Marche una regione plurale

Fare un giro nelle Marche è come fare un giro d'Italia in piccolo!
Patrizio Roversi, 22 Set 2010
marche una regione plurale
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2010 anno dedicato alla Biodiversità, cioè alla varietà di espressioni biologiche, ambientali, culturali, storiche, antropologiche, gastronomiche, linguistiche. Dovrebbero festeggiarlo nelle Marche, quella che è stata definita la Regione Plurale! Il motivo? Innanzitutto geografico. Ricordo che in Ecuador, quando ci siamo andati in occasione del viaggio sulle tracce di Darwin, il mio amico Telmo Pievani filosofo della Scienza, per spiegarmi la gran quantità di Etnie di questo territorio, mi ha mostrato un plastico. Si vedeva bene il gran numero di valli isolate del territorio andino, in cui si erano sviluppate storie separate e quindi diverse. Paragonare le Marche all’Ecuador forse è azzardato, ma mica poi tanto: anche le Marche sono una sorta di scacchiera, sono cioè divise in tanti settori.

Verticalmente nelle Marche ci sono almeno tre o quattro “strisce” diverse: il mare, la pianura, la collina e montagna. Orizzontalmente ci sono poi una serie di fiumi, dal Foglia, all’Arzilla, al Metauro, Cesano, Misa, Esino, Musone, Potenza, Chienti, Tenna ecc ecc. (Lo so: sembra l’elenco di un sussidiario di geografia, ma – come abbiamo cercato di dimostrare – la geografia conta). E proprio in questo puzzle di valli diverse, di zone climatiche diverse, di colture diverse, è venuta fuori la regione più “varia” d’Italia. Questo vuol dire una altissima densità di città e di cittadine storiche (da Fano a Corinaldo, da Numana a Loreto fino a Camerino, Fabriano, Acqualagna, Recanati, Senigallia… alla fine sono un centinaio). Tutta questa “storia” vuol dire una quantità esagerata di Borghi e Castelli, e quindi di Musei (più di trecento!). Io tra gli altri mi ricordo il Museo della Carta di Fabriano, dove ho girato una puntata di Tuttofastoria, per History Channel.

A proposito di Storia: le Marche – dalle caverne preistoriche ai Piceni – ne hanno viste (e ne conservano) di tutti i colori. Ogni Corte o libero Comune ha avuto le sue tradizioni (trovate decine di manifestazioni, palii, contrade, sfilate), e ogni luogo ha i suoi campioni e le sue eccellenze (Raffaello a Urbino, Leopardi a Recanati, Pergolesi a Jesi, per non dire di Rossini a Pesaro). Tanti campanili vogliono dire anche tante tradizioni gastronomiche: i prodotti tipici marchigiani sono più di un centinaio. Io mi sono “galvanizzato” in particolare con la Moretta di Fano, che è una miscela esplosiva di liquore, zucchero e caffè: la usavano una volta i pescatori per restare svegli di notte, e pare che la usino oggi anche in qualche rianimazione ospedaliera, astenersi ipertesi.

Insomma, un giro nelle Marche, in un certo senso, è un vero “giro d’Italia” in piccolo.

Patrizio