procede con uno svuotamento manuale: il liquido viene ricavato dal filtraggio del contenuto, da tradizione in cappucci di tela; è tradizione esporre la colatura al sole, una volta imbottigliata. Limpida e brillante, con un colore base ambrato che può arrivare al bruno – mogano, la colatura si caratterizza per la persistenza dell’odore e la sua sapidità, richiamando subito l’idea del salmastro.