Verona, dall’Aida a Giulietta

Alla scoperta della città scaligera, luogo simbolo degli innamorati, città ricca di storia da oltre duemila anni e patrimonio urbanistico dell’Unesco...
Patrizio Roversi, 08 Gen 2014
verona, dall’aida a giulietta
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C’è sempre un punto di osservazione privilegiato per fare la conoscenza con una città. Il “punto di vista” storico e geografico di Verona si coglie dal Piazzale di Castel San Pietro, sopra al Teatro Romano. Qui è stato fondato il primo nucleo preromano della città: siamo in alto e la zona si presta alle fortificazioni, dall’antichità e anche più recentemente, dal Neolitico fino agli Austriaci. La fondazione di Verona si deve comunque ai Galli e ai Veneti: lo dicono Polibio e Plinio, ma me lo ha ripetuto anche il mio amico Luigi Pellini, che ci ha scritto sopra un libro. Poi sono arrivati i Romani, che non erano ancora poeti-santi-navigatori come noi, ma che in compenso erano ottimi geometri-bonificatori-costruttori: dall’alto (proprio come noi adesso) si accorgono che l’Adige forma un’ansa perfetta, ai piedi del Monte di San Pietro, in pratica una difesa naturale, un “muro di cinta fatto di acqua”. Bonificano la pianura, rialzano di sette metri la zona e fondano la città romana, tutta bella geometrica. Verona diventa (sempre per la sua posizione geografica) un nodo importantissimo di comunicazione, l’intersecazione della via Gallica e della via Postumia, come dire dei collegamenti est-ovest e nord-sud. Del resto ancora oggi qui si incrocia la strada che viene dal Brennero e va a Bologna-Firenze-Roma e quella che da Torino passa per Milano e arriva a Venezia e Trieste. E da allora la città si sviluppa in modo tanto armonioso e regolare che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’Umanità proprio la sua struttura urbanistica. E se la si guarda appunto dal Monte di San Pietro si capisce il perchè…

TUTTA LA STORIA IN UNA PIAZZA

Ma poi Sara (Parisi, Guida turistica) mi fa scendere e mi porta in Piazza delle Erbe, dove con un solo sguardo si può abbracciare tutta la storia della città. Sotto ai piedi ci sono le lastre del vecchio Foro Romano. Se si alza lo sguardo si vede la Torre dei Lamberti: la base risale circa al 1.000-1.100, cioè documenta la storia del Libero Comune. Ma poi, salendo, la Torre è stata completata e rimaneggiata fino al 1.450, cioè abbraccia tutto il periodo delle Signorie fino al Rinascimento. E siamo all’epoca degli Scaligeri: di fronte alla Torre dei Lamberti c’è la Torre del Gardello, fatta appunto dai Signori di Verona. Che, con Cansignore della Scala, hanno messo assieme anche la Fontana che sta al centro della Piazza, fatta con resti romani e altre sculture più recenti, come ad esempio la raffigurazione di Madonna Verona (che non è una bestemmia, è una statua che rappresenta la città). A proposito: quando poi la città è entrata in crisi ha dovuto chiedere aiuto a Venezia, che se n’è approfittata: lo si capisce dalla colonna con sopra il Leone di San Marco che domina tutto, con una certa prepotenza architettonica. Poco più in là si torna al Medioevo, rappresentato da una sorta di edicola, con un anello di ferro. Dicono che fosse il collare della gogna, invece era l’unità di misura delle fascine di legna e di cereali. E infatti nelle pareti dell’edicola e nella sua base sono scolpite le altre unità di lunghezza valide a Verona, nonché la misura dei mattoni e delle tegole. Attorno, allora come oggi, c’è appunto il Mercato. Una volta si vendeva la frutta. Anche oggi si vende la frutta, però è già pelata/tagliata/frullata, pronta per essere venduta al turista assetato: potere della domanda e dell’offerta. Di lato, se alzate lo sguardo, ci sono delle magnifiche case cinquecentesche tutte affrescate (Verona era detta nel ‘500 “urbs picta”, città dipinta), le Case Mazzanti, che furono i magazzini degli Scaligeri, e che forse dovrebbero chiamarsi “ammazzanti”, perché ci hanno assassinato tra gli altri Mastino I della Scala. In fondo alla Piazza ci sono delle case alte e strette: era il vecchio ghetto, aperto e liberato da Napoleone. La statua che si vede lì davanti è dello scrittore Alberto Barbarani, poeta dialettale veronese, amico del romano Trilussa e del bolognese Testoni: si deve anche a lui se questo pezzo di città è stato conservato.

L’ultima curiosità è la costola di balena appesa sotto al voltone che porta in Piazza dei Signori, il simbolo della Corporazione degli Speziali & Farmacisti.

DOTTORI E MANGIA-GATTI?

Recita il detto: “Vicentini magnagati, Veronesi tuti mati, Padovani gran dottori…”. Eppure i Veronesi potrebbero a loro volta fregiarsi anche del “titolo” di “magnagati” e anche di “grandottori”. E lo si capisce visitando la Piazza dei Signori e le famose Arche Scaligere. Nella Piazza c’è una bella statua dedicata a Girolamo Fracastoro, che era appunto un gran dottore del cinquecento, passato alla storia soprattutto per aver scritto un poema intitolato De Morbo Gallico (il Mal Francese), in cui era protagonista il pastore Sifilius: in pratica ha diagnosticato e tentato di curare la Sifilide, inventandone il nome. Adesso sta lì, con una palla in mano. Pare che se per caso dovesse passarci sotto un uomo onesto, la palla di marmo gli cadrebbe sulla testa. Ma per ora, in questi ultimi 500 anni, non è mai successo… Poi, più avanti, ecco le celeberrime e bellissime Arche, in gran spolvero super-gotico. Siamo in pieno Trecento e le Arche sono i monumenti funebri ai maggiori esponenti della famiglia Scaligera. Ma è questo il punto: si chiamano Cangrande, Mastino e Cansignorio! Con tutti questi cani era logico immaginare i Veronesi come un popolo di mangia-gatti! Sara mi dà un’altra spiegazione: allora un best seller era il Milione di Marco Polo, che celebrava il Gran Khan come simbolo di potere. E quindi – pare – gli Scaligeri, che dovevano essere dei modaioli incalliti, hanno scelto questi nomi per significare la loro nobiltà. O forse per significare la loro fedeltà (propria del cane) all’Imperatore… Dopodichè imbocchiamo Via Sottoriva, una bella strada piena (ieri e oggi) di Osterie. Da lì all’Adige la strada è breve: dalla balaustra si vede il Ponte di Pietra, fatto fare dai Romani e più in alto c’è… Castel San Pietro, da cui eravamo partiti! Il giro (uno dei tanti giri possibili) di Verona è compiuto. Anche se mancano almeno altri due punti irrinunciabili…

PIAZZA BRA e L’ARENa

Piazza Bra è uno dei luoghi turisticamente più famosi e frequentati, tappa obbligata del Gran Tour (da Byron, Dickens e Mozart) e non solo per la sua bellezza, per i suoi caffè e per il passeggio: è la Piazza dell’Arena di Verona. Naturalmente l’hanno costruita i Romani, attorno al primo secolo dopo Cristo, probabilmente tra gli Imperatori Augusto e Claudio. Da sempre è stato un contenitore di “spettacoli”: ci hanno fatto di tutto. Ovviamente hanno cominciato coi gladiatori, ma poi nei secoli ci hanno organizzato tauromachie, finte cacce, giostre cavalleresche, tombole, alberi della cuccagna, esibizioni circensi, “giudizi di Dio” (cioè lotte tra due campioni pagati da due contendenti per vedere chi aveva ragione). Ci sono stati naturalmente anche gesti cruenti: pare che nel 300 siano stati martirizzati due cristiani, e in compenso nel 1278 gli Scaligeri ci bruciano 200 “eretici”. Per decenni è stata un grande lupanare: dentro l’Arena ci stavano solo le prostitute. Le sue mura sono state spesso usate anche come cinta di difesa, in varie occasioni. Ha resistito ad alluvioni e a terremoti e anche al saccheggio dei suoi marmi (è stata usata a lungo come “cava”), ma poi l’hanno sempre restaurata, da Teodorico a Palladio fino a Napoleone, che dopo aver assistito a una specie di corrida decise di rimetterla in sesto. Gli ultimi restauri risalgono a 50 anni fa. Già nell’Ottocento l’Arena è stato uno smisurato teatro strutture teatrali. L’Arena è un vero spettacolo, anche e soprattutto “dietro” le quinte.

GIULIETTA & L’AMORE

Provate a seguire le tracce di un turista (non importa se italiano, tedesco, russo o giapponese) a Verona: come prima cosa vi porterà alla casa di Giulietta. Verona avrà anche tanti monumenti storici importanti, ma il monumento più visitato è anche quello meno “storico”, cioè la suddetta Casa attribuita a Giulietta. Per carità: la Casa in sé è originale, del 200-300, restaurata negli anni 30 del secolo passato e comunque molto bella, a parte il famoso Balcone, che in realtà è un sarcofago appiccicato ad una finestra successivamente. Ma da qui a dire che si tratta davvero della casa originale, ce ne corre. E d’altra parte la storia stessa dell’amore tragico e contrastato fra due giovani, cioè la prima telenovela, risale alla lettera tura greca, è stato sviluppato anche da Matteo Baldello nel 1500 per poi esser consacrato a livello planetario da Shakespeare. E, da allora, non si discute: Verona è la città dell’amore per eccellenza. E se le basi storiche traballano, il fenomeno è solidissimo e anche molto interessante. Interessante è la Casa, visitata ogni giorno da migliaia e migliaia di turisti, che si fanno fare la foto mentre toccano la tetta della statua di Giulietta nel cortile e poi salgono a vedere il letto e i costumi del film di Zeffirelli del 1968. E interessanti sono le lettere che da tutto il mondo arrivano ogni giorno, indirizzate a Giulietta, e che contengono storie d’amore, storie vere. Sono anche in questo caso migliaia, come i visitatori. Giulio Tamassia è un signore di Verona, il Presidente del Club Giulietta, che coordina un gruppo di donne e di ragazze che… rispondono alle lettere in nome e per conto di Giulietta. Ne scaturisce un fenomeno davvero particolare: una rete di corrispondenza che affronta in tutte le lingue il tema dell’amore. Sembra incredibile ma Giulietta, personaggio fantastico e virtuale, scatena a tutt’oggi sentimenti concreti, storie vere e soprattutto relazioni umane quotidiane. Un vero Mito “incarnato”… Prima di lasciare Verona, comunque, faccio un mio personale pellegrinaggio al vecchio Ospedale militare, dove da giovane – essendo mantovano – sono stato ricoverato per una settimana. Avevo fatto amicizia con un ragazzo della mia età, che poi ho perso di vista: all’Ospedale militare io avrei voluto essere riformato e quindi esageravo tutti i miei difetti fisici, lui voleva essere preso nella Brigata Folgore e quindi magnificava tutti suoi pregi ginnico-virili. Alla fine a me m’hanno arruolato e a lui l’hanno scartato. Ma per me Verona resta comunque una bella città…